Portogallo 1: da Lisbona alle coste del Nord

Il trionfo dello “slow travel”: in treno in Portogallo!

Il viaggio, risalente a qualche anno fa, ha occupato la seconda e terza decade del mese di giugno. Dopo un soggiorno di tre giorni a Lisbona abbiamo noleggiato un'automobile, con la quale ci siamo spinti a nord lungo strade in prevalenza costiere fino al confine spagnolo per poi ritornare nella capitale seguendo itinerari più interni. Abbiamo voluto privilegiare la parte settentrionale del Paese in quanto meno percorsa dai flussi turistici e siamo stati premiati entrando in contatto con una realtà molto più autentica.
Per quanto riguarda i pernottamenti e i pasti il Portogallo è ancora un Paese per noi conveniente, anche se in misura meno rilevante rispetto a una decina di anni fa.

Come spostarsi

Non credo che andare in Portogallo in treno sia una soluzione scelta da molti: 39 ore da Genova a Lisbona con due pernottamenti consecutivi in cuccetta possono scoraggiare, specie nel mondo sbrigativo di oggi, in cui si vuole arrivare al più presto considerando tempo perso quello impiegato per raggiungere il luogo di vacanza. Ecco però due amici, Lino e il sottoscritto Leandro, prendere una decisione contro corrente: usare, per l'appunto, il treno e reputare il viaggio stesso già parte della vacanza. D'altra parte i paesaggi di Francia, Spagna e Portogallo che sfilano dal finestrino costituiscono, ve lo assicuro, uno spettacolo di tutto rispetto.
E poi, freschi della lettura del meraviglioso "Viaggio in Portogallo" di Josè Saramago (che consiglio a tutti), abbiamo voluto, così come nella ristorazione sta prendendo piede la filosofia dello slow food a contrastare quella rovinosa del fast food, scegliere uno slow travel in contrapposizione al fast travel che troppo spesso ricalca la fretta che pervade tutte le azioni della nostra vita.
Siamo o non siamo in vacanza? E allora godiamocela!

Itinerario

1° giorno: DA GENOVA AL CONFINE FRANCO-SPAGNOLO
Partiamo da Genova poco dopo le diciotto percorrendo dapprima la familiare riviera ligure di ponente e poi la Costa Azzurra. Uno spuntino, una chiacchierata con occasionali compagni di viaggio, di tanto in tanto un'occhiata al panorama e in breve arriva l'ora di coricarsi.

2° giorno: IN TRENO DA PORT BOU A MADRID
Il treno termina la corsa alle 5.50 al confine franco spagnolo di Cerbère / Port Bou (non si legge Port Bu ma testualmente Port Bou, essendo catalano e non francese).
È la terza volta in pochi anni che passiamo di qui e abbiamo già le "istruzioni per l'uso": in successione, subito in biglietteria per la prenotazione (obbligatoria) dei posti sul treno per Madrid delle 9 ed evitare di fare colazione al bar di stazione, simile a una mensa aziendale scadente. Scendere invece, dopo avere depositato i bagagli, nel borgo, tranquillo porticciolo di pesca ancora deserto, con breve giro sulla spiaggia, pediluvio facoltativo nell'acqua a temperatura polare, poi quattro passi finché apre la panetteria per divorare i croissants appena sfornati. Apre pure il simpatico mercato coperto, dove possiamo acquistare qualche provvista per il viaggio.
Non ci manca più niente e possiamo così salire sul treno già pronto in largo anticipo; abbiamo richiesto espressamente posti sulla destra e contraddistinti dalla "V" dopo il numero (sta per "ventana" ossia finestra) per ragioni panoramiche.
La televisione di bordo (questi treni "Talgo" spagnoli offrono conforti inattesi) trasmette un film di Almodovar, ma il vero spettacolo è quello che sfila fuori dai finestrini: toccata la stazione sotterranea di Barcelona Sants verso le 11 e lasciata poi la bellissima costa nei pressi di Tarragona intorno a mezzogiorno, entriamo in Aragona; superata Saragozza, di cui scorge la meravigliosa cattedrale, il treno si insinua, con percorso tortuoso a saliscendi, in uno dei più affascinanti spettacoli della natura che si possa godere in Spagna.
È la valle del Rio Jalòn, chilometri e chilometri di rocce rosse che, finché non ci si passa vicino, non si riesce a capire se siano naturali o modellate dall'uomo. E in effetti sono l'una e l'altra cosa, spesso l'opera dell'uomo ha utilizzato alture e torrioni rocciosi per ricavarne fortilizi e torri di avvistamento che non si riesce a distinguere dalle rocce. Ogni tanto, alla base di queste alture, si accovacciano paesi di case bianchissime l'una attaccata all'altra, il tutto sotto un cielo blu che più blu non si può. Non a caso, proprio in queste regioni furono effettuate parecchie riprese di films western italiani degli anni sessanta.
Ne avevo accennato: le nove ore del tratto Port-Bou - Madrid costituiscono un vero e proprio campionario di aspetti del paesaggio iberico. Si passa dalla fascia costiera alle distese di ulivi, ai vigneti, alle aride estensioni collinari, alle ondulazioni della meseta squadrate dalle geometrie dei campi di grano.
Superiamo anche la stazione di Guadalajara e poi quella di Alcalà de Henares. Vuol dire una cinquantina di chilometri da Madrid, vuol dire essere ormai nell'atmosfera della città, che è una di quelle capaci di darmi la sensazione di un "ritorno a casa".
Le cinque ore di sosta nella capitale costituiscono un piacevole stacco ma anche una sorta di supplizio di Tantalo. Accetto la sfida e cerco di succhiare in breve tempo il più possibile di questa intrigante città: la materializzazione di una nostalgia (in Portogallo farà posto alla saudade), una miscela di sensazioni che mi pervadono appena scendo dal treno e poso piede sul marciapiede arroventato della stazione di Chamartin. E poi di corsa sul primo Metro per mescolarsi alla movida della Puerta del Sol, a farsi ipnotizzare dalle simmetrie dei porticati di Plaza Mayor, a rimpinzarsi di tapas nei localini di Plaza Santa Ana. Peccato che le ventitré, ora di partenza del treno Madrid-Lisbona, ci piombino addosso con spietata puntualità.

3°, 4° e 5° giorno: LISBONA
Dopo la prima notte in treno quasi insonne, riesco finalmente a dormire. Mi sveglio intorno alle cinque, giusto appena entrati in territorio portoghese, e cerco di cogliere le primi immagini del Paese che mi appresto a scoprire. E sono ripagato, alle prime luci dell'alba, dalla vista del castello di Chissadove su uno sperone roccioso dominante un'ansa del fiume Chissaquale che sembra uscita dalle pagine di un romanzo di fantasy.
Arriviamo a Lisbona verso le 10 e tramite l'Ufficio Turistico della stazione prenotiamo tre pernottamenti. La pensione che ci ospiterà è una residenza al terzo piano di un palazzo non lontano dalla stazione del Rossio, camere vecchiotte e senza fronzoli ma pulite, quello che basta per un posto dove in fondo dobbiamo solo dormire.
Al primo impatto Lisbona appare come una città di grandi contrasti; piazze monumentali e automobili vecchissime (si vedono ancora delle Fiat 600), file parallele di gente davanti al bancomat e al lustrascarpe, centri commerciali modernissimi e ragazzini che si appendono al tram che porta al Bairro Velho, il cuore della vecchia Lisbona e regno del Fado.
A una esplorazione più approfondita, si rivela città vivacissima, tutta a saliscendi, di una luminosità quasi irreale che rende splendida anche la fotografia più banale, molto calda di giorno ma gradevolmente fresca la sera.
Sembrano sfidarsi in continuazione automobili, autobus e pedoni sul filo del rosso e del verde dei semafori, in contrasto con la lentezza dei tram, che in questa stagione viaggiano con tutti i finestrini spalancati dai quali ci si può sporgere e compiere così un salto indietro fino alla nostra infanzia.
Una visita prolungata merita la zona occidentale di Belem, dove c'è l'omonima torre-fortezza che costituisce uno dei simboli della città, lo splendido Convento dos Jeronimos (non di San Gerolamo come ho letto in una guida), i musei della marina e delle carrozze, entrambi da non perdere.
La prima giornata si conclude in un locale caratteristico dove si mangia, si beve e si ascolta il Fado, il canto triste e struggente in cui i portoghesi si premurano di raccontare gli amori perduti, il rimpianto per il passato e le loro magagne quotidiane. Con l'accompagnamento di due chitarristi, c'è una cantante larga un metro che si alterna a un cantante maschio e al cameriere che, tra uno spiedino di scampi e un baccalà alla piastra, si inserisce di tanto in tanto con qualche strofa. La gente applaude, gli anziani intavolano accese discussioni sulla correttezza o meno dei canoni interpretativi e tutti sono contenti.
Piacevoli passeggiate sono raccomandabili nella pedonale Rua Augusta, che unisce la Praça do Rossio alla scenografica Praça do Comercio, e lungo il Chiado, denominazione tradizionale dell'elegante Rua Garret, alla sommità della quale spicca un punto di ritrovo da non mancare: parlo del caffè storico all'aperto A Brasileira, dove tutti fanno la classica foto seduti a un tavolino a fianco della statuain grandezza naturale di Fernando Pessoa.
Verso il tramonto non bisogna mancare il giro del cammino di ronda del Castelo de São Jorge: lassù tutta Lisbona sarà ai vostri piedi e, anche se non ci sarà la musica dei Madredeus, può essere che vi commuoviate. Nel caso, non impedite che le sensazioni abbiano il loro corso naturale.
Nella zona nord della città consiglio vivamente una visita alla Fondazione Calouste Gulbenkian, uno dei musei più ben organizzati e a misura d'uomo tra tutti quelli visitati nella mia vita; per non parlare dello splendore delle collezioni d'arte esposte, provenienti da tutto il mondo.
Senza avere organizzato il viaggio in quel senso, ci è capitato, a Lisbona come a Porto, di trovarci nel mezzo di due tra le principali feste popolari del Portogallo. A Lisbona si tratta dei festeggiamenti che coinvolgono per tre giorni la città nella ricorrenza di Sant'Antonio (che è detto da Padova ma in realtà è nato qui). Bisogna sapere che c'è grande rivalità tra i vari quartieri cittadini (tra cui Alfama, Belem, Bairro Alto, Benfica, Santos, tredici in tutto), i quali nella serata conclusiva sfilano lungo la Avenida da Libertade, splendido viale alberato lungo più di un chilometro, facendo a gara per presentare i costumi e le scenografie più particolari. La cosa è molto sentita dall'anima popolare dei lisboeti e tutta la parata è accompagnata da balli, canti e battimani cadenzati, nei quali ben presto anche i turisti si trovano coinvolti.
Dato che la sfilata va molto per le lunghe, abbiamo anche modo di mischiarci con la gente, che si sposta a folate attraverso i quartieri più popolari, disseminati di banchetti dove si mangia e si beve in continuazione. Davanti alle case e nei cortili le famiglie cucinano merluzzo e sardine all'aperto e, finché ce n'è, chiunque passi si vede offrire un boccone e un bicchiere di vino.

6° giorno: LISBONA - SINTRA
Alle nove ritiriamo presso la Europcar la Opel Corsa che abbiamo prenotato già dall'Italia e lasciamo, un po' a malincuore, la capitale.
I primi luoghi di visita sono Cascais e Estoril, che costituiscono, dopo l'Algarve, il complesso balneare più alla moda del Portogallo. Passeggiamo piacevolmente nelle due belle cittadine, molto ordinate e ricche di verde. Spiagge rocciose ai piedi di strapiombi impressionanti si alternano a distese di sabbia finissima, dove i vitelloni locali e quelli di passaggio (noi) possono già ammirare, anche se siamo appena a inizio estate, un discreto campionario di seni e chiappe esposti al primo sole della stagione.
A metà pomeriggio ci avviamo alla volta di Cabo de Roca, in un paesaggio stranissimo dove l'altopiano digrada verso il mare in una incredibile alternanza di colori. C'è un punto nel quale sembra di trovarsi all'improvviso in Africa, con dune simili a quelle del deserto e un vento che le modifica in continuazione. Scendiamo dalla macchina per fare delle foto e ci tocca scattare quasi alla cieca per non trovarci gli occhi pieni di sabbia.
Cabo de Roca è noto per essere considerato l'estremità occidentale dell'Europa, come scrisse il poeta epico Camões "o punto onde a terra se acaba e o mar começa" (il punto dove finisce la terra e comincia il mare): c'è una scogliera che precipita quasi verticale sul mare da 160 metri di altezza, un faro, un belvedere ben transennato e un ufficio distaccato del comune di Sintra, dove un funzionario in una sgargiante divisa, registrando il nome anche su un annuario, compila in cambio di pochi escudos un diploma personalizzato, dove si attesta che il giorno tale la tale persona è passata di lì.
Si provi a immaginare la portata del vento, tenendo presente che arriva dall'America attraversando tutto l'Atlantico senza incontrare ostacoli. Si vede gente in giacca a vento, mentre io e Lino, arrivati dalle spiagge di Cascais, siamo ancora in maglietta e boxer da bagno, come dire praticamente nudi!
In serata raggiungiamo Sintra, dove prendiamo alloggio in una pensioncina.

7° giorno: SINTRA - MAFRA
Sintra è una cittadina davvero singolare, residenza estiva dei reali portoghesi, circondata da boschi nei quali sorgono le più belle ville del Portogallo, in uno strano miscuglio di stili.
In cima a un colle che domina la città si erge il Castelo de Pena, fatto costruire a metà dell'Ottocento dal re consorte Ferdinando, marito della regina Maria II, entrambi della categoria "meglio perderli che trovarli" e morti pazzi. E la follia di questo personaggio si vede nell'assurdo accostamento di stili (arabo, gotico, rinascimentale, barocco) che caratterizza tutta la costruzione.
Sulla stessa altura ci sono i resti del Castelo dos Mouros con cinta muraria risalente al secolo VIII; una serie di punti panoramici lungo i camminamenti offrono vedute su Sintra, dove spiccano i monumentali camini conici del Palazzo Reale, e sulle numerose ville, immerse nel verde in posizione invidiabile. A 4 chilometri di distanza c'è la Quinta de Montserrate, altro palazzo-castello settecentesco fantasiosamente ispirato a forme arabe in un esteso parco di alberi secolari.
Insomma, tutta la zona è un insieme di cose che possono in egual misura essere considerate bellissime o bruttissime, magari non modelli di buon gusto (e che cos'è poi il buon gusto?), ma innegabilmente un complesso di grande suggestione, uno di quei posti che posso far esclamare: "Ma allora le favole esistono davvero!".
Partiti da Sintra, puntiamo su Òbidos, un paesino racchiuso entro una cinta di mura medioevali che raggiungeremo domani.
Lungo la strada facciamo qualche breve sosta per acquistare piccole ceramiche in una fabbrica artigiana, per ammirare gruppi di case accovacciati attorno a caratteristici mulini a vento (la materia prima qui non manca) e per fermarci a bocca aperta a gustare lo spettacolo del mare che arriva con ondate lunghissime (hanno migliaia di chilometri di oceano per formarsi) a spazzolare il litorale, dove la sabbia si alterna a coste sassose e ad alti strapiombi.
In serata, dopo una breve e deludente visita a Ericeira, centro turistico balneare che lasciamo senza grossi rimpianti, decidiamo di fare tappa a Mafra.
In città pare esista un solo hotel e abbiamo qualche difficoltà a trovarlo. Ma ci riusciamo infine grazie alla cortesia di un abitante, che con la sua auto fa strada alla nostra fino a raggiungerlo, indicandoci per di più un buon ristorante.

8° giorno: MAFRA - ATOUGUIA DA BALEIA
Mafra, che per il resto non propone grandi attrattive, vanta un enorme complesso (basilica, convento, museo, palazzo reale) che è la massima attrazione della zona. Senonché oggi non abbiamo voglia di immergerci in cose monumentali e preferiamo rinunciare alla visita per dedicarci a dimensioni più raccolte: questo è un viaggio nel quale vogliamo scegliere sul momento se dedicarci agli aspetti ambientali, naturalistici o artistici e in una giornata splendida come oggi non abbiamo voglia di chiuderci in un edificio sterminato.
Òbidos, che raggiungiamo in breve, ci ripaga della scelta fatta. Si tratta di una luminosa cittadina all'interno di una cinta murata, dove le case bianche bordate di giallo e blu sono incorniciate da fiori e un labirinto di stradine a saliscendi offrono vedute che addolciscono anche un cuore di pietra.
Gironzoliamo senza fretta tra viuzze che a ogni svolta propongono un giardino, un passaggio a volta o un laboratorio di artigianato, fino a imbatterci in una cerimonia nuziale: gli invitati indossano abiti di una eleganza, come dire, un po' campagnola (del resto siamo in provincia), addirittura le damigelle vestono un completo con i colori nazionali, il rosso e il verde.
Lasciata Òbidos, ci dirigiamo alla volta di Peniche, piccolo centro che ha il suo fulcro nel porticciolo di pesca, che raggiungiamo giusto all'ora di cena. Chiediamo informazione in proposito a un passante: l'individuo, presentatosi poi come Antonio Jaime, ci risponde in buon italiano (imparato in Germania dove ha lavorato con nostri connazionali), e ci accompagna poi a un ristorante raccomandandoci come suoi amici; ci invita anche dopo la cena (rivelatasi ottima), in un vicino locale, dove ci offre più volte da bere scusandosi di non avere avuto il tempo di avvisare la moglie per invitarci a mangiare a casa sua! Davvero una conoscenza simpatica e un altro esempio della cordialità dei portoghesi.
Per il pernottamento sperimentiamo questa sera la soluzione dei residencial, che sono camere in affitto nelle abitazioni, soprattutto in funzione della stagione balneare che sta iniziando. Ci orientiamo su una palazzina di cinque-sei camere (ma ci siamo solo noi) nell'impronunciabile località di Atouguia da Baleia, che ci offre una sistemazione confortevole a un prezzo irrisorio.

Il diario di viaggio prosegue nella seconda parte, dal titolo: "Portogallo 2: ritorno dal Nord alla Capitale".

6 commenti in “Portogallo 1: da Lisbona alle coste del Nord
  1. Avatar commento
    Leandro
    25/10/2007 00:58

    Il viaggio risale a diversi anni fa, quindi non ha senso riportare prezzi non aggiornati. Però il Portogallo rimane un Paese per noi conveniente, anche se con l'avvento dell'euro le differenze sono minori.

  2. Avatar commento
    gabibbo
    24/10/2007 20:17

    mi date qualche notizia in più per quanto riguardano i prezzi o più o meno quanto mi viene la spesa per un mese? mi adatto sa tutto.mi piacerebbe visitare sopratutto il nord.ciao sono massimiliano e ti scrivo da sassari.attendo tue notizie grazie.se vuoi ti dò notizie per l'oriente dettaggiate

  3. Avatar commento
    Leandro
    21/06/2001 06:00

    Mi fa piacere vedere che c'è chi condivide il modo di viaggiare che ho scelto per il Portogallo. Ho ripetuto spesso l'esperienza del treno, vedi miei resoconti su Spagna, Germania, Belgio, Olanda e anche Australia. Presto ne seguirà un'altra, molto lontana, che vi racconterò fra qualche mese.

  4. Avatar commento
    Silvia
    21/06/2001 06:00

    Il treno è forse il mezzo migliore: si viaggia veramente, in senso pieno e proprio! Ho girato tutta l'Europa con questo mezzo, le ore passate in treno non si contano: uno zaino, un biglietto inter-rail, la compagnia giusta e l'Europa davanti a se.....cosa chiedere di più?

  5. Avatar commento
    lore lorelai
    21/06/2001 06:00

    Sono completamente d'accordo con quanto scritto da Pange:_viaggiare "slow" rende tutto più vissuto e reale.

  6. Avatar commento
    Pange
    21/06/2001 06:00

    Decisione strana e controcorrente? Trovo che lo "slow travel" sia decisamente una splendida idea e che la descrizione (peraltro molto ben fatta) del viaggio in treno sia uno spunto valido per tutti: l'essenza della vacanza per me è anche prendersi dei tempi che normalmente non ci sono concessi. Credo oltretutto che informandosi per tempo e magari prenotando, il treno sia un mezzo di trasporto che ti dà ancora la sensazione del "viaggiare" e delle lunghe distanze. Su uno degli ultimi "Panorama" c'era un interessante articolo che, appunto, esaltava la scelta di quei mezzi di trasporto (nave,auto e treno) forse troppo frettolosamente messi in pensione a vantaggio dell'aereo.

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