C’ è un paese di tremila anime, in Sicilia, che rivendica il diritto di ospitare la più antica festa d’ Italia.
Questo paese è Alcara Li Fusi, in provincia di Messina, nella regione dei Nebrodi, a quindici chilometri circa di distanza da Sant’ Agata di Militello.
Non sappiamo con esattezza se davvero la festa del Muzzuni, che coincide con il 24 giugno, giorno di San Giovanni, sia la più antica del nostro paese, e d’ altra parte è quasi impossibile affermarlo con certezza; sappiamo tuttavia che le origini della festa del Muzzuni si perdono nella notte dei tempi, così come quelle di Alcara Li Fusi.
Si narra che il paese venne fondato da uno dei compagni di Enea, Turio, dopo la fuga da Troia; qui i fuggitivi troiani trovarono, nel loro peregrinare, una zona sicura, riparata dalle gole dei Monti Nebrodi ed abbastanza vicina al mare.
Anche il nome vanta origini antichissime: pare derivi dall’ arabo Al – Qarah, che significa “il quartiere”, mentre Li Fusi deriverebbe dalla produzione di fusi usati nell’ antichità per filare la lana, la canapa ed il cotone.
Oggi Alcara è un centro dedito prevalentemente all’ agricoltura ed alla pastorizia, sito nel Parco dei Nebrodi tra paesaggi brulli ed affascinanti, tra montagne e gole mete di entusiasmanti percorsi e ricche di attrattive naturalistiche (qui nidifica infatti l’ aquila).
Veniamo ora al motivo del nostro racconto, la “festa del Muzzuni”.
Come accennato la festa è il 24 giugno, ed in paese si “comincia”, per così dire, col festeggiare San Giovanni Battista: tra messe, processioni, esposizioni di altarini ricoperti da bianchi tessuti lavorati a mano ed adornati con decori floreali, si svolge una normale festa religiosa, officiata dai rappresentanti della Chiesa, per onorare la memoria del Santo che ebbe, come vuole la Bibbia, la testa mozzata da Salomè.
Le ragazze del paese, in abiti bianchi, partecipano alla processione, spargendo per ogni dove petali di fiori che vengono attinti da ampie cesti.
Ma la sera… la sera cambia tutto, il profano prende il posto del sacro, spariscono i rappresentanti del clero, gli altarini si trasformano e vengono rivestiti da tessuti coloratissimi, a motivi geometrici, filati su telai di legno: le “pezzare”.
Compaiono sugli altari i “muzzuni”: brocche di terracotta dal collo mozzato (evidente l’ analogia con la testa del Battista) da cui spuntano spighe di grano, simbologia di fertilità. Le brocche sono adornate con i migliori gioielli delle donne di Alcara e spesso, attorno al collo mozzo, sono rivestite da drappi in seta.
Le spighe che fuoriescono dalle brocche mozzate sono fatte germogliare al buio, perché prendano il colore dell’ oro, e sono le ragazze di Alcara a prepararle, già in tempi antecedenti alla festa.
Spesso tra le spighe campeggiano profumatissimi rametti di rosmarino.
Ma cosa si festeggia?
Il rito del Muzzuni sembra essere strettamente collegato ad antichi riti che festeggiavano la fertilità e la fecondità, onorando Demetra, dea della terra, Adone ed Afrodite.
Le spighe di grano rappresentano il rinnovarsi della fertilità delle terra nel corso delle stagioni, mentre i rametti di rosmarino paiono essere un richiamo al fiume che lambisce Alcara Li Fusi (il fiume Rosmarino, le cui sponde sono ricche dell’ odorosa pianta) e quindi alla potenza rigenerante dell’ acqua.
Durante la sera del Muzzuni la gente di Alcara si ritrova, si mangia e si beve insieme, si stemperano inimicizie e si intrecciano nuovi rapporti, che verranno sentiti e rispettati per tutta la vita: si diventa “cumpari a Sanciuvanni” (o “cumari”, naturalmente) bagnando nel vino, nella gioia e nella comunanza questi rapporti, ed offrendo fiori composti con confetti.
A notte i contadini preparano “u zuccu di Sanciuvanni” (il ceppo di San Giovanni), grosso tronco in legno, chiaro simbolo fallico, che viene spogliato dalle spighe che originariamente lo rivestivano e poi dato al fuoco.
Le spighe vengono distribuite come segno beneaugurate agli astanti, mentre il ceppo, simbolo della fertilità maschile e dono della gente di Alcara Li Fusi a Demetra, dea e madre della terra, viene bruciato: attorno al fuoco, fino a tarda notte, si odono i canti, spesso rimbalzati, a mo’, di offerte amorose, tra uomini e donne.
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Tra sacro e profano: la Festa più antica d' Italia
Il "Muzzuni" di Alcara Li Fusi
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