E' da un po' che accarezziamo l'idea di visitare questi posti: si tratta di una valle in Svizzera, tra il Lucomagno e il San Gottardo, particolarmente decantata per la sua bellezza. E' la Val Priora, dove risiedono una serie di laghi e laghetti. A dire il vero la zona è splendida, ma non tanto per i laghi, quanto proprio per le cime che li circondano.
Io e Lau ci spariamo un weekend di inizio giugno 2003 dormendo alla Capanna Cadagno, aperta al pubblico solo da qualche giorno. E' la mia prima uscita escursionistica svizzera e coltivo molte aspettative.Dietro consiglio del gestore, lasciamo l'auto all'Alpe Casaccia, poco prima del Passo di Lucomagno a quota 1820 e ci addentriamo nel bosco di larici, dopo aver attraversato una bella area da pic-nic. Qui il parcheggio si paga (ben 5 franchi al dì), ma siamo fortunati dato che non hanno ancora installato la cassetta riscuoti tributi dopo l'inverno.
Salita continua e piacevole, anche se il caldo è torrido: non per niente dopo i 1500 metri di ieri, ci siamo ripromessi di fare un'uscita tranquilla e rilassante, per cui la partenza dal sentiero è avvenuta dopo le 11 di mattina!
Il panorama all’orizzonte promette bene sin dall'inizio e dopo la prima salita si entra in un ampio pianoro (Piano dei Canali) da dove l'occhio spazia a destra e a manca. Siamo a quota 2000 circa e già la neve domina; per fortuna non si sprofonda e il passo procede sicuro, anche se con qualche fatica supplementare.
La neve da queste parti fa degli scherzi interessanti: guarda ad esempio questo fungo (vedi una delle foto)... ma il panorama è grandioso, merito del Pizzo delle Colombe con i suoi torrioni tipicamente dolomitici: arrivati al rifugio scopriremo che questa montagna è ampiamente decantata nella documentazione turistica della zona, proprio per la sua costituzione di roccia dolomia.
Alle nostre spalle si allontanano i monti ben noti da chi visita Campra e circondario per frequentare le sue piste di fondo, come l'Adula.
Nonostante la neve presente in abbondanza, il tracciato è sicuro. Probabilmente non è così in pieno inverno, come ci avvisa una cornice, per fortuna ben lontana dai nostri passi.
La fatica ci viene ricompensata dall'arrivo al Passo delle Colombe (2381 m.).
Scendendo sull'altro versante entriamo in Valle Priora e si può maggiormente ammirare il Pizzo delle Colombe con le sue rocce rosa.
Qui il sentiero si fa prima mulattiera e poi carrareccia, lunga e noiosa fino all'arrivo alla capanna Cadagno. Unici diversivi sono dati dai giochi che fa l’acqua scavando il suolo e dall'incredibile numero di marmotte che popolano la valle, specie nei pressi della capanna. E che siano marmotte svizzere lo si capisce subito: prima di tutto non fischiano assolutamente, pacifiche e tranquille. E poi vivono esclusivamente nei pressi dei centri abitati, evidentemente per scroccare il cibo lasciato loro dai passanti. Ci hanno raccontato che da queste parti vivono un paio di marmotte albine... sarà facile individuarle in mezzo alla neve?
Ma ecco finalmente il rifugio (1987 m.)... o capanna che dir si voglia, che sta un po' più in alto dell'Alpe Cadagno (dove dei bergamaschi allevano mucche da latte e producono il formaggio locale che prende il nome dalla valle). A sua volta l'Alpe sta un po' più alto del Lago di Cadagno, paradiso di pescatori, ricco di trote di varie specie.
La capanna è carina, molto simile ai nostri rifugi: tre camere da letto di varia capienza corredate con caldi (anzi, caldissimi) piumoni, gabinetti splendenti, una sala da pranzo abbastanza anonima, tendente allo squallido, dove è a disposizione una cucina per chi ama prepararsi i pasti da solo (cosa che consiglio, visto la qualità del cibo servito).
Verso sera il cielo comincia a tingersi di grigio, poi di nero pece e a quel punto si sono aperte le cataratte: fulmini, grandine e gocce di pioggia grosse come limoni. Un vero inferno. Ma come ogni inferno che si rispetti, non può mancare il rosso. La prima ondata di pioggia è passata, ma nella notte altre ne seguiranno.
La capanna è popolata da un gruppetto di svizzerotti e da qualche pescatore ticinese, che ha trovato riparo sotto un buon tetto, invece che pernottare in una delle numerose tende campeggiate lungo la riva del lago, mentre Pietro, l'aiuto gestore, gira tra i tavoli intrattenendo con disinvoltura i pochi clienti del primo weekend di apertura.
Passa la notte, per me tranquilla, russando e strombazzando come mio solito e la mattina il sereno regna sovrano.
Il giro previsto per oggi è quello della salita a una delle due cime che sovrastano il lago Ritom a nord: il Camoghé (2356) e il Pizzo di Tom (2361).
Si costeggia il lago di Cadagno, per poi risalire all'Alpe di Tom posta sull'omonimo lago. Incontriamo il solito stuolo di marmotte per niente infastidite dalla nostra presenza, mentre pascolano sui prati in piena fioritura.
Qui il sentiero scompare, perché proprio non c'è più, e si sale a buon senso tra pratoni, a volte un po' in piedi. In poco tempo siamo sotto la cima del pizzo di Tom, che risaliamo beccandoci un pezzo finale a "facili roccette".
In cima un mega-ometto di pietre sta ad indicare il punto di arrivo.
Da quassù la visuale si apre a 360°, coprendo in un sol colpo i tre laghi di Ritom, Cadagno e Tom, la vicina cime del Camoghé e il Lago di Lago (che fantasia questi svizzeri) con la vallata che porta al San Gottardo.
A dimostrazione che ci sono anch'io, ecco l’immancabile foto con l’autoscatto.
Da quassù il Lago di Ritom presenta il suo bellissimo colore verde smeraldo, anche se è ampiamente sotto livello.
Non ci resta che scendere, anche perché si sta annuvolando velocemente e noi, altrettanto velocemente, raggiungiamo la forcella tra le due cime e scendiamo di nuovo all'Alpe di Tom, dove inizia a piovere. La discesa veloce diventa allora una fuga disperata per raggiungere la capanna Cadagno al più presto. Alla fine ci bagneremo, ma non troppo.
In attesa di uno stop delle precipitazioni, ci rifocilliamo e poi di nuovo via per la strada di ritorno, che ci porterà al Passo delle Colombe, tra lampi e tuoni, dove per una sosta sull'unica zona non coperta dalla neve mi becco due zecche in una gamba, mentre ieri Lau se ne era beccata una sulla schiena. Non so in quanti posti ho girato in montagna, ma devo venire proprio in Svizzera per essere punto dalle zecche (prontamente estirpate da Lau). Devo anche dire che non ho mai visto tanta spazzatura e sporcizia lungo i sentieri: scatolette arrugginite, bottiglie rotte, cartacce... un vero schifo. Lascio a voi ogni commento.
Dopo il passo inizia una bella discesa, a volte anche ripida, per canaloni nevosi e qui ci lanciamo sciando sugli scarponi, divertendoci un sacco, ed eccoci di nuovo all'auto.
In conclusione direi che la zona non è bella, ma splendida e anche facile da percorrere, ben segnata, con sentieri a volte fin troppo comodosi. I ticinesi sono molto cordiali.
La Val Priora
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Un commento in “La Val Priora”
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Viaggiatore: sharknoir
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Ciao, la valle non si chiama priora ma PIORA, ed è parco alpino . In merito alla sporcizia , è peccato dirlo ma di turisti maleducati ce ne sono molti.....