Irlanda: dal bed & breakfast al castello!

Quando il viaggio colpisce dritto al cuore

In Irlanda non c’è nulla di veramente
imperdibile, ma ogni cosa può diventare
indimenticabile se respirata con
l’immaginazione e ricordata col cuore.
Con queste parole ho voluto sintetizzare le sensazioni di questo viaggio.
Ho avuto la fortuna di girare diversi luoghi del mondo e non dico che l’Irlanda sia il più bello, ma sicuramente quello che mi ha regalato le emozioni e i ricordi più intensi.Per quanto riguarda il vestiario consiglio, oltre alle solite scarpe antiscivolo, cerate di varie misure, maglioni e magliette a strati, un abito elegante per un’eventuale serata in una dimora di charme.L’itinerario del mio viaggio con Patrizia parte dall’arrivo in aereo a Dublino e con un’automobile muove fino alla costa sud ovest per poi risalire tutta la strada costiera fino al Donegal e di lì fin di nuovo alla capitale. Tutto questo è stato fatto in 13 giorni e devo ammettere che dal punto di vista fisico è stato un po’ faticoso, avendo peraltro guidato io gran parte del viaggio; per chi volesse una soluzione un po’ più morbida o dovesse ridurre i tempi può arrivare fino Galway e tornare a Dublino risparmiando 3-4 giorni e rinunciando al nord ovest. Tale zona è sicuramente suggestiva ma a mio parere meno bella e peraltro piuttosto fredda.
I miei consigli sono:
** evitate ogni forma di viaggio organizzato: volo più macchina sono più che sufficienti perché l’Irlanda va vissuta in libertà senza assilli con i tempi e gli istinti di ognuno. Le strade sono sì piccole e talvolta un po’ disastrate ma non c’è nulla di inaffrontabile; i paesaggi e le atmosfere sono invece imparagonabili e vanno goduti in intimità.
** evitate la piena stagione (io sono andato ad inizio maggio, ma anche la prima metà di giugno dovrebbe andar bene) perché così avrete facilità a trovare una stanza nella dimora da voi preferita senza bisogno di alcuna prenotazione, insomma in piena libertà. Gli unici luoghi dove non ho trovato una camera al primo tentativo sono stati Dublino, sempre congestionata e Kilkenny, ma solo perché c’era una commemorazione cittadina e tanti turisti.
Non mi resta che augurarvi un tempo clemente in fatto di precipitazioni, anche se in Irlanda la pioggia ha un’armonia particolare con la natura e le persone tale da rendersi più sopportabile.Memorie viaggio, maggio 2001
Finalmente l’Irlanda! All’arrivo a Dublino ore 13.40, presso il bancone del rent-a-car, ci sono consegnate le chiavi della nostra vettura - rigorosamente la classe più economica - una Clio praticamente nuova di un originale color verde militare ideale in dimensione per due passeggeri.
E qui ho scoperto di non poter guidare per via dell’assicurazione a causa della mia età (minimo 25 anni), pertanto, suo malgrado, al volante si è messa Patty che li ha compiuti: il primo impatto con la guida a destra è stato tragicomico. Ho potuto comunque partecipare attivamente ai concitati chilometri iniziali prendendo possesso della manopola del cambio posizionato sul lato sinistro del guidatore.
Ci siamo così diretti a Kilkenny, città natale dell’omonima birra, lasciando la visita della capitale al ritorno; per uscire dalla periferia di Dublino, tutti presi dal non invadere la corsia sbagliata, ma per noi la più naturale, siamo riusciti a sbagliare ben quattro volte la strada ritrovandoci continuamente, come degli imbranati, davanti al parcheggio del rent-a-car.
Kilkenny si presenta modesta e simpatica, ma un po’ fredda ed ombrosa. In città pareva impossibile trovare un posto per dormire, così, seguendo le indicazioni della nostra fidata guida “Routard”, ci siamo spinti nella splendida campagna circostante trovando finalmente rifugio presso la “Blanchville House” raccolta nel verde intenso della natura. Abbiamo scoperto poi che in città veniva festeggiata una commemorazione con il conseguente afflusso di visitatori e il tutto esaurito negli alberghi e B&B.
La nostra prima dimora irlandese è una splendida villa georgiana, austera e riservata, un po’ come la padrona Monica, decisamente anglosassone nei modi tanto gentili e ospitali quanto formali: un’accoglienza calorosa e rilassante. La signora ci ha offerto un profumato tè con dei deliziosi “scones” fatti con le sue mani servendoci nella sua sala splendidamente arredata.
Per cena siamo andati da Piks, un simpatico pub sulla N° 8 per Kilkenny, dove abbiamo mangiato del pollo e dove ho bevuto quella che per ora non ho dubbi a definire come la migliore birra mai assaggiata: ovviamente una Kilkenny.
Sensazioni prima di dormire: un entusiasmo straripante, ci attenderà una bellissima vacanza!

2° giorno
Avendo ordinato a Monica la colazione per le 8 con l’intenzione di ripartire al più presto per non perdere alcun attimo prezioso, ci siamo risvegliati nel silenzio rispettoso ed assoluto della casa; solo dopo abbiamo scoperto quanto i ritmi di vita in questa terra meritino di essere più rilassati e pacati.
La colazione di Monica è pari soltanto all’eleganza della sua sala da pranzo affacciata sul verde a perdita d’occhio della campagna: un imponente tavolo rettangolare è imbandito con una tale abbondanza di argenteria neanche fossimo ospiti alla corte di un re: meraviglia!
Ho notato che i clienti di questa residenza si comportano non tanto da tali quanto piuttosto da amici ospitati; le porte delle camere vengono lasciate aperte, gli spazi comuni vengono divisi con disinvoltura e rispetto a cominciare dalla sala e dal bagno e non mi stupirei che a colazione qualcuno scenda tranquillamente in pigiama (peccato che alle 8, salvo noi e la padrona, non si è vista anima viva).
Messomi al volante nonostante il divieto e lasciata con dispiacere la villa abbiamo dapprima visitato il castello di Kilkenny per poi proseguire lungo il nostro percorso verso sud-ovest con primo obbiettivo la borgata di Cashel (per tutto il resto del viaggio avrò guidato senza incontrare mai polizia o controlli). Sbagliando direzione ad un incrocio, ed era ovvio visti i precedenti di Dublino, ci siamo casualmente imbattuti in una splendida quanto interminabile strada di campagna, poco battuta ma ben asfaltata, carica ogni dove dei mille colori dei fiori di svariate qualità e di ville a dir poco splendide: è stato un vero piacere per la guida e per gli occhi.
La cappella “The Rock of Cashel” è sicuramente quanto di più irlandese la mia immaginazione potesse permettere: maestosa, diroccata, quasi lo fosse dal tocco dell’artista, si erge su un crostone di roccia rude ma dolcemente posata sul verde intenso dell’erba. Dall’alto del colle si ammirano i resti di un’abbazia circondata da tante belle mucche al pascolo; abbiamo fatto una passeggiata sino ad essa soffermandoci a fare foto coi simpatici bovini.
Da Cashel, in breve tempo, si giunge a Cahir (da pronunciarsi “Ka-her”), dove è edificato il castello meglio conservato d’Irlanda dal tempo della guerra con gli inglesi: nulla che meriti una deviazione particolare.
Essendo, tutto sommato ancora presto, abbiamo continuato il nostro viaggio sino alla città di Cork vicina alla costa meridionale e, di lì, dopo una visita al centro, per la vicina Blarney, dove la nostra guida “Routard” consiglia, tra gli altri, di soggiornare presso la “Marahata Country House”. E qui l’entusiasmo è andato alle stelle: per 45 miseri euro abbiamo dormito in una lussuosa, incredibile camera di non meno di 100 metri quadrati.
Innanzitutto la casa, una splendida villa di campagna in cima ad una collina aperta su una vallata d’un lato e protetta dalla ricca vegetazione dall’altro.
La stanza è un sogno: tutti i pesanti tendaggi sono di un elegante color porpora così come l’enorme letto a baldacchino tracimante di cuscini; di fronte il caminetto e poi piante, fiori, quadri; sul fondo, tra due colonne e tendoni, si apre una veranda circolare circondata da vetrate aperte sulla campagna dove è stata istallata una Jacuzzi idromassaggio da due posti. Per chi fosse interessato, deve chiedere l’unica stanza al piano terra, mentre altre tre stanze a disposizione degli ospiti sono situate al piano superiore: sono molto carine, ovviamente più economiche, ma non certo paragonabili per lusso e dimensioni a quella in cui abbiamo avuto la fortuna di dormire.
Catalogato IN-DI-MEN-TI-CA-BI-LE!

3° giorno
Il risveglio nella nostra camera delle fiabe è stato dolce e malinconico, ma la tristezza di doverla abbandonare è stata presto sopita dalla curiosità crescente di scoprire la nostra prossima dimora, anche se la sensazione è che ci stiamo abituando troppo bene per i nostri budget economici.
Dopo una robusta colazione, abbiamo abbandonato la villa per la visita al museo “Cork City gaol”, un antico carcere di notevole fascino e davvero struggente.
Siamo poi ripartiti verso il sud: è tanto piacevole e rilassante guidare lungo le strade irlandesi che è oltremodo fastidioso vedere un’automobile che sopraggiunge e si accoda; detto, fatto, basta accostare, lasciarla superare e tornare a dominare in solitudine la pace del paesaggio.
Verso mezzogiorno siamo giunti a Kinsale, famoso porto turistico irlandese, anche grazie alla tradizione culinaria; tuttavia il luogo ha un po’ disatteso le nostre fantasie dato che viene descritto come una delle località più caratteristiche d’Irlanda: certo l’arcobaleno di colori delle case rende il centro molto simpatico, ma ho come l’impressione che il meglio dell’isola lo riceveremo dalla natura più che dall’urbanistica e dall’architettura. Non a caso, poco distante si apre lo spettacolo meraviglioso di Old Head of Kinsale, un promontorio con delle immense scogliere a strapiombo sul mare. Siamo rimasti vario tempo in contemplazione di questo panorama, assaporando la serenità che lo avvolge, perdendo gli sguardi nel volo dolce dei gabbiani.
Per trovare un B&B siamo andati fino a Bantry passando per la strada panoramica di Skiberreen (che a tratti risulta un po’ noiosa) ed abbiamo scelto tra quelle indicate dalla guida la casa di Mrs J. Mecarty. Non è certo paragonabile alle due precedenti sistemazioni (…anche per il prezzo decisamente più contenuto, 20/25 euro), ma ci ha subito conquistato per l’accoglienza della signora, per il calore e la pulizia dell’ambiente, tutto in legno, manco fossimo in Tirolo! La veduta poi è da film, con l’oceano da una parte e verdi colline dall’altra.
Quasi con dispiacere e facendoci molto coraggio siamo usciti per cena e dopo un giretto per il “centro” (eufemismo), ci siamo convinti ad entrare in un ristorantino dove abbiamo assaggiato il salmone selvaggio, una squisitezza introvabile nel nostro paese: bello il locale ed eccellente la cena, unico inconveniente il ruttone di una signora irlandese all’apparenza molto distinta… tradizioni locali?
Al rientro nel B&B ci ha accolto il padrone di casa; credo lo si potesse definire un tipico irlandese, sui 60, rude e ben impostato, leggermente paonazzo e decisamente loquace, probabilmente grazie a qualche intruglio alcolico. Ci ha intrattenuto in un simpatico monologo di cui abbiamo capito ben poche cose; tra queste che molti irlandesi preferiscano la Murphy’s alla Guinness: a suo modo caratteristico!

4° giorno
La giornata è iniziata con una tradizionalissima ed ottima Irish Breakfast (2 salsicce, 2 uova, 2 pomodori cotti in padella e l’immancabile bacon) e poi via per la penisola di Mizen-Head, la più a sud dell’Irlanda.
La strada che l’attraversa è alquanto suggestiva: il mare a destra, il mare a sinistra, il mare d’innanzi, il tutto preceduto da meravigliosi prati verdi dove l’erba è abbondante quanto la roccia ed ovunque si intrecciano quei deliziosi muretti di pietra interminabili all’orizzonte.
Sorpresa o piuttosto meraviglia, all’estremo della penisola si nasconde una spiaggia di finissima sabbia bianca, solitaria ed incantata: da non credere in questo angolo di mondo.
E poi la “West-road”, e poi la “West-road”! Sono rimasto assolutamente folgorato da questo meraviglioso percorso che risale tutta la penisola dalla parte ovest.
Arrivati a Durrus abbiamo svoltato lungo la penisola omonima che si insinua tra le due più grandi penisole di Beara e Mizen-Head. Qui la gente sembra che ti guardi chiedendosi per quale motivo tu ti possa mai trovare lì. Questa lingua di terra è decisamente brulla e desolata e viene attraversata da una strada che ad un certo punto diventa più che altro una mulattiera la quale conduce ad un laghetto infossato nella roccia.
A pomeriggio inoltrato, avvolti da un cielo gonfio e tetro, siamo giunti a Glangarriff, piccolo paese di mare dove la Corrente del Golfo offre i suoi migliori benefici. Dopo una simpatica escursione in un rigoglioso bosco con l’immancabile laghetto che sbuca nel nulla tra le rocce, abbiamo cenato in un pub con degli abbondanti piatti di pesce fresco, non potendo astenerci dall’assaggiare la celebrata birra Murphy’s, che risulta simile alla Guinness, ma un po’ più dolce.
Abbiamo alloggiato nella Farm-house “The Heights” arrampicata in cima ad una collina da cui si ammira una vista straordinaria della baia; tolta questa qualità è un indirizzo che non ci ha soddisfatto per via delle camere così-così e dell’accoglienza un po’ fredda.

5° giorno
Da Glengarriff abbiamo affrontato il “Ring of Beara”, la terza delle cinque penisole, dette cinque dita, del sud-ovest: il tempo continua tutto sommato a sorriderci.
Anche qui i prati, tutti venati dai muriccioli, le mucche, le pecore ed il mare certo sono i protagonisti, tanto che, alla lunga, guidare è talmente rilassante da diventare piacevolmente noioso… avete presente lo sbadiglio col sorriso?!
Nei dintorni di Castletownbere abbiamo fatto visita alle rovine del Dunboy Castle, ultima roccaforte irlandese ad aver resistito all’invasione inglese (probabilmente per la locazione geografica decisamente fuori dal mondo). Le antiche mura si ergono su una radura celata alla vista dei viaggiatori da un fitto bosco dal lato est e dal mare ad ovest che trabocca in un’insenatura dove giace il relitto di un antico veliero che dà il tocco per rendere questo luogo adatto alle pagine di un romanzo.
Proseguendo fino all’estremità ad ovest della penisola, abbiamo poi risalito la strada lungo il lato opposto attraverso l’ennesima via tortuosa fatta di sali-scendi infiniti.
Dopo un tipico “fast-lunch” in un pub (Guinness e sandwich al salmone) abbiamo sostato ai Derreens Garden dove abbiamo ammirato stupefatti un ricco intreccio di palme, rododendri, piante tropicali, bosco e muschio: una natura quanto mai varia e bizzarra per queste latitudini ai piedi del mare.
Kenmare è il capolinea della giornata; abbiamo trovato alloggio presso la “Tarafarm House”, una deliziosa abitazione calda e pulita, arredata con gusto ed arricchita da una splendida veranda sul mare. Siamo usciti a visitare il centro ed abbiamo cenato in un simpatico ristorantino; la nostra scelta ha premiato una bruschetta con dello squisito “Cashel Blu Cheese” assolutamente da provare, e un abbondante trancio di salmone selvaggio… mmmhm!
Infine, prima di andare a dormire abbiamo assaggiato un eccezionale Irish Coffee in un pub.

6° giorno
Da Kenmare abbiamo intrapreso il viaggio attraverso uno dei luoghi più famosi d’Irlanda, il “Ring of Kerry”. Attraversando i villaggi di Sneem e Waterville siamo giunti sino a Cahirsiveen.
Il Kerry è ancor più dominato dal verde di quanto non lo sia stato il paesaggio fino ad ora, con ampie distese che scendono dolci sino al mare. Le spiagge bianche sono inaspettate, curiose e rendono il mare smeraldo prima che si disperda nel blu delle profondità.
Devo però ammettere che forse, proprio per la fama di questa penisola, mi attendevo emozioni maggiori, che sono state invece ben più intense a Mizenhead.
Abbiamo cenato di buon’ora, come del resto è abitudine qui, in un pub a Waterville in cui sembrava che vi fossero racchiusi tutti gli abitanti del luogo, dato il contrasto tra il chiassoso iper-affollamento del locale e l’assenza di anima viva all’esterno. Crab (polpa di granchio) per me, pollo per Patty, ottima verdura ed una Guinness spinata con amore hanno imbandito la tavola con la nostra più convinta soddisfazione.
Abbiamo alloggiato nella B&B “Sea Breazer”, una villa bianca che definirei in stile americano con una splendida veranda sull’oceano dove abbiamo gustato un tè caldo e pianificato i prossimi spostamenti. L’accoglienza è stata ottima e l’ambiente pulito, ma le camere sono veramente piccole per quanto di buon gusto.

7° giorno
Un’abbondante frittata assaporita da salmone affumicato è quel che ci vuole per iniziare al meglio la giornata!
Ripartendo da Cahirsiveen e risalendo lungo la costa abbiamo completato l’anello del Kerry lasciando in me quel vago senso di delusione che già provavo ieri.
Giunti a Tralee, abbiamo deciso che questa graziosa città era il luogo ideale per trovare un alloggio e preparare la nostra visita alla penisola di Dingle. Stuzzicati da un intrigante cartellone pubblicitario della “Barrow House B&B” apposto lungo una strada, anche peraltro consigliata dalla nostra ottima guida, siamo andati di persona a vedere se poteva essere di nostro gusto.
Per giungervi abbiamo dovuto allontanarci dal centro fino ad attraversare un grazioso ponticello ad arco in pietra sotto il quale scorre una lingua di mare che sfocia in una piccola baia sulla quale si affaccia la lussuosa villa georgiana. Viene offerta ospitalità in ampi bungalow arredati individualmente: il nostro, peraltro uno dei più miseri, era modernamente arredato ed arricchito da stereo, telescopio puntato sulla baia, accappatoio e ciabatte a nostra disposizione, il tutto in una pulizia impeccabile… insomma, l’ennesimo alloggio da favola a prezzi onesti, anche se privo del fascino delle vecchie dimore. Molto simpatica è stata l’accoglienza della padrona di casa accompagnata da due affettuosi cani, un pastore tedesco ed un golden retreever: quando ella ci ha chiesto quale prezzo ritenevamo giusto pagare per la nostra camera accettando la nostra offerta è ulteriormente accresciuta in me l’ammirazione e la simpatia per questo popolo genuino e sincero, orgoglioso e tenace.
La visita alla penisola di Dingle ci ha deliziato, un gioiello che dà il meglio di sé se scrutato dalla considerevole altezza del Connor Pass, soprattutto se in una giornata di sole intensa come questa. Dopo una salita stupenda quanto tortuosa è possibile ammirare i due lati della penisola, uno roccioso e tempestato da conche d’acqua, l’altro pitturato di verdi distese che cadono dolcemente in mare.
Tornati al nostro alloggio abbiamo potuto ammirare un singolare spettacolo: laddove c’era una baia piena di acqua per chilometri, l’abbassamento della marea ha lasciato solo sabbia alghe e detriti rendendo completamente differente il paesaggio dalla nostra finestra.
La sera abbiamo cenato da “Ketty Brown’s” un affollato pub dall’aspetto bavarese. Le fritture dominano le cene del sabato degli irlandesi che sembrano ben gradire anche il vino.
Buffo l’aneddoto sul ritorno al bungalow: ad accoglierci c’erano i due cani ma non più affettuosi, bensì aggressivi l’uno con l’altro; dopo una violenta lotta alla quale abbiamo assistito inermi ed impauriti, il pastore tedesco si è allontanato e solo allora abbiamo capito: l’oggetto del contendere era l’onore di poterci accompagnare alla porta della stanza. Con nostro stupore il baldanzoso golden ci ha preceduto ed atteso di fronte alla nostra porta; la paura - ed era tanta - è stata interamente sostituita dallo stupore… cortesia irlandese.

8° giorno
Di buona mattina abbiamo preso la via per il nord-ovest utilizzando il traghetto per attraversare l’estuario di Shannon risparmiando così diversi chilometri di viaggio.
Percorrendo la strada panoramica che costeggia la costa, passando da Kilkee, siamo finalmente giunti in uno dei siti più celebri d’Irlanda e forse per noi il più atteso, The Cliff of Moher.
Colpiti da un vento incessante abbiamo ammirato questo impressionante spettacolo, pare che sia crollata dal cielo una scure a spezzare la montagna donandogli in cambio l’abbraccio del mare: solo i gabbiani osano sfidare le potenti pareti nere della scogliera.
Proseguendo il nostro viaggio seguendo la strada che attraversa Lisdoovarna, abbiamo intrapreso la Burrenway, un paesaggio definito lunare, dove la roccia pare aver rubato anche il tempo: ovunque, per chilometri, ne fa da padrona.
Accompagnati da una pioggia scrosciante che non ci ha dato tregua per il resto del giorno, siamo arrivati a Galway, una cittadina davvero graziosa.
Abbiamo scelto per la notte la B&B Glencree, una casa che tanto mi ha ricordato quelle dei serial americani degli anni ’80. La proprietaria è squisita: mi ha colpito la gioia con cui ci ha accolto.
La cittadina è davvero graziosa, la più bella insieme a Tralee, ma l’abbiamo visitata con lo spirito inumidito dalla forte pioggia senza poterla apprezzare come avrebbe meritato; infine abbiamo sbagliato la scelta della cena capitando in una sorta di ristorante tutt’altro che caratteristico.

9° giorno
Partendo da Galway abbiamo percorso la strada costiera che porta a Clifden attraversando i Twelwe-bens. Dopo uno spuntino di mezzogiorno in un pub di Clifden che non è niente più che un villaggio di mare, abbiamo proseguito fino alle porte del Donegal, ammirando, specialmente fino a Westport, un paesaggio bellissimo e surreale.
Nelle prime ore del pomeriggio siamo arrivati al Send House Manor, un lussuoso hotel affacciato sull’oceano scelto per le immagini presenti in un catalogo sui più celebri manieri e castelli d’Irlanda.
La facciata esterna, un po’ anonima, non fa davvero presagire l’eleganza degli interni. Ad accogliere gli ospiti un salotto sontuosamente arredato (definirlo hall mi pare riduttivo) dove lo scoppiettante ardere della torba gettava ombre sui divani posti attorno al camino contribuendo a dare all’ambiente un senso di calore che tanto bene si confaceva al freddo della giornata. Ai lati della hall si aprono il ristorante ed un’ampia sala da riposo e lettura, altrettanto seducente.
La stanza non si è rivelata da meno, ampia, anzi enorme, arredata con mobili in stile, il letto a baldacchino ed un’emozionante enorme vetrata affacciata all’oceano con una vista da film romantico sul selvaggio sferzare delle onde a pochi passi da noi nel nostro abbraccio sicuro.
Ancor meglio si può ammirare ed udire la forza del mare da una splendida veranda che fa da sfondo alle pubblicità del Sand House.
Stanchi dai precedenti giorni di continuo spostamento, infreddoliti dai venti gelidi del nord e sedotti dalla nostra dimora abbiamo crogiolato in queste stanze per l’intero pomeriggio dando ascolto al crepitare della torba, alla violenza del vento o semplicemente alle voci rispettose e sommesse degli altri ospiti.
Abbiamo cenato nel ristorante dell’hotel; siamo rimasti stupiti non solo dal cibo, ottimo, e dalla ricchezza delle stoviglie, ma soprattutto dalla raffinatezza del servizio. L’apice del piacere è stato sorseggiare dell’Irish Mist nel bar dinanzi alla fiamma sulla torba: vere emozioni irlandesi.

10° giorno
La mattina abbiamo rapidamente raggiunto la città di Donegal visitando il centro ed in particolare “Magee”, un negozio specializzato nella maglieria “tweed”, tessuto prodotto unicamente in questa regione ed in Scozia.
Ci siamo poi diretti verso ovest, passando per St. John Point e fermandoci alle Cliff of Bunglass. La nostra guida sostiene che esse siano le più alte scogliere di tutte le isole britanniche e riferisce anche che siano assai pericolose col vento. Ebbene, il vento era talmente incredibilmente forte che, oltre un certo punto della salita da fare a piedi per ammirare lo spettacolo naturale, non siamo più fisicamente riusciti a salire: chissà cosa ci siamo persi, tuttavia giocare col vento è stato divertentissimo.
Dopo aver toccato la punta più ad ovest di tutto il nord, Malinmore, siamo tornati verso Donegal attraverso il passo di Glengesh.
Abbiamo visitato il simpatico paese di Ballyshannon dove ci siamo fermati a dormire in una casa georgiana in aperta campagna. Bellissima la natura circostante ed affascinante la dimora, anche se non particolarmente curata e pulita.

11° giorno
Verso le 10, dopo un’abbondante colazione, abbiamo iniziato il nostro ritorno verso sud-est in direzione Dublino con un’eccitazione che non ci stava in corpo poiché ci attendeva il pernottamento nel castello Cabra a Kingscourt, preferito rispetto ad altri sia per il prezzo più accessibile, sia per l’informalità dell’ambiente, dato che in nostro vestito più elegante era al più un maglione abbinato ad un jeans.
In effetti ammirare le mura del castello dalla lontananza della strada ed entrare attraverso le cancellate dell’immenso parco che lo circonda è stato davvero elettrizzante. Ahimè, abbiamo ben presto scoperto che, anziché dormire romanticamente all’interno del castello, siamo stati accomodati in una sorta di borgo edificato all’ombra della struttura principale e riprodotto nel medesimo stile con la muratura in pietra. La maggior parte degli ospiti è alloggiata qui, mentre solo poche stanze ovviamente ben più care sono riservate nel castello.
La delusione di questa inaspettata sistemazione è stata ancor più accentuata dal fatto che l’interno della camera è sì assai spazioso e confortevole, ma tutt’altro che in stile.
Dopo un giro tra i saloni del castello ed una passeggiata nel parco, talmente ampio da contenere un campo da golf, ci siamo concessi un tè caldo nel bar dove abbiamo potuto osservare lo stile quanto mai bizzarro di vestire degli invitati ad un matrimonio: in particolare le signore sfoggiavano eccentrici abiti lilla, arancioni, rosa con assurdi cappelli; gli uomini da par loro avevano un medesimo elemento in comune: una pinta di Guinness tra le mani.
La cena è stata invece estremamente gustosa, raffinata e peraltro assai divertente: gli irlandesi hanno tanti pregi, ma non il buon gusto nel vestire e nemmeno nel mangiare, evidentemente. Basti narrare la coppietta che ha ordinato formaggio fuso e carne di maiale abbinandoli allo spumante oppure il giovane che ha accompagnato merluzzo e chele di granchio ad un Chianti classico!

12° e 13° giorno
Giunti nella periferia di Dublino ci siamo ben presto resi conto di come sia diversa qui l’Irlanda: traffico, cantieri, fabbriconi, la gente che non trova più il tempo di salutare o regalarti un sorriso. Arrivati in centro, lungo il vialone che costeggia il fiume Liffey, ci siamo messi alla ricerca degli indirizzi più interessanti citati dalla nostra guida nel quartiere residenziale di Ballsbridge. Trovare la zona è stato arduo nel traffico cittadino, ma ne è valsa davvero la pena: piacevolissima, tranquilla ed elegante, non lontana dal centro.
Dopo un paio di tentativi in cui ci hanno risposto “tutto esaurito” è cominciata a crescere in noi la paura che, come ci era stato più volte detto, trovare un letto a Dublino senza prenotazione sia impossibile. Ma in fondo è maggio, così, poco dopo, abbiamo bussato alla porta della Cedar Lodge dove ci hanno offerto ospitalità in una graziosissima camera dalla tappezzeria fiorita che pareva profumare davvero tanto era impeccabile la pulizia; una stanza davvero squisita la n° 14 che non ci siamo lasciati sfuggire nonostante il prezzo (45 euro a notte) inizialmente ci aveva trovato titubanti.
La pioggia, ahimè; ci ha tormentato per entrambi i giorni.
Questa città non ha monumenti straordinari, né viste memorabili, ma va amata per altri aspetti che, purtroppo noi siamo riusciti solo a sfiorare a causa del tempo orribile e del poco tempo a disposizione: infatti siamo arrivati stanchi il giovedì ed abbiamo dovuto svegliarci alle 4 il sabato per prendere il volo di ritorno.
Originale è stata la visita al “Guinness Store” dove ci hanno offerto la birra di casa spinata secondo tradizione con un mix di due qualità differenti. Abbiamo a lungo passeggiato nel piacevole centro e nel quartiere Temple Bar; siamo andati a cenare al 101, un ristorante alla modo la cui cucina ci ha graziato non poco.
Per monumenti e storia della città lascio ogni descrizione e osservazione alle guide.
Sabato mattina, alle 4,20, la levataccia per prendere l’aereo in partenza per Linate alle 7,10. Il volo è stato un po’ turbolento. Siamo atterrati alle 11 italiane… già Italia…Se avete la possibilità economica cercate di provare ogni tipologia di alloggio, dall’ospitalità familiare delle B&B, all’allegria degli ostelli, alle suggestive ville di campagna, all’atmosfera lussuosa di un maniero o un castello.
Io, per una scelta di intimità viaggiando con la ragazza, non ho provato l’esperienza dell’ostello, ma ne sono pentito.
Infine evitate gli Hotel, sono più cari e privi delle atmosfere che rendono speciale anche una semplice stanza di una casa privata. Per la scelta vi consiglio l’affidabile guida “Routard” più le guide in loco che si possono acquistare in qualsiasi ufficio del turismo.Per quanto riguarda il cibo non spaventatevi, io ho mangiato benissimo: se avete stomaci robusti consiglio un’abbondante colazione irlandese, sostituite il pranzo con un rapido snack e cenate verso 6,30-7,00 come tutti gli irlandesi. Pollo, pesce, zuppe, verdure e formaggi sono squisiti.

2 commenti in “Irlanda: dal bed & breakfast al castello!
  1. Avatar commento
    piumina75
    13/01/2006 11:18

    Bellissimo diario! Viene proprio voglia di andarci! Mi ha incuriosito Il B&B “Marahata Country House”. Cork Posso avere mail o riferimenti? Grazie Ciao

  2. Avatar commento
    fabrizio
    25/05/2004 01:10

    Bello, indimenticabile e struggente ma...ho l'impressione che vi siete persi il paesino di Doolin...(?)...

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