Norvegia 2: Nordkapp - Oslo, il ritorno

Il ritorno da Capo Nord a Oslo

 

RITORNO:  NORDKAPP – OSLO

 

Dodicesimo giorno

NORDKAPP – SETERMOEN (Camping FOSSENG)

Km. 684 (4241)

            Lasciata la spianata di Capo Nord alle 0,15, raggiungiamo con tutta tranquillità la banchina di HONNINGSVÅG dove c’è il tempo per un breve sonnellino in attesa che il traghetto apra i portelloni.

            Sbarcati a KAFJORD intorno alle 3,30, ci apprestiamo a percorrere a ritroso la strada coperta negli ultimi due giorni approfittando del fatto che si è messo a piovigginare per compiere una tappa di trasferimento il più lunga possibile svincolati dalle consuete esigenze turistiche.

            Ci aspetta tra l’altro, lungo la E69, una curiosità che non ho citato all’andata, vale a dire una galleria di circa 2800 metri il cui attraversamento è una piccola avventura: infatti abbondanti infiltrazioni d’acqua producono un perenne effetto pioggia che va a sommarsi con la scarsa illuminazione e la strettezza e tortuosità della sede stradale.

            Del resto la maggior parte delle numerose gallerie che abbiamo percorso lungo le strade della Norvegia sono rifinite in calcestruzzo solo per pochi metri ai due imbocchi e lasciate grezze per la parte restante: ciò è evidentemente consentito dalla natura della roccia che, ad eccezione di questo tratto, deve essere assai impermeabile e compatta.

            Fra le cinque e le sette ci permettiamo una sosta su una piazzola per immagazzinare un paio d’ore di sonno, dopo di che, sciacquataci la faccia con residui di bottiglie di acqua minerale, proseguiamo lungo la E6 sempre con tempo piovigginoso.

            Giunti a OLDERDALEN, copriamo il tratto di 115 km. da questa località e NORDKJOSBOTN che all’andata avevamo evitato per deviare su TROMSØ e, raggiunta dopo altri 97 SETERMOEN, troviamo sistemazione al prezzo totale di 500 Nk in una funzionalissima casetta in legno nel Camping Fosseng.

            La struttura standard di questi alloggi consta di un piccolo ingresso sul quale si aprono i servizi privati e due camerette a due letti, ciascuna con tavolo, sedie e attrezzatura completa da cucina.

            Per la serie “Informazioni utili per un consapevole utilizzo della Norvegia” cominciamo a notare, e così sarà per tutto il viaggio, che, praticamente assenti installazioni alimentate a gas, tutti gli impianti di riscaldamento e di cottura sono elettrici. Evidentemente i nostri amici norvegesi sanno utilizzare al meglio le enormi risorse idriche del loro territorio per alimentare quelle centrali idroelettriche da noi troppo frettolosamente mandate in pensione.

                       

Tredicesimo giorno

SETERMOEN (Camping FOSSENG) – MELBU

Km. 370 (4611)

            Una notte di sonno e una ricca colazione ci ritemprano delle fatiche della notte di Capo Nord, per cui lasciamo il camping alle dieci nel pieno della forma per intraprendere il circuito VESTERALEN / LOFOTEN. Ha smesso di piovere ma la giornata resterà uggiosa.

            Percorriamo la E6 fino a BJERKVIK, incrocio (km. 56) con la E10, altra importante arteria che proviene dalla Svezia e attraversa i due arcipelaghi avendo come capolinea  Å, la località più a sud della più meridionale delle Isole LOFOTEN.

            Altri 64 km. ed eccoci allo stretto di TJELDSUNDET, attraversato dall’arditissmo Tjeldsund Bru (abbiamo ben presto capito che Bru vuol dire ponte): questo è l’unico accesso alle isole che prescinda dai traghetti.

            La costa al di là del ponte è quella orientale dell’isola di HINNØYA, la più estesa delle VESTERALEN.

            Un altro tratto di 100 km., di cui la prima metà offre diversi punti panoramici sul tratto di mare che separa quest’isola da quella di TJELDØYA, porta a STRAND, dove un altro ponte consente di scavalcare lo stretto di SORTLANDSUNDET e approdare così a SORTLAND, centro principale della frastagliatissima isola di LANGØYA.

            Un terzo ponte dopo 25 km. porta a STOKMARKNES, ormai sull’isola  di HADSELØYA  (comincio a  sospettare  che il suffisso –oya significhi isola) della quale compiamo il periplo per complessivi 42 km.; è un giro panoramicamente attraente, anche se non riusciamo a individuare la strada per raggiungere STORHEIA, un belvedere situato a quota 600 raccomandato dalle guide. Alle nostre ripetute richieste (ufficio turistico compreso) non ricaviamo che risposte evasive e imbarazzate pervase di un’aura di mistero del tipo “accesso vietato” o “strada inagibile”; ipotizziamo che possa trattarsi di un sito con installazioni strategiche/militari.

            Troviamo alloggio all’ostello di MELBU, capoluogo dell’arcipelago, dopodiché di diamo alla ricerca di un ristorante; scartato il self-service di un centro commerciale che ci ispira poco, la scelta si riduce a un solo locale, sulla cui “tipicità” se non altro non sussistono dubbi, dal momento che il menù esposto è rigorosamente in lingua norvegese e la clientela del posto.

            Preso posto nella sala da pranzo di questa costruzione in legno, ci avvicina un personaggio che, con il pretesto di darci spiegazioni in inglese sui piatti, si aggrega al nostro tavolo, deve non tarda, pur tra vuoti di memoria e ripetizioni, a farci la storia della sua vita: è il corpulento capitano in pensione Nils Olsen, vedovo da poco tempo, una carriera sui mari di tutto il mondo, una villa poco fuori dal paese, giornate passate pescando e andando in barca.

            Di lì a poco la cameriera ci serve quattro portate che non sembrano proprio le bistecche di balena in crema di champignon che abbiamo ordinato: è successo che il nostro anfitrione, saputo che siamo italiani, ci ha offerto gli spaghetti! Vale la pena descriverli: ciascuna porzione è contenuta in una grossa coppa tipo macedonia in cui sono contenuti strati alternati di pasta (ben cotta), una specie di ragù e formaggio fresco fuso, il tutto non amalgamato; nonostante la stravaganza dell’allestimento bisogna ammettere che il risultato è migliore di quanto si potesse temere.

            Per quanto riguarda la bistecca di balena, dirò che si presenta come una carne simile nell’aspetto al fegato, piuttosto coriacea, direi meno grassa di quanto si supponga, che a livello di sapore si avvantaggia parecchio dalla salsina nella quale è stata cotta: un’esperienza che ho fatto volentieri ma senza strascichi di nostalgia.

            Il minimo che possiamo fare per sdebitarci con il nuovo amico è offrirgli un paio di birre, ma sono convinto che il migliore ringraziamento al vecchio lupo di mare sia stato il consentirgli di alleviare per una sera la sua solitudine con la nostra compagnia.

 

Quattordicesimo giorno

MELBU – CIRCUITO LOFOTEN – KABELVÅG

Km. 342 (4953)

            L’ostello di MELBU è proprio adiacente al molo d’imbarco, il che ci consente di salpare per le LOFOTEN di buon mattino; il traghetto ci sbarca dopo una traversata di 30 minuti a FISKEBØL, il primo porto dell’arcipelago per chi giunge da nord. Percorrendo i 33 km. che portano al capoluogo SVOLVAER cominciamo, benché penalizzati dalla giornata piovigginosa, a farci un’idea della particolare morfologia di queste isole che sono tra le più antiche terre emerse del globo: vere e proprie piramidi di rocce nere in un intrico di fiordi dove lo sguardo spazia su ripidi pendii erbosi, cascate e ghiacciai.

            Ad addolcire questa natura primordiale sfilano i numerosi villaggi di pescatori dalle variopinte casette di legno, le famose “rorbu” che nella stagione estiva, sempre che si prenoti tempestivamente, offrono anche alloggio ai turisti.

            Innumerevoli sono i graticci carichi di merluzzi stesi a essiccare che, anche se in minore concentrazione, avevano incominciato ad accompagnare il nostro viaggio già da qualche giorno; esclusivo delle LOFOTEN è invece l’essiccamento delle teste, avviate poi alle industrie che, sminuzzandole, producono la colla di pesce.

            Superata SVOLVAER incontriamo dopo pochi chilometri KABELVÅG, il più antico insediamento dell’arcipelago, risalente al 1120.

            Lasciata l’isola di AUSTVAGØY, attraversiamo in sequenza, mentre il cielo sempre più plumbeo ci immerge quasi in un’imitazione della notte, quelle di GIMSØY, VESTVAGØY, FLEKSTADØY e MOSKENESØY fino al termine della strada E10, esattamente in località Å, ultimo villaggio della costa battezzato con l’ultima lettera dell’alfabeto norvegese.

            Qui visitiamo uno dei musei più curiosi che si possano immaginare, quello dello stoccafisso: l’edificio, oltre che museo, è anche magazzino, per cui non devono stupire le cataste di sacchi di iuta destinati a contenere il prodotto; ci diverte lo scoprire che la maggior parte recano la stampigliatura “GENOVA” (testuale)!

            La guida del museo è un’altra figura che ricorderemo con simpatia: sui quarant’anni, barba da profeta, parla un buon italiano che afferma di avere imparato durante una permanenza di tre mesi proprio a Genova: tra le altre cose ci informa che circa l’85% dello stoccafisso prodotto in Norvegia è destinato all’esportazione, in parte cospicua verso l’Italia.

            Gli stretti che dividono l’una dall’altra le varie isole sono superati grazie a svariati ponti, ora rettilinei ora ad arco o a esse; fa eccezione il tratto fra VESTVAGØY e FLEKSTADØY, unite da un’incredibile tunnel sottomarino a pedaggio lungo quasi due chilometri.

            Evitando, come già per BERGEN e TRONDHEIM, di improvvisarmi guida turistica, mi limiterò a consigliare le deviazioni (strade nn. 815, 816, 817 e 818) che portano a villaggi che sono autentici gioielli, quali REINE, STAMSUND, BALLSTAD e in particolare NUSFJORD (vedi World Heritage List dell’Unesco).

            Un po’ delusi per le avverse condizioni atmosferiche che non ci hanno consentito di godere appieno le bellezze dell’arcipelago, concludiamo la giornata sistemandoci degnamente all’ostello di KABELVÅG; la scelta si rivela ottima in quanto la struttura si articola in differenti edifici immersi tra gli alberi: alloggi (le classiche camere a quattro letti che però, salvo casi affollamento, vengono affittate come doppie), auditorium/teatro/sala TV, ristorante, palestra con sala giochi, piscina coperta, due campi da calcio!

            La piscina, se non altro, mi consente di concretizzare il vecchio proposito di fare il bagno alle LOFOTEN, intento che oggi avevo dovuto limitare a un rapido pediluvio; l’acqua marina infatti, nonostante il benefico influsso della tanto decantata Corrente del Golfo, non supera gli 8°!

 

Quindicesimo giorno

KABELVÅG -  2° CIRCUITO LOFOTEN - FAUSKE            

Km. 476 (5429)

            Rassegnati a lasciare le LOFOTEN senza averle potute gustare con il favore di una giornata di sole, partiamo da KABELVÅG alle 9.50 con l’intenzione di raggiungere la vicina SVOLVAER e imbarcarci per la terraferma. Senonché, vista l’evoluzione promettente delle condizioni meteorologiche, decidiamo di rinviare la partenza alla serata e di ripetere, almeno parzialmente, il giro effettuato ieri.

            La scelta si rivela vincente in quanto ben presto le nuvole lasciano il posto a una giornata di rara limpidezza, il che ci permette di rivedere i paesaggi già attraversati ieri sotto un’altra luce. E devo dire che fa parte delle soddisfazioni di questo viaggio anche l’avere potuto apprezzare aspetti atmosferici del tutto opposti di queste isole così affascinanti.

            Conclusa felicemente l’esperienza LOFOTEN (anche se non posso che raccomandare al visitatore non frettoloso un soggiorno di una settimana nell’arcipelago integrandolo con escursioni a piedi), ci imbarchiamo nel tardo pomeriggio a SVOLVAER (km. 260) sul traghetto per SKUTVIK, una traversata di circa due ore, anche questa da annoverare tra le cose da non perdere, costituendo l’ideale completamento della visita: le vedute sulle isole che si allontanano come quinte di uno scenario teatrale e sulla terraferma che gradualmente si avvicina fanno sì che il viaggiatore abbia solo l’imbarazzo di scegliere dove dirigere lo sguardo.

            Sbarcati a SKUTVIK ci preoccupiamo subito di prenotare due camere all’ostello di FAUSKE; il numero telefonico è recentemente cambiato e riusciamo a venirne a conoscenza grazie alla cortesia del gestore della Kafeteria, che me ne mette al corrente, e di una simpatica compagna di viaggio che si premura di contattare la compagnia telefonica per ottenere il nuovo recapito.

            Fissato il pernottamento e lasciata SKUTVIK dopo un piacevole spuntino su una piazzola con vista, imbocchiamo la strada n. 81 fino a immetterci sulla E6 in località ULVSVÅG (km. 296), per coprire il tratto fino a FAUSKE già percorso in senso inverso all’andata.

            Raggiungiamo l’ostello giusto in tempo per scaricare i bagagli e spingerci per una decina di chilometri in direzione est lungo la strada n. 830, dove, in riva a uno stretto braccio di mare sullo sfondo di montagne innevate, possiamo fotografare uno splendido sole di mezzanotte.

 

Sedicesimo giorno

FAUSKE – MOSJØEN                                                      

Km. 318 (5747)

            Partenza da FAUSKE alle 10, un po’ più tardi del solito ma questi soli di mezzanotte finiscono per toglierci qualche ora di sonno.

            Imbocchiamo la E6 in direzione sud mentre il tempo si è rimesso al bello. La prima mèta della giornata è il passaggio del CIRCOLO POLARE ARTICO, che raggiungiamo dopo 110 km.

            All’altezza del meridiano 66° 33’ di latitudine nord (che doppiammo via mare all’andata) in un pianoro brullo intorno a quota 700 in vista di pendii cosparsi di chiazze di neve, sorge il POLARSIRKELSENTERET, una specie di grossa pagoda simile a quella di Capo Nord, altra tappa obbligata per il collezionista di cartoline, diplomi, magliette, annulli postali e spille ricordo. E’ comunque soddisfacente il pranzo che consumiamo nell’annesso ristorante, con la felice esperienza dello spezzatino di alce.

            Nelle vicinanze abbiamo anche occasione di scorgere per la prima e unica volta una pattuglia della polizia furbescamente appostata in fondo a un rettilineo e attrezzata con strumenti di rilevamento: le infrazioni ai limiti di velocità, a giudicare dal numero delle auto che vengono fermate, devono essere più di quanto ci si possa aspettare dai flemmatici norvegesi.

            Si prosegue fino a RØSSVOLL, donde si stacca una strada di montagna di 18 km. che porta a SVARTISDALEN, intorno a quota 1400; di qui parte l’ennesimo battellino che porta fino sul fianco di una larga cascata formata dalle acque del soprastante laghetto di SVARTISVATN, ai piedi del settore orientale del già ammirato ghiacciaio SVARTISEN. Un sentiero porta in poco più di un’ora a quota 1599, a pochi metri dalla sterminata massa di ghiaccio, la cui colorazione azzurrina che contrasta con il rossiccio delle rocce stratificate circostanti sul sottofondo degli scricchiolii di assestamento e dei tonfi dei blocchi di ghiaccio che precipitano nel laghetto costituisce un vero spettacolo della natura.

            Una delle maggiori emozioni dell’intero viaggio la proviamo quando, dopo alcune avvisaglie che avevano messo all’erta fotografi e videoamatori da ore appostati strategicamente, un immane torrione alto svariate decine di metri si stacca dal fianco del ghiacciaio e si schianta con un boato nelle acque sottostanti provocando un’ondata verso le rocce che mette in precipitosa fuga gli incauti che si erano spinti troppo vicino al livello del lago.

            Superato un breve momento di apprensione, non possiamo fare a meno di scambiarci occhiate compiaciute: ancora una volta quella specie di energia positiva che sembra essersi appiccicata a noi appena messo piede sul suolo norvegese ci ha fatto arrivare al posto giusto nel momento giusto!

            Ultimata l’escusione e rientrati sulla E6, superiamo di lì a poco MO I  RANA percorrendo poi un tratto di circa 40 km. che costeggia il RANAFJØRDEN: queste acque, che si stendono sulla destra del nostro senso di marcia, sono in pratica per noi quelle dell’ultimo fiordo, dal momento che, dopo un itinerario che nei prossimi tre giorni ci porterà verso l’interno fino a una quarantina di chilometri dal confine svedese, rivedremo il mare soltanto al nostro arrivo a OSLO.

            Gli ultimi 50 km. della giornata sono senza storia, anche perché nel frattempo si è rimesso a piovigginare: arriviamo in serata a MOSJØEN, cittadina che menziono solo in quanto abbiamo trascorso una notte della nostra vita in un motel senza infamia e senza lode della sua strada principale.

 

Diciassettesimo giorno

MOSJØEN - RØROS                                                           

Km. 614 (6461)

            Classica tappa di trasferimento, lunga e piuttosto monotona. Il tempo rimane piovigginoso per tutta la giornata, cosa che suggerisce una considerazione, sempre sul tema del trattamento di favore che la fortuna sembra averci voluto riservare. Le giornate di pioggia che abbiamo avuto nel corso del viaggio hanno infatti coinciso entrambe con tappe di limitato interesse: quella del ritorno da Capo Nord che prevedeva la ripetizione del tragitto dell’andata e questa da MOSJØEN a RØROS attraverso paesaggi di certo mai banali con fiumi, laghi, monti, cascate e natura incontaminata, ma per noi ormai ripetitivi o per lo meno non in grado di suscitare emozioni pari a quelle provate nelle due settimane trascorse.

            Sulla giornata di oggi sarà quindi sufficiente ricordare che, lasciata MOSJØEN verso le 9.40, abbiamo percorso integralmente la famosa E6 in direzione sud toccando GRONG (km. 196), STEINKJER (km. 281, bivio con la mai troppo decantata RV17), TRONDHEIM (km. 406), fino a deviare in località STØREN (km. 458) sulla strada n. 30 in direzione RØROS (km. 562).

            Giungiamo a RØROS nel tardo pomeriggio mentre si fa largo nel cielo qualche schiarita; nella città è in corso l’annuale festival del folclore, il che ci fa subodorare difficoltà nel trovare alloggio. Decidiamo comunque di recarci subito alla miniera di OLAVSGRUVA, ubicata a qualche chilometro dal centro.

            Vi giungiamo appena in tempo per aggregarci all’ultima visita della giornata prevista per le ore 18. Un giovane assai efficiente accompagna i gruppi lungo i vari livelli delle miniere di rame, sfruttate dai tempi di Re Olav il Santo fino a pochi decenni fa. Tra le altre cose l’amico spiega che, mentre sottoterra la temperatura è costante tutto l’anno a +5’, RØROS risulta essere la città più fredda di tutta la Norvegia, con temperature invernali spesso intorno ai –30°, con punte che non raramente toccano i –50°!

            Ma la cosa più inconsueta e piacevole risulta essere, subito prima della risalita, un breve concerto nel corso del quale una cantante e due strumentisti eseguono alcuni canti tradizionali dei minatori, esibizione a cui l’acustica dell’ambiente aggiunge una suggestione indescrivibile.

Tornati alla superficie, veniamo a sapere che il concerto ha luogo ogni giorno solo in coincidenza con la visita delle ore 18. “Casualmente” ci è toccata anche questa!

            Tornati a RØROS, i timori di non trovare alloggio si rivelano fondatissimi: in città e nei dintorni, che rastrelliamo minuziosamente in tutte le direzioni, troviamo il tutto esaurito. Solo quando la speranza si sta riducendo al lumicino troviamo una “sistemazione”.

            Le virgolette non sono inopportune: dobbiamo fare appello a tutto il nostro spirito di adattamento e consolarci con il fatto che la cosa ci costa la ridicola cifra di 100 Nk totali. Si tratta di un cascinale nelle campagne a circa 20 km. dalla città attiguo alla casetta dei padroni di casa e adattato ad abitazione: l’interno, che definirei essenziale, consta di una saletta/cucina e di due camerette con due letti ciascuna, mentre i servizi consistono in un capanno all’esterno attrezzato con il già descritto “WC di campagna a gravità” e in un rubinetto con tubo in gomma sul prato antistante da cui sgorga acqua a temperatura ambiente.

            Nonostante la precarietà della sistemazione, nel corso della cena che allestiamo con le provviste di cui per fortuna il nostro bagagliaio non è mai carente, sono numerosi gli spunti umoristici e anche questa serata merita di occupare un posto di rilievo nella nostra collezione di ricordi norvegesi.

 

Diciottesimo giorno

RØROS - LILLEHAMMER                                            

Km. 296 (6757)

            Il prolungamento della visita alle LOFOTEN a causa della pioggia, il tempo perso in qualche occasione (in particolare a NAMSOS, TROMSØ e RØROS) per trovare alloggio e il desiderio di dedicare con tutta calma gli ultimi due giorni a un soggiorno defatigante a OSLO ci hanno indotto a modificare in parte il programma di viaggio: rinunceremo cioè, se pur a malincuore, alla regione centrale delle grandi montagne per puntare in direzione sud verso OSLO via LILLEHAMMER.

            Trascorriamo comunque la mattinata nella visita di RØROS, sito protetto dall’Unesco, dove spicca il quartiere delle vecchie case dei minatori circondate dagli imponenti cumuli di scorie di minerale e l’annesso museo (vivamente raccomandato) con i modellini funzionanti di tutte le fasi dell’attività estrattiva e di raffinazione.

            Lasciata la cittadina verso le 14 mentre si è fatto largo uno splendido sole che non ci lascerà più, percorriamo la strada n. 30 fino a immetterci nei pressi di TYNSET (km. 57) sulla n. 3 che seguiamo fino ad ATNOSEN (km. 131). Due successivi tratti lungo le strade n. 219 e 27 ci portano a RINGEBU (km. 208) dove effettuiamo la prima sosta della giornata.

            Centro di interesse di questa località, che sorge sullo strettissimo e lungo Lago LOSNA, è una bella stavkirke del sec. XIII, caratteristica per gli intagli esterni in legno con il motivo del dragone. Indimenticabili anche gli sciami di zanzare che infestano il prato e il cimitero antistanti.

            Lasciata RINGEBU, ritroviamo la E6 per il tratto che ci porta fino a LILLEHAMMER (km. 296).

            La cittadina, che è ubicata in posizione invidiabile all’estremità settentrionale del vasto Lago MJØSA a una quota di 180 metri, è stata sede nel 1994 dei giochi olimpici invernali. Anche l’ostello, presso il quale troviamo ottima ospitalità, fa parte delle strutture costruite nell’occasione per accogliere gli atleti in gara e ci offre un conforto pari a quello di un albergo.

 

Diciannovesimo giorno

LILLEHAMMER - OSLO                                            

Km. 172 (6929) 

LILLEHAMMER, la cui visita non rientrava nel programma originario, ci ha invece riservato diversi spunti piacevoli, a cominciare dall'avvenenza e cortesia delle impiegate dell'ufficio turistico.

            Interessante la salita fino alla sommità del trampolino olimpico del salto con gli sci, punto panoramico privilegiato su tutta la città, sul Lago MJØSA e sulle sue sponde ricoperte di vegetazione rigogliosa. Dopo uno spuntino all’ombra di un bel boschetto di conifere, c’è anche il tempo per quattro calci al pallone (che acquistammo a FAUSKE durante il viaggio di andata) su uno stupendo terreno di gioco in erba attiguo alla piazzola d’arrivo del trampolino.

            La zona più raccomandabile è comunque il parco di MAIHAUGEN, con il Sandvigske Samlinger, il museo all’aperto più importante della Norvegia: comprende oltre un centinaio di edifici antichi, in massima parte in legno, qui trasportati dalle varie regioni e ricostruiti fedelmente anche negli interni, per un totale di circa trentamila oggetti. In estate gruppi di figuranti vestiti con gli abiti tradizionali svolgono le attività agricole, di allevamento, manifatturiere, artigianali e culinarie con i sistemi e le attrezzature della fine dell’Ottocento.

            Lasciamo LILLEHAMMER utilizzando la strada n. 213 che costeggia le sponde orientali del Lago MJØSA. Giunti a MOELV (km. 30) guadagniamo la sponda opposta del lago, che in questo punto è largo non più di un chilometro, grazie a un ponte che immette sulla strada n. 4 che seguiremo integralmente fino a OSLO.

            Giungiamo nella capitale nel tardo pomeriggio: abbiamo inizialmente qualche difficoltà a decifrare la topografia della città, i cui sobborghi si estendono su un territorio assai vasto e sono attraversati da tre arterie concentriche di grande scorrimento denominate Ring 1, 2 e 3.

            Capito il trucco, ci diamo alla consueta ricerca di alloggio: ci rivolgiamo senza successo ai due ostelli e a vari campeggi, che risultano tutti esauriti. Finalmente, grazie a una delle solite combinazioni favorevoli, prendiamo alloggio in un hotel della catena Best Western immerso in un parco inizialmente non preso in considerazione in quanto ritenuto caro: invece, esaurite le camere nel corpo centrale, ci viene messo a disposizione con tanto di scuse l’intero piano superiore di una palazzina indipendente per un totale di 1000 Nk per notte. Per chi possa interessare, trattasi dell’Hotel Smestad nell’omonimo quartiere.

            Cercherò, come al solito, di non improvvisarmi guida turistica. Devo però dire che OSLO, che è considerata la meno attraente delle capitali nordiche (non conosco Stoccolma, Copenhagen e Helsinki), mi è piaciuta parecchio: bei parchi, molto verde, strade animatissime, una zona portuale vivacissima con i moli ai quali sono attraccati velieri in legno da sogno e battelli trasformati in ristorante o ritrovo, brulicanti di gente che cerca evidentemente di sfruttare al massimo questi mesi di luce prolungata vivendo il più possibile all’aria aperta.

            Proprio su uno di questi ristoranti galleggianti concludiamo la serata mangiando dell’ottimo pesce e godendoci un sole che, anche se non è proprio quello di mezzanotte, sembra non volerne sapere di tramontare.

 

Ventesimo giorno

IN  GIRO  PER  OSLO                                                 

Km. 40 (6969)

            L’approfondimento della conoscenza della città conferma la favorevole impressione avuta ieri.

            Conserverò piacevoli ricordi dalla visita al Museo delle navi vichinghe e da quello di Munch, ma ciò che suscita maggiormente la mia emozione è il Frognerparken, giustamente considerato il parco più celebre della Norvegia. Vi sono esposti 150 gruppi scultorei, parte in bronzo e parte in granito, dello scultore Gustav Vigeland, che ha voluto raffigurare le fasi della vita umana.

            Non è la scultura l’arte che personalmente prediligo, ma la suggestione di questi gruppi, in particolare quelli in granito, è notevole. Consiglio a chi abbia tempo a disposizione di prolungare la visita per potere apprezzare i mutamenti nell’espressione delle figure con il variare dei giochi di luci e ombre nell’arco della giornata.

            Nel tardo pomeriggio partecipiamo a una crociera di due ore lungo il fiordo di OSLO, le coste del quale sono disseminate di villette dalle forme e dai colori più svariati, mèta dei fine settimana dei norvegesi. Anche questa escursione offre vedute apprezzabili e, anche se non può reggere il confronto con le traversate del “Grande Nord”, mi sento senz’altro di raccomandarla.

 

Ventunesimo giorno

OSLO – FORNEBU AIRPORT (ITALIA)                     

Km.  21 (6990)

            Dedichiamo la nostra ultima mattinata norvegese agli ultimi acquisti e a una passeggiata conclusiva per le vie del centro della capitale, in particolare la zona pedonale della Karl Johansgate.

            Alle 12,30 riconsegniamo l’autovettura all’agenzia e ci imbarchiamo sul volo per l’Italia.

            Concluderò con un confronto che, pur non ritenendomi esterofilo per partito preso, devo fare. Poco prima della partenza mi reco ai servizi dell’aeroporto di Fornebu, dove fa bella mostra di sé una lavagnetta riportante le firme degli inservienti con gli orari delle frequenti pulizie effettuate (non a caso più che in un bagno sembra di entrare in un salotto). Sbarcato a Milano Linate, vado alla toilette e mi trovo in un cesso.

            Welcome back to Italy!

 

7 commenti in “Norvegia 2: Nordkapp – Oslo, il ritorno
  1. Avatar commento
    Leandro
    29/07/2008 21:58

    Per Sara. Confermo quanto scritto nel diario: Oslo è una città piacevole, ma francamente non so se ci andrei appositamente dall'Italia per 3-4 giorni. Se però puoi usufruire di qualche low cost conveniente... bene!

  2. Avatar commento
    SARA
    29/07/2008 16:57

    Molto dettagliato e invidiabile il tuo racconto. Secondo te vale la pena andare a oslo per 3 o 4 gioni in ottobre o novembre?non visiterò tutto quello che hai visitato te...ma quelle casette d legno colorate mi ispirano un mondo!fammi sapere SARA

  3. Avatar commento
    daiana
    17/06/2006 12:46

    Tante informazioni utili per il prossimo viaggio e tante in più per arricchirci! Come sempre, i miei complimenti!

  4. Avatar commento
    Alis
    30/01/2006 16:50

    Sono stata ad Oslo a marzo e devo dire che ho preso tanta acqua...sono della vostra stessa idea, il parco ad Oslo è da visitare, da una sensazione di libertà e pace. Per quanto riguarda il museo di Munch non mi ha entusiasmato però se siete appassionati di arte non perdetelo, quello dei vichinghi invece è veramente bello con tanto di persone in costume...ah una ragazza del posto mi ha portato in un parco divertimenti tipo Gardaland...magari può interessare a qualcuno

  5. Avatar commento
    Zag
    24/04/2001 06:00

    Quest'estate sono partito in macchina e mi sono diretto verso il Grande Nord: 21 giorni di viaggio per Nord Kapp andata-ritorno. Ne ho approfittato anche per visitare Berlino e la splendida Copenaghen. Caro Berna, tua moglie ha ragione, Stoccolma è bellissima... ma i paesaggi di Norvegia e Finlandia sono SPETTACOLARI... Cerco qualcuno che mi dia consigli per andare nei Paesi Scandinavi in inverno (tutti i consigli sono ben accetti... a parte quello di coprirsi...)

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    Leandro
    24/04/2001 06:00

    Molto simpatiche le tue considerazioni: non sapevo che tra svedesi e norvegesi ci fosse del campanilismo; ma rivalità dai toni ironici tra Stati (o anche città) confinanti sono diffusi un po'in tutto il mondo. All'epoca del viaggio noi preferimmo approfondire la Norvegia per non essere dispersivi tra i vari Paesi Scandinavi, ma prendo nota dei consigli per una futura visita della Svezia. Piuttosto, perché non proponi a tua moglie di scrivere un itinerario attaverso il suo bel Paese da pubblicare su Ci Sono Stato . it? Sarebbe molto gradito.

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    berna
    24/04/2001 06:00

    cerco:svezia e mi ritrovo in piena norvegia. se lo dico a mia moglie(svedese) le prende una sincope. la migliore che racconta sui norvegesi è:sai cosa esce da un incrocio tra un asino e una tartaruga? un norvegese col casco.a parte le battute partigiane, se hai apprezzato la norvegia, della svezia ti innamoreresti:gli svedesi sono molto più gentili e disponibili, la vita è molto meno cara, e vuoi mettere oslo con stoccolma? comunque il grande nord è il grande nord, una meraviglia, svezia o norvegia che sia. credo proprio vi siate divertiti. beccata un'aurora boreale? se vi dicessi: spazio, silenzio,luce,muschio,animali? basta vah, che mi viene il magone. ciao! p.s. è vero che a oslo alle rotonde ci sono i cartelli "max 18 giri?" mia moglie giura di sì.

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