Costa Rica: e la natura trionfa!

Viaggio alla scoperta di un Paese-modello

Periodo: marzo 2002
Partecipanti: Giustina e Paolo (che scrive)
Organizzazione: semi-organizzato con prenotazioni dall’Italia
Trasporti: auto a noleggio, e tour organizzato al Tortuguero
Durata: 14 giorni compreso il viaggio dall’Italia

La Costa Rica mi aveva incuriosito fin dai tempi ormai remoti dell’Università, dove avevo una compagna costaricana (“Tica”, come dicono loro) che mi parlava del suo Paese. Un Paese senza esercito e con oltre un quarto del territorio destinato a parchi e aree protette.Arriviamo a San José dopo un lungo viaggio via Madrid e Miami.
San José è una grande città (oltre mezzo milione di abitanti senza contare i sobborghi) cresciuta un po’ troppo in fretta ma che tuttavia (a differenza di altre capitali latino-americane) ha ancora un impianto urbanistico ordinato e non è circondata da bidonvilles. Come tutte le città della zona è caratterizzata da un’Avenida Central con avenidas dispari a Nord e pari a Sud, e da una Calle Central (che incrocia l’Avenida Central nel Parque Central) con calles dispari a Est e pari ad Ovest. Una volta imparato il meccanismo, non si può sbagliare. Il centro è ricco di negozi e monumenti, e molto verde.
Emerge ben presto l’atteggiamento dominante, che è quello di attenuare i contrasti anziché enfatizzarli. Ci sono monumenti per ricordare qualche politico del passato che è riuscito a comporre delle vertenze internazionali “senza sparare un colpo”.
Per quanto riguarda il mercato del lavoro, è chiaro che c’è esubero di manodopera, ma la cosa è risolta facendo lavorare tutti senza preoccuparsi troppo della produttività: ovviamente gli stipendi sono bassi, ma sufficienti per vivere dignitosamente senza creare gravi squilibri fra occupati e disoccupati.
Gli abitanti (gli “joséfinos”) sono cordiali e generalmente acculturati: se ci sono difficoltà con lo spagnolo si può quasi sempre passare all’inglese senza problemi.
L’impegno nel campo scolastico è evidente: dappertutto si vedono scuole e scolaresche. Nei piccoli paesi che vedremo in seguito la scuola si riconosce subito perché è il più bell’edificio del paese.
Stupisce, per contrasto, la modestia di altri edifici pubblici: a San José la Procura Generale è in una brutta casa di due piani larga poco più di 20 metri; forse avrà poco lavoro.
Da San José prendiamo un tour organizzato per visitare il parco naturale del Tortuguero, sull’Atlantico. Il viaggio di andata richiede quasi tutta la giornata e si svolge prima in autobus lungo piantagioni di banane (dove ci parlano con un certo rancore dei misfatti delle società bananiere yanquis, evidentemente più interessate al profitto che a comporre i contrasti) e poi in battello in una fitta rete di canali nella foresta vicino alla costa.
Alla fine arriviamo in un lodge immerso nella foresta tropicale, adiacente alla spiaggia dove le tartarughe marine vengono a deporre le uova.
Il giorno dopo facciamo una passeggiata nella foresta con una guida che ci illustra l’incredibile varietà di piante e animali: scimmie, caimani, tucani, rane velenose, aironi, iguane, ragni e farfalle enormi… perfino un bradipo.
Nel piccolo e povero villaggio ai bordi del parco troviamo una scuola piccola ma molto ben tenuta, una bella casa per il maestro, una modesta chiesetta e un poverissimo negozio dove si vende un po’ di tutto; siamo colpiti dalla presenza dei bidoni per la raccolta differenziata dei rifiuti: anche lì!
L’indomani torniamo a San José in aereo. L’aeroporto del Tortuguero non è raggiungibile via terra, ma solo in barca, ed è uno dei più semplici dove sono stato: una striscia d’asfalto fra la spiaggia e la foresta; il check-in si fa su tavolino da campeggio posto sotto un albero.
A San José ci danno un’auto a noleggio - un fuoristrada - prenotata in anticipo, con cui saremo completamente indipendenti fino alla fine del viaggio.
La stretta striscia di terra che collega Nord e Sud America (la Costa Rica è subito a Nord-Ovest dell’istmo di Panama) è ricca di vulcani, che qui arrivano fino a 3800 metri di quota. Ci proponiamo di vedere il vulcano Arenal, con una strada che arriva fino al cratere, ma quando arriviamo all’ingresso del relativo parco siamo immersi nella nebbia, e i guardiani ci spiegano che più in alto è peggio, per cui rinunciamo. Purtroppo capita spesso che l’aria umida proveniente dall’oceano trovandosi di fronte una barriera montuosa condensi, per cui non è facile vedere le montagne “pulite”.
Al di fuori della zona di San José e di un paio di strade di attraversamento del Paese, le condizioni delle strade sono deplorevoli, piene di buche enormi. Neanche la strada Panamericana fa eccezione. Sarebbe saggio procedere “a vista” evitando le buche una per una, ma i locali corrono lo stesso, con scarti imprevedibili.
A complicare le cose, spesso per le strade si incontrano animali selvatici. Ci fermiamo a fotografare un branco di coati (una specie di procioni) che, per nulla intimoriti, ci circondano e vorrebbero saltarci addosso.
Dopo un giro per i laghi (quando il cielo si schiarisce, i panorami sono splendidi), ci fermiamo qualche giorno a Liberia, una città nel Nord-Ovest del Paese.
Andiamo al mare sul Pacifico, con spiagge immense e deserte, e sulla via del ritorno avviene l’inevitabile, viste le tecniche di guida prevalenti: un americano in sorpasso ci viene a sbattere contro la fiancata. Niente di grave ma è l’occasione per un’ulteriore esperienza. Tutti, viandanti, assicurazione e polizia stradale (“Transito”), sono molto collaborativi ma la cosa va molto per le lunghe e perdiamo mezza giornata; rientriamo a Liberia a notte fonda.
Approfittiamo di una bella giornata per scalare un altro vulcano, il Rincon de la Vieja. La strada non è semplicemente cattiva, è terrificante. Pur avendo un fuoristrada, si procede con difficoltà per la presenza di grossi sassi su un fondo roccioso, trasformato dall’acqua in un letto di torrente e con pendenze fino al 30%. Non ci meraviglia quindi, arrivati all’ingresso del parco nazionale, scoprire che siamo gli unici visitatori della giornata. Ma una passeggiata nella foresta ci ripaga ampiamente della scomodità nel viaggio.
Scendiamo poi verso Sud-Est, lungo il Pacifico, fino al parco di Manuel Antonio, che si rivela un autentico luogo di sogno: spiagge raccolte, circondate da palme e foresta. Splendidi panorami marini.
Durante una passeggiata nella foresta, ci fermiamo un bel po’ ad osservare una colonia di formiche tagliafoglie che trasportano il loro bottino per decine di metri. Fra i molti animali presenti, ci sono dei petulanti cebi cappuccini che vengono a portar via qualunque cosa commestibile venga abbandonata per un istante, e iguane che gironzolano fra i piedi dei turisti con aria molto indifferente. Anche nel motel, scopriamo che un’iguana “abita” in un grosso vaso di fiori davanti alla nostra stanza. Ci diciamo che, anche se è un po’ scomodo da raggiungere, bisognerebbe tornare lì solo per fare le vacanze al mare.
Ancora un po’ di strada sterrata verso Sud, e poi torniamo verso l’interno. Molto frequenti i “puentes angostos”, cioè dei ponti Bailey larghi un paio di metri e spesso completamente privi di parapetti su cui è impossibile incrociare un altro veicolo; prima di abbordarli è saggio verificare che non ci sia qualcuno che arriva in verso contrario a tutta birra.
La segnaletica direzionale è del tutto inesistente, ma per fortuna ci eravamo portati dietro un GPS che – insieme con una buona carta acquistata in loco – ci permette di ritrovare la strada verso San Isidro e poi San José.
Prima di ripartire per l’Europa, facciamo ancora una visita al parco di Braulio Carrillo, facilmente accessibile da San José, dove una insolita teleferica che corre al livello della chioma degli alberi permette di vedere la foresta da una prospettiva inconsueta e affascinante. Lì troviamo un mucchio di clienti di tour organizzati che hanno monopolizzato l’intera giornata, e noi non siamo prenotati; ma spiegando la situazione e aspettando un po’ trovano un “buco” libero sulla teleferica anche per noi.Un’espressione tipica dei “Ticos”, usata come saluto e come conclusione di un discorso, è “Pura vida!”, come dire “Che bellezza!”.
Si capisce come, nonostante il tenore di vita non sia molto alto (4000 $ annui per abitante, comunque superiore a quello dei Paesi confinanti), siano generalmente sereni e soddisfatti. Da 60 anni non hanno più un esercito, stanno in uno dei pochi paesi autenticamente democratici dell’America latina, vivono in un ambiente naturale fantastico e non hanno molti conflitti interni. Se solo riuscissero a migliorare un po’ le strade…

3 commenti in “Costa Rica: e la natura trionfa!
  1. Avatar commento
    Paolo
    22/12/2007 17:11

    In risposta al poeta: in Costa Rica il mare più favoloso è senza dubbio a Manuel Antonio, sul Pacifico. Però agosto NON è il mese migliore. Meglio - se possibile - andare da dicembre a aprile.

  2. Avatar commento
    poeta
    21/12/2007 23:00

    prossimo agosto,conbimba di 5 anni,chiedo consigli su dove trovare mare bello e soprattutto calmo e spiaggia da serie a. ringrazio tutti. il poeta di genova. Il tuo commento a questo viaggio!

  3. Avatar commento
    marco
    01/09/2004 20:57

    ragazzi io vado in costa rica a novembre vorrei avere quante piu notizie possibili. grazie a tutti

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