Santorini: a cavallo del Vulcano

Torniamo nel gioiello delle Cicladi, per la gioia di tutti coloro che sono innamorati della Grecia!

"…è piena di spirito: una tale luce ha aiutato gli uomini a vedere chiaramente, a mettere ordine nel caos, a trasformarla in cosmo. E cosmo significa armonia"
Nikos Kazantzakis

La perla delle Cicladi, la più bella delle Isole Greche, una delle dieci isole più belle del mondo, uno dei venti luoghi del pianeta che ogni viaggiatore dovrebbe visitare almeno una volta… c'è da sbizzarrirsi fra un'infinità di definizioni, l'una più entusiasmante delle altre.
Eppure, Santorini può deludere. Com'è possibile? Non fraintendetemi, l'isola è stupenda e ricca di spunti d'interesse: voglio dire che - per assurdo - può risultare la meno greca delle Isole Greche. Il mare, per esempio. Chi ha in mente la sabbia o la ghiaia chiara, l'acqua cristallina che vira in mille sfumature di celeste, turchese, smeraldo, giada, a Santorini se la scordi: l'isola è di natura vulcanica e il colore delle spiagge va dal grigio al nero al mattone al rosso negando al mare la sensazione di limpidezza e trasparenza (che comunque ha).
Di conseguenza, attenzione all'equivoco: chi privilegia la vacanza di puro relax, svaccato su una spiaggia di sabbia bianca e mare caraibico, è meglio che si orienti altrove.
E poi, c'è l'impronta turistica che con il passare degli anni diventa sempre più forte: già nei fine settimana di inizio giugno Firà è invasa, non oso pensare cosa sarà ad agosto. Per non parlare delle grandi navi da crociera che attraccano in rada (in media ne ho visto da una a quattro al giorno) che scaricano i turisti per una giornata nel capoluogo congestionandolo completamente.
Al di là di questo, la bellezza del paesaggio lascia dovunque a bocca aperta: chi per la prima volta si affacci sullo scenario della Caldera non può non rimanerne rapito. Ed è soltanto la "cartolina" più celebrata che rappresenta la punta di un iceberg di rara bellezza.
La migliore chiave di lettura della vacanza può quindi essere quella di soggiornare in una località (Firà è la più strategica per la posizione al centro dell'isola) e da lì girare in lungo e in largo con i mezzi che predilige. Non escluse le gambe, il modo migliore per penetrare anche le realtà quotidiane lontane dal turismo di massa. In questo modo, Santorini aprirà generosamente lo scrigno delle sue pietre più preziose.Ho cercato di visitare il più possibile dell'isola, solitamente recandomi in una località con l'autobus e da lì spostandomi a piedi, talvolta anche - mappa alla mano - improvvisando l'itinerario: trovo che non inquadrarsi in una programmazione rigida sia il modo migliore per imbattersi nelle vere scoperte.

FIRÀ
Il capoluogo dell'isola è strutturato in una serie di via parallele, incrociate da un intrico di viuzze a saliscendi, spesso gradinate, che vanno digradando sul fianco della Caldera formando un impianto urbanistico tanto unico quanto seducente: sono le quattro stradine pedonali lungo le quali si allineano i ristoranti, i negozi, i luoghi di ritrovo. A est di queste, corre la 25.Martiou che verso sud diventa Decigàla (non aspettatevi però di vedere abbondanza di cartelli stradali cui siamo abituati!), aperta anche ai veicoli; parallela a questa, su un livello inferiore, la carrozzabile che costituisce la principale arteria nord-sud dell'isola.
A Firà meritano una visita:
* Il NUOVO MUSEO ARCHEOLOGICO, situato presso la stazione degli autobus. Sarebbe opportuno visitarlo nel primo giorno di permanenza a Santorini, per farsi un'idea della storia dell'isola prima di intraprenderne gli itinerari. Vi si ammirano reperti di grande interesse della Thera preistorica e bellissime pitture murali provenienti dalla città sepolta di Aktotìri.
* Il NUCLEO STORICO, cioè la parte nord della città, con le strade a portici, le dimore nobiliari - fra cui spicca Palazzo Ghyzi con un'istruttiva mostra di oggetti e documenti sull'isola - e il quartiere cattolico con il Duomo e il Monastero.
* KATO FIRÀ, cioè la zona sud, con la Cattedrale ortodossa e le pittoresche chiesette di Àgios Minàs e Àgios Ioànnis. Proseguendo qualche centinaio di metri oltre l'abitato, ormai all'altezza delle vecchie cave di pomice, si ammira una delle più complete vedute su Firà.
* MÉSA GIALÒS (vecchio porto): è un animatissimo brulicare di imbarcazioni che vanno e vengono, di agenzie che le gestiscono, di negozietti e di taverne che servono il pesce appena pescato. I 260 metri di quota che lo dividono da Firà possono essere superati (in discesa o in salita) tramite il selciato a tornanti scandito da 587 gradini, a piedi o in groppa ai caratteristici asinelli (€5) o grazie alla funivia che supera il dislivello in meno di due minuti (€4).
Ma la carta vincente di Firà rimane l'affascinante insieme, nel quale è sempre piacevole "perdersi" in una successione di scorci sempre nuovi a seconda delle ore del giorno.

DA FIRÀ A IMEROVIGLI
E' una bella passeggiata di circa un'ora (più il ritorno) che raccomando vivamente.
Dalla stazione superiore della funivia si imbocca la M. Nomikou, la strada che corre "in cornice" sul bordo dello strapiombo fino a raggiungere in leggera salita l'angolo del Caffè Kastro: da qui per un centinaio di metri si può apprezzare uno dei migliori panorami sulla Caldera, in particolare è l'immancabile luogo di ritrovo in cui la gente si concentra lungo il muretto per godere lo spettacolo del tramonto.
Toccata la suggestiva chiesetta di Àgios Stylianòs, in breve si è a Firostefani, ormai facente parte senza soluzione di continuità di Firà (la piazza ne dista appena 800 metri). Essendo situato sull'orlo del dirupo, il paese continua a offrire magnifici scorci sulla Caldera, in un continuo succedersi di abitazioni, caffè, alberghi, ristoranti e la bella chiesa di Àgios Geràsimos circondata da cipressi.
Al termine dell'abitato, in posizione dominante sorge il monastero femminile di Àgios Nikòlaos, tuttora in funzione anche se vi vivono solo la badessa e due suore, che custodisce una pregevole iconostasi in legno scolpito; può essere visitato (informarsi sugli orari).
Subito dopo il complesso monastico, ha inizio l'abitato di Imerovigli che, essendo situato sul punto più alto della Caldera, consente una visuale estesissima, che un tempo era vitale ai fini dell'avvistamento di navi pirate. Oltre al consueto affascinante colpo d'occhio sulla tipica architettura cicladica, il paese ha la sua principale peculiarità nella roccia di Skàros, l'inconfondibile roccione a forma di imponente tronco di cono che si protende in mare: scendendo dalle case più in basso lungo un sentierino da capre, lo si aggira fino a raggiungere la bianchissima chiesetta di Theoskepastì, abbarbicata in posizione incredibile e visibile solo dal mare (vedi più avanti l'escursione in caicco nella Caldera).

OÌA
Diciamo subito che si pronuncia Ìa (accento sulla i).
Il paese è situato sull'estrema punta settentionale di Santorini. Nell'impianto urbano somiglia molto a Firà e come essa è costituita da una "cascata di case" teatralmente edificate sui successivi strati di pomice vulcanica, ben visibili durante la navigazione nella Caldera. A differenza del capoluogo, risulta meno affollata, ad eccezione dell'ora del tramonto, quando la gente si ammassa sul castello e dintorni per ammirare uno spettacolo assolutamente da non perdere.
Il visitatore non può non rimanere affascinato dalla particolarissima architettura, costituita in buona parte da case che, dietro la facciata, sono scavate nella lava uscita dall'eruzione del vulcano: il bianco dominante, alternato con la bordatura pastello di porte e finestre e l'azzurro delle cupole delle chiese, compone un quadro di rara bellezza.
Le rovine del castello di Argyri, di epoca veneziana, coronano uno sperone roccioso che, proteso verso il mare come una prua di nave, divide l'abitato in due parti: l'una, verso est, è la sfilata di case che si estendono fino alle pendici del massiccio montuoso di Megàlo Vounò, mentre e nord le abitazioni digradano, come una specie di presepio impreziosito da due mulini che caratterizzano la skyline di Oìa, fino al Golfo di Ammoùdi con il suo grazioso porticciolo. Questo è raggiungibile grazie a una gradinata a tornanti di 290 gradini: dal molo, sul quale si allineano alcune taverne, si dirama a sinistra un sentierino che in dieci minuti porta al Capo di Àgios Nikòlaos, una minuscola insenatura di scogli dalla quale è imperdibile un tuffo nell'acqua cristallina.
L'altra baia che scende dal paese a sud-est è quella di Armèni, alla quale attraccano le imbarcazioni che fanno il giro della Caldera.

LE SPIAGGE
Togliamoci subito il pensiero. Come già detto, non sono la carta vincente di Santorini. Cionondimeno, non mancano le occasioni di fare il bagno in un'acqua che è comunque limpidissima anche se penalizzata, alla vista, dalla colorazione scura delle spiagge. Dò una sommaria descrizione di quelle che ho sperimentato.
* GOLFO DI AMMOÙDI: l'ho appena citata poche righe sopra.
* PERISSA: per la precisione sono stato a Perìvolos, la parte centrale di questo spiaggione lungo circa due chilometri che si spinge fino a Capo Exomitis, il punto più meridionale dell'isola. Spiaggia di ciottoli fra il nero e il marrone rossiccio. Perissa è probabilmente la più mondana fra le spiagge di Santorini.
* KAMARI: a differenza della precedente, è più tranquilla, dà più l'idea di una località per famiglie, lo si capisce dalla tipologia della gente che percorre la bella passeggiata a mare, preclusa alle auto. Sabbia fine grigia, mare splendido.
* AKROTÌRI, SPIAGGIA ROSSA: circa 1 km a valle di Akrotiri paese, dal parcheggio si imbocca un sentiero che dapprima passa davanti ad alcune taverne sul mare, poi si percorre un tratto un po' dissestato che scavalca un promontorio sassoso per discendere infine sulla Spiaggia Rossa (Kòkkini Paralìa). Lo scenario è magnifico, con le alte falesie di roccia vulcanica rossa strapiombanti sulla spiaggia di ghiaia altrettanto rossa e il mare trasparente.
In tutte e tre le spiagge descritte è possibile affittare le attrezzature (5-6 euro al giorno per un ombrellone e due brandine).

AKROTÌRI
La località è nota soprattutto per l'esteso sito archeologico che venne alla luce a seguito del terremoto del 1866, sito che però al momento è chiuso. Essendo peraltro poco distante dalla citata Spiaggia Rossa, il paese merita una visita.
Akrotìri era uno dei cinque castelli (fortezza medioevale dei Bellogna) ai tempi della dominazione franca. La cittadella ha subito ingenti danni dal terremoto del 1956, per cui si deve prestare una certa attenzione dell'aggirarsi fra le rovine. L'interesse del luogo, oltre le due chiese tardo-medioevali di Agìa Triàda e Ypàpanti tou Sotiros, sta nelle caratteristiche viuzze sulle quali si affacciano case con i tetti a volta e locali adibiti a cantine, spesso scavati nella roccia.

ANTICA THIRA
I Fenici, che verso il 1400 a.C. colonizzarono Santorini, la chiamarono Kallisti per la sua bellezza (dal greco kalòs=bello). Due secoli dopo i Dori la ribattezzarono Thira in onore dell'omonimo loro re.
La civilizzazione dorica fiorì fra il 1115 e il 630 a.C., periodo al quale risale pure quella che oggi è definita Antica Thira (o Thera). La posizione è quanto di più strategicamente difensivo si possa immaginare: gli edifici sono situati infatti sulla sommità (m.366) del Mèsa Vounò, massiccio montuoso che digrada da ogni versante in scarpate invalicabili con l'unico accesso (quindi facilmente controllabile) da nord, l'insellatura chiamata Sellàda (m.263).
Oggi è possibile salire al sito da Perissa o da Kamari: entrambi gli itinerari richiedono circa un'ora a piedi, ma mentre quello da Perissa è su sentiero, da Kamari si sale lungo una più comoda strada selciata ad ampi tornanti, percorsa anche da un servizio di pullmini turistici curato dalla Kamari Tours.
E' sulla salita a piedi da Kamari che mi oriento. La strada parte dall'estremità meridionale del paese offrendo un panorama sempre più esteso quanto più si prende quota. Raggiunta la Sellàda, mentre sulla destra si sale al Profìtis Ilìas, massima elevazione di Santorini con 563 metri (il fascino del monastero ivi ubicato è molto sminuito dalla foresta di antenne e dalla recente strada asfaltata che riversa sul luogo i grossi pullman turistici), sulla sinistra una rampa gradinata porta all'ingresso dell'Antica Thira (ingresso gratuito).
Il sito è un susseguirsi di rovine, nelle quali peraltro ben si distingue la struttura urbana, con l'agorà, le terme, i templi, la Via Sacra, il teatro, il mercato, gli alloggi, il Ginnasio, la caserma della guarnigione, ecc. I reperti rinvenuti nelle campagne di scavo si trovano nei musei di Firà e di Atene. Ciononostante la visita è vivamente raccomandata per l'imponenza del luogo, la sua ambientazione, la genialità dell'impianto urbanistico, e non ultimo lo splendido panorama sui due versanti del Mèsa Vounò.
Il ritorno a Kamari offre un'affascinante alternativa: da un piccolo slargo all'altezza del terzo tornante in discesa parte un viottolo, non segnalato ma evidente, che porta a un luogo di grandissima suggestione: si tratta della sorgente di Zoodòchos Pigì, una polla d'acqua perenne (cosa rara in un'isola così arida) sul fondo di una grotta. Sulla minuscola piazzetta antistante, ombreggiata da due alberi di carrubo, sorge una cappellina: un luogo a dir poco incantevole, dal quale ci si stacca a malincuore.
Riprendendo il sentierino a ripetuti tornantini, si scende infine a Kamari, dove è d'obbligo un bagno corroborante e una sosta in una delle tante taverne del bel lungomare.

EMBORIÒ
E' un borgo medioevale molto ben mantenuto che merita senz'altro una sosta lungo la strada che porta a Perissa.
Al tempo della dominazione veneziana era uno dei cinque borghi fortificati (abbiamo già visto Akrotìri) presenti dell'isola. Sulla parte superiore dell'abitato sono ancora distinguibili tratti delle antiche mura, la zona denominata "Kastelli". L'interesse del luogo non sta tanto nella parte artistica - a parte la quattrocentesca chiesa della Panagìa - ma piuttosto nella struttura urbanistica nel suo assieme, caratterizzata da un'estrema attenzione per l'aspetto difensivo: un dedalo di vicoli angusti, tortuosi, a saliscendi su più livelli, con le abitazioni prive di finestre ai piani inferiori aveva l'effetto di disorientare eventuali invasori, mai sicuri se dietro un angolo si potesse trovare un vicolo cieco, uno dei rari varchi nella cinta muraria o un abitante armato che non gli desse scampo.
Poco fuori dall'abitato, già da esso ben visibili, si allineano lungo il crinale del Monte Gavrilos otto mulini a vento in rovina: vale senz'altro una passeggiata (un'ora scarsa fra andata e ritorno) almeno fino ai primi, sia per il magnifico panorama, sia per avere la testimonianza di una realtà che non esiste più, soppiantata dall'avvento dei moderni mulini elettrici.

MEGALOCHÒRI
Usciti da Emboriò in direzione est, si lascia all'altezza della Cantina Vinicola Boutàri il bivio per Akrotìri e si prende a destra (nord) fino a raggiungere dopo circa tre chilometri un altro luogo degno di attenzione. Siamo a Megalochòri, un tranquillo villaggio edificato lungo una delle tante fenditure prodotte sull'isola dall'erosione, che si gira in pochi minuti ma che offre lungo le sue stradine tortuose, scandite da case bianche, piazzette, piccoli cortili e sottopassi, alcuni spunti piacevoli: lungo la via principale si passa sotto un arco a sesto acuto sormontato da un campanile a vela tra i più singolari di Santorini, di forma piramidale con sei celle campanarie. Poco oltre, il colpo d'occhio sulla cupola azzurra della chiesa di San Damian anticipa la scenografica piazzetta alberata adiacente: un vero angolo d'incanto in cui sembra che il tempo sia fermo, con le tre taverne (fra cui la citata Raki) che invitano a una sosta.

PỲRGOS
Situato su un colle alla quota di 362 metri, è il centro abitato più elevato di Santorini e probabilmente quello che ha mantenuto in misura più evidente le caratteristiche del vecchio borgo medioevale.
Nella struttura richiama parecchio Emboriò: lontano dal mare, era circondato da una cinta muraria, i cui resti sono ancora leggibili all'interno del paese. Il punto culminante, già indicato da cartelli nella "Platìa" (fermata degli autobus e quadro di orientamento), è il rione "Kastelli", straordinario punto panoramico non solo per comprendere la conformazione urbanistica ma praticamente anche sull'intera isola. Da qui si nota come, scendendo dalla fortezza del casato veneziano degli Aquila, le case del borgo siano state edificate addossate le une alle altre e collegate da un labirinto di vicoli tortuosi, stretti, ripidi, spesso con i gradini di differente altezza: un voluto trionfo dell'asimmetria, con lo scopo - appunto un po' come a Emboriò - di rendere difficili l'orientamento e gli spostamenti ad eventuali invasori.
Quanto sopra, unito alla grande quantità di chiese presenti (la più antica e importante - X secolo - è quella di Theotokàki, della Dormizione della Vergine), fa sì che la visita di Pỳrgos si riveli un ininterrotto mutare di scorci e chiaroscuri fra muri bianchi bordati di tinte pastello, gradinature, sottopassi, dislivelli, cupole, campanili, camini: un vero e proprio manifesto dell'architettura cicladica, per la gioia dei fotografi e dei semplici estimatori del Bello.
Lasciata Pỳrgos, avendo voglia di fare una passeggiata, si torna in una decina di minuti al bivio con la principale, nei cui pressi si trova la Cantina Vinicola Santo. Oltre alla visita (informarsi sugli orari), si può ammirare dall'adiacente terrazza un panorama che abbraccia in pratica tutto l'arco costiero dell'isola dalla penisola di Akrotìri fino a Oìa, oltre a tutte e quattro le isole della Caldera: Thirasìa, Néa Kaméni, Paléa Kaméni e la minuscola Aspronìsi.

IL TOUR DELLA CALDERA IN CAICCO
E' la gita classica di Santorini, quella da effettuare anche se ci si soffermasse sull'isola solo un giorno o due. Per organizzarla, basta girare sulle strade di Firà per trovare una serie di opportunità per tutti i gusti proposte dalle molte agenzie.
Gli operatori in città hanno anche un ufficio sul molo del Mésa Gialòs, e potrebbe essere una buona idea, specialmente in stagioni di scarso affollamento, presentarsi alla partenza di qualche battello: non è escluso che, pur di riempire posti di una corsa, si possa spuntare uno sconticino.
Io mi sono affidato a "Travel Fate" (Dakoutros Bros.), sull'incrocio fra la carrozzabile e la strada dell'Hotel Pelican (non si sbaglia, questa via è un po' il luogo classico in cui darsi appuntamenti). Nel caso, cercate di unirvi a un tour guidato da Eva: è una ragazza sveglia, efficiente e simpatica, che parla inglese, spagnolo e un ottimo italiano.
La mia scelta è caduta sul tour con il caicco Odỳsseas con partenza alle 11,45 e ritorno alle 17,30 dal costo di 25 euro.
Salpati dal Mésa Gialòs, è sufficiente una decina di minuti per raggiungere Néa Kaméni. Mentre si attracca, già si nota che l'acqua dell'insenatura di Òrmos Ernìa ha una colorazione giallo-verdastra dovuta allo zolfo, in contrasto con il blu del mare aperto e il dominante nero della lava solidificata che ci circonda. La permanenza sull'isola (che è zona protetta, 2 euro di ingresso) dura circa un'ora e un quarto, fra salita al punto più alto (m.127), soste per spiegazioni della guida e discesa. Néa Kaméni è considerata vulcano attivo, anche se l'attuale attività è limitata alle solfatare: di tanto in tanto si scorgono vapori caldi la cui temperatura va dai 75 ai 95 gradi (giusto sufficienti per cuocere un uovo!) e cristalli di zolfo e gesso in corrispondenza delle fumarole.
Tappa successiva è la più piccola Paléa Kaméni: qui non si sbarca, ma il caicco si àncora per una mezz'ora in una piccola baia sormontata dalla chiesetta di Àgios Nikòlaos e caratterizzata da sorgenti sulfuree a 30 / 40 gradi, con tutto il tempo per un tuffo e un piacevolissimo bagno.
Si naviga ora, con belle vedute sulle due isole appena lasciate, verso Thirasìa, la parte staccata della Caldera di cui costituisce la parte nord-occidentale.
L'isola si estende per circa 6 kmq. Sbarcati nel porticciolo, si hanno a disposizione un paio d'ore, che si può scegliere di trascorrere in una delle tante taverne sul molo o salire al villaggio di Manolàs: i 145 scalini da superare per raggiungere la quota 160 metri dell'abitato scoraggiano molti (anche se sono disponibili i muli), cosicchè ci si trova in pochi ad aggirarsi in questa specie di Firà in miniatura (ma molto molto più tranquilla), fra cortiletti, rari ristorantini, deliziose chiesette, stradine popolate da gatti sonnacchiosi. Un vero manifesto dello "slow travel", specie quando a fine giornata, una volta smaltiti i gruppi di turisti dei battelli, riacquista una tranquillità di altri tempi: viene davvero voglia di trascorrervi un paio di pernottamenti per compenetrarsi in sensazioni ormai perdute.
La gita volge al termine. Lasciata Thirasìa, si fa rotta verso la Baia di Armèni di Oìa, dove sbarcano i turisti che aspetteranno il tramonto per essere poi riportati a Firà su pullman riservati. Il caicco dirige infine sul capoluogo, regalando nell'ultima mezz'ora di navigazione vedute inedite su Oìa, Imerovigli, la chiesetta di Theoskepastì annidata nella roccia di Skàros e le varie stratificazioni che, nel succedersi delle varie eruzioni, hanno prodotto la tormentata struttura di Santorini.
Una vera e propria lezione di geologia "sul campo" e una degna conclusione di una vacanza indimenticabile.Ho fissato via internet dieci pernottamenti, dal 31 maggio al 9 giugno 2008, a VILLA ALIZEA, una casa a gestione familiare con una decina di camere situata all'ingresso della frazione di Kontochòri. Si è rivelata un'ottima scelta: una palazzina tranquilla, pulita, con piscina, dieci minuti a piedi dalla centrale Platìa Theotokopoùlou. Mi è stata assegnata una camera (n.5) con letto matrimoniale più letto singolo, televisore, condizionatore, frigorifero, asciugacapelli, verandina privata con tavolino e due sedie per 30 euro al giorno.Di norma, i prezzi di un pranzo/cena calano quanto più in Firà ci si allontana dalla vista sulla Caldera e da Firà verso le zone periferiche dell'isola.
Riporto alcuni ristoranti / taverne / estiatorio in cui ho mangiato (sempre pesce), con relativo voto del rapporto qualità/quantità/prezzo/ambiente:

A FIRÀ
ESTIATORIO STAMNA, sulla strada dell'Hotel Pelican: un piatto principale e una birra grande €16. Voto 6+
TAVERNA PALIA SCALA, al Mèsa Gialòs (vecchio porto): un piatto principale e ½ litro di vino della casa €18,50. Voto 6½
TAVERNA KAPARI, sulla strada carrozzabile: un appetizer, un piatto principale e ½ litro di vino della casa, piccolo dessert omaggiato €21,50. Voto 6+
NAOUSSA, all'estremità nord della Erithroù Stavroù: ci ho cenato due volte, sempre prendendo appetizer, piatto principale e vino della casa; una volta con Bea e Ivo spendendo €66,20, un'altra da solo €27. Voto 7½
LITHOS, sulla Agìou Mina (in pratica il lungo-Caldera): un appetizer, un piatto principale e ½ litro di vino della casa €30,50. Voto limitato al 6 per le quantità scarse (5-cozze-5, anche se grandi, sono un po' pochine se pur un appetizer): è evidente che incide nel conto la posizione panoramica.
TAVERNA STANI, sulla Erithroù Stavroù: ci ho cenato due volte, sempre prendendo appetizer, piatto principale e una bottiglia da 375cc di ottimo Nykteri bianco delle Cantine Santo, bicchierino omaggiato di mastìca, liquore ricavato dall'omonima pianta resinosa; conto di €22,70 e €26,30. Voto 7+.

A OÌA
TAVERNA ALKYONA, sulla carrozzabile un po' prima di entrare in paese: un piatto principale e ½ litro di vino della casa, ouzo omaggiato €19.85. Voto 6+

A MEGALOCHÒRI
TAVERNA RAKI, sotto un pergolato nell'incantevole piazzetta, atmosfera familiare: un piatto principale e ½ litro di vino di cantina propria €18.30. Voto 6½

A KAMARI
TAVERNA SALIVEROS, verso l'estremità sud della passeggiata a mare: locale molto frequentato da greci, atmosfera cordiale, ci ho pranzato due volte, sempre prendendo piatto principale con birra grande; nescafè frappé e caffè greco omaggiati; conti di €19 e €18,50. Voto 7-Ho utilizzato un operativo Aegean Airlines Malpensa-Atene-Santorini e viceversa, del costo di 310 euro. Si può però risparmiare parecchio con i charter che in alta stagione uniscono Milano all'isola senza scalo ad Atene. Tutti e quattro i voli puntualissimi, sul catering… lasciamo perdere: ma perché mai una compagnia greca deve servire la pastasciutta? :-(

Per muoversi in loco in autonomia, non c'è che l'imbarazzo della scelta fra auto, motorini, scooters, quad, che si possono affittare con formalità minime. Non fornisco indirizzi, di agenzie ce ne sono in quantità: a Firà basta camminare lungo la carrozzabile (è la strada principale dell'isola che la percorre da nord a sud) per essere continuamente "contesi" da questo o da quel fornitore.
L'isola si gira bene e in tempi relativamente brevi. La sua superficie è di 98 kmq, fra l'estremità settentrionale e quella meridionale ci sono circa 17 km e nessuna località dista da Firà più di una quindicina di km.
Il servizio pubblico è molto efficiente, con autobus confortevoli e ben mantenuti. Tutti hanno origine e destinazione al terminal di Firà, cosicché per congiungere le località a nord con quelle a sud è giocoforza cambiare. La frequenza va dai 30 ai 90 minuti a seconda delle ore del giorno, il prezzo di una corsa da 1 a 2 euro. Nelle ore di scarsa frequentazione, può succedere che più servizi vengano accorpati: ad esempio le corse delle 9,45 per Perissa e per Akrotiri / Red Beach sono disimpegnate dalla stessa vettura che (oltre la deviazione su Pỳrgos) fa due "vai e vieni" dal bivio poco dopo Megalochòri.

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