Polonia: scoprirla attraverso tre città

Varsavia, Zamoszcz, Lublino.

VARSAVIA
Sono a Zachodnia, una stazione ferroviaria secondaria di Varsavia, accanto alla stazione degli autobus; più o meno come la Tiburtina da noi. Sono le h. 8.43. Il mio treno doveva essere arrivato già da 3 minuti sul binario, per poi ripartire alle 8.45. Mi aiuta un ragazzo con una di quelle facce grosse e buone che possono avere i polacchi. Chiede qua e là, rifà la fila per me alla biglietteria. Il fatto era complicato, l’orario dei treni l’avevo letto bene, ma il treno è stato sostituito con un altro che passa dopo un’ora e quindi non hanno segnalato cancellazioni o altro. E io che ero orgoglioso della settimana prima, quando avevo ben interpretato il rumoreggiare della folla che segnalava il cambio di binario del Poznan – Breslavia!
Il mio amico si chiama Piotr, ha 18 anni; pur viaggiando da solo, ho qualcuno che mi saluta mentre il treno parte. Dal finestrino gli offro una sigaretta, è una Marlboro light, il cui costo qui è all’incirca 2 euro. Strabuzza gli occhi quando vede il pacchetto. Lui ed i suoi amici il sabato le comprano sfuse, in genere tre sigarette a sabato, è che costano troppo. “Viaggi da solo?”-“Mi ci trovo molto bene” “E la tua ragazza?” Ci siamo lasciati, dovrei dirgli la verità ? “E’ a casa, le donne in viaggio danno solo impacci.” Il treno parte. Per Lublino.
Torno dalla Lituania, mi sono fermato a Varsavia all’andata. E c’ero già stato nel 97.
Varsavia si è riempita di grattacieli, pare Chicago. Dalla stazione degli autobus verso il Centro tantissimi grattacieli di multinazionali, enti pubblici, aziende municipali... C’erano già allora ma non così tanti, in genere di stampo sovietico o non; spiccava il grattacielo Mercedes con la stella a tre punte in cima, tipo Berlino. Oggi però si perde fra i tanti. Del resto ha un senso... Varsavia volente o no aveva come simbolo il Palazzo della Cultura, e l’architettura nuova si è dovuta adeguare. Dopo la guerra Stalin volle gratificare il valoroso popolo polacco (durante la seconda guerra mondiale morirono 6 milioni di polacchi, un quinto della popolazione, mentre Varsavia fu ridotta in rovine per l’85%, il quartiere ebraico raso al suolo... oggi vi aggirate per blocchi socialisti anni 50’) costruendo un monumento immenso, spropositato: una torre enorme in muratura, larga 4 isolati, che fino a metà degli anni 80 era la più alta costruzione non in acciaio d’Europa. Sembra un guardiano della città. Se uscite dalla stazione Centrale, alzate gli occhi, alzateli di molto e lo vedrete. Varsavia è capitale, questo vuol dire milioni di abitanti, palazzi del potere, monumenti imponenti, grandi strade per le parate, confusione, traffico, prezzi alti per gli alberghi. Varsavia è poi capitale di un paese di 40 milioni di abitanti.
Ma di Varsavia parleranno altri forse in queste rubrica. Io voglio solo dirvi che ho passeggiato per i Giardini Sassoni.

ZAMOSZCZ
In polacco sz si pronuncia come il nostro sc in sciarpa; cz come c in ciao. Zamoszcz ha un suono dolce a pronunciarsi.
Non vado a Zamoszcz per questo però. Non solo. Se vogliamo seguire la lista UNESCO del patrimonio dell’Umanità relativa alla Polonia, accanto ai centri storici delle città famose, Cracovia, Varsavia, Danzica, c’è anche quello di Zamoszcz. I polacchi la chiamano la perla del Rinascimento, la Padova del Nord: durante i 6 anni dell’occupazione nazista, fu ribattezzata “Himmlerstadt”; ecco cosa ti può capitare ad avere come estimatori gerarchi nazisti! Come in tutte le città della Polonia la meraviglia è la piazza centrale... a quanto pare questa è tra le più belle; una piazza grande, molto grande, con un’atmosfera di armonia e gioia di vivere, impreziosita da palazzi a 2 o 3 piani dalle facciate gialle, rosse o azzurre, pinnacoli sulla sommità e canoni rinascimentali, con bianche arcate in stile padovano che corrono lungo tutto il suo perimetro. Poi, sul lato nord della piazza, e non al centro, contrariamente alle altre piazze polacche, c’è il municipio, con una lunga scalinata che compie una mezza curva per portare all’ingresso monumentale. Molto spettacolare!
Verso la fine del 1500 l’ultimo rampollo dei principi Zamoyski, tornò dagli studi compiuti a Padova e volle costruire per sé ed il suo popolo una nuova città. Una bella e nuova città, lontana dai canoni degli odiati vicini russi, e basata invece sullo splendore delle città italiane. Chiamò il più famoso architetto padovano, Bernardo Morando, e fondò Zamoszcz.
Quattro secoli di storia hanno levato il velo di artificiosità che una città progettata a tavolino può avere. Zamoszcz fu costruita al centro della Galizia Orientale, tra Lublino e Leopoli, tra le vie commerciali fra Europa Centrale e Russia e divenne importante centro di mercati e fiere, si popolò di armeni e turchi, greci e italiani, russi e tedeschi; il conte vi fondò nel 1594 l’Università, aumentando il clima multiculturale della città, Zamoszcz era la terza Università dell’Europa dell’Est ad essere istituita dopo Cracovia e Vilnius. Poi venne la seconda guerra mondiale, ed Himmlerstadt fu il laboratorio nazista della Germanizzazione della Polonia, coloni tedeschi vi si trasferirono in luogo degli abitanti originari; dei 12.000 ebrei, il 45% della popolazione, non si seppe più nulla. Alla fine della guerra la Polonia, fu ridisegnata, parte della Galizia orientale fu inglobata dall’URSS e Zamoszcz si ritrovò in un angolo così polveroso d'Europa, all’estremo confine Sudorientale della Polonia, vicino Bielorussia e Ucraina.
Arrivo a Zamoszcz con 2 ore e ½ di bus da Lublino. Non riesco a farmi indicare un bus per il centro che dista 4 Km, una ragazza mi disegna una mappa per arrivarci a piedi. Sempre dritto per un’ampia strada alberata che porta dalla città moderna al centro storico. La via è intitolata ai partigiani; l’altra via opposta per entrare in città invece è dedicata al generale Pildsuski. Poi vedo delle alte mura grigie, sorrido, entro in città come un cavaliere teutonico dalla porta di Leopoli (Lvov). Mi aggiro un po’ per le strade medioevali, fa caldo, mi infilo sotto i portici, c’è poca gente in giro e molto degrado. Come ieri a Lublino, la città vecchia era molto simile: case diroccate, polvere. Qua e là qualche cantiere aperto, ma c’è molto da fare. Ricordo Breslavia 3 anni fa, la città era bella, ma dovevi vederla col cuore. La piazza era splendida e restaurata, ma stavano ancora ultimando i lavori e i rumori dei lavori in corso assordavano tutti. Solo qualche chiesa era come nuova. Mi aspetto che qui sia lo stesso. In tutta la Polonia stanno restaurando i centri storici, abbellendo le città. Anche a Vilnius era così. Paolo, che gestisce un ristorante messicano a Monza, diceva che quei soldi era meglio spenderli per la povera gente, ma qui vogliono riaffermare l’identità, l’orgoglio nazionale, dopo secoli di dominazione straniera; restaurare le chiese dopo che il Cattolicesimo era appena sopportato, etc. Mi dirigo subito verso la piazza, mi siedo a un caffè all’aperto e mi guardo in giro; ora ho la macchina fotografica, il cappellino etc. Ora posso comportarmi come un turista. Ci sono molti turisti, turisti polacchi, e qualche rappresentante di quel grande paese di viaggiatori che è la vicina Germania.
All’ufficio informazioni la signorina non parla inglese, un po’ di tedesco al limite. E’ contentissima quando questo turistuculo italiano compra per ricordo una tazza giallo ocra con un disegno stilizzato del municipio e la scritta rossa “Zamoszcz”. E’ una cosa che già conoscevo, ma che non avrei creduto: vai in un posto poco popolare, sarai l’unico turista? Sbagliato, qui è pieno di turismo locale, autoctono; tutti con le macchine fotografiche al collo ed i vestiti comodi, curiosi per il posto diverso e con molta voglia di divertirsi perché sono in vacanza. Sono al tavolino, è un gran bel posto: questa piazza è più bella di quella di Danzica, Varsavia, o della vicina Lublino per restare in zona, ma qui c’è un clima sfacciatamente provinciale, da piazza del paese, appunto.
Intanto al centro della piazza stanno sistemando un palco, nel pomeriggio ci saranno le premiazioni di gare di atletica giovanili a quanto pare. Più tardi sbaglio strada, inseguendo il verde esco un po’ fuori dalle mura e mi imbatto nel campo sportivo dove si stanno svolgendo le gare. Se il comunismo ha lasciato qualcosa è questa cultura dello sport di stato.
Guardo gli altri monumenti, compiendo il percorso delle mura: mura spesse, grosse, con sette bastioni a difesa, che hanno resistiti a due secoli di assedi e invasioni. Zamoszcz non si piegò agli assalti cosacchi nel XVII secolo e fu l’unica città polacca assieme a Danzica e Czestochowa a resistere all’invasione degli svedesi. Oggi le mura sono qui, in parte abbattute, preda delle erbacce; il tempo passa e queste qua hanno fatto una fine ingloriosa. La vecchia porta di Lublino fu murata già nel 1588 come voto religioso, ora ci spicca sopra l’insegna in italiano di una pizzeria.
Visito la Cattedrale, bella, ristrutturata; la guida dice che l’interno è in Stile “Rinascimento di Lublino”, l’altare è rococò intarsiato, parte delle decorazioni delle navate richiamano le arcate della Padova del Nord.
Di fronte alla Cattedrale, il Palazzo Zamoyski, neanche fosse il Wavel a Cracovia: il palazzo non è visitabile, ed ha davanti un enorme spiazzo pieno di erbacce. Arriva una grossa comitiva di turisti francesi.
Seguo rigorosamente la guida per ritrovarmi nel quartiere ebraico. Sono appassionato di letteratura yiddish, sono stato nei ghetti ebraici delle maggiori città dell’Europa Centrale: Cracovia, Varsavia, Vilnius (la Gerusalemme del Nord), la vicina Lublino ,Praga, Budapest, e poi Amsterdam, Parigi, Roma, Firenze, Venezia, Toledo, Siviglia, e ancora non mi sono abituato a quel senso di spaesamento nel camminare attraverso il quartiere e girare per vie e caseggiati assolutamente neutri, anche se la guida afferma che sono arrivato alfine a non trovare niente, letteralmente niente. Gli ebrei nell’Europa centrale non ci sono più, sappiamo il perché, ce n’è giusto nelle grandi città. I loro ghetti sono semplicemente uguali al resto della città, solo che qui la storia è stata diversa. Per di più la zona assegnata loro era ristretta e costruivano le case le une addossate alle altre. Per difendersi dai pogrom nascondevano il luogo di culto. Il tempio, quello che noi chiamiamo sinagoga, molto spesso era assolutamente nascosto. Mi fido della mia guida che mi indica un anonimo caseggiato come sinagoga principale di Zamoszcz.

UN PENSIERO
...Sono in autobus poco dopo lasciato Lublino, guardavo fuori dal finestrino. Davanti la placida campagna, i campi coltivati attorno alla città. Mi sfilano davanti delle grandi baracche in legno scuro, così in mezzo a un prato, ordinatamente una dietro l’altra, poi altre ancora in schiera, poi una torretta tozza a punta. Capisco. L’autobus sfreccia veloce davanti a un gruppo di bambini festanti per la bella giornata, saranno una cinquantina; qualcuno regge in mano una bandiera con la stella di Davide. Una targa si staglia sul ciglio della strada, Majdanek, il terzo campo di concentramento nazista in Polonia per estensione dopo Auschwitz e Treblinka.
Penso all’autista che ci passa ogni giorno davanti.

LUBLINO
Sono a Lublino in via Grodzka. Seduto a un tavolino della piazza medioevale.U. Grodzka taglia in due la Stare Miasto, il nucleo medioevale di Lublino, tutto racchiuso all’interno di alte mura. Parte dalla monumentale porta di Cracovia, un imponente torrione che oggi la collega alla parte moderna della città, attraversa il Rynek, la piazza medioevale quasi soffocata dal palazzo del municipio sul quale si affacciano palazzi dai fregi armeni a quanto dicono le guide, costeggia l’ex quartiere ebraico e conduce attraverso la porta di Grodska, al castello. Potevo aspettarmi solo qualche chiesa da visitare qua e là. Invece il centro storico è ricco di fascino, archi, vicoli piazzette. Attorno a me splendidi palazzi, antichi testimoni di un gran passato. Una patina di antico li ricopre. Un velo di grigio che dà 300-400 anni di storia, signorile sui colori squillanti, sul giallo, sugli azzurri che spuntano qua e là. Se Zamoszcz è in un angolino d’Europa, Lublino è subito a Nord, solo che Lublino è il centro principale della Galizia Orientale, testimone di un florido passato e teatro dei più importanti avvenimenti politici della Polonia. Era il principale centro per gli ebrei della Polonia orientale, nel 1750 metà della sua popolazione era di religione ebraica, qui è stato fondato Solidarnosc, qui fu proclamato il Regno di Polonia nel 1918, e il governo provvisorio comunista polacco nel 1944.
Anche la parte moderna è piacevole e interessante. Oltre la porta di Cracovia, via Grodska prosegue con la Prospettiva Cracovia: un’allegra via pedonale tra alti palazzi fine 800, costellata di caffè all’aperto dove se la gode la giovane popolazione universitaria di Lublino in quel clima di dignità, rilassatezza e buon vivere che tanto amo della Polonia. Meglio che altrove si capisce qui il fascino della Polonia, senza tirare in ballo i tesori di Cracovia, il kitsch di Danzica o l’energia di rinnovamento di Varsavia. Più in là la Prospettiva si allarga, diventa un lungo viale alberato trafficato che passa per splendidi palazzi istituzionali, i grandi alberghi, le banche, la posta centrale, e parchi pubblici pieni di curatissime aiuole fiorite, i Giardini Sassoni.
Il cameriere del caffè all'aperto, in cui mi sono seduto per prendere una Zywiec, la lager polacca che a me tanto aggarba, appena comprende che sono straniero si siede al mio tavolo per parlare. Va ad assistere i clienti ma torna quando può. Sono le stesse feste che mi hanno fatto i teatranti oggi pomeriggio, per esempio. Gli dico che sono di ritorno da Vilnius. "Sai", mi fa, “che Vilnius è stata per lungo tempo una città polacca?". sorrido: "Dillo a un lituano e vedrai che ti risponde. I lituani sono un altro popolo, altra razza, altra lingua;Vilnius è la loro capitale. Hanno un po’ di storia comune: strinsero una sorta di confederazione con il regno di Polonia nel 1600 a formare quello che divenne il regno più grande d'Europa allora, che si estendeva dal Baltico alla Russia Bianca, dall'Ucraina all'Europa centrale. L’unione tra i due regni fu siglata qui a Lublino nel 1569, poi la Polonia invase e annesse parti della Lituania meridionale dopo la prima guerra mondiale. Invase, appunto. Anche i backpackers polacchi incontrati stamane davanti alla banca erano orgogliosi di andare a Leopoli, questa sì città storicamente polacca ora in territorio ucraino. Solo che al termine della Seconda Guerra Mondiale i polacchi di Leopoli, che diventava città sovietica, furono trasferiti (oggi si usa la parola profugo), nei territori che la Germania doveva invece abbandonare: la Pomerania, la Slesia che tornava polacca dopo 400 anni. A Breslavia, oggi, si vedono in giro teste biondissime e lineamenti più ucraini che mitteleuropei, per poi, magari, guardare nelle vetrine di uno dei tanti antiquari e vedere in bella mostra una guida turistica dell'800 della “città sulle acque di Breslavia” intitolata Der Fuhrer in Breslau.
Molti sfaccendati alle finestre o sui gradini delle abitazioni. E' una regione povera, la Polonia Orientale, rimasta a forte propensione agricola. Viaggiando sui bus della PKS per arrivare qui, come sul treno Lublino-Cracovia, si sussegue solo una gentile serie di case di campagna, fattorie, campi arati, covoni, mucche al pascolo. Vedo persino dei pozzi col secchio come nelle nostre favole. Sono lontani i paesaggi industriali della Slesia, di Katowice, le fabbriche di Nowa Huta che mi hanno accolto al mio ingresso a Cracovia 2 settimane fa, o i cantieri navali all'orizzonte di Danzica, o i grattacieli di Varsavia-Chicago. E’ la parte più povera della Polonia. Qui la gente si sente tagliata fuori, e questo genera nazionalismo.
Sono nazionalisti, del resto per un paese divenuto corpus, nazione, già attorno al 1200, e poi disgregato, umiliato, razziato da est e da ovest, dai tempi di Napoleone fino a 10 anni fa è normale un attaccamento all'identità nazionale. Lungo la Prospettiva Cracovia, in Piazza Litewski, spicca tra gli splendidi fiori polacchi una bella statua equestre di Pilsudski. Infatti. Pilsudski è un po’ il Garibaldi e un po’ il Mussolini polacco, se vogliamo mantenere il confronto con l'Italia. Ha condotto la lotta partigiana di liberazione, alla fine della prima guerra mondiale, e le battaglie per "liberare" terre oggi lituane, bielorusse e ucraine approfittando delle lotte civili all’interno dell’URSS. Poi nel ‘28 fece un colpo di stato, come tanti facevano a quel tempo, e resse il governo con piglio dittatoriale fino alla morte nel ‘35. E gli dedicano strade principali, statue bronzee e il suo corpo riposa accanto ai re di Polonia nella Cattedrale del Wawel a Cracovia.
Torna il mio amico Pavel. Mi impone di assaggiare una delle sue sigarette "Sobietski". “Sai era un antico principe polacco che”... Mi immagino ad offrire, che ne so, ad un australiano un sigaro toscano Garibaldi e a parlare dell'eroe dei due mondi. Ha un parlare concitato. "Vorrei chiederti tante cose. Prima di tutto: “Perchè sei a Lublino, come mai hai scelto proprio ripassare per di qui?” "Me lo hanno chiesto tutti qui”. Alla coppia che più tardi in una ul. Grodska oramai buia e deserta, mi indica dov'è lo"Studio 69 club" rispondo allargando le braccia e guardando i bei palazzi che ci sovrastano. "Lo so "risponde lui, naso affillato e occhi azzurrissimi, caschetto biondo, camicia ben stirata da dignità polacca. Ha ragione. E' la terza volta che sono in Polonia. Conosco Cracovia come le mia tasche, sono sempre passato da Varsavia, conosco la Pomerania, la grande Polonia, la Slesia, ma da qui non sono mai passato.
Gli stranieri magari vanno a Bialystok per i bisonti, in Warmia e Masuria per i laghi, passano da Poznan e da Breslavia, persino da Lodz, sulla via per Varsavia, ma non qui. Qui all'ostello della gioventù c'era un solo ospite ieri, ed è il 20 Agosto. Un professore di inglese polacco, ha vissuto 20 anni in Canada ed è tornato da un anno in patria. Mi becca poi che mangio in un ristorante messicano vicino alla piazza della città vecchia. Il ristorante si chiama Pueblo Desperado. “Oggi ci sono altri 2 ospiti”, fa. Due cicloturisti, ha visto le biciclette.
Do un paio di boccate alla Sobietski; sono buone. Guardo le vecchine che all'angolo della strada radunano i fiori che vendono ai passanti. Fiori belli di vivaci colori, come ne vedo tanti in questo paese, penso che questa è Polonia. Dietro quell'angolo ho incontrato una compagnia teatrale, oggi pomeriggio. Stavo cercando una pensione, probabilmente la miglior location in the centre of the town. Ma era chiuso. Loro erano davanti al vecchio teatro che stanno cercando di riportare alla luce, tavolino e panchetto per le sottoscrizioni. Ho dovuto scrivere in italiano qualcosa di serio e lungo sul guestbook e sul tabellone una frase ad effetto. Il teatro è del 1700, è il più vecchio teatro di Lublino, ma cade a pezzi. E' di architettura italiana. Dieci anni fa dei vandali gli hanno dato fuoco e dei palchi sono bruciati. Dovrei cercare un alloggio, ma il più eminente ed anziano fra i teatranti mi illustra con precisione la storia e l'architettura del teatro. Ha movenze eleganti e gentili, come il suo eloquio, ogni tanto non trova le parole in inglese e allora passa a parlare in tedesco o francese. Durante il socialismo il teatro era un cinema; ricorda di aver visto "Femme fatal" di King Vidor. In un angolo sono ammonticchiati resti di scena e calcinacci. Il Teatro qui ha tradizione e storia, gli spettacoli di piazza a Vilnius erano spesso pezzi di "black teatre", la mia amica autrice teatrale Viviana si illuminò quando le parlai di Opole, in Slesia, le ho mandato una fotografia del teatro diretto e fondato da Grotowski, in pieno Rynek a Breslavia.
Pavel si siede ancora: “sicuro che non ti disturbo?” "Forse ora vorresti provare la birra scura." Accetto. "Cosa sapevi di Lublino prima di venire qua?"
Vorrei dire che Lublin ha il suo corrispettivo italiano e questo è già tanto, vuol dire che è antica, che ha storia alle spalle. Indico, invece, il libro che ho nella sacca. E’ un libro di Singer. Isaac Benishev Singer, premio Nobel per la letteratura nel 1978, è nato in questa regione, a Radzymin per la precisione, da famiglia rabbinica; qualcuno lo considera tra i maggiori scrittori del secolo. E io tra questi. Molti suoi libri e racconti sono ambientati nella sua regione natale tra pii ebrei e demonietti (dybbuk) ardonici.
Alloggio in un grande albergo vicino al castello e alla stazione degli autobus. Un palazzone a vetri anni 70, in stile sovietico, di 15 piani. La mia guida lo chiama “an unsavoury workers’ hotel. The main clientele are visitors from the eastern border”. Ho una singola a 12 euro al decimo piano, un piccolo frigobar in camera, dalle finestre a vetri lungo le scale vedo la Lublino moderna, anonima come tutte le periferie.
Per arrivarci devo costeggiare il castello. Il castello, seppur con un passato glorioso, sembra una delle costruzioni del Lego, vittima non degli assedi sostenuti, ma di un pessimo restauro e del suo riadattamento a prigione negli ultimi 2 secoli. Se il Castello è deludente, la Cattedrale invece è una sorpresa. Anche per noi Italiani abituati alle belle Chiese. Ha un aspetto solenne, ricchi arredi e soprattutto interni bui e tetri che esaltano gli affreschi del pittore moravo Josef Majer. La visito di pomeriggio, la messa serale inizierà tra più di un’ora, eppure parecchi fedeli, anziani, uomini maturi, ma anche giovani sono seduti sulle panche tra le cappelle degli antichi principi di Lublino. La Polonia è anche questo. Un anno, sul pullman Zakopane-Cracovia, appena partiti vidi il polacco accanto a me farsi il segno della croce. Platealmente, ma con gran dignità. Sentitamente. Mai visto fare in Italia.
E’ un’immagine che, da allora, mi viene sempre alla mente quando sono seduto su un pullman alla stazione degli autobus e sento che l’autista ha appena acceso il motore e il pullman sobbalza...
ora, davvero, si sta per partire.

20 commenti in “Polonia: scoprirla attraverso tre città
  1. Avatar commento
    RQjATaik
    01/05/2012 19:57

    ti parlo di Cracovia dal punto di vista turistico: non peedetrvi la piazza grande del mercato, l'universite0 Jagellona, la vecchia sinagoga e il castello Wavel (o come si scrive). Poi comunque tutto il centro storico e8 patrimonio Unesco, quindi da girare a naso in su Peraltro io ci sono stato 20 anni fa, quindi magari son cambiate tantissime cose Buon viaggio!

  2. Avatar commento
    qltgvc dafkzpx
    23/02/2008 14:08

    kvbdfaqj bsjrt zdxna iplfbwy xfgv ywjo cphbguql

  3. Avatar commento
    Klingeltoene
    01/09/2007 22:18

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  4. Avatar commento
    Sacha
    30/08/2007 14:35

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  5. Avatar commento
    Christina
    30/08/2007 07:30

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  6. Avatar commento
    Dan
    29/08/2007 22:10

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  7. Avatar commento
    Jennifer
    29/08/2007 15:54

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  8. Avatar commento
    Dan
    29/08/2007 15:54

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  9. Avatar commento
    Gary
    29/08/2007 07:22

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  10. Avatar commento
    Hacker
    29/08/2007 06:09

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  11. Avatar commento
    Gary
    28/08/2007 23:30

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  12. Avatar commento
    Antonio
    11/07/2007 21:09

    Chiedo davvero scusa per aver scritto in Maiuscolo. Non accadrà piu.

  13. Avatar commento
    ANTONIO
    11/07/2007 21:06

    BRAVISSIMO, MI VERREBBE VOGLIA DI FARE UNA TIRATURA DI COPIE DA DISTRIBUIRE A TUTTI GLI IGNORANTI CHE PENSANO CHE PAESI DELL'EST COME LA POLONIA SIANO DA INVADERE O SOTTOMETTERE CON I NOSTRI EURO. SONO STATO PIU VOLTE E DICO SEMPRE A TUTTI CHE QUESTA BRAVA GENTE NON HA NULLA DA INVIDIARCI... SEMMAI NOI ABBIAMO MOLTO DA INVIDIARE A LORO... L'EDUCAZIONE, LA RELIGIONE, I MODI, LA PULIZIA E TANTO ALTRO ANCORA.

  14. Avatar commento
    zamosc
    10/05/2005 22:08

    ho letto il suo scritto sono daccordo con lei perche anch'io ho visitato e vissuto a lublin l'estate scorsa nonchè a pasqua 2005 e ora sto per partire di nuovo appunto domani per raggiungere mio marito che lavoro alla PZL di Swidinich

  15. Avatar commento
    Adriana
    23/02/2005 00:42

    Nn ho capito, scusa..che centra la scrittura con la reatla'?se la tastiera italiana nn e' adattata, mi sembra, meglio lasciare solo "s" e "c". Ti saluto p.s. so ke dovrei scrivere -scusate..e xke' il cervello si congela con le temperature ke abbiamo adesso-fa freddissimo;-)

  16. Avatar commento
    alessandro
    20/02/2005 19:52

    Adriana, nn posso certo contraddirti sul polacco.. é solo che nella scrittura, rispetto alla realtá, tutto deve essere un pó diverso.. e ci deve appartenere piú che alla realtá...

  17. Avatar commento
    Adriana
    20/02/2005 15:50

    E' bello che Polonia piaccia anche ai italiani (la cosa opposta sembra normale). Io sono polacca ed ho una sola cosa ad aggiungere, anzi devo correggere l'autore dell'articolo:non si scrive ZAMOSZCZ ma ZAMOŚĆ-con i trattini sopra la "s" e la "c".Ma per quanto riguarda la pronuncia-perfetto.Saluti

  18. Avatar commento
    cicoradio
    19/01/2005 14:29

    sono stato in polonia nel lontano1983 e 84 e vorrei tanto tornarci in inverno;amo quel paese e farei tanto il tuo stesso giro

  19. Avatar commento
    Rosmary
    10/09/2003 09:56

    Bello! Complimenti!!

  20. Avatar commento
    grazia
    10/09/2003 09:56

    Bravissimo. Leggere il tuo articolo è stato un vero piacere. :-)

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