Faroer: un mondo piccolo e completo!

…credo che il fascino esclusivo delle Faroer si trovi nella sensazione di prossimità e di ‘intimità’ del paesaggio…

CHI NON DOVREBBE ANDARE ALLE FAROER:
* Chi d’estate non sa rinunciare al caldo e a fare il bagno nel mare
* Chi ha l’istinto irrefrenabile di cercare riparo quando vede che sta per piovere
* Chi odia camminare sotto la pioggia
* Chi si perde d’animo facilmente se deve cambiare spesso programmi
* Chi ha la fobia di pecore e uccelli
* Chi ama la velocità sulla strada
* Chi soffre la solitudine e si annoia con facilità
* Chi ha vertigini incontrollabili
* Chi non può fare a meno degli alberi
* Chi tende ad essere troppo fifone o troppo spericolato
* Chi ha fretta di vedere il mondo e ama solo i viaggi del tipo “Le capitali del Nord in sette giorni”
* Chi al ritorno non vuole vedere sguardi perplessi ogni volta che qualcuno gli chiede dove è stato in vacanza!

Abbiamo trascorso nelle isole Faroer le due ultime settimane di agosto del 2002. L’esperienza è stata così gratificante che mi piacerebbe trasmettere alcune notizie utili alle persone che hanno pensato di fare un viaggio in quelle isole, oppure hanno bisogno di valutare l’opportunità di andarci, specialmente quelli che contano di fermarsi lì più dei due giorni e mezzo di scalo obbligato nel cammino verso l’Islanda.
Invece di un racconto narrato in stretta sequenzialità, ho preferito, nella sezione “Da non perdere”, raggruppare per isole i luoghi consigliati, che ovviamente non sono gli unici da non perdere, ma solo quelli che ritengo meritino questa considerazione tra i posti che abbiamo esplorato o semplicemente avvicinato. Restano fuori le isole del sud (principalmente Sandoy e Suðuroy), che per mancanza di tempo non abbiamo potuto visitare. Alcune guide le segnalano come “meno interessanti” rispetto a quelle del nord, probabilmente perché presentano aspetti meno spettacolari o selvaggi dal punto di vista paesaggistico, ma è tutto da vedere.

CONSIGLI PRATICI:
*Fonti di informazione prima della partenza.
La guida più completa ed utile, almeno tra quelle più facilmente disponibili in Italia, mi sembra quella della Lonely Planet, che dedica alle isole Faroer un centinaio di pagine nel libro dedicato anche all’Islanda e alla Groenlandia. Internet è anche una fonte preziosissima: i siti www.tourist.fo e www.feroesilands.com hanno abbondante informazione pratica e aggiornata; su un sito incentrato sull’isola di Mykines,http://heima.olivant.fo/~mykines/ si trovano belle foto e molti altri links a siti esterni. Da non perdere la galleria di foto aeree del sito della compagnia aerea faroese Atlantic Airways (www.atlantic.fo). Per le ricerche con i motori di ricerca in internet, bisogna tenere conto che il nome dell’arcipelago si può trovare scritto in molti modi: Føroyar (in faroese), Færøerne (in danese), Feroe Islands o semplicemente Feroes (in inglese), Färöer (in tedesco), Feroe (in spagnolo); in testi italiani ho trovato per lo più Faroer, ma anche Feroer, Faer Oer, Faeroer e Faroe. Ad ogni modo, è possibile aggirare questa difficoltà inserendo piuttosto, come parole chiavi, nomi di località come Tórshavn o Klaksvík, che si scrivono sempre allo stesso modo.
*Scelta dei luoghi.
Gli uffici turistici che si trovano in alcune località possono fornire indicazioni utili sulle previsioni del tempo, su alcuni percorsi e su aspetti pratici del viaggio come orari, disponibilità di traghetti, alloggi, ecc. Tuttavia, bisogna tenere conto del fatto che le persone del luogo, per le quali quei paesaggi sono un’abitudine, tendono a enfatizzare l’interesse di posti che hanno aspetti più particolari, più da guinness dei primati, mentre che a noi lo stesso “effetto meraviglia” lo può anche provocare qualsiasi altro luogo più anonimo. Per esempio, quella particolare scogliera che costituisce un record europeo di altezza, per noi può essere impressionante quanto un’altra 25 metri più bassa; quel rudere del secolo XII, singolarissimo reperto dell’antichità, che in quelle isole ha lasciato poche tracce, per noi può risultare -senza offesa- di scarso interesse; o quel singolare fenomeno naturale che è un masso oscillante sott’acqua, a noi fa un pò sorridere e non giustifica i chilometri di macchina che bisogna percorrere per vederlo. Si tendono anche a sottolineare aspetti favolosi di certi luoghi ai quali si associano storie di personaggi leggendari o mitici, peraltro tipici delle culture nordiche, ma che, secondo la mia opinione, hanno un interesse ben al di sotto della semplice contemplazione del paesaggio naturale.
*Affollamento!´
I passeggeri diretti in Islanda che arrivano nelle Faroer con la nave proveniente dalla Danimarca, sbarcano lunedì mattina e devono aspettare fino a mercoledì pomeriggio per ripartire, perché la Norröna, dopo la sosta a Tórshavn, devia per la Norvegia per prendere altri passeggeri. In quei due giorni e mezzo le isole centrali (Eysturoy e Streymoy) sono più affollate di visitatori, per cui consiglio di evitarle in quel breve periodo per non avere problemi di alloggio e non perdere l’incanto della solitudine.
*Mappe.
Per circolare in macchina per le isole basta una qualsiasi carta, ma per orientarsi senza problemi nelle escursioni serve, almeno, una carta a scala 1:100.000, che si può trovare nelle librerie e presso alcuni benzinai (secondo la nostra esperienza, in questi ultimi i prezzi sono più abbordabili). Esistono anche mappe molto più dettagliate, a scala 1:20.000, che sarebbero ideali per alcune camminate se costassero di meno. Logicamente, è necessario avere un minimo di dimestichezza nell’uso delle carte topografiche e portare con sé con una bussola.

Sicurezza. Come per qualsiasi gita in montagna o in luoghi isolati, la regola principale è quella di agire con ragionevole prudenza. Per esempio, spesso ci si trova ad attraversare perpendicolarmente versanti di fortissima pendenza ricoperti d’erba; con le scarpe giuste, ci si aderisce benissimo al suolo ed è facile camminare con molta sicurezza, ma non per questo bisogna calare l’attenzione, perché a causa della ripidità del terreno, una banale perdita di equilibrio può risultare pericolosa. Il terreno roccioso vicino alle scogliere è spesso friabile, e quindi lì bisogna aumentare la cautela. Inoltre, è molto importante considerare che la pioggia rende la roccia molto più scivolosa, per cui quel tratto che in un certo momento è sicuro, dopo un po’ forse non lo è più a seguito di un po’ di pioggia. Definirei insomma la camminata in zone “delicate” (in forte pendenza o sul bordo delle scogliere) di una “sicurezza fragile”, vale a dire molto sicura purché si controllino bene tutti i fattori. In pochi giorni si riesce a prendere totale confidenza con il terreno e a transitare per zone che poco prima sembravano impossibili. Sui bordi delle scogliere, infine, bisogna essere più prudenti se ci sono raffiche di vento, magari avvicinandosi all’orlo a quattro zampe. Ma anche lì la prudenza deve essere solo ragionevole e non paranoica, a rischio di perdersi gli spettacoli migliori.

Quando cala la nebbia, tutto diventa più complicato, ed è facile perdersi o avvicinarsi inavvertitamente a luoghi poco sicuri. È per questo che bisogna saper fermarsi nel momento giusto, avendo la forza, se è il caso, di rinunciare all’obiettivo prefissato e facendo marcia indietro, oppure sedendosi ad aspettare che si dissipi la nebbia. Quest’ultima soluzione, sebbene difficile da sopportare psicologicamente, è spesso la migliore, data la gran variabilità delle condizione atmosferiche.
*Benzinai.
Sia che si viaggi in macchina o con i mezzi pubblici, i distributori di benzina sono luoghi di riferimento di primo ordine nelle Faroer, anche per gli stessi isolani, perché di solito hanno un piccolo supermercato aperto fino a tardi e a volte anche un bar. Spesso ci si ritrova a fare la spesa, a mangiare un hamburger, a telefonare o a rifugiarsi momentaneamente dalla pioggia.
*Birdwatching.
Le isole Faroer offrono uno speciale interesse per gli appassionati di birdwatching. Ma non solo: credo che anche i non appassionati faranno bene a prepararsi minimamente sotto questo aspetto prima della partenza (nel sito indicato prima, http://heima.olivant.fo/~mykines/, si possono vedere molte foto di uccelli e sentirne anche i versi). Le scogliere dei luoghi più isolati sono così popolate di uccelli, e spesso si possono osservare così da vicino, che sarebbe un peccato non sfruttare quest’aspetto. Come si è detto, la visione ravvicinata dei pulcinella di mare (Fratercula arctica è il nome scientifico, puffins in inglese, lunde in danese e in faroese), numerosissimi specialmente a Mykines fino a metà agosto, produce un’emozione difficile da descrivere. A Mykines vengono cacciati durante cinque giorni nel mese di agosto, prima che incominciano a partire verso la Scozia. Noi siamo arrivati poco dopo che la stagione di caccia era finita e dopo che anche una buona parte di loro era già partita, ma li abbiamo comunque visti numerosi.
*Lingua.
La lingua propria delle Faroer è il faroese, una lingua di origine germanica, particolarmente affine all’islandese, ma che, logicamente, mantiene anche delle somiglianze con il resto delle lingue nordiche di origine germanica. È lingua ufficiale assieme al danese, che è parlato anche da quasi da tutti con maggiore o minore competenza. Dopo il primo impatto sconcertante, chi conosce un po’ di inglese o di tedesco, troverà subito, nel faroese scritto, molte parole che riesce ad interpretare. Personalmente che tra i piaceri del viaggiare ci sia anche quello di nominare i luoghi che si visitano con un’approssimazione sufficiente alla loro pronuncia reale; è un altro modo di conoscerli e sentirli più vicini. L’ortografia faroese non ci facilita il compito perché ha delle grafie come ð o ø da noi inesistenti (in maiuscole, Ð e Ø, rispettivamente). Per complicare le cose, la ð può pronunciarsi in diversi modi, secondo il contesto; tuttavia, volendo semplificare, mi è sembrato di capire che l’approssimazione migliore alla pronuncia reale della ð si ottiene, nella maggior parte dei casi, non pronunciandola affatto. Molto più semplice la ø, vocale presente in altre lingue nordiche che ha un suono tra la e e la o (come la eu francese). Basterà poi che pronunciate la y faroese come la u francese (o quella di alcuni dialetti italiani settentrionali), il gruppo hv come kv, e la figura che farete sarà bellissima, almeno alle vostre stesse orecchie. Per il resto, molti dei toponimi sono delle parole composte formate da altre che si ripetono molto spesso, e questo ne facilita la pronuncia: ad esempio, gjógv (‘anfratto’), eiði (‘istmo’), skarð (‘passo’), vatn (‘lago’, ‘acqua’), dalur (‘valle’), felli (‘scogliera’), fjall (‘cascata’), oy (‘isola’). Se prendete una carta delle Faroer, vedrete quanti toponimi contengono queste parole.
Clima
Durante il nostro soggiorno, nella seconda metà di agosto, la temperatura è oscillata tra i 10 e i 15 gradi. Un po’ di pioggia c’è stata tutti i giorni, quasi sempre di leggera intensità e breve durata, anche se a più riprese, e solo un giorno ha veramente ostacolato i nostri programmi costringendoci a restare fermi. Credo, tuttavia, che siamo stati molto fortunati, perché si è trattato di un periodo più secco della media.
In valigia
Oltre alla protezione contro il freddo, che in ogni caso non è intenso, serve soprattutto protezione adeguata per il vento e la pioggia. Come in tutti i luoghi dove il tempo è molto variabile e può cambiare più volte nel corso della stessa giornata -e anche nel giro di pochi minuti- il meglio è vestirsi a strati, “a cipolla”. Per camminare in montagna è indispensabile indossare degli scarponi adeguati, tipo trekking, di gore-tex o altro materiale resistente all’acqua, con la suola di una rigidità e di un’aderenza adatte alle rocce ed ai terreni frastagliati, ma anche all’erba bagnata. Sconsiglio assolutamente di indossare delle scarpe da tennis o simili, oppure degli scarponi troppo rigidi d’alta montagna. Bisogna ricordare che niente può rovinare di più un’escursione in montagna che delle scarpe bagnate o inadeguate al terreno. Anche i calzini devono essere comodi; sono ideali quelli con imbottitura sul tallone e sulle punte, che evitano che si formino bolle a causa dell’attrito.
Come spostarsi
DOCUMENTI
Le Faroer sono un territorio autonomo associato alla Danimarca, ma che resta fuori dall’Unione Europea. Prima di partire ci siamo chiesti se bastasse la carta di identità o servisse anche il passaporto, e sia dalle guide turistiche che da fonti più ufficiali come l’ambasciata danese, l’ente per il turismo danese in Italia o anche l’ufficio centrale per il turismo delle stesse Faroer, abbiamo ottenuto informazioni discordanti. Alla fine abbiamo scoperto la verità: per i cittadini dell’U.E. è sufficiente la carta di identità valida per l’espatrio.
COME ARRIVARE
Per arrivare dall’Italia in aereo sono necessari uno o due scali intermedi. D’estate ci sono diverse combinazioni possibili, ma per la verità nessuna economica. Noi abbiamo viaggiato con KLM da Roma ad Amsterdam, con Maersk Air da Amsterdam a Billund (Danimarca) e con Atlantic Airways da Billund all’aeroporto di Vágar, nelle Faroer. Per i giorni in cui volevamo partire era il percorso che offriva più convenienza economica e di orari. Altri percorsi prevedono scali a Parigi, Londra, Aberdeen, Glasgow o Copenhaghen. Chi vuole portare con sé la propria macchina dovrà prendere la nave della compagnia Smyril Line che parte da Hanstholm, in Danimarca, raggiungendo Tórshavn in un giorno e mezzo. Attualmente la nave che fa questo tragitto è la Nörrona, ma sembra che tra non molto, a causa della gran richiesta di posti in estate, entrerà in funzione un’altra nave molto più capiente e moderna.
COME SPOSTARSI
Per sfruttare al meglio il tempo, la soluzione ottima, naturalmente, è quella di utilizzare tutti i mezzi possibili, scegliendo il più adatto ad ogni circostanza, cioè macchina, autobus e traghetti. In qualche caso, specialmente quando le condizioni del tempo non permettono la navigazione dei traghetti e ci si trova bloccati un qualche isola minore, può essere utile l’elicottero. Gli autobus e i traghetti non sono economici per i nostri parametri, ma invece le corse in elicottero hanno prezzi più abordabili di quanto ci si aspetterebbe. Il libretto con orari e prezzi di autobus e traghetti, indispensabile per programmare gli spostamenti, si può scaricare dal sito www.ssl.fo.

Dove alloggiare
Oltre agli alberghi, abbastanza costosi, è possibile pernottare in ostelli di qualità media abbastanza accettabile, ma anche in alcune poche pensioni, in bed & breakfast, e in qualche raro campeggio. Il libero accampamento è vietato. Si possono trovare elenchi abbastanza completi di alloggi nei siti internet indicati prima, e anche sul sito www.tora.fo; per gli ostelli, vedete sul sito www.farhostel.fo. Negli uffici turistici vi possono anche consigliare sistemazioni che non appaiono sugli elenchi ufficiali. I campeggi e una buona parte degli ostelli aprono solo d’estate, ed alcuni sono già chiusi verso la fine di agosto. È consigliabile quindi assicurarsi prima della loro apertura, specialmente se si viaggia con mezzi pubblici. Se si ha l’intenzione di pernottare in ostello diverse volte, conviene portare con sé il sacco a pelo per risparmiare l’affitto delle lenzuola.
In cucina
I ristoranti offrono normalmente la bistecca o il pesce fritto con verdure, patate e diverse salse, tutto sommato abbastanza buono. È invece difficile trovare il pesce fresco, perché la maggior parte del pescato è destinata all’esportazione e nei supermercati si trova pesce solo surgelato. In alcuni luoghi offrono come specialità locale i pulcinella di mare farciti. Personalmente mi è risultato impossibile mangiarli dopo averli visti da vivi, con quei loro bei colori e quell’atteggiamento garbatamente spocchioso che ispira un’infinita simpatia.
Itinerario
Qualsiasi sia la disponibilità di soldi e il modo di spostarsi, credo che sia importante dedicare la maggior parte del tempo alle escursioni a piedi nei luoghi più appartati, senza limitarsi ai nuclei abitati e alle zone più turistiche e facilmente raggiungibili in macchina (per quello, tra l’altro, basterebbe veramente ben pochi giorni). Le vere emozioni, nelle Faroer, si trovano risalendo le valli, percorrendo i crinali delle montagne, affacciandosi sulle scogliere e costeggiando le isole. È così che si godono al meglio i prati verdissimi, i laghetti, le cascate, le scogliere a picco sul mare, i rumori e gli odori della natura in piena solitudine, e le migliaia di uccelli e di pecore che risultano sempre di compagnia. Sicuramente in altre parti del mondo si potranno trovare paesaggi più selvaggi, montagne più imponenti e percorsi più avventurosi ed estremi, ma credo che il fascino esclusivo delle Faroer si trovi nella sensazione di prossimità e di ‘intimità’ del paesaggio, in buona parte dovuto alle dimensioni ridotte delle isole e all’assenza di alberi, che fa sì che rimangano sempre in vista le forme reali del terreno e lo sguardo spazi lontano. Man mano che si avanza, il paesaggio si modifica lentamente e i punti più alti permettono di vedere le isole intorno, si riconoscono i posti già visitati e si scrutano, carta alla mano, quelli che si visiteranno in futuro. Col passare dei giorni si acquista una percezione complessiva dell’arcipelago, delle distanze, delle forme e delle proporzioni, che crea una piacevole sensazione di completezza e di confidenza con i luoghi, che trovo sia uno dei piaceri maggiori del viaggio. È come scoprire pian piano tutto un mondo piccolo ma completo, rendendolo proprio.
Da non perdere
Come si è detto, i luoghi sono raggruppati per isole, approssimativamente nell’ordine cui li abbiamo visitati, da ovest a est.
VÁGAR (o VAGOY):
L’isola è attraversata da un’unica strada che collega le principali località. I villaggi di Sandavágur, Miðvágur e Sørvágur hanno certo fascino, ma quello che di meglio offre l’isola si trova al di fuori dei centri abitati e delle strade asfaltate.
* Il piccolo villaggio di Bøur, con le case con i tetti d’erba, ha un panorama straordinario: la vista sul fiordo, l’isola di Mykines sul fondo, gli spettacolari isolotti di Tindhólmur e Gáshólmur, i faraglioni Drangarnir, e infine il paese di Sørvágur con il porticciolo.
* Escursione al lago Fjallavatn e oltre, fino alle scogliere, dove il fiume Reipsá sbocca bruscamente sul mare. Dopo la località Vatnsoyrar, si prosegue a nord fino al lago (il primo tratto è asfaltato); si segue la riva sud fino alla cascata e le scogliere. Durante il percorso, il paesaggio è da favola, ma la vista finale, sull’orlo delle scogliere, è veramente spettacolare. Dal lago Fjallavatn parte un percorso verso la punta nord-est dell’isola e il paese abbandonato di Slættanes, che si affaccia sul canale che divide Vágar da Streymoy. Il percorso è invitante e sicuramente bellissimo, ma bisogna fare i conti con il tempo a disposizione e le energie necessarie per il ritorno, visto che ci si trova un po’ lontani dalle strade e dai centri abitati.
Seguendo la sponda del lago Leitisvatn (chiamato anche Sørvágsvatn) fino al promontorio Trælanípa. Gita facile che parte dalla confluenza della strada proveniente da Miðvágur con il lago. Si cammina verso sud vicino alla riva fino a raggiungere la sommità del Trælanípa. Vista possente sulle scogliere, sul lago e sulla cascata Bøsdalafossur.
Tre gite splendide, possibilmente da non perdere, che però noi non abbiamo potuto concludere:

* Da Bøur fino al paese di Gásáladur, con ripide salite e discese, ma con viste straordinarie. Gásáladur è attualmente l’unico paese abitato delle Faroer non ancora collegato tramite strada asfaltata. È in fase di costruzione una galleria che porrà fine all’isolamento.
* Da Sørvágur verso ovest, seguendo la riva sud del fiordo, fino alla valle Lambadalou, per risalire poi verso sud-ovest fino alle scogliere Sundsnøva. Viste su Tindhólmur, Drangarnir e Mykines.
* Da Sørvágur verso sud, risalendo la valle dello Stóra fino alle scogliere, con vista sui faraglioni Dunnesdrangar.

MYKINES
Dal porto di Sørvágur si raggiunge l’isola di Mykines in traghetto. Se le acque sono agitate (e lo sono spesso perché la zona è molto esposta al vento) il tragitto diventa un allucinante giro in giostra che può provocare grandissima diversione a chi non soffre di mal di mare. Spesso, quando il vento è forte, il traghetto non può nemmeno partire, ed è per questo che consiglio di riservarsi per la gita a Mykines un giorno nel quale le previsioni indichino relativa calma.
* L’attrattiva principale di Mykines è la gita al faro che si trova sull’estremo ovest, su un isolotto collegato tramite un ponte al resto dell’isola. Il percorso è in alcuni punti accidentato, ma agevolato da transenne e gradini che lo rendono facilmente percorribile se non si soffre di vertigini insuperabili. Mykines è qualificata spesso come “il paradiso degli uccelli” e subito si capisce perché: ci sono innumerevoli colonie di uccelli, su cui spicca il simpaticissimo pulcinella di mare. La vista dal faro sul resto dell’isola è indimenticabile.
* Se si dispone ancora di tempo, si possono fare bellissime passeggiate verso nord lungo le scogliere o, ancora meglio, salire sulla cima del Knúkur, il luogo più alto dell’isola. Da qualsiasi punto, con tempo chiaro, la prospettiva sul resto dell’isola è bellissima. Attenti agli attacchi dello stercorario maggiore (Stercorarius parasiticus, o skua in inglese), uccello che diventa un po’ aggressivo se ci si avvicina troppo al suo nido.
STREYMOY
* Le cosiddette “scogliere di Vestmanna”, altissime e popolate da un’infinità di uccelli, costituiscono una delle meraviglie delle isole Faroer, forse la più pubblicizzata. Da Vestmanna partono diverse gite in barca, che costeggiano l’isola verso nord per qualche miglio e permettono di vedere da vicino le imponenti scogliere e imparare qualcosa sulla vita degli uccelli marini.
* Saksun è facilmente raggiungibile in macchina e merita una sicuramente una visita (vedi l’articolo precedente per la descrizione del percorso d’arrivo). Una volta lì, però, non bisogna perdersi la discesa fino al mare. Seguendo la riva sinistra del fiordo, che forma un’insenatura, si arriva in pochi minuti allo sbocco, una particolare spiaggia di sabbia grigia. Sul tragitto, bella prospettiva sulla chiesa di Saksun e qua e là legni e altri resti di navi portati dalle correnti di deriva.
* Sulla punta nord dell’isola c’è il bel villaggio di Tjørnuvík. Da lì può partire una gita molto interessante, anche se all’inizio un po’ faticosa, verso nord-ovest, sul promontorio che affaccia sul mare aperto. La vista domina su parte dell’isola di Eysturoy, il paese di Eiði, il laghetto alle sue spalle e i famosi faraglioni Risin e Kellingin. Dal punto più alto c’è una bellissima vista verso la piattaforma del Mylingur e la valle sottostante, e spostandosi a nord verso l’orlo della scogliera, si può vedere l’isolotto-faraglione Tjørnuvíkstakkur, tradizionale “parcheggio” di pecore, che una volta erano portate lì e posteriormente prelevate tramite una funivia di fortuna.
* Di Tórshavn, il capoluogo, già descritta nell’articolo precedente, sono interessanti soprattutto il vecchio quartiere di Tinganes, il forte Skansin -con la vista dell’isola di Nólsoy sul fondo- i due porti, la Casa Nordica e, perché no, il complesso commerciale SMS, che offre un interessante spaccato di vita “cittadina” faroese.
* Nei dintorni di Tórshavn, da non perdere una visita a Kirkjubøur, per seguire poi a nord fino a Syðradalur. Il percorso offre belle viste sulle isole di Koltur e Hestur. Se si ha il tempo, si può raggiungere l’isola di Hestur prendendo il traghetto a Gamlarætt per fare lì la traversata della cresta; Koltur si può solo visitare con il permesso e/o l’assistenza dei guardiani dell’isola, e non ha collegamento regolare con le altre isole.
EYSTUROY
* Dal paese di Eiði, descritto nell’articolo precedente, si hanno belle viste sulla vicina isola di Streymoy, specialmente se si sale sul promontorio Eiðikollur. Vale anche la pena inoltrarsi per poche centinaia di metri a nord del paese, fino alla fine del laghetto che si trova alle sue spalle, per osservare la costa nord dell’isola e ottenere una vista fotogenica del paese. Stesso da lì, verso nordovest, seguendo sulle scogliere la linea della la costa, si può arrivare a scorgere da vicino i faraglioni Risin e Kellingin.
* Da Eiði parte la strada verso Funningur. Dal punto più alto della strada, non appena inizia la discesa, si gode di una vista impressionante sul fiordo e sulle vicine isole di Kalsoy, Kunoy e Borðoy. Da lì, da quel passo tra Eiði e Gjógv, si può iniziare la salita a piedi sullo Slættaratindur, il monte più alto delle isole Faroer (882 m). La salita può essere impegnativa e andrebbe ben programmata.
* Una volta nel bel paese di Gjógv, anch’esso descritto nell’articolo precedente, consiglio di salire sul promontorio a nord del villaggio fino alle scogliere a nordovest. Da lì è facilmente raggiungibile la cima del Fjallið, con bellissime viste sull’altro lato del fiordo e su Kalsoy.
* Nel paese di Elduvík vale la pena fermarsi almeno per mangiare nel piccolo ristorante Lonin, economico e di qualità. Dal paese si può intraprendere una bella gita seguendo la costa verso nordest per poi, girando a sud, arrivare fino al lago oppure scendere verso Oyndarfjørður, dove c’è un famoso “masso oscillante” immerso nell’acqua.
* La parte sud dell’isola è probabilmente la meno interessante, perché è più popolata ed edificata, essendo diventata negli ultimi anni zona di vacanza per gli stessi faroesi.
BORÐOY
* Klaksvík, la seconda città in importanza delle Faroer, è il capoluogo dell’isola di Borðoy e dell’intero distretto delle isole del nordest, spesso citate insieme come Norðoy. Si estende ad ambo i lati del fiordo, ed offre una quantità relativamente grande di servizi che la rendono una buona base per visitare le isole circostanti. Ci si arriva prendendo il traghetto a Leirvík, sull’isola di Eysturoy.
* L’isola è attraversata da due gallerie che permettono di raggiungere il versante opposto, e successivamente la vicina isola di Viðoy. Attraversare le gallerie è emozionante, perché queste hanno un’unica corsia e non sono illuminate; un’apposita segnaletica indica quale delle due macchine che si incontrano in sensi opposti dovrà dare la precedenza all’altra, fermandosi nelle rientranze sui lati della galleria. La costa nordest del’isola è percorribile in macchina, e dall’estremo nord, oltre il villaggio di Múli, c’è una bella vista sull’isola di Viðoy, il villaggio di Viðareiði e l’imponente promontorio dell’Enniberg.
KUNOY
* L’isola è facilmente raggiungibile attraverso un passaggio sul mare che la collega a quella di Borðoy, chiudendo lo stretto che le separa. Dal paese di Kunoy, a cui si arriva dopo un’altra divertente galleria, si gode di una splendida vista sull’isola di Kalsoy, lunga e stretta, attraversata da una strada che in più punti la fora come una imbastitura sull’orlo di un vestito. Vale la pena di inoltrarsi a nord del paese, seguendo la linea della costa, per osservare Kalsoy, la sua bella sagoma e i paesi di Mikladalur e Húsar. Consiglio vivamente di fare questa gita prima o subito dopo l’attraversata di Kalsoy, per vederne in prospettiva il percorso.
KALSOY
* Da Klaksvík si raggiunge in traghetto, in pochi minuti, il paese di Syðradalur (non è possibile arrivarci in macchina) dove un autobus raccoglie i passeggeri e li porta fino all’estremo nord, al paese di Trøllanes. Le gallerie che si attraversano sono, in assoluto, le più rustiche e strette dell’arcipelago. Per programmare bene la gita ed evitare brutte sorprese, bisogna accertarsi prima degli orari dell’autobus di ritorno. Nella nostra guida si accennava alla possibilità di attraversare a piedi le gallerie, muniti da torcia; io non lo consiglierei a nessuno.
* Una delle più belle passeggiate da fare nelle Faroer, in assoluto, è quella che parte dal paese di Trøllanes fino ad arrivare al faro di Kallur, sulle scogliere che si trovano nell’estremità nord dell’isola. La posizione relativamente centrale di questo punto rispetto alle altre isole dell’arcipelago fa sì che, se il tempo lo permette, si possano vedere le punte nord di Eysturoy e di Streymoy, ad ovest, e Kunoy e Viðoy (con il promontorio Enniberg), ad est. È impressionante l’ultimo tratto del pendio, di un verde intenso che si interrompe bruscamente per diventare altissime scogliere a picco sul mare.
VIÐOY
* Le isole di Borðoy e Viðoy sono unite da un passaggio sullo stretto. Su Viðoy, una bella strada conduce da Hvannasund a Viðareiði, i due unici villaggi dell’isola. Viðareiði ha una magnifica posizione, ai piedi dell’imponente promontorio Enniberg. La salita sul monte Enniberg (754 m), per arrivare più in là fino alle scogliere dello stesso nome -le più alte delle Faroer- non è semplicissima, ma spettacolare. Va intrapresa in buone condizioni di tempo atmosferico e con l’adeguata programmazione del percorso; è sconsigliata in caso di nebbia, a meno che non si formi parte di una gita organizzata con accompagnatore.
FUGLOY
* Per arrivare a Fugloy bisogna prendere un piccolo traghetto che parte da Hvannasund, su Viðoy, e fa una breve sosta sul lato ovest di Svínoy per caricare e scaricare eventuali passeggeri e merci. Di regola, all’andata la barca si ferma a Kirkja e al ritorno nell’altro paese dell’isola, Hattarvík, per cui bisogna organizzare bene le ore a disposizione, non essendo possibile rimanere a dormire sull’isola.
* Con sette ore a disposizione tra l’arrivo nella mattinata a Kirkja e la partenza la sera da Hattarvík, è possibile fare un giro completo dell’isola. Consiglio di partire da Kirkja verso est seguendo il sentiero che scorre parallelo al di sotto della strada asfaltata per Hattarvik, per poi, quando incomincia a ridiscendere, risalire la cresta in direzione nord-ovest verso il monte Klubbin. La cresta è molto facile da percorrere, e offre panorami spettacolari su Svínoy, Borðoy e Viðoy. Sulla punta nord, laddove la prudenza consiglia di non andare oltre, ci sono bellissime scogliere a picco sul mare. Da quel punto, si può scendere verso sud-est, in direzione di Hattarvík, sia direttamente sia percorrendo parzialmente indietro la cresta (per evitare l’eccessiva pendenza). Conviene tuttavia non scendere eccessivamente per poter risalire dopo sul promontorio ad est dell’isola, verso il faro e godersi le imperdibili scogliere di Eystfelli, e un’ampia vista sull’isola, di un verde raggiante.
* Se si ha ancora qualche giornata a disposizione si può anche riprendere il traghetto un’altra volta e fermarsi a Svínoy. L’isola ha delle forme più soavi rispetto alle altre, e pendenze meno forti, ma sicuramente vale la pena spenderci una giornata immersi nel verde.
Curiosità 
DOPO LA PIOGGIA
Nei villaggi delle Faroer, non appena esce un po’ di sole dopo la pioggia, vedrete spuntare da tutte le parti ragazze giovani con dei passeggini; è un fenomeno d’intensità simile all’esplosione di panni stesi alle finestre che si vede a Napoli dopo qualche una tempesta. Appaiono anche numerose bambine, di solito in gruppi di tre, che passeggiano su e giù per i marciapiedi. Tuttavia, i bambini non hanno bisogno del sole per giocare per strada e saltellare nelle pozzanghere, lo fanno anche sotto la pioggia con un senso di libertà che inorridirebbe la mamma italiana meno apprensiva.
I TURISTI
Nella seconda metà d’agosto abbiamo trovato veramente pochi turisti. Quelli che abbiamo incontrato erano per lo più danesi, tedeschi, francesi ed inglesi che viaggiavano in solitario o in coppia, amanti della natura e di modi pacati. Non abbiamo incontrato nessun italiano.
Nella stragrande maggioranza delle escursioni fuori delle strade asfaltate non abbiamo incrociato neanche una sola persona in tutta la giornata. A Mykines, però, che è un’isola relativamente difficile da raggiungere dato che ci vogliono condizioni di tempo favorevoli, abbiamo avuto un’esperienza strana e sconcertante in questo senso. Poco dopo il nostro approdo nell’isola, ad un tratto è arrivato un gruppo numeroso di americani -alcuni di loro di stazza elefantiaca- che con gran velocità e tenacia hanno scalato i 100 metri di dislivello necessari per raggiungere il ciglio delle scogliere più vicine, ammirare per dieci minuti i pulcinella di mare e poi ridiscendere e ripartire con altrettanta velocità. Ci hanno spiegato che erano in crociera e che avevano lasciato per un giorno la nave a Rotterdam (!) per fare una gita. Dopo la loro partenza siamo rimasti soli nell’isola, ad eccezione della decina di abitanti che ci soggiornano d’estate e una coppia di giovani tedeschi.
I CANI
Quando arrivate in un paese, specialmente i più piccoli, vi verranno sempre ad accogliere affettuosamente dei cani del tipo border collie che vi inseguiranno con discreta e allegra insistenza. Alla fine diventa un rituale così costante che ci rimarrete male se qualche volta il cane non appare.
PECORE SPERICOLATE
Si vedono spesso delle pecore pascolare su pendii da brivido e su minuscoli terrazzamenti ai bordi delle scogliere; è da supporre che lì l’erba è più squisita che altrove. Sembra che non abbiano percezione del pericolo, che pure esiste, perché qualche volta ne abbiamo visto qualcuna precipitata sugli scogli. Il vento, gli scivoloni e le insidie degli uccelli che vedono minacciati i loro nidi sono i principali nemici. È in ogni caso un autentico spettacolo vederle tranquillissime sui bordi dei precipizi.
ALCOOL
Fino al 1992 c’è stato nelle Faroer una sorta di rigido proibizionismo per il consumo di bevande alcoliche. Ora la situazione è più rilassata, ma nei normali supermercati e ristoranti è possibile trovare soltanto birra leggerissima; la birra più forte, il vino o i superalcolici si possono solo acquistare, a caro prezzo, in appositi negozi che si trovano solo nelle località più grandi. A quanto pare, però, gli anni di proibizionismo hanno lasciato il loro segno nella psicologia dei faroesi. Se avete l’occasione di arrivare nelle Faroer in aereo, assistirete, nell’ultima tratta, ad un incredibile accaparramento di bottigliette di superalcolici da parte dei passeggeri, che letteralmente svuotano i carrellini delle hostess. A Tórshavn abbiamo visto, il venerdì sera, numerosi ragazzi ubriachi per le strade del centro, a dimostrazione, probabilmente, che il proibizionismo è stato diseducativo e controproducente.
LE NOSTRE SPESE!
Questa è stata la nostra spesa complessiva. Do i prezzi in euro, anche se lì la moneta corrente è la corona danese (ci sono anche banconote faroesi, che hanno lo stesso valore). Al tempo del nostro viaggio 1 euro era pari a circa 7,3 corone.

Aereo A/R (a persona) 970 (43%)
Noleggio macchina (in due, 13 giorni, a persona) 605 (27%)
Pernottamenti (14 notti, a persona) 327 (15%)
Mangiare (supermercati e ristoranti, a persona) 168 (7%)
Autobus e traghetti (a persona) 98 (4%)
Benzina (circa 1000 km, a persona) 36 (2%)
Altri 40 (2%)
TOTALE (a persona) 2244

ESEMPI PREZZI (agosto 2002):

Albergo a 3 stelle (a persona) 55,00
Ostello a Tórshavn (a persona) 20,00
Ostello a Vágar (a persona) 16,40
Bed & breakfast a Klaksvík (a persona) 30,80
Pensione a Mykines (a persona) 30,10

Noleggio macchina (13 giorni) 1212,30

Colazione 2,90
Cena media ristorante Elduvík 17,10
Cena media ristorante Klaksvík 36,00
Panino e birra al pub 7,10
Birra piccola al bar 3,40
Hot dog dal benzinaio 2,70

Traghetto Vágar-Mykines (75 min) 8,20
Elicottero Vágar-Mykines (12 min) 19,90
Autobus dalla capitale all’aeroporto 13,70
Autobus Kalsoy (40 min) 2,70
Abbonamento autobus 1 settimana 109,60
Gita in barca scogliere Vestmanna (1 ora) 24,00

Note dolenti
Come si è detto nelle “note dolenti” dell’articolo precedente pubblicato su questo sito, viaggiare nelle Faroer è costoso. Ma se quello che conta di più è il rapporto costo / beneficio, posso affermare che l’investimento ha un ottimo rendimento, e che le soddisfazioni che si ottengono compensano abbondantemente le spese. Comunque, credo che il primo discorso da fare sia quello economico, per valutare subito la convenienza o la possibilità del viaggio. A noi, l’aereo dall’Italia ha impegnato il 43% dell’intero budget, e il noleggio della macchina, più benzina, un altro 29% (in fondo potrete trovare alcuni prezzi e le percentuali). Per il resto delle spese è possibile trovare dei compromessi e cercare di risparmiare, specialmente per quanto riguarda l’alloggio e il mangiare. Noi abbiamo sacrificato qualche comodità in più per poter permetterci la macchina, che è risultata essenziale per la flessibilità di spostamenti che cercavamo, e così abbiamo dormito per quanto possibile in ostello, dove cucinavamo la sera, arrangiandoci negli altri momenti della giornata con dei panini o cibo in scatola; nonostante questo, abbiamo anche passato qualche notte in bed & breakfast e mangiato a cena a ristorante o al pub (laddove questo era possibile). La scelta del mezzo di trasporto principale è un aspetto decisivo nella programmazione del viaggio. Anche se la rete di autobus e traghetti è molto completa ed efficiente, chi vuole godersi quelle isole fino in fondo nell’arco di limitati giorni di vacanza la troverà sicuramente insoddisfacente, perché le corse non sono molto frequenti, specialmente nelle zone più periferiche, in certe fasce orarie ed in certi giorni. Inoltre, non bisogna trascurare la comodità di avere sempre a disposizione un posto dove lasciare i bagagli prima di iniziare a camminare, dove cambiarsi e magari rifugiarsi in caso di cattivo tempo. La macchina, quindi, anche se si usa poco -considerando che le distanze sono brevi e non tutte le isole raggiungibili con questo mezzo- credo che risulti utilissima. Tutto ciò non significa assolutamente che non sia possibile organizzare il viaggio utilizzando solo i mezzi pubblici, anzi, abbiamo incontrato diverse persone che viaggiavano in questo modo con piena soddisfazione, ma in quel caso bisogna tenere conto del fatto che la riduzione dei costi porta con sé anche una notevole riduzione dei benefici.

19 commenti in “Faroer: un mondo piccolo e completo!
  1. Avatar commento
    barrbara
    19/09/2008 20:26

    Ho un opuscolo di una sessantina di pagine che mi hanno regalato quest’estate sull’argomento, purtroppo non ho ancora avuto modo di leggerlo tutto, anche perché le foto mi mettono a disagio. Posso condividere le critiche al modo col quale questa caccia viene portata avanti, una tradizione per loro, un macabro spettacolo per noi, ma non sono d’accordo sul fatto che lo facciano solo per questo, perché alle Faroe quella carne la mangiano e rappresenta una fonte di sostentamento per tutti. Ciao

  2. Avatar commento
    silvia
    18/09/2008 11:57

    Ecco il mio commento... pubblicate anche questo! Di immagini crude che documentino la ferocia e la barbarie di cui è capace l´uomo contro le altre specie viventi ne abbiamo diffuse molte: dal massacro delle foche che si perpetua ogni anno in Canada, alla strage degli elefanti in Africa, alla mattanza delle tigri appese come maiali a testa in giù per rifornire il mercato alimentare esotico dei cinesi ricchi. Oggi vogliamo denunciare un´altra efferata e insensata usanza che si ripete annualmente nelle isole Far Oer, in Danimarca: l´uccisione di centinaia di balene, arpionate e accoltellate in massa da decine di persone, accorse come per un rito, a quello che per loro è un giorno di festa, per i poveri mammiferi un giorno rosso di sangue, un eccidio brutale ed inspiegabile. L´uomo nasce cacciatore, diranno alcuni, ed è normale che si pratichi la pesca, che si vada a caccia e che si cibi di altre specie viventi. Fin qua ci siamo. Ma come insegnavano gli indiani d´America, i primi veri ecologisti, non bisogna prendere più del necessario da Madre Natura, rispettando ogni animale, ogni pianta come fosse sacra, perché necessaria alla nostra sopravvivenza. Uccidere gli elefanti per farne bacchette d´avorio, assassinare le tigri per servirle ad un nababbo in camera con la sua amante, massacrare tenerissimi cuccioli di foca per ricavarne pellicce per signore facoltose non è lo stesso che uccidere un orso, come facevano anticamente gli indiani, per ricavarne un cappotto per ripararsi dal gelido inverno. Così come c´è un´enorme differenza tra pescare per la sussistenza di una popolazione e compiere un massacro scellerato per perpetuare una stupida tradizione. Così come è diversa la modalità con cui potrebbero essere soppressi questi poveri e stupendi animali marini, senza farne un giorno di festa, senza compiacersi e ridere alla vista delle balene sgozzate. Questo non è istinto di sopravvivenza, questa è crudeltà, pura, spietata, senza paragoni in nessun´altra specie vivente. Le balene sono animali sensibili e socievoli e hanno, particolare non trascurabile, un sistema nervoso molto sviluppato che le porta a soffrire il dolore, il terrore e le sofferenze in maniera molto accentuata. Ogni anno nelle Far Oer, i grossi mammiferi vengono attirati nelle baie, disorientando un intero gruppo con la cattura della balena pilota, vengono guidati e disorientati dai motoscafi (condotti solitamente da islandesi), costretti ad arenarsi sulla riva. Qui ha inizio il bagno di sangue. Martelli del peso di 2,2 chilogrammi percuotono ripetutamente gli animali ancora vivi, per far penetrare nella carne fresca uncini perforanti. Successivamente coltelli di 15 centimetri vengono impiegati per trapassare le carni e spaccare letteralmente la spina dorsale. La baia si riempie di sangue stagnante e di balene sofferenti e morenti tra i più atroci dolori. Il tanfo di morte è insopportabile Gli abitanti delle Far Oer celebrano il massacro delle loro vittime in un´atmosfera carnevalesca di intrattenimento. Spesso ai più piccoli viene concesso un giorno di festa a scuola per assistere all´evento e godere dello spettacolo. Decine di bambini corrono sulla spiaggia, nella baia, e saltano e giocano e gioiscono sulle carcasse sanguinanti delle balene. Ogni anno trovano la morte nelle Far Oer circa 2.000 balene. Le Far Oer, a metà strada tra le isole Shetland e l´Islanda, malgrado siano un protettorato della Danimarca, hanno un loro governo indipendente che regola anche questa stupida mattanza annuale. Le balene del Nord Atlantico sono considerate una specie protetta dalla Convention on the Conservation of European Wildlife and Natural Habitats. Uccidendo anche più di cento balene per volta interi gruppi vengono disorientati, sconvolgendo gli equilibri, i cicli riproduttivi, dividendo intere famiglie e condannando a morte i piccoli della specie. Gli abitanti delle Far Oer, dato ancora più sconcertante, non vivono del ricavato della vendita di carne di balena, perché non può essere esportata negli altri Paesi Europei, dal momento che viene ad essere inquinata da tossine e metalli pesanti e non è pertanto conforme agli standard dell´Unione sugli alimenti destinati al consumo umano. La mattanza delle balene è dunque un atto totalmente gratuito, crudele e assurdo. L´unica cosa che possiamo fare per fermare lo scempio è diffondere quanto più possibile questi dati e queste terribili immagini. Pubblicatele sui vostri siti, sui blog, sugli spaces, inviatele via mail ai vostri amici. Se i network di informazione nazionali perdono pagine e servizi interi per intenerire con la storia di una balena che ha scambiato una barca per la mamma, cosa dovremmo fare con queste immagini, ben più terribili e scioccanti? E´ necessario rendersi testimoni e diffondere questa vergogna, per arrivare a fermarla e a condannarla senza scusanti. Mi auguro che queste immagini scuotano la sensibilità di più coscienze e che vorrete unirvi al nostro grido di protesta e di ferma condanna

  3. Avatar commento
    barrbara
    23/05/2008 19:36

    Complimenti per il diario, utile ed esaustivo al pari di una guida, davvero! Barbara

  4. Avatar commento
    bibbi
    22/11/2007 08:58

    Il tuo commento a questo viaggio!

  5. Avatar commento
    bibbi
    22/11/2007 08:57

    Il tuo commento a questo viaggio!

  6. Avatar commento
    Giangi
    02/06/2007 21:33

    Complimenti! Spero anch'io un giorno o l'altro di visitare questo posto!! Ciao

  7. Avatar commento
    sara
    20/07/2006 11:42

    un viaggio simile ai miei,così solitario e avventuroso nel profondo nord!se hai voglia di scambiare le esperienze nordiche con me contattami alla mia e-mail

  8. Avatar commento
    villi valtýsson
    07/08/2005 14:34

    Tra 3 giorni parto per le Faer Oer. Senza guida, mi sono bastati i due resoconti qui presenti più qualche altra info reperita in giro. Comunque in Italiano sulla Lonely Planet della Danimarca ci sono un po' di pagine, almeno così mi hanno detto. L'altra è in Inglese. Ultima notazione sul volo che è costato 470 Euro A/R, a quanto pare un vero affare per essere agosto. Le altre al nostro ritorno. Grazie per le info preziose.

  9. Avatar commento
    ile
    25/07/2005 14:03

    Si parla in questo racconto di una guida Lonely Planet per le isole Faroer, assieme alla Grenlandia e all'islanda. ho cercato questa guida sia in libreria che direttamente alla edt, ma non si trova nulla. avrei bisogno di qualche notizia in più (anno di pubblicazione, titolo esatto, se in lingua italiana o altra lingua). grazie.

  10. Avatar commento
    riccardo
    14/11/2004 17:41

    Grazie! Fossero tutti così i racconti di viaggio: utili e "sostanzioso"!

  11. Avatar commento
    Joan
    03/11/2004 17:44

    Oltre ai complimenti (molto graditi!), fateci sapere le vostre esperienze sul posto non appena ci andate, anche telegraficamente su questo spazio se non avete il tempo di scrivere un articolo. Fateci arrivare notizie fresche dalle Faroer! Ci mancano...

  12. Avatar commento
    vinny
    20/10/2004 15:41

    utilissimo racconto,,,,! grazie!

  13. Avatar commento
    Alessandro
    16/09/2004 15:01

    Grazie per le preziose e dettagliate informazioni! Ne faro' tesoro.

  14. Avatar commento
    Stopardepalle
    16/04/2004 23:33

    Ma che cazzo ce sei ito a fa'?

  15. Avatar commento
    paolo
    04/04/2003 15:49

    grazie per le informazioni, andrò qust'estate con il mio areoplanino.

  16. Avatar commento
    Toni
    04/04/2003 15:49

    Interessante l'articolo, mi piacerebbe andarci con la mia 2cv, magari in occasione del raduno internazionale del 2007 in Scozia... (mah!). Ti chiedo se non si risparmia andando in nave? (2 persone da Milano nave + benzina viaggio forse viene 1500 partendo sia da Hanstholm che da Bergen). Grazie ciao.

  17. Avatar commento
    La Ele
    04/04/2003 15:49

    Complimenti! Hai descritto molto bene luci ed ombre delle Faroer.

  18. Avatar commento
    Leo
    04/04/2003 15:49

    Complimenti! Grazie per tutte le preziose info.

  19. Avatar commento
    Ricky
    04/04/2003 15:49

    Complimenti Joan per il tuo articolo! Ho già voglia di tornarci...

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