New York è la città che racchiude in sè usi e costumi di quasi tutte le città del mondo. La mia esperienza descriverà la vita a Manhattan, avendo avuto solo una settimana di tempo per le nostre vacanze io Giacomo, Cristian e Fabrizio (i miei compagni di viaggio) abbiamo preferito goderci quella città cercando di assaporare tutto ciò che potevamo e chissà, le altre magari le visiteremo più in là.
Una settimana incantevole, non basterebbe un mese per vivere questa magnifica città, mille cose da vedere e da fare assolutamente perché non è proprio dietro l’angolo e chissà quando ci ritorneremo…
Clima
Alla fine di settembre è meraviglioso, sole, cielo terso e temperatura costante tra i 75-80 gradi che tradotti nel nostro termometro sono circa 22 gradi, ottimo direi fino a quando non entri da Tiffany… con i loro 17 gradi di aria condizionata attentano oltre che al portafogli anche alla tua vita (per questo motivo è ottimo portare un maglioncino sulle spalle che all’occorrenza può diventare una sciarpa avvolgendo le maniche intorno al collo).
Dove alloggiare
Diffidate dalle strutture storiche con hall immense e luccicanti, le camere sono le stesse dei pionieri in cerca di fortuna; consiglio strutture moderne o appartamenti, anche se spendete 200 dollari in più ne vale la pena, dopo una giornata a camminare quando torni in albergo vuoi qualcosa di comodo e funzionale.
In cucina
Il primo bisogno dopo essere arrivati in albergo è stato il cibo: dove andare? cosa mangiare? breve sguardo alla guida Lonely Planet (ottima) e via verso una steak house sulla Madison, unico posto dove poter mangiare all’americana. Avevamo paura di spendere tutto in una sola sera ma poi quando è arrivato il conto ci siamo resi conto che non c’era tanta differenza con quello che spendiamo in Italia, forse aiutati dal cambio molto favorevole le cene ci sono costate circa 40/45 $, qualche volta più.
Itinerario
Allora si parte, a piedi ovviamente perché così avremo potuto godere di tutto, palazzi, negozi, i newyorkesi. Al secondo giorno ci siamo pentiti della scelta i nostri piedi dolenti hanno imparato da soli a chiamare il taxi, solo quelli con la luce accesa ovviamente, perché quando la luce è spenta vuol dire che sono già occupati e se provi a fermarli ti suonano con il clacson facendoti fare la figura del turista fai da te… ahihahiahi… (P.S. mai dimenticare il 10% di mancia, sono capaci di farvi una piazzata com’è successo a me appena arrivati dall’aeroporto).
Il primo giorno pieni di buoni presupposti ed affascinati dal sole che si rifletteva contro le immense facciate di vetro dei grattacieli abbiamo percorso la 5th avenue: appena girato l’angolo è stato come varcare il monitor di un televisore ed entrare in una leggenda; dopo la colazione da Starbucks (ottimo rapporto qualità prezzo), direzione 42esima strada, il MOMA, una vita a studiarlo, le sue opere, la sua architettura, varcata la porta girevole mi ha tolto ogni respiro, le persone in coda si affannavano mentre io pur non essendoci opere nella hall mi sentivo rapito, Van Gogh, Renoir, De Chirico, seguire con le dita il corso delle pennellate colorate che formavano le opere, mi ha commosso, le vibrazioni, le pennellate frettolose, i ritocchi…
Dal sacro al profano: dietro il MOMA sulla 44esima senza alcuna insegna Manolo Blhanik (i patiti di shopping mi comprenderanno) da non perdere, un uomo panciuto in doppio petto nero ti apre la porta da distanza pigiando in bottone di un telecomando che porta in tasca. Solo a Manhattan…
Ci dirigiamo verso Central Park trascinandoci ormai stremati sulla 5th Av. e chiediamo asilo politico a Takashimaya (693 Fifth Avenue at 54th Street New York, NY 10022, 212 350-0100) un negozio giapponese bellissimo che mischia tendenze e stili, abbigliamento, casa, tutto curato nei minimi dettagli, all’ultimo piano un salone di degustazione di profumi… insomma è da vedere, prezzi molto ragionevoli e si trovano cose molto particolari e poi i pacchi regalo che fanno sono fantastici, ho fatto un figurone.
CENTRAL PARK è immenso richiederebbe una giornata intera per vederlo, all’interno ci sono anche delle piccole oasi per animali, troverete una piccola riserva di foche, tartarughe, scimmie, addirittura degli orsi, è affascinante al tramonto, la luce che oltrepassa le foglie e ti illumina. Spingetevi fino ai tre quarti almeno dove è situato il Jacqueline Kennedy Onassis Reservoir, un lago artificiale dedicato dalla città di New York a Jacqueline Kennedy (in quel punto lei andava tutte le mattine a fare jogging), a quel punto prendete il primo taxi al volo perché sarete stremati.
BROADWAY. Fatevi in 4 per ottenere dei biglietti per MAMAMIA www.mamma-mia.com sulle musiche degli ABBA, vi piacerà, è molto divertente e non fatevi impaurire dalla pronuncia americana: anche se non lo parlate perfettamente capirete quasi tutto.
Uno dei simboli di più famosi degli Stati Uniti d’America nel mondo è la STATUA DELLA LIBERTÀ; io sinceramente ne sono rimasto un po’ deluso, abbiamo preso il battello con 20 dollari circa e siamo partiti, la cosa spettacolare è stato lasciare il molo ed un po’ alla volta osservare allontanarsi l’isola e mostrarci lo splendido skyline unico al mondo; una volta raggiunta il piccolo isolotto dove si erge la statua non ne sono rimasto particolarmente affascinato, con 6 dollari abbiamo noleggiato le cuffie per ascoltare la storia e le informazioni utili ma a metà percorso le ho tolte, non era niente di più di ciò che si trova su una comunissima guida, ovvero quanto è alta, quando è stata costruita, da chi etc. tutte informazioni che se le sai già te le ricordi e se le ascolti li per la prima volta dalle cuffie dopo due ore le hai già dimenticate.
A chi volesse fare una cosa più carina, il concierge dell’hotel delle Nazioni Unite mi ha consigliato di prendere un altro tipo di battello che ti fa fare il giro di tutta l’isola senza scendere, ma passando di fianco alla statua della libertà, sotto il ponte di Brooklin, sicuramente più affascinante e costa uguale, a bordo potete anche mangiare un hot dog.
Al ritorno dalla statua risalendo per la Broadway ci siamo fermati a WALL STREET; la borsa è immensa ed immensa ti appare nel dimostrare il suo potere, una bandiera americana gigante la cinge, e la incorniciano centinaia di doppio petto blu e valigetta indaffarati a raggiungere i loro uffici.
Lì vicino c’è la voragine lasciata dalle Twin Towers, scenario da brivido, dopo una sosta forse un po’ triste fatevi tirare su il morale dal 21 Century www.century21deptstores.com/, un enorme outlet con dentro tutte le firme del mondo, molto conveniente per i regali dei parenti/amici.
NEGOZI. Ovviamente il must della 5th strada è indiscutibile ma è più una vetrina per i non newyorkesi, oltre la 59 esima strada a nord tra la Madison e Park Avenue ci sono i negozi veri, quelli dove gli abitanti vanno a spendere; ovviamente non disprezzare Macy’s www.macys.com il negozio più grande del mondo anche di Harrods ma meno elegante, consigliato è Bloomingdales www.bloomingdales.com, Barney www.barneys.com, come grande distribuzione dove ci sono angoli di saldi perenni.
A Soho sorge Prada nell’ex palazzo espositivo del museo GUGGENHEIM: la sua architettura è impressionante, spazi immensi che ospitano vere e proprie opere d’arte firmate Prada; è ad angolo con Spring Street, il quartiere delle gallerie d’arte e confina con NOLITA (ex Little Italy)
CONVENIENZA NEGLI ACQUISTI: nonostante il cambio favorevole è meglio non farsi tentare dalle firme italiane, costano il doppio di quello che paghiamo qui e la merce è la stessa.
LITTLE ITALY è ormai scomparsa inghiottita da Chinatown; ne sono rimaste tre strade con qualche ristorante ormai poco caratteristici, ne è mutato anche il nome, adesso viene chiamata NOLITA ovvero NOrth Little ITAly.
TRIBECA, un nuovo quartiere poco frequentato ma ricco di locali carini; qui si trova Bobby’s il ristorante preferito da John John Kennedy quando era in vita, atmosfera calda e familiare con ottima cucina, dopo cena avete una grande scelta di locali dopo finire la serata e la cameriera è fuori di testa ma simpaticissima.
RISTORANTI. Fateveli prenotare dal concierge del vostro albergo, potreste aspettare per ore altrimenti; dovete assolutamente cenare una volta da BALTHAZAR balthazarny.com su Spring Street: vi piacerà, è molto fashion e poco turistico, anche da Pastis ma a pranzo.
Il sabato mattina a nord di Chelsea c’è un adorabile mercatino del vintage /antiquariato /modernariato: quel quartiere dovrebbe chiamarsi Clinton ma nessuno ama chiamarlo così, per cui il vecchio nome ovvero Hels Kichen è più en vogue, potreste fare ottimi affari; fateci un salto e poi c’è la caffetteria un ristorantino carino, carino.
Eccoci arrivati all’ultimo giorno di vacanza con il cuore in frantumi sulla 5th Av. a cercare un taxi che volesse portarci in aeroporto; i taxisti di Manhattan non amano uscire dalla loro isola, infatti il primo che si è fermato quando gli abbiamo detto Airport non ci ha fatto salire; quanto avrei voluto rimanere lì, ma quando il dovere chiama…
Questa è stata in assoluto la vacanza più bella della mia vita, dopo mesi ne sento ancora l’odore, il suono… a chiunque dico che una volta nella vita bisogna andarci altrimenti la vita non è vita e vi porterete nel cuore la speranza di tornarci proprio come me… Ormai dormo solo se indosso le mitiche T-Shirt I love NY, con 10 dollari ne ho comprate 10…
Auguro a chiunque legga questo diario di viaggio di passare una vacanza bella come l’ho vissuta io, e vi prego non considerate noioso questo testo, ci sarebbero state mille altre cose da dire ma che non ho fatto per non annoiarvi troppo…
Buona vacanza a tutti.