Uber die bahn - brot, bier, wurst e goulasch

Un bel viaggio itinerante fra Austria, Germania e Repubblica Ceca

Estate 2007 e desiderio di fresco. Già da alcuni mesi abbiamo deciso di trascorrere le canoniche due settimane di ferie in un viaggio ‘on the road’ tra Austria e Germania. Quasi sul filo di lana si aggiunge al programma una puntata finale a Praga, visto che le distanze non appaiono proibitive.1° giorno – Roma / Innsbruck
La partenza è fissata per il 10 agosto, venerdì. La fuga scatta all’ora di pranzo, nel tentativo di evitare il traffico del fine settimana delle grandi partenze. In realtà le nostre preoccupazioni si dimostreranno esagerate: sul tragitto Roma-Innsbruck, pur non breve, non ci imbattiamo in alcun rallentamento per file o incidenti.
Arriviamo a destinazione alle 20.30 (vignette Austria € 7.50 + 2€ per il passaggio sul ponte Europa) e andiamo direttamente nell’albergo che abbiamo prenotato on-line, il Tautermann. Per un 3 stelle superiore la stanza, curiosamente attaccata all’uscita, è senza infamia e senza lode, il prezzo è € 75.00.
Il primo giro della città ci fa rabbrividire. La temperatura è davvero bassa e il cielo promette pioggia. Molte persone affollano comunque i tavoli all’aperto dei ristoranti del centro. Noi optiamo per un ristorante che prende il nome da una delle attrazioni cittadine, il Golden Dachl (il Tetto d’Oro). La vicinanza al confine si fa sentire, infatti la cameriera parla un ottimo italiano, sebbene reso Frau Blucheriano dal forte accento teutonico. Ordiniamo verdure, Schnizler e il primo di una lunghissima serie di strudel.
Apro subito una parentesi: il viaggio è stato caratterizzato da numerose scoperte culinarie. Della cucina tedesca ci si limita a dire che sia pesante, grassa… sicuramente è vero, ma bisogna aggiungere che è anche varia e gustosa, se si ha voglia di sperimentare. Uno dei nostri maggiori divertimenti è stato andare in giro per negozi di gastronomia, gli omologhi in terra tedesca del nostro Castroni, e scoprire una varietà di ingredienti, di qualità e di tipologie di cibi veramente inaspettata. In questo diario ci saranno quindi molti riferimenti ‘alimentari’, soprattutto legati ai prodotti da forno e pasticceria, vero punto di forza della cucina tedesca (e punto dolente per chi, ingenuo, vorrebbe mantenersi leggero).
Tornando a Innsbruck, la prima serata trascorre tranquilla e, dopo una breve passeggiata, stretti nelle giacchette semi estive, torniamo in albergo.

2° giorno - Innsbruck / Fussen
Mattina fredda e piovosa, a Innsbruck. Visitiamo la chiesa di St Joseph, ripassiamo per l’ennesima volta sotto il Golden Dachl, saliamo sulla Torre e mangiamo nel parco, un po’ intirizziti. Prima di partire per Fussen, però, ci concediamo anche un primo giro di shopping, facendo tappa in un negozietto specializzato in speck. Ci sono tantissime varietà e un profumo che ricorda i picnic sugli alpeggi dolomitici. Oltre allo speck ‘in tocchi’, c’è la possibilità di farsi fare panini espressi, profumati e freschissimi. E ovviamente si cede…
Arriviamo a Fussen intorno alle 16. L’unico albergo che troviamo, ma effettivamente non cerchiamo più di tanto, spaventati dal primo rifiuto, è il Treff, un quattro stelle da € 111 a notte e parcheggio a € 6.
Andiamo a visitare il castello all’interno della città, curioso per gli effetti ottici delle pitture esterne, realizzate in modo da dare l’illusione di cornici sporgenti intorno alle finestre, di stucchi tridimensionali etc.
Ceniamo, seguendo l’ennesimo consiglio Lonely Planet, al Franziskaner, presentato come ‘paradiso dello stinco e della Wiener’. Il tavolo è condiviso con altri avventori e i piatti sono della tradizione più classica, di quelli che sanno di inverno e di necessità di scaldarsi. Non sperate in una verdurina scondita, per esperienza personale in Germania è difficile procurarsi qualcosa che non sia stato già ripassato/macerato/rinforzato con qualche condimento. Buono lo strudel e l’atmosfera da Birreria bavarese (almeno come ce la rappresentiamo nel nostro immaginario).

3° giorno - Fussen / Stanberg
Cominciamo la nostra mattinata con la variegatissima colazione del nostro albergo, quindi giretto per la cittadina, approfittando per fermarci anche in un forno che ci ha già attirato il pomeriggio precedente e da noi ribattezzato ‘il negozio delle palle’.
Ero già stata in Germania e già avevo ceduto a queste particolarissime tentazioni: trattasi di palle dolci, gomitoli costruiti con un’unica striscia di pasta avvolta su stessa fino a formare appunto una palla delle dimensioni di un gomitolone di lana. Le palle sono di tantissimi tipi: cotte al forno, fritte, ricoperte di miele, cioccolato bianco, cioccolato nero, mandorle, con ripieno cremoso, oppure semplici, appena spolverate di zucchero a velo. Sono davvero buonissime, soprattutto se vi piace la pasta delle Chiacchiere, e costituiscono un sostanzioso, ma semplice, dessert dopo le faticose visite turistiche (cosa non si dice pur di giustificare la pura golosità!)
Dopo il compimento di questa missione vitale, partiamo per andare a vedere i castelli del re, i König Schlösser, che si trovano a nord della città. Da Fussen mezz’ora in macchina, quindi fila per la biglietteria (17€ a biglietto, parcheggio 4,5€), e visita obbligata ad entrambi i castelli di Ludwig.
Le visite sono organizzate con ingresso ad orario (stampato sui biglietti) presso entrambi i castelli, che non sono fra loro vicinissimi. Il calcolo però è fatto con teutonica precisione, per cui si arriva al primo castello perfettamente in tempo con la tabella di marcia, si visita tranquillamente il palazzo, e quindi, senza sfiancarsi nello spostamento, si raggiunge il secondo castello di Ludwig in tempo per l’orario segnalato sul relativo biglietto.
Si possono raggiungere i castelli con calessino, autobus o calcantibus. Noi siamo andati a piedi e tutto sommato la passeggiata tra i boschi si è rivelata piuttosto piacevole! Ovviamente nei pressi degli ingressi si trovano cartoline, gelati, birre, wurstel e bretzel… sempre che non vi siate già armati di palle di Fussen.
La Baviera sembra vivere nel mito di Ludwig II. Non si capisce quanto l’attaccamento sia autentico o commerciale, ma ovunque ci si trovano di fronte i suoi ritratti, spesso in abbinamento a quelli di Elisabetta di Baviera. Le guide si dilungano in descrizioni dei suoi innumerevoli progetti architettonici, delle sue attività di moderno mecenate, che elargisce forti somme a sostegno di artisti promettenti o affermati (per esempio Wagner), delle sue stravaganze, come la passione per le corse con le slitte. Ovviamente vengono censurati i particolari più scabrosi della vita del re, rappresentandolo il più possibile come un eroe romantico e tormentato alla Lord Byron.
Tornando al castello ‘disneyano’, molto moderno come costruzione (risale alla seconda metà dell’ottocento), ma realizzato in stile gotico, è sicuramente affascinante dall’esterno, ma risulta un po’ freddo all’interno, probabilmente soffrendo del fatto di non essere stato portato a compimento.
Alle 16.00 partiamo per Stanberg, per strade statali impieghiamo 2 ore a raggiungere questa che viene presentata come la località preferita di vacanza dei ricchi monachesi. In effetti le ville che costeggiano il lago tradiscono lo stato economico dei loro abitanti, ma, come spesso abbiamo notato in Germania, la ricchezza non viene mai ostentata. Sembra che la loro filosofia sia ‘sono ricco, quindi voglio vivere comodamente’, mentre da noi c’è più ricerca/ostentazione del lusso, a parità di condizione economica. Le barchette ancorate nelle calette danno una sensazione di pace, di relax. Noi ci fermiamo all’albergo ‘Seehof’, l’equivalente crucco dei nostri Miralago (€110.00) e ci concediamo una cena da ‘Il Gallo Nero’, pasto leggero a base di pesce di lago e verdure.

4° giorno – Stanberg / Monaco
Cominciamo con un tour in battello (Grosse Tour, €15,00. Durata 3h, 15’) del Lago Stanberg. Il traghetto è utilizzato dai locali anche per passare da un paese all’altro tra quelli che si affacciano sul lago.
Sulle sponde ci sono parecchi castelli, ma io li chiamerei piuttosto ville nobiliari. Il battello rallenta per mostrare la tenuta di Possenhofen, residenza della famiglia natale di Elisabetta di Baviera, e per mostrare la croce posta nell’acqua proprio nel punto in cui è stato ritrovato il cadavere di Ludwig (ucciso o suicidatosi´ Ogni opuscolo cerca di invitare a massacrarsi i neuroni sulla difficile questione).
Dopo un pranzo sui praticelli del lungolago, con autentico teutonico kebab, partenza per Monaco.
Non abbiamo prenotato niente, ma decidiamo, per una volta, di rimanere fuori città. Ci fermiamo in una pensione in zona di passeggiate semi-montagnose, lo Zum Forst. Ci rimarremo per 2 notti, €66.00 a notte. La conduzione è familiare e la colazione piuttosto semplice (pani diversi, marmellate, miele, cereali, frutta fresca, formaggio e prosciutto, ma niente di salato caldo o di dolce brioshoso).
Nel pomeriggio ci dedichiamo al primo giro di Monaco, visitando il Duomo Rosso, la rathaus, l’Hofgarten). Ceniamo nella catena dedicata alle magie della griglia (Asado). La troverete ovunque, ma non lascia ricordi imperituri.

5° giorno - Monaco
Dopo colazione, raggiungiamo il centro città e lasciamo la macchina in un parcheggio coperto. I prezzi fanno rivedere molti nostri giudizi sui patrii parcometri: € 3.50/h…
Visitiamo il castello di Nymphenburg, prendendo il tram linea H (€ 5.00 il biglietto giornaliero), sempre nel complesso del castello entriamo nel museo delle carrozze (molto divertente, tantissime quelle di Ludwig II) e delle porcellane.
Pranziamo agli hofgarten, dopo aver depredato Dallmer, negozio di prelibatezze alla Castroni/Harrods/ Marks&Spencer, che può rifornirvi con tutto quello che vi passa per la testa per un picnic sull’erba.
Nel pomeriggio visitiamo la Torre (3€), 86 gradini + ascensore, e quindi aspettiamo l’orologio animato nella piazza principale, spettacolo un po’ deludente perché breve e incastonato nelle impalcature dei restauri.
Segue giro per negozi, simpatico quello dedicato all’ambra situato vicino all’orologio, e quindi cena da Maredo, catena di ristoranti con all you can eat al banco verdure.

6° giorno – Ingolstadt
Lasciamo Monaco alla volta di Ingolstadt.
E’ una giornata strana, silenziosa e un po’ addormentata. Ebbene sì, anche in Germania si festeggia il ferragosto, e questo vuol dire negozi sbarrati e improvvisa tentazione di sbattere la testa contro qualsiasi portone chiuso pur di entrare in contatto con qualche locale.
Visitiamo il monastero, la chiesa con il soffitto affrescato con sorprendenti effetti ottici (2€), il castello un po’ abbandonato. Pranziamo in un Mc Donald’s, visto lo sbarramento diffuso. Qui ci stupisce che le bevande vengano messe a disposizione su un banco laterale self service. Si paga una media e poi si va a servirsi da soli, ovviamente sulla fiducia e tu prenda effettivamente solo un bicchiere di Coca media. Non mi è mai capitata una cosa del genere in un McDonald’s, e non parlo solo dell’Italia. Eppure lì il sistema sembra funzionare.
Il pomeriggio ci riposiamo e la sera andiamo a mangiare in un ristorante cino-giappo-mongolo, una specie di Barbecue Mongolo come ci sono anche a Roma. Ci si può servire a volontà di riso, sushi, frutta, frittellame vario a prezzo fisso (€14.00), ed è a disposizione la piastra mongola per cuocere all’istante carne, pesce e verdure.
Pernottiamo da Ankel, segnalato sulla guida, per €88.00 stanza doppia. La stanza è grande, d’angolo, con due finestre. Peccato che il bagno, in contrasto, sia piccolo e assomigli straordinariamente a un container infilato a forza.

7° giorno – Erlangen / Bamberg
Dopo colazione partiamo per Erlangen. La pioggia scoraggia la gita bucolica che avevamo in programma alla Grotta delle Fate, quindi ci fermiamo poche ore e poi proseguiamo per Bamberg.
Il nostro albergo è più che altro una locanda, il Faβla sopra l’omonima fabbrica di birra. Siamo al terzo piano, con scale ripide e senza ascensore che mettono a dura prova le nostre ginocchia (e ci fanno maledire la pesantezza delle valigie). Il prezzo è di € 60.00 a notte, ma la camera e l’atmosfera (luppolosa) che si respira valgono la pena. Colazione molto semplice, spesso con vicini di tavolo che già alle otto di mattina si scolano beati le loro pinte di birra.
Appena arrivati facciamo una passeggiata in centro e lungo le sponde del fiume, ammirando la piccola Venezia, la zona di casette piene di fiori che si affacciano direttamente sull’acqua.
Rome del Nord, Firenze Boreali etc etc, i nomi che vengono attribuiti a graziose cittadine con l’intento (mal realizzato) di valorizzarle mi sono sempre sembrati imbarazzanti, ma questa piccola Venezia è calma e piacevole da guardare. Ceniamo rapidamente in una trattoria vicino all’albergo a base di weiβwurst (tenerissimo a base di vitello) e birra artigianale prima di inerpicarci fino alla nostra stanza. Dagli abbaini si vede la città che si arrampica verso l’alto. Andiamo a dormire consapevoli che ci sarà parecchio da faticare.

8° giorno – Bamberg
Tour de force del turista: duomo, Neue Residenz (5€ a persona), Rose Garten e pranzo nel parco. Nel pomeriggio visita al convento benedettino / fabbrica di birra (a Bamberg i monaci sembrano essere i depositari dell’arte fermentizia). Il biglietto è di 2€ a persona, e poi come uscire senza uno dei classici boccali´
Giriamo per negozi, fermandoci soprattutto nella strada degli antiquari. Compriamo qualche ricordino, soprattutto alimentare, e quindi andiamo a cena ‘zum domikner’, per una cena a lume di candela (non richiesta, ma piacevole), a base di insalata di patate, fagiolini e wurstel bianco; knodelsuppe; insalata mista con pesche e ribes; Rauch beer, la birra a base di malto affumicato tipica di Bamberg.
Bamberg è uno dei posti che ci sono piaciuti di più, per il centro medievale perfettamente conservato, per la gente, tranquilla, che ci vive, per la gentilezza con la quale siamo sempre stati trattati (ma questo vale per tutta la Germania). Penso che ci torneremo, è adatta per un fine settimana dedicato alla birra, alla storia, al romanticismo. O semplicemente per riposarsi un po’.

9° giorno – Buchenwald / Erfurt
Prima di lasciare definitivamente Bamberg, facciamo un ultimo giro nella piazza del mercato per poi passare in una delle fantastiche panetterie tedesche a fare provviste di cannoli salati con wurstel e verdure per i nostri dejeuner sur l’herbe.
Partiamo per Buchenwald. Le indicazioni stradali, come sempre, sono molto chiare. Parcheggiamo nella vasta area davanti all’entrata principale.
L’ingresso al campo è gratuito.
Non descrivo niente. Probabilmente sarà anche meno impressionante di altri campi di sterminio, visto anche il poco che è rimasto, ma questo non ridimensiona il groppo in gola e il senso di colpa, nonché quel ripetersi che allora era PROPRIO tutto vero, come se mai potesse esserci stato qualche dubbio.
Il silenzio del luogo aiuta a pensare e le foto colmano l’orrore di ciò che è stato cancellato.
Pranziamo ad Erfurt e ci fermiamo all’hotel Mercure (€115,00 per una singola uso doppia). Tutti gli alberghi sono pieni per il Dom Fest, che prevede per la serata anche la rappresentazione della Cavalleria Rusticana. Contemporaneamente c’è un animatissimo festival del vino, ennesima occasione di incontro e bevute per turisti e locali.
Visitiamo il Duomo e la chiesa di StMartin. Ci prendiamo un tè in piazza e ci fermiamo a fotografare il ponticello sul fiume. Ceniamo al Goldener Schwam Biergarten, ristorantino con giardino in cui si tiene un vernissage dall’aria alternativ-chic. Qui proviamo le Turingen Knodel, palle di patate riassemblate in modo da contenere al centro del pane. Come sempre, la cucina tedesca si conferma molto appetitosa.

10° giorno
Ottima colazione al Mercure e quindi partenza per Lipsia. La nostra tappa verso la ex Germania orientale passa attraverso i famosi boschi della Turingia.
A Lipsia vediamo la chiesa di St Martin, la piazza del Mercato, le gallerie dei grandi magazzini, la chiesa protestante di St Nikolai, con la balconata chiara che la fa sembrare un vaporetto sul Mississipi. Facciamo un rapido giro nel parco del Popolo, che ci fa sentire che effettivamente siamo in quella che era Germania Est, e quindi partiamo per Dresda.
Lipsia non mi è piaciuta, mi è sembrata anonima, deludente, ma devono aver contribuito alla mia sensazione la speranza delusa di trovare memoria di tutte le battaglie che si sono combattute nella zona (per esempio contro Napoleone), e probabilmente la tristezza del solito sbarramento festivo (è domenica).
I palazzoni che si incontrano attraversando la periferia sono poi piuttosto tristi (pur certamente non peggiori di quelli delle nostre periferie, anzi, sicuramente molto migliori del Corviale), così come i parchetti cittadini. Sembra che le attività di omogeneizzazione con il resto della Germania non siano ancora concluse, e questo, dopo aver vissuto nella perfezione un po’ “leccata” della Baviera, contribuisce a rendere Lipsia poco accogliente.
Copriamo i 104 KM che ci separano da Dresda in 1h e 30’.Ci fermiamo al Best Western Leonardo (€ 85.00 (stanza) + 10€ (parcheggio) a notte. Prenotazione effettuata da un internet cafè di Monaco). Casualmente il nostro arrivo coincide con l’ultima sera del Dresden Staadtfest, con una quantità infinita di banchetti lungo il fiume e con i fuochi di artificio.
Ci confondiamo tra la folla e la nostra prima impressione della città è gioiosa e molto alcolica. Wurstel, birra e grandi sorrisi, visto che la lingua è spesso un problema (è una favola che i tedeschi sappiano l’inglese. Lo parlano poco e male, ma almeno cercano di sforzarsi di comunicare a gesti pur di aiutarti).

11° giorno – Dresda
Visitiamo la chiesa Evangelica, la Frauenkirche, quindi la Kreuzkirche, lo Zwingen, la Bruchner Terrasse, lo Schloss. Pranziamo al Parco del Popolo (niente di eccezionale) con le delicatessen comprate al Markt Gallery. Per inciso, questi centri commerciali / grandi magazzini sono davvero fonti di enormi e innumerevoli tentazioni! Si trovano molti marchi di abbigliamento internazionali, ma anche il locale Esprit, con il suo stile pratico e sportivo. Le sezioni alimentari sono poi ricchissime di prodotti particolari.
Nel pomeriggio vogliamo sentire l’organista di Kreuzkirche, ma è il giorno sbagliato, quindi ci dedichiamo ad una passeggiata a naso per aria, confondendoci nella folla locale che si dedica agli acquisti. Ceniamo da Maredo e, tornando in autobus verso l’albergo, decidiamo per il giorno successivo di fare il biglietto famiglia (6€ per massimo di 2 genitori e 2 bambini. Decidiamo che deve essere valido anche per coppie).

12° giorno
Prendiamo il solito autobus che dal nostro albergo ci porta in centro in 4 fermate e andiamo a vedere il filmino sulla Dresda storica, girato negli anni trenta, restaurato negli anni cinquanta e proposto giornalmente ai turisti. L’unico problema è che è completamente in tedesco, ma avendo già visto la maggior parte dei monumenti, siamo più o meno in grado di seguire le descrizioni. Il biglietto costa 6€.
Dopo visitiamo il museo Vehrkmele, saliamo sulla torre della Rathaus (€ 2.50) e pranziamo sulla Bruchner Terrasse, che si affaccia sull’Elba. Nel pomeriggio riusciamo finalmente a sentire l’organista della Kreuzkirche (niente di eccezionale. Stupisce sempre come all’estero riescano a vendere aria come se fosse un miracolo. Quanto di più potremmo fare in Italia con le nostre mirabilie!!!!).
Ceniamo da Maredo, da cui ormai siamo dei clienti abituali, e quindi attraversiamo il ponte sull’Elba per raggiungere la zona dei pub e della vita notturna di Dresda. Guardiamo con ovvove il cavaliere dorato, ci prendiamo una birra e quindi lentamente torniamo al nostro albergo. E’ l’ultima sera in terra tedesca, il giorno seguente ci aspetta il viaggio verso Praga.

13° giorno – Praga
Partiamo abbastanza presto, ma poi perdiamo tempo fermandoci a fare un po’ di provviste. Credo però che, almeno da parte mia, ci sia anche la volontà di ritardare il più possibile l’abbandono della Sassonia e della Germania in generale. Dresda è davvero bella: bombardata e ricostruita ha avuto un ottimo restauro. Insieme a Bamberg rimane la città a cui mi sono più legata.
La viabilità in continuo cambiamento non ci aiuta. La nostra mappa non è aggiornata, ma comunque con l’autostrada A17 e la statale raggiungiamo la repubblica ceca. E’ necessaria la vignette, di 8€.
Arrivati a Praga ci fermiamo all’albergo che abbiamo prenotato da Roma temendo, a ragione, che la ricerca in loco in una città così turistica avrebbe potuto darci dei problemi. L’Hotel è sempre della catena Mercure, centralissimo. Il prezzo è di € 104.00 a notte, il parcheggio di € 20.00 a notte (come Paperon de’ Paperoni, piango su tutte queste gocce di sangue perdute!!).
Pranziamo velocemente e quindi visitiamo la piazza principale della città, piazza Stare Mesto (piazza della città vecchia) e la sua chiesa. In mezzo alla piazza c’è la famosa meridiana ‘a terra’, e di lato si trova l’orologio il cui meccanismo ‘animato’ attrae molti turisti. Ci spostiamo verso il ponte San Carlo, gremito di gente e di giovani e aitanti locali che offrono biglietti di concerti, crociere sul fiume, consigli per ristoranti. Spostandoci dal caos, ci fermiamo al Rudolfinum, dove prendiamo i biglietti per un concerto della filarmonica previsto per il giorno successivo. Tornando verso l’albergo, ci inoltriamo anche nel quartiere ebraico, pieno di negozi ‘grandi firme’ e di gioiellerie. Una delle mie missioni in terra praghese sarà infatti di aggiudicarmi una bella collana di granati, un regalo che tengo a fare soprattutto dopo aver scoperto la tradizione locale per la lavorazione di queste pietre.

14° giorno – Praga
Visita al castello di Praga: tour de Force nonostante optiamo per l’opzione short (250 corone a persona + 50 corone per poter effettuare fotografie). Il biglietto comprende la Cattedrale, la Torre delle Polveri, il Museo delle Armature, la Chiesa di San Giorgio.
Pranziamo nel Royal Garden, e quindi prendiamo il tram (20 corone) per tornare in centro.
Per inciso: 1€=27 corone.
Nel pomeriggio vediamo piazza San Venceslao e proseguiamo la nostra ricerca dei granati, visitando gioiellerie ed antiquari. Divertente poi un negozio di giocattoli in legno e interessanti, e cari, i negozi di cristalli, i famosi cristalli di Boemia. C’è anche Swaroski, per chi ama il genere, ma i prezzi non sembrano assolutamente vantaggiosi. Mi stupisce trovare nel quartiere ebraico un negozio di Michal Negrin, la stilista israeliana che ha un punto vendita anche a via del Corso, a Roma, con le sue creazioni in stile liberty molto particolari.
Alle 19.00 andiamo al nostro concerto al Rudolfinum (biglietto €23.00).
Il programma prevede tutti pezzi molto noti, una greatest hits per turisti, però ci sono anche dei brani del compositore locale Smetana che ci colpiscono e ci portano a cercare qualche suo CD.
Ceniamo in un semplice ristorantino di cucina tradizionale cecoslovacca frequentato principalmente da locali, Restaurace Au Parliamentu in cui assaggiamo la zuppa di cipolle ceca, una variante gustosa di quella francese.

15° giorno – Praga
Ci ributtiamo tra la folla di turisti, spagnoli soprattutto, ma con ottime rappresentanze tedesche, giapponesi e italiane. Vediamo la sinagoga da fuori, il grande metronomo a nord della città vecchia. Pranziamo in un piccolo parco e quindi facciamo una gita in battello sulla Moldava (350 corone). Sinceramente la gita non vale la spesa e il tempo perso fermi ad aspettare che la chiusa faccia passare i vari traghetti.
Nel pomeriggio facciamo un po’ di shopping e finalmente trovo la collana di cui ero in cerca, di fattura moderna ma disegno antico, in oro giallo con un ramage di granati. Ceniamo sempre Au Parliamentu stavolta cedendo ad un classico e paprikatissimo goulash e quindi ci mescoliamo al festival di danze popolari che ha invaso la città con gruppi provenienti da tutta Europa.
La mattina successiva lasceremo anche Praga.

16° giorno – Vienna
Lasciamo Praga alla volta di Vienna, tappa necessaria per spezzare il viaggio verso Roma e per rifornirsi di Sacher.
Arriviamo a Vienna nel pomeriggio. Fatichiamo un po’ a trovare l’albergo prenotato, che si rivela ancora più centrale di quanto immaginassimo. E’ un albergo vecchio stile, molto bello esternamente, con stanze comode e un po’ vecchiotte.
Usciamo per farci una passeggiata, che comprende anche scorte di Mozart Taller e Mozart Kugeln. Siamo già stati a Vienna, quindi ci limitiamo a passeggiare e a goderci il tempo molto mite.
Ceniamo nel ristorante riportato nella guida come il Paradiso della Schnizler. Di solito le schnizler, l’equivalente austriaco della cotoletta alla milanese, sono enormi, ma queste vincono il guinnes per essere sconfinate! E sul record non sto scherzando, c’è tanto di attestato sulla porta. Queste fettone panate strabordano da un piatto da pizza e sono accompagnate da generose dosi di patatine fritte. La gente fa la fila per accomodarsi, ma il ricambio permette di non aspettare tempi biblici. Come a Praga, anche qui si fuma tranquillamente nei posti pubblici, per fortuna ci sono comunque le finestre aperte.
Dopo quest’ultima cena, facciamo una passeggiata digestiva, comprensiva di tè, e quindi rientriamo in albergo.

17° giorno – Vienna / Roma
Di prima mattina ci rechiamo alla pasticceria dell’Hotel Sacher, aperta anche di domenica, e prendiamo un po’ di torte da portare a genitori e amici, quindi, macchina stracarica di valigie, regali e bellurie varie, partiamo per Roma.
Viaggio non particolarmente tragico, arriviamo a casa verso mezzanotte, stanchi ma già a chiederci come sarebbe trasferirsi definitivamente in terra teutonica…

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