Tilos, Dodecaneso per amatori

Un viaggio attraverso l’incantevole isola di Tilos nel Dodecaneso per gli amatori della natura e della storia

 

 

Tilos, Dodecaneso intimo”: così Bea intitolò una discussione del forum nella quale riferì un suo breve soggiorno sull’isola nel giugno 2007.

In un ulteriore approfondimento rivoltomi “ad personam” la definì un’isola fatta su misura per me, sapendo della mia propensione per le camminate (sia per raggiungere magnifiche spiagge sia luoghi rilevanti all’interno), un aspetto che Tilos è in grado di soddisfare largamente.

Tempo dopo, un’altra utente del forum la definì “adatta a gente pigra”. Due definizioni antitetiche per la stessa isola? Quale sarà quella reale? Un solo modo per scoprirlo: andarci!

Al ritorno da un soggiorno di una settimana, mi sento di affermare che può sì sembrare una contraddizione, ma evidentemente è una questione di punti di vista: voglio dire che, a ben guardare, ogni isola può essere definita adatta a gente pigra, laddove ci si limiti ai luoghi (che siano spiagge o paesi o luoghi di culto o siti storici) raggiungibili in auto o scooter oppure a pochi passi dal proprio alloggio. Nel caso di Tilos, i posti del genere si contano sulle dita delle mani e posso quindi assicurare che tale formula ne consente una conoscenza assai limitata: certo, per capovolgere quel concetto trasformandola in isola “adatta a gente dinamica” bisogna camminare, in certi casi anche parecchio, non di rado su sentieri ripidi e malagevoli per quanto sempre ben segnalati con cartelli verdi che riportano le distanze e con frequenti “ometti” di pietre lungo il tracciato che rendono sicuro il procedere. Il premio è però sempre sontuoso: una quantità di scenari di grande bellezza, spesso goduti in solitudine o quasi.

Una particolarità di questo mio viaggio è stata - piacevole eccezione alla mia consuetudine di girare per isole greche da solo - la compagnia degli amici Myria e Nicola, con i quali, pur effettuando island hoppings differenti, abbiamo fatto coincidere quasi del tutto il periodo di permanenza a Tilos. Essendo loro provvisti di auto propria traghettata dall’Italia, ciò ha permesso un’esplorazione dell’isola davvero capillare, anche se con il senno di poi, come già riferito nel resoconto su Halki, isola cui ho dedicato la settimana precedente, sarebbe stato più equilibrato destinare uno o due giorni in meno a quella a vantaggio di Tilos: già lo si può evincere dalle loro superfici, rispettivamente 28 e 63 kmq. Non ripeto le motivazioni, che ho dettagliato là: http://www.cisonostato.it/diario_dettaglio.php?idD=3405, però sta di fatto che mi è rimasto un po’ di disappunto per non avere potuto approfondire alcune aree dell’isola.

Ma andiamo con ordine, cominciando con le notizie pratiche.

COME ARRIVARE

Tilos è servita dai catamarani della Dodekanisos Seaways, che la collegano a Rodi (porto di Kolona) in circa due ore. E’ la soluzione che ho adottato io, ma ci sono pure i traghetti della Blue Star dal Pireo con servizio di trasporto auto (circa 15 ore di traversata).

Il sito di riferimento per orari e prenotazioni è sempre http://www.openseas.gr.

COME MUOVERSI SULL'ISOLA

E’ possibile noleggiare auto o scooter: il principale operatore è Stefanakis Travel che si incontra appena si sbarca e fa anche servizio di ricerca di alloggi e prenotazione di traghetti, ma come in quasi tutte le isole greche possono fare da tramite gli affittacamere e le reception degli alberghi.

Esiste un servizio di autobus che effettua 5 o 6 corse al giorno sulla direttrice Livadia - Megalo Chorio - Agios Antonios e viceversa, con puntata (all’andata o al ritorno) anche sulla spiaggia di Èristos.

Per chi desideri recarsi alle spiagge più isolate e faticose da raggiungere via terra, è attivo il battello Duo Adelfia, che prevede tour prefissati in 5 giorni della settimana e personalizzati su richiesta negli altri due. Il banchetto per informazioni e prenotazioni è ubicato sulla passeggiata a mare, sotto una tamerice pochi metri prima della Taverna Sophia: in assenza del capitano, si può trascrivere su un prospetto in corrispondenza della crociera che interessa i propri dati e la struttura dove si è ospitati, in modo da essere contattati per accordi.

DOVE ALLOGGIARE

Ho prenotato con tre mesi di anticipo tramite booking.com al Castellania Hotel Apartments. Al costo di 40 euro al giorno, ho occupato un’ampia camera doppia uso singola, con balcone, servizi, frigorifero, AC, dotazione completa da cucina. La struttura è situata a cinque minuti a piedi dal porto. Soddisfacente.

A TAVOLA!

La maggior parte delle taverne sono allineate lungo la passeggiata a mare o situate sulla piazza adiacente al porto.

Fra le prime, pongo al primo posto - per originalità dei piatti e abbondanza delle porzioni - Armenon, seguita a pari merito da Sophia (atmosfera veramente familiare), Mihalis e Nautilos. Fra le seconde, nota di merito per Omonia e insufficienza per Trata (molti piatti del menù non disponibili, ad esempio quella sera su quattro tipi di carne - manzo, pollo, agnello, maiale - c’era solo maiale).

A Megalo Chorio, soddisfacente per quantità e qualità To Kastro nella parte bassa del villaggio.

COSA FARE E VEDERE

PREMESSA: consiglio vivamente di munirsi di una buona mappa, con preferenza per quella in scala 1:20.000 della SKAI n.340, reperibile in alcuni minimarket dell’isola oppure on line sull’E-shop dell’editore www.terrainmaps.gr.

LIVADIA

Già dallo sbarco, la prima impressione è decisamente positiva, con la prevalenza di case bianche che fa sembrare Livadia più simile a un villaggio cicladico. Praticamente contigua al piazzale del molo si estende la piazza principale sulla quale si affacciano la maggior parte dei servizi: Stefanakis Travel, un paio di minimarket, il capolinea dell’autobus, alcune taverne, l’edificio in stile coloniale italiano della polizia portuale. Scarso traffico, atmosfera rilassata, ritmi blandi fanno intuire una buona qualità di vita, un luogo nel quale prendersi una pausa dalle frenesie delle nostre città. Subito oltre la piazza, ha inizio la passeggiata pedonale, un vialetto selciato parallelo a una spiaggia che si estende per quasi un chilometro e sul quale si affacciano diverse taverne e strutture ricettive con piccoli cortili ben curati. La spiaggia, scandita da numerose tamerici, è dapprima di ciottoli per diventare di ghiaietta mano a mano che si procede verso est; in qualche tratto è attrezzata con ombrelloni e lettini ma senza esagerare, il mare è calmo e, benché prospiciente l’abitato, pulito e trasparente, per la gioia della “gente pigra” di cui sopra. Lungo le poche vie interne si incontrano taverne, minimarket e negozietti, sempre di impatto assai leggero.

Insomma, un posto piacevole in cui ci si sente subito a proprio agio.

DA AGIOS ANTONIOS A MEGALO CHORIO

Una bella escursione, semplice e ideale come prima passeggiata sull'isola, si sviluppa per un chilometro e mezzo da Agios Antonios a Megalo Chorio.

Agios Antonios, punto focale per raggiungere tre luoghi di interesse, di per sè non è niente di memorabile: un porticciolo con adiacente spiaggia di circa 600 metri dalle acque sempre mosse sulla quale le correnti da nord portano spesso detriti, una piazzetta, grosse tamerici ad ombreggiare i tavolini di due accoglienti taverne, qualche pescatore intento a riparare le reti o le barche, qualche gatto sonnacchioso...

Il sentiero, sempre evidente, corre a mezza costa avendo a destra fasce coltivate e a sinistra l'alto sperone roccioso sul quale sono disseminate le rovine del Kastro (meta di una successiva escursione, ideale all'ora del tramonto). Una suggestiva cappelletta di campagna introduce a Megalo Chorio, nel cui abitato si entra dopo pochi minuti. Più che una località del Dodecaneso, la cittadina, che è capoluogo dell'isola, con le case bianche dalle finestre azzurre ricorda piuttosto una Chora cicladica, con scorci molto suggestivi: è piacevole “perdersi” fra le sue stradine a saliscendi lungo le quali si aprono di tanto in tanto piazzette e cortili fioriti, in una successione di angoli pittoreschi.

SPIAGGIA DI PLAKA

È una delle tre sole spiagge di Tilos raggiungibili in auto. Da Agios Antonios si percorre la carrozzabile costiera in direzione ovest per due chilometri deviando poi su una sterrata in discesa che dopo un paio di tornanti ha termine proprio all’inizio dell’arenile. Plaka è una bella distesa di ghiaia lunga 400 metri che digrada in un mare trasparente e contornata alle spalle da grossi cespugli che assicurano zone ombreggiate. Consiglio di percorrerla tutta, proseguendo poi con una passeggiata di pochi minuti alla penisola di Pounda, estremità nordoccidentale dell’isola, dalla quale si ammira sull’opposto versante la splendida caletta di Plysti sullo sfondo del prospiciente isolotto di Ghaidhouronisi.

MONASTERO DI AGIOS PANDELEIMON

Lasciata Plaka, si torna sulla carrozzabile e ci si dirige verso il Monastero di Agios Pandeleimon, il principale luogo di culto di Tilos. Sono appena tre chilometri ma è sorprendente come lo scenario cambi repentinamente in un così breve tratto: la strada, asfaltata ma priva di protezioni laterali, corre in cornice sull’orlo dei pendii vertiginosi della costa occidentale penetrando in un paesaggio di caratteristiche montane fino a raggiungere, intorno a quota 250 metri, il piazzale antistante il Monastero.

Il complesso è di grande fascino: si entra in un vasto cortile interno ombreggiato da alberi con una bellissima pavimentazione in ciottoli bianchi e neri a motivi geometrici, poi si procede fra sottopassi e scalinate fra i diversi corpi di fabbrica in pietra a vista e tetti in tegole edificati su differenti livelli.

Di norma gli interni sono chiusi, senonché in questi giorni c’è fermento per i preparativi della festa di tre giorni che ha inizio il 25 luglio, il che consente di ammirare gli stupendi affreschi, i ricchi arredi e le preziose decorazioni per cui il Monastero è rinomato.

SPIAGGIA DI ÈRISTOS E AGIOS PETROS

Come premesso, insieme con la bella Plaka e la bruttina Agios Antonios già descritte, Èristos è una delle sole tre spiagge di Tilos raggiungibili in auto, moto o autobus: anzi, questa è proprio “a chilometro zero”, dal momento che si può posteggiare sotto le grosse tamerici che coronano il litorale offrendo posto all’ombra per i bagnanti.

Èristos, in un ampio golfo esposto a sud, si estende per circa un chilometro, è fatta di sabbia grigia con fondale molto basso che la rende particolarmente adatta alla “gente pigra” di cui alla premessa e a famiglie con bambini: tutto ciò, unito alla facilità di accesso, ne fa la spiaggia più popolare dell’isola, quindi molto frequentata, non tanto a giugno quanto - presumo - in alta stagione.

Per chi prediliga angoli più intimi e tranquilli c’è una bellissima alternativa, che però - manco a dirlo - richiede una camminata di un paio di chilometri, comunque ben ripagata. Dall’estremità occidentale di Èristos si dirama una sterrata che prende quota spianando dopo pochi minuti e si punta a una costruzione squadrata in rovina la cui ombra è assai apprezzata dalle capre. Siamo a un bivio: sulla destra si dirama il sentiero che in circa 2 ore e 30 porta ad Agios Pandeleimon, escursione in severo ambiente montano aggirando il massiccio del Profitis Elias, che è considerata dalla mappa SKAI la più lunga e spettacolare dell’isola (preso nota per un eventuale ritorno a Tilos!), mente a sinistra si scavalca un muretto a secco cercando di individuare fra le numerose tracce confuse nella brughiera quella giusta che scende ad Agios Petros. La spiaggia, guadagnata a prezzo di scorticature alle gambe prodotte dalle sterpaglie, è ovviamente deserta, e offre meravigliosi contrasti fra i colori del mare e quelli della sabbia rossastra che si alterna a ghiaia dai sassolini multicolori.

STRADA PANORAMICA ALLA PENISOLA DI TRACHILAS

E’ una buona idea per un itinerario automobilistico da percorrere con calma a fine giornata: la strada di una decina di chilometri, evidentemente asfaltata per collegare Livadia con uno stabilimento per il trattamento dei rifiuti quasi al termine della penisola di Trachilas all'estremo sud dell'isola, si rivela anche (non so se fosse nelle intenzioni dei tracciatori) un magnifico percorso ricco di punti panoramici, ancora più suggestivi all'approssimarsi del tramonto. Le vedute, spesso vertiginose, abbracciano in particolare le baie meridionali di Stavros, Tholos e Agios Sergios.

ESCURSIONE DA LIVADIA A GERA E ALLE SPIAGGE ORIENTALI

Una magnifica escursione a piedi porta in circa due ore da Livadia al sito dell'insediamento abbandonato di Gera (o Yera, secondo un'altra grafia). Una camminata che si può abbinare a un bagno nelle stupende spiaggette di Despoti Nerò e di Agios Zacharias, quasi all'estremità sudorientale dell'isola.

Lasciata la passeggiata litoranea, che alla fine dell'abitato racchiude alcune calette appartate, si guadagna la sommità di un promontorio, con vedute sempre più ampie verso la costa settentrionale con l'isolotto di Ghaidharos fino a raggiungere l'incantevole chiesetta di Agios Ioannis, un luogo che sembra fuori dal tempo e dal mondo. Il sentiero, sempre agevole, ben tracciato e panoramicissimo, si sviluppa in cornice con alcuni tornanti fino a diventare pressoché pianeggiante inoltrandosi su un altopiano popolato da capre e resti di case e ovili. Si arriva in vista della baia di Agios Zacharias, comunque ancora distante. Raggiungibile con una deviazione dal sentiero, di lì a poco si scorge in basso la magnifica spiaggia di Despoti Nerò.

Si raggiunge infine il villaggio abbandonato di Gera, sorprendentemente esteso, pervaso dal fascino del decadente e oggi regno incontrastato delle capre: con un minimo di cautela, si gira fra gli edifici diroccati dei quali si può ancora individuare l’originale destinazione d’uso. Siamo ormai in vista della spiaggia di Agios Zacharias, che si raggiunge in pochi minuti ed è occasione per un meritato bagno! E' completamente deserta (vantaggi di giugno ma anche del fatto che non tutti sono disposti a fare una - per quanto agevole e panoramica - camminata di due ore + il ritorno).

Una precisazione: io ho effettuato l’escursione da solo, partendo a piedi da Livadia, il giorno dopo l’arrivo degli amici, comprensibilmente stanchi per il lungo viaggio via terra e mare dall’Italia, ma avendo a disposizione un’auto o uno scooter si può accorciare la camminata di 20-25 minuti lasciando il mezzo al termine della strada asfaltata (poco oltre la taverna Faros e un complesso residenziale).

SPIAGGIA DI LETHRÀ

Il percorso "classico" è quello dal capoluogo Livadia lungo 2,8 km di sentiero, tutto in cornice e con magnifici panorami sulle sottostanti spiagge di Ammochostis (Red Beach) e Merisi e sul lungo isolotto di Ghaidharos separato dalla costa da uno stretto braccio di mare. Senonché, una recente frana poco dopo l'inizio ne rende impraticabile l’imbocco dal lato Livadia, come da eloquente avviso posto dalla municipalità.

Ci orientiamo quindi sull'alternativa della Gola di Potàmi che si dirama un paio di km dal capoluogo lungo la strada che porta a Megalo Chorio: un cartello indica 1,8 km nei pressi di uno slargo ombreggiato, ideale per posteggiare la macchina.

E' anche questa una bella escursione, che passa alta sopra il greto di un torrente asciutto, fra folta vegetazione di ulivi, oleandri, profumatissima macchia mediterranea, muretti a secco, recinti per le capre. Il percorso è sempre ottimamente segnalato con ometti di pietre che prenderemo la scherzosa abitudine di chiamare "omarini" in omaggio alla bolognesità di Myria. Dopo un tratto in moderata salita, si scollina per cominciare la discesa mentre lo spiaggione di Lethrà è già visibile da lontano, con lo sfondo dell'isolotto di Prasoudha. Ma anziché scendere direttamente in spiaggia, incrociamo il bivio del sentiero proveniente da Livadia e vogliamo toglierci lo sfizio di percorrerne un tratto, almeno fino a prenderci una vista della decantata Red Beach.

Cominciano a svelarsi incantevoli calette, finché arriviamo in vista della Red Beach (vi si può anche scendere lungo un sentierino da capre), che fotografiamo da tutte le angolazioni immaginabili e che nel frattempo è raggiunta dal Duo Adelfia, il battello che ogni giorno effettua traversate a diverse spiagge dell'isola. Torniamo ora sui nostri passi, ammirando ancora magnifici scorci costieri in continuo mutamento per arrivare infine a Lethrà, una spiaggia di ghiaia di circa 300 metri: qui, essendo soli, ci accaparriamo l'unico punto riparato all'ombra di un'imponente tamerice. Il mare è piuttosto turbolento, ma al piacere di un bagno prolungato in una spiaggia deserta non si rinuncia mai!

Eccoci ora a quella che avremmo poi definito scherzosamente "variante creativa" per tornare alla macchina. Niente di insormontabile, intendiamoci: segnalazioni frequenti tramite i già citati "omarini" di sassi consentono di risalire lungo il greto asciutto che all'andata avevamo lasciato sotto di noi scegliendo il sentiero "alto", più evidente e frequentato.

Lasciata la spiaggia, una curiosa segnalazione consistente in un palo biforcuto con su incastrata una grossa pietra ci conforta sulla giusta direzione. Si prosegue fra rocce di forma bizzarra regno delle onnipresenti capre, mentre sono molto belle le vedute alle nostre spalle su Lethrà che abbiamo lasciato. Il sentiero, se pure in condizioni di semiabbandono (mi sa che siamo i primi percorritori del terzo millennio…) è tutto sommato evidente e ben segnalato, finché giungiamo a un punto in cui, poco dopo un "omarino" di sassi ad oltre tre quarti del percorso, pare essere giunti a un punto di non ritorno davanti a rocce invalicabili. Possibile? Mi arrampico fra i massi, forzo il recinto in rete di un ovile, torno indietro, provo un altro varco che mi porta a impantanarmi in un acquitrino, finché - come nella "Lettera rubata" di E.A.Poe - vediamo la soluzione evidente davanti a noi: un ampio passaggio ai piedi di una falesia rocciosa che è stato occultato dalla smisurata crescita di un colossale oleandro. Ci facciamo largo tra le frasche e dopo un ultimo breve tratto in salita ci ritroviamo al punto iniziale del sentiero di andata; ancora una decina di minuti ed eccoci alla macchina. La piccola avventura è terminata e ci resterà il ricordo di un’escursione davvero ricca di spunti paesaggistici.

SPIAGGIA DI STAVROS

E veniamo alla piccola avventura della spiaggia di Stavros. Già dal tornante della carrozzabile in cui si posteggia, l'inizio sembra voler scoraggiare, con un cartello stradale abbattuto che punta in alto. Ma come? Una spiaggia alla quale si sale? A parte la battuta, il sentiero è evidente con l’ulteriore conforto di una freccia tracciata con i sassi sul terreno. Il primo tratto è su discesa agevole e la giusta via è scandita dai soliti "omarini" di pietre, talmente frequenti da rendere impossibile sbagliare. La pendenza diventa poi maggiore, comprendendo anche tratti di roccia in cui occorre aiutarsi con le mani e spesso "accularsi" per calarsi dall'uno all'altro di massi di mole non indifferente. Fa accapponare la pelle una coppia finlandese di cui lui scende tenendo in braccio un bimbo di un paio d'anni. D'accordo che è giovane e atletico, ma io la chiamo incoscienza.

D'improvviso appare il fiordo che racchiude la spiaggia di Stavros, una visione che lascia a bocca aperta, e dopo un ultimo passaggio in un’angusta gola incassiamo il meritato premio di un interminabile bagno! Vale poi assolutamente la pena di spingersi all'estremità opposta della spiaggia, che regala scorci di impagabile suggestione, con il fantasico contrasto delle rocce rosse che fanno da quinte a un mare dalle acque cristalline.

IL KASTRO

In posizione dominante nella parte settentrionale dell'isola, a una quota di circa 280 metri, si erge il Kastro, vasto complesso di epoca bizantina, in rovina ma ancora ben conservato. Lo si raggiunge con una passeggiata in salita da Megalo Chorio, in 20 minuti secondo la mappa SKAI-Terrain, in 40 secondo la Lonely Planet. Per non fare torto a nessuno, noi impieghiamo salomonicamente circa mezzora.

L'ora ideale è in prossimità del tramonto, un po' perché dalle 17 in avanti il percorso rimane in ombra, un po' perché dalla sommità si può ammirare il panorama con la luce bassa che valorizza le foto.

Si lascia Megalo Chorio illuminata dagli ultimi raggi di sole, mentre guardando in alto ci si domanda dove cavolo possa essere il passaggio per raggiungere quel nido d'aquila. In realtà il sentiero è più agevole di quanto non sembri: sempre ben segnalato e a tratti gradinato, si inoltra tortuosamente fra numerosi ruderi di abitazioni che sorgevano lungo il pendio. Eccoci infine all'ingresso del Kastro. Subito dopo avere varcato la cinta muraria si incontrano i resti della basilica di Taxiarchis, di cui ben si individua l'abside nella quale alcuni affreschi hanno resistito all'ingiuria dei secoli. Vale la pena di fare il giro completo del complesso (nessun pericolo, nonostante qualche punto strapiombante) per godere al meglio i panorami offerti dalla posizione dominante.

Soddisfatti della bella escursione, ci avviamo a lasciare questo luogo intriso di storia e dopo un ultimo sguardo all'indietro torniamo a Megalo Chorio ammirando le montagne circostanti che rosseggiano alle ultime luci del tramonto. Concludiamo la giornata con una soddisfacente cena da "To Kastro" (quale altro nome se no?), seguita da una passeggiata serale nelle viuzze di Megalo Chorio.

SPIAGGIA DI SKAFI

Eccoci a un’altra spiaggia da raggiungere a piedi, rimarchevole per una peculiarità che la rende unica: vedremo fra poco quale.

Si tratta di Skafi, un arenile lungo circa 400 metri in una baia molto protetta all'estremo nord dell'isola. Da Megalo Chorio, dopo un tratto di mulattiera in comune con l'itinerario per il Kastro, si lascia a sinistra la brusca svolta che sale al sito per continuare agevolmente verso nord: un eloquente cartello verde proprio sul bivio indica Skafi a 2,4 km.

Costeggiato lo spiazzo che ospita il gregge di Menelao, il simpatico "uomo delle capre" che ci mostra orgogliosamente i suoi animali, si scende dolcemente verso la spiaggia già ben visibile da lontano. Sulla destra, oltre che muretti a secco, si scorgono numerose cavità naturali in cui trovano ricovero le immancabili capre. La spiaggia di Skafi è divisa in due parti da un piccolo promontorio. La parte occidentale è fatta di ghiaia e ciottoli, ma noi preferiamo superare il promontorio e raggiungere l'estremità orientale, in sabbia fine e dalle acque più tranquille perché più riparata. La particolarità a cui accennavo consiste nei vicini anfratti rocciosi, nei quali si calano le capre per abbeverarsi (sì sì, proprio con l'acqua salmastra!). Irrinunciabile è l’ennesima magnifica nuotata, fino a giungere a pochi metri dagli animali che non si smontano minimamente per la presenza di tre intrusi!

MIKRO CHORIO

E’ un sito assolutamente singolare, ubicato più o meno al centro dell'isola e raggiungibile con una semplice passeggiata di una decina di minuti dalla strada principale dell'isola (diramazione con cartello verde sulla sinistra un paio di km oltre Livadia).

Il villaggio, che si reputa risalente al 15° secolo, fu progressivamente abbandonato quando la popolazione - una volta tornate sicure le coste con il cessare delle scorrerie dei pirati - si trasferì a Livadia. Nel 1962 vi erano rimasti 32 abitanti, nel 1965 solo uno! Nell'abitato si individuano oggi circa 220 case, per lo più in rovina ma alcune in via di recupero.

Il luogo, come i tanti analoghi visitati nelle isole greche (ad es. Paleochora a Egina, il Kastro di Kàlymnos, Paleo Chorio di Halki, l’Apano Kastro di Naxos, la stessa Gera a Tilos descritta in precedenza) emana una profonda suggestione ed è bello "perdersi" lungo le sue stradine, ovviamente con un minimo di attenzione per la precarietà di alcuni edifici.

Già il primo colpo d'occhio arrivando è decisamente attraente e una volta entrati nell'abitato, è una sequenza ininterrotta di nuovi scorci mano a mano che si penetra nel tessuto urbano. Spicca la chiesa, bianchissima e con un bel cortile acciottolato con sassetti bianchi e neri, la sola fra le tre del villaggio che è stata recuperata. Si individuano spesso le originarie destinazioni d'uso, come ad esempio alcuni forni. La presenza di alberi che crescono - talvolta schiantandoli - in mezzo ai ruderi ricordano (ovviamente in piccolo) i templi di Angkor in Cambogia, dove nel corso dei secoli la natura si è reimpossessata, quasi soffocandola, dell’opera dell’Uomo. Ci avviamo verso la parte culminante dell’abitato (non sia mai che ci perdiamo un punto panoramico!): un suggestivo cimitero a fianco di una chiesetta precede l’ultimo strappo in salita fra massi un po’ sconnessi, fino ad arrivare al punto più alto, dal quale lo sguardo abbraccia l’intero villaggio.

BELVEDERE DI AMALI

Nei ritagli delle giornate, in particolare nel tardo pomeriggio, approfittando di poter disporre dell'auto, ci siamo dedicati a strade panoramiche o alla visita di piccole chiesette un po' fuori mano (a Tilos non tantissime come su altre isole).

Uno di questi luoghi è Amali, un'altura di 415 metri estremamente panoramica, non per nulla vi sono installati diversi ripetitori televisivi e di telefonia. Vi si accede da Livadia tramite una strada molto tortuosa di 5 km, cementata evidentemente per facilitare l'accesso a quegli impianti ma senza protezioni laterali e da percorrere quindi con prudenza. Giunti sulla spianata sommitale sferzata dal vento, si può apprezzare un panorama vastissimo, in particolare sul promontorio di Agios Andreas, estremità sud-occidentale dell'isola, sulla lunga spiaggia di Eristos e sull’adiacente splendida caletta di Kritouraki.

IN GIRO PER CHIESE

In un altro fine pomeriggio, abbiamo avuto modo di arricchire la nostra "collezione di chiesette di campagna" con tre suggestivi luoghi di culto situati nel raggio di 3 km a sud-est di Livadia. Cominciamo con la Panagia Politissa, particolarmente importante in quanto meta di un pellegrinaggio verso fine luglio (non ricordo la data precisa): e quanto possa essere massiccia l’affluenza di fedeli lo testimonia una piccola struttura nelle vicinanze con toilettes e lavabi. Sacro e profano insomma…

Uno sguardo verso l'alto ci svela un tettuccio bianco. Veloce consultazione del nostro apparato cartografico, si tratta di Agios Pavlos, una cappellina a cui adduce un sentierino di un chilometro scarso su un dislivello di meno di 100 metri: potremmo mai perdercela? In poco più di un quarto d'ora siamo lassù e siamo premiati da un’impagabile pace: è uno di quei luoghi "minori" in capo al mondo che impreziosiscono i soggiorni sulle nostre amate isole, tanto più che, nonostante l'isolamento, è incredibilmente aperta! La vista all'intorno è ampia e selvaggia, la Panagia Politissa là in basso sembra un giocattolino.

Sulla via del ritorno imbocchiamo una deviazione che sale ad Agia Anna, suggestiva nella sua struttura in pietra a vista, ancora più rosseggiante nella luce bassa del tramonto L'interno, molto ben tenuto, custodisce affreschi di oltre tre secoli fa. Approfittiamo per fotografare una splendida panoramica dall’alto di Livadia, con il promontorio sullo sfondo in cui si distingue con chiarezza il tratto iniziale dell'itinerario per il sito di Gera già descritto in precedenza.

GROTTA DI CHARKADIO

Concludo la rassegna dei luoghi da visitare con un sito che ho mancato ma in cui sono stati gli amici (era il giorno in cui scarpinavo verso Gera), parafrasando la descrizione fatta sul forum da Myria:

Tilos è definita “l’isola degli elefanti” perché nel 1971 furono rinvenuti dei fossili di ossa di elefanti nani (alti 120/140 cm), ultima specie vissuta in Europa. Evento paleontologico interessantissimo, luogo dunque che stimola la mia curiosità. Tanta emozione ma, in questo caso, grande delusione.
Mentre Leandro affronta in solitaria l’escursione al villaggio abbandonato di Gera, io e Nicola, carichi di aspettative, decidiamo di visitare questo sito. Poco prima di giungere al centro di Megalo Chorio proveniendo da Livadia, un cartello turistico indica, a sinistra della carrozzabile, la famosa grotta. Dopo 2 km di strada asfaltata si arriva ad uno slargo sovrastato da un edificio che avrebbe dovuto essere il nuovo museo: pavimenti in marmo, invetriate, pannelli espositivi. Peccato sia in stato di abbandono e l’ingresso sia ostruito da un tappeto di escrementi di capre. Superato un cancello arrugginito, dal piazzale si passa ad un viale lastricato affiancato da lampioni in cattivo stato che termina ad un bell’anfiteatro costruito in pietra (chissà se si sono mai svolti spettacoli?).

Da una fontanella zampilla acqua, attorno la vegetazione è rigogliosa, il silenzio è turbato unicamente dal frinire delle cicale. Un posto suggestivo. Un sentiero a gradoni sul quale sono cresciute alte erbacce conduce all’ingresso della grotta, chiuso da una cancellata. Ci consoliamo solo con l’ampio panorama offerto dalla posizione elevata, ma è davvero sconfortante che un luogo così prezioso sia lasciato nell’incuria generale.

Tutte le foto del viaggio con rispettive didascalie sono a questo link:

https://picasaweb.google.com/104306339868405243690/2013IsoleGrecheTilos

 

 

 

 

 

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