Guatemala: la terra degli uomini di mais

I Maya di ieri e quelli di oggi in un resoconto di grande umanità

Questo è il diario di un meraviglioso viaggio in Guatemala.
Il Guatemala è un paese splendido, molto povero, con un passato terribile e un futuro incerto, reduce da anni di dittature militari, dal 1954 al 1985, che hanno provocato decine di migliaia di morti e desaparecidos, villaggi rasi al suolo, sfollati e rifugiati all’estero. L’economia si basa soprattutto sull’agricoltura ma il 65% della terra coltivabile è in mano al 2% della popolazione.
Due terzi della popolazione guatemalteca è costituita da indios, discendenti del popolo Maya, divisi in numerose etnie e con lingue diverse (la maggioranza degli indigeni non parla lo spagnolo) e da sempre emarginati e sfruttati.
Nonostante questo la gente è molto ospitale, sempre pronta ad elargire sorrisi e consigli, desiderosa di sapere della nostra vita e disposta a raccontarci la propria.
Da tenere presente che il viaggio è di qualche anno fa, quindi è possibile che le informazioni circa alberghi e ristoranti non siano più molto attendibili, magari la vita sarà un po’ cambiata, l’intensificarsi del turismo avrà portato mutamenti. Però spero tanto che la gente non abbia smesso di sorridere…Il periodo migliore è durante la stagione secca che va da Novembre alla fine di Marzo. Negli altipiani di solito durante il giorno la temperatura è molto piacevole mentre di notte può abbassarsi molto e non è insolito trovare camere d’albergo dotate di caminetto.
Lungo la costa e nelle pianure, in particolare nella grande pianura del Petèn, il clima è molto caldo e umido. In queste zone è molto alto il rischio di malaria.In conseguenza al clima è consigliabile un abbigliamento leggero, comodo e informale, non trascurando di portare un pullover, buone scarpe per le escursioni, cappello, crema solare e lozione repellente contro gli insetti. Nella zona di Tikal e comunque in generale nelle pianure può essere opportuno indossare pantaloni e camicia a maniche lunghe contro le zanzare.
Per chi viaggia in autonomia come ho fatto io è indispensabile una buona guida. Io ho usato la Lonely Planet “Guatemala e Belize. La strada dei Maya 2” e l’ho sempre trovata accurata, affidabile e molto precisa.Sabato 11 Febbraio
Finalmente ci siamo: io, Giovanna e Tiziana siamo pronte per la grande avventura. Il Centro America ci aspetta e non vediamo l’ora. E’ già un po’ che ci informiamo, chiediamo consigli, studiamo guide e alla fine abbiamo preso la nostra decisione: niente di stabilito, il viaggio lo decideremo giorno per giorno in base all’umore e alle possibilità. Abbiamo un biglietto aereo che ci porterà a Città del Guatemala, una prenotazione per un albergo ad Antigua ed un biglietto di ritorno con partenza dal Messico; tutto quello che sta in mezzo ce lo inventeremo un po’ per volta.
Partiamo con un aereo dell’Iberia alle 8 del mattino e dopo vari scali e il solito susseguirsi di colazionipranzimerendecene, alternati a spuntini, films e sonnellini, arriviamo finalmente alla meta alle 18,10 ora locale (1,10 a.m. ora italiana). Qui come in sogno vediamo un angelo travestito da autista di pulmino che ci aspetta per portarci ad Antigua. I 45 km. che ci separano dal nostro albergo vengono coperti in appena… 2 ore! Sì, in effetti le strade non sono proprio curate e scorrevoli come le nostre e nel programmare gli spostamenti è bene tenerne conto. Ad ogni modo il nostro angelo personale si rivela una preziosa fonte di informazioni e pettegolezzi e lungo la strada ci consiglia escursioni da fare e posti da evitare, ci raccomanda cose da mangiare e cibi da cui stare alla larga. Quando gli diciamo che vorremmo evitare i torpedoni dei turisti si entusiasma e ci dà due o tre dritte che si riveleranno fondamentali. Io e Giovanna da tre anni seguiamo un corso di spagnolo e questo è il nostro battesimo sul campo, la prova del nove, e direi che la nostra insegnante sarebbe orgogliosa di noi!
L’Hotel Ramada è splendido ma siamo troppo stanche per poterlo apprezzare adeguatamente. Alle 20,30 stiamo già dormendo. Come avventuriere non valiamo proprio una cicca!

Domenica 12 Febbraio
Ovviamente ci siamo svegliate all’alba, un po’ per il fuso orario, un po’ perché abbiamo dormito come sassi e alle 5 saremmo già pronte per uscire. La tiriamo per le lunghe fino alle 7 e dopo un’ottima colazione ci lanciamo verso il mercato di Antigua.
La gente è affabile e curiosa e commosse da tanta gentilezza dopo un quarto d’ora abbiamo già comprato tutto l’inutile possibile solo per il piacere di contrattare, conversare e fare amicizia.
Oggi è domenica e al Parque Central, la piazza principale, c’è un gran viavai di gente coloratissima, famiglie a spasso e gruppetti di mariachi, complessini di suonatori ambulanti. Visitiamo la Cattedrale, il Museo e il Centro di Cultura Guatemalteca, poi ci viene fame e, seguendo le indicazioni della guida e del nostro autista di ieri sera andiamo da “Doña Luisa”. Il posto è veramente carino, un edificio in stile coloniale con un patio interno e un terrazzo al primo piano che gli gira tutto intorno, pieno di grandi ghirlande di peperoncini rossi, fiori e gente simpatica. Da brave viaggiatrici evitiamo con cura la verdura cruda, le bibite non sigillate ed ogni pietanza che ci sembri poco sicura ma certo che la curiosità è tanta.
Dopo pranzo andiamo alla Chiesa di Nostra Signora della Mercede che ha una facciata barocca meravigliosa. Il Guatemala è un paese geologicamente molto instabile e si vedono ovunque i segni dei frequenti terremoti: questo però non fa altro che dare ad Antigua un sottile fascino decadente che mi piace molto.
Ceniamo in una specie di osteria (La Fonda della Calle Real) con le pareti tappezzate di proverbi, massime e freddure e con l’accompagnamento di un suonatore di marimba. Direi che il primo giorno è stato un successo.

Lunedì 13 Febbraio
Dopo un’ottima colazione a base di fagioli, uova e tamales (per noi abituate a tè e biscotti è un bel cambiamento ma se le usanze locali sono queste noi ci adeguiamo volentieri!) decidiamo di andare a S.Antonio Aguas Calientes, un villaggio noto per le stoffe che vengono tessute a mano. Alla stazione degli autobus è una festa di colori e una signora ci spiega che è per aiutare coloro che non sanno leggere: ogni colore definisce una destinazione. In realtà non ce ne sarebbe bisogno perché gli autisti non mancano di sciorinare a gran voce ogni tappa del percorso e tutti insieme fanno un concerto impressionante.
Trovato il nostro autobus ci accomodiamo e chiediamo a chi dobbiamo pagare il biglietto ma ci viene detto di non aver fretta. Piano piano arriva altra gente e ci troviamo pigiate come sardine. Alla fine si parte e lungo la strada continua ancora a salire gente. Sembra impossibile che ce ne possa entrare altra ma evidentemente non conosciamo le possibilità dei locali. Però è impossibile che il bigliettaio riesca a farsi strada in questa calca per riscuotere il prezzo del biglietto! Beh, ancora una volta ci siamo sbagliate: scivolando come una biscia si insinua in spazi liberi che solo lui intravede e riesce a farsi pagare da tutti i passeggeri. E con quale naturalezza!
Giunte a S.Antonio ci mettiamo a curiosare e due donne ci invitano in casa. Stanno lavorando con un telaio legato intorno alla vita e si mettono a spiegarci il significato dei disegni che stanno tessendo. Spesso hanno significati religiosi o beneauguranti e ci raccontano che ogni indumento è tipico del villaggio da cui proviene chi lo indossa. Non soddisfatte si offrono di insegnarci a tessere e noi non ce lo facciamo ripetere due volte, ci sediamo per terra vicino a loro, ci facciamo legare addosso il telaio e cerchiamo di… non fare troppi danni a quelle stoffe così preziose. Dopo tante chiacchiere ce ne andiamo a malincuore ma ci rendiamo conto che più tempo perdono con noi meno soldi guadagnano, e ne guadagnano già così pochi…
Veniamo adocchiate da un insegnante che ci invita a visitare la scuola elementare e per i bambini siamo un piacevole diversivo. Scoprono subito la nostra riserva segreta di caramelle e un bimbo mi prende per mano e mi porta al suo banco per mostrarmi orgoglioso che ha disegnato sul quaderno la bandiera dell’Italia. Anche da qui non vorrei più venir via. Mi sa che questo viaggio sarà per me più duro del previsto, emotivamente parlando!
Torniamo in albergo nel tardo pomeriggio e dopo una sosta tonificante in piscina torniamo da “Doña Luisa” per la cena.
Antigua è piena di scuole di spagnolo e la sera c’è un gran movimento di ragazzi di ogni nazionalità; noi purtroppo continuiamo a svegliarci prima dell’alba e subito dopo cena crolliamo dal sonno.

Martedì 14 Febbraio
Stamattina abbiamo deciso di dirigerci verso sud fino ad un paese che si chiama La Democracia. Il nome ci è sembrato promettere bene e ci hanno detto che vi si trovano delle enormi teste di basalto di origine olmeca molto interessanti. Dovremo andare in autobus fino a Città del Guatemala e poi da lì cambiare per Siquinalà lungo la strada che porta all’Oceano Pacifico.
La strada è molto lunga ma devo dire che il viaggio fa parte del divertimento. Anche oggi l’autobus è pieno fino all’inverosimile e io mi ritrovo con un bimbo fra le braccia. Ne approfitto per fare due chiacchiere con la madre che avrà si e no 15 anni ma ha già lo sguardo rassegnato di una donna anziana che ne ha passate tante. Prima di partire mi sono letta il libro di Rigoberta Menchù (india del Quiché e Premio Nobel per la Pace nel 1992) e mi tornano in mente i suoi racconti e la vita dura che qui si comincia a fare fin da bambini.
La Democracia è un paese molto caldo e pieno di polvere ma i reperti olmechi che circondano la piazza principale valevano il viaggio. E anche l’incontro con Raul e i suoi due amichetti, che oggi hanno marinato la scuola e si improvvisano guide turistiche. Capiamo che qui di turisti ne capitano pochi e ci rendiamo conto di essere l’attrazione del paese. Per tornare a Città del Guatemala (che qui abbreviano semplicemente con “Guate”) facciamo l’autostop e subito veniamo caricate sul cassone di un pick up, molto scomodo ma decisamente provvidenziale. Nell’autobus per Antigua l’autista si informa su quale sia il nostro albergo e giunti in città ci scarica proprio davanti all’ingresso. La gentilezza locale continua a stupirci.
Dopo una doccia riacquistiamo un aspetto umano e andiamo a cena da “Doña Luisa”. Lo so che sembra una fissazione, e un po’ magari lo è, ma qui si respira un’aria talmente piacevole e familiare che non abbiamo voglia di provare altri locali. Oltretutto durante il giorno non manchiamo di consigliarlo ai pochissimi turisti che incrociamo e ogni sera è una specie di festa.

Mercoledì 15 Febbraio
Dopo la solita sveglia di buon’ora prepariamo i bagagli e partiamo alla volta di Panajachel, sul Lago Atitlan. Il paese è molto movimentato, pieno di turisti americani che affollano le bancarelle di cianfrusaglie. Un tempo questo era il ritrovo degli hippies di tutto il mondo e ce ne sono ancora parecchi, anche se ora sembrano buffi, un po’ patetici e fuori moda. Per non confonderci con le orde di turisti ci dirigiamo sulle rive del lago che è bellissimo, circondato da vulcani, e il lago stesso occupa una caldera, cioè il cono di un vulcano. Il paesaggio è così bello che abbiamo solo voglia di bighellonare lungo la riva godendo di questa natura strepitosa. Pranziamo con dell’ottimo pesce in una specie di baracca di pescatori dove siamo le uniche clienti e veniamo coccolate dalla proprietaria che si siede con noi e ci racconta la storia della sua vita.
Nel pomeriggio prendiamo il solito autobus multicolore, addobbato con ninnoli e crocifissi assortiti e con la solita musica a tutto volume, alla volta di Chichicastenango. Viaggiamo con gli indios che domani animeranno il mercato più famoso del Centro America, un paio dei quali completamente ubriachi ci stringono la mano, ci cantano qualche canzone e alla fine si addormentano. Quello dell’alcolismo è un grave problema di cui poco fa ci ha parlato anche la nostra amica del ristorante. Ci ha raccomandato di andare domani alla Chiesa di S.Tomàs per osservare le cerimonie Maya durante le quali le donne chiedono agli dei di preservare i loro mariti dalle insidie dell’alcool e noi non mancheremo.
Arrivate a “Chichi” scegliamo l’Hotel Chuguilà, in stile coloniale, con un fascino veramente particolare. La nostra camera ha il caminetto e la veranda su un giardino interno ricco di fiori e piante rigogliose. Proprio a fianco della nostra porta c’è una stella di Natale alta almeno quattro metri in piena fioritura. Se penso alla misera piantina che agonizza nel soggiorno di casa mia…
Ceniamo rapidamente e poi visitiamo la piazza che domani ospiterà il mercato di cui fervono i preparativi. Siamo le uniche intruse e veniamo subito individuate da un gruppo di ragazzini con i quali iniziamo una guerra di coriandoli che piano piano coinvolge un po’ tutti e dopo un po’ l’intero mercato ride di noi (e CON noi). E’ vero, siamo in pieno Carnevale, siamo in netta minoranza e nonostante i nostri sforzi dobbiamo ben presto arrenderci. La battaglia però ci ha fatto conquistare la simpatia di tutti, ci offrono un caffè (a dire il vero non buono ma senz’altro gradito) e ci invitano per la colazione di domattina. Le condizioni igieniche del “reparto ristorante” non sono delle migliori ma rifiutare ci sembra poco gentile e poi siamo orgogliose di essere riuscite a comunicare con questa gente che non parla spagnolo ma si fa capire lo stesso a suon di gesti e sorrisi sdentati.

Giovedì 16 Febbraio
Alle 6 siamo già a spasso per il mercato e io e Giovanna ci apprestiamo a fare colazione (Tiziana proprio non ce la fa, il suo stomaco si ribella e riesce a malapena a scattarci una fotografia prima di scappare in un ristorante vero). Vabbè, non sarà tanto pulito ma i fagioli sono buoni e una ragazzina mi spiega orgogliosa in uno spagnolo stentato che sa dov’è l’Italia e sa che è fatta a forma di scarpone. E avrei dovuto perdermi tutto questo per una insignificante questione igienica?
Per tutta la mattina abbiamo perlustrato in lungo e in largo il mercato, pieno di colori e odori, abbiamo contrattato e comprato cose bellissime e ogni tanto abbiamo visto gente che rideva di noi indicando i coriandoli.
Abbiamo visitato la Chiesa di S.Tomàs entrando da un ingresso laterale perché è usanza che i gradini e l’ingresso principale siano usati solo dai fedeli. Sia all’esterno che all’interno della chiesa abbondano riti che ci facciamo spiegare da una guida. Sono in prevalenza offerte agli dei in memoria degli antenati ma anche per chiedere salute e un buon raccolto. Le offerte spaziano dall’incenso ai fiori, dai liquori alla Cocacola e anche noi chiediamo il permesso di accendere una candela, non si sa mai!
Andiamo poi a visitare la Pascual Abaj, il santuario dedicato al dio maya della terra. Si trova su una collina e vi troviamo le solite offerte. Non ci sembra poi così interessante ma da qui godiamo di un magnifico panorama.
Per tornare ad Antigua decidiamo di cercare un passaggio e ci caricano in macchina due ragazzi di Pordenone. A loro Chichicastenango non è piaciuta, l’hanno trovata troppo turistica e sopravalutata. Noi abbiamo avuto un approccio completamente diverso e per me l’esperienza è stata senz’altro positiva.
Tanto per cambiare ceniamo da “Doña Luisa”. Ormai i freni inibitori più che allentati sono scomparsi del tutto e ci lanciamo sul “ceviche” (pesce crudo marinato) e su una meravigliosa limonata appena spremuta che avevamo adocchiato da giorni ma non osavamo provare. Del resto dopo la colazione di oggi mi sa che i nostri anticorpi si sono fatti i muscoli!

Venerdì 17 Febbraio
In mattinata visitiamo il cimitero di Antigua che è bello e colorato, come del resto tutto qui, le tombe sono decorate e si intravedono simboli Maya insieme a croci cristiane.
Passeggiando per la città scoviamo la libreria “Un poco de todo”. Il nome ci piace ed entriamo. Il proprietario è molto gentile, ci offre del tè e intanto io compro il “Popol Vuh (la Bibbia Maya) e un sacco di altri libri in spagnolo.
Decidiamo poi di andare a S.Maria de Jesus, il paese dal quale partono le escursioni al vulcano Agua (3766 metri). Ci sono guide che noleggiano l’attrezzatura necessaria per l’escusione e si offrono di accompagnarci ma a noi non interessa l’ascesa, vogliamo solo passeggiare e goderci la natura. Siamo particolarmente attratte dalle piantagioni di caffè che abbiamo visto in Guatemala per la prima volta. Ci spiegano che quello coltivato qui è di una qualità molto pregiata ma le multinazionali tengono comunque basso il prezzo e i contadini non riescono quasi a sopravvivere. Sempre la solita storia!
Riusciamo poi a vedere il procedimento per la preparazione delle tortillas di mais e chissà perché quelle di oggi ci sembrano particolarmente buone.
Andiamo per l’ultima volta dai nostri amici di “Doña Luisa” e mangiamo delle memorabili “papas rellenas” cioè patate al forno con formaggio piccante. Domani si parte per il nord e dobbiamo andare a preparare i bagagli. So già che Antigua mi mancherà moltissimo!

Sabato 18 Febbraio
Alle 4,40 siamo pronte per il pulmino che deve portarci all’aeroporto di Città del Guatemala. Dopo 40 minuti non si è ancora visto e cominciamo un po’ a preoccuparci. Non contento del ritardo l’autista ci fa fare un ultimo, non richiesto, giro turistico della città. Ci dice di stare tranquille perché arriveremo in tempo e comunque l’aereo non partirà di sicuro senza di noi: casomai ci aspetta! Considerando le usanze locali sono propensa a credergli e mi rilasso.
L’aereo che in effetti ci attende è un trabiccolo a 12 posti che sembra fatto col “Meccano”. Giovanna, che ha paura di volare, è terrorizzata e per distrarla la rimpinziamo col dolce che ci ha regalato Doña Luisa ieri sera. Al momento del decollo il personale dell’aeroporto e i meccanici (in tutto 4 persone) vengono fuori a farci “Ciao” con la mano e non so se la scenetta mi pare più tenera od inquietante.
Atterriamo a S.Eléna e un caldo soffocante e appiccicoso ci toglie il respiro. Per prima cosa visitiamo Flores, un paesino su un’isola del lago Petèn Itzà collegato a S.Eléna da una strada che si insinua nel lago. Siamo un po’ sconvolte, tutto ci sembra sporco e fatiscente, le fogne sono a cielo aperto e il caldo umido non migliora la cosa. Ci fermiamo in una specie di bar per una veloce colazione e per decidere il da farsi quando un tizio ci consiglia di sentire se la famiglia Valle può affittarci una stanza (Familia Ligorrìa Valle, Calzada Rodriguez Macal 6.70, Zona 2, Santa Eléna, Petén). Ci facciamo accompagnare e finalmente ritroviamo il sorriso. Sì, ci dicono, la stanza c’è e sono felici di ospitarci per tutto il tempo che vogliamo. La casa e il giardino sono puliti e curati e la nostra sistemazione è in una dependance di recente costruzione. Mamma Lesbia e papà Ari ci adottano subito e si premurano di procurarci acqua fresca e frutta deliziosa. Bene, possiamo riconciliarci con il Petén!
Decidiamo di fare un giro del lago e Ari ci fa accompagnare da una delle figlie a contrattare la barca e il percorso per evitarci fregature. Prima di partire per la gita fissiamo anche un pulmino che domattina di buon’ora ci porterà a Tikal.
Con la nostra barca visitiamo il Petencito, una specie di parco zoologico abbastanza triste, e facciamo un giretto al Biotopo Cerro Cahuì che invece è interessante e ricco di piante e animali tra cui le scimmie urlatrici che ci danno subito il benvenuto. Pare che da queste parti esistano ancora esemplari di Quetzal, l’uccello simbolo del Guatemala quasi completamente estinto, ma è raro incontrarli e secondo noi fanno bene a stare nascosti.
Per ringraziare Lesbia e Ari della loro gentile ospitalità decidiamo di preparare una cena italiana per tutti con spaghetti all’amatriciana e pollo al limone, così andiamo a fare la spesa e ci mettiamo al lavoro. Non è facile con questo caldo soffocante e poi per paura delle zanzare abbiamo un abbigliamento semi-invernale ma tutti ci confermano la presenza della malaria e non vogliamo correre rischi. La cena è un successone e la serata trascorre piacevolmente con tutta la nostra nuova e numerosa famiglia.

Domenica 19 Febbraio
Dopo colazione la mamma ci ha preparato i panini con la marmellata e un sacchetto di frutta e il babbo ci ha caricate sul pulmino per Tikal, che ovviamente è venuto a prelevarci davanti a casa, e dopo aver fatto tante raccomandazioni all’autista, averci baciate ed essersi assicurato che lo sportello fosse ben chiuso ci saluta con la mano finché non scompariamo dietro una curva. Noi, con i nostri sacchettini della merenda sembriamo così tre scolarette al primo giorno di asilo e gli altri quattro turisti che viaggiano con noi ci guardano con una certa curiosità.
E finalmente ci siamo: Tikal è il posto più incredibilmente bello che io abbia mai visto e so già che non sarò in grado di descriverlo né di descrivere l’emozione che ho provato addentrandomi nella foresta pluviale in mezzo alle grida delle scimmie e dei pappagalli. E’ ancora presto e una leggera nebbiolina avvolge tutto. E ogni tanto, come per magia, uscendo dal fitto della foresta ci si parano davanti le piramidi Maya più belle e imponenti del mondo e io mi sento improvvisamente trasportata indietro nel tempo in una specie di vertigine che mi accompagnerà per tutto il giorno.
Siamo tutte e tre così colpite da questo mondo magico che non scattiamo che poche fotografie, quasi ci sembrasse fuori luogo, una specie di profanazione.
Quando alla sera torniamo a S.Eléna siamo ancora stordite da tanta bellezza ma Ari insiste per portarci alle Grotte di Actun Can dette anche le Grotte del Serpente (che personalmente preferirei non incontrare), piene di concrezioni e formazioni calcaree molto suggestive.
Stasera Lesbia ci ha preparato una tipica cena del Petén a base di tamales, fagioli, tortillas di mais giallo e pane fatto in casa. Dopo cena poi ci caricano sul pick up e ci portano… in chiesa?! Stasera c’è un matrimonio e scopriamo di essere le ospiti d’onore, non proprio eleganti ma sicuramente entusiaste.

Lunedì 20 Febbraio
Oggi lasciamo il Guatemala e siamo un po’ malinconiche. Tutta la famiglia Valle si sveglia all’alba per fare colazione con noi e accompagnarci all’autobus che ci porterà in Messico. Lo so che siamo state qui solo due giorni ma sono stati molto intensi e mi sento molto legata a questa gente così ospitale e squisita.
Per la cronaca la pensione completa con tutti gli annessi e connessi ci è venuta a costare la miseria di 10 dollari a testa e se non avessi paura di offenderli vorrei dargli molto di più.
Leggermente commosse partiamo alla volta del Belize per raggiungere Chetumal, Messico.
Ma questa è un’altra storia…La cucina del Guatemala è povera ma molto gustosa: piatti di manzo o pollo, patate e formaggio, pesce e verdure, sempre accompagnati da tortillas di mais bianco o giallo, fagioli e riso. Molto appetitose le zuppe con carne, verdura o frutti di mare.
Il “chili” (peperoncino rosso) è onnipresente e ce ne sono di varie qualità e varie intensità: il più piccante è l’habanero col quale secondo me è possibile giocarsi per sempre le papille gustative!
Piatti tipici sono il “ceviche”, pesce crudo marinato con succo di limone, e i “tamales”, sorta di polpette di granturco ripiene di carne e cotte avvolte in foglie di mais. Ottimo il “platano”, cioè una banana che di solito si serve fritta insieme alla carne arrosto.I Maya tramandavano le loro usanze tramite libri dipinti fatti da fogli di corteccia lavorata, che vennero distrutti dai primi missionari che li considerarono un ostacolo alla conversione al Cristianesimo. Uno di questi libri di salvò e, riscritto in lingua Quiché Maya, è giunto fino a noi col titolo di Popol Vuh ed è considerato la Bibbia Maya.
Ci racconta che il dio K’ucumatz creò l’uomo dal fango, ma era un uomo debole che con l’acqua si scioglieva. Provò allora con il legno ma l’uomo di legno non aveva cuore né cervello (le scimmie della foresta sono le uniche discendenti del popolo di legno).
Finalmente usò il mais bianco e giallo ridotto in farina e mescolato all’acqua e questo dette origine al popolo Maya, ancora oggi detto “el pueblo de maìs”.

5 commenti in “Guatemala: la terra degli uomini di mais
  1. Avatar commento
    simone
    30/03/2008 18:21

    un saluto a tutti quelli che leggeranno, questa mia breve parentesi sul guatemala. ho visitato il guatemala, dal 28-12-2004 al 20-6-207, cioe' per circa due anni e mezzo, consequtivi senza mai ritornare in italia. tutto era iniziato come una normalissima vacanza, ma avvenne che mi innamorai di una pedrana. per pedrana intendo dire una ragazza di san pedro la laguna , sulle bellissime sponde dell'ago atitlan , nel distretto di '' solola''.momentaneamente ho trenta anni e sono 10 che sto' viagiando a tempo pieno. sono stato in india per 22 mesi cosequtivi, ma in totale ho viaggiato l'india per 17 volte. ho viagiagiato il peru', il brasile, la tailandia, la birmania''miamar,il bangladesc l'israele, il giappone , singapore , cambogia, e per non parlare di molta molta europa. be' il mio messaggio riguardava il guatemala.... e' un posto fantastico. ora e' circa un mese che son in italia, e cosa posso dire.... s0no ancora in guatemala.sia per la loro magnifica terra ma sopratutto per ''elisa''. ciao a tutti simone

  2. Avatar commento
    rodoroda
    19/05/2005 17:39

    direi soddisfacente

  3. Avatar commento
    Pierangelo
    10/03/2004 11:12

    Un diario di viaggio molto coinvolgente. Ci sono le informazioni sugli itinerari ma anche le emozioni e le esperienze provate dalle protagoniste: in fondo sono quelli i lati del viaggio che rimangono vivi nella mente! Credo proprio che il Guatemala sarà una delle mie prossime destinazioni...

  4. Avatar commento
    grazia
    11/09/2003 06:53

    Cara Laura, il Guatemala secondo me è un paese bellissimo che merita senz'altro una visita. Per quanto mi riguarda non ho mai avuto sensazioni sgradevoli e non mi sono mai sentita in pericolo. Purtroppo non posso darti notizie aggiornate perchè il mio viaggio risale al 1995 e può darsi che da allora la situazione sia cambiata. Perchè non provi a lanciare un post sul forum? Magari c'è qualcuno con informazioni più fresche che può aiutarti. E grazie per i complimenti. :-))

  5. Avatar commento
    Laura
    11/09/2003 06:53

    Mi è piaciuto molto il tuo viaggio e avevo in mente di farne uno simile a febbraio. Sto cercando info un po' d'appertutto e qualcuno mi ha detto che il Guatemala è un posto molto pericoloso, qualcunaltro invece che posso andare senza problemi. Tu cosa ne pensi? Il sito della Farnesina non mi ha tranquillizzato molto. Però è proprio un paese che vorrei vedere e sono molto combattuta. Help a te e a chiunque abbia notizie. Laura Lovecchio

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