La Polonia: una continua rivelazione

Storia, arte, spiritualità, valori ambientali: una nazione che è rinata

MOTIVAZIONI PER SCEGLIERE DI ANDARE IN POLONIA
- La curiosità di vedere come è ora.
- Motivi affettivi di ritorno e di incontro.
- Il paesaggio.
- Perché esistono tanti filoni di viaggio: i monasteri, le riserve naturali, gli itinerari storici, sulle orme del Papa.
- In ogni caso, secondo me, la Polonia merita un viaggio, non c’è tempo da perdere; dal 1/5/2004 entrerà ufficialmente nella Unione Europea e potrebbe iniziare un processo di omologazione verso l’occidente, irreversibile.

Mancano ancora alcuni giorni alla partenza ma i preparativi si fanno già frenetici; il motivo è presto detto.
La prima volta che sono stata in Polonia correva l’anno 1974, dal 3 al 24/8, lo rilevo dal diario di allora, quando, insieme ad un’amica, affrontammo il viaggio verso Varsavia su un aereo di fabbricazione russa che era il più antiquato sulla pista dell’aeroporto. Saremmo state ospiti paganti di una coppia residente a Varsavia che avevo conosciuto attraverso una rivista femminile e una corrispondenza in inglese, dal momento che allora era molto frequente avere dei “pen friends”.
Orbene, quando mi si è prospettata l’occasione di andare a Varsavia ho cominciato a pensare alla possibilità di rivedere gli antichi amici, con i quali ho sempre mantenuto un rapporto epistolare.
Purtroppo in tutti questi anni trascorsi la signora è rimasta vedova mentre i due figli nati successivamente sono ormai adulti.
Pertanto, questo ritorno in terra polacca è particolarmente carico di aspettative non solo dovute al desiderio di rivedere luoghi o monumenti sicuramente differenti per gli eventi storici che si sono verificati, ma soprattutto per i rapporti umani che potranno scaturire.
Itinerario
Abbiamo seguito un itinerario circolare che parte dal valico del Brennero e toccando Praga, Breslavia, Varsavia, Cracovia, Brno, prevede il rientro in Italia da Tarvisio. Percorso interamente effettuato in pullman.

Martedì 5/8/2003
La partenza è fissata alle ore 6 da Cremona, presto, per consentire la visita dopo cena del centro di Praga, tappa finale della giornata. Il percorso di circa 900 km. segue la direzione Brennero, Ponte Europa, Innsbruck, Kufstein; entriamo in Baviera, costeggiamo il lago Chiemsee verso Salisburgo.
Alle 11.45 sosta per ristoro presso un autogrill in località Bergen dove il servizio di toelette costa 50 centesimi di euro e vi si accede con tanto di ticket e passaggio regolato tipo ingresso metropolitana. Per il nostro spuntino scegliamo fetta di torta tirolese e succo di mela. Passiamo dalla località “nido d’aquila” residenza di montagna del Fuhrer; di nuovo in Austria, vediamo il profilo di Salisburgo e proseguiamo per Linz; costeggiamo una serie di laghi, appare Linz bagnata dal Danubio, poi la cittadina di Freistadt immersa in un paesaggio ameno e con bellissimi chalets. Durante tutto il percorso ove sono corsi d’acqua vediamo numerose persone fare il bagno alla ricerca di un po’ di fresco visto che per queste latitudini fa un caldo eccezionale.
Proseguimento fino a Wullowitz e dopo oltre un’ora per il passaggio del confine, ingresso in Boemia e prosecuzione fino a Praga, dove giungiamo verso le 19. La cena rappresenta il primo incontro con la cucina dell’Europa orientale: zuppa, fette di canederlo, crauti e testina di maiale (che qui chiamano nuca). Dopo cena giro tra la folla del centro di Praga nella piazza della città vecchia, sotto l’orologio astronomico, lungo il Ponte Carlo e con un occhio al castello. Sul ponte pare esservi un nuovo sport: parecchie persone se ne stanno sdraiate o inchinate ovvero genuflesse a meditare!
Riflessione sulla serata: Praga è magica, ma la ressa è veramente troppa!

Mercoledì 6/8
Praga – Breslavia km. 279. Dalla Boemia alla Slesia. Arrivo a Breslavia (Wroclaw in polacco) dove incontriamo l’accompagnatrice per l’intero viaggio, Signora Dorota (sta per Dorotea) e ci rechiamo in un locale storico, posto sulla piazza del mercato, per il pranzo. A seguire la visita della città con la guida locale Anna. Si inizia dalla bellissima piazza del mercato (Rynek) tutta contornata dalle tipiche case nordiche dalle facciate barocche: 60 case in tutto da tempo immemorabile e 11 strade che si diramano dai lati; ad una estremità sorgono le caratteristiche case chiamate volgarmente “Giovanni e Margherita” collegate da un grazioso arco. Strepitoso è il palazzo del Comune, capolavoro di arte gotica, luogo che raccoglie la memoria storica della città, di cui vediamo gli interni e di cui ammiro particolarmente i soffitti a volte sorrette spesso da un unico pilastro centrale. Breslavia, quarta città della Polonia per importanza, è la capitale della regione storica della bassa Slesia e conta 640.000 abitanti; sorge sull’Oder nel punto in cui il fiume si divide in varie ramificazioni formando 12 isole. Su una di queste sorge appunto la cattedrale dedicata a San Giovanni Battista.
Breslavia, che nel corso dei secoli è passata sotto il dominio della Boemia, dell’Austria, dell’Ungheria, della Germania e della Polonia, è sede di numerosi atenei e importanti centri di cultura. Sfortunatamente non ci è consentito ammirare la fastosa e barocca aula Leopoldina dell’Università. Diamo un’occhiata anche al caratteristico mercato coperto il cui interno è costruito a volte in cemento armato. Nei dintorni della cattedrale, la chiesa di Santa Maria sulla sabbia e la bella colonna barocca di San Giovanni Nepomuceno. Dopo cena, uscita serale per ammirare la città illuminata, in particolare sull’isola della cattedrale dove ancora i lampioni funzionano a gas. Pernottamento all’Holiday Inn.

Giovedì 7/8
Trasferimento da Breslavia a Varsavia km. 350. Attraversiamo le estese coltivazioni agricole della Grande Polonia che ha come capoluogo Lodz, terza città polacca per importanza. Sosta per il pranzo a Lowicz in ambiente caratteristico della Masovia, decorato con pannelli folcloristici coloratissimi e palme intrecciate come tipico motivo pasquale. Abbiamo un ottimo pranzo con zuppa di verdure e pollo ripieno e impanato. Nel pomeriggio visita al palazzo Radziwill a Nieborow. Una curiosità è rappresentata dallo scalone interamente rivestito di piastrelle in ceramica di Delft e importante è la biblioteca che conserva rari incunaboli e due mappamondi rappresentanti la terra e il cielo. Molto bello anche il parco con il labirinto che mi diverto a percorrere.
Sosta successiva a Zelazowa Wola, alla casa natale del grande compositore polacco Fryderyck Chopin. Il romanticismo dell’ambiente è accresciuto dal parco circostante in cui predominano i salici, pianta simbolo della Masovia, e dalle sonate pianistiche diffuse dall’altoparlante.
Infine, arriviamo a Varsavia dove alloggiamo all’hotel Mazurkas che si trova a 14 km. dal centro storico.
Per me l’arrivo significa attivarsi per avere un contatto con l’amica polacca. Le prime telefonate hanno esito negativo; non c’è nessuno in casa! Finalmente, dopo cena e con l’aiuto risolutivo della Signora Dorota, il contatto è stabilito: ci troveremo l’indomani al ristorante. Dopo cena, facciamo una breve visita del centro di Varsavia. Mi ritrovo catapultata in un mondo completamente sconosciuto ed inimmaginabile: grattacieli e MacDonalds proprio davanti al Palazzo della Cultura, dono di Stalin ai Polacchi, la piazza della città vecchia occupata dai tavolini di bar eleganti e “la vasca” della piazza del castello animatissima di gente. Questa visione della nuova Varsavia mi riempie di gioia, mi sento felice per i polacchi perché conosco quanto hanno sofferto.

Venerdì 8/8
Intera giornata di visita di Varsavia; incontriamo la guida locale Magdalena dalla strabiliante capigliatura rossa; arriva all’appuntamento in bicicletta che viene prontamente caricata nel bagagliaio del pullman. Andiamo al monumento del Ghetto, poi nel quartiere che si chiama Praga, dove il regista Polanski ha ambientato il suo film “Il pianista”, passiamo dallo stadio olimpico dove attualmente si tiene un grande mercato, e ci rechiamo nello splendido parco Lazienki, accolti da una fugace apparizione di uno scoiattolo. Nel parco ritrovo il roseto che contorna il monumento a Chopin, rappresentato sotto la chioma di un salice e con lo sguardo rivolto verso l’amata patria polacca. Infatti, a Varsavia, nella chiesa di Santa Croce ne è conservato il cuore, mentre le spoglie sono sepolte a Parigi al cimitero Père Lachaise. Sotto al monumento si tengono nelle domeniche d’estate concerti pianistici in un ambiente, come ho detto, indimenticabile. Ma il parco è anche altro: il palazzo Belvedere e il teatro all’aperto con il palcoscenico che sorge su di una isoletta del lago.
Il nuovissimo palazzo di giustizia tutto vetri e con enormi sculture all’esterno è stato ampiamente criticato dai cittadini di Varsavia per la contraddizione di collocare un modernissimo fabbricato proprio nel centro storico. Spettacolare il monumento, suddiviso in due blocchi, antistante il palazzo di giustizia e dedicato all’insurrezione con i prigionieri che vengono arrestati all’uscita dalle fogne della città, dove si erano rifugiati.
Al ristorante trovo posto proprio di fronte all’ingresso, ormai si avvicina il momento tanto atteso. Ecco infatti che vedo entrare una signora dai capelli candidi accompagnata da una ragazza alta e magra. Non ho alcun dubbio, con uno scatto degno di un velocista, mi alzo e vado loro incontro, la signora non mi riconosce e mi chiede informazioni in polacco! Ma basta poco, mi presento e scoppia la gioia e la commozione: l’ultimo incontro risaliva al 1978, Italia – Bergamo. Si uniscono al gruppo, vengono in centro sul pullman con noi e fissiamo il ricordo dell’incontro in una foto scattata nella piazza della città vecchia, proprio sotto la Sirena, il simbolo di Varsavia. Continuiamo la visita nel pomeriggio assistendo ad un breve filmato delle devastanti distruzioni subite dalla città e dedichiamo il tempo seguente al castello la cui piazza è abbellita dalla colonna di Sigismondo III Wasa, primo monumento non sacro in Polonia. Dopo cena di nuovo in centro per un’ultima passeggiata serale.

Sabato 9/8
Partenza per Cracovia, con sosta intermedia a Czestochowa. (Varsavia – Cracovia km. 375). Nella stessa giornata abbiamo l’opportunità di passare dalla capitale politica e industriale, Varsavia, a quella artistica e culturale, Cracovia, non trascurando, tuttavia la capitale religiosa Czestochowa con il santuario Mariano di Jasna Gora, che significa montagna chiara perché fatta di calcare bianco. Il monastero che vi sorge è stato costruito ed è tuttora gestito dai Paolini. Sul loro stemma figurano due leoni, che hanno scavato la tomba di San Paolo l’eremita, la palma con in cima il corvo che tiene nel becco del pane con il quale si cibava il Santo, morto a 113 anni. Il santuario dedicato a Maria regina della Polonia conserva una preziosissima tavola in legno di cipresso con l’icona della Madonna e del Figlio. La denominazione di Madonna nera (che non corrisponde alla realtà) è dovuta ai tedeschi che avevano requisito le ricchezze del santuario trascurando “la nera”. Per i Polacchi è la Regina della Polonia perché si deve al quadro miracoloso l’arresto dell’invasione svedese. A Lei i fedeli rivolgono per tre volte l’invocazione: “Maria regina della Polonia, sono con te, faccio la veglia, ricordo”. L’altare viene aperto alle 6 per la veglia, poi si dice che la regina dà udienza fino a mezzogiorno e poi suonano le fanfare dei Paolini. Alle ore 21 di ogni giorno la radio trasmette l’appello di Czestochowa, con il Rosario e la preghiera. Per il 15 agosto sono attesi pellegrinaggi a piedi da tutte le città polacche e anche 800 ragazzi italiani sono venuti in pellegrinaggio quest’anno.
Davanti al Santuario ci viene incontro la nostra guida Suor Danuta, opportunamente munita di un ombrello tricolore; dopo la visita del santuario abbiamo l’opportunità di entrare nella cappella in cui è conservata l’icona venerata, così che possiamo ammirarla da vicino; lungo le pareti della cappella pendono centinaia di collane d’ambra e di corallo. Vediamo anche il museo dove sono custoditi i vestiti, in totale sette, fatti con pietre preziose da ex-voto. Il vestito viene cambiato il venerdì santo: fra gli altri il vestito della fedeltà è fatto con le fedi matrimoniali, poi vi è il vestito di corallo e quello della luce fatto con diamanti. Fra i cimeli del museo la medaglia del Nobel attribuito a Lech Walesa e altre onorificenze attribuitegli che egli ha voluto donare alla Madonnna di Czestochowa, riconoscendoLe il merito di tutto quanto è avvenuto negli ultimi anni in Polonia. Il volto della Madonna con lo sfregio che porta sulla guancia e che nessun restauro è riuscito a cancellare, rimane come simbolo di sofferenza e di partecipazione al dolore. In questo luogo che ha ospitato alcuni anni fa un raduno mondiale della gioventù è ben presente il motto di Giovanni Paolo II “Totus tuus” proprio ispirato alla Vergine e in questo luogo vi è inoltre un monumento dedicato ai genitori del Papa. Ce ne andiamo ammirando l’alto campanile del Santuario mentre la statua del Cristo posta all’inizio della via con le braccia aperte sembra salutarci.
Passiamo da Katovice, capitale dell’Alta Slesia, regione con industrie e ad alto tasso di inquinamento per le miniere di carbone e per l’industria metallurgica ora in crisi. Giungiamo infine a Cracovia, capitale della regione della Piccola Polonia caratterizzata da colline di granito bianco, piccoli appezzamenti coltivati con l’utilizzo dei cavalli, paesaggio ameno. Cracovia è la seconda città della Polonia con circa 800.000 abitanti. Costituisce un grande centro universitario con 11 facoltà. All’Università Jagellonica hanno studiato Copernico e il Papa. E’ la città dei giovani, circa 8500 studenti universitari sono ospitati nei grigi palazzoni di Nowa Huta, vi circolano tram bianco – azzurro, i colori della città. Sulla collina domina il tumulo costruito per commemorare il Generale Kosciuszko, eroe dell’insurrezione del 1794. Ve ne sono quattro di tumuli a Cracovia: un po’ monumenti, un po’ punti panoramici.
Colpisce all’arrivo la grande spianata dove il Papa ha celebrato la Santa Messa in occasione delle visite alla sua città. Nel quartiere di Nowa Huta, che significa Nuova Fonderia, destinato agli operai non c’era posto per le chiese, solo nel 1977 vi fu consacrata dal Cardinale Karol Wojtyla la chiesa moderna della Madre di Dio, Regina della Polonia, detta anche Arca del Signore. In questa chiesa si tennero le riunioni mensili degli oppositori del Regime. L’architettura a forma di nave è bellissima. Il rivestimento costituito da sassi di fiume è stato raccolto col contributo di tutti. All’interno un Crocifisso alto otto metri, tutto proteso in avanti nel gesto di salvare l’umanità. Oltre alla visita cogliamo l’occasione per assistere alla messa vespertina. Raggiungiamo l’albergo dove pernotteremo per quattro notti; si trova alla periferia di Cracovia e si chiama Hotel Petrus, piccolo ma accogliente e nuovo. Dopo cena primo giro serale di Cracovia.

Domenica 10/8
Considerato che nella giornata festiva le chiese non sono aperte alle visite, iniziamo dal quartiere Casimiro che prende il nome dal Re Casimiro il Grande; assolutamente sconosciuto durante il regime comunista è diventato oggigiorno uno dei quartiere più in voga oltre che più frequentato; una certa notorietà se l’è conquistata dopo che il regista Spielberg vi ha ambientato il film “Schindler’s list” e infatti entriamo nel cortile della casa di ringhiera dove nel film viene ripresa la bimba dal cappottino rosso. Vediamo la sinagoga vecchia, la sinagoga di Remuh e il cimitero ebraico rinascimentale la cui conservazione è dovuta al fatto che non era nota la sua esistenza perché sepolto da cumuli di terra. Nel cimitero è stato ricostruito il muro del pianto in cui sono stati incastonati cippi e parti di tombe già distrutte e recuperate dal selciato delle strade e dai marciapiedi. Torniamo nella città vecchia con la piazza del mercato e la chiesa di Santa Maria dove non ci perdiamo il meraviglioso dossale Mariano, il più grande altare gotico d’Europa, capolavoro del maestro Veit Stoss di Norimberga.
Non ci sottraiamo dal recarci ad omaggiare la dama con l’ermellino, il quadro più visto dagli italiani in visita a Cracovia; nello stesso museo, tuttavia, mi colpisce il trofeo di guerra sottratto ai turchi (armi, armature e tenda) a Vienna dal re Jan III Sobieski. Nel cortile del Collegium Maius allo scoccare del mezzogiorno si mette in movimento il carillon con la sfilata di personaggi regali e l’inno di apertura dell’anno accademico.
Nel pomeriggio ci rechiamo alla collina di Wavel. Nel soffermarci a guardare al di sotto il corso placido della Vistola, Dorota ci racconta la leggenda del principe Kracus e del drago: davanti a quella che è ritenuta la sua tana, è stato innalzato il monumento sulla riva della Vistola; dalle fauci del drago, in periodi di minor calura, escono fiamme. Visita al cortile del castello e alla cattedrale con le tombe reali; salita sulla torre per la visione panoramica della città e per vedere la più grande campana di Polonia chiamata Sigismondo, del 1520 (prima di salire si esprime un desiderio e toccando il battaglio si realizzerà sicuramente). Le ultime visite della giornata sono per il convento di Santa Paolina e la chiesa della Divina Misericordia, consacrata nel 2002 e ornata da un campanile alto 77 metri, pari all’età di Giovanni Paolo II all’epoca della posa della prima pietra: sorge nelle vicinanze della Solvey, dove lavorò il Papa da giovane. Cena nel locale caratteristico Bohema: la zuppa di funghi è presentata in un cestino fatto di pane. Seguiamo lo spettacolo folcloristico fatto di canti e danze e reso più movimentato dall’intervento del Lajkonik; non mi faccio mancare un ulteriore colpo di fortuna e mi metto in posa per farmi arrivare un tocco della sua mazza in testa e così godrò di un anno fortunato.

Lunedì 11/8
Escursione ai monti Tatra e Zakopane. A metà mattina sosta al tipico villaggio di Chocholow presso la casa laboratorio dello scultore Jan Zieder. La caratteristica del villaggio è costituita dalle abitazioni di tipo rurale costruite con tronchi d’albero, mentre gli interstizi vengono riempiti con muschio e i tetti sono ricoperti d’erba. Le case colorate di blu indicano la presenza di una signorina. Le padrone di casa, annualmente, puliscono le facciate delle case con acqua e sapone. Gli abitanti si dedicano all’attività di scolpire il legno. Presso lo scultore abbiamo l’opportunità oltre che di vedere la sua produzione artistica anche alcuni ambienti dell’abitazione trasformati in museo.
Sulla strada per Zakopane troviamo la località di Poroni, dove c’è il museo di Lenin, che soggiornava da queste parti; fino all’89 venivano organizzati per i giovani “i percorsi sulle tracce di Lenin”.
Arrivo a Zakopane, dominata dal monte Rysy che sembra il profilo di un cavaliere addormentato. La cima è sormontata dalla croce di 17 metri formata da tralicci. La nostra guida locale Stanislao, che trascorre le vacanze a settembre in Val di Fiemme perché i prezzi sono più convenienti, ci narra un aneddoto sulla costruzione della croce. Il materiale venne trasportato fin sulla cima a spalle dai giovani locali come penitenza in remissione dei peccati commessi, grazie all’inventiva del parroco, promotore dell’iniziativa e anche della costruzione della chiesa di Nostra Signora di Fatima. La chiesa è stata voluta dagli abitanti di Zakopane, di cui una grande comunità è presente a Chicago, in ringraziamento della protezione della Madonna di Fatima manifestata in occasione dell’attentato al Papa. Le vetrate rappresentano i momenti salienti di quel 13/5/1981.
A Zakopane vediamo anche la chiesa più antica in legno voluta da un brigante, pentito, vissuto fortunosamente fino a tarda età. Nelle immediate vicinanze vi è un cimitero con cippi di legno dove riposano fra gli altri personaggi illustri, olimpionici, appassionati di montagna e colui che ha contribuito a far conoscere Zakopane e ha iniziato lo stile architettonico delle case di legno di città in contrapposizione a quelle rurali costruite con semplici tronchi interi. Ci viene anche indicata la tomba di Setala, poeta e cantore analfabeta, ispiratore di letterati.
Pranzo con specialità montanare: zuppa di crauti, focaccia con impasto di patate schiacciate, uova, farina, cipolle tritate e sale, poi fritta e riempita di gulasch e per finire cialda ripiena di gelato, panna, mirtilli e lamponi.
Salita in funicolare al punto panoramico e successivamente immersione nell’incredibile mercato che è ormai diventata la cittadina, famosa come centro sciistico invernale e di villeggiatura; vi si trovano formaggi di pecora, fiori secchi, pelli e articoli in legno.
Lasciamo Zakopane ammirando la villa in legno Pod Jodlami immersa nel bosco. L’escursione che ho fatto 30 anni fa e che è sicuramente raccomandabile è la discesa in zattera del fiume Dunajec che per alcuni tratti segna il confine con la Repubblica Slovacca. Altro itinerario raccomandato, che non abbiamo realizzato per mancanza di tempo e che può essere percorso in carrozza è verso il lago Morskie Oko, “occhio del mare”, il più bello della zona. Rientrati in albergo a Cracovia, dopo cena torniamo sulla piazza del mercato, ma, fatto eccezionale, il trombettiere alle 22 salta l’appuntamento; sarà per un’altra volta.

Martedì 12/8
Wieliczka e Oswiecim. Sarà una giornata intensa di visita per le località che presentano aspetti diversissimi tra di loro, ma che hanno indelebilmente segnato la storia della Polonia. Sotto la tutela dell’Unesco come patrimonio dell’Umanità, le miniere di sale esistono e vengono sfruttate da 700 anni. Poste su nove livelli, ne visitiamo i primi tre scendendo ad una profondità di 140 metri. Al quinto livello funziona un sanatorio, infatti l’aria intrisa di sale produce benefici effetti, perciò, prima di entrare ci assicurano che ne usciremo ringiovaniti. Una cosa è certa: all’interno si respira magnificamente anche grazie a tre sistemi di aerazione e la pelle del viso diviene serica. Durante la discesa che avviene a mezzo delle scale di legno costruite per i visitatori, a differenza di quelle ricavate nella roccia e destinate ai minatori, ammiriamo l’opera centenaria degli sfortunati operai. Vengono con l’aiuto di manichini (molto espressivi considerata anche la semioscurità delle ambientazioni) illustrate le modalità dello scavo e gli strumenti primitivi utilizzati e c’erano anche i cavalli a fianco degli uomini. Numerose sono le statue scolpite nella roccia salina dagli stessi minatori, autodidatti, nel corso degli anni, quasi una dimostrazione della grande manualità di chi è costretto a convivere con la materia prima. La prima statua che incontriamo è dedicata a Niccolò Copernico, il grande astronomo nativo di Torun; il gruppo successivo rappresenta la leggenda della principessa ungherese Kinga o Cunegonda, diventata santa nel 1997, protettrice dei minatori bianchi, (mentre Santa Barbara è la protettrice di tutti i minatori) il cui anello di fidanzamento gettato nella miniera ungherese viene ritrovato nella miniera di sale. Vi sono anche le statue dei nanetti per la gioia dei bambini e il “Tesoriere”, personaggio buono che aiuta i minatori anche a prevenire le disgrazie.
Ma quello che fa di questa miniera di salgemma una costruzione fantastica sono le cappelle dai lampadari e i pavimenti costruiti in sale, in particolare la più ampia e splendente, la cappella di Kinga. Molto piacevole anche l’intermezzo bandistico dove in una sala dall’acustica perfetta ci viene dedicata l’aria “La donna è mobile”.
Pranzo a Oswiecim (nome polacco di Auschwitz) dove, considerata la vicinanza al campo di concentramento, non servono alcolici; dobbiamo rinunciare alla nostra quotidiana piwo Zywiec. La guida che ci è assegnata, Signor Emilio, è preparatissimo ed autore di libri sugli argomenti che ci illustra. L’introduzione che ci presenta proprio sotto l’arco di ferro dove campeggia la scritta “arbeit macht frei” mi colpisce profondamente perché mi era ignota. Il motivo per cui intere famiglie ebree vennero deportate, compresi quindi anziani e soprattutto bambini, è che era stata fatta intravedere loro la possibilità di iniziare una nuova vita in altri posti, coltivare nuove terre. Furono stipulati contratti di acquisto, qualcuno acquistò il biglietto ferroviario per il viaggio, raccolse le proprie masserizie e partì del tutto ignaro del futuro che lo attendeva. I campi di Auschwitz e Birkenau hanno un’estensione di 40 km quadrati e sono tuttora intrisi delle ceneri dei prigionieri. E’ ancora visibile la forca alla quale è stato impiccato il comandante del campo Rudolf Hoss il 16/4/1947. Via via che la visita prosegue ci attanaglia sempre più un senso di grande sgomento; non ci sono parole, solo il silenzio è appropriato in questo luogo.
A quattro km. dal campo di concentramento sorge la chiesa dedicata a San Giuseppe operaio, interamente progettata da italiani fra cui il marchigiano Pietro Cascella e consacrata dal cardinale Ruini il 5/10/1997. La chiesa commemora i 40.000 italiani deportati. Vi si trova la copia del quadro del Cristo incarcerato dipinto da un prigioniero italiano e che già abbiamo visto in originale nella bellissima chiesa di legno sulla strada di Zakopane, vi sono anche la bandiera italiana dono del Presidente Scalfaro e la lampada proveniente da Assisi proprio qualche giorno prima che avvenisse il rovinoso terremoto dell’Umbria. La decorazione pittorica è moderna, con affreschi monocromi ispirati ai deportati; all’altare la rappresentazione delle anime dei prigionieri che diventano uccelli. Fra i prigionieri italiani vengono enunciati Primo Levi, liberato dai russi all’inizio del ’45, Vittoria Nenni, Mafalda di Savoia e poi il piccolo Ferri, milanese, e il tenore che si è salvato grazie alla “sua voce”.
In un raro momento di sosta fuori dalla chiesa ammiriamo una distesa di fiori di campo e qualcuno si appresta a raccoglierli. Sono i mazzi di fiori gialli da far benedire secchi per l’Assunta, la festa della Madonna delle erbe che ricorre il 15/8; in campagna servono per gli animali che si ammalano, in città solo per decorazione.
Dopo cena, di nuovo sulla piazza del mercato di Cracovia. Ci perdiamo il giro della città sul trenino, ma il trombettiere suona solo per noi due (io e mio marito) alle 22 e agita la tromba alla finestra e noi ci scortichiamo le mani per applaudire. È l’ultima sera a Cracovia.

Mercoledì 13/8
Ultima giornata in terra polacca. Cracovia – Brno km. 306. Partenza per Kalvaria Zebrzydowska, famosa per il Santuario e le 42 cappelle sparse nel bosco circostante che riproducono edifici di Gerusalemme sulla via del Calvario, patrimonio dell’Umanità. Il santuario Mariano conserva la venerata statua d’argento della Madonna ed una preziosa icona che è anche riprodotta su molte facciate delle case. Caratteristica della cittadina sono anche le fabbriche di mobili di stile massiccio.
Wadowice è la cittadina in cui il 18/5/1920 nacque Karol Wojtyla, destinato a diventare il primo papa polacco della storia. Nella settecentesca chiesa parrocchiale vediamo il fonte battesimale e nelle vicinanze la casa natale, oggi trasformata in museo di ricordi personali e oggetti appartenuti al Papa. A fine pranzo a Wadowice, dopo aver gustato la tipica ed eccellente zuppa zurek fatta con farina fermentata di segale, aggiunta nel brodo e poi pezzetti di prosciutto, uovo sodo, cetrioli, funghi, pollo ripieno “alla Nicola”, assaggio il favoloso dolce del Papa (mattonella di sfoglia con crema) di cui egli ha parlato ricordando i tempi della gioventù durante l’ultima visita alla sua città e contribuendo così a far la fortuna dei pasticcieri locali che espongono il cartello: “qui si vende l’autentico dolce del Papa”.
Giunge anche il momento di accomiatarci dalla nostra accompagnatrice. Siamo a 260 km. da Brno. Il passaggio della frontiera ceca richiede un’ora e mezza; quando raggiungiamo la Moravia sottolineata dai monti Beschidi la temperatura esterna è di 36°. Infine arriviamo a Brno sotto la minaccia di un temporale. Dopo la cena tipica ceca, dove la panna si spreca, facciamo due passi nel centro di Brno, famosa per essere dominata dalla fortezza dello Spilberk dove furono incarcerati Maroncelli, Silvio Pellico e la nobildonna napoletana Filangieri. Vediamo il palazzo dell’accademia musicale, l’università, la fortezza illuminata, il duomo e soprattutto gli splendidi palazzi liberty della piazza e della via principale. C’è anche l’occasione di incontrare degli italiani impegnati per lavoro in città.

Giovedì 14/8
Brno: alle ore 8.45 inizia il viaggio di rientro passando per Vienna, Graz capitale della Stiria, Klagenfurt e i laghi della Carinzia fino a Tarvisio. Un’abbuffata di autostrada fino ad arrivare alle 21 a Cremona.
Curiosità 
- Vi sono alcune parole in polacco il cui significato è totalmente diverso da quello che ci si aspetterebbe:
droga significa strada
panna = signorina
curva = puttana
- La Polonia è l’unica nazione dove le parole Italia e Italiani si traducono in modo del tutto inusuale: Wlochy e Wloskie. L’origine verrebbe da Wass, che significa capelli, cioè i bei capelli che aveva il seguito di Bona Sforza, la moglie italiana di Sigismondo I alla quale si deve anche l’introduzione dell’uso delle verdure nella cucina polacca.
- La tromba (heinal) dalla torre più alta della chiesa di Santa Maria a Cracovia viene suonata dai pompieri che sono organizzati in sei turni di quattro ore ciascuno durante le quali alloggiano in una piccola postazione sulla sommità della torre stessa; le note malinconiche dell’heinal vengono infatti diffuse ogni ora, 24 ore al giorno.
- Il punto migliore per ascoltare l’heinal è il vicolo che si trova, guardando la facciata della chiesa, alla destra, proprio dietro al monumento moderno che ripropone una figura decorativa del dossale mariano custodito all’interno di Santa Maria. Il suono infatti è indirizzato verso i quattro punti cardinali e la postazione consigliata è quella dell’ultima intonazione: si può scorgere dal basso il bagliore della tromba e alla fine il pompiere che agita il braccio in segno di saluto e ringraziamento.
- Il Lajkonik, personaggio tipico di Cracovia, è facile anche vederlo esposto nelle vetrine come pupazzo, rappresentato in abbigliamento tartaro e a cavallo di un destriero bianco, ricorda l’attacco dei tartari avvenuto nel 1281.
- Il matrimonio viene celebrato nei mesi con la “r”. Si dice infatti: “quando ci si sposa in maggio si muore in dicembre”, perciò i mesi consigliati sono aprile ed agosto normalmente nella giornata di sabato. I matrimoni tradizionali si svolgono in campagna con un banchetto solenne al quale si invitano fino a 200 invitati, a volte si affittano anche le case dei pompieri, si canta e si balla per due giorni e due notti bevendo vodka a fiumi e brindando con la frase: “sto lat!”! (100 anni): i Polacchi infatti per darsi coraggio devono bere vodka.
- Acquisti: al primo posto nella scala delle mie preferenze l’ambra, poi colbacco di pelo, ciabattine di pelle naturale, uova scolpite in legno nella zona di montagna, vodka del bisonte aromatizzata con un filo d’erba.
Note dolenti
È un invito rivolto ai connazionali che, autodefinendosi “viaggiatori” e non turisti fruitori di viaggi organizzati, disdegnano la prenotazione della guida nei musei o nella fattispecie ad Auschwitz (dove peraltro non è previsto il biglietto d’ingresso, ma il servizio di guida è ovviamente a pagamento) ma ai quali non par vero, sentendo il dolce suono dell’amata lingua, piazzarsi in prima fila per seguire le spiegazioni e all’occorrenza assicurare, se richiesti,di appartenere al gruppo. A questi soggetti va la Coppa della Coerenza. A chi si dovesse riconoscere in questa descrizione dico: “niente da obiettare se ci si limita ad accodarsi, ma pretendere di occupare le postazioni migliori, questo è troppo!”

7 commenti in “La Polonia: una continua rivelazione
  1. Avatar commento
    valep198
    28/08/2007 22:38

    strade a parte in moto deve essere stato stupendo e i posti sono bellissimi

  2. Avatar commento
    Obelix
    24/11/2005 19:16

    La Polonia non è "l’unica nazione dove le parole Italia e Italiani si traducono in modo del tutto inusuale": in Ungheria Italia si dice Olaz.

  3. Avatar commento
    Etta
    22/07/2005 21:34

    Concordo con Ricky e aggiungo che a partire dal 15/8 potrebbe iniziare a piovere.

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    RICKY
    22/07/2005 11:46

    Puoi incontrare dal caldo, quello estivo simile al nostro, al fresco, ma non freddo!

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    incerto
    22/07/2005 10:39

    ...che temperatura si incontra a varsavia e cracovia ad agosto...??

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    Etta
    13/09/2004 20:59

    Lo stadio si trova nel quartiere di Praga (= da prava cioè riva destra del fiume) al di là della Vistola. Negli spazi che separano gli ordini di gradinate si tiene un mercato animato in prevalenza da venditori Russi. Questa notizia riferitaci dalla guida di Varsavia mentre passavamo in pullman dal luogo affollato di gente, mi ha particolarmente colpita perché nella mia precedente visita risalente all’agosto 1974 ero stata nello stadio dove era stato innalzato un cartellone in onore della squadra nazionale di calcio polacca classificatasi terza nel campionato europeo (sfidando proprio l’Italia). Dal diario del 4/8/1974: ”…..nuova tappa allo stadio, enorme e senza tribune, da cui abbiamo una bella visione sulla città, particolarmente vi si staglia la sagoma del palazzo della Cultura, e mentre l’aria comincia a rinfrescarsi, assistiamo ad un favoloso tramonto polacco…..”

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    brontolo
    10/09/2004 03:00

    dove si trova lo stadio mercato?

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