Portogallo 2: ritorno dal Nord alla Capitale

La seconda e ultima parte del nostro viaggio all’insegna dello “Slow Travel”

Il resoconto è il seguito dell'articolo "Portogallo 1: da Lisbona alle coste del nord" già pubblicato su questo stesso sito.

In cucina

La cucina portoghese è piuttosto saporita e meno speziata di quella spagnola. Con il pesce, in prevalenza merluzzo, baccalà (la tradizione vuole che esistano 365 ricette, una per ogni giorno dell'anno), sardine, frutti di mare, seppie e calamari, difficilmente si rimane delusi. Molto frequente nei menu il pollo, non ho sperimentato la carne; nella zona di Porto, diffuse le trippe in diverse preparazioni. Quasi sempre i piatti sono accompagnati da riso bollito.
Ottimi i vini.

Itinerario

9° giorno: ATOUGUIA DA BALEIA - BATALHA
Dedichiamo buona parte della mattinata a un itinerario attorno al promontorio di Cabo Carvoeiro, a circa ottanta chilometri da Lisbona, con inizio e termine a Peniche. L'escursione, intervallata da soste in diversi punti panoramici, rivela un angolo di mondo certamente sconosciuto ai più ma particolarmente affascinante per la natura selvaggia della costa atlantica di questa regione, che alterna distese di sabbia e scogliere frastagliate alte decine di metri con ammassi rocciosi a picco sul mare che fanno pensare più a un paesaggio dolomitico che a uno costiero.
Sul mezzogiorno eccoci ad Alcobaça, famosa per uno dei più importanti monasteri mariani del Portogallo, affacciato su una piazza che ospita un vivace mercato. Portiamo a termine la visita dell'interessante complesso architettonico proprio in tempo per l'apertura del Museu do Vinho; la guida che ci accompagna parla solo portoghese stretto e, anche se ce la mette tutta, non capiamo granché. Del resto, avendo in Italia musei del vino splendidi come quello di Caldaro in Alto Adige e di Torgiano in Umbria, ci vuole altro per stupirci!
Proseguiamo poi per Mira de Aire, dove nel 1953 fu scoperto il complesso speleologico più esteso d'Europa, attrezzato qualche anno fa per la visita con un percorso che scende nel sottosuolo tramite 683 scalini (tranquilli, si risale in ascensore); ci sono alcuni effetti di luci e getti d'acqua che fanno un po' Disneyland, ma nel complesso lo spettacolo delle grotte risulta gradevole e qualche scenografia non dà poi tanto fastidio.
Proseguiamo il nostro itinerario evitando accuratamente tutte le deviazioni per Fatima: non vogliamo essere coinvolti nella commercializzazione che ormai non risparmia nemmeno i luoghi di culto (a modo mio mi ritengo credente ma non sopporto la mercificazione della fede, e non me ne voglia chi non è d'accordo), finché decidiamo, un po' più tardi del solito, di fare tappa a Batalha. Scegliamo un modesto ma accogliente residencial, dove, anche se è l'ora di chiusura del ristorante, la volonterosa padrona di casa ci allestisce una semplice ma gustosa cena.

10° giorno: BATALHA - COIMBRA
La mattina è occupata per intero dalla visita di Batalha, cittadina che offre "soltanto" il Mosteiro de Santa Maria da Vitòria, spettacolare complesso monumentale ubicato su una piazza che ospita un mercato agricolo e di cianfrusaglie varie. Il monastero è però una tappa obbligata anche per chi voglia vedere solo le cose essenziali di questo Paese: le decorazioni a rilievo dei portali, la grandiosità dell'interno, l'originalità delle Capelas Imperfeitas (cappelle laterali mai portate a termine e rimaste senza tetto) e soprattutto il chiostro, vero e proprio merletto in pietra in perfetto stile manuelino, costituiscono un insieme che lascia a bocca aperta anche chi non abbia particolari propensioni per l'arte.
Riprendiamo il nostro itinerario curiosando di tanto in tanto nei piccoli centri che attraversiamo, fino a raggiungere a fine pomeriggio Coimbra. Dopo esserci sistemati in un hotel nei pressi del Rio Mondego, abbiamo il tempo per una prima conoscenza della città, che si sviluppa a saliscendi dalle rive del fiume alla collina del quartiere universitario.
La città ci piace subito per via di un'indefinibile atmosfera positiva: sarà l'eccezionale luminosità del cielo, sarà la vivacità delle strade e delle persone, sarà che scorgo nell'intrico di vicoli e piazzette scorci che mi ricordano a volte Genova e a volte Venezia, fatto sta che sono già sicuro che questa è una città di cui mi rimarrà un po' di nostalgia.
E dire che, a percorrerne il centro, pare qualcosa di simile a un cesto della spesa, uno di quei cesti che le donne delle piccole città ancora portano con sé al mercato: si ha cioè l'impressione che abbiano cercato di far stare tante cose nel più piccolo spazio possibile. L'effetto che ne risulta è di gradevole disordine.
Giunta l'ora di cena, veniamo fermati da un tipo corpulento che, parlando solo un portoghese strettissimo, cioè incomprensibile, ci fa capire di poterci indicare il miglior ristorante della zona. Ci trascina così in un locale che in effetti si rivela molto buono, con i cuochi che preparano pesce e carne alla brace proprio sotto un arco che fa da ingresso alla veranda dove si pranza. Evidentemente l'individuo si piazza in un punto strategico del vicolo per impedire alla gente di proseguire oltre e, grazie ai suoi modi da amicone, impiega pochi secondi per introdurre la gente in quel ristorante, che è poi il suo! La piccola violenza subita è del resto ottimamente ripagata da spiedini di seppie (lulas) e da calamari in umido che fanno onore allo chef.

11° giorno: COIMBRA - AVEIRO
Coimbra, l'ho già fatto capire, merita una visita approfondita. Una città a parte è poi l'Università, una delle più antiche d'Europa (se ne hanno notizie fin dal 1300), i cui edifici sono quasi tutti aperti alla visita. Gironzolando per le varie sale, scopriamo una curiosità che ci colpisce particolarmente: nei quadri delle votazioni di fine anno (ogni facoltà annovera migliaia di iscritti) i nominativi degli studenti sono elencati in ordine alfabetico non per cognome ma secondo i nomi (!) seguiti dai tre o quattro cognomi che ognuno si porta dietro da quando viene al mondo. È come se i nostri elenchi telefonici riportassero nell'ordine tutti gli Abele, poi i Bastiano, i Carlo, Gennaro, Mario, Pippo, Roberto, Sergio, Zeffirino e così via.
Dopo avere visitato anche il piacevole Museo Machado de Castro, lasciamo Coimbra per fare una sosta nella vicina Conìmbriga, interessante sito di scavi che ha riportato alla luce numerosi resti del nucleo romano originario della città: un percorso ben strutturato su passerelle consente la visita del complesso, che ha l'attrattiva più rilevante nei pavimenti a mosaico ottimamente conservati.
Facciamo infine tappa per la notte ad Aveiro, zona di bellezze naturali alla quale ci dedicheremo domani.
Dopo una magnifica cena consistente in due enormi porzioni di arroz com peixes (una specie di risotto piuttosto liquido con grande varietà di pesci tra i quali non manca un'aragosta a testa) ad un prezzo ridicolo, pernottiamo in un moderno hotel del centro.
Apro un'altra parentesi curiosa sulle dotazioni delle strutture ricettive che di giorno in giorno ci stanno ospitando: ci è infatti capitato di imbatterci in incongruenze che possono sembrare inconcepibili. Una vasca da bagno (nella pensione di Lisbona) addossata a una vetrata (per fortuna smerigliata!) che dà sulla tromba delle scale. Stanze di una certa pretenziosità dove manca la carta igienica nel bagno. Un hotel di grande conforto (quello di Mafra) a un prezzo talmente basso da far pensare a un errore. Un lavabo intorno al quale è stata applicata una tendina variopinta di cui non si capisce l'utilità e in compenso non esiste luce sopra il medesimo. Camere che sembrano campi da tennis (è il caso di stasera) con poltrone, divano a quattro posti, tavolini, specchi a profusione e quando usciamo ci resta la maniglia in mano. Ma nell'esperienza del viaggio sono in fondo piccole cose sulle quali si può e si deve sorridere.

12° giorno: AVEIRO - BRAGA
Aveiro è il centro principale del parco naturale della Ria de Aveiro, una laguna separata dall'Oceano Atlantico da una lingua di terra larga circa un chilometro. Al mattino partecipiamo a un'escursione in battello attraverso questa zona di acque bassissime, caratterizzata da saline, colture di frutti di mare e di alghe; sotto il consueto blu intenso del cielo portoghese al quale abbiamo fatto l'abitudine ma che non smette di incantarci, il braccio di mare è percorso da barche di pescatori, per formare un quadro che è la gioia di pittori e fotografi. Sono i tipici barcos moliceiros, dipinti in colori vivacissimi, sui quali spiccano nomi fantasiosi, ingenue raffigurazioni religiose e motti augurali; non dimenticherò mai "Eu sou um pescador de fama" (io sono un pescatore famoso).
L'escursione prevede una sosta di due ore nel minuscolo villaggio di Torreira, dal quale si possono fare piacevoli passeggiate lungo ampie spiagge sabbiose disseminate di una grande varietà di conchiglie, anche se c'è sempre la compagnia del vento feroce che spazza il litorale atlantico.
A metà pomeriggio, dopo un altro giro per le strade di Aveiro, lungo le quali ammiriamo bellissimi azulejos (piastrelle in ceramica) riproducenti panorami e scene storiche, riprendiamo il nostro itinerario in direzione nord. Perdiamo più di un'ora in coda tra i raccordi autostradali di Porto (ci faremo sosta al ritorno) tra episodi di indisciplina automobilistica da far venire la pelle d'oca, fino a raggiungere Braga verso le otto.
Dopo avere cenato e preso posto in un buon albergo, facciamo un giro in città dove sono in corso i preparativi per la festa di San Giovanni del 24 Giugno.
Ci imbattiamo in un Luna Park di quelli che da noi erano di moda trent'anni fa. In un padiglione vediamo dei calcio-balilla che sono probabilmente quelli che i nostri bar hanno mandato a rottamare alla fine degli anni sessanta. C'è uno di quegli aggeggi per misurare la forza (lo ricorderanno i meno giovani), fatto a forma di testa di toro con due corna da stringere con le mani l'una contro l'altra: a seconda della forza che il concorrente riesce ad esercitare, viene indicata su un quadro luminoso la categoria e non vi dico le risate nel notare che queste erano scritte in italiano: poppante, pappamolla, signorina, campione, bruto e così via!
Stiamo cominciando a notare che quanto più ci si inoltra nella realtà dei piccoli centri ai margini dei grossi flussi di turismo, tanto più si ha la sensazione di un salto indietro nel tempo: ecco stasera le collane di nocciole, lo zucchero filato, i dolci di canditi e gli autoscontri dove i ragazzi proiettano le loro macchine contro quelle guidate dalle ragazzine. Esattamente come noi trent'anni fa.
La dimensione è qui molto differente da quella delle grandi città e dei centri balneari alla moda della costa atlantica. Siamo nel Minho, regione verdissima di vigneti, pascoli e foreste, un paesaggio che si direbbe piuttosto tipico della Svizzera o dell'Austria. Guardando le volti e gli abiti della gente, le insegne e gli interni delle botteghe, lo stato di manutenzione delle strade secondarie, le auto, i furgoncini, i ciclomotori, si ha la sensazione di essere proiettati nell'Italia degli anni cinquanta, quando l'imminente benessere era nell'aria ma si aveva ancora timore di crederci.

13° giorno: BRAGA - VIANA DO CASTELO
Braga è attualmente piena di cantieri con conseguenti problemi di circolazione, così preferiamo lasciarla in fretta. È il primo giorno di pioggia di questa nostra vacanza, che sulla strada tra Braga e Viana diventa anche nebbia per alcuni chilometri.
Durante una schiarita, facciamo sosta per un paio d'ore a Barcelos, zona di produzione di ceramiche e dei tipici galletti nei materiali più svariati che sono il simbolo del Portogallo. Dopo avere visitato un paio di laboratori, ci aggiriamo per un po' sulla piazza del mercato, tra rugginose bilance a pesi, bancarelle di vasellame, stoviglie di rame, cesti di vimini, cordami, articoli in cuoio, mobiletti rustici, basti per asini, ecc. Il piazzale antistante, a fondo sterrato, ospita i venditori di frutta, ortaggi, pollame vivo, con la loro merce esposta su teli stesi direttamente sulla terra. Donne in abito nero conversano e contrattano, chi con due galline vive sotto le braccia, chi con una brocca di rame in equilibrio sulla testa, chi con enormi involti di verdure sulle spalle. Una scena di cent'anni fa.
A metà pomeriggio arriviamo a Viana do Castelo, cittadina graziosa e molto ben tenuta a quaranta chilometri dal confine nord con la Spagna. Immette in città un ponte in ferro sul fiume Lima, opera di Gustave Eiffel (proprio quello della Torre).

14° giorno: VIANA DO CASTELO - PORTO
Oggi sarà una giornata piuttosto frammentaria, anche a causa della pioggia che per lunghi tratti la caratterizzerà. La mattinata è dedicata alla visita di Viana do Castelo, che presenta bei palazzi, case rinascimentali e soprattutto la Praça da Republica, uno degli spazi urbanistici più proporzionati e scenografici di tutto il Portogallo. Vale davvero la pena soffermarsi sugli scorci offerti dai porticati alla base degli edifici che circondano la piazza.
Partiti da Viana dopo uno spuntino, approfittiamo di una schiarita per una passeggiata sulla spiaggia di un paesino chiamato Afife (alzi la mano chi c'è stato!), sabbia grigio scura finissima e scogli quasi lunari per chilometri, anche se l'acqua, nella quale immergo brevemente i piedi, è tanto fredda da temere che possa solidificare.
Di lì a poco acqua a catinelle e, dopo brevi soste in alcuni piccoli centri lungo la foce del Minho (meritevole in particolare Caminha), a breve distanza dal confine spagnolo, puntiamo in direzione sud su Porto, che raggiungiamo in serata. Nel timore, rivelatosi fondato, di difficoltà di alloggio in occasione delle feste di San Giovanni, preferiamo fissare tre pernottamenti in un'accogliente pensione di Matosinhos, sobborgo balneare a otto chilometri dal centro.

15°, 16° e 17° giorno: PORTO
Porto (nota anche come O Porto, nel senso di "Il porto", pronuncia U Portu) è una città che ci piacerà moltissimo, a dispetto di descrizioni piuttosto "tiepide" da parte di alcune guide di viaggio.
Come già a Lisbona, anche qui arriviamo, senza averlo programmato, in coincidenza della più importante festa dell'anno, i tre giorni dedicati a São João (San Giovanni). Raggiungiamo la riva del Douro (quello che in spagnolo è il Duero), in una mattinata di rara limpidezza, giusto in tempo per assistere a uno spettacolo davvero unico: la regata dei barcos rebelos, i tradizionali barconi a un solo albero che per secoli hanno portato in Inghilterra le botti di vino di Porto, manovrati da un capitano e da un equipaggio di marinai in costume, ognuno con una enorme vela riportante i colori e lo stemma della casa produttrice. Individuiamo un posto di osservazione tra i più favorevoli, proprio all'estremità del molo sotto il quale la regata si conclude e i vascelli invertono la rotta per andare ad attraccare sulla riva opposta del fiume: là, come un anfiteatro, scende tra stradine panoramiche e ripide scalinate il quartiere di Vila Nova de Gaia, dove hanno sede tutti i produttori: Sandeman, Graham, Offley, Calem, Fonseca, Delaforce, Ferreira, Taylor e così via.
La giornata prosegue con la visita della città: sotto l'aspetto monumentale, sono degne di nota la chiesa dos Clérigos con salita sulla torre (m.76) più alta del Portogallo, la Praça da Libertade con la decoratissima Stazione di São Bento, la Sé (così è definita in Portogallo la Cattedrale, nel senso di Sede, cioè Sé, Patriarcale) e il ponte in ferro Dom Luis 1° che unisce le due rive della città, opera di Gustave Eiffel (di nuovo lui!).
Sotto l'aspetto del colore locale (quello vero, non a uso dei turisti), bisogna assolutamente "perdersi" per qualche ora nel quartiere di Ribeira, affacciato sulla riva destra del Douro. Sul fiume prospetta una sfilata ininterrotta di case affiancate l'una all'altra dalle facciate sfalsate di livello, in un simpatico disordine di decorazioni popolari ad azulejos variopinti, minuscoli terrazzini e balconi ricoperti di fiori. Tutta lo zona è un labirinto di vicoli, sottopassi ad arco e piazzette nel quale c'è a malapena lo spazio di muoversi tra una miriade di taverne, ristorantini, bottegucce e bancarelle di artigianato, ferro battuto, oggetti in vimini, tessuti a mano, pellami, terracotte.
Nella mattina di San Giovanni decidiamo di recarci sulla sponda sinistra del fiume per la visita di qualche cantina. Essendo però festa, tutte espongono il cartello "fechado" (chiuso), tranne la Sandeman, che è quindi piuttosto affollata. Una cortese guida accompagna nei vari settori dell'enorme complesso dando spiegazioni istruttive sulla produzione del vino di Porto. Con un sistema di successivi rabbocchi, ciascuna botte finisce per contenere parti uguali di ciascuna delle ultime cinque annate, il che garantisce la qualità costante del prodotto: in effetti sulle bottiglie non è indicato l'anno di vendemmia, tranne che sui cosiddetti "vintage", selezioni limitate di annate di particolare pregio, ovviamente a prezzi elevati.
Oggi è anche la giornata culminante delle feste, che coinvolge la popolazione nella sua totalità. Durante il giorno la gente comincia a sciamare per le strade dedicandosi in prevalenza a due curiose attività: colpirsi a vicenda con leggeri martelli di plastica (martelinhos, pronuncia martelignos) che a ogni colpo emettono un suono di trombetta e cercare di strofinarsi l'un l'altro la faccia con degli scalogni dal gambo lunghissimo in un effluvio dell'odorosissimo vegetale che in breve pervade tutta la città. Davvero giocherelloni questi portuensi!
A mezzanotte cominciano i fuochi d'artificio, vero culmine dei festeggiamenti. Poco prima dell'inizio dello spettacolo pirotecnico, il ponte Dom Luis 1° viene chiuso al traffico automobilistico e pedonale in quanto sulla sommità sono installati i macchinari per il lancio delle cariche luminose. La magnificenza e la varietà dei fuochi è difficile da descrivere.
Quando riaprono il ponte è un brutto momento, perché le maree di folla sulle due rive sembrano improvvisamente pervase dalla smania di passare il più presto possibile dall'altra parte e finiscono inevitabilmente per incrociarsi nel bel mezzo dell'arcata, e guai a chi si trova in zona, come il sottoscritto (nel marasma ho perso Lino già da un pezzo): mi trovo quasi sollevato da terra e spinto all'indietro per una decina di metri, piccola parte di una massa compatta di carne umana senza possibilità di scegliere che cosa fare. Per fortuna trovo una fessura tra due auto posteggiate dove riesco a insinuarmi in attesa che la folla si diradi.
Verso le tre ci ritroviamo alla macchina e possiamo, allineandoci all'imperante pirateria, districarci dal traffico cittadino e raggiungere verso le quattro e mezzo l'albergo.

18° giorno: PORTO - EVORA
A metà mattinata, ancora un po' bolliti per le poche ore di sonno racimolate, riprendiamo il nostro viaggio in direzione sud fino a raggiungere Tomar giusto all'ora di pranzo dopo circa 250 km. La dimensione in cui entriamo è di tutta tranquillità: una città raccolta, pulitissima, dominata da un colle sul quale sorge il Convento do Cristo, complesso monumentale iniziato dai Templari nel 1160 e costituito da un castello, una chiesa e un monastero che rappresentano uno dei più classici esempi dello stile manuelino, un'interpretazione più decorata del gotico europeo esclusiva del Portogallo. Ci si trova al cospetto di un vero e proprio campionario dell'architettura portoghese, che ha il suo culmine nella famosa janela (finestra) della Sala Capitolare, ridondante "manifesto" dell'arte manuelina. Qualche minuto nella penombra silenziosa dello stupendo chiostro fa sembrare lontani anni luce i clamori dei martelinhos di São João.
La città bassa è situata lungo un canale navigabile, sul quale spicca un isolotto coltivato a giardini rigogliosi, ed è un insieme di stradine luminosissime tutte tappezzate di fiori e di azulejos, assemblati, come ad Aveiro, a formare intere facciate di vedute di città portoghesi ed episodi storici.
La nostra vacanza sta ormai volgendo al termine, per cui decidiamo di riprendere il viaggio per coprire i 170 km. che ci separano da Èvora. Potremo così rientrare a Lisbona nel primo pomeriggio di domani e dedicare qualche ora agli ultimi acquisti.
Èvora, città a sud-est di Lisbona, è un importante centro dell'Alentejo che ci accoglie con un caldo intenso quanto inaspettato, anche se in serata la temperatura si abbassa: fa parte delle caratteristiche climatiche della regione. Troviamo alloggio alla Pensão Policarpo, che è ubicata in un edificio storico, una delle tante case bianche che caratterizzano il centro storico della città, dai muri molto spessi che garantiscono una piacevole frescura.

19° giorno: EVORA - LISBONA
Èvora, alla quale dedichiamo la nostra ultima mattinata lusitana, è considerata a ragione una delle più pittoresche città del Portogallo nonché importante centro di cultura. Compresa all'interno di una cinta di mura di sei km. su un colle a quasi trecento metri di quota, colpisce per la luminosità del suo centro storico, dovuta al dominante bianco dei suoi edifici, ricchi di terrazze, abbaini, arcate e balconi in fiore.
La parte monumentale si concentra nei due spazi adiacenti del Largo do Marquês de Marialva e della Praça Conde de Vila-Flor: su essi prospettano la Sé, il colonnato del tempio romano di Diana, il Palacio Cadaval con una bella galleria d'arte e Los Loios, magnifico complesso conventuale oggi convertito in pousada, cioè albergo storico di lusso. Una puntata verso la zona sud della città ci riserva la Igreja Real de São Francisco, bellissima chiesa del 1485 di slanciate forme gotico-manueline (di dubbio gusto l'attigua Casa dos Ossos, cappella rivestita con le ossa di cinquemila persone), e infine São Bras, chiesa di forme arabeggianti più simile a una piccola fortezza.
Siamo davvero al termine del viaggio. Divoriamo gli ultimi 100 km. che ci dividono da Lisbona, restituiamo l'auto all'agenzia, consumiamo l'ultimo pasto portoghese in una tavola calda presso la stazione e non rimane che imbarcarsi sul primo dei tre treni che ci riporteranno a Genova, dove arriveremo stanchi ma ricchi di bei ricordi.

Curiosità 

Una particolare originalità concerne i giorni della settimana nella lingua portoghese: gli unici giorni che hanno la dignità di un nome ben definito sono il sabato (sabado) e la domenica (domingo); i giorni feriali sono le feiras, che sono individuate dal numero ordinale posto davanti: quindi ci si aspetterebbe che il lunedì sia primeira-feira e invece no, sorpresa, il lunedì è segunda-feira perché la primeira non esiste. E poi gli altri: martedì = terça-feira, mercoledì = quarta-feira, giovedì = quinta-feira, venerdì = sexta-feira. E così ora sapete un'altra cosa che potrà esservi utile quando andrete in Portogallo... ;-)

Note dolenti

In senso generale, penso che si possa parlare di "note dolenti" solo se in un viaggio organizzato vengono in qualche modo disattesi aspetti di un pacchetto di servizi che è stato pagato in anticipo. Il viaggiatore che invece si muove in autonomia sa che spesso le delusioni derivano da propri errori di valutazione: alludo al clima, alla cucina non di proprio gusto, al carattere della gente, alle condizioni delle strade e dei mezzi di trasporto, al livello degli alberghi, all'equità dei prezzi. Se è sacrosanto arrabbiarsi quando vogliono imbrogliarci, lo è altrettanto considerare tutto quello come peculiarità del Paese del quale siamo ospiti.
Da questo punto di vista, il viaggio in Portogallo è stato perfetto e non trovo note dolenti. Ne cito anzi una inattesa e piacevole: la diffusione di numerosi bagni pubblici dovunque, dalla grande città ai piccoli centri.

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