Baja California, tierra solitaria

Immersione totale nelle bellezze della splendida regione messicana

Pensare alla sterminata distesa di abitazioni che si vede dall’aereo prima di atterrare a Città del Messico e paragonarla all’altrettanto infinita distesa di “niente” che percorri per chilometri e chilometri nella Mexico 1 in Baja California, ti dice quello che è il Messico.
Un paese grande 7 volte l’Italia e con oltre 100 milioni di abitanti, più di 20 dei quali nella sola capitale, che presenta tutti i paesaggi possibili: grandi città, deserti, giungle, due oceani, località di mare alla moda e villaggi di pescatori… e poi la Baja California, una regione a sé stante. Una terra che in passato è stata rifugio per ricercati, città di contrabbandieri, luogo di oblio per gente che aveva tutto da dimenticare e niente da ricordare, ma anche un fascino particolare, quel fascino che solo terre sperdute e sconfinate riescono a dare. E’ quello che cercherò di spiegare.Il vero caldo, con la C maiuscola, specialmente nell’interno, talvolta insopportabile. Di solito il giorno è ventilato, la sera calma piatta un po’ dovunque. Caldo che aumenta mano a mano che si va verso nord.Siamo sempre noi, Francesca ed Alessandro, Catia ed io, Massimo.
Si parte sabato 5 agosto dall’aeroporto di Firenze per Francoforte (voli Lufthansa). Scalo di un paio d’ore nella città tedesca ed eccoci sul Boeing 747 che ci porterà in ben 12 ore a Città del Messico.
Come già detto mi ha stupito la veduta aerea della città, e pensare che credevo fosse grande Londra.
Lasciamo i 35° di Firenze per trovare i 17° di Città del Messico. La città è situata infatti su un altopiano a oltre 2.200 mt di altitudine e fa sicuramente freschino anche a causa del nostro abbigliamento decisamente estivo.
Appena sbarcati ecco l’incaricato del tour operator Marcelletti che viene a darci il benvenuto. Un elogio è d’obbligo per Marcelletti, dimostratosi un tour operator organizzato, ben inserito nel territorio e sempre a disposizione, in caso di qualsiasi necessità tramite i propri rappresentanti sul posto.
L’incaricato ci accompagna all’hotel e durante il tragitto ci dà le prime informazioni sul Messico e sulla capitale in particolare. Per dare un’idea della grandezza della metropoli basti dire che il viale che divide in due la città (Boulevard Insurgentes) è lungo 46 km!
In questi giorni la città è mezza bloccata a causa di manifestazioni pro-Obrador, il candidato alla presidenza (ed ex sindaco della città), che ha perso le elezioni di pochissimo a vantaggio di Calderòn e che vorrebbe un secondo spoglio delle schede.
Una prima parentesi sulla scelta degli hotel. Se fate una vacanza come la nostra, fissate dall’Italia il minimo indispensabile di pernottamenti, come abbiamo fatto noi.
In Baja California, soprattutto in agosto, si trovano tutte le sistemazioni possibili, dagli alberghi più cari alle locande più spartane e chi meglio di noi, con i nostri occhi, conosce i propri gusti e le proprie esigenze.
Sono le 19 ora locale (le 2 di notte in Italia) e dopo un viaggio del genere sentiremmo il bisogno di dormire. Niente di più sbagliato. Bisogna tentare di entrare da subito nel nuovo orario per risentire il meno possibile degli effetti del jet-lag. Riusciremo a resistere fino a mezzanotte, ma nonostante tutto per altri due tre giorni ci sentiremo un po’ sballati, e questo succederà anche al ritorno in Italia.
Domani ci aspettano altre 3 ore di aereo, e ancora un’altra ora in meno di fuso orario (e siamo a 8) per arrivare a San Josè del Cabo, la punta più meridionale della Baja California.
Viaggiamo con la compagnia Mexicana (sedili molto comodi e ben distanziati). A proposito, a parte i controlli accurati negli aeroporti internazionali, per i voli interni messicani i controlli lo sono ancora di più: fanno aprire tutti i bagagli, sia quelli a mano che non.
Arriviamo in orario all’aeroporto di Los Cabos e appena scesi ci colpisce come una mazzata il gran caldo… e anche umido. Presa alla Budget l’auto a noleggio prenotata dall’Italia, una Chrysler Voyager, e finalmente la vacanza vera e propria ha inizio.
L’estremo sud della Baja è la zona più commerciale, turistica, sede di vacanza di americani che vengono a svernare, scopriremo infatti che questo è periodo di bassa stagione. Se S.Josè del Cabo mantiene seppur a fatica quel sapore coloniale che almeno fa ricordare che si è in Messico, Cabo S.Lucas è il top del turismo. Appena si arriva ci se ne accorge: negozi di ogni tipo, Mc Donald's, gioiellerie, cinema, ristoranti ed il porto dove all’ancora si notano delle barchette niente male.
E’ qui che abbiamo prenotato la seconda notte: Hotel Finisterra, una mega struttura di lusso sull’oceano Pacifico, ma di messicano neanche l’ombra.
La sera ce ne andiamo in giro per la cittadina e mangiamo all’Iguana, filetti di manzo, gamberoni e mahi-mahi (una sorta di tonno del Pacifico). 1.200 pesos in quattro che sarà una delle spese più alte di tutta la vacanza. Il cambio per noi europei è molto favorevole: 1.200 pesos equivalgono a 120 $ Usa e quindi a circa 90 €.
In questo ristorante ci siamo imbattuti nella prima esperienza di caffè in vacanza. Non che non sapevamo che il nostro espresso potevamo scordarcelo… ma così. E sì che avevamo detto al cameriere “Italiani, caffè basso”. Ci porta una tazza che al confronto quella che usavo da piccolo per le colazioni è una tazzina da caffè, ma così grande che ho dovuto fotografarla. E’ così che da ora in poi non prenderemo più caffè o, se lo prenderemo, ce ne divideremo uno solo a sorsate alternate, per poi consumarne ugualmente metà.
La mattina dopo ci svegliamo con la sorpresa della pioggia. Ma la Baja California non doveva essere un luogo desertico e secco? Evidentemente no.
Lasciamo senza molti rimpianti Cabo S.Lucas e ci dirigiamo alla volta di La Paz, la capitale della Baja California Sur. La Baja California è infatti costituita da due stati: la Baja Sur con capitale La Paz appunto, e la Baja Norte con capitale Mexicali quasi al confine con gli Stati Uniti. Tra le due Californie c’è anche un’ulteriore ora di fuso orario di differenza.
Il paesaggio che incontriamo è proprio quello che ci si immagina, strada lunga e diritta, contornata da miriadi di cactus e anche molte libellule che sbattono sul parabrezza della macchina.
Dovete sapere che in circa 700 km nella Baja Sur ci sono non più di 5/6 paesi degni di questo nome. La strada è la Mexico 1 ed è l’unica strada che percorre l’intera penisola da nord a sud, esistono naturalmente altre strade ma non sono percorribili agevolmente. L’asfalto è ottimo e la segnaletica precisa e costante.
70 km dopo Cabo S.Lucas, sempre sulla costa pacifica, incontriamo Todos Santos che sorge esattamente sul Tropico del Cancro.
Todos Santos, neanche 4.000 abitanti, è un bel paesino sull’oceano che è rinato dagli anni ’60 del 900 dopo che una grave siccità mise in ginocchio gli abitanti che vivevano di una fiorente industria della canna da zucchero, ormai scomparsa. Oggi è la meta preferita di artisti e intellettuali locali che qui trovano la giusta riservatezza e ispirazione ideali per le loro attività. Tra l’altro è proprio qui che ancora oggi sorge il famoso Hotel California degli Eagles ben visibile sulla strada principale.
Chi ci conosce sa che in vacanza non abbiamo mai avuto una buona stella ad assisterci, almeno dal punto di vista della circolazione stradale. Potevamo smentirci in Messico? Ma no naturalmente.
Appena usciti dal paese che facciamo? Foriamo uno pneumatico, addirittura in due punti. Tutto risolto bene e in fretta, c’era un gommaio lì vicino. Fortuna nella sfortuna. E se ci fosse capitato 30 km prima o dopo il paese dove non c’è assolutamente nulla e dove talvolta manca anche il segnale telefonico? Mah, meglio così. Se proprio doveva accadere almeno ci siamo tolti il pensiero.
Parentesi telefonica. In Messico funzionano i cellulari trial band ma le telefonate sono ovviamente piuttosto costose. La soluzione decisamente migliore è quella di acquistare tessere telefoniche della Ladatel o Telmex, costano 100 pesos (8 euro) durano sei minuti e apparecchi telefonici pubblici abilitati se ne trovano un po’ dovunque.
Attenzione a fare tentativi di telefonata dalle camere di albergo, anche se non si riesce a parlare poi ti ritrovi ugualmente l’addebito. Lo abbiamo provato di persona. Poi contrattando con la reception siamo riusciti a farcele togliere dimostrando che non eravamo davvero riusciti a comunicare in Italia.
La lingua. Ovviamente lo spagnolo, inglese poco, italiano zero. Devo dire che la parlata messicana è almeno per me che in spagnolo mi arrangio abbastanza, la più comprensibile di altri paesi in cui siamo andati, come Venezuela, Cuba, la stessa Spagna dove parlano troppo veloce.
Passato Todos Santos percorriamo gli altri 140 km che ci dividono da La Paz e così passiamo dalla costa pacifica al Mar di Cortès. Se il Pacifico ha acque fredde e mosse, il Mar di Cortès è l’esatto contrario.
Arrivati a La Paz scegliamo un hotel direttamente sul mare, il Seven Crown, lasciamo le valigie e ci dedichiamo a questa splendida cittadina.
La Paz rimarrà nei nostri cuori, è la città che più ci ha colpito per la sua tranquillità, per la sua bellezza, per le bellissime spiagge che la circondano e per gli abitanti, sereni e solari.
E poi quei tramonti sul mare, tra le palme dello splendido malecòn ce li ricorderemo per un pezzo.
Come detto è la capitale, lo è dal 1829 quando Loreto fu spazzata via da un uragano. Ha circa 200.000 abitanti ed è il maggior centro della Baja Sur. Fu fondata nel 1535 da Hernan Cortès che tra le tante nefandezze che compì lui e la sua gente, almeno qualcosa di buono ha fatto. Qui ebbe luogo una fiorente industria delle perle ma un po’ per avidità, un po’ per imperizia di coloro che la gestivano, questa è ormai scomparsa.
La sera ceniamo al Tequila, un bel ristorantino tipico messicano. Da consigliare.

Il giorno dopo è decisamente dedicato al mare. Dopo tutti questi giorni di viaggio le nostre signore iniziano ad avere crisi di astinenza da sabbia e sale marino.
E così percorriamo la strada che costeggia la baia di La Paz, dove nel giro di una trentina di chilometri ci sono varie spiagge: Coromuel, El Caimancito, El Tesoro, Pichilingue, ma in particolare Balandra, bellissima, uno specchio di acqua azzurra chiara, sabbia bianca, la più bella in assoluto, ideale per farsi un bagno ma non per restarci perché non è attrezzata e non è minimamente pensabile mettersi lì una giornata senza uno spicchio d’ombra.
Un chilometro oltre c’è Tecolote, altra bellissima spiaggia, ottimo mare ma soprattutto palapas (ombrelloni con il tetto di paglia) e un ottimo ristorante dove si mangiano dei buonissimi camarones. Da dire che non c’è assolutamente affollamento, è sì martedì (il fine settimana è diverso anche qua) ma si sta veramente da Dio… e poi il primo bagno della vacanza non si scorda mai.
Mentre mangiamo ecco i Mariachi, questi simpatici gruppi musicali che si avvicinano al tavolo per intonare le canzoni folkloristiche messicane. Sarà un appuntamento fisso durante i pasti ma i Mariachi non sono invadenti, basta un cenno per dire se la loro compagnia è gradita o meno.
E così la giornata termina al Magueyes, bello ed elegante ristorante a La Paz dove mangiamo ottime specialità locali.

Oggi è mercoledì e si parte per l’esperienza più particolare dell’intera vacanza: 3 giorni al Baja Camp sull’isola di Espiritu Santo. Espiritu Santo è un’isola a un’ora di motoscafo da La Paz, completamente disabitata, grande circa come l’isola d’Elba. Andrea Tamagnini, italiano, è colui che ha in concessione il Camp per 5/6 mesi l’anno e insieme ad uno staff di 4 tra cuochi e inservienti ha ideato questo tipo di soggiorno al contempo selvaggio ma confortevole. Da provare assolutamente.
Il Camp è situato in una baia riparata alle cui spalle sorgono formazioni rocciose. Le tende sono solo cinque, provviste di letto matrimoniale rialzato, comodini provvisti di lumi a pile e torcia elettrica, un paio di sedie, una specie di comò con sopra un ventilatore. La doccia, come il wc, è posta all’esterno e consiste in un secchio da riempire, per poi issarlo sopra la testa per lavarsi.
Non c’è elettricità, non c’è segnale telefonico, solo Andrea possiede un satellitare da campo per le emergenze. Insomma una specie di Isola dei Famosi ma molto più confortevole, anche perché il cibo è veramente squisito.
La sera poi è la vera bellezza. Siamo stati anche fortunati perché quello era periodo di luna piena. Andare a letto con la luce della luna, a pochi metri dal mare e addormentarsi con il rumore delle onde è indimenticabile.
Una cosa storta però c’è: i mosquitos. Sul far del tramonto e la mattina presto, specialmente in assenza di vento, eccoli arrivare. Non te ne accorgi, nel senso che le pinzature non sono dolorose, te ne accorgi la mattina dopo quando ti ritrovi pieno di bolle.
Autan a volontà, assolutamente da portare.
Ah una cosa: per andare sull’isola basta e avanza uno zaino a testa, se avete dove lasciare le valigie, ad esempio un albergo, è la cosa migliore. Se amate lo snorkeling pinne e maschere le trovate al campo, così come i teli mare.

Il giorno dopo siamo pronti per l’escursione a Los Islotes detti anche La Lobera perché lobo significa leone marino. Ebbene sì, abbiamo nuotato con loro. Sono delle isolette a un’ora di motoscafo dal campo in cui vive una comunità di circa 300 leoni marini. Ancor prima di avvistarli li sentiamo con il loro verso tipico simile ad un abbaiare lamentoso.
Sono chi a prendere il sole pigramente sugli scogli, chi sugli scogli cerca di salirci con quel loro fare goffo e dondolante. Chi si butta in acqua per cercare da mangiare, alcuni sembrano lì in posa per farsi fotografare.
Ci hanno detto che non sono pericolosi, basta non avvicinarsi troppo agli scogli e anche in acqua l’importante è non fare movimenti bruschi vicino a loro. E’ sorprendente vedere con quale agilità e velocità appaiono e scompaiono sott’acqua vicino a te animali maschi da 300/400 kg di peso. Bellissimo.
Insomma sono stati tre giorni avventurosi ma indimenticabili. A parer nostro è la giusta permanenza, c’è chi va anche per un’intera settimana ma francamente mi sembra troppo.

Sabato 12 torniamo sulla terraferma alla nostra La Paz. Domani ci rimettiamo in viaggio verso nord ma abbiamo ancora una mezza giornata libera quindi… mare.
Ci rimettiamo sulla solita strada costiera, ripercorriamo tutte le spiagge viste l’altro giorno ma poi alla fine torniamo alla nostra Tecolote. E’ sabato, c’è molto più affollamento ma rimane sempre la migliore. In particolare mi ha deluso Pichilingue nominata da molti e segnalata anche sulle guide. Innanzitutto è vicino al porto e ad una raffineria e poi il mare non era gran che, oltre al fatto che sulla spiaggia era pieno di mosche e anche il bar era alquanto squallido.
La sera cena al ristorante più esclusivo della vacanza: il Buffalo a La Paz dove si mangia dell’ottima carne alla griglia e la spesa è stata di 1.800 pesos (circa 35 € a testa). Accanto a noi c’era un tavolo di messicani simpaticissimi che per tutta la sera ebbero un gruppo di Mariachi tutto per loro, e che tra un canto e una bevuta, inneggiavano all’Italia campione del mondo. Sì perché mi sembra di aver capito che in Messico il calcio è una religione ancor più che da noi.
Inoltre mi ha colpito un dipinto su una parete interna del ristorante. Epoca western , raffigurava due prigionieri bendati e con le mani dietro la schiena. C’era scritto “Aquì llegaron en dos: uno por bandido y el otro…“ , qui arrivarono in due, uno che faceva il bandito e l’altro… Quello che faceva il bandito era bendato con una bandana con i colori della bandiera messicana e soprattutto era… in piedi. L’altro era in ginocchio e si stava accasciando a terra ed era bendato con una bandana con i colori della bandiera spagnola. Questo la dice tutta sui loro sentimenti per il popolo ispanico.

E’ domenica e come detto puntiamo decisamente verso nord, dobbiamo fare circa 360 km per arrivare a Loreto. In tutto questo tratto troviamo solo due cittadine: Ciudad Constituciòn e Ciudad Insurgentes. E il resto, direte voi? Strada diritta, cactus a destra, cactus a sinistra, colline brulle, rocciose o semi desertiche, ogni tanto un baracchino dove poter dissetarsi e nient’altro, un solo distributore di benzina.
Una strada che, nonostante la monotonia, non ti addormenta per un semplice motivo: le mucche. Con tanto di cartelli ti avvertono di stare attenti all’attraversamento di questi animali e infatti ogni tanto le vediamo placide a brucare quei pochi fili d’erba ai bordi della carreggiata. E’ una caratteristica di queste parti e l’abbiamo riscontrata dovunque, come del resto i topes, i dossetti rallentatori, anche questi dovunque. C’è da dire che questi, a differenza dei nostri autovelox, fanno veramente rallentare… altrimenti spacchi tutto.
Dopo 200 km troviamo il primo paese, Ciudad Constituciòn, cerchiamo da mangiare, scendiamo di macchina e una mazzata di caldo pesante e opprimente ci assale. Era dai tempi di quando andammo in pieno agosto a Luxor che non provavo un caldo tremendo come questo, ma quanto saranno stati, 50°, chissà.
Per arrivare a Loreto occorrono altri 150 km più o meno come i precedenti, tranne che per l’attraversamento della Sierra della Giganta, un sistema montuoso con vette che arrivano fino ai 1.900 mt, in cui per una ventina di chilometri la Mexico 1 si trasforma in una strada tortuosa con precipizi anche spettacolari quanto pericolosi.
Una volta superate le montagne però ci appaiono i primi scorci della stupenda Bahia Concepciòn. La Bahia Concepciòn è una specie di fiordo che si insinua per diverse decine di chilometri nella terraferma, le cui acque sempre calme sono particolarmente calde. Anche paesaggisticamente la vista è stupenda, sponde bellissime, acque celesti chiare.
Durante la marcia incontriamo molti camion stile America i quali molto correttamente hanno l’abitudine, per farsi sorpassare, di mettere la freccia a sinistra per indicarti strada libera, molta correttezza stradale in generale in Baja California, anche nei centri abitati non c’è frenesia, è tutto un dare la precedenza a destra come a sinistra anche perché c’è una particolarità, negli incroci c’è il segnale di stop per entrambe le direttrici!
Finalmente arriviamo a Loreto, la capitale delle Californie come si può leggere sulla facciata del Municipio.
Loreto è stata capitale fino al 1829, anno dell’uragano di cui ho già detto. La cittadina, 11.000 abitanti, è molto tranquilla, possiede anch’essa il malecòn ma ha pochissima spiaggia e neanche attrezzata. Il centro è la parte migliore, edifici coloniali, la piazza del Municipio con il busto dedicato all’indimenticato presidente Benito Juarez, pavè in terra, e tutto anche molto pulito.
Ed inoltre la Misiòn de Nuestra Señora de Loreto, la missione delle missioni, sì perché la Baja California è anche la terra delle missioni gesuite, nonchè terra di pitture rupestri. A proposito di pitture rupestri gli esperti non riescono a risalire esattamente alle loro origini, sebbene sia ormai certo che sono state eseguite in epoca preispanica da gruppi di popolazioni migratorie di cultura certamente superiore a quella delle tribù incontrate dai Gesuiti molto tempo dopo, nel XVII secolo. Pitture particolari anche perché colorate in toni di ocra, rosso, bianco, giallo e nero, in particolare le figure umane sono sempre raffigurate in rosso e nero e con i bracci protesi verso l’alto.

Oggi è ferragosto e continuiamo il nostro itinerario verso nord. 140 km ci dividono da Mulegè, a metà dei quali incontriamo un posto di blocco militare: scesi di macchina, perquisizione dell’automezzo, qualche domanda, ok tutto a posto, si prosegue.
Mulegè è un paesino molto piccolo (4.000 abitanti) che sorge alla foce del fiume omonimo e con una vegetazione tipica tropicale. La spiaggia in paese non è il massimo, in compenso le spiagge che abbiamo visto arrivando qui sono molto belle, Santispac, El Burro, Buenaventura, El Requesòn.
Siamo prima voluti arrivare al paese per trovare da dormire e infatti alloggeremo all’Hotel Serenidad (791 pesos a camera, 55 €) un alberghetto semplice ma molto carino, tipico al quale rimarremo affezionati anche una volta venuti via. Da consigliare.
Trovato l’alloggio via di nuovo al mare, ci fermiamo a Santispac, fa veramente caldissimo e quasi con disappunto quando ci buttiamo in acqua notiamo che è talmente calda da non rinfrescarci nemmeno!
Mangiamo tacos, burritos, e camarones da Ana’s in presenza di un assolutamente necessario mega ventilatore da pavimento, mai visto così grande, evidentemente il caldo lo soffrono anche loro.

La mattina dopo andiamo a Playa El Requesòn, ci aveva particolarmente colpito nell’arrivare a Mulegè. E’ una spiaggia con una lingua di sabbia percorribile a piedi a pelo d’acqua che la collega ad un isolotto. In verità più bella vista dall’alto che non sul posto, soprattutto per la qualità dell’acqua e della sabbia. Playa Buenaventura è molto migliore, si può arrivare in riva al mare direttamente con l’auto, scendi e ti tuffi in un’acqua pulitissima anche se estremamente calma (e calda).

Il giorno dopo (e siamo a giovedì 17) inizia il lungo viaggio di ritorno verso La Paz dove sabato riprenderemo l’aereo.
La strada è obbligata, la solita Mexico 1, ma non sarà noioso rifare gli oltre 500 km fatti pochi giorni fa. Torniamo a Loreto e pernottiamo all’Hotel Oasis, direttamente sul mare. Hotel quasi vuoto, vista la bassa stagione. Avevamo provato alla bellissima Posada de las Flores, purtroppo era al completo. Chi è stato in qualche parador spagnolo capisce cosa voglio dire.

Venerdì siamo di nuovo a La Paz, ormai la nostra seconda casa in Baja California. Giornata dedicata alle ultime compere, pernottiamo alla Hacienda del Cortès un bell’hotel in stile, anch’esso direttamente sul mare da dove vediamo uno splendido tramonto.
Una menzione particolare va fatta al malecòn di La Paz il venerdì sera. Il viale, da placido lungomare che è durante il giorno, diventa sede di una interminabile sfilata di auto che procedono a passo d’uomo, con impianti stereo mega-galattici, vere e proprie discoteche viaggianti. I giovani del posto hanno infatti l’abitudine di sfoggiare mega-auto, furgoni, Suv, jeep pompatissime, luccicanti che associate agli stereo di cui sopra, noi italiani definiremmo in molti modi… che non sto a citare. Evidentemente qua le priorità sono altre, si preferisce vivere in modeste abitazioni ma avere auto con cilindrate spaventose, forse anche per l’esiguo costo della benzina, circa 1/3 che in Italia!

Purtroppo siamo arrivati a sabato, il giorno della ripartenza da La Paz, salutiamo a malincuore la cittadina e ci dirigiamo con volo Aermexico a Città del Messico, detta semplicemente Mexico dai messicani, dove ritroviamo una temperatura di 16°.
Per l’ultima notte Marcelletti ci ha riservato il top: Hotel Gran Melià Reforma, 5 stelle, 20 piani di gran lusso, anche se la cucina non si è dimostrata all’altezza delle aspettative.

Il giorno dopo abbiamo una mezza giornata abbondante per goderci uno spicchio di città visto che abbiamo l’aereo in serata.
Siamo curiosi di andare allo Zocalo, la piazza centrale (Zocalo è la denominazione della piazza principale di ogni città messicana) ma ci dicono che è inutile andarci per le manifestazioni politiche che ancora ci sono nel paese, non perché sia pericoloso ma perché la piazza è completamente riempita di tende, sacchi a pelo e presidi politici che ne impediscono la vista.
Tra l’altro, mentre sto scrivendo, ho appreso dai notiziari che la presidenza della repubblica è stata definitivamente assegnata a Calderòn, il candidato conservatore che proseguirà la politica filo-americana del suo predecessore Vicente Fox.
Inoltre ci hanno caldamente sconsigliato di rivolgerci a taxi privati, è alto il rischio di imbattersi in falsi autisti che con scopi per niente leciti ti porterebbero… dove vogliono loro. E allora? Visto che siamo in un hotel a 5 stelle, la soluzione c’è. Un autista tutto per noi. E infatti è così. Con 900 pesos (70 €) siamo scorrazzati da un autista-guida a disposizione per 5 ore, che oltre tutto ci accompagnerà anche all’aeroporto.
Vista l’enorme estensione della città ci dedicheremo a una zona e, dietro suo consiglio, visitiamo il quartiere di Coyoacàn, con visita al museo di Frida Kahlo e Diego Rivera, due artisti molto noti in Messico, marito e moglie scomparsi nell’immediato dopoguerra.
La scelta è risultata azzeccata, il quartiere è carino, caratteristico, ed inoltre, essendo domenica, molto affollato di gente di ogni tipo, c’è anche un mercatino ed in piazza abbiamo assistito a uno spettacolo di danzatori con costumi aztechi. Visitata anche la bella e ampia cattedrale intitolata a S.Juan Baptista.
La vacanza è finita. Alle 20,50 parte l’aereo che ci riporta a casa.A parte il fatto che spesso non ti mettono i bicchieri a tavola, ed è un mistero irrisolto, si è mangiato bene, meglio del previsto. Pesce, ottimi dappertutto i camarones (gamberoni) le langostas (aragoste) e altri pesci del loro mare. La nota dolente sono i primi piatti, praticamente inesistenti. Tra le carni, pollo e maiale che si trovano un po’ dappertutto ma abbiamo apprezzato anche la carne di manzo che quando chiedevamo ci fosse cucinata alla griglia senza nient’altro è risultata sempre buona. I peperoncini, un must per il Messico, di ogni genere e tipo, alcuni veramente tosti. Moltissima frutta e verdura, lieta novità, non pensavamo che in una penisola semi-desertica potessimo trovare una vasta scelta di frutta e ortaggi.
Tra le specialità tipiche preferiamo i tacos (con ripieno di carne o pesce), i burritos che sono arrotolati ma con lo stesso ripieno, e le quesadillas (una sorta di piadina al formaggio). A chi invece piacciono le salse gusterà anche le enchiladas, arrotolate come i burritos ma letteralmente tuffate in salse piccanti.
E poi la tequila in ogni sua variante anche se io la preferisco liscia.
Birre: una delle bevande tipiche. Le più frequenti Tecate, Pacifico, Corona, Sol, Modelo, Bohemian.Qualche annotazione in ordine sparso:
Quotidiani: i più diffusi sono Reforma (politicamente neutrale), Universal (filogovernativo) e Jornada (tendente a sinistra).
Mancia (propina): è istituzionalizzata nel senso che nel conto di ogni ristorante te la aggiungono loro automaticamente, nei pochi casi in cui non c’è, spetta al cliente aggiungercela nell’ordine di un 10/15% e se te lo scordi… te lo ricordano loro.
Benzina: come già detto costa pochissimo: 6,35 pesos a litro, circa 50 centesimi di euro.
Insetti: su tutti le mosche, insistenti, caparbie e ovunque. Sulle coste, in alcuni punti, la piaga mosquitos, vera e propria scocciatura.
Costi: secondo i nostri canoni non si spende molto. E dire che la Baja California è una zona ritenuta cara rispetto al resto del paese. Alberghi (tranne l’ultimo a Città del Messico) tutti entro i 100 $ a camera = 80 €, per mangiare mediamente 10/15 € a testa,
Balene: l’unico nostro vero rimpianto perché non è questo il loro periodo. Ogni anno infatti da dicembre a marzo/aprile migliaia di balene grigie migrano per oltre 10.000 km dai freddi mari di Bering e di Alaska fino a qui, per completare il loro ciclo riproduttivo. Ci hanno detto che è un vero e proprio spettacolo avvistabile, pensate, anche dalle spiagge, vedere gruppi numerosissimi di questi cetacei anche superiori ai 10/15 mt di lunghezza, scorrazzare per il mare davanti a noi. Un vero peccato non aver potuto partecipare a questo evento.

Per concludere due parole sui messicani, una popolazione di gente semplice e tranquilla, molto tranquilla (abbiamo capito il significato di siesta pomeridiana), che conduce una vita non frenetica ed è molto ospitale.
Ma più che giro il mondo e più mi chiedo: ma dov’è una popolazione inospitale, dove esiste gente che di natura non ti sorride, non ti aiuta se hai bisogno.
Le persone sono fondamentalmente buone.
I politici le rendono cattive.
Alla prossima.

9 commenti in “Baja California, tierra solitaria
  1. Avatar commento
    maxtiri
    19/01/2012 12:18

    Ormai l'euro è accettato da tutti, ma la Baja ha molta influenza statunitense, quindi ti consiglio il biglietto verde

  2. Avatar commento
    flame
    19/01/2012 10:45

    che valuta è utile portarsi via???

  3. Avatar commento
    golfissima
    20/07/2010 06:31

    ..con mio marito, partita dall'italia con un iveco 4x4 adibito a camper, imbarcato su un cargo il 20 gennaio 2009, sbarcata a B. Aires, attraverso Patagonia, Cile, Brasile, venezuela, Colombia imbarco per, sbarco in Panama, Costa Rica, Nicaragua, Salvador, Honduras, Guatemala, Belize.. 08.07.2010 in Messico a Cancun di qui attraversando lo Yucatan sono arrivata a Mazatlan dove ci imbarcheremo x la Paz bahia california... se volete viaggiare con me avrete notizie sempre in tempo reale.

  4. Avatar commento
    maxtiri
    28/06/2009 16:33

    Ciao Laura, secondo me fissarla dall'Italia, anche in base a precedenti esperienze, è meglio. 550 € per 13 gg mi sembra una cifra accettabile. Massimo

  5. Avatar commento
    Laura
    28/06/2009 13:47

    Ciao Massimo.. ho letto il racconto del tuo viaggio e visto che andrò in Baja California dal 17 agosto di quest'anno ne approfitto per chiederti un consiglio. Vorrei noleggiare una jeep e non so se farlo già ora o prenderla li... Cosa mi conviene fare? da qua ho trovato un pick up a circa 550 € per 13 giorni... sai mica dirmi se è un buon prezzo?

  6. Avatar commento
    maxtiri
    24/06/2008 12:17

    Ciao Nicola. Andiamo per gradi. Non confondere i 3 gg al Baja Camp con il resto della vacanza: i mosquitos li ho trovati solo lì e solo perchè il camp è posizionato vicino ad alcune acque stagnanti, niente di più.Per i noleggi kayak non so aiutarti. Il caldo è un fattore soggettivo, per me non è un grosso problema, io dico sempre "preferisco +40° che -10°" però capisco che non tutti sono come me. Per quanto riguarda la pioggia, assolutamente zero, tranne il 1° giorno a Cabo S.Lucas, i monsoni penso proprio che non c'entrino niente con la Baja. Spero di esserti stato utile. Buon viaggio. Massimo

  7. Avatar commento
    wallacio
    20/06/2008 22:28

    Ciao Massimo, ho letto tutto d'un fiato il tuo reportage, mi hai dato delle dritte notevoli, grazie! Partirò zaino in spalla e mi fermerò dal 13 agosto al 9 settembre. Vorrei farti un milione di domande ma cercherò di limitarmi all'essenziale... La mia idea è di passare più tempo possibile ad esplorare la costa in kayak e dormendo la notte in spiaggia. Hai visto noleggi kayak aperti in agosto? Son così una piaga caldo e mosquitos o è fattibile dormire in spiaggia in tenda? E questi monsoni? Sono temporali di qualche ora o hai trovato molta pioggia? Premetto che son stato 7 volte nel deserto degli USA + a nord, mai avuto di questi problemi. Grazie infinite per le dritte e ancora complimenti per l'avvincente e preciso resoconto! NICOLA

  8. Avatar commento
    maxtiri
    08/04/2008 16:51

    Vorrai dire ... la strada... sì perchè ce n'è una sola (mi riferisco alla principale naturalmente), quella che percorre da nord a sud l'intera penisola, da Tijuana a Cabo San Lucas. Ti avverto, il viaggio è lungo, molto lungo e può essere anche monotono, come minimo saranno 1500/2000 km. Il fuoristrada è consigliabile, non tanto per la Mexico 1 che ha un buon asfalto, ma nel caso tu voglia deviare ogni tanto per qualche strada secondaria. Massimo

  9. Avatar commento
    barbara
    07/04/2008 17:19

    Davvero interessante. Vorrei andarci quest'estate in baia California, Arrivando a Los Angeles, fare San Diego e poi in macchina fare tutta la baia anche se è molto lunga. Le strade come sono? E' megli onoleggiare un fuoristrada? grazie mille!!!

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