INTRODUZIONE
Sapete ragazzi quel’è la cosa più bella di un matrimonio??? il viaggio, naturalmente scherzo, il matrimonio è una cosa seria, ma organizzare un bel viaggio per questa occorrenza non è niente male. Io è mia moglie abbiamo deciso di partire per il Messico, lo abbiamo scelto per tanti motivi, per la sua posizione geografica, la cultura, la storia millenaria, la natura esplosiva e naturalmente anche per il mare e le spiagge da sogno. Siamo partiti a fine giugno, ed, anche se questo non è il periodo migliore per visitare il paese per via dei temporali e uragani, devo dire che a noi, escluso qualche acquazzone di breve durata ci è andata benissimo.
La nostra avventura messicana inizia dalla sua capitale Città del Messico dove arriviamo con un volo speciale da Roma, il nostro viaggio sarà suddiviso in due parti, la prima più impegnativa che comprende un tour che ci porterà dal Distretto Federale del Messico ad Acapulco sulla costa Pacifica, dallo stato dello Yucatan a quello di Quintana Roo attraversando 5 dei 31 stati messicani, mentre la seconda parte, decisamente più tranquilla la trascorreremo in un villaggio turistico a Playa del Carmen.
Buon Viaggio
Arriviamo all’aeroporto Benito Juarez di Città del Messico verso le 19.00 dopo un volo di 14 ore più uno scalo di quasi quattro ore all’aeroporto Heathrow di Londra. Il giorno seguente le primissime cose che facciamo sono: cambiare i nostri soldi in Pesos ed acquistare un Voucher per i taxi, ed è proprio in taxi che raggiungiamo la nostra prima meta in Città del Messico ovvero Piazza della Costituzione, comunemente chiamata “Zòcalo” che con i suoi 230x192 metri e 43.700 m2 è la quarta piazza più grande al mondo, il nome Zòcalo che significa basamento gli è stato dato nel 1843 quando al centro della piazza fu costruito un basamento per erigere un monumento dedicato alla conquista dell’indipendenza del Messico, monumento che non fu mai costruito. Oltre ad apprezzare le dimensioni della piazza visitiamo anche gli edifici presenti sulla stessa, ovvero: il Palazzo Nazionale, il Museo delle Belle Arti e la Cattedrale Metropolitana dedicata all’Assunzione della Vergine Maria che sorge dove ai tempi della città Tenochtitlàn sorgeva un piccolo tempio, successivamente fu costruita una chiesa convertita poi nel 1530 in cattedrale da Carlo V e Papa ClementeVII, e, denominata “Metropolitana” da Papa Paolo III nel 1547. La costruzione dell’attuale Cattedrale fu iniziata nel 1571 dall’Arcivescovo Pedro Moya in quanto la vecchia chiesa era del tutto inadeguata ad accogliere i numerosi fedeli, e fu conclusa nel 1657, ma per i lavori dell’attuale facciata ci volle tempo sino al 1813.
L’interno è ripartito in cinque navate e sedici cappelle laterali, l’intera Cattedrale è lunga 110 metri e larga 55, la navata centrale ovvero la più alta misura 30 metri. Successivamente visitiamo il Palazzo Nazionale costruito nel 1523 dove sorgeva la casa di Hernan Cortés condottiero spagnolo che sottomise l’impero Aztecho al dominio Spagnolo, l’uso originale dell’edificio fu quello di ospitare il Viceré Luis De Velasco, in seguito il palazzo fu adibito a Tribunale ed a carcere della Corte Reale, solo nel 1821 in seguito alla guerra di indipendenza fu nominato Palazzo Nazionale ed è tutt’ora sede del potere esecutivo federale del Messico, il palazzo è davvero enorme ed al suo interno si può visitare: la galleria dei rivoluzionari, il museo di Benito Juàrez, la gallerie dei presidenti, il salone moresco, il salone Panamericano e splendidi Murales. Lasciamo il palazzo Nazionale e visitiamo l’adiacente Museo delle Belle Arti fatto edificare dal dittatore Porfizio Daz nel 1904 con marmi di Carrara e statue Liberty. L’ultima meta della giornata si trova a pochi chilometri dalla piazza ed è la Torre Latinoamericana un edificio simbolo della città che con i suoi 54 piani e 183 metri di altezza è stato sino al 1984, quando fu costruito il Word Trade Center Mexico, l’edificio più alto della città, da qui ammiriamo la vasta megalopoli, con più di otto milioni di abitanti, super trafficata e dall’aria molto afosa nonostante l’altitudine di circa 2.000 metri.
Vista l’ora cerchiamo un posticino dove mangiare, ma non un posticino qualunque, ci siamo informati e qui a Città del Messico c’è un Bar che è una vera istituzione sin dal 1876 anno in cui apri, si tratta del bar La Opera che si trova al numero 10 di Via Cinco de Mayo, dove assaporiamo alcune specialità della casa come il Chamorro a la gallega e il Sopa de mariscos accompagnate da Tortillas e Ceres, appagati dall’ottima cena raggiungiamo il nostro hotel.
Il mattino seguente ci svegliamo di buon ora, e, dopo un’abbondante colazione raggiungiamo il Monte Chapultepec circondato da un parco vastissimo che comprende una zona boschiva, cinque laghi, e molte attrazioni culturali e per lo svago, come: sei musei, parco giochi, uno zoo e anche l’antico Castello di Chapultepec abitato ancora prima della conquista spagnola, di quel’epoca rimangono anche i Bagni di Moctezuma e gli acquedotti. Il parco si estende per oltre 850 ettari, quindi decidiamo di affittare delle bici a tariffa oraria, e, con piantina alla mano iniziamo il nostro giro visitando il Museo di Antropologia dove sono conservati ed esposti oggetti che rappresentano le diverse fasi della civiltà precolombiana e anche i costumi e gli usi degli attuali abitanti del Messico. Nel Museo ci sono anche diverse riproduzioni, come quella dei Templi Quetzalcoatl e Tehotihuàcan, e a grandezza naturale la Tomba del Re Maya Pakal. Un’altra sala che merita di essere visitata e senz’altro quella denominata “Mexica” dove vi sono le riproduzioni dell’antica capitale Azteca Tenochtitlàn, e il gigantesco calendario Maya in pietra a forma circolare dal diametro di 3,60 metri ed un peso di circa ventiquattro tonnellate. Dopo aver visitato anche l’antico Castello ora adibito a Museo di Storia Nazionale, lasciamo il parco che a differenza di quando siamo arrivati e pieno zeppo sia di gente che di bancarelle che vendono Tacos , Tortillas e quant’altro.
Il giorno successivo raggiungiamo la città di Cholula nello stato di Puebla a 120 chilometri da Città del Messico, questa città si trova a 2135 metri sopra il livello del mare ed è diviso in due agglomerati urbani, San Pedro Cholula e San Andrés Cholula, rispettivamente di 100.000 e 50.000 abitanti, entrambe fanno parte della città di Puebla che dista 15 chilometri. Siamo venuti sin qui per visitare il sito archeologico di Cholula, dove si ritiene si fosse sviluppato uno dei più antichi insediamenti di tutto il Messico, in questo sito si trova una Piramide gigantesca, che con i suoi 3,300.000 m 3 di volume (tre volte quello di Cheope), è la più grande di tutto il mondo, misura più di 400 metri per lato ed è alta 64 metri, in lingua Maya Cholula “Tlahchiualtepet” significa la montagna fatta dall’uomo, questa piramide è rimasta inesplorata per tantissimi anni, ricoperta da terra e vegetazione si pensasse fosse una collinetta e sulla sua sommità è stata edificata nel 1594 la chiesa cattolica di Nostra Signora del Rimedio. Originariamente la Piramide aveva come in molte altre Piramidi messicane 365 gradini, uno per ogni giorno dell’anno, negli ultimi anni solo un quartoè dell piramide è stata riportata al suo splendore originario. Lasciamo il sito archeologico di Cholula nel primo pomeriggio e rientriamo a Città del Messico dove ci rigeneriamo in un ottimo ristorante.
La destinazione del giorno seguente è il sito archeologico di Teotihucàn patrimonio dell’umanità dal 1987, è posizionato a circa 40 chilometri da Città del Messico, questa città nel suo massimo splendore si estendeva per circa 30 Km2 mentre ora la sua estensione e di circa 13 Km2 , percorriamo il lungo viale dei morti (3 Km circa) e, in ordine visitiamo e “scaliamo” sia la Piramide del Sole che con i suoi 73 metri di altezza e 248 scalini è la più alta di tutto il sito sia la Piramide della Luna alta 42 metri, attraversiamo anche la Ciudadella (cittadella) ovvero il complesso cerimoniale della città che si trova vicino al Gran Conjunto che invece era il quartiere amministrativo, infatti, in questo quartiere sorge il Tempio di Quetzalcoatl una Piramide a sei piani caratterizzata da elementi architettonici sporgenti chiamati tableros e da pareti decorate da numerosi bassorilievi che raffigurano serpenti, tra cui il serpente piumato Quetzalcoatl che da appunto il nome al Tempio, oltre a queste importanti Piramidi visitiamo anche il Patio dei Giaguari, il Palazzo della Farfalla Quetzal ed il Tempio delle Conchiglie Piumate. Lasciamo il sito intorno alle 16.00 e torniamo a Città del Messico, o, più precisamente Piazza delle Tre Culture a Tlatelolco, così chiamata in quanto raccoglie testimonianza di tre culture e periodi della storia messicana, le rovine Azteche, la Chiesa coloniale Spagnola di Santiago del 1906 ed infine il moderno edificio degli Affari Esteri. Purtroppo però in questa piazza è possibile vedere anche il monumento alle vittime del 02 ottobre 1968, quando durante una manifestazione studentesca, ci fu una carica della polizia per disperdere i manifestanti, carica che sfociò in una inaudita violenza che appunto provocarono vittime di cui non si è mai saputo il numero esatto ma che alcuni stimano intorno ai 300. Lasciamo la piazza delle Tre Culture, e, con la metropolitana raggiungiamo la Basilica della Vergine di Guadalupe che con i suoi 20 milioni di pellegrini all’anno è il principale luogo di culto del Messico e forse di tutta l’America Latina, oggi si possono ammirare due Basiliche, quella antica del 1531 ormai inadeguata al numero di pellegrini, e la nuova Basilica inaugurata il 12 ottobre del 1976. Anche questa giornata volge al termine, ed ancora una volta prima di rientrare in hotel ci rifocilliamo in un ottimo ristorante: La Fonda del Recuerdo, dove assaporiamo delle ottime specialità di mare.
Il giorno seguente lasciamo l’hotel e anche Città del Messico per raggiungere a circa 200 Km la città di Taxco nello stato di Guerrero, la prima cosa che notiamo di questa cittadina è la sua tranquillità, che, dopo aver trascorso qualche giorno a Città del Messico apprezziamo particolarmente. Taxco è conosciuta come la città dell’argento, tutto ebbe inizio nel 1534, quando gli spagnoli, arrivati qui per cercare stagno aprirono la prima miniera, ma invece di trovare lo stagno trovarono l’argento che sfruttarono addirittura per 400 anni, successivamente cominciarono a fiorire le prime botteghe ed i primi laboratori per la lavorazione del prezioso metallo, oggi Taxco conta più di 300 negozi che vendono splendidi oggetti in argento. Oltre ai manufatti di argento ammiriamo anche il Tempio di Santa Prisca in stile Barocco edificato tra il 1751 ed il 1758, la sua costruzione fu ordinata dal minerario catalano Josè de la Borda anche per dare la possibilità a suo figlio sacerdote Manuel de la Borda di celebrare messa, il progetto architettonico è stato eseguito dall’architetto francese Diego Duràn e dallo spagnolo Cayetano Siguenza, all’interno la chiesa ha ben nove altari oltre a dei bei dipinti realizzati dal pittore Miguel Cabrera detto “il divino” .
Con questa visita termina la nostra breve sosta a Taxco e riprendiamo il viaggio verso Acapulco sulla costa pacifica del Messico, questa città si sviluppa intorno alla Baia di Puerto Marques dalla forma semicircolare e dai profondi fondali, ideali per la navigazione di grandi navi che da qui, oggi, fanno rotta verso Panamà e San Francisco, ma, che già dal 1530, quando Acapulco fu fondata, venivano solcati dai galeoni diretti a Manila nelle Filippine, l’ultimo di questi galeoni parti nel 1815. Arriviamo in città che ormai è buio ma ci concediamo comunque una passeggiata sul lungomare.
Il giorno seguente cominciamo il nostro soggiorno ad Acapulco visitando il suo centro storico, e precisamente il Forte di San Diego, la sua storia comincia nel 1614 quando delle navi olandesi cercarono di entrare nella baia di Acapulco, rendendo, secondo il viceré Diego Fernandez de Cordoba sia il porto che la città stessa non più al sicuro dagli invasori, quindi ordinò la costruzione della fortezza a forma di poligono irregolare che iniziò nel 1615 e terminò nell’aprile del 1617, unico per il suo design la fortezze risultò un capolavoro di ingegneria militare che poteva ospitare più di 2000 soldati. Nel 1776 e più precisamente il 21 aprile un forte terremoto lo distrusse quasi completamente, ma vista l’importanza di una fortezza a difesa della città fu subito ricostruito, questa volta fu decisa una pianta con cinque lati a punta detta “pentastar” con pareti inclinate per deviare le palle di cannone. Oggi il Forte San Diego funge da museo storico ed al suo interno si può ammirare tutto ciò che riguarda il commercio di Acapulco con l’oriente, i galeoni utilizzati, le tecniche di navigazione del 16° secolo, alcune porcellane cinesi, mobili orientali, sculture in avorio e in marmo oltre che a tanti racconti in lingua inglese sulle incursioni olandesi.
Lasciamo il forte e raggiungiamo la Cattedrale di Nostra Signora della Solitudine in Piazza Juan N. Alvarez chiamata anch’essa dai locali “Zocalo” come a Città del Messico, questa piazza ha sempre rappresentato il centro del culto cattolico, la costruzione della chiesa ebbe inizio nel 1930 e ampliata quasi senza sosta per i 20 anni successivi, nel 1959 divenne cattedrale, ma a causa dello spazio insufficiente ad accogliere i sempre più numerosi fedeli l’arcidiocesi dei Acapulco sta progettando una nuova cattedrale. Successivamente utilizziamo il poco tempo rimasto per visitare la Casa de la Mascara (Casa della Maschera) una specie di museo dove gli artigiani del posto espongono maschere multicolori accompagnate da un itinerario religioso e culturale dello stato di Guerrero, la Casa de le Mascara non è l’unico spazio della città adibito a mostre oltre ad essa c’è anche il Museo Navale, Il Murale Diego Rivera, la Casa della Cultura di Acapulco e tanti altri.
Archiviati i musei, le chiese e le fortezze ora cerchiamo un ristorante dove cenare, e, vi assicuriamo che non è cosa facile, la scelta e vasta, infatti ad Acapulco ci sono più di 160 ristoranti, forse uno vale l’altro!!, noi cerchiamo come sempre il ristorante tipico del luogo, scegliendo se mangiare le specialità messicane come: riso, pollo, maiale e agnello, accompagnandoli con tortillas fatte con la farina di mais, oppure specialità di pesce come polpo, calamari, gamberetti, aragoste e zuppe, sempre tutte spezziate, scartando a priori quei ristoranti che magari ti servono la pizza all’italiana!!!
Altra chicca di Acapulco è il divertimento notturno, ma per questa sera non se ne parla quindi dopo cena raggiungiamo il nostro hotel e rimandiamo ai prossimi giorni.
Il giorno seguente raggiungiamo il porto e ci imbarchiamo per raggiungere l’isolotto di La Roqueta, la barca utilizzata ha la particolarità di avere parte dello scafo in vetro, ciò per dare la possibilità ai turisti di ammirare le naturali bellezze dei fondali e non solo, infatti in questo tratto di mare si trova anche La Vergine of the Seas, una cappella con la Madonna di Guadalupe posta dai marinai locali sul fondo marino, ci dicono che qui il 12 dicembre (anniversario della Vergine di Guadalupe) è possibile vedere in pellegrinaggio tantissime barche addobbate con fiori ed accompagnate da canti.
Una volta arrivati sull’isola, ci rilassiamo e, ci godiamo lo splendido mare che ci circonda, nel pomeriggio percorriamo alcuni dei sentieri dell’isola per ammirare la sua vegetazione, rientrando alla spiaggia principale veniamo coinvolti in sfrenate danze tipiche del luogo che vanno avanti sino al tramonto, poi, lasciamo l’isola e rientriamo in hotel ma solo per rimettersi a nuovo ed raggiungere un locale dove passare buona parte della notte.
Il nostro terzo giorno ad Acapulco lo dedichiamo al puro divertimento e in questa città le attrazioni non mancano, raggiungiamo Puerto Marques e la vicina laguna di Tre Palos dove troviamo quello che cercavamo, ovvero i Shotover Jet, dei potentissimi motoscafi che effettuano acrobazie a pelo d’acqua davvero impressionanti, indossiamo i nostri giubbini di salvataggio e cominciamo l’avventura, velocità, rotazioni a 360°, e tanta tanta adrenalina.
Ancora su di giri per l’esperienza appena fatta lasciamo la laguna e raggiungiamo il Mundo Marino, un resot con annesso centro termale, hotel ed anche un acquario che ospita diverse specie marine, questo complesso turistico sorge su un isolotto difronte alla spiaggia di Caleta ed è collegato ad essa da un ponte, qui in tempi passati c’era la residenza del Governatore di Puebla, Maximino Avila Camacho, fratello del presidente Manuel Avila Camacho, nel 1949 questa residenza fu espropriata dal successivo presidente Miguel Tedesco Valdes che la utilizzò come scuola fino al 1990.
Anche questa nostra terza giornata ad Acapulco volge al termine, l’indomani torniamo in zona e raggiungiamo il Pueblo Bravo Acapulco stessa società che gestisce i motoscafi del giorno prima ma oggi al posto dei motoscafi faremo rafting con delle zattere gonfiabili sul fiume Papagayo, punto di partenza 5 km più a monte della Laguna Tre Palos. Con questa esperienza davvero affascinante concludiamo le nostre avventure adrenaliniche ed raggiungiamo la spiaggia di Revolcaldero, la spiaggia dei surfisti e successivamente la Quebrada ovvero una scogliera alta più di trenta metri dove dei veri campioni di tuffi si esibiscono in spettacolari evoluzioni che terminano in acque tempestose, insomma nulla a che vedere con il nostro rafting.
Acapulco è una città vivace, tutta da vivere che soddisfa tutti i tipi di visitatori con le sue spiagge, i suoi locali, la sua cucina e quant’altro, purtroppo però questa città vive da anni una piaga sociale che si chiama narcotraffico, diffuso in tutto il Messico, qui trova un’alta concentrazione di gang che si danno battaglia tra loro ed spesso coinvolgono gente innocente, in alcuni casi si sono verificati anche sequestri di turisti, si calcola che nell’ultimo decennio i morti ammazzati siano stati più di quarantamila. Questa è l’ultima sera che trascorriamo ad Acapulco ed è anche l’ultimo giorno di Giugno, la mattina del primo Luglio raggiungiamo l’aeroporto Juan N. Alvarez che dista circa 25 Km. dalla città dove un volo ci porta a Mérida capitale dello stato dello Yucatan, il volo dura meno di due ore e mezza, ma è previsto uno scalo a Città del Messico di circa un’ora, nonostante tutto arriviamo a Mérida prima di mezzogiorno, qui ci uniamo ad un gruppo di turisti connazionali per condividere con loro un tour dello Yucatan più una splendida settimana di “Relax” in un villaggio poco distante da Playa del Carmen. Dopo l’incontro informativo con il tour operator saliamo in camera è smaltiamo la stanchezza del viaggio, mentre in serata ci aspetta come da programma un breve giro in città ed una cena accompagnata dalla musica dei Mariachi.
Prima dei conquistatori spagnoli la regione dello Yucatàn era uno dei più prosperi dell’impero Maya, la sua crescita continuò anche dopo il declino delle regioni centrali del Messico. Lo Stato dello Yucatàn è stato uno degli ultimi ad entrare a far parte della Repubblica messicana in quanto nel 19° secolo fu nominato stato indipendente che tuttavia ebbe vita breve, attualmente lo Yucatàn è suddiviso in 106 comuni e copre una superficie di 38.400 chilometri quadrati. Mérida deve il suo nome allo Spagnolo Francisco de Montejio de Leòn soprannominato “El Mozzo” che dopo aver fondato una colonia spagnola a Campeche nel 1540, raggiunse Tihò (precedente nome di Mérida) nel 1542 e vedendola gli ricordava Mérida una cittadina spagnola, da lì il nome.
Il giorno successivo raggiungiamo il sito archeologico di Uxmal a 78 chilometri da Mérida, appena entrati, notiamo subito l’ottimo stato di conservazione del sito, il nome Uxmal, nell’antica lingua Maya significa “tre volte costruita”, fu fondata nel 400 d.c. e raggiunse il massimo splendore nel periodo classico della civiltà Maya che va dal 317 al 987 d.c., intorno al 900 iniziò il declino della città che fu infine abbandonata, rimasta inesplorata sino al 1838 quando l’esploratore Jean Frederic Waldeck cominciò a documentarne l’esistenza con delle iconografie. Nel 1927 ci fu il primo intervento del governo messicano per consolidare il sito è scongiurare eventuali crolli.
Il sito e sostanzialmente suddiviso in otto gruppi di edifici, alcuni di questi edifici sono: Il palazzo del governatore, La casa delle Tartarughe, il gruppo del cimitero, il Tempio dei Falle, la Casa dei Piccioni, la Grande Piramide, la casa delle monache e la Piramide dell’Indovino che visitiamo in primis in quanto vicina all’entrata. Alta trenta metri circa, si ritiene che questa piramide sia il risultato di cinque diverse fasi costruttive, la prima risalente al 569 d.c. è l’ultima, la cosiddetta Casa dell’indovino intorno all’anno 1000 d.c., una ripida scalinata conduce i visitatori all’ingresso del tempio che si trova al quarto livello di edificazione dove è rappresentata una riproduzione della maschera di Chaac, il Dio della pioggia, dalla sua vetta si gode di una ottima vista sulla Casa delle Monache che raggiungiamo appena scesi, questa struttura composta da quatto edifici disposti a quadrato creano un grosso spiazzo al centro tipo chiostro, ecco perché gli Spagnoli lo chiamarono Quadrilatero delle Monache, complessivamente i quattro edifici hanno 74 stanze e le loro facciate sono ricche di decorazioni che riproducono tra l’altro, la maschera di Chaac, il Dio Quetzalcoatl, il serpente piumato ecc...
Usciamo dal quadrilatero delle Monache e raggiungiamo il campo da gioco della palla (Juego de la pelota) un vero stadio senza le curve, e formato da un campo erboso delineato da due tribune laterali dove sono posizionati due anelli di pietra nella quale bisognava far passare la palla, oltre ai cerchi di pietra le tribune sono decorate da ossa e teschi, la nostra guida ci rammenta che la palla dell’epoca non era così morbida come quelle attuali e contrariamente alle nostre partite qui la squadra che vinceva veniva sacrificata.
Continuiamo la visita del sito e raggiungiamo il Palazzo del Governatore, questo edificio poggia su una base a forma piramidale alta 18 metri, questa struttura è in realtà composta da tre edifici, uno centrale lungo 55 metri e due laterali di 15 metri collegati tra loro da due grandi archi, le facciate sono riccamente decorate e sull’ingresso centrale è raffigurato un regnante seduto su di un trono. Ai piedi della scalinata principale si trova la Piattaforma dei Giaguari, sulla quale e disposto un altare cerimoniale composto da due giaguari uniti per il torace ed le due teste che guardano rispettivamente una a nord e l’altra a sud. (in questa terra i giaguari sono sacri, ignorando questo ho provato ad appoggiarmi alla scultura per una foto, ma non ne ho avuto il tempo materiale che ho udito delle urla in un dialetto incomprensibile). Dopo la figuraccia ci spostiamo alla grande Piramide di cui è stata restaurato solo la facciata nord che constata di una grande scalinata articolata su nove livelli, alla sua sommità si trova un tempio decorato anch’esso con le immancabili maschere di Chaac. Oltre questa Piramide vi sono gli edifici della Colombaia e il Tempio dei Falli, ma il tempo è davvero trascorso velocemente, ed è ora di mettere qualcosa nello stomaco, usciamo dal sito e riprendiamo la strada per Mérida raggiungendo con tutto il gruppo un ristorante dove ci rifocilliamo di ogni ben di dio.
La tappa del giorno seguente è la città di Izamal a 72 Km. da Mérida, conosciuta anche come la città gialla per i suoi edifici di color giallo ocra, Izamal già in passato era meta di pellegrinaggio in quanto devota al Dio Itzamnà poi, con la conquista dei spagnoli venne convertita dall’ordine francescano al cattolicesimo, a testimonianza di questo visitiamo proprio il Monastero Francescano edificato con pietre provenienti dai Templi Maya nel 1594. Dopo il Monastero visitiamo la Basilica di Sant’antonio da Padova anch’essa costruita intorno all’anno 1594 con lo scopo di convertire gli indigeni al cattolicesimo, la Basilica venne terminata nel 1561 è fu edificata proprio sulle rovine del Tempio di Pap’ Hol-Chaak (Tempio in onore del Dio Chac), l’intera Basilica è colorata di giallo ocra, mentre all’interno ammiriamo degli affreschi risalenti al cinquecento ma portati alla luce solo pochi anni fa. La Basilica è sede della Vergine Immacolata di Izamal, meta di pellegrinaggio ogni 8 dicembre, purtroppo pero l’immagine originale della Vergine Immacolata venne distrutta dal fuoco nel 1829. Nell’Agosto del 1993 la Basilica venne visitata da Papa Giovanni II.
Oltre a questi splendidi edifici, visitiamo anche un piccolo laboratorio (tipo Panificio) di Tortillas e, il mercato cittadino, poi lasciamo la città di Izamal è rientriamo a Mérida, dove, dopo pranzo visitiamo la Cattedrale di San Idelfonso risalente al 1556 ma terminata 43 anni dopo nel 1599, l’interno è molto sobrio in quanto le decorazioni originali vennero distrutte durante la rivoluzione messicana, dopo la cattedrale ci spostiamo in Piazza Grande conosciuta anche come “El Centro” perché situata all’esatto centro cittadino, era il punto religioso e culturale dei Maya, dopo la conquista dei spagnoli divenne Plaza de Armas (Piazza delle Armi), circondata da maestosi edifici è oggi il luogo di molte manifestazioni. L’indomani lasciamo di buon ora la città di Mèrida per raggiungere il sito archeologico di Chichen Itza, ma prima di imboccare una strada con pedaggio ci fermiamo in una stazione di servizio per rifornire di gasolio il pulman, oltre al rifornimento però ci fermiamo un attimo nel bar annesso, dove capiamo subito e in maniera definitiva la differenza tra noi italiani e la nostra guida messicana in fatto di cucina, mentre noi ci soffermiamo al banco del bar per un cappuccino e una brios la nostra giuda e l’autista si siedono comodamente al tavolino ed su di esso cominciano ad arrivare senza nemmeno aver ordinato, piatti di fagioli, peperoni, tortillas arrotolate e ripiene all’inverosimile, pancetta abbrustolita e l’immancabile birra Sol (tipo Ceres) e pensare che sono solo le otto e venti di mattina, sottolineo che qualche italiano, eroe di turno, prova ad ordinare qualcosa di simile ma poco più tardi durante il viaggio pagherà dazio. Oltrepassiamo il casello autostradale lasciando definitivamente la città di Mérida e percorriamo i 130 chilometri che ci dividono da Chichen Itza, dove arriviamo poco prima delle 10.00. In questo sito che si estende per 3 Km2 si trova la Piramide di Kukulkan conosciuta come “El Castillo” molto nota anche perché utilizzata in diverse pubblicità pro Messico e non solo, il sito di Chichen Itza e stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità nel 1988, e, nel 2007 è stato inserito tra le sette meraviglie del mondo. Kukulkan è il nome che i Maya davano al Dio serpente, il serpente piumato, che un giorno del 999 d.c. lascio la terra per tornare nei luoghi da cui proveniva, ma i Maya ne hanno sempre aspettato il ritorno. La piramide a base quadrata ha 91 gradini per ogni lato (364) più la piattaforma finale, quindi 365 gradini in tutto come i giorni dell’anno, quello che i studiosi hanno subito percepito è che questa piramide è un perfetto apparato di misurazione del tempo che non fallisce mai nell’indicare l’annuale precessione degli equinozi e grazie alla sua posizione in quei giorni la scalinata nord-ovest crea in un gioco di ombre e luci un serpente gigante che termina sulla testa del serpente scolpita infondo alla scalinata stessa. La Piramide è posizionata al centro del sito archeologico quindi armato di macchina fotografica arrivo in cima ad essa ed il panorama è a dir poco mozzafiato, si vede praticamente tutto: il Tempio dei Guerrieri, il campo da gioco della palla, il Tempio del Giaguaro, La Jglesia, El Caracul e molto altro. All’interno della Piramide, invece, attraverso uno stretto tunnel si arriva alla sala del trono dove è conservato il trono del Giaguaro una statua a dimensioni naturali dipinta di rosso è con delle macchie sul corpo più gli occhi di giada. Ci allontaniamo dalla Piramide di Kukulkan e raggiungiamo il Tempio dei Guerrieri costituito da una Piramide a gradoni con antistanti file di colonne raffiguranti i guerrieri, alla sommità della scalinata è posta la scultura di Chac Mool una statua raffigurante un umano in posizione reclinata con la testa alzata e rivolta verso il lato destro. Successivamente in direzione opposta visitiamo il campo del gioco della palla, simile a quello di Uxmal ma di dimensioni molto più notevoli, si tratta infatti del campo più grande di tutta la mesoamerica, lungo 166 metri e largo 68, le mura che chiudono i lati lunghi sono alte 12 metri e sorreggono gli anelli in pietra, considerando che non abbiamo la palla per giocare lasciamo il campo e ci dirigiamo al complesso Des Las Monjas considerato l’edificio più raffinato di Chichen Itza, gli spagnoli lo chiamarono Las Monjas avendolo scambiato per la sede di un ordine monastico. Subito ad est del complesso si trova un piccolo tempio detto La Iglesia decorato con elaborate maschere raffiguranti il Dio della pioggia Chaac, mentre a nord si trova un edificio a forma rotonda posto su di una piattaforma quadrata soprannominato El Caracol (la Chiocciola) per la sua scala interna a forma di spirale, questo edificio fungeva da osservatorio astronomico.
In questo sito sono presenti oltre a Piramidi ed edifici con varie funzioni anche due cenote, il Cenote Sacro e il Cenote di Xtoloc con annesso Tempio, lasciamo il sito di Chichen Itza e riprendiamo la strada che ci condurrà in serata al villaggio poco distante da Playa del Carmen, lungo la strada ci fermiamo per il pranzo e subito dopo raggiungiamo la città di Valladolid a 40 chilometri di distanza da Chichen Itza dove si trova il Cenote Keken il più grande e profondo che esista, i Cenote sono dei pozzi naturali con diverse caratteristiche, in questo di Valledolid è possibile fare il bagno ed e illuminato artificialmente, le sue acque cristalline sono davvero invitanti ma sono anche molto fredde. Riprendiamo la strada e poco prima che faccia buio arriviamo a Playa del Carmen, qui trascorreremo giorni decisamente più tranquilli ma comunque ci sposteremo per raggiungere diverse località della zona come Tulum, Cobà, Cancun e l’isola di Cozumel. Nei primi due giorni di permanenza al villaggio non ci spostiamo di un metro e ci godiamo la spiaggia, il mare e l’ottimo cibo, ma prima che l’ozio prenda il sopravvento il terzo giorno noleggiamo un’auto e raggiungiamo Tulum a 60 chilometri di distanza percorrendo una bellissima strada costiera. Il sito archeologico di Tulum sorge sulla costa, e la Piramide di maggior importanza del sito, conosciuta con il nome di “El Castello” è a picco sul mar dei carabi ed ai suoi piedi vi sono delle bellissime spiagge di sabbia bianca, che, terminata la visita del sito raggiungiamo con molto piacere. Nel tardo pomeriggio rientriamo al villaggio e dopo una rinfrescata raggiungiamo il ristorante a buffet, e successivamente trascorriamo la serata con l’animazione.
Alterniamo i giorni di permanenza al villaggio con quelli di uscita, così il nostro quarto giorno lo trascorriamo in spiaggia, mentre il giorno dopo raggiungiamo il sito archeologico di Cobà a 100 chilometri di distanza ma soli 40 chilometri dalla costa e da Tulum. Cobà fu costruita tra due laghi nel periodo classico (600 - 900 d.c), gli archeologi credono che Cobà sia la citta Maya più grande dello Yucatan anche se, ancora oggi, gran parte è coperto da una fitta vegetazione. Una delle caratteristiche di Cobà sono le Sacbes ovvero le strade bianche costruite in sopraelevato da uno a tre metri e larghe sino a venti metri, queste strate erano diffuse in tuta la penisola dello Yucatan e collegavano le città tra loro, una delle più estese parte dalla piramide Nohoch Mul di Cobà e termina nel sito di Yaxunà a 100 chilometri più ad ovest. L’area Archeologica di Cobà è molto estesa e le piramidi distano chilometri l’una dall’altra quindi il sito è stato dotato di bici e tandem con autista. Iniziamo la visita, ed oltre alla Piramide di Nohoch Mul (Grande Collina) alta 42 metri visitiamo anche: il campo per il gioco della palla, l’edificio a forma piramidale conosciuto con il nome di “La Iglesia” e la piccola Piramide di Conjunto Las Pinturas, lasciamo il sito di Cobà e rientriamo a Playa del Carmen. L’indomani saremmo dovuti restare nel villaggio, ma decidiamo di raggiungere il parco tematico, in parte naturale, è in parte artificiale di X-Caret a pochi chilometri di distanza, che si estende su una vasta superficie ed al suo interno ammiriamo svariate specie di animali, come: Pappagalli, Fenicotteri rosa, Coccodrilli, acquari con una miriade di pesci e Squali, Tartarughe marine e di terra, Pantere, Leoni, Tigri e anche un grande edificio dove è stato riprodotto un ambiente naturale adibito alle Farfalle, oltre a tutti questi animali ci sono spazzi attrezzati, pinete, spiagge, negozi, bar, ristoranti e molte attrattive come: lo spettacolo dei Delfini, quello degli indigeni ecc… Alcune delle esperienze che mi sono particolarmente piaciute sono state, l’immersione in mare con lo scafandro zavorrato ed il tragitto attraverso un percorso naturale d’acqua, una sorta di fiume a tratti sotterraneo. Ttrascorriamo in questo favoloso parco quasi l’intera giornata e prima di rientrare al villaggio facciamo un giro nella cittadina di Playa del Carmen. Ci restano ancora tre giorni prima di rientrare in Italia quindi decidiamo di trascorrere l’ultimo di questi in villaggio per recuperare le forze necessarie ad affrontare il rientro, e, i prossimi e due giorni per visitare in ordine l’isola di Cozumel e Cancun.
Dopo colazione ci avviamo per raggiungere Playa del Carmen ed il punto di imbarco per l’isola di Cozumel sul Puente de Ultramar, l’isola dista circa 11 miglia e in meno di mezzora siamo a San Miguel capoluogo di Cozumel, qui sono concentrate tutte le infrastrutture e le attività di Cozumel, come l’aeroporto e il molo d’attracco delle navi da crociera. Cozumel ha una lunghezza di 48 Km e una larghezza di 16 Km ed è totalmente priva di montagne, il punto più alto dell’isola e di 15 metri s.l.m. mentre quello che non manca affatto e la vegetazione. Visiteremo San Miguel nel pomeriggio, mentre in mattinata decidiamo di visitare il resto dell’isola con un tour a bordo di strane macchinine a due posti ottime per i sentieri dissestati che attraversano la selva di Cozumel giungendo alle nostre mete, la prima di questa è la città Maya di San Gervasio ora sito archeologico in ottimo stato di conservazione, si pensa che questo sito fosse meta di pellegrinaggio delle donne Maya che desideravano avere figli in quanto qui sarebbe sorto il santuario della Dea della fertilità Ixchel, dopo aver visitato il sito raggiungiamo la spiaggia di Passion Isla a nord-ovest dell’isola, sabbia bianchissima e mare color turchese davvero invitante, continuiamo il nostro tour e ci spostiamo verso sud per raggiungere la spiaggia di Punta Sur, ma prima di arrivarci ci fermiamo nella cittadina di El Cedral, qui fra la fine di aprile e l’inizio di maggio si tiene un festival di cinque giorni durante il quale si svolgono concerti, rodei e combattimenti fra tori, oltre alla cittadina visitiamo anche il sito archeologico di El Cedral il più piccolo e antico dell’isola. L’ultima tappa prima di rientrare a San Miguel è la spiaggia di Punta Sur, un vero paradiso dove ci liberiamo degli ormai polverosi vestiti che indossiamo e ci tuffiamo nelle meravigliose acque di quest’isola.
Sono quasi le due del pomeriggio e la fame si fa sentire, quindi appena arrivati a San Miguel entriamo in uno dei più di cento tra hotel e ristoranti presenti sull’isola, tanti per la sua dimensione, e ordiniamo l’impossibile, tra l’altro ci servono ancora energie per visitare il capoluogo di Cozumel, ma usciti dal ristorante ci accorgiamo che forse abbiamo esagerato con le portate e, complice il caldo veniamo colpiti da una atroce fiacca, quindi il nostro giro di San Miguel si restringe ai due isolati vicini al ristorante che tutto sommato costituiscono il centro cittadino. L’esperienza sull’isola di Cozumel è stata positiva anche se in un solo giorno non si riesce ad apprezzare tutto, l’isola offre diversi tipi di divertimento e attività come la pesca d’altura, lo snorkeling, le uscite a cavallo, con le bici, in jeep, in moto, il trekking, l’arrampicata su pareti artificiali, uscite in canoa, oppure il semplice relax in una delle tante spiagge presenti.
Mancano solo due giorni alla fine della nostra avventura messicana e cominciamo a sentire la nostalgia dei luoghi visitati, la mattina del penultimo giorno lo trascorriamo nel villaggio, mentre nel tardo pomeriggio raggiungiamo Cancun, affaccia direttamente sul mar dei Carabi, questa città fino al 1970 era praticamente deserta e sconosciuta ora è molto rinomata per il turismo e constata una popolazione stabile di 500.000 abitanti più 200.000 pendolari che arrivano qui nel periodo di maggior afflusso turistico, la città e piena zeppa di ristoranti e discoteche, ideale meta per il popolo della notte, e noi ci uniamo a loro con molto piacere. Rientriamo al villaggio praticamente all’alba e dopo un lungo riposo e tempo di sistemare i bagagli, la prossima sarà l’ultima notte in Messico, trascorriamo il pomeriggio e la serata nel villaggio anche per salutare tutti coloro che ci hanno accompagnati in questa fantastica avventura. L’indomani raggiungiamo l’aeroporto internazionale di Cancun e nell’attesa del volo che ci riporterà in Italia la mente ripercorre tutte le tappe del nostro viaggio pensando alla grandezza di questo paese, ai suoi 10.000 km di coste, al suo milione di abitanti di diverse etnie: meticci, indios e bianchi, ai loro dialetti, al suo passato con le civiltà Maya ed al suo presente da paese multi etnico che ogni anno accoglie milioni di turisti come noi.
Un uomo che parte per un viaggio non è mai lo stesso uomo che torna da un viaggio