Failte gu Scotland! - 2

Da Mull a Inverness attraverso il cuore delle Highlands

Hark where the night is falling
hark where the pipes a calling
loudly and proudly calling down thru the glen
there where the hills are sleeping
now feel the blood a leaping
high as the spirits of the old highland men

E’ questa la prima strofa di “Scotland the Brave”, uno dei più noti traditional della musica scozzese, dal quale traspare tutto l’orgoglio degli Highland men di identificarsi con quella terra. Chi la percorra come visitatore non può provare lo stesso senso di appartenenza, ma il contatto con luoghi e persone può regalare esperienze di impareggiabile intensità.
Proprio le Highlands sono lo scenario della seconda parte del nostro viaggio in Scozia: questo ne è il resoconto, con il diario delle giornate, sempre intense, dal 17 al 20 agosto 2003.
Per le notizie generali riguardanti la documentazione, il clima, i mezzi di locomozione, gli alloggi, la cucina e i luoghi di visita toccati nei giorni dal 12 al 16 agosto invito a consultare la prima parte della relazione.

Itinerario

Lasciata l’isola di Mull per tornare a Oban sulla terraferma, abbiamo continuato ad attraversare le Highlands, visitando anche l’isola di Skye, fino alla zona di Ullapool, punto più settentrionale dell’itinerario. Siamo poi discesi in direzione sud-est fino a Inverness, capoluogo delle Highlands.

Da non perdere

Domenica 17 agosto: FIONNPHORT – MALLAIG
Dopo il consueto abbondantissimo scottish breakfast, lasciamo definitivamente la Achaban House di Fionnphort, estremità occidentale dell’isola di Mull, intorno alle 9. Abbiamo davanti i 60 km. da qui al molo di Craignure, tratto che percorriamo per la terza volta in tre giorni continuando ad apprezzarne i magnifici scenari.
Il ferry parte puntuale alle 11 e dopo una cinquantina di minuti sbarchiamo a Oban. Il nostro itinerario punta ora verso nord, con l’intenzione di avvicinarci il più possibile all’isola di Skye, cui dedicare poi l’intera giornata di domani: il molo di partenza è situato a Mallaig, 147 km. da qui.
Tramite l’Ufficio Turistico di Oban, prenotiamo il primo traghetto di domattina (ore 8,40), per una spesa complessiva di £ 31,50 (£ 16,50 per l’auto + 3 per persona, solo andata). Per il pernottamento di stasera a Mallaig, il cortese impiegato fa alcune telefonate, ma senza esito; vedremo di arrangiarci sul posto, abbiamo ormai capito che esistono molte possibilità anche al di fuori delle strutture affiliate al consorzio Scottish Accomodation.
Mentre le condizioni meteo si sono fatte instabili, prendiamo così la strada n. 85 che, incrociato dopo 8 km. il bivio dal quale arrivammo l’altro ieri, assume il n. 828, poi 82. Dopo la profonda ansa del Loch Creran, ci affacciamo sull’ampio fiordo del Loch Linnhe, che costeggeremo per una quarantina di chilometri. Una sosta d’obbligo, su una piazzola opportunamente ricavata, offre una bella veduta sullo Stalker Castle, un centinaio di metri dalla costa alla sommità del minuscolo isolotto di Shuna: lo scenario è uno dei più peculiari delle Highlands, visto che la giornata è frattanto diventata piovigginosa.
Avvicinandosi a Fort William, il paesaggio sulla nostra destra comincia ad essere dominato dall’imponente mole del Ben Nevis, il monte più alto del Regno Unito; benché misuri “solo” 1344 metri, la sua ascesa è impegnativa anche per la normale via escursionistica a causa della lunghezza dell’accesso e dell’incostanza del tempo che può rendere problematico l’orientamento. Manco a dirlo, quella di oggi rientra nelle 9 giornate su 10 in cui, secondo le statistiche, la cima è coperta di nuvole.
Da Fort William in avanti procederemo in direzione ovest lungo quella che, classificata con il n. 830, è nota come “Road to the Islands”, un itinerario di 72 km. di alto valore paesaggistico, in un’alternanza di scenari lacustri, gole, piccoli villaggi e spiagge di sabbia bianca. Una divertente alternativa all’auto può essere il trenino a vapore della West Coast Railway Company che unisce in poco meno di quattro ore Fort William a Mallaig; le informazioni su orari e tariffe sono reperibili sul bel sito riportato nei Links.
Giungiamo in breve a Corpach, dove facciamo sosta per uno spuntino; approfittiamo per osservare l’attività di una chiusa, che è la prima (o l’ultima, secondo la direzione) delle otto del Neptune’s Staircase, il sistema di paratoie che controlla le acque del Caledonian Canal. Si tratta di una grossa opera ingegneristica realizzata nel 1822 per trasformare in unica via navigabile i laghi di Loch Lochy, Loch Oich, Loch Ness e Loch Dochfour.
La strada prosegue offrendo per una quindicina di chilometri alla nostra sinistra belle vedute sul Loch Eil, costellato di casette, fattorie, qui e là le immancabili pecore dal vello foltissimo e i buoi dal lungo pelo rossiccio. All’altezza di Glenfinnan la linea ferroviaria scavalca il Loch Shiel con uno scenografico viadotto a 21 arcate, recentemente reso famoso dall’ultimo film della saga di Harry Potter; toccati altri piccoli centri e costeggiato brevemente il Loch Morar, presunta dimora di Morag, una specie di… “parente povero” del mostro di Loch Ness, giungiamo sul molo di Mallaig mentre sta piovendo a sprazzi.
Sono le 16,30 e l’obiettivo primario è il reperimento di una sistemazione per la notte; i tre B&B che si affacciano sul porto sono pieni, anzi uno ci espone davanti il cartello no vacancy proprio nel momento in cui parcheggiamo la macchina. Ci dividiamo così in due gruppi di ricerca finché, tramite la cortesia di una vecchietta che fa un giro di telefonate, troviamo la soluzione: di lì a poco arriva una signora in auto, che ci invita a seguirla con la nostra fino alla sua guest-house. Ci spingiamo fino all’estremità del paese fino ad inoltrarci lungo una ripida sterrata a tornanti che porta a un gruppetto di belle casette; avremmo potuto cercare per ore e mai ci saremmo arrivati, visto che l’unico, minuscolo segnale “B&B” scritto a mano si scorge in mezzo a un cespuglio quando siamo ormai in vista della casa! La nostra padrona di casa è Mrs Heather Simpson (Larquoy, 5 Mallaig Bheag, tel. 01687-462071), che ha posto per me, Walter e Mario mentre smista Adema e Tati in un’abitazione vicina.
Il luogo è veramente idilliaco: siamo a un paio di chilometri da Mallaig, in posizione elevata su un pendio erboso in vista delle due sponde di un’insenatura che precipita su una bella spiaggia sabbiosa (ma non pensate al termine “spiaggia” in termini balneari…). I cottages con le facciate bianche e i tetti a spiovente, il rosso della staccionata e di una impensabile cabina telefonica, il verde dell’erba fitta e le macchie di colore dei fiori formano uno dei quadri che più ci si aspetta di trovare venendo in Scozia. Gli interni delle due case denotano un’ordine e una cura dei particolari ai limiti della leziosità e, come in quasi tutte le guest-houses che ci ospiteranno, spicca una quantità incredibile di soprammobili e di fotografie appese alle pareti; si tratta perlopiù di genitori, figli e parenti, che spesso diventano pretesto per scambiare una chiacchierata sulle rispettive famiglie e un piacevole contatto con la quotidianità che nessun viaggio organizzato può dare.
Dimenticavo: spenderemo £ 17 a testa, il miglior rapporto qualità-prezzo di tutto il viaggio!
Avendo notato che, specie nei piccoli centri, dopo una certa ora si rischia di non trovare aperto un posto in cui cenare (ne tenga conto chi venga da queste parti!), scendiamo in paese. Nonostante non siano ancora le 19, il “Fishmarket”, consigliatoci da Mrs Heather, è pieno e tutto esaurito per l’intera serata; ci indirizziamo così al Cornerstone Restaurant (tel. 01687-460042), dove riusciamo a prenotare, ma solo per le 21. Piove con una certa insistenza e preferiamo trascorrere le due ore di attesa tornando a Larquoy, dove conversiamo piacevolmente con la nostra padrona di casa, davvero simpatica e ospitale.
La cena, per un totale intorno alle 90 sterline, si rivelerà una delle migliori del viaggio, con una citazione di merito per le cozze e le gustosissime aragostelle.

Lunedì 18 agosto: MALLAIG – SKYE – BROADFORD
Il tempo si conferma perturbato e la giornata rimarrà piovigginosa, con rare aperture di sereno: un vero peccato, visto che Skye, la più accessibile delle Ebridi Interne, è una delle mete più rilevanti di ogni viaggio in Scozia.
Il traghetto della Caledonian MacBrayne salpa da Mallaig alle 8,40 e poco dopo le nove sbarchiamo ad Armadale, approdo dell’isola di Skye. I trenta chilometri di single track road (A851) che portano all’immissione sulla principale A850 già danno l’idea della bellezza selvaggia dell’isola: in buona parte di origine vulcanica e modellata nel corso delle ere da ripetuti sconvolgimenti geologici, Skye presenta gli aspetti più distintivi delle Highlands, con gli scoscesi altopiani, solcati da innumerevoli corsi d’acqua e cascate, che talvolta precipitano in mare, montagne aspre spesso strutturate in forme bizzarre, scenari costieri di rara maestosità.
Tre chilometri dopo il bivio, entriamo in Broadford, in pratica una sfilata di case allungata in riva all’omonima baia, buona parte delle quali sono B&B; approfittiamo per fissare già da ora il pernottamento e troviamo senza difficoltà tre camere alla Cairngorm Guest-house (Mr & Mrs Mackay, tel. 01471-822322). Un’ulteriore conferma che questa è la strategia giusta: al mattino si trova posto con una certa facilità, mentre la ricerca diventa ardua quanto più ci si avvicina alla sera. Il rovescio della medaglia è che non sempre in un viaggio itinerante, con i tempi di percorrenza condizionati dalla tipologia delle strade, dall’instabilità del tempo e dalle soste sui luoghi di visita, si riesce a individuare all’inizio della giornata il posto in cui fare tappa per la notte.
Proseguiamo verso nord lungo un tratto costiero prospiciente le semispopolate isole Scalpay e Raasay, di cui possiamo appena scorgere il profilo tra la pioggerella fitta, fino a raggiungere, dopo 40 km., Portree, il centro più importante dell’isola. È una cittadina di 2000 abitanti che ricorda un po’ Tobermory (isola di Mull) per la zona portuale caratterizzata da pittoresche case variopinte, ma più vocata al turismo, con negozi di un certo livello sulla via principale e numerosi localini in cui fare uno spuntino; tra questi, un’invitante bakery nella quale mangiamo dei dolcetti che costituiscono una gradita eccezione alla non eccelsa qualità della pasticceria scozzese.
Da Portree parte l’itinerario ad anello di circa 75 km., che noi percorriamo in senso antiorario, lungo la penisola di Trotternish, la parte settentrionale e più significativa di Skye. La natura vulcanica è qui, più che nel resto dell’isola, evidente: si passa dapprima ai piedi della muraglia basaltica di 720 metri nota come The Storr, con i profili che richiamano vagamente le Dolomiti e il pinnacolo isolato detto Old Man, paesaggio analogo a quello dell’altopiano di Quiraing, con le rocce frastagliate in forme curiose. L’area è un vero paradiso per gli escursionisti, ma le condizioni meteo ci precludono questa possibilità, anzi dobbiamo ricorrere a una buona dose di fantasia e alle cartoline per indovinare vagamente le sagome di quelle meraviglie naturali.
Due soste lungo la strada, individuate già da lontano per le piazzole panoramiche affollate di auto e persone, sono però davvero imperdibili, anche se non possiamo prescindere da ombrello e mantella. Una passeggiata di cinque minuti porta a un terrazzino che offre una vista vertiginosa sui due versanti della Staffin Bay, forse l’insenatura più bella dell’isola. In prossimità della carrozzabile è situato invece il belvedere dall’alto sulla Kilt Rock, una spettacolare scogliera verticale a strapiombo sul mare dalla quale precipita una cascatella abbellita dall’arcobaleno e così chiamata per gli strati di basalto incrociati che ricordano il disegno geometrico dei gonnellini tradizionali.
Toccata Flodigarry, passiamo all’altezza di Kilmaluag, la località più settentrionale dell’isola. Nei pressi di Kilmuir è ubicato il “Museum of Island Life”, una ricostruzione della vita dei contadini di un tempo; si è però messo a piovere con maggior intensità, così ci limitiamo a rallentare e a dare un’occhiata dall’auto alle tradizionali abitazioni in pietra con il tetto in paglia ottimamente conservate. L’itinerario punta ora decisamente in direzione sud: tocchiamo Uig, porto di partenza dei traghetti per le Ebridi Esterne con un bel colpo d’occhio dall’alto sulla circostante baia, e non ci rimane che coprire i 25 km. da qui a Portree.
Non mancano anche nella parte occidentale nell’isola di Skye gli spunti d’interesse, ad esempio il castello di Dunvegan con le colonie di foche sugli isolotti antistanti, il villaggio di Glendale con lo scenografico promontorio e il faro di Nest Point, la distilleria Talisker, tutte mete raggiungibili tramite strade secondarie e per le quali ci manca il tempo: purtroppo la nostra permanenza in Scozia non dura due mesi ma solo due settimane. Peccato soprattutto per la distilleria: tra i diversi single malt whisky gustati, il Talisker rimarrà in assoluto il mio preferito!
Approfittando di una schiarita, facciamo di nuovo sosta a Portree per l’acquisto di cartoline e souvenirs, per tornare infine alla nostra “casa”. A un’esame un po’ più accurato, la Cairngorm Guest-house non si rivela un granché: l’unico vantaggio delle camere è di essersele accaparrate in tempo, per il resto sono decisamente piccole e piuttosto trasandate: anche se ho riportato il recapito telefonico, non mi sento di raccomandarla e probabilmente in Broadford si può trovare di meglio per lo stesso prezzo (£ 22 a testa).
Per la cena, scegliamo un ristorante a un centinaio di metri di distanza (non ne ricordo il nome ma in paese c’è solo quello…): mangiamo bene, spendendo per i consueti menu di pesce un’ottantina di sterline.

Martedì 19 agosto: BROADFORD – ULLAPOOL
Un motivo in più per il quale ieri ci siamo affrettati a fissare il pernottamento a Broadford, prima di inoltrarci verso Portree od oltre, consiste nella posizione strategica della cittadina. È infatti situata a non più di una dozzina di chilometri dal ponte tra Kyleakin e Kyle of Lochalsh, unico collegamento stradale tra Skye e la terraferma, situazione ideale per il proseguimento del nostro programma di viaggio.
Con condizioni meteorologiche ancora alterne, raggiungiamo in breve il ponte, che da qualche anno ha sostituito il traghetto, al di là del quale proseguiamo lungo la A87 in direzione est.
Dopo una quindicina di km. una breve deviazione verso la sponda del Loch Duich porta alla prima attrazione della giornata, assolutamente imperdibile: l’Eilean Donan Castle. È difficile descrivere l’atmosfera che permea questo luogo, anche se una giornata di metà agosto alle 9,55, con la ressa di turisti che attendono l’apertura delle 10, non è il momento migliore per assaporarne il fascino.
Costruito nel 1214 come baluardo fortificato del Clan MacRae, fu teatro nel corso della Storia di conflitti tra Clan, fino ad essere praticamente distrutto nel 1719 da un bombardamento delle fregate governative che posero fine alla resistenza dei Giacobiti (i sostenitori di Giacomo VII Stuart). Tra il 1912 e il 1932 fu restaurato fedelmente (con l’aggiunta del ponte pedonale che congiunge l’isola alla terraferma) su iniziativa dei discendenti dei McRae, ai quali il National Trust of Scotland ne affidò la gestione che dura tuttora.
Il percorso di visita (£ 4,50 a testa) si sviluppa lungo le mura esterne per poi percorrere gli interni, situati su più piani e ricchi di notevoli arredi, armi, opere d’arte e oggetti d’uso. Senza nulla togliere al pregio di tutto ciò, l’allestimento che più attrae grandi e piccoli è però la cucina perfettamente caratterizzata, con stoviglie e utensili originali di epoca vittoriana ma soprattutto manichini e piatti colmi di vivande di estremo realismo.
La giornata piovigginosa aggiunge grande suggestione al giro del perimetro esterno e, osservandolo dalle varie prospettive, ben si capisce perché sia considerato il castello più fotografato della Scozia e l’industria cinematografica vi abbia ambientato diversi films: per citare solo qualche esempio, “The Master of Ballantrae” (1953) con Errol Flynn, “Highlander” (1986) con Christopher Lambert e Sean Connery, “Loch Ness” (1995) con Ted Danson, ma anche uno degli ultimi (1999) di James Bond.
Lasciamo questo splendido sito poco prima di mezzogiorno e decidiamo non indugiare oltre nell’attivarci per il pernottamento. Guida Lonely Planet alla mano, individuiamo alcuni B&B di Ullapool, presumibile terminale della tappa odierna, e siamo premiati da un colpo di fortuna: già la prima telefonata ha successo e ci mettiamo al sicuro fissando tre camere alla Lady Smith House.
Mentre si sta facendo largo una schiarita via via sempre più ampia, riprendiamo il nostro itinerario verso est, contraddistinto dalla presenza ininterrotta dell’acqua; il Loch Duich ha termine e per una ventina di chilometri la A87 costeggia il corso dello Shiel, mentre sulla nostra sinistra (nord) dominano il paesaggio le cime allineate delle Five Sisters. Ben presto lo Shiel si allarga nel bacino del Loch Cluanie, l’ennesimo lago stretto e lungo dal quale emergono qui e là isolette erbose. Altri 30 km. lungo la sponda del Glen Moriston ed eccoci, dopo l’innesto sulla A82, davanti alle acque più famose di tutta la Scozia, quelle del Loch Ness.
Lungo quasi 40 km., è il più esteso dei quattro laghi che formano il già citato Caledonian Canal ed è perfino superfluo ricordare che la sua notorietà è dovuta alla supposta presenza di un mostro acquatico che ricorda un animale preistorico; la cosa ha ovviamente prodotto un enorme business, con il merchandising degli oggetti più incredibili di cui è colmo l’emporio del Visitor Centre nei pressi del castello di Urquhart.
Mi tolgo subito il pensiero riferendo una nota stonata, anzi due. Il biglietto d’ingresso costa £ 5,50 e la sterlina in più rispetto all’Eilean Donan appare ingiustificata per il fatto che, mentre quello offre un percorso lungo diversi ambienti riccamente arredati, Urquhart non è che un insieme di mura in rovina di cui l’unico locale accessibile è la torre Grant, sulla quale si può salire per avere una veduta complessiva; in più, si accede all’area tramite un sottopasso, che però si può anche imboccare di fianco allo shopping center bypassando la biglietteria, cosa che molti fanno, visto che non esiste un successivo controllo dei biglietti.
Questo piccolo sfogo non deve però sminuire l’atmosfera del luogo, anche se, com’è ovvio, l’affollamento è notevole. Ci si muove su un promontorio prativo tra i resti di un complesso del quale stupisce quella che doveva essere la grande vastità, aiutati anche dalla ricostruzione virtuale visibile nel Visitor Centre. Come tanti altri, il castello di Urquhart costituisce un vero libro aperto sulla storia scozzese: dal primo insediamento fortificato dei Pitti (dal latino “picti”, cioè dipinti, per l’abitudine di dipingersi il viso) nel VI secolo, al primo castello del 1228 ad opera dei Durward con i successivi passaggi ai MacDonald e ai Grant, Urquhart fu sempre una potente cittadella autosufficiente, in posizione strategica in quanto circondata dalle acque su tre lati e situata al centro di una vasta proprietà terriera. Secoli di guerre tra clan ne segnarono il progressivo declino, finché nel 1689 l’ultima guarnigione lo abbandonò e subito dopo lo fece saltare perché non potesse essere riutilizzato dai Giacobiti; ed è praticamente come tre secoli fa che oggi lo si può vedere, con l’aggiunta delle intemperie che in più occasioni contribuirono ai crolli delle varie parti.
Il fascino decadente delle rovine, la posizione spettacolare nello scenario delle acque nere del Loch Ness e il mistero del fantomatico lucertolone Nessie fanno sì che, come detto, questo luogo sia una delle mete d’obbligo di ogni viaggio in Scozia, per quanto sintetico.
Lasciato il castello di Urquhart e con esso il lago più famoso delle Highlands, decidiamo di aggirare Inverness, che toccheremo al ritorno; evitiamo così di continuare sulla A82 e seguiamo un itinerario più breve anche se su strade secondarie. Percorriamo la A833 fino a Beauly, tranquillo villaggio di casette fiorite tra le quali spiccano le rovine di un monastero duecentesco, poi la A832, lungo la quale facciamo un’inattesa quanto gradita sosta. Alla periferia di Muir of Ord è aperta alle visite la distilleria Glen Ord e cogliamo l’occasione: sarebbe imperdonabile tornare dalla Scozia senza averne visitato almeno una!
Il percorso guidato passa attraverso i capannoni in cui avvengono le varie fasi di produzione dell’“acqua della vita” (questo è il significato del termine whisky): il maltaggio, cioè la trasformazione dell’orzo messo a macerare in acqua, la fermentazione in appositi vasi, la distillazione, al termine della quale si conserva solo il cosiddetto “cuore” dello spirito ricavato, la maturazione nelle botti di quercia che dura per legge da un minimo di tre anni ma almeno otto per un single malt. Il giro si conclude con l’immancabile assaggio. Voglio aggiungere un’avvertenza: come accade un po’ in tutto il mondo, ad esempio con il Porto, il Cognac o i Brandy spagnoli, l’acquisto in distilleria di solito non è conveniente. Una bottiglia di Glen Ord “normale”, vale a dire invecchiato 12 anni, costa qui intorno alle £ 35 (= 50 €), mentre dopo pochi giorni ho acquistato in bottiglieria a Genova il Talisker (decisamente migliore) per 40 €.
Rientriamo di lì a poco, all’altezza di Contin, sulla principale A835 proveniente da Inverness, che non lasceremo più per i 62 km. che ci dividono da Ullapool. Dopo pochi minuti un cartello turistico e un piazzale di parcheggio, ai quali corrisponde una microscopica indicazione sulla nostra carta stradale, ci inducono a fermarci, più che altro per curiosità. Siamo all’imbocco di un bel sentiero in sottobosco che porta alle Rogie Falls e, una volta raggiunto il luogo in non più di una decina di minuti, ci rendiamo conto che avremmo fatto un errore a tirare diritto: da un ponte sospeso si ha una bella veduta su una serie di rapide e cascatelle, di per sé niente di speciale se non per il fatto che si distinguono chiaramente i salmoni che, nonostante l’opposta corrente, saltano fuori dall’acqua riuscendo incredibilmente a risalire i vari salti! Davvero uno spettacolo fuori dal comune e del tutto inatteso, tanto più che nessuna delle cinque guide consultate ne fa il minimo accenno!
Anche la A835, come quasi tutte le strade delle Highlands, si sviluppa adiacente a un corso d’acqua (in questo caso il Black Water) che di tanto in tanto si allarga in un loch d’acqua dolce. L’ultimo, il Loch Broom, è invece un fiordo marino lungo una ventina di chilometri, a due terzi del quale è situata Ullapool. La giornata è stata piuttosto intensa, per cui rinviamo a domattina una passeggiata lungo le strade della bella cittadina e raggiungiamo subito la guest-house nella quale pernotteremo, che conferma gli ottimi criteri di selezione della Lonely Planet: si tratta della confortevole Lady Smith House (Mr & Mrs Bailey), 24 Pulteney Street, tel. 01854-613286, e-mail ladysmithhouse@ulla1.fslife.co.uk, nella quale ci sono state destinate tre camere al costo di £ 23 a testa.
Forti delle ultime esperienze, ci muoviamo senza indugio per la cena e ci orientiamo senz’altro sul locale di gran lunga più animato, il Seaforth Inn in Quay Street, tel. 01854-612122. Bisogna prima passare alla cassa, leggere il menu, ordinare, pagare e mettersi in coda nell’attesa di un tavolo libero; ci tocca aspettare una buona mezz’ora e condividerlo con una simpatica coppia di Barcellona, ma l’attesa è ben ripagata. Ci rimarrà un’ottimo ricordo della qualità e dall’abbondanza delle portate, tra cui l’ottimo salmone, un grosso plateau di frutti di mare e la pint of prawns (sì, è proprio il boccale da una pinta, poco meno di mezzo litro, colmo di gamberetti!).
La serata prosegue con una piacevole immersione nella realtà locale. Il salone, già vivacissimo di suo in quanto ristorante e al contempo pub, si affolla di un gruppo di ragazze che festeggiano l’addio al celibato fra tre giorni di una di esse: la consuetudine prevede che la futura sposa, con il viso dipinto e una lunga veste bianca sulla quale spiccano cartelli con scritte maliziose, faccia con le amiche il giro di tutti i bar cittadini in uno scambio continuo di baci e bevute (a giudicare dal grado di ilarità, questo non deve essere né il primo locale né il secondo o il terzo del “pellegrinaggio”…)
Sfollata la pittoresca compagnia, è il momento dell’esibizione di Graeme Pearson, un menestrello con chitarra e armonica a bocca che riesce a stento a farsi sentire in mezzo al chiasso; non deve però essere l’ultimo arrivato, dato che tra qualche giorno ci imbatteremo in una sua locandina davanti a un pub sul Royal Mile di Edinburgh.
Frattanto i due giovani spagnoli sono andati via e, mentre centelliniamo un buon Talisker, il loro posto è preso da due ragazze che, benché possano essere abbondantemente nostre figlie, intavolano disinvolte una simpatica conversazione; non solo, di lì a poco arriva un secondo giro di whisky, offertoci da loro in segno di ospitalità. A una nostra domanda su come passa il tempo la gente in un posto così fuori mano nella stagione invernale, Laura e Sally, diciannove e vent’anni, rispondono ridendo: “We sleep… we drink”. C’è da crederci, visto che sono alla seconda vodka con limonata e l’inverno è ancora lontano…
Ma, a giudicare dal gran numero di giovani e bambini che fin dal primo giorno abbiamo notato, evidentemente gli amici Scozzesi devono occupare le lunghe serate invernali anche con una terza attività…
Certo che, se un mio coetaneo venisse a raccontarmi che due ragazzine gli hanno offerto da bere cinque minuti dopo averlo conosciuto, beh, stenterei a crederlo. Eppure, è proprio quello che ci è successo in questo villaggio nel profondo delle Highlands!

Mercoledì 20 agosto: ULLAPOOL – INVERNESS
La giornata si presenta uggiosa e trascorrerà in un’alternanza di pioggia, nebbie e rare schiarite: il tipico tempo scozzese nella regione più scozzese della Scozia, cosa possiamo chiedere di più?
La tappa odierna prevede il trasferimento verso sud-est fino a Inverness, 100 km. scarsi, così impegneremo parte della mattinata con la visita di Ullapool e poi in un giro panoramico lungo le stradine del promontorio nord-occidentale di Coigach.
Ullapool è una cittadina davvero incantevole affacciata sul Loch Broom, con le vie a reticolato, le indicazioni stradali in gaelico e le case settecentesche imbiancate a calce che si affacciano su giardinetti ben curati. Anche il cimitero, a breve distanza dal nostro B&B, ha un suo fascino, una piccola superficie a prato sulla quale sono allineate sobrie pietre tombali con semplici iscrizioni e talvolta decorate con croci o motivi celtici: alcune risalgono alle origini del paese, databili al 1788 come porto di pesca. I circostanti pendii che digradano in mare sono un vero trionfo di sterminate chiazze viola di erica. La passeggiata a mare prospetta sulla baia nella quale sono ancorati pescherecci e piccole imbarcazioni, mentre il lato opposto è una successione di pubs, localini, negozietti e laboratori di artigianato con belle insegne.
Dal molo si possono anche effettuare crociere (gestite da Seascape Expeditions, tel. 01854-633708) per l’avvistamento delle foche e dei delfini o nel piccolo golfo disseminato dalle solitarie Summer Isles.
Da Ullapool intraprendiamo un itinerario che, dopo una quindicina di chilometri lungo la A835, devia verso la penisola di Coigach, fra stradine a unica carreggiata che si inoltrano sinuosamente in un paesaggio primordiale di ripide colline alla cui base si susseguono frastagliati lochs di acqua dolce. Ci spingiamo alla punta estrema di Reiff, dove non può mancare, benché il tempo imponga la mantella impermeabile, una breve escursione a piedi lungo un pianoro erboso digradante in una scogliera di rocce nere frantumate che accerchia uno spiaggione di sabbia chiarissima: è uno scenario di grandi contrasti, solo un assaggio della parte più settentrionale e selvaggia della Scozia che non abbiamo il tempo di approfondire. Sarà per un’altra volta, magari ampliando il programma con gli arcipelaghi delle Ebridi Esterne, Orcadi e Shetland.
L’impronunciabile villaggetto di Achiltibuie è il punto dal quale decidiamo di fare dietrofront, ma prima, essendo ormai le 14, approfittiamo della presenza di un piccolo pub per fare uno spuntino: il locale si chiama “Am Fuaran” (tel. 01854-622339) ed è raccomandabile per l’accogliente interno con massicci arredi in stile marinaro e le appetitose patate al cartoccio variamente farcite.
Rimangono solo (“solo”… si fa per dire, visto il tipo di strada) i 40 km. tra qui e Ullapool percorsi all’andata, così come già conosciamo buona parte del tratto che porta verso Inverness, cioè i 62 km. fino a Contin. Frattanto si è creato un contrattempo, in quanto una persona della compagnia si trova da qualche ora un occhio gonfio e dolorante, per cui la priorità è la ricerca di un pronto soccorso: per fortuna, Inverness non è lontana e la mappa nella Lonely Planet unita alle buone indicazioni stradali ci fanno individuare senza perdere troppo tempo l’ospedale cittadino. Cito il piccolo imprevisto per sottolineare l’efficienza e la disponibilità dello staff oculistico, operativo anche se sono le 18 passate, che con una visita scrupolosa e una terapia accurata risolve il problema. Come nota pratica ad uso dei viaggiatori confermo che, a differenza di buona parte dell’Europa, in cui per l’assistenza sanitaria è necessario il mod. 111 rilasciato dalle ASL, in tutto il Regno Unito è sufficiente esibire la tessera sanitaria italiana: infatti non sborsiamo un centesimo, anzi ci vengono anche forniti alcuni farmaci.
Nel frattempo, lasciati i tre amici in ospedale, io e Walter abbiamo intrapreso la solita lotteria della ricerca dell’alloggio: dopo alcuni tentativi a vuoto, grazie al solito passa-parola telefonico anche questa sera eviteremo di… dormire in macchina. Ci sistemiamo in due case attigue sulla vicina Old Perth Road, un bel viale fiancheggiato da alberi di alto fusto, rispettivamente le Guest-houses “The Tilt” (Mr e Mrs Fiddes, tel. 01463-225352) e “Ridgewood” (Mrs Margaret Mackintosh, tel. 01463-220863): gente simpatica e ospitale, ma questa sistemazione è vivamente raccomandabile anche per il solo piacere di conoscere Mrs Mackintosh, un personaggio, come vedremo, che non è esagerato definire straordinario.
Su indicazione di Mr Fiddes, andiamo a cenare al ristorante del Craigmonie Hotel, sulla non lontana Annfield Road. Il tono tra l’elegante e il lussuoso dell’esterno e delle sale, il personale in livrea e la cilindrata delle auto posteggiate (ma si tratta degli invitati di un rinfresco di nozze) ci fanno temere una bella mazzata per i portafogli, ma siamo piacevolmente smentiti: mangiamo bene e il un conto è addirittura leggermente più contenuto della media abituale.
Rientrati a casa, c’è anche il tempo per fare un po’ di salotto con Mrs Mackintosh: l’arzilla signora, 81 anni, da quando è rimasta vedova 16 anni fa si è dedicata a tranquilli passatempi quali i lanci con il paracadute, il conseguimento del brevetto per pilota di elicotteri e la scalata di una ciminiera di una fabbrica cittadina, il tutto rigorosamente documentato da incredibili fotografie! In più, continua nell’attività di suonare il violino in feste di beneficienza in città e nei dintorni e ci mostra con orgoglio un invito a corte del Principe Carlo per un’onorificienza in riconoscimento della sua opera meritoria.
Un’altra conferma che questo modo di viaggiare da un B&B all’altro sarà magari più impegnativo, ma ripaga con conoscenze e situazioni davvero fuori dal comune!
Non finisce però qui: domani lasceremo definitivamente le Highlands e dedicheremo alcuni giorni alle Contee orientali di Moray, Aberdeenshire, Angus e Fife prima del “gran finale” di Edinburgh. Si può ben dire “un’altra Scozia” ma, come vedremo nella terza e ultima parte del diario, gli spunti di interesse non mancheranno di certo!

Curiosità 

1. Esistono diverse spiegazioni, ancora una volta tra storia e mito, sul nome del castello di Eilean Donan. La più suggestiva è legata a un leggendario “King of the Otters” (Re delle lontre) che era solito indossare un abito d’argento, poi bruciato sull’isola nel luogo della costruzione del castello. In gaelico, infatti, lontra è tradotto in Cu-donn; Eilean sta invece per isola.
2. Meno controversa è invece l’etimologia di Urquhart. Si tratta della progressiva storpiatura del nome con cui il luogo era noto nel VII secolo, vale a dire Airdchartdan, dal gaelico air (presso) e cardden (bosco): quindi, “presso il bosco”.
3. Il primo avvistamento del fantomatico “mostro di Loch Ness” è fatto convenzionalmente risalire al 1917, quando terrorizzò due fratellini; la prima e più famosa foto, opera del chirurgo londinese Robert Wilson, è del 1934. In realtà pare che la prima entrata in scena del simpatico Nessie, come è affettuosamente chiamato il mostro, sia di gran lunga anteriore: nel 580 d.C. San Colomba, il fondatore dell’Abbazia di Iona giunto lì in missione, vide uno dei suoi seguaci aggredito da una aquatilis bestia d’improvviso emersa dal lago, ma il Santo sollevò la mano benedetta ordinando “non toccare quell’uomo!”, al che il mostro si dileguò velocemente.
Non faccio commenti sul fatto che la “bestia acquatica”, già adulta nel 580, dovrebbe avere oggi almeno 1500 anni di età (e chissà che reumatismi, poveraccio, sempre immerso nell’acqua gelida...

11 commenti in “Failte gu Scotland! – 2
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    ubgmws oips
    12/07/2007 21:23

    lontbpgks swxphikgf bozrnwxvm dgkzhbpj suohxqd osuxhlzbj uayjcm

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    chas
    19/08/2004 09:37

    Confermo quanto detto da Marina, io ho vissuto 6 mesi a Londra e poi ho fatto circa 18gg di vacanza in Scozia, praticamente l'ho girata quasi tutta, e anch'io sono rimasto sorpreso dalla cordialità e ospitalità dei scozzesi. Mi piace raccontare un aneddoto: io e mia moglie avevamo noleggiato una macchina e una sera stavamo ammirando il tramonto nei pressi di una località di mare, St. Andrew, quando da una casa, dove credo era in corso una festa tra amici, gli ospiti stavano salutando i proprietari, i quali rientrando ci hanno notato, ed io ho pensato subito che si erano insospettiti nel vedere una macchina con 2 persone a borso parcheggiata nei pressi della loro casa, quindi mi sono messo quasi sulla difensiva, invece ci hanno chiesto da dove venivamo, ci hanno fatto entrare nella loro casa, offrendoci il miglior wisky scozzese e raccontandoci molte storie di quel posto e della loro famiglia. Non immaginate la nostra meraviglia, può succedere una cosa del genere in Italia?

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    marina
    19/08/2004 01:16

    18/08/04 Bella. Abbiamo iniziato il ns viaggio dalla parte ovest delle Scozia, la prima cosa che si nota è l’immensa vastità di verde e il suo oceano che in alcune parti si abbatte sugli scogli ed in altre si abbraccia alla terra (come nell’isola di Skay), ti chiedi cosa c’è di più bello; è solo natura ma che bella. Noi abbiamo attraversato il paese con la macchina con guida a sinistra, abbastanza facile, altri in bicicletta (faticoso), altri ancora in autostop e questo ci ha rassicurato sul tipo di paese che stavamo per visitare ma ancor di più quando nei B&B dove abbiamo alloggiato non era consuetudine chiudere la porta (ve lo immaginate questo in Italia?), è stato importante per noi percepire la fiducia e rispetto che hanno verso il prossimo, ci hanno rasserenato il viaggio; e così due sole ragazze si sono immesse nelle strade con guida a sinistra con poca conoscenza della lingua e senza nessuna prenotazione se non il viaggio di ritorno P.S. gli scozzesi sono gentili, non ti chiedere perché, accettalo e la Scozia ti apparirà ancora più bella.

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    Clara e Carlo
    16/10/2003 06:45

    Hai ragione, è proprio un peccato che non abbiate avuto il tempo di raggiungere Cape Wrath e percorrere la strada costiera settentrionale. Il senso del selvaggio è lassu' ancora piu' forte. Invece a noi mancò il tempo per le isole (Mull e Skye). Torneremo in Scozia la prossima estate (terza volta!!) proprio per visitare quella parte che ancora ci manca. Saluti!

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    Leandro
    16/10/2003 06:45

    L'apprezzamento di Nevio è un'ennesima conferma: la Scozia è una meta che non può mancare ad alcun viaggiatore!

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    Nevio
    16/10/2003 06:45

    Anch'io ho avuto la fortuna di passare per ben quattro volte le mie vacanze in Scozia e devo dire che l'articolo di Leandro me l'ha fatta ricordare esattamente come l'ho vista io. Seguite tutti i consigli di Leandro e andate al più presto a visitare uno dei paesi più belli ed ospitali d'Europa. Failte!!!!

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    Marcello
    16/10/2003 06:45

    Sarà molto utile anche a me! A primavera voglio andare in Scozia, sì lo so che c'è ancora tempo, ma intanto comincio a raccogliere info. Grazie!!

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    Leandro
    16/10/2003 06:45

    Ciao Valentina, grazie per il tuo interesse! Leggere la terza e ultima parte sarà possibile tra non molto; sto terminando la stesura proprio in questi giorni. Ti chiedo di avere solo un po' di pazienza e ti invito a tenere d'occhio il sito. A presto! ;-))

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    valentina
    16/10/2003 06:45

    Ciao, sono Vale, vorrei sapere se è possibile leggere il seguito di questo viaggio... mi interesserebbe molto... Grazie

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    Maurina
    16/10/2003 06:45

    Appoggio quello che dice Brunella! Ma non è più una novità... in questo sito si trovano sempre ottime dritte per i viaggi! Ma non c'è il rischio che ci viziate un po' troppo?? Scherzo, è chiaro... ;-) Bacioni a tutti!!!!

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    Brunella
    16/10/2003 06:45

    Bisogna dire che con una guida così piena di notizie, siamo praticamente pronti per il viaggio..... Abbiamo in programma la Scozia per la prox estate, speriamo di riuscire a vedere tutte le cose descritte. Anche le foto (bellissime la prima del castello e la cascata) fanno proprio venire voglia di partire!! Ciao!

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