La riscoperta del Medioevo

Cittadine incantevoli, atmosfere magiche, cucina da favola…

Soldi a disposizione per le vacanze? Purtroppo il budget quest’anno è scarsino …
Giorni di ferie? Ancora meno.
Ovvero, come fare una bella vacanza, senza spendere un patrimonio e in soli 4 giorni!Abbiamo trovato un ottimo tempo, sempre sole e temperature alte per la stagione che abbiamo scelto per partire; spesso però il vento si faceva sentire e l’ultima mattina anche la nebbia ha fatto per un po’ capolino a velare le campagne umbre. Non possiamo non ritenerci fortunati dal momento che la settimana successiva la temperatura è scesa a pochi gradi sopra lo zero e il clima è cambiato radicalmente.Grazie al tempo abbiamo potuto partire sempre leggeri, con al massimo una felpa o il giubbino la sera; molto consigliato un abbigliamento a strati in modo da potersi adeguare agevolmente ad ogni condizione climatica.Solo quattro giorni a disposizione e moltissime cose da vedere! Fortunatamente la veloce super-strada che attraversa l’Umbria in lungo ed in largo agevola molto gli spostamenti anche se spesso, per gustare a pieno la campagna e la natura della regione, abbiamo preferito strade interne, piccole e spesso dissestate, ma caratteristiche e certamente da non perdere!
Nei quattro giorni trascorsi abbiamo avuto modo di vedere gran parte della regione; tenendo come “campo base” Perugia abbiamo visitato Assisi, Gubbio, Todi, Spello, Gualdo Tadino, Spoleto, Terni e siamo poi risaliti, sulla via del ritorno, in Toscana per una breve ma suggestiva sosta a Città di Castello ed Arezzo.Ci siamo, lasciamo la grigia e nebbiosa campagna lombarda percorrendo un’autostrada praticamente deserta se non per i solito e perenni lavori in corso. Cominciano le nostre agognate vacanze, piccoline e purtroppo brevi, ma “nostre” e per questo comunque bellissime!
La destinazione è Perugia, al centro della nostra Penisola, città adagiata su una delle tante e stupende colline umbre, ricca di fascino e di storia e, come scopriremo poi, di meravigliose sorprese!
L’hotel è davvero bello! Ricordando l’annuale festa del cioccolato (Eurochocolate) e le origini etrusche delle città umbre di cui ancora si possono ammirare le vestigia, ogni camera, a partire dalla hall fino alle stanze da letto passando per i saloni del ristorante e del bar, sono interamente decorate con motivi “fondenti” (nel vero senso della parola visto che spesso le greche geometriche si “scioglievano” come se fossero di cioccolato!) oppure ricordanti i principali momenti della storia etrusca e della nascita di Roma. Il tempo di una rinfrescatina, di lasciare i bagagli in camera e siamo di nuovo in auto per raggiungere in maniera indipendente dai mezzi pubblici il centro; ci viene consigliato di lasciare l’auto nel parcheggio sotterraneo di Piazza Partigiani e, nonostante la coda fatta per l’ingresso non posso che ripetere il consiglio: salite le rampe di scale mobili che portano verso la cima della città, si apre uno spettacolo davvero da mozzare il fiato!
La città sotterranea, una serie di volte e pilastri di pietra e mattoni, stanze illuminate artificialmente che si sviluppano sotto l’odierno centro abitato e che riempiono di magia il primo impatto con la città del grifone.
Questa era la vecchia Perugia, la parte più antica della città che con l’andare del tempo è stata per motivi urbanistici letteralmente sormontata dal strade, piazze e palazzi nuovi e che, quasi paradossalmente, invece di soffocare il passato, gli ha dato lustro: si resta davvero affascinati dalla maestosità delle volte e dalle numerose stanze che si aprono, su più livelli, mentre di percorre la salita di mattoni che porta verso l’uscita alla “Perugia nuova”!
Forse sorpresi dal fatto di non aspettarci tanta bellezza nella città sotterranea, il resto di Perugia ci scorre sotto gli occhi senza colpirci troppo: il duomo, la bella fontana nella piazza centrale, i palazzi del Museo Archeologico Nazionale e del Comune sono senza dubbio molto affascinanti, ma scendono in secondo piano rispetto a quanto appena visto.
Da ammirare, invece, cosa che impareremo a fare anche nei giorni successivi, sono gli scorci della città medioevale, le viuzze che si perdono fra le case, le terrazze che si aprono sulla campagna circostante, gli archi e i muri di pietra delle vecchie osterie tipiche dove, complici i profumi di una gastronomia ricca di tradizione e di piatti tipici, si respira veramente il profumo di secoli or sono.
Mentre la sera cala e la città si illumina rivelando un’atmosfera romantica, il viaggio in auto comincia a farsi sentire e ci costringe a tornare in albergo a risposare: domani ci attendono luoghi importanti e non possiamo farci trovare impreparati!

Abbondante colazione a buffet in albergo e, di prima mattina, siamo già in marcia per una delle città che più mi incuriosiva visitare mentre progettavamo il viaggio da casa: Assisi.
Poche decine di minuti e siamo in vista della collina dove sorge ed il sole splendente di un bellissimo mattino d’autunno illumina i gialli muri delle chiese della città mostrando un panorama che difficilmente di dimentica.
Assisi è un piccolo sogno.
Impregnata del misticismo e della semplicità che la circonda, cosmopolita come poche città al mondo, riesce a racchiudere in se e a trasmettere a chi la visita, arte e cultura di popoli diversi, unicamente riuniti ed affascinati dalla figura e dalla semplicità di S. Francesco; quante volte si è vista la Basilica e la piazza, e che strano effetto fanno l’una “rattoppata” dopo il terremoto che ne ha fatto cadere parte della volta e l’altra vuota, alle otto del mattino, animata solo da qualche frate che passeggia pregando.
Senza dubbio la chiesa merita il viaggio: affreschi che solo dal vivo riescono a restituire tutta la bellezza che nei libri di storia dell’arte è nascosta dall’impersonalità delle fredde descrizioni, l’altare centrale con la serie di sedili un tempo riservati all’alto clero, e la luce che dal portone entra ad illuminare i banchi vuoti e si riflette sul lucido pavimento della navata principale.
E poi, scendendo, la tomba di San Francesco, inclusa nel pilastro direttamente sottostante l’altare della Basilica Superiore ed il religioso silenzio e le preghiere sussurrate di turisti e fedeli provenienti da tutto il mondo.
Ma Assisi offre ancora altro al visitatore; regala le strette vie che conducono alla piazza principale della cittadina, i negozi tipici, spesso nascosti fra quelli un po’ meno belli di souvenir, che vendono prodotti intagliati nel legno, la Chiesa di Santa Chiara, con la cripta che contiene le reliquie ed il corpo della Santa, le botteghe dei fornai che la mattina sfornano un dolce pane tipico (che a noi “nordici” ricorda il panettone …).
Restiamo affascinanti dalla bellezza e dall’atmosfera della città e per completare la nostra visita non possiamo non cercare la Porziuncola, la piccola chiesa costruita proprio da San Francesco e l’Eremo delle Carceri, residenza per un certo periodo della sua vita.
Santa Maria degli Angeli, il paesino alle porte di Assisi, custodisce al suo interno la Porziouncola. La custodisce nel vero senso della parola dal momento che la grande e, a mio giudizio, fin troppo “pomposa” basilica cela al sul interno, nel centro della navata principale, la piccola chiesetta di pietra costruita dal Santo, Anche qui, per me chi come me non c’era mai stato, la sorpresa è grandissima! Mi sono lasciato guidare da Vicky che già sapeva cosa aspettarsi lungo la campata laterale della chiesa, senza mai poter girare lo sguardo verso l’interno e solo all’ultimo momento ho realizzato quale fosse il tesoro nascosto all’interno della Chiesa!
La chiesetta di erge, nella sua minutezza, come una piccola casetta, con il suo piccolo campanile e le sue porticine; la pietra protegge i banchi in legno e i pochi ornamenti che vi sono al suo interno. Semplicità che arriva fino al cuore di chi ha la fortuna di visitarla!
Riprendiamo la strada verso Assisi, che prima avevamo percorso in senso opposto, e prima di entrare in città, ci inerpichiamo sul Monte Subasio fino ad arrivare all’Eremo delle Carceri; anche qui la consapevolezza di essere in u luogo diverso da ogni altro al mondo si fa sentire più che mai.
Un susseguirsi di piccolissime stanze quasi scavate nella roccia, buchi di poche decine di centimetri come porte e un paio di mattoni mancanti come finestre, scale i legno e fredde celle che accolsero San Francesco e chissà quanti frati dopo di lui. E una volta usciti dall’edificio, l’inno alla natura, il bosco che si estende silenzioso sul Monte e che abbraccia e protegge l’Eremo. Un’intera parete di roccia è stata ricoperta di piccole croci incise dai visitatori; forse non è un atto troppo civile o carino, ma non resistiamo a lasciare il nostro piccolo segno sulla pietra: certamente quello che quel luogo ha lasciato in noi è ben più profondo.
Lasciamo Assisi per raggiungere Gualdo Tadino attraverso una strada che si arrampica sulle pendici di dolci colline per poi ridiscendere dalla parte opposta i un susseguirsi di curve, salite e discese. Ancora qui la gente vive nei container dopo che il terremoto di anni fa ha distrutto le loro case, e non sono pochi i paesi che, nei 30 minuti di strada che percorriamo, sono dei grandi cantieri edili in costruzione.
Gualdo Tadino è uno di questi: il centro storico del paese è circondato da una miriade di gru e di case in costruzione e, forse anche per questo, non ci è sembrato troppo interessante. La chiesa ed il piccolo borgo medioevale hanno il loro fascino, ma nulla a che vedere con i paesini che vedremo poi nel corso del nostro viaggio o con le bellezze appena viste di Assisi. Nemmeno la fortezza ora adibita a museo offre al visitatore un buon spettacolo e un motivo di visita.
Nulla da eccepire, invece, dal punto di vista gastronomico, dal momento che abbiamo potuto gustare piatti tipici i una piccola ed accogliente hosteria.
Gualdo Tadino ci ha un po’ delusi, ma ci rifacciamo nel pomeriggio con un’altra meraviglia umbra: Gubbio!
La grande strada lastricata d’ingresso ci porta fino alla scalinata principale che consente di salire al “secondo piano” della città; la splendida piazza che fronteggia il Duomo e che si apre sulle gialle e verdi colline umbre ci meraviglia ancora una volta.
Il borgo medioevale non è grandissimo ed è possibile visitarlo in poco tempo; il tempo, però, non è da lesinare se si vuole vivere a piena l’atmosfera della città , entrando nei mille negozi di maiolica dipinta a mano, nei negozi di prodotti medioevali (dalle alabarde, alle balestre alle armi da guerra del periodo!) o nei piccoli negozi che si aprono nelle vie secondarie e che vendono i prodotti tipici delle terre umbre: olio d’oliva, legumi e cereali (lenticchie e farro), tartufi e funghi, pasta (strangozzi).
La sera comincia a scendere e per noi è venuto il momento di tornare all’hotel; riprendiamo la macchina e ci rimettiamo in strada fra colline e boschi, luci e colori della sera, curve, salite e discese che ci portano, lentamente ma allo stesso modo dolcemente verso Perugia.

Quello di oggi è lo spostamento più lungo che abbiamo programmato per il nostro viaggio; la meta più lontana sono le cascate delle Marmore, nei pressi di Terni, nella parte sud della regione e a circa un centinaio di chilometri da Perugia. Ovviamente durante il percorso coglieremo l’occasione di fermarci a visitare i luoghi più interessanti che incontriamo!
Il primo è pochi chilometri fuori dal capoluogo: Spello. Quello che ci aspettavamo da Gualdo Tadino ci viene ora restituito da questo piccolo paesino arroccato su una piccola collinetta alle porte di Perugia; un abitato di un centinaio di case, interamente ostruito in pietra, con le strade tanto piccole da non permettere in certi caso il transito alle automobili. E’ ancora presto ed i negozi non sono aperti; le strade sono quasi deserte e se non fosse per i segni del progresso, la vita del paese sembrerebbe essere congelata a mille anni fa; una famiglia si aiuta a portare la legna da ardere nel camino nella rimessa in casa togliendo la catasta che impedisce a chiunque il transito sulla strada.
La magia di Spello sta tutta qui, nella semplicità della quotidianità legata ancora alle tradizioni e alle cose più genuine. Come il commerciante di frutta ed ortaggi che alle porte del paese vende i suoi prodotti alle signore e che, nel suo “strano” dialetto, porta un po’ di allegria anche nella nostra giornata.
Lasciamo Spello e ci dirigiamo verso sud evitando la Foligno che non ci sembra essere (forse a torto …) troppo interessante e visitando, anche se velocemente, Trevi, anch’essa arroccata su una collina e costruita a spirale sulle sue pendici. La strada comincia a penetrare nella foresta umbra fatta di lecceti e querceti dai rossi e gialli colori autunnali che ancora cercano di farsi strada fra il verde predominante della vegetazione.
Arriviamo a Terni sul finire della mattinata ed un imprevisto non ci permette di raggiungere le cascate delle Marmore; approfittiamo di un po’ di tempo per vistare un po’ la città, molto diversa dai borghi a cui l’Umbria ci ha abituati ma che comunque offre al visitatore buoni spunti, come la Basilica dedicata la santo patrono della città: San Valentino, il protettore degli innamorati!
Nonostante non si sia riusciti a vedere le cascate, lasciamo Terni comunque felici e ricominciamo a salire verso Perugia; due le tappe che ci aspettano: Todi e poi Deruta.
Todi è affascinante. Senza dubbio.
Arroccata, tanto che per raggiungerla è necessario l’utilizzo di un ascensore, su un collina domina tutto il paesaggio della valle del Tevere, fra colline e piccole pianure; anche qui l’atmosfera è particolare; la piazza principale di apre su edifici storici e, rialzato da una serie di gradini, sul Duomo con il suo magnifico rosone cinquecentesco.
Il vero spettacolo è il panorama che circonda da ogni lato la città, con il sole che disegna luci ed ombre sulle colline vicine colorando i boschi e le coltivazioni delle pianure.
Ci immergiamo nuovamente nella vegetazione della regione per raggiungere, a pochi chilometri da Perugia, il piccolo paese di Deruta, scoprendo un “tesoro a pochi passi da casa”; l’abitato è esteso per un po’ ai piedi di un piccola collina e la parte più antica sorge sulla sommità della stessa; la particolarità, che ha reso il paese stesso conosciuto in tutto il mondo, è il fatto che ogni impresa nel paese si occupa della lavorazione e della decorazione della maiolica! Ogni casa sembra avere una sua, grossa o piccola che sia, fornace e mette a disposizione dei visitatori l’intero magazzino di pezzi decorati, di ogni forma, con motivi floreali o caratteristici (tipicamente ripresi da quelli etruschi), con colori vivaci o più riposanti, interamente fatti e dipinti a mano da pazienti artigiani. Anche il piccolo ma ricco museo è dedicato alla lavorazione artigianale della maiolica e addirittura il pavimento della Chiesa, prima di essere sostituito per salvarlo dal degrado a cui andava incontro, era interamente costituito da piccole piastrelle di maiolica decorata!
La giornata volge al termine, ma le sorprese non sono ancora terminate; decidiamo di fare una piccola deviazione prima di cena e visitare un luogo a suo modo storico: la fabbrica della Perugina!
Le nostre speranze di poter vedere dal vivo la fase produttiva di lavorazione vengono cancellate dal fatto che è sabato e non vi sono macchine al lavoro; visitiamo l’interessante museo dell’azienda (… quanti sono i cartigli inseriti nei famosi “Baci”? … non lo sanno nemmeno loro: vengono cambiati ogni due anni ed inseriti automaticamente nelle confezioni dei cioccolatini da rotoli che ne contengono migliaia e in ogni rotolo ogni frase è ripetuta solo due volte!) che ripercorre la storia d’Italia e della nostra cultura attraverso gli anni e le barrette di cioccolato e poi, da bravi golosi, ci gettiamo a capofitto nel piccolo spaccio interno che vende ogni prodotto a prezzi scontatissimi.
La sera ceniamo all’ottimo ristorante interno all’hotel e non ci perdiamo anche qui piatti tipici e formaggi locali che sicuramente, da soli, meritano la visita della regione!

E’ già arrivato il momento di ripartire verso casa; lasciamo l’albergo soddisfatti del trattamento che ci ha offerto in questi giorni e ritorniamo in centro a salutare Perugia.
La città ci accoglie, in una sonnolenta domenica mattina, avvolta dalla nebbia che vela palazzi e chiese e che ci fa scoprire un volto diverso, più ovattato e romantico, della Perugia “superiore”.
Vista la vicinanza (un centinaio di chilometri su strade secondarie) ed il fatto che, comunque, ci avviciniamo a casa, decidiamo di lasciare la superstrada e l’autostrada che ci porterebbero direttamente a casa, per percorrere le vie interne e giungere in Toscana, ad Arezzo, e da lì, poi, prendere la via del ritorno.
La natura che ci fa da panorama fra le colline ubro-toscane e le piccole strade che, fra mille curve, ci fanno attraversare parte dell’Appennino centrale, sono una cornice stupenda; il sole fa capolino nella nebbia colorando con i suoi raggi il paesaggio autunnale della campagna, le strette gole (deturpate in parte dai lavori per la costruzione di un nuovo tratto di superstrada) sembrano schiacciare la strada che percorriamo, i mercati paesani ci costringono ad una marcia a passo d’uomo ma riempiono l’aria con i profumi di castagne e funghi e con il chiacchiericcio dei venditori e della gente.
Prima di giungere nella città toscana ci fermiamo ai margini dell’Umbria, a Città di Castello, e scopriamo un borgo rinascimentale (ci voleva dopo tanto medioevo!), con la sua vecchia cinta muraria nascosta nell’edera che l’avvolge, le sue piazze ampie e circondate da palazzi di grande bellezza.
La visita è breve, ma ci consente di ammirare le bellezze del paese prima di doverci rimettere in viaggio alla volta di Arezzo che, ormai, non è più tanto distante.
Già dalla sommità di una delle colline che la circondano, si apre a noi il panorama della città, con l’antico centro abitato adagiato sulla lieve collina centrale all’odierno nucleo abitativo; in auto percorriamo i viali principali della città, giriamo attorno alla zona monumentale fino a giungere alle spalle della collinetta, dove non ci sono palazzi e case ma solo una ripida salita coltivata. Dove possibile, a viti.
Qui lasciamo la macchina e, su una ripida stradina, entriamo “dalla porta di servizio” nella città vecchia.
Subito ci troviamo ad ammirare la chiesa di San Francesco in cui, restaurata da poco e illuminata in maniera egregia, possiamo ammirare in tutto il suo splendore la Croce in legno dipinta da Piero della Francesca, che fa da punto d’arrivo per il ciclo di affreschi (“La leggenda della Vera Croce”) che adorna le pareti della chiesa.
Continuiamo a salire le vie della città fino a giungere al cospetto del Duomo, rialzato rispetto alla sede stradale da gradini di marmo e che sembra duellare in bellezza ed altezza con il Palazzo del Comune che si erge con i merli in pietra a coronarlo.
Approfittiamo della bellissima giornata per stare un po’ a riposare (… in fin dei conti sono le nostre vacanze!) nel verdissimo parco retrostante il Duomo e non perdiamo l’occasione di dare un’occhiata un po’ più da vicino alle ultime vestigia della fortificazione medicea che si cela all’estremità dei giardini.
Ora dobbiamo davvero tornare; salutiamo la città, ci rimettiamo in macchina e stavolta ci fermiamo solo una volta arrivati a casa, con meglio occhi e nella mente questi pochi, ma ricchi di emozione, giorni umbri.Abbiamo soggiornato all’ Etruscan Chocohotel, a Perugia, un hotel a tre stelle che ci ha offerto un trattamento davvero ottimo con una spesa, vista anche la qualità del servizio, tutto sommato contenuta. L’hotel dispone, oltre che di ristorante e bar interni e di ottima qualità, anche di una piscina privata situata sul tetto dell’edificio, di sale conferenze e di un parcheggio privato anche se non custodito.
Etruscan Chocohotel, via Campo di Marte, 134 Perugia (tel 075 5887314)Si mangia benissimo!
I prodotti locali Umbri sono davvero una delle cose migliori di questa terra: dai cereali “poveri” ai legumi, dai funghi ai tartufi, dagli olii alle paste passando dai formaggi pecorini locali e dalle ricche zuppe.
Consigliamo vivamente a chiunque di cercarsi un posticino tranquillo, una delle tante piccole “hostarie” che si trovano nei paesini che si visitano (ad esempio “il Baccus” a Gualdo Tadino, o la “Antica Hosteria della Valle” a Todi o ancora la Vineria “al Duomo” ad Arezzo), lasciarsi consigliare dai cuochi e gustare a pieno i sapori spesso forti ma assolutamente gustosi dei piatti serviti.

2 commenti in “La riscoperta del Medioevo
  1. Avatar commento
    marcela
    29/09/2004 16:32

    Sono Argentina, e sono andata a conoscere Italia, ma mi sono innamrata di Assisi, la gente, i posti il luogo i tutto quello che apartiene a voi, mi piacerebbe recivere piu cose della vostra bella UMBRIA, perugia di piu ASSISI mile grazie

  2. Avatar commento
    CAROVANIERE
    02/06/2004 22:22

    Grazie per quanto scritto sulla mia Hostaria, vi sono veramente grato, una nuova visita mi farebbe piacere, ed inoltre vi inviterei a rivedere il castello LA ROCCA FLEA nuovamente restaurata e ottimo contenitore per mostre e teatro. Grazie di nuovo a presto, MARINA

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