Il Golfo dei Poeti

Tra bellezze naturali e arte nell’estremo Levante ligure

Esiste un luogo, all’estremità orientale della Liguria, dove già all’orizzonte si indovinano le cime delle Apuane e anche la parlata della gente e i sapori della cucina fanno sentire la vicinanza della Toscana, che è noto come “Golfo dei Poeti”. A battezzarlo così fu nel 1919 il commediografo Sem Benelli, che proprio in una splendida villa affacciata su quel mare scrisse parte del suo capolavoro “La cena delle beffe”.
È davvero difficile, percorrendo quel tratto di costa, immaginare un nome più appropriato; proprio le sue suggestioni, oggi talvolta sminuite da un’espansione edilizia non sempre rispettosa dei valori originari, ispirarono nel corso dell’Ottocento, quando dal mondo anglosassone nobili, intellettuali e artisti compivano il “Grand Tour” alla scoperta dell’Europa Meridionale, le opere e gli amori di eminenti scrittori quali Percy e Mary Shelley, George Byron, George Sand, David H. Lawrence, ma anche, nel corso del Novecento, nostri connazionali quali Gabriele D’Annunzio e Mario Soldati.Consiglio di dedicare all’area un paio di giorni, in modo da poterne assaporare le attrattive con il ritmo rilassato che meritano. Le località descritte sono raggiungibili con facilità da La Spezia: infatti Portovenere è situata a 11 km d’auto a sud del capoluogo, altrettanto in direzione est Lerici; Tellaro dista solo 3 km. da quest’ultima.
Trattandosi di centri meritevoli di essere girati a piedi e che possono presentare difficoltà di posteggio al loro esterno, una buona soluzione può essere fare base a La Spezia per il pernottamento e raggiungere i vari centri con le autocorriere, comode e molto frequenti.LERICI
Lerici è oggi un’accogliente stazione balneare che offre tutte le comodità ai villeggianti: alberghi e ristoranti di ogni livello, porticciolo turistico, bei negozi, crociere su battelli per tutte le mete della Riviera Ligure di Levante.
La cittadina, insediamento strategico dei Pisani all’imbocco orientale del Golfo di La Spezia con l’edificazione del Castello ai primi del Duecento (il centro di Lerici è tutt’ora definito Borgo pisano e una delle vie di accesso al Castello è Vico de’ Pisani), fu conquistata dai Genovesi nel 1256, che ebbero così via libera all’espansione verso la Lunigiana.
La parte più interessante da visitare è il nucleo storico ai piedi del promontorio roccioso sul quale sorge il Castello, rimasto abbastanza ben conservato con il reticolato di stradine, viottoli acciottolati, carruggi e sottopassi a volta conformi al tessuto urbano originario. Il Castello, principale eminenza architettonica che domina dall’alto tutta la città, si presenta oggi in forme assai squadrate che ben poco sembrano avere in comune con la raffigurazione più snella delle stampe cinquecentesche (vedi una delle immagini). Infatti nel corso del XVI secolo, a ulteriore difesa dalla minaccia saracena e dalle mire espansionistiche dei Francesi, il corpo medioevale fu circondato, inframmezzando un’intercapedine larga un paio di metri, da mura massicce spesse fino a otto metri.
Dopo un periodo in cui fu adibito a ostello per la gioventù, il Castello, dopo il ritrovamento nella zona di orme di dinosauri, ospita oggi il Museo Geopaleontologico, ragguardevole per la modernità dell’allestimento, i diorami molto realistici e i percorsi multimediali.
Dall’alto dei bastioni si gode di uno stupendo panorama, che da una parte abbraccia tutto il Golfo dei Poeti fino al promontorio di Portovenere e le antistanti isole della Palmaria, del Tino e del Tinetto, dall’altra la costa toscana con l’allineamento delle cime delle Apuane, con il bianco delle cave di marmo che le fa sembrare sempre innevate.

TELLARO
Tellaro dista poco più di tre chilometri da Lerici e le è collegata da una strada che si sviluppa a qualche decina di metri sul mare in un contesto di fitta vegetazione mediterranea. In alternativa, ritengo preferibili i sentieri escursionistici, ricchi di punti panoramici su una sequenza di incantevoli calette, di cui già i nomi fanno presagire la bellezza: Punta di Maralunga, Eco del Mare, Seno e Punta delle Stelle
Oltre un piazzale al termine della carrozzabile che funge da piccolo parcheggio, è precluso (e sarebbe anche impossibile…) l’accesso delle auto. Il tessuto urbano di Tellaro, piccolo borgo marinaro un tempo racchiuso in una cinta muraria, mostra con chiarezza le fasi del suo sviluppo, con il nucleo originario addossato sulla scogliera affacciata sulla piccola cala di Maralunga, da cui si diramano strette viuzze selciate che si intersecano vincendo i dislivelli con scalette e sottopassi ad arcata.
Come eminenze architettoniche, spiccano la chiesetta di San Giorgio a picco sul mare dai tipici muri esterni dipinti in rosa, e l’oratorio d’In Selàa, nel Seicento sede della Confraternita di Santa Maria de’ Battuti e in fase di restauro nell’ambito del sistema museale del comprensorio spezzino.
L’insieme, unito ai colori pastello delle case, in particolare i toni tra il giallo, arancio e rosso, e alla minuscola marina che si rivela improvvisa alla confluenza di diverse direttrici, formano un complesso di rara suggestione.

PORTOVENERE
Non facente propriamente parte del Golfo dei Poeti, ma meritevole di essere integrata con il nostro itinerario, Portovenere è situata in posizione scenografica all’estremità di un promontorio a sud del capoluogo.
La lunga storia del borgo ha alcune date focali, importanti anche per meglio comprendere i luoghi che si incontrano nel corso della visita, a partire da un documento di epoca romana del 161 a.C. che già parla di un “Portus Veneris”. L’iscrizione (rifatta) “Colonia Januensis 1113” visibile sulla porta d’ingresso al borgo testimonia la data d’acquisto dell’ex feudo di Grimaldo da Vezzano da parte della Repubblica di Genova per costruire il castrum novum, presidio fortificato all’estremità ovest del Golfo di La Spezia. Del 1256, data già citata a proposito di Lerici, è la definitiva affermazione sui Pisani e la costruzione a spese dei Genovesi della Chiesa di San Pietro a riconoscimento dell’alleanza dei portoveneresi.
Il borgo mantenne la sua importanza strategica per secoli, tanto che ancora nel 1494 dovette respingere l’attacco di una cinquantina di navi aragonesi. Con il passare dei secoli ebbe inizio il declino, complice il progressivo affermarsi della potenza mercantile e militare di La Spezia. Il borgo è per fortuna arrivato pressoché integro fino ai nostri giorni, per la gioia di generazioni di visitatori incantati davanti alla sua bellezza.
La visita, dopo avere lasciato l’auto all’esterno, ha inizio varcando l’antica porta ad arco che si apre nella cinta muraria. Si notano subito tre misure di capacità genovesi in marmo per liquidi e granaglie originarie del ‘600 e lo stemma originale di Portovenere, tre torri sulla sommità di un pendio, tutt’ora in uso.
Si percorre la direttrice principale, l’antico stretto carruggio, oggi via Capellini, lungo la quale vale la pena posare l’attenzione sui particolari architettonici originari: portali in marmo o ardesia, archetti pensili, edicole con affreschi, motivi decorativi vari.
Al termine, si allarga teatralmente il castrum vetus, oggi piazza Spallanzani, dalla quale si apre uno degli scenari più celebrati della Liguria: una larga salita a gradoni porta alla chiesetta di San Pietro, arroccata sulla punta estrema del promontorio. L’ingresso del bell’edificio, dal paramento esterno a fasce bianche e grigie tipico del gotico genovese, è preceduto da una loggetta a colonnato che offre una magnifica vista sul mare; nell’interno, molto raccolto, si mescolano i caratteri dell’impianto originario del VI sec. e gli apporti duecenteschi.
Parallela al carruggio, si sviluppa la Calata Doria, la parte più peculiare di Portovenere in quanto fulcro delle attività marinare e del flusso turistico. L’impianto urbanistico è basato sulle “case-fortezza” affacciate sul mare, quasi un’unica palazzata di tanto in tanto collegata al carruggio con passaggi strettissimi, con la duplice funzione di abitazione e baluardo difensivo. La sfilata delle facciate, dipinte in colori vivaci, i negozietti, i locali, le barche allineate sul molo rendono questa passeggiata decisamente irrinunciabile.
Altre eminenze architettoniche del borgo sono la collegiata romanica di San Lorenzo, su una bella piazzetta che si raggiunge tramite una stradina che si dirama dalla Via Capellini e presenta la sovrapposizioni di stile tra romanico e gotico con l’interno che alterna le colonne duecentesche in pietra nera ad altre del ‘500 in marmo di Carrara; e l’imponente Castello, che domina dall’alto tutto l’abitato ed è contraddistinto da due corpi concentrici, rispettivamente del XV e XVI secolo.

LE ISOLE
A brevissima distanza di fronte a Portovenere si allineano le tre isole della Palmaria, del Tino e del Tinetto.
La più estesa, la Palmaria, oggi Parco Regionale, presenta un forte contrasto tra i suoi versanti: quello orientale, più dolce, digrada verso il mare con un pendio di folta vegetazione mediterranea, mentre l’occidentale è costituito da un’impervia scogliera che precipita sull’acqua da un’altezza di 188 metri; ai suoi piedi si apre la Grotta Azzurra, meta di una bella gita in barca.
Sulla più piccola isola del Tino, oggi presidio militare con il faro situato a quota 99 metri, rimangono i ruderi dell’Abbazia di San Venerio (vedi curiosità). L’isola è accessibile ai visitatori solo il 13 settembre di ogni anno e la domenica successiva in occasione delle celebrazioni del Santo (informazioni presso la Curia Vescovile, tel. 0187/734424).
Il Tinetto, poco più che uno scoglio quasi privo di vegetazione, presenta tracce di antiche comunità religiose, con i resti di un oratorio del VI sec. e di una chiesetta dell’XI.

LA SPEZIA
A ideale completamento di un week-end nelle splendide cittadine costiere appena descritte, mi sento di raccomandare anche una puntata nel capoluogo. Obiettivamente, la città non propone grandi attrattive al turista al di là, come abbiamo visto, dei magnifici dintorni. Da secoli importante centro industriale e portuale militare e mercantile con particolare rilevanza della cantieristica, La Spezia sta però da qualche anno esprimendo una vocazione culturale grazie al progetto di diventare il perno di un sistema museale di grande rilievo che interesserà la città e il suo circondario.
La prima concreta realizzazione, che da qualche anno sta richiamando un numero sempre crescente di visitatori entusiasti, è il Museo Civico Amedeo Lia, che può, ben a ragione, essere definito il risultato di una scommessa vinta; la sua storia merita di essere riferita, anche per sommi capi.
Amedeo Lia, ingegnere e abile imprenditore nel settore dell’impiantistica navale, fu anche un grande appassionato d’arte che riuscì a mettere insieme, nell’arco di oltre cinquant’anni di viaggi in tutto il mondo, una raccolta di straordinario pregio. Nel 1995, all’età di 83 anni, propose al Comune di La Spezia di donare la sua collezione alla città a patto che, entro un anno e non oltre, fosse individuata e allestita una degna collocazione delle numerose opere. Fatto eccezionale e piacevole smentita alle burocrazie farraginose che caratterizzano il nostro Paese, la “scommessa” fu vinta: l’edificio dell’ex convento seicentesco dei frati di San Francesco da Paola, più volte riconvertito e di volta in volta destinato ad ospedale militare e civile, per rimanere infine a lungo inutilizzato, fu aperto al pubblico il 3 dicembre 1996 come museo estremamente funzionale e ricco di opere d’arte inestimabili.
Essendo impossibile elencare i capolavori presenti, basti dire che il Museo Lia è oggi unanimemente riconosciuto come una delle più rilevanti collezioni private d’Italia e, a detta del grande critico Federico Zeri, la più ricca d’Europa per la pittura tra Duecento e Quattrocento, primo e grande amore dell’Ingegner Lia.
Molto bello anche il sito indicato nei links, ottima preparazione per una visita imperdibile.
A conclusione della visita del capoluogo e per l’approfondimento della storia marinara civile e militare della Spezia, è raccomandabile il Museo Tecnico Navale, ricco di cimeli, polene di navi, carte geografiche, documenti, armi subacquee, pezzi di siluri e dei cosiddetti “maiali sottomarini”, protagonisti di importanti azioni durante la guerra 1940-45; ma soprattutto, per la gioia dei collezionisti e dei bambini, una magnifica collezione di oltre centocinquanta modelli di navi che consentono di percorrere la storia della navigazione dall’antica Roma alla Seconda Guerra Mondiale.La gastronomia vede ovviamente la prevalenza dei piatti di pesce e frutti di mare (a La Spezia sono presenti vivai di cozze tra i più importanti d’Italia). Non mancano però influssi della cucina “di terra” e di quella toscana dell’interno; alcuni esempi sono la torta di farro, la mesciüa (in ligure mescolanza), vale a dire ceci, farro e fagioli cannellini nella loro acqua di cottura conditi con olio extravergine di oliva e un pizzico di pepe, e i testaroli, spesse lasagne di grano non raffinato condite variamente, di preferenza con il pesto genovese.La zona è caratterizzata da numerose dicerie popolari, spesso a cavallo tra leggenda, realtà e cronaca romanzata. Eccone alcune:
** Il paesaggio costiero del Golfo della Spezia, ricco di insenature, ha originato un’antica leggenda secondo la quale una gigantesca creatura marina infestava quelle acque terrorizzando la popolazione e facendo naufragare le navi; un coraggioso marinaio del borgo di San Bartolomeo si diede alla caccia del mostro che però continuava a sfuggirgli scavando con la sua forza devastante nuovi nascondigli, finché, grazie alla propria astuzia e alla protezione del Santo patrono, il marinaio riuscì ad ucciderlo. E le molte insenature sarebbero la testimonianza dei rifugi del mostro.
** Prima che il Castello di Lerici fosse conquistato dalla Repubblica di Genova, i Pisani avevano esposto sul suo portale un’iscrizione che ben ne caratterizzava la politica di conquista e il disprezzo per i nemici: “Stoppa bocca a lo zenoese, crepacor a lo portovenerese, streppa borsello a lo lucchese”. Credo che non serva la traduzione e non me ne vogliano gli amici Pisani d’oggi…
** Alla chiesetta di Tellaro, a picco sul mare, è legata una leggenda che la rende particolarmente cara ai pochi abitanti del borgo: si racconta che una notte furono svegliati dai rintocchi delle campane e grazie a ciò poterono sventare un’incursione saracena. Si può immaginare la sorpresa generale quando si accorsero che il “campanaro” era stato… un enorme polipo uscito dall’acqua!
** Quando, nel 1494, Portovenere subì l’attacco della flotta aragonese, si mobilitarono alla difesa del borgo non solo la guarnigione militare ma anche tutti i cittadini; in particolare, si racconta di un gruppo di donne capitanate dal famoso corsaro detto "il Bardella", che consigliò di spalmare del sego sugli scogli per impedire lo sbarco degli assalitori. Lo stratagemma del Bardella funzionò e contribuì a far respingere l’aggressione.
** Sull’isola del Tino visse per molti anni San Venerio, che di notte accendeva sulla sommità dell'isola un falò come punto d'orientamento per le navi di passaggio. Il Santo morì nel 630 e in sua memoria fu costruito sulla tomba un monastero dai monaci Benedettini. San Venerio per la sua opera è considerato Patrono dei fanalisti.

MANIFESTAZIONI
Importante centro culturale è la villa Marigola di Lerici, con concerti, convegni, mostre di pittura; tra gli spettacoli, il festival del cabaret e la festa in costume medioevale a San Terenzo; tra le sagre gastronomiche, quella del polpo a Tellaro e della lumaca nella frazione di Serra; infine i mercatini artigianali di San Terenzo e il Natale subacqueo di Tellaro.
Per i relativi calendari si può contattare la APT Cinque Terre Golfo dei Poeti (La Spezia tel. 0187-770900 o Lerici 0187-967346) o consultare il relativo sito Web.

5 commenti in “Il Golfo dei Poeti
  1. Avatar commento
    Lela
    06/10/2005 13:02

    FANTASTICO!!! Ho fatto questo giro proprio quest'anno in moto e ve lo consiglio assolutamente...... E' da togliere il fiato

  2. Avatar commento
    silvi
    27/04/2005 11:54

    Vezzano Ligure è un borgo medioevale tra i più belli della Liguria. La Piazza Castello di Vezzano Basso è poetica. La TORRE ED IL CASTELLO Giustinani fanno da cornice un panorama a 360°. Non fatevi sfuggire l'occasione di vedere e respirare un'aria di altri tempi. Si scorge l'isola del Tino, la Palmaria e le Alpi Apuane e il mare della Versilia. Non vi deluderà.

  3. Avatar commento
    marco
    08/02/2005 09:50

    Meraviglioso. La fortuna/sfortuna di queste leggendarie località è forse quella di essere in Italia... Il Golfo dei Poeti e la vicina Lunigiana sono mete rigeneratrici. Per tutti i gusti e in tutti i sensi. Le consiglio caldamente a tutti.

  4. Avatar commento
    pia
    11/05/2004 14:34

    Sono stata per la prima volta a Tellaro domenica 9 maggio: è fantastico, mi sa che ci ritorno!!!

  5. Avatar commento
    Etta
    15/12/2003 07:57

    Come di consueto ho letto con molto piacere l'itinerario proposto dell'estrema riviera di levante, anche perchè ho frequentato ininterrottamente le località descritte per le mie vacanze estive degli anni '64 - '77. Poichè ancora mi ricordo dell'esclusiva spiaggia di Fiascherino e degli ampi panorami di Monte Marcello chiedo all'amico Leandro se questi luoghi hanno ora perso la loro attrattiva o se non sono state citate per dimenticanza. Poi per parlare di qualcosa che ora non esiste più, voglio ricordare la famosa zuppa di datteri che si poteva gustare presso la trattoria da Palmira di San Terenzo. Poichè non torno da tantissimi anni non so se la trattoria almeno esiste tuttora.

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