Luglio 2001: da Vernasca ad Istanbul

Attraverso i Balcani fino in Turchia!

Dedicato a chi si annoia in spiaggia sotto l'ombrellone...

Di vacanze rilassanti proprio nessuno ne voleva sentire parlare, ed è così che per il secondo anno consecutivo è decollata l'idea di un'avventura motociclistica nel cuore della vecchia Europa; lo scorso anno fu la volta della Spagna del sud, da Barcellona verso Albacete Siviglia e Granada, attraversando la Sierra Morena in direzione Lisbona e dirigendosi in Algarve per un rapido trasferimento in terra marocchina, coprendo oltre 4.500 km indimenticabili, si trattava solo di scegliere un itinerario altrettanto interessante e compatibile con i risicati giorni di riposo a disposizione. Nicoli Andrea e Simon Luca Messori, questi i due amici con cui abbiamo cominciato a discutere di date, percorsi e mete possibili sin dalla primavera, giungendo lentamente al lancio di quell'idea, non lo nascondiamo, un po' preoccupante dal nome Istanbul, l'antica Costantinopoli attraverso un'Europa centrale dai non chiari contenuti geografici e sociali.
Tra mille difficoltà, date spostate e mugugni da parte delle persone a noi più vicine, è arrivato il momento della partenza. Due moto una Yamaha 750 Super Tenéré ed un Honda Transalp 600, preparate da Cesare e Maurizio di Val D'Arda Motorsport di Lugagnano e Leandro di Best Moto Piacenza, qualche piccolo ritocco, i controlli del caso ed ecco pronti i mezzi; Giovedì pomeriggio ore 16, foto di rito per la partenza, un caldo afoso, il sudore e la tensione e poi via verso la Fiorenzuola Brescia in direzione di Trieste, decisi a raggiungere il confine prima di notte.

Il Viaggio

Il primo trasferimento si è tradotto in oltre quattrocento chilometri di autostrada, trafficata oltremisura ed accompagnata da un forte temporale lungo il lido veneto, con rallentamenti che ci hanno costretti a pernottare in territorio italiano, optando per Sistiana, piccolo centro estivo alle porte di Trieste; la mattina ci si rialza con una di quelle giornate in cui è bellissimo rigirarsi nel letto sentendo all'esterno lo scroscio della pioggia battente, ma purtroppo non possiamo fermarci, indossiamo le tute e partiamo con la visibilità ridotta al minimo, salutando gli altri motociclisti fermi sotto i viadotti e superando macchine con autisti incollati al finestrino per riuscire a scorgere il manto stradale invaso dall'acqua; un centinaio di chilometri e prima sosta a Lubiana, graziosa capitale Slovena dove mangiamo un panino senza nemmeno il tempo di togliere gli indumenti inzuppati, ripartendo velocemente verso Zagabria attraversata in moto giusto per intuirne l'atmosfera, ma già in ritardo verso il lago Balaton tappa del secondo giorno. Lungo una statale trafficata e rallentata ci fermiamo a Balatonlelle a pochi km da Siofok, con il sole che timidamente ricompare salutando un Venerdì sera da luogo di mare con discoteche e numerosi tedeschi in vacanza sul lago ungherese dal quale ripartiamo in mattinata per una breve tappa a Budapest. Ci sono le nuvole ma non piove, visitiamo la città vecchia di Buda ammirando il magnifico tratto del Danubio che attraversa la capitale magiara, ripartendo nel primo pomeriggio alla ricerca del confine rumeno e della cittadina rumena di Aarad alla quale contiamo di arrivare in serata.
La frontiera rumena è la porta verso un paese dalle grandi potenzialità ma dai problemi ancora difficili da risolvere che si intravedono negli edifici e lungo il percorso stradale; i primi paesini che incontriamo ci fanno accapponare la pelle, la povertà è palpabile e gli sguardi duri degli uomini non promettono niente di buono, solo il saluto dei bambini lascia intuire ciò che ci aspetta. Giungiamo alla meta senza difficoltà, accolti da una periferia abbandonata e povera dove alle vecchie auto russe si alternano i carri trainati dai cavalli della gente rom, seguiti dai bambini scalzi e da qualche ossuto asinello. La sera è festa, e scopriamo un angolo di divertimenti molto simile all'occidente, ricolmo di giovani eleganti e giocosi in mezzo ai quali spicchiamo per l'abbigliamento spartano ed i visi tirati dalla stanchezza. Lasciamo anche Aarad, diretti verso la Transilvania, attraversando in una Domenica mattina la pianura rumena, ed inoltrandoci nelle prima montagne dove i piccoli paesini salutano la messa ed il riposo vestiti a festa, osservando inebetiti il nostro passaggio. Ci fermiamo a Sibiu, grosso centro a pochi chilometri da Brasov, con un centro piuttosto disadorno e strade in rifacimento particolarmente dure da seguire; sono le 17 e pranziamo circondati dai turisti domenicali che osservano le moto chiedendo immancabilmente il prezzo e la velocità massima, alla ricerca di risposte sensazionali che non manchiamo di elargire abbondando nelle cifre e riscontrando un proporzionale entusiasmo degli interlocutori. Le prime montagne alle spalle di Brasov preannunciano i Carpazi meridionali, una cittadina elegante, turistica ed ordinata nel centro, molto simile ai centri alpini dell'Austria meridionale. La mattina successiva è guastata dalla pioggia, non un temporale ma un nubifragio, attraverso le bellissime pinete della Transilvania ed i centri di villeggiatura di queste montagne, solcando strade allagate ed argini esplosi finchè ritorna un sole accecante alle porte di Bucarest, preannunciando il caldo dei giorni successivi. Nel tardo pomeriggio varchiamo la frontiera, molti visti ed il lavaggio dei pneumatici a scongiurare chissà quali infezioni, attraversando una dolce statale Bulgara in direzione di Varna sul Mar Nero. Siamo bloccati per due volte dalla polizia locale, la prima pattuglia ci contesta una non precisa infrazione esprimendosi in tedesco e turco come idiomi alternativi e scoraggiandosi di fronte alla nostra ignoranza, alle suppliche e ad un tesserino da carabiniere ausiliario che mi autorizza a chiamarli colleghi. Superiamo il primo scoglio ma un autovelox ci blocca in uno sperduto villaggio della campagna dove un 79 km illustra il mancato rispetto del limite di velocità; inutile avanzare le proteste su quella dubbia segnalazione, ci salva il linguaggio internazionale del biglietto verde, tanto che su di uno sgualcito foglietto di carta viene scritto "...10 $..", ce ne andiamo soddisfatti lasciando 5 dollari a testa ai solerti pubblici ufficiali, col piccolo particolare della mancanza di ricevuta che, timidamente, non abbiamo osato richiedere.
A Varna, ci scorta un entusiasta collega motociclista, ci saluta e ci conduce ad alcuni chilometri in una ricca località balneare, Zlatni-Pyasaci, dove tutti si voltano udendo il nostro parlottare italiano stupendosi di una presenza a quanto pare insolita; l'indomani l'obiettivo è Istanbul ma la rotta si presenta dura, con qualche problema fisico ed un fondo stradale che diventa ai limiti del praticabile tra la Bulgaria e la Turchia, in direzione Malko Tarnovo, posto di frontiera raggiungibile solo attraverso una dissestata strada tra i boschi. Solo a tarda serata si raggiunge la frontiera, dove comincia la solita trafila burocratica con mille passaggi e dollari richiesti a destra e sinistra senza grandi spiegazioni; verso le venti si può toccare il suolo turco, attraverso i primi paesini che regalano una terra povera ed agreste, in una natura rinsecchita da un sole a tratti bruciante. Il pernottamento ad Istanbul si rivela impraticabile e ci si arresta a Kirklarely, paesotto grazioso che ci permette di vivere una prima serata in stile turco con Kebab ed altre strane salsine che accompagnano un precoce rientro in albergo dove le moto sono state sistemate proprio davanti alla reception, come già capitato a Brasov, per scongiurare possibili furti. Il giorno successico è Istanbul, immensa nel suo caos sterminato, ti toglie il fiato all'aprirsi dei suoi immensi quartieri, del ponte sul bosforo dove un cartello giallo ed anonimo dà il benvenuto nel continente asiatico. Visitiamo Taksim ed il vecchio quartiere europeo, ci accorgiamo di una città ricca e caotica dove la gente sembra portare appresso secoli di storia e di cultura, felici per essere giunti alla meta e tristi perchè, carta alla mano, occorre cominciare il rientro verso la Grecia.
Circa duecento chilometri ed ecco ancora la famigerata frontiera, modi sempre scostanti e brutali finchè, dopo essere transitati attraverso il solito tunnel purificatore, stavolta anche con getti laterali, giungiamo in Grecia, dopo aver costeggiato un mar Egeo davvero limpido, poco frequentato e per questo ancora più bello. Pernottiamo ad Alexandroupolis, posto di mare piuttosto banale dove un mancato risveglio ci costringe ad un tappone lungo le campagne e gli assolati altopiani greci, verso Salonicco ed il monte Olimpo dove ci arrestiamo, per una notte nella graziosa città di Litohoro, circondati da anziani e costretti a correre contro il tempo per raggiungere il traghetto, non prenotato, ad Igoumenitsa. Troviamo il tempo di nutririci di cultura e così diventa d'obbligo la sosta a Meteora, luogo suggestivo dove la fantasia umana ha costruito magnifici monasteri su immense strutture litiche che si ergono dalla pianura regalando uno degli spettacoli più belli che io abbia mai visto. Ripartiamo rigenerati ma gli ultimi decentocinquanta chilometri riservano una amara sorpresa; dalla Tessaglia si passa in Epiro attraverso una strada che la carta stradale non può descrivere in bruttezza. Curve su curve, tornanti su tornanti, avvolti da un caldo secco e rallentati da mezzi pesanti che sovente si devono arrestare coi freni in fiamme; la fretta è cattiva consigliera e ad una curva stretta il Super Teneré crolla a terra. Nessuna frattura, qualche danno, il manubrio, la leva del cambio, passato il panico tutto si aggiusta, rimane un po' di diffidenza per quell'asfalto scivoloso e per le altre montagne da risalire per ridiscendere, ma Igoumenitsa appare finalmente ed il viaggio, traghetto e trasferimento da Ancona escluso, si può dire concluso.

I Luoghi visitati

Ricordare tutti i particolari del viaggio diventa sicuramente difficile e magari noioso, ma attraversare una larga fetta dell'est europa lascia ricordi difficili da dimenticare: le città, da Lubiana a Zagabria, Budapest, Bucarest e Brasov, ci hanno dato differenti sensazioni, dalla povertà delle periferie all'eleganza di centri sicuramente non particolarmente differenti dai nostri. Istanbul rimarrà per sempre impressa nelle nostre menti, quando si apre preannunciata da angoscianti villaggi dormitorio, apparendo in tutta la sua immensa distesa di case su case, dalle quali è impossibile osservare le strette viuzze della parte europea, con un traffico caotico ed il centro in cui la fusione tra moderno ed antico sembra giocare con la fantasia del turista, passando da locali alla moda a piccoli angoli di vecchia turchia attraversati da graziose ragazze dai lineamenti duri ma gradevoli e da donne avvolte dagli abiti tradizionali della Turchia. Per il resto sono soprattutto i piccoli villaggi attraversati a lasciare un ricordo particolare, dalla goffa eleganza domenicale dell'entroterra rumeno alla pianura bulgara, allo strano colore del Balaton ed all'eleganza dei centri marini della Grecia. Un misto di colori e paesaggi, con le foreste della Transilvania, le montagne secche della Grecia e della Turchia dopo aver abbandonato le ricche campagne ungheresi e rumene, accompagnati dai cerbiatti e dalle aquile, sino alle tartarughe dell'entroterra greco; ci ricorderemo a lungo anche di Meteora, forse uno degli spettacoli naturali ed architettonici più scioccante e come già detto di Istanbul con il maestoso ponte sul Bosforo e le rive cosparse di abitazioni delle due rive opposte.
Accanto a ciò sarà difficile scordare la pioggia dell'Europa centrale, il caldo della Grecia ed il pessimo stato di alcune strade percorse, particolari che hanno reso l'avventura ancora più epica ma che più volte ci hanno fatto imprecare contro la nostra cieca convinzione verso quel viaggio da portare a termine a tutti i costi.

La gente

Prima della partenza si era consumato il classico rito delle raccomandazioni; chi più chi meno, quasi tutti si erano preoccupati di avvisarci sui rischi di un viaggio in luoghi instabili dal punto di vista sociale e politico, basandosi su racconti più o meno veritieri e su quelle fantastiche leggende dei viaggiatori del mondo. Ebbene, come spesso accade, tutti i timori si sono rivelati infondati; abbiamo conosciuto tante persone ed abbiamo avuto la conferma della loro assoluta normalità, sempre che questo termine identifichi qualcosa di positivo. I visi dei bambini, quelli li ricorderemo sempre in particolar modo nei villaggi della Romania, intenti a giocare col fango o ad accorrere per sfiorare quella che a loro pareva la prova concreta della ricchezza, toccando timidamente i borsoni laterali o cercando di agire sulla leva dell'acceleratore per udire quel suono così diverso dalla quiete della loro umile esistenza; le ragazze, belle ed affascinanti con quel pizzico di genuinità che ce le fa ricordare quasi come avvolte da un aria misteriosa in Romania ed in Turchia, così come il sorriso di una graziosa guardia di frontiera e le movenze sensuali delle giovani incontrate nel centro di Bucarest. Solo nei vecchi si leggeva nitidamente la differenza del passato, mentre i giovani affollavano gli "internet cafè" seguendo la moda europea ed esprimendosi spesso in un inglese più che decente.

L'amicizia

Nessuno di noi scorderà mai i luoghi e le cose fatte in questi giorni, ma su tutto rimarrà il nostro incredibile rapporto, costruito negli anni dalle noiose serate del Sabato sera ai primi campeggi "lontani" da casa, e le prime avventure, sino ai giorni nostri, con le smorfie i sorrisi e le liti che solo tra amici veri possono consumarsi; gli sguardi alla partenza ed i silenzi all'imbarco dalla Grecia, tracce profonde che rivivranno con una semplice occhiata, magari un ricordo, scolpite per sempre nelle nostre memorie.

2 commenti in “Luglio 2001: da Vernasca ad Istanbul
  1. Avatar commento
    Rocajartoox
    16/12/2009 19:10

    Incroyablement. Cela semble impossible. precose: meix-lagor.com

  2. Avatar commento
    Giannetto
    05/10/2005 19:48

    Meraviglioso!! Veramente!!. TUTTO. Peccato che abbiate dimenticato la moto.

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