Diario di viaggio a NewYork

Pasqua 2011 July and sisters

Entusiasta di partire per il nuovo mondo, in particolare per New York, mi sono informata su diverse guide per capire cosa fosse indispensabile vedere. Mi hanno aiutato molto proprio i diari di viaggio, perché mi hanno fatto comprendere che ognuno poteva vivere la città come meglio credeva, in totale libertà. Certo, sei giorni di viaggio sono pochi per assaporare il piacere di visitare la città con una certa calma e potersela godere appieno: la grande mela merita sicuramente più di un soggiorno.
Pasqua è stato un periodo abbastanza ideale per il clima, freddo all'inizio e poi molto più caldo, con temperature estive. Partite giovedì 21 aprile da Malpensa con British e scalo a Londra, è andato tutto bene fino all'arrivo al JFK. Il primo percorso in bus permette di vedere la periferia sud, le casette di legno molto colorate, abitate dalla popolazione ispanica, si entra già in atmosfera yankee, ma strade e tangenziali non sono così avveniristiche come si potrebbe immaginare. Prevedevo una città molto più automatizzata ed informatizzata, ed invece non è così, dappertutto c'è molto personale (mezzi pubblici, musei) cui chiedere indicazioni, sempre che tu parli molto bene inglese, altrimenti devi arrangiarti. Noi abbiamo avuto qualche difficoltà al ritorno, quando, dovendo fare il self checkin in aeroporto, abbiamo costretto il personale a darci una mano.Il primo giorno è stato dedicato alla crociera a Liberty ed Ellis island, dove il museo dell'immigrazione merita senz'altro una visita non frettolosa. Avevamo il city pass ed abbiamo evitato le code più lunghe, ma i controlli sono molto accurati, fino all'imbarco sul ferry, poi c'è la massima libertà di spostarsi sulle due isolette e visitare ciò che si desidera, ogni pochi minuti i traghetti si avvicendano e le code sono veloci.
Terminata questa visita, che consideravo prioritaria, è stato bello passeggiare per downtown, financial district, ground zero, tribeca. Un ottimo caffè all'Aroma cafè, poi ritorno in hotel e cena a “la bonne soupe”, bel locale francese sulla 55 street..
Il giorno dopo, piovoso, era ideale per la visita del Moma, che, se piace l'arte contemporanea, è da non perdere. Grandi folle, ma il city pass ci ha permesso un ingresso veloce. Mi ha stupito proprio qui la mancanza di controlli, permesse borse e macchine fotografiche, no flash. Oltre che dalle installazioni e dalle opere d'arte, ero stupita dalla quantità di gente presente e dalla varietà etnica dei tantissimi visitatori. Ci siamo scatenate poi nei diversi book-shop alla ricerca di ricordini e gadget.
Nei giorni successivi abbiamo camminato moltissimo e visitato grenwich village, chinatown, little italy, un pomeriggio dedicato al seaport e al ponte di Brooklyn, che non è lunghissimo, ma richiede un po' di tempo e un percorso non ben segnalato per l'ingresso, partendo da pier 17 e terminando a Brooklyn.
Una serata a Times square, che sembra un grande circo, ma che non mi ha particolarmente emozionato. Gli spettacoli sono troppo costosi, se non si acquistano i biglietti dai bagarini e solo in determinate ore, noi ci abbiamo rinunciato. La sera si restava preferibilmente nella nostra zona, 57a, per andare in qualche ristorante italiano, francese o steak-house.
Altre visite sono state al Guggenehim, che è possibile vedere in due ore e che merita soprattutto per l'impianto architettonico. Una mattina al central Park, giornata grigia, ma il parco è comunque bellissimo, circondato da edifici primo '900, pieno di sculture, laghetti, fontane, spettacoli musicali, non è possibile vederlo tutto nello stesso giorno, se si è a piedi, ma, volendo, si possono utilizzare biciclette, risciò, carrozzelle.
Un pomeriggio di bel tempo ci siamo messe in coda per salire sull'Empire state building, dopo lunghe code e controlli siamo arrivate all'ultimo check, dove ci dicono “0 visibility”, che peccato, ormai ci siamo e decidiamo di prendere gli ascensori, che in pochissimo ci portano all'86° piano. Non ci credereste, ma è proprio 0 visibilità, sulla terrazza siamo avvolte da una coltre bianca e densa, un vento umido e fortissimo ci costringe ad arretrare, non possiamo fotografare niente, ma, alla fine, anche questa è un'esperienza, ci fermiamo allo shop e ci consoliamo con l'acquisto di un'ennesima te shirt con lo stemma.
Il penultimo giorno è stato molto intenso, partendo dall'Onu, che, orrore, era in restauro e presentava una facciata molto deteriorata, non certo come si vede nella fatidica foto. Lo abbiamo visitato con una guida peruviana, che parlava un ottimo italiano. E' molto emozionante sedere nella sala dell'Assemblea generale, dove tutti i paesi del mondo sono invitati a parlare e prendere decisioni importanti, abbiamo visitato altre sale dove sono illustrati gli obiettivi dell'Onu, relativi soprattutto all'infanzia e al disarmo atomico.
Si prosegue con Grand central, la Public Library e il Byant park, dove ristorare “le stanche membra” in un pomeriggio dal caldo estivo. La gente si rilassa e gioca a scacchi in piena libertà. Un’ entrata al Plaza hotel, per dare uno sguardo e prendere un tè, ma i prezzi non sono invitanti...e quindi solo guardare.
L'ultimo giorno è stato dedicato allo shopping finale, in particolare fifth avenue, impossibile entrare da Abercrombie, c'è una fila troppo lunga per tutta la mattina, allora va bene anche Armani per acquistare un ricordo di New York. Un consiglio per Abercrombie, è meno affollato il negozio, situato in Water street, nella zona del porto.
Ritornate al nostro hotel, Holiday Inn Midtown, per prendere le valigie, restiamo in attesa del taxi, prenotato il giorno prima, e, con nostra grande sorpresa, ci attende una bellissima limousine nera, con la prima autista donna, in livrea , wow! Entriamo e che comodità, non siamo ancora convinte che ci costerà solo 60 $(meno di 50 euro) e siamo in quattro...Quasi quasi restiamo qui, se pensiamo che una normale berlina per Malpensa ci è costata 100 € per un percorso più breve...capiamo la differenza.

Il nostro viaggio è stato bellissimo, un po' costoso perché effettuato nel periodo di pasqua, gli spostamenti, sempre in taxi sono stati convenienti perché eravamo in quattro. Non abbiamo avuto problemi per il mangiare, che io temevo molto, perché c'è tantissima scelta e in alcuni ristoranti abbiamo mangiato benissimo senza spendere follie. Il conto è un po' problematico, in quanto a volte sono già inserite tasse e mance, altre volte invece va calcolata la mancia finale che è più o meno obbligatoria, se si vogliono evitare figure!
Ritornare a casa e rivedere poi in tv i luoghi dei vari film e telefilm, che hai appena visto dal vero, è emozionante, soprattutto lo è stato vedere nei giorni appena successivi Obama a Ground Zero, proprio lì dove ci eravamo fermate noi. Un grazie alle mie compagne di viaggio.

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