Dopo l'esperienza in Nepal dello scorso anno e il racconto entusiastico dei partecipanti, la voglia di alcuni di ritornare e di altri di vedere con i propri occhi i luoghi raccontati, ha indotto l'amico Domenico Bocchiotti ad organizzare per il CAI di Arenzano (GE) un viaggio analogo anche per il 2004.
Il programma si è differenziato dal precedente per l'allargamento dell'itinerario anche al Tibet, territorio confinante ormai "assorbito" dalla Cina. Decenni di dominio spietato hanno annullato la maggior parte delle peculiarità, sia architettoniche, sia religiose, culturali e linguistiche di un popolo per secoli depositario di una spiritualità tra le più profonde.
Non voglio entrare in connotazioni politiche, ma ai nostri occhi è risultata evidente la differenza tra il sorriso dei nepalesi e lo sguardo triste dei tibetani, segno palese di gente con scarse aspettative per il proprio futuro, sia collettivo che individuale.
Il gruppo, composto di 21 persone, ha parzialmente differenziato le attività. Mentre nella seconda settimana è stato comune il programma di viaggio in Tibet, durante la permanenza in Nepal una parte si è dedicata a un trekking itinerante di cinque giorni, un'altra ha invece fatto base a Kathmandu e organizzato la visita dei dintorni con l'uso dei mezzi locali.
Insieme con Enzo, io ho fatto parte di questo secondo gruppo e quello che segue è il diario della nostra esperienza.
Da non perdere
Venerdì 5 / Sabato 6 novembre 2004
Partenza in orario con volo Qatar Airways, buono il trattamento a bordo.
Arrivo a Doha alle 5.35 locali: aeroporto pulito ed efficiente, elevati i prezzi (due caffè 6 euro).
Indimenticabile, in fase di atterraggio, la visione spettacolare della catena himalayana (consigliato avere il posto finestrino sul lato sinistro). Arrivo a Kathmandu intorno alle 16 (differenza fuso orario rispetto all'Italia + 4h45').
Dopo il pagamento del visto di ingresso ($ 30 o € 25), troviamo all'uscita l'incaricato della Green Hill che ci "addobba" tutti con una ghirlanda di fiori arancioni in segno di benvenuto.
Raggiungiamo l'hotel Marshyangdi, in zona Tamel, dove ci vengono offerti tè e caffè a volontà.
Per la cena, ci indirizziamo alla Everest Steak House, ristorante per turisti e no, apprezzato per l'ottima carne: per un enorme filetto con patate fritte e birra a volontà spendiamo 4 $.
Domenica 7 novembre
Colazione in hotel, abbondante e varia, poi trasferimento in aeroporto per volo interno su Pokara, 210 km. da Kathmandu.
Preso alloggio all'Hotel Trek-o-tel, ottimo e comodo per la centralità, abbiamo tutta la giornata a disposizione: Pokara è piacevole perché si snoda sulla sponda di un lago, in una zona ricca di verde. Non manchiamo un giro per caratteristici negozietti.
Ceniamo in un ristorante per turisti con balli e musica, caro e rumoroso.
Lunedì 8 novembre
Come da programma, la comitiva si divide. Assistiamo alla partenza del gruppo che effettuerà il trekking di cinque giorni, con il quale ci riuniremo la sera del 12; i portatori sono poco più che ragazzini e, soppesando i sacchi che devono caricarsi sulle spalle, mi si stringe il cuore.
Io ed Enzo ci organizziamo la giornata a Pokara e dintorni: optiamo per l'escursione alla World Peace Pagoda, un tempio buddista ubicato su una collina che domina la città. Si attraversa prima il lago con una barca (a/r 400 Rs), dopodiché ci si inoltra lungo un sentiero in salita, a tratti molto ripida; si raggiunge la cima in circa 1h20' e il panorama dall'alto ripaga la fatica!
Rientrati in città, provo l'esperienza del massaggio nepalese (500 Rs), molto piacevole.
Nota: 1 euro equivale a circa 90 Rupie Nepalesi (Rs).
Ceniamo infine al ristorante Tree Lemon, dove spendiamo 3,50 $ a testa per bistecca, verdure, bruschetta e birra.
Martedì 9 novembre
Per il ritorno a Kathmandu, scegliamo di effettuare il trasferimento in autopullman con la compagnia Golden Travels, che impiega veicoli di standard più accettabile rispetto alle altre.
Il viaggio è massacrante, si impiegano otto ore (di cui una di sosta pranzo) dalle 7.30 alle 15.30 per coprire 210 km, ma ne vale la pena per il contatto con l'autentica vita nepalese. Lungo il percorso incontriamo ben tre posti di blocco di militari: mentre i turisti sono esentati dai controlli, i locali sono fatti scendere e perquisiti ogni volta.
Rientrati a Kathmandu, approfittiamo del tempo a disposizione per organizzare le attività delle giornate successive: in agenzia concordiamo per 65 $ al giorno l'affitto di una vettura con autista e guida parlante italiano, nonché un volo panoramico sulla catena himalayana per 115 $ a persona.
Per la cena ci orientiamo sul Yin Yang Restaurant, cucina thailandese, un po' più caro del consueto standard, ma ne vale la pena.
Nel corso della passeggiata serale nella zona di Tamel, facciamo conoscenza con Mr. Kapil, un negoziante di pietre preziose: risulta che conosce molto bene Genova, avendo rapporti commerciali con gioiellieri della nostra città.
Mercoledì 10 novembre
Alle 8.30 autista e guida sono puntuali davanti all'hotel e subito ci dirigiamo a Patan, pochi chilometri dal centro di Kathmandu.
In Nepal il centro storico delle città si chiama sempre Durbar Square (durbar sta per palazzo), poiché c'è sempre un vecchio palazzo reale e una serie di templi molto belli, resi ancora più affascinanti dalla vita cittadina che vi si svolge all'intorno: venditori, santoni, suonatori, mendicanti, militari, ecc. Inutile elencare tutti i templi, uno più splendido dell'altro.
Passiamo poi alla Durbar Square di Kathmandu, anch'essa con il palazzo reale e i molteplici templi. Vi è inoltre una casa caratteristica: è la dimora della Kumari Devi (dea vivente), una bambina scelta dopo lunghe selezioni che viene onorata come divinità fino al suo primo ciclo mestruale. Anche noi, dopo un'offerta in denaro, siamo benedetti dalla dea, quindi abbiamo la facoltà di vederla (cosa non sempre possibile).
Altro tempio caratteristico è il Kasthamandap (casa di legno), dal quale pare abbia preso il nome la città. Al suo interno vi è un palo di legno sul quale i pellegrini si strofinano in continuazione: secondo la fede popolare, così passerebbero tutti i dolori.
Impressionante è anche l'effigie della dea della Giustizia, in quanto nel passato era usata come una sorta di tribunale divino: chi mentiva davanti al Kala Bhairab moriva all'istante. Oggi hanno pensato bene di costruire di fronte alla dea un robusto carcere.
Per l'ora di pranzo ci concediamo una sosta su una terrazza all'angolo della piazza principale. Tutto ottimo: cibo, prezzo, vista.
Passiamo a visitare lo stupa di Swayambhunath o tempio delle scimmie (ingresso 75 Rs a testa), luogo di culto buddista posto in cima a una collina subito fuori Kathmandu. La sua caratteristica - oltre le scimmie - sta nella salita di 365 gradini, al termine dei quali ci aspetta una veduta incantevole sulla città e sulle montagne circostanti. Assistiamo a una cerimonia all'interno del tempio: una quindicina di monaci pregano e suonano vari strumenti (trombe, tamburi, piatti, campanelli) in un'atmosfera di grande misticismo.
Rientrati in albergo, ci concediamo un po' di riposo, dopodiché torniamo per la cena alla Everest Steak House.
Giovedì 11 novembre
Sveglia alle ore 5.15 e subito in taxi all'aeroporto.
Alle 7.00 partenza con un velivolo della Buddha Air per il volo panoramico sulla catena himalayana. La hostess indica di volta in volta le varie cime: Everest, Lhotse, Makalu, Cho Oyu, tutti "ottomila", più svariati minori. Lo spettacolo è meraviglioso; personalmente, speravo di potere avvicinare maggiormente le montagne ma, probabilmente per l'altitudine, non è possibile.
Rientrati in albergo, abbiamo ancora tutta la giornata davanti. Colazione, poi riprendiamo con autista e guida il nostro programma di visite.
Cominciamo con lo stupa di Bodhnath, un enorme tempio buddista (ingresso 100 Rs a testa) racchiuso in una grande piazza e circondato da palazzi tutti adibiti a negozietti con oggetti di ogni genere a carattere religioso. E' il più grande del Nepal e uno dei pochi luoghi al mondo in cui è professata liberamente la cultura tibetana; è meta di una moltitudine di pellegrini che lo visitano procedendo in senso rigorosamente orario, recitando le preghiere e muovendo le ruote di preghiera poste tutto intorno al tempio.
Ci traferiamo a Pashupatinath, il tempio hindu più importante del Nepal e principale luogo di culto di Shiva di tutto il subcontinente indiano.
Visto che non ci è consentito di entrare nel tempio, l'aspetto di maggiore interesse sta nelle numerose piattaforme in riva al fiume Bagmati sulle quali vengono arsi i cadaveri. Spettacolo tetro ma suggestivo. Proprio al nostro arrivo ha inizio la cerimonia di cremazione di un corpo. La guida ci spiega che solo un figlio maschio assiste, poi si spoglia degli abiti - che getta nel fiume - si veste di bianco in segno di lutto e si rasa i capelli a zero.
Altra caratteristica del luogo, la presenza di undici piccoli stupa di pietra, ciascuno dei quali contiene un enorme simbolo fallico, che simboleggia il potere creativo di Shiva.
Ci spostiamo di dodici km da Kathmandu per raggiungere Bhaktapur. Il luogo, davvero incantevole e ancora più piacevole per l'assenza di traffico, fu scelto da Bertolucci per le scene del film "Il piccolo Buddha".
Anche qui c'è la solita Durbar Square, ma tutto è più antico e degno di ammirazione: non è facile descrivere tante bellezze: templi, portali, finestroni, scorci, tutto splendido. L'insieme è reso ancora più suggestivo da una moltitudine di venditori con le loro mercanzie colorate, la frutta, i fiori arancioni con cui preparano corone e festoni in occasione della festa in programma il giorno dopo.
Facciamo la sosta pranzo sul balcone del Cafè Nyatapola, mangiando bene e a buon mercato, per inoltrarci poi in strette viuzze ad osservare artigiani al lavoro con vasi di terracotta. Non mancano le attività della vita quotidiana, quali la pulitura del riso, la filatura, la pulizia delle case.
Il ritorno verso l'albergo è problematico per il traffico caotico, dovuto, come ci fa notare la guida, al fatto che tutti sono in giro per gli acquisti in occasione della festa.
La giornata ha termine con la cena al ristorante Elena's: mangiamo ottimamente con 5 $ a testa.
Venerdì 12 novembre
Oggi siamo senza guida e autista, quindi prendiamo un taxi e ci facciamo ricondurre a Patan, ripetendo in pratica il percorso dell'altroieri.
Ci troviamo immersi nella baraonda indescrivibile del giorno di festa, ma ci riempiamo gli occhi di uno scenario splendido e coloratissimo: tutti sono intenti ad abbellire negozi, case e porte con fiori arancioni. Rivisitiamo volentieri i luoghi più caratteristici, anche se con fatica, continuamente presi d'assalto da ragazzi e ragazze che vendono souvenirs.
Facciamo sosta per uno spuntino sulla terrazza del "Cafè du Temple", dopodiché torniamo in albergo in attesa del gruppo di ritorno dal trekking.
L'arrivo non passa certo inosservato, vista la gazzarra che già da lontano lo preannuncia… Ben presto si riuniscono a noi, cominciano a susseguirsi i racconti della magnifica esperienza ed è evidente il successo e la gioia che pervade tutti i partecipanti!
La cena di stasera è offerta dalla Green Hill in un locale caratteristico, il "Nepali Chulo Restaurant", molto bello e con ottima cucina; un po' scomodo stare seduti sui cuscini per terra…
L'atmosfera è alle stelle e ben presto viene voglia di cantare, tanto da coinvolgere anche un gruppo di inglesi con l'immancabile repertorio a base di "O' sole mio", "Arrivederci Roma" e cori genovesi da osteria!
Sabato 13 novembre
E' la giornata del passaggio dal Nepal e il Tibet, due realtà - come vedremo - totalmente differenti.
Lasciamo Kathmandu in autopullman alle 6, diretti alla frontiera con il Tibet, esattamente i paesi di Tatopani e Kodari. Facciamo sosta per colazione in un ristorantino molto panoramico su una collina: è bellissima la vista sulle terrazze coltivate dai contadini in mezzo al verde con la leggera nebbiolina del mattino.
La strada che porta verso il confine è stretta e con uno strapiombo laterale che desta una certa preoccupazione, anche perché gli autisti nepalesi sono molto spiritosi e fanno sorpassi da brividi.
Alla frontiera ci immergiamo in un caos indescrivibile di automezzi, camion, autocorriere, taxi, fuoristrada. Il nostro pullman non può proseguire, per cui siamo costretti ad attraversare a piedi; il bagaglio ci viene subito preso da una miriade di ragazzi e ragazze che si offrono di portarlo per una piccola mancia.
Il posto è caratteristico per la presenza di un grosso ponte con un enorme arco con scritte cinesi, ma l'atmosfera è subito più cupa, non c'è più il sorriso nei nepalesi ma i volti seri delle guardie cinesi. Oltre al passaporto, dobbiamo sottoporci al controllo della temperatura: ci viene puntato sulla fronte l'apposito strumento per rilevare appunto la temperatura che viene poi annotata sul foglio d'ingresso. Proprio loro, che hanno propagato la SARS in tutto il mondo!
Dall'altra parte del ponte ci attendono i fuoristrada che saranno i nostri mezzi per tutta la permanenza in Tibet. Incontriamo subito Zhang Mu, paese caotico e brutto che sembra l'anticamera dell'inferno. Il paesaggio è invece molto bello, si attraversa una gola, poi cascate e strade con strapiombi; per fortuna il fuoristrada dà più sicurezza.
Incontriamo qualche posto di blocco, finché arriviamo a Nyalam: è un posto da dimenticare, ma purtroppo dobbiamo fermarci qui perché è l'unico nella zona con qualche "albergo". Alloggiamo allo "Snow Land Hotel" e ceniamo al "Am Do Tash Restorant". La cena è ottima, a base di carne, riso e verdure, anche se si inizia con una zuppa d'aglio talmente forte che credo l'abbiano sentita anche i vampiri dalla Transilvania!
Le camere sono ghiacciaie e siamo costretti a infilarci nei sacchi a pelo con tutti i possibili strati di vestiario!
Domenica 14 novembre
La giornata ha inizio con la colazione, ottima, a base di uova fritte, focaccette, marmellata, the, caffè, dopodiché si parte alle 8.30.
La strada è per intero sterrata, ma le nostre auto viaggiano veloci. Arriviamo al passo Yakri Shong La a quota 5050: lo spettacolo delle montagne è favoloso, mentre le bandierine di preghiera mosse dal vento sono di grande suggestione.
Facciamo sosta nella cittadina di Tingri (m. 4340) per sgranchire le gambe e per uno spuntino con i viveri al sacco. Ci colpisce vedere, lungo la strada principale, una decina di pecore già pulite e sventrate, appese per la vendita. Non parliamo dello strato di polvere che le ricopre…
Lungo la strada per Sakya scolliniamo intorno a quota 5200 al passo Gyatso La per giungere infine, un po' provati, alla meta. E' in programma la visita di un monastero, ma possiamo vederne solo una parte: purtroppo le cappelle dei monaci sono chiuse.
L'hotel che ci ospita è molto bello, ricostruito dai Cinesi e completamente nuovo; il servizio lascia però a desiderare in quanto non c'è, e manca pure l'acqua nei bagni. Per fortuna la biancheria è pulita, il letto è caldo, quindi ceniamo e andiamo velocemente a nanna!
Lunedì 15 novembre
Partiamo da Sakya alle 8.30. Oggi è la giornata dell'Everest, quindi siamo un po' emozionati.
Purtroppo è d'obbligo ripercorrere la stessa strada del giorno prima nel tratto fino al bivio per il campo base dell'Everest.
Dobbiamo pagare l'ingresso al Parco e, dopo una serie interminabile di tornanti, facciamo sosta a Zhaxizom, un gruppo di case con una folla di bambini che aspettano i turisti per ricevere di tutto, penne, caramelle, biscotti, dolci, frutta; appena capiscono che stai tirando fuori di tasca qualcosa, si precipitano con una tale irruenza da rischiare di farti cadere.
Arriviamo a Rongbuk, dove visitiamo un piccolo monastero distrutto completamente dai Cinesi e ricostruito dai Nepalesi.
Ancora un piccolo tratto ed eccoci al campo base dell'Everest, parete nord: è un pianoro sassoso attraversati da un fiumiciattolo attualmente ghiacciato, scenario desolante ma la parete svettante del "Chomolungma" è da brividi! I più ardimentosi si avvicinano ulteriormente, altri si limitano a fotografare da qui, anche perché a questa quota ogni passo in più è una fatica.
Per il ritorno ci indirizziamo su un'altra "strada" che consente di risparmiare una novantina di chilometri, ma si tratta di una pista per fuoristrada sulla quale gli autisti sono costretti a veri e propri "numeri"… Il sopraggiungere dell'oscurità fa il resto, così quando arriviamo a Tingri tiriamo un respiro di sollievo!
Alloggiamo in una struttura in cui di attrezzato c'è solo il ristorante, tutto il resto così così; i servizi igienici da dimenticare. Per fortuna ci sono le coperte e possiamo sopportare abbastanza il freddo.
Martedì 16 novembre
La mattinata è rilassante: sveglia con calma, colazione con calma, tutto il tempo e il modo di godere il magnifico panorama che ci circonda. Facciamo anche una breve passeggiata fino a una collina sulla quale i Cinesi hanno eretto un mausoleo, finché alle 12 si riparte.
Breve sosta al già noto passo Yakri Shong La (m. 5050) e destinazione per un piccolo villaggio con un caratteristico monastero, il Milarepa Buddist Cave. La guida ci spiega la similitudine tra il santo che viveva nella grotta e il nostro San Francesco: in essa sono impresse nella roccia le impronte delle mani lasciate dal santo per sostenere gli enormi massi che gli crollavano addosso.
Alle 16 arriviamo a Nyalam, dove alloggiamo al Nga Dhon Hotel, di qualità leggermente superiore alle precedenti. La cena non cambia molto: zuppa d'aglio, riso, verdure, carne, rape, con in più la sorpresa delle mele per dessert.
Mercoledì 17 novembre
Colazione e partenza verso la frontiera che, sinceramente, non vediamo l'ora di raggiungere per il rientro in Nepal.
In prossimità di Zhang Mu il traffico di autocarri è pazzesco: sembra un groviglio inestricabile poiché ognuno marcia senza regole, ma bene o male riusciamo a passare. Solita prassi doganale, nella quale notiamo un particolare curioso: riportano sul registro il numero di passaporto e poi, visto che i Cinesi scrivono il cognome dopo il nome, ci trascrivono con i rispettivi nomi di battesimo: Marina, Vincenzo, Domenico e così via…
Al di là del ponte ci attende il pullman e, visto che dobbiamo attraversare a piedi, ci liberiamo di tutto quanto non ci serve più, viveri e capi di abbigliamento. Regaliamo i sacchi a pelo a due donne che ci ricambiano con un sorriso e un'espressione talmente felice da commuovere.
Alla dogana abbiamo caricato anche due belle ragazze neozelandesi per un passaggio fino a Kathmandu. Il vaggio verso la capitale nepalese è piuttosto lungo e l'autista non si fa mancare i consueti sorpassi da brivido.
Giunti in albergo, possiamo lavarci via la polvere accumulata nei giorni di permanenza in Tibet e, finalmente rimessi a nuovo, dedichiamo qualche ora a girare per negozi e souvenirs.
Per la cena torniamo al già noto ristorante thailandese, dove spendiamo 7 $ a testa.
Giovedì 18 novembre
Abbiamo tutta la giornata a disposizione. Liberi da impegni, gironzoliamo nella zona di Tamel completando gli acquisti in programma. Con più tempo e calma, scopriamo negozi veramente degni di buoni affari e non ci facciamo sfuggire ottime occasioni: maglioni, sciarpe, anelli, berretti, CD, poster, giacche e calzoni da trekking.
La cena finale è nuovamente offerta dal titolare della Green Hill al "Nepali Chulo Restaurant". A dire il vero, siamo un po' sazi di riso e verdure e non avremmo magari disdegnato una pizza… Ma ceniamo ottimamente in grande allegria e anche con un pizzico di commozione quando ci viene offerta una sciarpa bianca con il simbolo di buona fortuna e buon auspicio.
Venerdì 19 novembre
Sveglia alle 6 e partenza per il lungo viaggio di rientro in Italia.
E' inutile raccontarlo, l'importante è il ricordo che ci rimarrà di questa esperienza. Abbiamo visto luoghi lontani dal mondo comodo al quale siamo abituati, ci siamo imbattuti in profonde contraddizioni, ma abbiamo goduto di ambienti e scenari meravigliosi e anche i piccoli disagi affrontati hanno contribuito a cementare il gruppo, a rinsaldare vecchie amicizie e a crearne di nuove. E' anche questo uno degli aspetti del Viaggio con la V maiuscola, e di certo non secondario!