Le Gole del Verdon ovvero “into the wild”

Exploring France’s Majestic Natural Wonder – A Journey into the Wild

 
1 - 5 Maggio 2013 
“Il Verdon era grigion, il Martel era fermè, le canoe eran voltè…”
La conclusione “sarebbe” che è stato un giro disastroso. Invece no! perché nonostante le piogge abbondanti dei giorni precedenti il nostro arrivo abbiano cambiato colore al fiume e sommerso una parte del Sentiero Martel, cioè il più affascinante delle Gole, abbiamo avuto cinque giorni di “full immersion” nel selvaggio mondo di questo comprensorio, per di più accompagnati da un sole quasi mediterraneo. Gli scorci panoramici si sono susseguiti, gli incontri con piccoli nuclei di abitazioni dal sapore antico ed autentico, le piccolissime chiese rupestri, le grotte e le cascate, le alte pareti rocciose e le torri di roccia, hanno reso vario, affascinante ed intrigante il nostro viaggio.
Il piccolo gruppo di case di St. Maimes è il punto di partenza, finalmente infiliamo gli scarponi e cominciamo ad esplorare questo territorio che presenta molte caratteristiche appenniniche con tracce di vegetazione mediterranea. In fondo il mare non è distante e la sua influenza si percepisce. Attraverso fitti boschi, rocce e sentieri poco segnati (e a volte spariti), raggiungiamo il Belvedere di Rancoumas e il primo incontro con la vertiginosa profondità del canyon. Due altissime pareti di calcare e il fiume là in fondo, piccolissimo, una sottile striscia marrone (ahimè!). Non si vede una casa, una persona, nulla, ci si sente veramente immersi nella natura e in tutta la sua energia.
Nel suo eterno lavoro di scavo il Verdon ha inciso queste rocce millenarie in meandri tortuosi e spettacolari e la vegetazione ha messo radici in ogni anfratto possibile rendendo ancora più misterioso tutto l’insieme.
Gradualmente scendiamo dall’altopiano verso le rive del fiume per arrivare al Pont de Tusset, ponte medioevale a schiena d’asino posto all’imbocco del tratto più spettacolare delle Gole, tratto di cui si ha ampia visuale una volta raggiunto il Point Sublime ultimo obiettivo della giornata. Qui appositi belvedere protetti permettono anche a chi non può o non vuole seguire gli alti sentieri sulle gole, di godere di visioni uniche in Europa.
Ed ecco il secondo contrattempo: una pattuglia della Gendarmerie ci informa che il Sentiero Martel è chiuso perché l’acqua del fiume ha sommerso la parte più basse del percorso, per cui “fermè”. Si era pensato l’indomani di anticipare il Martel dal sabato al Giovedì per sfruttare la prevista splendida giornata di sole, quindi, anche se a malincuore, si ritorna al programma iniziale nella speranza che la portata d’acqua diminuisca e il sentiero possa essere riaperto.
Ovviamente un comprensorio del genere è il paradiso per tanti sport: roccia, rafting, canyoning, canoa, ciclismo e naturalmente escursionismo per citare i più conosciuti e i centri abitati più importanti vivono di questo. Ad esempio Castellane è detta la Capitale del Rafting, La Palud è la casa dei rocciatori (come non ricordare che Patrick Edlinger, recentemente scomparso, viveva qui).
E proprio Castellane, un tempo centro importante posto lungo la Route Napoleon, sarà la nostra base per questi cinque giorni.
Abbiamo avuto modo di gironzolare per le sue stradine e piazzette con i nomi delle vie scritti anche in “occitano”, l’antica lingua di tutto il sud della Francia e di percepire l’atmosfera di antico splendore di cui godeva un tempo, come dimostrano le tante figure in ferro battuto che rappresentano ognuna un passaggio importante di questo centro nel corso dei secoli.
Il secondo giorno ci attende una marcia di 23 km. dal Point Sublime a Castellane con cambiamenti scenografici continui e solo quando ci troviamo a percorrere gli ul-timi 2 km sull’asfalto ci accorgiamo di avere i piedi “leggermente” gonfi.
Dal Point Sublime saliamo al paese di Rougon, un gioiellino a picco sulla grandiosità delle Gole, ancora con le sue case vecchie, ma curate e vissute, addossate e protette dall’alta rupe che le sovrasta e sulla cui sommità si intravedono i resti di un antichissimo castello. Visto da lontano sembra nascondersi dietro la propria rupe, un insieme timido, fragile davanti alla forza di una natura che mostra i suoi possenti muscoli.
Da ora in poi seguiremo l’antica via romana che ci condurrà fino a Castellane. Si sale dolcemente dal paese fino ad un altopiano con vaste distese d’acqua residuo delle recenti piogge, resti di capanne un tempo usate dai pastori ed una bassa catena montuosa (o meglio colline) brulla, con bassi arbusti ma niente alberi. Luogo ideale per la pastorizia.
In un continuo saliscendi ritorniamo in vista del tortuoso cammino del Verdon e al cospetto di un monte a forma di cono denominato il “gendarme del Verdon” perché ne domina il percorso più a monte e vigila sull’ingresso alle Gole. Comincia a profilarsi la sagoma di un’alta formazione rocciosa e turrita che ci accompagnerà per parecchio tempo e che a seconda della prospettiva cambia aspetto fino ad assomigliare, in certe inquadrature, alla nostra Pietra.
Altro cambio di panorama e ci troviamo in pieno Appennino ed in un piccolissimo ma piacevole gruppo di case, Chasteuil, con un Gite de France (piccolo posto per dormire) ed evidenti segni della presenza di artisti (ex) “figli dei fiori”, il tutto avvolto da un’atmosfera fuori dal tempo e dalla quotidianità.
Si prosegue tra i segni di un passato molto remoto che ci ha lasciato tormentate stratificazioni di roccia, segni di fondali marini che si trasformarono in montagne e surreali formazioni calcaree che sembrano sculture moderne. Visita ad una chiesetta rupestre posta su un cucuzzolo di roccia (St. Jean), poi pian piano si riguadagna la pianura e Castellane.
Non contenti un gruppetto di noi opta per salire a Notre Dame du Roc che svetta su un bastione roccioso a 200 mt. di altitudine che domina il paese e la valle del Verdon. Lungo il percorso per la chiesa, là dove inizia una policroma Via Crucis, si incontra una curiosa torre pentagonale, forse un antico posto di vedetta, che sembra vegliare sulla cittadina.
Il terzo giorno inizia da Moustiers, antico e tipico borgo provenzale con le sue ceramiche artigianali, le sue chiese medioevali, le sue colorite leggende. La principale è legata ad una stella dorata che sembra brillare incollata al cielo sopra il paese, posta quale Ex voto da un templare rientrato sano e salvo dalle Crociate. Una catena è tirata tra due bastioni di roccia che sovrastano Moustiers e al centro è collocata la grande stella visibile da tutto il paese. Sotto di essa, sulla gola che sovrasta il paese, sorge un santuario raggiungibile tramite un bel sentiero lastricato protetto da antiche mura. Tutto molto suggestivo. Doverosa visita al mercatino provenzale e si inizia una bella escursione verso le cascate e le grotte di St. Maurin.
Non ci facciamo mancare nulla e dopo i vari punti panoramici del sentiero a mezza costa con vista sul lago S.te Croix, dove si getta il Verdon appena uscito dalle gole, arriviamo al corso d’acqua che forma le Cascate St. Maurin che si presenta con abbondante, fragorosa ed impetuosa portata d’acqua. Ora il dilemma è se tentare il guado, considerando che sotto il breve tratto piano dove ci troviamo il torrente scende in forte pendenza ed un’eventuale caduta sarebbe a dir poco “non piacevole”. Ma i novelli Indiana Jones non si scoraggiano e tolti gli scarponi, avvolti i pantaloni fin sopra il ginocchio, attraversano la corrente (gelida) e leggiadramente atterrano sulla sponda opposta. Un breve percorso ci porta alle le risorgive carsiche che attraversiamo su tronchi posti a mo di sentiero e alle grotte naturali abitate nei secoli passati.
Un sentiero a picco sulle gole ci attende per l’ultima escursione giornaliera e per altri scorci panoramici sempre diversi e sempre suggestivi di questo straordinario insieme dove il cielo sembra inghiottito dalle forre profonde per riesplodere poi in energia pura dalle profondità ed essere proiettato verso la luce.
Il sabato il Sentiero Martel è ancora “fermè”! Ultimo tentativo presso il Point Sublime, ma ancora le Gendarmerie vigila e ci rispedisce a cercare un’alternativa. Il Col de l’Ane sarà la nostra meta: 500 mt. di dislivello in ripida e sassosa salita, poi un alternarsi di altopiani e salite su roccia sempre con panorami mozzafiato sulle gole e sul lago S.te Croix.
Per completare la giornata ci spostiamo con il pullman sulla Corniche Sublime sempre con gli occhi puntati sulla piccola traccia di sentiero che avremmo dovuto percorrere e che sembra voglia invitarci ad un futuro appuntamento. Punto focale della strada è il Belvedere Mescla posto sul punto più profondo delle gole dove il torrente Artuby porta le sue acque verde “menta piperita” in quelle, oggi color caffelatte, del Verdon. Avremmo dovuto fare la sosta pranzo sulla punta rocciosa che fronteggia la congiunzione dei due corsi d’acqua e il rimpianto cresce.
Ci consoliamo l’ultimo giorno con le Basse Gorges dove finalmente vediamo il colore che tutti ci aspettavamo in quanto le tre dighe di sbarramento non hanno permesso alle torbide acque del tratto a monte di arrivare fino a qui. Tra due alte pareti rocciose scorre placido e tranquillo un nastro turchese di una bellezza unica, circondato da una vegetazione prorompente dove il giallo predomina messo in risalto dall’intenso colore dell’acqua. Lo costeggiamo su sentiero fin dove è possibile, un rapido saluto alle canoe multicolore che riposano sulla riva in attesa che la stagione migliori, poi riprendiamo la via per l’Italia, ma il biglietto per un futuro viaggio è staccato e… alla prossima.
 
 
 
 
 

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