Cuba, alla corte di Castro

4 Novembre 1998 E' la prima volta che mi capita di partire per le vacanze estive ad autunno inoltrato, quando comincia a fare freddo e ci si è già completamente dimenticati del sole e del mare. Siamo in cinque, e dato che due di loro ci lavorano, abbiamo optato per un viaggio organizzato da Telecom che si compone di una settimana di tour dell'isola ed una di soggiorno in un lussuoso albergo All Inclusive a Varadero.
Arriviamo alla Malpensa verso le 12,00. Non ci aspettavamo tanta gente in partenza in questo periodo dell'anno e quando ci accodiamo alla lunga fila dei passeggeri per il ritiro del voucher, scopriamo che il gruppo è formato in modo molto eterogeneo; segno che Cuba non è solo meta dei turisti del sesso. Il volo PE2028 parte puntualmente alle 14,45 e noi, dato che siamo arrivati tra gli ultimi dobbiamo accontentarci dei posti in fondo normalmente riservati ai fumatori. E' il viaggio peggiore che abbia mai fatto. Fumano tutti e sempre, quelli che hanno i posti a sedere e gli altri che arrivano in fondo per sgranchirsi le gambe e fumarsi una sigaretta in santa pace prima di tornare al loro posticino e respirare aria pulita.
Arriviamo a Varadero che è ormai buio, siamo stanchi, stressati, impuzzoliti dal fumo e fa caldo. Il trasferimento all'Avana dura quasi due ore, poi veniamo smistati tra i vari alberghi, il nostro è l'Hotel Habana Libre, un cinque stelle. Le camere, dotate di tutti i comfort sono spaziose e dai piani alti si gode una vista della città davvero incantevole.
15 Novembre 1998 Abbiamo modo di riposarci per bene e alle 10 circa facciamo conoscenza della guida Abel che ci illustra il nostro itinerario. Sul pullman, abbastanza confortevole e munito di aria condizionata abbiamo il primo impatto con la città solo vista di sfuggita la notte prima.
Ci fermiamo al "Castello del Moro" la più grande fortezza costruita degli spagnoli nei Caraibi e punto determinante per la difesa dell'isola. Lì si gode il bel panorama della baia dell'Avana da una parte e del golfo del Messico dall'altra.
Passeggiamo anche lungo il Paseo del Prado un viale alberato che collega alcuni dei più importanti monumenti ed edifici della città. Qui sembra di essere in una capitale europea, un po' allo sbando, ma c'è ordine e pulizia. Ci si può far fotografare da un tizio che col suo attrezzo dotato di baldacchino e telo fa delle bellissime foto in bianco e nero. E pensare che siamo quasi nel duemila e Internet sta spopolando.... A poca distanza ci concediamo un Daichiri nel locale preferito da Heminghway: il Floridita.
Andiamo a mangiare in un posto nella parte alta della città, è superaffollato e fa un gran caldo, comunque si mangia bene. Nel pomeriggio, quando la stanchezza per il viaggio comincia a farsi sentire e si avrebbe il bisogno di un po' di riposo facciamo quattro passi nella città vecchia. La gente è sorridente e nei locali c'è musica tipica ad alto volume e qualcuno disposto a ballare o cantare, anche questo stupisce visto la povertà dell'isola. Abel, nasconde dietro un incedere un po' goffo e un aspetto poco curato un uomo intelligente e cercherà di spiegarci con ostinata insistenza nel corso del viaggio usi, costumi e storia di questo posto.
La sera, dopo cena facciamo un giro sulla rinomata via lungomare di Malecon dove veniamo abbordati a più riprese da giovani ragazze del posto con le quali stiamo un po' a chiacchierare. Non siamo venuti a Cuba per altro e alla fine della vacanza potremo infatti fregiarci del primato di "Unici Italiani che non hanno fatto sesso a Cuba". Dopo un Mohito in Albergo si va a dormire.
16 Novembre 1998 Oggi lasciamo l'Avana per spostarci all'interno dell'isola dove pernotteremo. L'embargo a Cuba decretato dagli Stati Uniti da circa trent'anni e soprattutto la caduta in disgrazia della madrina Unione Sovietica hanno fatto sprofondare il paese in una crisi irreversibile dalla quale stanno cercando lentamente di uscire facendo leva sulle loro ricchezze principali: il turismo, i sigari, la canna da zucchero e il rum. L'enorme difficoltà nel reperire materiali di ricambio obbliga questa gente ad ingegnarsi nell'arte della riparazione. Qui non si butta nulla e con ciò che si ricicla si riesce sempre ad aggiustare tutto. La carenza di mezzi di trasporto e la scarsità di carburante da queste parti viene sopperita in modo originale ma efficace. Un funzionario dello Stato, chiamato giallo per il suo abbigliamento vistoso, all'ingresso dell'autostrada ha l'obbligo di fermare ogni mezzo statale per far salire dei passeggeri occasionali, che armati di santa pazienza accettano di aspettare anche per ore intere il loro turno.
Dopo circa un centinaio di chilometri arriviamo a visitare una comunità di artigiani in località Las Terrazas situata nella Sierra de Los Organos. E' immerso in una immensa foresta della vegetazione assai varia. Qui ci si annoia un po' perché al di la della bellezza del posto non è che ci sia tanto da vedere. Andiamo a pranzare in un posto poco distante dove ci sono delle vecchie costruzioni di fabbriche di caffè. Nel tardo pomeriggio arriviamo a Vinales. Il nostro albergo con piscina, dall'acqua non molto invitante, è situato con vista sui celebri "Magotes". Questi sono enormi massi di altezza fino a cento metri interamente ricoperti di vegetazione. Siamo completamente in mezzo al verde e la grande quantità di insetti rende l'albergo non molto pulito e sicuramente non all'altezza di quello dell'Avana, anche per quanto riguarda la cena.
17 Novembre 1998 La partenza è prevista per le nove e mezza, quindi abbiamo modo di svegliarci e fare i bagagli con calma. Lo spettacolo da queste terrazze è davvero notevole perché una volta alzatasi la nebbia la vista di questi enormi "Magotes" è più che mai affascinante. In mattinata ci fermiamo a visitare una delle tante caverne tipiche di questa regione. E' la Grotta del Indio dentro la quale scorre un fiume sotterraneo che percorriamo in barca. All'uscita cominciamo a pensare ai souvenir ed acquistiamo qualche maglietta da portare a casa. Poi si fa tappa al gigantesco "Mural de la preistoria" enorme dipinto su roccia degli anni sessanta raffigurante le origini della vita umana in queste zone. Qui ci fermiamo a mangiare devo dire davvero molto bene.
Nel pomeriggio a Pinar del Rio visitiamo una fabbrica di Rum ed una di sigari. La prima mi è rimasta in mente solo per l'odore dolciastro mentre la seconda ci è utile per capire altre cose di questa gente. In una sala non molto grande, su banchi tipo quelli di scuola i lavoratori di ogni sesso ed età svolgono compiti diversi che serviranno a realizzare ed inscatolare i sigari partendo dalle semplici foglie di tabacco. Alla cattedra, una ragazzina legge loro articoli di giornale per alleviare la monotonia del lavoro. Al rientro all'Avana si abbatte su di noi un violento temporale comunque di breve durata e la sera decidiamo di andare in un night che ci è stato consigliato dalla guida. Il posto è arredato con gusto e stile moderno ed una volta seduti veniamo presi di mira dalle "ragazze" che si siedono una dopo l'altra al nostro tavolo. Offriamo loro da bere, ci facciamo quattro risate e poi ce ne andiamo perché non vogliamo far perder loro del tempo dato che non siamo intenzionati ad andare oltre.
18 Novembre 1998 Oggi lasciamo definitivamente questo albergo, al quale ci stavamo affezionando, ma soprattutto lasciamo l'Avana che avremmo voluto visitare meglio magari evitando qualche altra escursione meno interessante. Durante il tragitto ci fermiamo a visitare una specie di parco zoologico dove sono ospitati animali tipici dell'isola.
Arriviamo al ristorante prenotato, ma scopriamo che è tutto pieno (così funzionano le cose in questo posto) e allora anticipiamo la visita all'allevamento dei coccodrilli. Qui è possibile ammirare esemplari di tutti i colori e dimensioni ed è impressionante la loro rapidità che contrasta coi lunghi periodi di immobilità. Torniamo al ristorante quando ormai non c'è nessuno e quindi riusciamo a prendere possesso dei nostri tavoli. Arriviamo verso le 19,00 in una località sul mare nelle vicinanze della città di Trinidad, nostra prossima meta. L'albergo è piccolo ma confortevole, ha la piscina e una bella vista sul mare. L'animazione danzante dopo cena, organizzata da un "Fiorello" cubano rende piacevole la serata e cementa ancora di più il gruppo che si è formato.
19 Novembre 1998 Si parte abbastanza presto, verso le 08,30. E' decisamente una bella giornata, e c'è chi baratterebbe volentieri la gita a Trinidad per restare qui a riposarsi tra tintarella e bagni vari. In ogni comitiva che si rispetti c'è un catalizzatore di sfiga, noi abbiamo una signora di mezza età che è riuscita ad avere per la terza notte consecutiva, nel terzo albergo diverso, l'allagamento della camera!!!
Dopo poco più di un'ora arriviamo a Trinidad, città dichiarata patrimonio dell'umanità. Qui le opere di restaurazione sono minime e tutto è rimasto come un tempo. Devo essere sincero, pensavo fosse più bello, ma forse il mio giudizio è condizionato dal caldo e dalla stanchezza, perché in questi giorni siamo quasi sempre stati in movimento e sono stati rarissimi i momenti di relax.
Dopo la visita ad un museo e un giro al mercatino dove acquisto una manciata di collane al prezzo di 1 $ si va a mangiare l'aragosta in un ristorante della città. Io ed altri decidiamo di non partecipare alla visita di un altro museo e verso le 15,00 si ritorna al pullman. La guida nel timore che le nostre reiterate richieste possano trasformarsi in un ammutinamento collettivo ci concede due ore di pausa in una spiaggia poco distante. L'acqua è davvero bella e consideriamo questo un piccolo antipasto di quello che ci aspetta a Varadero. Unico neo sono i "zanzarillos" terribili e voraci zanzare a forma di moscerino che rendono difficile lo stare fermi a prendere il sole. In pullman prima di rientrare in albergo la nostra loquace guida ci fa un'intera lezione di Storia di Cuba dalla preistoria ad oggi.
20 Novembre 1998 Oggi è l'ultimo giorno di Tour. Per dei problemi logistici non ci è possibile pernottare nell'albergo prenotato a Villa Clara e veniamo dirottati in uno sul Rio Negro: l'Hotel Hanabanilla. Abel è molto arrabbiato con gli organizzatori per questo inconveniente che fa fare una brutta figura nei nostri confronti. Noi però non capiamo, l'albergo, che all'epoca era una pensione per Generali e Colonnelli dell'esercito, ha una bella vista proprio sul fiume e a parte l'acqua della piscina di colore verdastro nella quale i chiassosi turisti (quasi tutti Cubani) fanno il bagno, non sembra male.
Dall'Italia intanto arrivano notizie di freddo e nevicate che vengono accolte dal gruppo con ilarità, dal momento che qui ci si veste in calzoncini corti e maglietta. Lasciate in camera le valige, saliamo su un barcone per la prevista escursione. La vegetazione è fittissima e a parte poche capanne di contadini non c'è praticamente nulla. Il fiume che si snoda tortuoso tra queste montagne sembra essere l'unica via di collegamento.
Mangiamo in un ristorante sperduto allietati dai soliti cantanti improvvisati che si trovano in ogni posto turistico. Comandante Che Guevara è il pezzo che va per la maggiore, in tutta l'isola infatti non c'è un posto dove non sia scritto il suo nome o non sia impressa la sua immagine. Nel pomeriggio visitiamo la fattoria di un contadino, anch'essa sperduta, e rientriamo in Albergo quando il sole è già calato. Le camere non sono un gran che, come la pulizia in generale e il servizio ristorante, e cominciamo a capire le ragioni dell'insoddisfazione della nostra guida.
Ho dimenticato di parlare dell'autista, si chiama Bernardo ed è avvocato. Qui a Cuba tutti guadagnano, ma guadagnano poco e non c'è molta differenza tra uno stipendio di un medico o di un professionista e quello di un semplice operaio in una fabbrica di tabacco. Questo porta inevitabilmente la gente a preferire un lavoro che abbia a che fare coi turisti e che consenta di guadagnare con le mance di pochi giorni l'equivalente dello stipendio di alcuni mesi. Altra caratteristica di Bernardo è la capacità di cuccare, l'immagine che ho di lui è quella in cui in piedi fuori dal pullman, mentre ci aspetta, tampina tutte le donne di passaggio. Un mito.
21 Novembre 1998 Partiamo abbastanza presto. Il clima è mitigato dal temporale della notte scorsa e la nostra destinazione è: Santa Clara. Questa città è famosa per il deragliamento, ad opera di Che Guevara e dei sui guerriglieri, di un treno blindato carico di armi e munizioni. Questo fatto sembra essere l'episodio chiave della rivoluzione perché ha consentito il congiungimento con la colonna comandata di Camilo Cienfuegos nell'avanzata di liberazione dall'esercito batistiano verso la capitale. Qui visitiamo una specie di museo allestito in quelli che sono i resti di quel famoso deragliamento e poi facciamo un giro a piedi per le vie della città.
Nella piazza principale in cui ha avuto luogo un cruento scontro a fuoco sui muri dei palazzi sono ancora ben visibili, a distanza di oltre quarant'anni, i fori dei proiettili. In una bottega assai curiosa possiamo trovare conferma di quanto appreso nei giorni passati, qui chiunque può portare un oggetto da riparare, gli artigiani con i pezzi che hanno a disposizione e quelli che riusciranno a recuperare troveranno sicuramente il modo di renderlo nuovamente utilizzabile. E' solo una questione di tempo, ma da queste parti alla gente la pazienza non sembra mancare davvero. In un grande magazzino, ovviamente si fa per dire, c'è un reparto che vende oggetti usati, che sembrerà assurdo ma costano più di oggetti nuovi acquistabili nei nostri negozi.
In Plaza de la Revoluction, alla periferia della città, visitiamo il museo del comandante Ernesto Che Guevara. Qui c'è un'enorme statua alla sua memoria e l'ultima lettera scritta a Castro. In tutto il paese, anche se non era cubano, la fama del Che sembra essere maggiore di quella di Castro e il testo della lettera pare tentare di riversare parte di questa popolarità all'attuale reggente. All'interno del museo ci sono da poco i resti del corpo de Che e oggetti e foto che ne descrivono la storia. E' commuovente vedere all'entrata in coda insieme ai turisti un folto gruppo di vecchi cubani che ci danno l'idea di essere dei reduci e di avere veramente conosciuto questo combattente. Risaliamo in pullman e partiamo finalmente per Varadero. Ci arriviamo verso l'una e la vicinanza del mare porta una contagiosa allegria nel gruppo.
Mangiamo nel parco Josone in un ristorante all'interno di una antica villa ristrutturata al centro di un'enorme area verde. Poi arriviamo al nostro albergo, il "Gran Hotel" di recente costruzione, e infatti all'esterno è ancora tutta un cantiere. E' alto solo due piani, e quello che gli manca in altezza lo recupera in larghezza. La mia camera è quasi in fondo e per tornare alla Reception situata in posizione centrale mi occorrono dai tre ai cinque minuti attraverso una specie di labirinto. Inutile dire che nelle camere non manca proprio nulla. Una volta svuotate finalmente le valige e sistemata alla bene e meglio la roba facciamo un giro in piscina. Non è molto bella, per un complesso come questo potevano fare di meglio, però capiamo la ragione quando andiamo a fare un giro in spiaggia. Ci vogliono altri cinque minuti di viaggio per raggiungerla attraverso dei viali e due piazzette dove sono dislocati piccoli negozi, il palco dell'animazione e un ristorante. La sabbia è bianca ed il mare è di colore verde smeraldo ed anche ora che è sceso il sole l'acqua è calda e a fatica si trova il coraggio di uscirne.
22 Novembre 1998 Oggi è il primo giorno di relax assoluto, la sveglia è spostata alle nove, il luogo di ritrovo è il salone del ristorante dove facciamo colazione e ci diamo appuntamento in spiaggia dove i più veloci tengono il posto anche per gli altri. Dell'intero gruppo, abbiamo formato un gruppetto di undici e sarà cementata la conoscenza fatta durante il tour.
La sera dopo lo spettacolo andiamo in una discoteca locale. Qui ci sono molti cubani ed è facilissimo incontrare e conoscere ragazze del posto che in alcuni casi si propongono in maniera molto esplicita. Essendo tra i pochi turisti del locale, per non suscitare le invidie dei ragazzi cubani che cominciano a guardarci di sottecchi ce ne andiamo tra il sommo dispiacere delle nostre ammiratrici.
23 Novembre 1998 Anche oggi il tempo è bello e quindi riusciamo a goderci in pieno sole e mare. La nostra attività ricreativa preferita è la pallavolo, e le sfide sempre accese e combattute, ci permettono di fare altre conoscenze tra i ragazzi dell'albergo.
Ci fermiamo a mangiare nel ristorantino all'aperto in una delle piazzette dell'Hotel, attirati dal profumo di carne alla griglia. L'ambiente è un po' spartano, ma si mangia bene e si ha la comodità di non dovere lavarsi e cambiarsi per andare a mangiare al ristorante principale. Oggi prenotiamo le escursioni. Abbiamo scelto una gita in barca dal costo di U$ 59, che effettueremo tutti domani ed una a Cayo Largo per U$ 120 a cui parteciperemo solo noi sei scapoloni del gruppo. Domani ci si dovrà alzare presto, pertanto il giretto nella discoteca dell'albergo è in formato ridotto.
24 Novembre 1998 Un pulmino ci conduce nella zona portuale di Varadero a qualche chilometro di distanza. Varadero non ha un centro vero e proprio ma è una lingua di terra, in cui si trovano sparsi locali ed alberghi e ci si può muovere solo usando i mezzi pubblici.
Una volta arrivati veniamo smistati su due barche, scapoli e ammogliati. Anche oggi è una splendida giornata e questo da ancora più risalto al colore dell'acqua che è spettacolosamente azzurra. Dopo circa due ore arriviamo a Cayo Pietra, un isolotto con poca vegetazione dove però c'è un'acqua fantastica e lì ci immergiamo. Nei punti più bassi c'è la maggiore concentrazione di coralli che stiamo molto attenti a non danneggiare e un'infinità di pesci di ogni colore e dimensione ci nuota intorno. Saliti a bordo mangiamo pesce e aragosta che il marinaio e il suo aiuto nel frattempo hanno preparato. Questa si che è vita. Nel pomeriggio, un altro tuffo e poi il rientro gareggiando con la barca rivale. Il sole e il mare di oggi ci hanno stancati parecchio e la nostra attività serale pertanto ne viene limitata.
25 Novembre 1998 Oggi è una giornata abbastanza nuvolosa e ne approfittiamo per dedicare il pomeriggio allo shopping. Facciamo dei giri nei pochi centri commerciali di Varadero: sigari, rum, magliette e cartoline sono gli acquisti più gettonati. La sera si va a letto presto.
26 Novembre 1998 La sveglia è alle sei e mezza, e il solito pulmino ci conduce all'aeroporto. La nostra guida è un ragazzo giovane che non ci fa rimpiangere Abel. Come lui è un'amante dell'Italia e della nostra storia ed è molto incline a raccontarci come si vive nel suo paese. A differenza dell'altro però prende decisamente posizione. Secondo lui Castro ha fatto per quest'isola molte cose positive ed è un personaggio molto ammirato dalle vecchie generazioni. Le nuove invece ringraziano ma vorrebbero dei cambiamenti. E' assurdo che non venga data la possibilità alle persone di guadagnare in base alle loro capacità perché la mancanza di incentivi limita l'impegno e conseguentemente i risultati. Come dargli torto? Gli aerei (ad elica) che prederemo sono degli Antonov, regalo di mamma Russia di chissà quanto tempo fa. Se dall'esterno non sono molto invitanti dall'interno inviterebbero a scendere. Si sprofonda nei sedili attaccati al pavimento da semplici viti arrugginite e sono evidenti i segni delle saldature sui pezzi dei rattoppi alle pareti. Una volta completato il decollo il pilota ci fa guidare uno per uno. L'atterraggio a Cayo Largo riesce bene e dall'alto si ha uno visione completa di quest'isola davvero incantevole.
Ci imbarchiamo su una nave insieme a tantissimi altri turisti alla volta della barriera corallina. L'acqua è limpida e piena di pesci anche nella zona del porto. Dopo una mezz'ora arriviamo. Il mare è mosso e si vedono le onde infrangersi contro la barriera e sul fondo c'è un relitto che ci è infranto anch'esso. Ci dotiamo di pinne, maschera e boccaglio e ci tuffiamo. Molto bello. Poi torniamo indietro, ci fanno montare su piccole scialuppe e ci conducono su un altro cayo: Cayo Iguana dove abbiamo modo di ammirare da vicino centinai di questi animali. All'una circa, rientrati al porto mangiamo ancora aragosta ed andiamo in spiaggia. Qui è quasi un paradiso terrestre il sole che riflette sull'acqua bianchissima e sulla sabbia chiara crea un effetto luminoso accecante. Sull'aereo prima dell'atterraggio, dietro un compenso sottobanco, il pilota sorvola a bassa quota la zona degli alberghi così che salutiamo in direzione della nostra spiaggia gli altri amici che non sono venuti con noi..
Chiudiamo la serata in un'altra discoteca in cui l'aria condizionata è talmente forte che fa un freddo micidiale a tal punto che andiamo fuori a scaldarci un po'.
27 Novembre 1998 Ultimo giorno intero di vacanza, domani si parte e questo ci dispiace moltissimo perché ci stavamo ormai abituando a questa vita.
28 Novembre 1998 Ci svegliamo molto presto perché non vogliamo perderci nemmeno un minuto di spiaggia. Nel tardo pomeriggio lasceremo l'albergo. Il momento degli addii è sempre molto triste, ci scambiamo baci abbracci indirizzi e promesse di vederci di nuovo che poi nella maggior parte dei casi restano solo nelle intenzioni. Il morale diventa ancora più basso all'aeroporto superaffollato dove si cerca di ingannare l'interminabile attesa con gli ultimi acquisti. L'idea di lasciare un posto come questo per rientrare al lavoro non è certo esaltante soprattutto dopo il divertimento, e le tante cose viste in queste due settimane.
Il viaggio di ritorno è di gran lunga migliore dell'andata occupiamo i posti non fumatori anche se ci dobbiamo dividere ed io ho dormito quasi ininterrottamente. Da segnalare un curioso inconveniente capitato alla signora sfigata del nostro gruppo, il suo posto era stato assegnato anche ad un altro passeggero e a sistemare le cose tra i due litiganti si è reso necessario l'intervento di una hostess.

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