Il Giro del Mondo in… X giorni! - 2

Dall’Argentina al Cile

Il giro del mondo di Luca ha avuto inizio a Londra il 4 marzo 2004. Nella prima parte ha raccontato di Buenos Aires e della Patagonia Argentina: direttamente a quell'articolo, già pubblicato su Ci Sono Stato, si allaccia questa seconda parte.Diario di viaggio

On my way to Chile, 28 marzo 2004
A Rio Gallegos ho passato una notte in una Hosteria, che da queste parti significa più o meno Locanda, cioè dormi, magna e tasi (tdr: dormi, mangia e taci).
Si è confermata la peculiarità del posto dove le tende sono fatte per essere guardate ma non toccate. Ho provato infatti a spostare la tendona di due centimetri per proteggere la mia privacy (mi smoccolo sempre mentre guardo i Simpson in spagnolo) ed è venuto giù tutto.
La sera ho preso un pullman per Bariloche, con stop over di una giornata a Comodoro Rivadavia dove sono finito in un Hotel (per la giornata, il bus era alla sera) con porta vetrata che permetteva una bella vista dell'interno della stanza.
Ho riposato così un paio d'ore sentendomi osservato dagli inquietanti inquilini di quell'inquietante alberghetto.
La sera altro bus per Bariloche dove sono arrivato la mattina seguente dopo una nottata in mezzo a un gruppone di israeliani rumorosi.
Bariloche, per la cronaca, è una cittadina moooolto turistica in riva di un lago di 100 km di lunghezza.
Sono finito in un Hostel segnalato dalla mia Lonely (ndr: è una guida) del '97 dove ho avuto un'altra di quelle esperienze traumatiche che solo uno che viaggia con la Lonely del '97 può avere.
Premetto che avevo deciso di andare in un ostello per incontrare un po' di anglofoni e bermi qualche birra in compagnia.
Ok, da fuori la struttura sembrava normale, bella e di legno. Mi avvicino alla porta, chiusa, suono il campanello.
Passano due minuti e intravedo una figura che avanza lentamente verso la porta. Apre. E' una vecchietta che mi guarda come se fossi un venditore di enciclopedie:
- "si?" mi dice
- "ehm... è un ostello?"
- "si, anche"
- "avete stanze singole?"
- "si, anche"
- "quanto?"
- "20 pesos"
- "ok, posso vederla?"
- "si, anche"
Mi accompagna su, la stanza è senza bagno, con due strani buchi nel vetro della porta da dove di notte potrebbero infiltrarsi mani.
Non vedo nessuno in giro.
- "non c'e' nessuno?"
- "sono appena partiti".
Strana risposta, penso.
Sento dentro di me una voce che dice: "parti", ma la fatica mi dice "resta, riposa e domani cerchi altrove". Resto.
- "venga giù a registrarsi".
La guardo mentre scende e penso che le manca solo la candela in mano e un pipistrello sulla spalla.
Scendo, arriva un'altra vecchietta col naso nero. La guardo e penso che se almeno fosse rosso saprei che è alcool, ma nero... si nutre di carbone? Carne umana? Mc Donalds?
La prima signora dice "resta" e la seconda, stupita, dice:"resta?".
Sento uno sbattere d'ali, il pipistrello?
Mi passa il registro per mettere i miei dati e vedo che l'ultima persona entrata è un'italiana, sola, una settimana fa.
Non si capisce se sia mai uscita, non si capisce cosa ci facesse un'italiana lì, non si capiscono molte cose.
Mentre scrivo ogni tanto la signora si allontana e va verso la finestra. Lo fa tre volte e mi domando perché.
Poi capisco dall'odore. Va a scoreggiare.
Scusate, potrei anche evitare, ma questa è vita vissuta non c'è censura berlusconiana e comunque faccio notare, più che i comprensibili moti di stomaco, la gentilezza dei frequenti spostamenti per evitarmi le conseguenze. E comunque scoreggiare è di sinistra.
Purtroppo, come tutti sappiamo, tra il tuono e il fulmine passano sempre alcuni secondi e in quei secondi era di fronte a me.
Ok, chiuso.
Il giorno dopo mi sono spostato da un tedesco con lo stomaco a posto.

Per la sezione "what to do and see" ho preso una bici e ho fatto un giro sul lungolago ma la strada polverosa e le macchine che mi passavano accanto hanno reso l'esperienza abbastanza penosa. Classico problema dei posti troppo turistici: sarebbero anche belli ma il turismo li rovina. Vabbe', soliti discorsi.
La sera mentre me ne tornavo all'Hosteria (quella nuova) con una bella "empanada" calda alle verdure da mangiarmi leggendo il Corriere della Sera + Gazzetta dello sport (8 centesimi di euro) capito davanti a un cinema con gente in coda. Chiedo:
- "che film?"
- "La passione di Cristo"
Costa 5 pesos (1,4 euro) e decido che posso rischiare l'investimento religioso. Mentre faccio la coda una signora che ha deciso di non vederlo (non arriva la figlia forse persa in qualche altra passione) mi vende il biglietto.
Entro e cerco di finire l'enorme empanada prima che inizi il sangue. Ce n'è molto. Adesso vi faccio la trip-recensione: Il film è abbastanza lento ma non annoia, c'è molta violenza e non è vero che gli ebrei ne vengono fuori male come gli assassini di Cristo, cioè sì (e comunque non sono stati i talebani ad ammazzarlo) ma anche i romani fanno la loro figura per cui non direi che c'è un intento antisemita. A tratti è emozionante, specialmente nel dolore di Maria. Sicuramente aiuta a vedere e capire il dolore di Cristo con occhi nuovi.ecco, insomma secondo me vale la pena di vederlo anche perché ti sorgono una serie di dubbi sulla coincidenza "storica" (dei vangeli) e quello che si vede nel film. Detto da un miscredente come me il commento assume un valore trascendentale.
Ok, la prossima dal Cile.

Santiago del Cile, 1 Aprile 2004
Oggi mi sono alzato alle 7,15, mi sono fatto una doccia, lavato i denti e ho fatto colazione. Poi mi sono lavato i denti di nuovo, mi sono vestito (non mi entrava la cravatta), e sono sceso giù. Sono salito in macchina e mi sono incamminato.
Ho ascoltato il radiogiornale e ho sentito degli scontri alla camera. C'era parecchio traffico e sono rimasto almeno 5 minuti fermo davanti a un semaforo rosso che restava verde per pochi secondi. Mi ha preso la "crisi del semaforo", come qualche anno fa quando avrei voluto mollare tutto e partire per girare il mondo. Sogni da ragazzo. Alla fine ho passato il semaforo (alla fine si passa sempre, basta avere pazienza) e sono arrivato in ufficio in tempo.
Erano già tutti li. Un "ciao", un "buongiorno", due parole sul tempo e via a lavorare.
Le 10, pausa caffè, sono arrivate in fretta, un altro caffè, altre due chiacchiere con Gianni, il responsabile amministrativo, sempre simpatico e allegro, e poi di nuovo alla scrivania.
Poi pausa pranzo, di nuovo alla scrivania, pausa caffè, arrivano le sei, mi fermo fino alle sei e mezza (spero il capo apprezzi e poi mi rompe andare via per primo) e poi di nuovo in macchina. Attacco la radio, c'è "Caterpillar", troppo forti.
Arrivo a casa, cena con TG4 (lo guardo perché mi fa ridere) e TG2, poi inizia un altro telegiornale ma spengo. Continuo a leggere il mio libro e la sera esco. Birretta con gli amici, si parla di dove andare in vacanza.
Io quest'anno non lo so, avrei voglia di andare lontano, ma ho solo tre settimane... mmm ci devo pensare.

AHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!! Intrusione telematica da universo parallelo!!! Questo era il report del mio alter-ego, Luca, il quale si creò il giorno che andai in ufficio dal capo e gli dissi "vado". In quel momento io presi una strada e il mio alter-ego ne prese un'altra. Fino ad oggi non ci sono mai state comunicazioni tra noi, anzi, non sapevo nemmeno che esistesse. Poi oggi mi arriva questa mail:
"Caro Tripluca, sono Luca, forse non sai nemmeno che esisto, ma ci sono. Io sono quel Luca che alla "crisi del semaforo rosso", decise che non bisognava mollare e rimasi. Tu invece sei partito e da quel momento hai decretato la nostra separazione. Bene, ho deciso di scrivere un report anch'io e di inserirtelo di soppiatto nel tuo report del primo aprile, come scherzetto. Sappi che non approvo la tua scelta irresponsabile, hai deciso di sfuggire la realtà e di immergerti in una vacanza continuata. Troppo facile caro mio. E la casa? La carriera? I soldi? Il futuro? La pensione? La ragazza?
Un giorno le dovrai pagare tutte, con gli interessi. Io invece mi sto costruendo il futuro, sto pagando il mutuo, sto avanzando nella carriera, tra un po' mi sposo. Per ora è abbastanza impegnativo e a volte noioso, ma mi va bene così. D'altro canto non puoi sempre fare quello che vuoi, ci sono dei doveri imprescindibili. Comunque spero che tu stia bene e metta la testa a posto prima o poi. Ciao, Luca"
Ok, allora grazie a Luca che sta costruendo il suo futuro bruciandosi il presente e continuiamo con Tripluca che sta vivendo il presente... bruciandosi il futuro?

Adesso sono a Santiago che (ma queste cose non le dicono in Tv) è stata invasa dagli alieni. Hanno preso le sembianze di collegiali in uniforme. Me l'aveva raccontato un inglese sulla barca del Rio delle Amazzoni l'anno scorso ma non ci avevo creduto. Invece è vero. Sono tra noi, apparentemente innocui. Ma sono tantissimi, si infiltrano nel metro, nei bus, sui marciapiedi non si può camminare, nei bar ci sono solo loro, quando faccio una foto ad un palazzo il palazzo è coperto da loro... inquietante.
Sarà che sto dormendo nella zona universitaria? No! Sono anche in centro... quali saranno le loro intenzioni?

Flashback: da Bariloche ho preso un bus per Temuco, Cile. A Temuco è nato Neruda ma non ci ha fatto un granché a parte i primi vagiti in dodecasillabi e infatti non ci sono troppi riferimenti al Poeta (come nella "Casa degli Spiriti", la Allende lo chiamava sempre "Il Poeta" e mi conformo).
All'albergo mi metto a parlare con una signora colta che mi rifà la storia del Cile dagli anni 60 ad oggi in prospettiva centro-destra, dicendo che se non fosse stato per i militari il paese sarebbe andato al collasso, che Allende si è suicidato, che i comunisti stavano saccheggiando le fabbriche, ecc... in pratica, con questo ed altri episodi, mi sono reso conto che il Cile è un paese ancora molto politicizzato e diviso.
In bus ho conosciuto una cilena e la sera sono uscito con lei e altre due sue amiche. Mi hanno portato in un bar/pub dove hanno iniziato a ubriacarmi. Mi sono fermato in tempo ma non prima di salire sul palco ("vai Lucas canta!!") e con una chitarra elettrica distorta cantare "Caruso" di Dalla. Un risultato tristissimo, quasi mi linciano. Poi un amico loro mi invita per il giorno dopo a vedere la partita Cile-Bolivia e dico di sì.
La mattina, dopo quattro ore di sonno (sono tornato alle 4), e ripensando a quanto era ubriaco quello, decido di prendere il bus e andare a Santiago.

San Pedro de Atacama, 9 Aprile 2004
Tappa non prevista in quanto un po' fuori dalla mia "ruta", ma su suggerimento del grande Massimo di Milano (già presentato su questi schermi in Bali 2002) e di un tipo che ad Antofagasta mi ha portato al mercato del pesce, ho deciso di affrontare l'ira del deserto e piazzarmi in questa "Gringo Town" per un paio di notti.
"Energia positiva" diceva il suddetto Max ed energia positiva c'è stata.
Pueblito di terra e polvere invaso dai cani tanto quanto Santiago dai collegiali in uniforme, impietosamente castigato da un sole perenne, San Pedro è sulla via della Mcdonaldizzazione in quanto il personaggio locale più comune ormai è il backpacker in cerca di orizzonti polverosi e natura selvaggia, mentre il vero locale apre ristoranti "tipici" a prezzi doppi.
C'è tutto e vale la pena di vederlo, basta un attimo di tolleranza verso il prossimo che in fin dei conti, come te vorrebbe essere solo davanti allo spettacolo, ma che, come te, non lo è, anche per colpa tua.
Quindi salta sul pullmino che ti porta alle 4 di mattina (sacrilegio della religione "m'arzo quando me sveglio" nata in Cina nel secolo 21) verso i geyser a 4000 metri; scendi e scatta qualche foto a meno 10 gradi nel mezzo del cratere del vulcano, bagnati con tedeschi, francesi e inglesi, quando il sole è già spuntato, nell'acqua termale risultante dall'incontro di ghiacciaio in scioglimento e acqua del geyser maggiore, risalta sul pullmino e visita un pueblito di 8 abitanti nel mezzo della cordigliera con tanto di lama parcheggiato in parte alla casa, per poi ritornare a mezzogiorno sul tuo letto di ostello e riprendere il filo del discorso col mondo dei sogni.
Poi verso il tramonto vai verso l'uscita del paesino e arriva alle soglie di Mordor, dove vedi i lampi di Sauron, dall'altra parte della cordigliera lontana, e la signora del baretto per camionisti ti dice che li vede sempre quei lampi, ma qui non piove mai. Ma tu sai che il Male sta operando e manca poco all'invasione della Terra Media anche se preferisci non dirglielo alla povera signora del baretto per camionisti.
E mentre parli ecco che proprio dalla strada di Mordor si avvicina Frodo che in realtà è lo svedese dell'ostello che è andato a fare foto.
Ritorna con lui all'ostello mentre ti racconta che Joe Tempest degli Europe è sul lastrico per colpa di un manager disonesto e gira Stoccolma con la chitarra cercando locali dove suonare.
Poi all'ostello siediti nel patio centrale come il ragno in mezzo alla ragnatela e parla con due inglesi, un tedesco e poi un'israeliana che ha appena conosciuto un Italiano che gira sempre con la chitarra e dice che ne vede pochi di Italiani che viaggiano chiedendomi perché. Le tiro fuori la mia teoria basata su parecchi punti quali barriere linguistiche, mammismo indomito ("figghio, figghio...'ndo vai all'estero che so' cattivi"), problemi economici ecc .ecc. ma mi rendo conto che in realtà non regge molto e il mistero resta insoluto (vedi l'"Ode all'Italiano Viaggiatore" più sotto).
Poi arriva un'americana, mai vista prima, che chiede se ho già mangiato che lei tra un po' va. Ho già mangiato ma chiamo il Frodo svedese e ci si va a bere una birra mentre lei mangia. Una bella serata di chiacchiere parlando di film e poi a letto.
Io rientro nel mio dormitorio dove non mi hanno messo nessuno (nell'altro sono in cinque!), forse perché gli avevo detto che ho un portatile, e dormo.
La mattina, mentre faccio le valigie, bussano, entra il capo e mi presenta la gemella di Jennifer Lopez:
- "va compartir", (ndt: compartirà la stanza) mi dice.
- "ok, yo me voy en una hora" (me ne vado tra un'ora)
- "ok"
Entra Jennifer e comincia a parlarmi, peruviana ingegnera 23enne in vacanza, dopo venti minuti mi dice che quando vado in Perù dalle sue parti mi ospita a casa sua. Mi sembra di essere in Polonia nel '91, quando la gente era più umana e ti ospitava senza farti prima la scansione del dna.
Prendo lo zaino e mi incammino verso il bus, tra la polvere che ormai fa parte di me, i cani sdraiati all'ombra e il sole impietoso che perennemente castiga.
La mia ombra scivola lungo i muri di fango secco, l'energia positiva è invisibile ma presente. Il bus mi porta via, accendo il computer e, in mezzo al deserto, scrivo, cosa? Quello che avete appena letto.

ODE ALL'ITALIANO VIAGGIATORE
(Prima Poesia Round The World)
"O figlio di Etruria, Roma e Venezia
nella tue vene scorre il sangue di Marco Polo, Cristoforo Colombo e PaoloTripMaitTrop,
ma le tue gambe restano ove trovansi,
il tuo sguardo dalla finestra non esce,
i tuoi sogni al di là delle Maldive due settimane ad agosto non arrivano
Che successe nella tua lunga storia?
che annacquò il sentimento d'avventura
nei tuoi antenati denso come il sangue?
Non vedi che manchi solo tu
al banchetto dei viaggiatori
che si godono questo mondo
meraviglioso e ospitale?
Dove sei?
Tutti ti chiamano e si domandano
"dov'è l'Italiano?"
io rispondere non so più
aiutami tu,
rompi le catene invisibili
che ti tengono prigioniero
e vieni a fare la tua parte
a dare il tuo colore
la tua simpatia
a cucinare dei bucatini per gl'inglesi
a farti una risata con i francesi
a giocare una partita con i brasiliani
vieni, ti si aspetta, è arrivato il momento
e poi, non sai che l'euro che ti ha reso povero in patria
ma ricco fuori?
Italiano viaggiatore, dove minchia sei?"
Scusate, 400 pagine di poesia di Neruda e una la dovevo scrivere anch'io.

Il seguito del diario nella terza parte, con l'esperienza di Luca in Perù.

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