Che grande regalo di nozze: l’Australia! - 3

La terza parte di una memorabile “Aussie experience”!

E’ la parte conclusiva di uno splendido viaggio in Australia. La prima e seconda parte, dallo stesso titolo, sono presenti in questo stesso sito.DIARIO DI VIAGGIO

Giovedì 25 settembre
KATHERINE – KAKADU PARK (Km. 350)
Colazione in camera questa mattina, con dolce e succo d’arancia acquistati ieri pomeriggio al supermercato, poi, con calma, lasciamo l’albergo e ci dirigiamo verso il Kakadu Park, dove trascorreremo le prossime due giornate.
Proseguiamo sulla Stuart verso nord, dopo circa 40 km da Katherine incontriamo il bivio per le Edith Falls, cascate che fanno sempre parte del Nitmiluk Park, ma a cui si accede attraverso un altro ingresso rispetto a quello che porta alle Katharine Gorge. Avendo una particolare attrazione per le cascate imbocchiamo il bivio e percorriamo i 40 km che ci portano nuovamente all’interno del parco. Si presenta davanti ai nostri occhi una piscina naturale ricca di acqua, nonostante questa sia la stagione secca, circondata da fitta foresta di eucaliptus. Sullo sfondo un salto di acqua si tuffa nel lago. Non si tratta di cascate molto alte, ma sicuramente il paesaggio in cui sono inserite le rende davvero interessanti!
I pochi visitatori presenti si godono un bagno rinfrescante o cercano l’abbronzatura sdraiati al sole. Probabilmente si tratta di persone che hanno passato la notte nel campeggio qui vicino, infatti anche qui, come in moltissimi luoghi di interesse, è possibile campeggiare in aree appositamente dedicate pagando una tariffa minima. Noi facciamo una breve passeggiata nei dintorni, quindi decidiamo di proseguire verso il Kakadu National Park.
Torniamo sulla Stuart e all’altezza di Pine Creek deviamo sulla Arnhem Highway. Dopo qualche km arriviamo all'ingresso sud del parco. E' necessario pagare un biglietto di ingresso di 16,50$ a testa, che dà diritto a girare liberamente nel parco per sette giorni. Insieme al biglietto il ranger ci consegna un libriccino guida del parco contenente anche l’elenco delle visite guidate ed i relativi orari di partenza.
Vediamo che la maggior parte delle visite ha inizio alle 7.30 della mattina, di conseguenza noi siamo almeno tre ore in ritardo! Volendo è possibile attendere i ranger ai punti di incontro segnalati in prossimità di tutti i luoghi di maggior interesse agli orari indicati. Ma visto che il nostro inglese è appena sufficiente per la sopravvivenza in questo paese, non ha molto senso ascoltare per ore capendo al massimo il 10% di quanto ci raccontano! In ogni caso abbiamo incontrato alcuni ranger e abbiamo notato la professionalità con cui svolgono il loro lavoro, spiegando nel dettaglio e con passione il significato e la storia di ciò che illustrano.
Il parco ha un’estensione di circa 19 mila kmq, ospita 275 specie di uccelli, 75 specie di rettili, 10.000 specie di insetti oltre 1600 specie vegetali ed è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. La parte orientale del parco è delimitata dalle distese rocciose dell’Arnhemland, territorio aborigeno ricco di pitture e graffiti rupestri. Il parco include infatti una delle più vaste e migliori collezioni di dipinti su rocce, oltre a panorami spettacolari delle scarpate di arenaria, delle boscaglie e dei terreni paludosi. Kakadu protegge anche l’intero bacino di raccolta del South Alligator River, il grande fiume subtropicale.
Proseguiamo fino all’altezza di Cooinda, tralasciando il bivio per le Jim Jim Falls e le Twin Falls, raggiungibili solo con un mezzo 4X4 e comunque in questo periodo dell’anno scarse in portata d’acqua.
Da Cooinda partono le crociere sulle Yellow Waters. Quando siamo partiti da casa avevamo l’idea di partecipare alla crociera, ma siamo arrivati qui a mezzogiorno, l’ora meno consigliata per l’escursione, poiché gli animali, a causa del caldo, si rifugiano e non si fanno vedere.
Optiamo quindi per una passeggiata di 1,5 km lungo il perimetro della laguna, fino ad una piattaforma panoramica affacciata sul billabong.
Il caldo è davvero soffocante e rientrare in macchina ed accendere il condizionatore è un vero sollievo!
Continuiamo a seguire la strada principale che percorre il parco in lunghezza prima verso est e poi in direzione opposta fino all’uscita nord. La prossima meta è il Warradjan Aboriginal Cultural Centre. All’interno del centro culturale è testimoniata la storia del popolo Bininj, i “padroni” della zona. Attraverso l’esposizione di oggetti, disegni, fotografie e scritti vengono illustrati la vita e gli usi di questo popolo e la loro idea della creazione.
Usciti dal centro ci dirigiamo verso Nourlangie Rock, uno dei due siti principali in cui si possono ammirare esempi di rock art aborigena.
Un percorso circolare di un km e mezzo ci porta ai dipinti aborigeni; troviamo addirittura, in corrispondenza del principale sito, un gruppo di studiosi dell’Università di Cambridge intenti all’analisi di un’opera, che dovrebbe essere stata creata tra i 100 e i 20000 anni fa, alla quale cercano di attribuire età e significato.
I soggetti principali sono le scene di caccia, le scene di vita sociale e le divinità del Tempo del Sogno.
E’ ora di fare una pausa e rinfrescarci un po’ prima di proseguire. Decidiamo di farlo al centro visitatori. In realtà questo dovrebbe essere, secondo le guide, il punto di partenza per la visita al parco, ma essendo arrivati da sud e non avendo molto tempo a disposizione ci arrangiamo così. Il centro fornisce anche, specie nel periodo umido che va da gennaio a marzo, le informazioni sulla percorribilità delle strade e sul livello di fiumi e torrenti.
Siamo giunti al bivio per Ubirr e questa è proprio l’ora raccomandata per effettuare la visita: l’ora del tramonto.
Ubirr è l’altro importante sito di incisioni rupestri aborigene. Un percorso circolare di un chilometro porta alla scoperta di altri dipinti. A metà del percorso circolare è possibile intraprendere una breve salita sul monte Ubirr, da dove si gode veramente una vista mozzafiato sulla piana alluvionale dell’East Alligator River sottostante e sull’Arnhemland. Siamo veramente rapiti dallo spettacolo e la luce del tramonto rende tutto ancora più magico. Anche questo è un luogo sacro per la gente del posto, che chiede il massimo rispetto. Purtroppo non siamo gli unici a voler godere della bellezza del posto e una copiosa folla si raduna quassù, togliendo parte della magia. Restiamo qua il più a lungo possibile, ma sappiamo di dover percorrere ancora 50 km prima di giungere all’albergo e non vogliamo guidare con il buio, per non rischiare di scontrarci con animali attratti dalla luce dei fari, quindi appena il sole cala sulla piana torniamo al parcheggio e ci incamminiamo verso l’Aurora Kakadu, dove arriviamo alle 19.30 affamati al punto da precipitarci immediatamente al ristorante, dove, come in tutta l’Australia, la cena viene servita entro le 20.30!

Venerdì 26 settembre
KAKADU PARK – DARWIN (Km. 300)
Il Kakadu Aurora Resort è situato nei pressi dell’entrata nord del Kakadu National Park, quindi dopo poche decine di Km di paesaggio attraversato da parecchi corsi d’acqua, usciamo dal parco dirigendoci verso Darwin.
All’altezza di Humpty Doo scorre l’Adelaide River, il corso d’acqua più importante del Northern Territory, popolato da numerosi alligatori. Lungo la strada sono posizionati i moli da cui partono le crociere “Jumping Crocodiles”. Siamo curiosi di vedere questi enormi cannibali, ci fermiamo e acquistiamo i biglietti per la prossima crociera.
Ci sono crociere da un’ora a 25$ e da un’ora e mezza a 37$ a testa. Noi scegliamo quella della durata di un’ora. Tra tutte le esperienze di contatto con gli animali che si possono fare in Australia, questa non sarà sicuramente la meno artificiosa, ma tutto sommato potrebbe essere l’unica occasione per vedere coccodrilli in libertà, sempre che non vogliamo fare un bagnetto nel fiume…
Del resto si possono vedere coccodrilli in semilibertà al Crocodile Park, a 20 km circa da Darwin o rinchiusi al Territory Wildlife Park.
Alle 11.30 la crociera parte. Il nostro pilota-guida come prima cosa si raccomanda di non sporgerci assolutamente con alcuna parte del corpo e per nessun motivo dall’imbarcazione, quindi comincia a muovere la barca alla ricerca degli alligatori. Non ci vuole molto tempo perché un paio di rettili si facciano vivi. In effetti a pensarci bene sono un po’ complici dell’avventura: loro sanno che all’arrivo della barca avranno qualcosa da mangiare, in cambio dovranno solo fare un paio di salti fuori dall’acqua!
Sono davvero enormi: 4 metri di animale che affiora dall’acqua prima solo con gli occhi, poi tira fuori il muso per annusare la carne e poi si alza con tutta la forza fino ad uscire con metà della sua lunghezza e avventarsi sul pezzo di carne che il pilota agita appeso ad un lungo bastone. E’ uno spettacolo davvero impressionante!
La barca prosegue avanti e indietro per il fiume, dopo anni di esperienza infatti il pilota conosce esattamente i punti dove può trovare i vari esemplari, che lui chiama addirittura per nome. Ci spiega infatti che i coccodrilli sono animali stanziali, abituati a vivere nella propria porzione di territorio, difendendosi dalle invasioni di altri individui, combattendo fino al punto di rimetterci qualche arto!
Riportandoci verso il molo il pilota ci offre una descrizione dei vari incidenti mortali che negli ultimi anni hanno avuto come protagonisti coccodrilli e turisti impavidi. Alla fine siamo stati fuori un’ora e un quarto… abbiamo fatto bene a scegliere la crociera più corta!
Proseguiamo verso Darwin, dove pernotteremo questa notte e la prossima. Arrivati alla Stuart ci rendiamo conto che è ancora piuttosto presto, così ci dirigiamo verso il Territory Wildlife Park, un parco naturale che accoglie animali endemici del Northen Territory e dell’area dl Top End e altri “importati”, come cammelli e dingo. Il parco è molto vasto e ci si può muovere al suo interno sia camminando, sia utilizzando un piccolo trenino circolare.
Un’enorme voliera permette di ammirare numerose specie di uccelli e un grande acquario ospita barramundi, meduse, tartarughe e un enorme coccodrillo. Nella nocturnal house sono in esposizione animali notturni e rari, come topi d’acqua, civette e pipistrelli fantasma!
Riprendiamo la strada verso Darwin, attraversiamo gli ultimi km. di prati alternati a frutteti e piano piano le costruzioni si fanno sempre più presenti, cominciano i sobborghi della città, aumentano i distributori, i negozi, i supermercati. L’idea che ci stiamo facendo della città è quella di un posto tranquillo, certamente molto diverso dalle metropoli del sud. Arriviamo fino al centro e al Mirambeena resort, sulla Cavenagh Street, dove trascorreremo i prossimi due giorni. Dopo una doccia ristoratrice usciamo per un giro della città e per cercare un posto dove cenare.
Il caldo afoso non dà tregua, neppure dopo il calare del sole. Facciamo un giro sulla Smith Street Mall, l’area pedonale dove sono concentrati quasi tutti i negozi di souvenir della città. Ovviamente a quest’ora sono già chiusi, ci rifaremo domani, giornata dedicata alla visita della città. In questo periodo ci troviamo nella stagione secca, che si contrappone alla stagione umida che va da novembre ad aprile circa. La temperatura è decisamente elevata, così come il tasso di umidità: non oso immaginare cosa possa essere tra qualche mese! L’unico vantaggio è che ancora non abbondano le noiosissime mosche che ci costringerebbero ad usare la retina per ripararci il viso, infatti ci ronzano attorno solo pochi esemplari che non ci infastidiscono più di tanto!
Cerchiamo Sizzler, il ristorante di cui abbiamo letto giudizi particolarmente buoni sul diario di Leandro, ma non riusciamo a trovarlo da nessuna parte, neppure consultando le pagine gialle. Attanagliati dai morsi della fame entriamo da Giuseppe’s, un ristorante italiano che ci servirà una pasta non tra le migliori tra tutte quelle assaggiate nel continente e anni luce lontana da quella mangiata a Melbourne!

Sabato 27 settembre
DARWIN
Oggi la giornata è dedicata al relax, alla visita della città e ad un po’ di shopping. Purtroppo anche questa volta, come era già successo ad Alice Springs, ci troviamo a visitare una città nel fine settimana, quando i negozi effettuano orario ridotto, cioè il sabato chiudono alle 13.00, mentre la domenica sono chiusi del tutto. Solo qualche negozio di souvenir del centro fa eccezione.
Darwin è lo sbocco naturale del Top End, una moderna cittadina con palazzi, alberghi, università e complessi sportivi e culturali. Un quarto della popolazione è costituita da aborigeni, che convivono con europei, asiatici e australiani dando vita ad una città multietnica. Dopo il ciclone Tracy che nel 1974 ha raso al suolo la città, Darwin è stata completamente ricostruita.
Giriamo per il centro senza meta, attraversiamo Cavenagh Street, dove si trova anche il NT General Store, il più fornito emporio di abbigliamento e materiali per la sopravvivenza nel deserto di tutto il Northern Territory. Sfortunatamente siamo alla fine del viaggio e qui troviamo molte cose che ci sarebbero state utili nel corso dei giorni passati, anche se la tentazione di acquistare abbigliamento da esploratore è molto forte! Proseguiamo sulla Smith Street Mall, la zona pedonale piena di ristorantini, caffè e negozi di souvenirs, la Michael, ricca di ristoranti e locali, fino ad arrivare sull’Esplanade, il bel parco cittadino sul litorale, delimitato dagli edifici coloniali e adornato da un memoriale di guerra, informazioni storiche e la possibilità di fare passeggiate tra le piante tropicali ammirando il porto della città.
Il pomeriggio lo trascorriamo nella piscina dell’albergo, tra una nuotata e un sonnellino sulla sdraio al riparo dal sole!
Verso sera siamo sufficientemente riposati per decidere di fare una passeggiata fino a Cullen Bay, il porticciolo turistico della città, ad aspettare il tramonto.
Ci andiamo a piedi, tanto per fare un po’ di movimento dopo una giornata così rilassata. Ci vorrà mezz’ora di cammino, ma ne varrà la pena: il sole sta per tuffarsi in acqua e colora di rosa le palme, la sabbia, le barche ormeggiate e le casette affacciate sulla baia.
Rientriamo in città che è praticamente buio, decisi a trovare un ristorante per la cena che sia migliore di quello di ieri sera.
Sulla guida abbiamo letto di un locale in stile pub inglese, il Rorke’s drift. Dopo pochi minuti di strada lo individuiamo sulla Michael, poco lontano dal nostro hotel. Il ristorante funziona un po’ come gli altri provati nel corso del viaggio: ci si siede ad uno dei tavoli liberi, quindi dopo aver scelto le portate dal menu si ordina e si paga al bancone. Dopo poco le ordinazioni arrivano direttamente al tavolo.
Questa sera l’atmosfera nel locale è molto calda: è infatti in corso un incontro di rugby tra Roosters Sydney e Bulldogs, trasmesso da una rete locale. I tifosi presenti animano molto l’atmosfera scatenandosi in un tifo sfrenato!

Domenica 28 settembre
DARWIN – IN NOTTATA TRASFERIMENTO A HAMILTON ISLAND
Abbiamo ancora tutta la giornata a disposizione prima del volo che questa notte ci porterà ad Hamilton Island, sulla barriera corallina, per l’ultimo periodo di relax della vacanza.
Carichiamo nuovamente i bagagli in auto e lasciamo l’albergo, ancora indecisi sulla destinazione di oggi.
Possiamo scegliere tra il Litchfield National Park o i dintorni della città. Quando ci siamo svegliati il cielo era completamente coperto di nubi grigie, anche se la temperatura non risulta più bassa neppure di un grado! Il cattivo tempo e il fatto che questa sera partiremo verso il mare ci trasporta in un’atmosfera decisamente rilassata, che ci induce a tralasciare l’idea di visitare il Litchfield. In realtà questa sera ci pentiremo un po’ di questa decisione, visto che passeremo la giornata a bighellonare senza concludere molto!
Sulla guida abbiamo letto dei molti mercati della domenica mattina, così ci dirigiamo subito a Nighcliffe e poi a Rapid Creek nella speranza di trovare gli ultimi regalini da comprare per parenti e amici. In realtà il mercato, molto caratteristico e variopinto, non è altro che un susseguirsi di bancarelle che vendono piante, frutta e verdura e cibo prevalentemente orientale. Sembra quasi di essere in una via di Hong Kong!
Sono le 11, abbiamo ancora un paio d’ore a disposizione per tornare in centro città a recuperare i souvenir nei pochi negozi aperti sul Mall. Riusciamo infatti a comprare una maglietta, un boomerang, una tazza e qualche altro oggettino.
Approfittiamo anche per mangiare qualcosa in uno dei tanti fast food della zona, quindi proseguiamo per il Casuarina National Park, pochi chilometri a nord di Darwin. La spiaggia è davvero bella, ma non c’è nessuno tranne qualche ragazzo con i cani. Ci è parso infatti che gli australiani non amino frequentare le spiagge quanto noi. Nessuna spiaggia infatti è mai affollata se non di surfisti e spesso i pochi visitatori si limitano a passeggiare con i vestiti addosso.
Oggi il caldo è ancora meno sopportabile del solito, così per ritemprarci cerchiamo un laghetto dove fare il bagno.
La prima meta è l’Howard Springs Nature Park. All’ingresso del lago un cartello ci avverte che in questi giorni è sconsigliato fare il bagno a causa della grande quantità di batteri presenti nell’acqua. In effetti il lago non è affatto invitante, anche se molti hanno deciso di ignorare l’avviso e tuffarsi ugualmente.
Proviamo con la piscina artificiale che si trova accanto al laghetto, ma viste le ridotte dimensioni e la quantità di persone immerse lasciamo stare.
Proseguiamo sulla Stuart verso sud, fino all’incrocio per Berry Spring, dove dovrebbe trovarsi un altro parco naturale con laghetto dove finalmente concederci un bagno.
Anche qui l’affollamento è davvero notevole, in fondo è domenica e anche gli australiani cercano un posto dove trascorrere la giornata lontano dalla calura! L’area infatti è molto ben attrezzata, con tavoli, panche e griglie per il barbecue, la passione degli Aussie.
Il laghetto è pieno di gente, ma è decisamente più invitante del precedente. Ci fermiamo a rinfrescarci e per l’ora del tramonto torniamo a Cullen Bay, questa volta con la macchina, a vedere l’ultimo tramonto darwiniano. Il forte vento di mare allevia il caldo mentre aspettiamo il calare del sole sulla spiaggia, circondati da molte famiglie che si radunano per il picnic serale in riva al mare.
E’ ancora troppo presto per andare all’aeroporto; per far passare un po’ di tempo ci sediamo a bere qualcosa ai tavolini di uno dei tanti locali sul lungomare, un ristorante messicano dall’atmosfera molto simpatica e dopo un po’ ordiniamo anche la cena.
Con calma raggiungiamo l’aeroporto dove all’una e trenta ci imbarcheremo sul volo per Hamilton Island, via Sydney.
All’inizio per arrivare all’isola non era previsto questo itinerario, infatti avremmo dovuto fare scalo a Cairns, impiegando molto meno tempo, ma pare che non ci sia il volo Darwin - Cairns. Ad averlo saputo prima avremmo potuto strutturare l’intero itinerario delle tre settimane al contrario, partendo cioè da Darwin per arrivare a Sydney e quindi proseguire per Hamilton Island.
L’idea era però quella i trovare subito un po’ di fresco dopo un’estate italiana davvero calda, per abituarci poi nuovamente e gradualmente al caldo. Certo così è diventata un po’ lunga!

Lunedì 29 settembre - Venerdì 3 ottobre
HAMILTON ISLAND
Arriviamo a Sydney alle 6.00, il tempo di cambiare terminal e ripartiamo per Hamilton Island. Il sole è già alto e dal finestrino possiamo vedere il panorama sulla bellissima città. Devo dire uno spettacolo davvero stupendo: dopo averla goduta dal basso ora possiamo ammirare la meravigliosa baia anche dall’alto, illuminata dai colori dell’alba!
Dopo un paio d’ore di volo atterriamo sulla nostra isola, Hamilton Island nell’arcipelago delle Whitsundays.
I motivi per cui abbiamo scelto questa tra le tante isole della barriera corallina australiana sono prevalentemente due: le opinioni davvero positive che abbiamo raccolto su questo posto prima di partire, che lo descrivevano come l’arcipelago più bello del continente, e il fatto che ci fosse un volo di linea che atterrava qui con un aereo non troppo piccolo (che avrebbe parecchio infastidito Fabio!).
Il clima che ci attende è perfetto: 27°C ben ventilati e soprattutto senza umidità! Ci voleva proprio dopo dieci giorni di caldo tropicale!
Allo sbarco ci attende un’addetta del resort che ci indica il bus che ci porterà alla nostra sistemazione. Non è necessario che ritiriamo i bagagli, ci verranno consegnati direttamente in camera. Wow, sembra proprio un bel posto!
In realtà la perfetta organizzazione si ferma qua: da questo momento in poi poche cose saranno gestite altrettanto bene!
Arrivati alla reception ci fanno sapere che la nostra camera (e quindi anche i bagagli) non sarà pronta prima di due ore e mezza. Certo non è proprio l’ideale, considerato che su tutta l’isola esiste un solo resort, un porticciolo e l’aeroporto, tutti appartenenti alla stessa organizzazione. Qui atterrano e ripartono un paio di aerei al giorno, forse sarebbe il caso che le stanze fossero pronte in concomitanza con gli arrivi!
Facciamo un giro per il resort tanto per occupare il tempo. Tra numerosi negozi di abbigliamento, beauty farm e bar avvistiamo la piscina, molto grande e bella, ma ovviamente non riusciamo a recuperare neppure una sdraio, visto che sono già le dieci passate. Non abbiamo neppure il costume (è nella valigia) e comincia a fare caldo! Proseguiamo per un giro del centro abitato dell’isola nella zona del porticciolo, che rimane dalla parte opposta rispetto al resort, dove si trovano anche la maggior parte dei ristoranti, altri negozi, alcuni centri sportivi e persino un’agenzia immobiliare che un paio di volte la settimana organizza visite alle ville in vendita dell’isola. Le distanze sull’isola sono molto contenute e i due punti più lontani sono separati da un chilometro circa. La strada che congiunge il resort al porto però scavalca una collina con una ripida salita e un’altrettanto ripida discesa. La cosa sembra fatta apposta, visto che per il resto l’isola è stata spianata, con forte disappunto da parte degli ambientalisti locali, per costruire il porto, l’aeroporto e il resort, che comprende anche due alti grattacieli. Sono state costruite di conseguenza dighe artificiali e il fatto che sia rimasta questa collina ci fa pensare che la cosa sia finalizzata a farci noleggiare un buggy, una piccola vettura di bassa cilindrata completamente scoperta a due, quattro o sei posti, dello stesso tipo di quelle impiegate sui campi da golf. Sull’isola ne girano davvero una grande quantità, ma hanno un costo molto elevato: 450 dollari la settimana. Poi essendo alimentati a miscela in alcune zone rendono l’aria irrespirabile! L’unica alternativa è un servizio di pullmini che per due dollari e 50 a corsa compiono il percorso resort-porto.
Poiché trascorreremo questi cinque giorni prevalentemente in completo relax sulla spiaggia, abbiamo deciso che quando avremo bisogno di spostarci lo faremo a piedi!
Finalmente ci viene assegnata la stanza. Fa parte di un piccolo complesso disposto su due piani e immerso nella vegetazione tropicale vicino alla spiaggia. Per fortuna non siamo in cima al grattacielo: sarebbe stato davvero poco caratteristico per un’isola corallina!
Insieme alle chiavi della stanza ci viene consegnato il programma settimanale delle attività: pallanuoto, immersioni, aerobica, ping pong, trivial, cricket, minigolf e altre attività, tutte rigorosamente a pagamento! Qui, a parte il pernottamento, niente è compreso nel costo della camera!
Ci prepariamo e scendiamo in spiaggia. E’ molto bella, lunga con sabbia fine e palme e corredata di sdraio e ombrelloni fatti di foglie. Il mare è molto bello, anche se la barriera corallina è piuttosto lontana dalla spiaggia e per raggiungerla è necessario partecipare a gite organizzate. Sulla spiaggia c’è anche molta meno gente rispetto a quella che popola la piscina. Ci rendiamo anche subito conto dell’elevato numero di bambini, quasi tutte le famiglie ne hanno due o tre. Non ci vuole molto per capire la ragione: su tutta l’isola i bambini fino a 14 anni mangiano gratis!
Trascorriamo la maggior parte delle giornate seguenti in spiaggia, dove la fatica più grossa sarà sfogliare le pagine di un libro. Il sole è molto forte, ma la brezza fresca che soffia tutto il giorno rende tutto davvero piacevole.
L’alternanza delle maree è davvero impressionante: l’ho scoperta una mattina molto presto, alle sei circa andando in spiaggia a prendere il posto sulle sdraio e i dolci caldi al forno. Dove durante il giorno facciamo il bagno a quest’ora ci sono solo decine di metri di sabbia e rocce. In linea d’aria il mare si ritira almeno di duecento metri! Lo stesso succede nel tardo pomeriggio, mentre il momento di altezza massima si ha a mezzogiorno e a mezzanotte, infatti le attività sportive acquatiche si svolgono solo tra le undici e le quattro, anche perché il sole qui tramonta molto presto, alle 17.30 circa.
All’ora di cena scopriamo un’altra pecca nell’organizzazione dell’isola: andiamo verso i ristoranti del porto, ma non avendo prenotato un tavolo non riusciamo a trovare posto in nessuno dei sette locali. Certo nessuno ci aveva detto che fosse necessaria la prenotazione. Non ci rimane che cenare nel ristorante italiano, molto caro e ricercato.
Il giorno successivo, memori dell’esperienza, cerchiamo di prenotare la cena al bistrò del resort, ma qui non accettano prenotazioni e la sera faremo una gran fila per cenare! La cosa si ripeterà tutta la settimana, una sera addirittura una signora ci chiederà di sedere allo stesso tavolo per risparmiare tempo nell’attesa. Si rivelerà una serata divertente, infatti grazie al coinvolgimento di questa australiana e di suo figlio parteciperemo anche alla gara di trivial organizzata nel resort!
Il penultimo giorno ci imbarchiamo per la gita a Whiteheaven beach, la meravigliosa spiaggia bianca silicea lunga cinque chilometri sull’isola di Whitsunday. L’isola è la più grande dell’arcipelago, è completamente disabitata ed è interamente parco marino protetto. La si raggiunge solo via mare e solo nelle ore diurne. E’ uno spettacolo indescrivibile, che ci ripaga abbondantemente di ogni disagio vissuto negli ultimi giorni. Non avevo visto mai una sabbia così bianca, una spiaggia così bella, né dal vivo, né in tv o sui cataloghi di viaggio. Questa deve essere davvero la spiaggia più bella del mondo!
Restiamo qui solo un paio d’ore che trascorriamo a giocare come bambini nell’acqua azzurra e trasparente, non abbiamo il coraggio di uscire e avventurarci tra la folta vegetazione che ricopre l’isola fino alla spiaggia, anche se un po’ ci pentiremo, perché perderemo l’occasione di vedere moltissimi animali in libertà! Risaliamo in barca per il pranzo e ammiriamo da lontano questo paradiso costeggiandolo per tutta la sua lunghezza, mentre ci dirigiamo a Bali Hai, l’isola più a nord di tutto l’arcipelago, dove faremo un’immersione nella barriera corallina.
L’equipaggio è molto gentile e professionale, per tutta la giornata ci fornisce informazioni turistiche, ci offre il caffè con i biscotti la mattina e il tè nel pomeriggio e ci tiene anche una breve lezione sull’uso dell’attrezzatura da snorkelling.
Il capitano ci anticipa che probabilmente a causa delle condizioni del mare non potremo immergerci e il programma dovrà subire delle variazioni. A noi non sembra che le condizioni del mare siano così negative, anzi ci pare proprio che non ce la stia raccontando giusta: il mare è una tavola e il vento pur provenendo da nord (cosa che sembra preoccupare il capitano) non è poi così teso!
Ma da lì a poco capiamo forse quale è la vera preoccupazione del capitano: poco distante dalla barca vediamo passare un branco di pinne scure. Di certo non si tratta di delfini, anzi sentiamo qualcuno tra quelli che si sono accorti del passaggio parlare di squali!
Ovviamente dal ponte di comando nessun cenno… se fossero stati animali “amici” ce li avrebbero fatti notare!
Arriviamo comunque a Bali Hai, un atollo disabitato lungo solo qualche decina di metri. Qui il capitano scende sulla barca d’appoggio per accertarsi delle condizioni. Al suo ritorno ci conferma che dovremo rinunciare all’immersione. Questo giro di perlustrazione ci è sembrato un po’ un teatrino: secondo noi era già convinto che il programma sarebbe variato ancora prima di sbarcare!
Non ci rimane che il giro sul sottomarino per ammirare la barriera corallina.
L’esperienza non è delle più felici perché i vetri degli oblò sono parecchio rigati e non consentono di ammirare la barriera nel massimo del suo splendore, ma soprattutto perché qua sotto tra caldo e movimento oscillatorio mi sto sentendo male!
Sulla via del ritorno facciamo un’ultima tappa a Daydream Island, una piccola isola dell’arcipelago interamente “colonizzata” da un grande resort. Un tuffo in piscina e un giro per le boutique e facciamo venire l’ora di imbarcarci per tornare alla nostra isola.
E’ l’ultima sera che trascorriamo qui, domani mattina partiremo per Cairns, ultima tappa di questo lungo viaggio. Ceniamo al bistrò, dove pasta e pizza non sono male e dopo una passeggiata al porto torniamo in camera a fare le valigie.

Sabato 4 ottobre
HAMILTON ISLAND - CAIRNS
Al check-in scopriamo che il nostro volo partirà con due ore di ritardo e per di più parte dei nostri bagagli resteranno a terra perché viaggeremo su un aereo molto piccolo! ed è questa la cosa che fa infuriare Fabio, ma tanto non ha molte alternative… a meno che non voglia restare qui! Un vantaggio però c’è: volando bassi potremo ammirare una splendida vista della barriera corallina che scorre sotto di noi illuminata dal sole e circondata di spiagge bianche.
Arriviamo a Cairns, Queensland, alle 13.30 e ci facciamo portare in hotel, l’Oasis resort, dal taxi. Purtroppo in seguito al ritardo aereo non abbiamo più tempo sufficiente per la gita in treno a Kuranda. Sono molto dispiaciuta, avrei tanto voluto fare quest’ultima escursione! Non abbiamo neppure l’auto a noleggio, altrimenti avremmo potuto provare ad andarci per conto nostro. Niente da fare anche per Cape Tribulation , località molto rinomata ma ancora più lontana.
Non ci resta che la possibilità di un giro in città. E’ sabato pomeriggio e siamo preparati per trovare i negozi chiusi. E invece ci attende una piacevolissima sorpresa: qui i negozi sono aperti tutti i giorni della settimana fino a tarda sera, esiste persino un Night Market ricco di souvenir, cibo e articoli d’ogni genere!
La città è molto frequentata dai giapponesi che possono arrivare in pochissime ore di volo e l’economia locale fa parecchio conto sui turisti nipponici.
La città è anche un ottimo punto di partenza per le gite, anche giornaliere, sulla barriera corallina. Se mai dovessi tornare penso che sceglierei di trascorrere qui più tempo e partire ogni giorno alla scoperta di un’isola nuova tra quelle che si trovano a poca distanza dalla costa!
Trascorriamo il pomeriggio passeggiando sul lungomare fino alla palude, riserva acquatica e avicola. Per la cena scegliamo tra uno dei tanti locali del lungomare affollati di giovani, un pub che offre la solita formula dell’ordinazione al banco. Non ne possiamo quasi più di condimenti e salsine che annegano qualsiasi portata, anche il fegato comincia a dare segni di cedimento. Fortuna che ho già ordinato alla mamma un bel minestrone col pesto per dopodomani!
Dopo cena facciamo gli ultimi acquisti al Night Market, dove magliette, pupazzi, boomerang sono davvero più assortiti, abbondanti e convenienti che altrove. Ad averlo saputo avrei comprato tutto qui!
La città è ricca di giovani, provenienti da ogni angolo del pianeta che spesso partono da qui per il loro viaggio in Australia. A angoli di strada si trovano bacheche con annunci di chi cerca compagni di viaggio, offre camere in ostello, acquista o vende auto usate. Anche i locali del centro sono molto giovani, c’è musica ovunque, le strade sono affollate fino a tardi e gli ostelli sono abbondanti tanto quanto le agenzie che organizzano tour per il paese a prezzi scontatissimi.

Domenica 5 ottobre
CAIRNS - ITALIA
E’ giunto il giorno della partenza. Il volo per Singapore parte dall’aeroporto di Cairns alle 14.30. Lasciamo i bagagli nella hall dell’albergo e torniamo sul lungomare a fare colazione in uno dei tanti locali sui cui banconi muffin e caffè hanno preso il posto di bistecche e birra.
Arriviamo in aeroporto con un buon margine di anticipo, abbiamo così il tempo di fare il check in con estrema calma, assistiti da una gentilissima hostess che fa di tutto per accontentare la nostra richiesta di avere un posto vicino all’uscita di emergenza. Ancora una volta abbiamo la dimostrazione di quanto le persone da queste parti siamo disponibili e cortesi, cosa che ci rimarrà nei ricordi almeno quanto la bellezza dei posti visitati!
In attesa del volo spendiamo gli ultimi dollari in un paio di bottiglie di vino e un sacchetto di noci di Macadamia.
Alle 19 circa sbarchiamo a Singapore, da dove ripartiremo per Francoforte tra 4 ore.

Lunedì 6 ottobre
ITALIA
Arriviamo a Francoforte all’alba, piuttosto stravolti per il viaggio e cerchiamo il gate da dove ci potremo imbarcare sul volo per Milano, dopo aver riportato l’orologio indietro di nove ore. Atterriamo a Milano puntuali alle 9.00. Qui finisce il viaggio meraviglioso, che ricorderemo spero per sempre! Quello che ci aspetta ora è un altro tipo di viaggio… speriamo altrettanto fantastico!

CONSIDERAZIONI AL TERMINE DEL VIAGGIO
Sono passati quasi due mesi dal giorno in cui abbiamo fatto ritorno a casa e oggi, riguardando depliant, guide, fotografie che mi hanno aiutata a completare il diario, ho già voglia di ripartire e penso a come organizzerei il secondo viaggio. Sono tante, tantissime le cose che abbiamo dovuto trascurare lungo il viaggio a causa del poco tempo a disposizione e che ora avrei tanta voglia di tornare a vedere. Certo un mese non è in assoluto un breve periodo per una vacanza, ma lo è quando la destinazione è così lontana e offre così tanto. Tornerei a visitare le fattorie e le cantine di produzione del vino, Perth, le Blue Mountains, le spiagge del Queensland, i parchi naturali del South Australia, la Fleurieu Peninsula, il Ghan e tutto il resto che non abbiamo visto. Per questo vi consiglio: programmate attentamente il vostro viaggio, ma sappiate comunque che anche dopo un’attenta organizzazione difficilmente riuscirete a scoprire tutto ciò che è possibile vedere e vivere nel continente. L’importante è che possiate assaporare l’atmosfera del luogo, la cordialità della popolazione e imparare il senso di rispetto che ha qui l’uomo nei confronti della natura, un rispetto che noi con la nostra cultura non riusciamo neppure a immaginare.

4 commenti in “Che grande regalo di nozze: l’Australia! – 3
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    MAX
    28/05/2008 22:40

    CIAO,MI AVETE EMOZIONATO TANTISSIMO CON LA VOSTRA CRONACA.È IL MIO SOGNO ANDARE IN AUSTRALIA IN VIAGGIO DI NOZZE.SPERO DI AVVERARLO FRA UN PAIO DI ANNI.VI FACCIO SOLO UN PAIO DI DOMANDE:SE IO DOVESSI ANDARCI A MAGGIO, CHE TEMPO TROVEREI???CALDO???FREDDO???RIUSCIREI A SFRUTTARE IL MARE APPIENO OPPURE NO???QUANTO AVETE SPESO IN TOTALE PER QUESTO VIAGGIO???GRAZIE MILLE PER LA VOSTRA ATTENZIONE E COMPLIMENTI ANCORA PER QUESTO MERAVIGLIOSO SOGNO CHE CI AVETE REGALATO.

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    catto
    04/09/2006 15:08

    Grazie!!!!parto tra 3 settimane esatte per il mio viaggio di nozze e praticamente faccio il vostro stesso itinerario...mi sono emozionata tantissimo a leggere la vostra avventura ed ad immaginare la mia...non vedo l'ora!!!

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    bubu e buba
    25/06/2005 18:18

    cronaca dettagliata e affascinante che accresce la mia voglia di partire...realizzeremo il nostro sogno come voi durante il viaggio di nozze.abbiamo organizzato l'itinerario e grazie a voi già sogno...a presto

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    marta75
    28/11/2004 14:00

    ciao!E' la prima volta che casualmente entro in questo sito e mi sono improvvisamente emozionata nel trovarmi davanti agli occhi una foto di whiteheaven each!!sono stata in australia 2 anni fa in iaggio di nozze. ho trascorso un mese indimenticabile ed e' proprio vero che il tempo non e' mai abbasatnza!ho visitato perth, sidney, e percorso 2000 km in macchina da brisbane a cairns lungo il fantastico qeensland. ho ancora a casa la sabbia zuccherosa di whiteheaven beach!tornero' in australia perche' e' magica e soprattutto perche' non ho avuto il tempo di vedere il famoso deserto rosso con il monolite piu' grande del mondo

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