Siamo partiti alla volta del Messico con tanta curiosità e un po’ di timore: personalmente non mi sentivo totalmente sicuro ad affittare un’auto e girare autonomamente, ma l’incoraggiamento di alcune persone tra cui mia moglie e anche la fidata agenzia turistica mi ha convinto a tentare. In giro su internet avevo letto di tante persone che suggerivano di andare tranquillamente perché si trattava di una passeggiata. Io amo molto viaggiare e vedere posti belli e straordinari, ma la troppa avventura in paesi così diversi dal nostro mi intimorisce un po’. Sono dell’idea che un viaggio vada sentito a pelle e che non esista una vacanza che calzi a pennello per tutti. Se un viaggiatore parte con l’ansia di cosa potrebbe succedere non potrà godersi appieno l’avventura che sta per intraprendere ed io ho impiegato qualche giorno in territorio messicano per sciogliere il ghiaccio.
Prima di entrare nel dettaglio del viaggio vorrei tracciare un quadro generale: la vacanza è andata benissimo fino all’ultimo giorno, in cui un brutto avvenimento ha macchiato inevitabilmente un bel viaggio, lasciandomi un po’ di amaro in bocca. Nel mio diario cercherò di dare maggiore rilevanza agli aspetti tecnici ed economici, non perché siano i più importanti (anzi), ma perché sul cosa visitare all’interno di ogni sito archeologico lo si può leggere in milioni di altri siti e libri, mentre spesso sono proprio i dettagli più insignificanti sui quali è difficile reperire informazioni. Segnalerò anche qualche appunto per i fotografi perché mi piace fotografare e filmare e darò qualche consiglio opinabile in base alle mie personali esperienze.
Ad ogni modo andiamo con ordine: siamo partiti dall’Italia con un percorso in testa ben delineato, tutti gli alberghi affittati e la macchina già prenotata. Con noi avevamo 3 guide cartacee, tra cui la migliore è stata indubbiamente quella della Lonely Planet (Yucatan), i migliori 15€ investiti di recente, indispensabile in molte circostanze. Consiglio a tutti di acquistarla prima di partire per questa parte del Messico. Abbiamo anche speso 39€ per acquistare le mappe del TomTom messicane ed installarle sul nostro TomTom europeo; non è che sia stato un grande acquisto, molte strade non le conosceva e i numeri civici delle città non sapeva cosa fossero. In qualche frangente ci è servito, ma non puntate solo sul navigatore per muovervi.
Il nostro itinerario prevedeva l’attraversamento di 5 stati: partendo da Cancun nel Quintana-Roo ci siamo spostati verso Valladolid, Chichen Itza e lo Yucatan con Merida. Da qui tappa a Uxmal, discesa verso il Campeche, poi attraversamento di una piccolissima sezione del Tabasco per arrivare in Chiapas a visitare Palenque. Poi ritorno verso la costa est e salita fino alla riviera Maya dove abbiamo trascorso la seconda settimana.
In quasi tutti gli alberghi avevamo solo la colazione prenotata (ad esclusione della seconda settimana sulla riviera maya in cui avevamo l’All inclusive). Nella prima settimana a pranzo mangiavamo in viaggio frutta o cose comprate nei supermercati mentre la sera quasi sempre mangiavamo nel ristorante dell’albergo per non avventurarci in notturna alla cieca, tolto in un paio di occasioni in cui siamo usciti. In generale comunque la riviera Maya è molto più cara e molto più affollata del resto del Messico. Mangiare a Cancun o in Riviera Maya costa almeno il doppio rispetto al resto del paese.Partiamo col viaggio: siamo partiti il 29 maggio 2012 dall’Italia e dopo il noiosissimo volo da Milano Malpensa siamo arrivati all’aereoporto di Cancun. Evitate di cambiare i soldi in aereoporto: è il posto di cambio più caro in assoluto che abbiamo trovato in tutta la vacanza. Da qui siamo usciti dall’aereoporto per cercare il Rent a Car Alamo. Un burlone messicano ci ha detto che il rent a car si trovava a 5 km da lì e che la navetta Alamo passava ogni ora. Dopo un attimo di sconforto, divertito ci ha confessato che era uno scherzo e che si trovava a 3 minuti a piedi, indicandoci la direzione.
Arrivati alla Alamo hanno subito cercato di intortarci con la storia del pieno di gasolio aggiuntivo: se spendi 32 dollari puoi riportargli la macchina a secco, altrimenti devi riportargliela con la stessa quantità di benzina che ti hanno lasciato loro. Avevo già letto da altri di questo sistema che è solo un modo per spillare i soldi: innanzitutto il serbatoio non sempre te lo lasciano pieno (a noi l’hanno dato a 6/8), poi difficilmente riuscirai a ridare vuoto il serbatoio a fine vacanza e quindi loro ci guadagnano sulla benzina che tu gli lascerai nel serbatoio al momento della consegna; inoltre la benzina costa veramente poco (circa 10 pesos al litro, ovvero 0,60€ mal contati) quindi con 32 dollari si fa tranquillamente un pieno e ne avanzano ancora. E poi Cancun è piena di benzinai, diversamente da altre parti del Messico.
Quindi rifiutata l’offerta a più riprese (perché insistono per un po’ di tempo) siamo partiti con la macchina alla ricerca del nostro hotel in Cancun. L’hotel si trovava nella Zona Hotelera, 20 e oltre chilometri di una strada piena di hotel bellissimi. Noi ci siamo arrivati al tramonto e devo dire che vedere tutti questi albergoni illuminati con ancora il sole dietro è stato molto suggestivo. Sembrava una piccola Las Vegas su una striscia di terra che si affaccia sul mare. Il nostro albergo in realtà non era un granché, ma d’altra parte l’avevamo anche pagato poco.
Giunti in hotel, abbiamo sistemato le valigie e siamo partiti alla ricerca di due cose: un posto di cambio soldi e un supermercato. Il posto di cambio lo abbiamo trovato con una certa facilità seguendo le indicazioni di un assistente del Rent a Car cui avevamo chiesto preventivamente informazioni. Siamo così riusciti a cambiare gli euro a 16.90$ (pesos). Vicino al posto di cambio abbiamo trovato per pura fortuna anche il supermercato, il Chedraui, che scopriremo poi essere una grande catena di supermercati messicana che troveremo in seguito in tanti altri posti. Qui dentro abbiamo comprato un po’ di Agua purificada ad un prezzo alquanto ragionevole (18$ per 4 bottiglie da 1 litro, quindi circa 0,25€ a bottiglia), due yoghurt, qualche frutto con buccia e un paio di merendine. Non penso di dover ricordare io che non bisogna bere l’acqua del rubinetto o mangiare cibi non cotti o lavati con acqua di lavandino se si vuole evitare di fare del bagno il miglior compagno di viaggio. A questo punto siamo tornati in hotel e siamo andati a dormire.
Il fuso orario ci ha risvegliato ben presto il mattino seguente. Allora abbiamo fatto colazione e siamo partiti alla volta di Isla Mujeres. Abbiamo lasciato la macchina nel parcheggio a pagamento di Port Juarez, a pochi km da Cancun. Non è dei più economici ma non ricordo in dettaglio quanto costa. Da qui abbiamo preso il traghetto per Isla Mujeres arrivandoci in una ventina di minuti. Isla Mujeres a mio avviso è una tappa che può essere anche tralasciata. È carina, ma nulla di geniale. Se avete pochi giorni bypassatela a priori. L’isola è molto stretta e mediamente lunga (penso 7-8 km). Dal punto in cui ti lascia il traghetto puoi visitare a piedi il centro urbano e le belle spiagge a nord, la più bella è Playa Norte. Affittando le bici o i golf kart si può andare nella parte sud e così abbiamo fatto: abbiamo affittato 2 bici da un tizio che consigliava la guida e siamo andati fino all’estremità opposta dell’isola. L’unica tappa degna di nota è stata quella a TortuGranja, un posto in cui tengono delle tartarughe per poi rilasciarle in mare. Attenzione perché non è uno zoo, è un posto in cui si cerca di salvaguardare la specie: con i tanti predatori le tartarughe piccole sono sempre decimate. Loro le prendono, le fanno crescere un po’ in cattività e poi le rilasciano, o almeno è questo che abbiamo capito.
Le altre attrazioni dell’isola sono abbastanza mediocri o scarse.
Alla sera siamo tornati in albergo, e siamo andati a mangiare in un locale messicano molto grazioso per poi tornare a dormire in hotel.
Il giorno seguente siamo partiti per Valladolid. Eravamo indecisi se percorrere l’autostrada o la strada normale, ma per sicurezza abbiamo scelto di prendere l’unico pezzo di autostrada esistente di quella parte del Messico. L’autostrada è abbastanza bella e semideserta e, dato il prezzo non irrisorio che ha, abbiamo presto capito anche il perché. All’uscita dall’autostrada un posto di blocco ferma per dei controlli tutte le macchine di turisti che vede, ma noi eravamo la terza consecutiva e quindi ci hanno lasciato andare perché ne avevano già due da perquisire. L’impressione che ho avuto fin da subito e che mi è stata confermata nei giorni seguenti è che il Messico non ha una grande attenzione per il turista: abbiamo notato a più riprese che la stessa polizia ferma molto più volentieri gli stranieri dei messicani, non capendo a mio avviso che in questo modo infastidiscono solo il turista, comunque…
Arrivati a Valladolid abbiamo faticato un po’ per trovare la nostra tappa successiva, il Cenote Dzitnup e abbiamo dovuto chiedere informazioni a più persone prima di trovare qualcuno che sapesse di cosa stavamo parlando. Il cenote che prende questo nome in realtà è un comprensorio composto da due cenotes i cui nomi francamente non li ricordo. Arrivati nel parcheggio principale entriamo nella struttura e iniziamo a pagare l’ingresso per uno dei due cenotes, quello che si trova nella struttura opposta a quella in cui si fanno i biglietti (in pratica quello sulla sinistra arrivando dalla strada principale). Scegliamo di partire da lì perché nel parcheggio una coppia di americani ci ha detto di averli provati entrambi e di aver trovato quello nettamente migliore. L’ingresso costa pochi pesos, circa l’equivalente di 3€ a testa. Nella struttura si aggiravano un sacco di bambinetti e ragazzini che ci stavano appresso per cercare di darci qualche informazione in cambio di una mancia, il genere di situazione che trovo un po’ seccante, comunque questo è il loro mondo e bisogna adattarsi.
Tornando al luogo, nei giorni successivi abbiamo visto anche altri Cenotes, ma nessuno mi ha restituito il fascino di questo: il cenote Dzitnup si trova in una caverna piena di pipistrelli con un solo buco sulla parete alta da cui penetra un bel fascio di luce. Non preoccupatevi per i pipistrelli, si fanno altamente i fatti loro. La caverna è veramente suggestiva, ma un fascino maggiore lo ha dato il fatto di essere solo noi e un’altra coppia in questo posto. È una tappa a mio avviso irrinunciabile per chi ha l’occasione di passare da quelle parti. Abbiamo fatto un bagno nel quasi silenzio di quel posto meraviglioso; stando fermi qualche secondo i pesci venivano a toccarci le gambe.
Apro una parentesi tecnica riguardo ad un dubbio che avevo io e che quindi potrebbero avere anche altri: la macchina fotografica la porto o mi conviene lasciarla in macchina per pericolo di furto´ Secondo me potete portarla come ho fatto anche io: premesso che non ci sono armadietti né posti custoditi, in realtà si può rischiare perché questo cenote è grosso ma non enorme, è circolare e in qualsiasi punto voi nuotiate avrete sempre a vista le gradinate di roccia adibite a lasciare i vestiti e gli effetti personali. Se ancora arrivate al mattino presto o medio presto, non c’è quasi nessuno, quindi se qualcuno si avvicinasse alla vostra roba lo notereste subito. Se invece una volta arrivati nel parcheggio vedete decine di macchine valutate sul momento. Secondo me è fattibile portarla senza troppi rischi furto, ma questa è stata una mia impressione per quello specifico contesto.
Usciti dal cenote, abbiamo mangiato qualche barretta e della frutta per pranzo che avevamo comprato al supermercato e ci siamo diretti verso il sito archeologico di EkBalam. Il sito è bello, un po’ difficile arrivarci perché non è così ben segnalato, ma comunque è valido. L’ingresso ha prezzi abbastanza accessibili e tendenzialmente c’è poca gente.
Apro una parentesi sui biglietti di ingresso ai siti archeologici: in tutti i siti maya, si pagano due biglietti: uno di ingresso e un altro che è tipo una tassa sui beni culturali del Messico o qualcosa del genere (tassa che peraltro pagano solo i turisti stranieri). La cosa buffa però è che i messicani non sono in grado di fare un unico biglietto cumulativo e di dividersi i soldi in seguito, quindi occorre ogni volta fare la coda in due casse diverse per pagare l’una e l’altra parte del biglietto. Bah… Misteri del Messico.
Comunque il sito di Ekbalam può meritare di essere visitato, non è stratosferico ma grazioso, la scalinata della piramide è alta e stretta ed ha il vantaggio di essere visitata da poche persone, quindi potrete ritagliarvi qualche angolo di fotografia suggestivi senza orde di persone dietro. Comunque state tranquilli: la strada per arrivarci è sicura, non abbiamo trovato niente di strano e anche all’interno del sito e nel parcheggio non abbiamo avuto alcuna sensazione di pericolo o timore di alcun genere.
Alla sera siamo andati a dormire a Valladolid in un albergo fantastico; spendo due parole per questo albergo perché è stato veramente bello soprattutto per il contesto: premetto che noi non siamo tipi da Hotel 5 stelle, ma neanche gente da campeggio o da “Impara a vivere come la gente del posto”; diciamo che non ricerchiamo il lusso sfrenato ma ci piace stare nella dignitosa decenza dei nostri canoni europei quando possibile. Quindi quel giorno stavamo girando tra le case sgarrupate di Valladolid iniziando a temere di dover dormire in una catapecchia lercia quando all’improvviso ci spunta il nostro EcoHotel bellissimo, lussuosissimo e inaspettatamente fuori contesto. Anche all’interno era spettacolare, c’era internet in reception, la stanza era curatissima e anche il ristorante dove abbiamo mangiato cena era ottimo ed economicissimo (abbiamo mangiato in due con meno di 10€).
Il giorno seguente siamo partiti per Chichen-Itzà. Che dire… Il posto è fascinoso e famosissimo, la piramide di Chichén-Itzà è una delle 7 meraviglie del mondo moderno ed è in effetti molto suggestiva. Ovunque leggiate lo troverete scritto ma lo ripeto anch’io: cercate di arrivare presto, soprattutto se volete fare foto, perché verso le 11 arrivano ondate di turisti in pullman dalla riviera maya (e parliamo di decine e decine di pullman) che riempiono il sito e rovinano l’atmosfera. Il sito a mio parere è bello ma non eccezionale: non fosse per il fiore all’occhiello della straordinaria piramide a mio avviso sarebbe mediocre. Poi c’è il problema che all’interno del sito è pieno di bancarelle, caso raro se non unico tra tutti i siti che ho visto e in questo modo la magia del posto viene un po’ rovinata. L’altro lato della medaglia è che in tutta la vacanza questo è stato il posto migliore per acquistare souvenir. I costi degli stessi souvenir in riviera maya o a Cancun è esponenzialmente più elevato: per intenderci qui ho comprato a 10 pesos una piramidina in miniatura che a Tulum o a Playa del Carmen mi vendevano mediamente dai 50 agli 80 pesos! E anche per tutte le altre cose vale la stessa storia. Se il vostro viaggio comprenderà altre tappe più a Sud come San Cristobal forse il discorso cambia, ma se il posto più a sud che visiterete sarà Palenque, come è stato per noi, comprate a Chichen Itza tutti i souvenir di cui avete bisogno, perché altrove non li troverete o li troverete a prezzo maggiorato. Attenzione perché parlo di souvenir, non di oggetti tipici del posto tipo amache, tessuti o cappelli. Per quello ci sono altri posti migliori. Quindi il consiglio per Chichen Itza è: arrivate presto, visitate e fotografate fin verso le 11, poi quando arrivano i turisti buttatevi nell’acquisto dei souvenir.
Il pomeriggio siamo poi ripartiti verso Merida. Sulla strada pensavamo di fermarci al monastero di Izamal, ma abbiamo perso l’imbocco della strada e non essendone così motivati abbiamo deciso di non fare inversione e di tirare dritto.
Siamo arrivati a Merida a metà pomeriggio ed abbiamo visitato un po’ il centro giusto perché era ancora presto, non perché ci interessasse particolarmente. La piazza centrale non è male, ma l’impressione è quella di stare in una mediocre città europea. Noi eravamo lì per vedere cose al di fuori del nostro mondo, le piramidi, i cenote, il mare caraibico; delle città ci interessava ben poco, per quanto fossero città coloniali. A mio avviso basta restare in Italia per vedere decisamente di meglio, ma ovviamente questo è un mio pensiero discutibilissimo.
Sulla piazza centrale di Merida troverete qualche persona che parla bene italiano e che vi intorterà un po’ nel raccontarvi cosa visitare a Merida. La tecnica è questa: queste persone fanno finta di camminare nella vostra stessa direzione e di essere di corsa, con qualche scusa si mettono a parlare con voi esibendo un italiano fluente. Allora si fermano un attimo e vi iniziano a parlare. A noi in 20 minuti ci hanno fermato due persone dicendoci le stesse cose, quindi o è stata una coincidenza, oppure come abbiamo sospettato c’è un gruppo ben organizzato che si muove sulla piazza. Detta così però può sembrare l’inizio di una truffa, ma in realtà è brava gente; state pure ad ascoltarli, almeno vi illustreranno due cose della città e vi farà piacere sentire una voce italiana, o almeno per noi è stato così dopo tanti giorni di “solitudine di coppia”. Se abbiamo ben capito, il fine di questa gente, dopo qualche minuto di spiegazione non è quello di chiedere mance, bensì di convincervi ad andare nel negozio “Mundo Maya”, un negozio vicino alla piazza tirato avanti da un centinaio di famiglie maya in cui producono oggetti del posto fatti a mano come le famose amache e altre cose. Poi che siano veramente prodotti a mano non lo so, questo è ciò che ci hanno raccontato. Per curiosità siamo andati a fare un giro in quel negozio che in effetti ci ha fatto una buona impressione sulla bontà dei prodotti, ma poi noi in città cosa ce ne faremmo di un’amaca´ Quindi alla fine siamo usciti senza comprare niente.
Il mattino seguente siamo partiti alla volta di Uxmal. Ecco! Uxmal è proprio il mio sito maya ideale: bei monumenti su alcuni dei quali si può anche salire, poca gente perché fuori dalle rotte turistiche, nessun stressante venditore ambulante all’interno del sito, ecc… Per chi decidesse di dare un taglio più incentrato sul nord della penisola dello Yucatan, Uxmal a mio parere è il meglio che si possa trovare. Palenque per molti versi è ancora migliore, ma è anche tanto più a sud e più fuori mano. Ad Uxmal mi sono ritagliato degli angoli bellissimi per fare forse le foto più belle della vacanza.
Il pomeriggio abbiamo poi preso la strada che da Uxmal porta a Campeche. Una strada lentissima che non scorreva proprio, limiti di velocità bassi, centri città ogni 5 km, segnaletiche che sparivano nel nulla. Abbiamo impiegato un sacco di tempo a fare pochi chilometri. La città di Campeche l’abbiamo vista solo di striscio in macchina, ma non ci è sembrata un granché. La sera nel mediocre albergo c’eravamo solo noi su 120 camere. Pazzesco…
Il mattino seguente abbiamo preso la via verso Palenque. La strada che collega Campeche al Chiapas è graziosa, ricorda in parte la Camargue francese. Nel primo pomeriggio eravamo già giunti in albergo a Palenque, e ora´ Abbiamo passato il pomeriggio in albergo a fare niente. Volendo era possibile fare qualche gita ad esempio alle vicine cascate di Agua Azul, ma un po’ di racconti sul Chiapas e sulla gente che si mette in mezzo alla strada, tira delle corde e ti infastidisce per farsi comprare della roba ci ha un po’ demotivati e così siamo rimasti in albergo.
La mattina successiva siamo partiti per visitare Palenque. Il nostro albergo si trovava in Palenque città, a pochi chilometri dal sito archeologico e in pochi minuti siamo giunti al sito. Occorre prima pagare una tassa di ingresso nella zona (che è considerato tipo un parco naturale), poi una volta parcheggiata la macchina si entra nel sito archeologico pagando il classico biglietto di ingresso, ma anche qui non parliamo di cifre molto alte. La cosa enormemente sproporzionata a mio avviso è il costo delle guide turistiche in loco, sulle quali è bene spendere qualche parola: una volta giunti nel parcheggio, siamo stati assaliti da gente che voleva le cose più disparate: chi voleva venderci delle bibite, chi voleva farci da guida, chi voleva dei soldi per tenerci d’occhio la macchina. Confesso che ho lasciato l’automobile con un minimo di timore, c’erano parecchie facce losche che si aggiravano in quel parcheggio, ma probabilmente è stata più una mia interpretazione che un dato di fatto. Tra tutti quelli che si avvicinavano, abbiamo dato credibilità ad una guida ufficiale con tanto di tesserino che ci ha spiegato i due tipi di gite che vengono proposte: la gita nella giungla (per vedere le rovine nascoste così come le hanno trovate gli esploratori) e la gita tra i resti riportati alla luce. La cosa folle è che la guida richiede dei prezzi assurdi se paragonato a quello che è il costo della vita da loro, addirittura sarebbe carissimo anche da noi. Per le due gite della durata totale di circa 2.30/3 ore chiedeva qualcosa come 150€, pazzia pura! Alla fine della fiera, contrattando un bel po’ abbiamo chiuso per 1.30h per la sola gita nella parte della giungla a circa 40€, comunque una cifra molto alta, ma non siamo riusciti a scendere al di sotto, mentre l’altra parte ce la siamo fatta da soli. Quindi secondo me l’ideale sarebbe adescare qualche turista italiano in albergo la sera prima e proporre di dividere il costo della guida il giorno seguente.
Posso dire che la zona delle rovine svelate la si può visitare autonomamente anche se una guida turistica ovviamente fornirebbe informazioni aggiuntive che diversamente non si hanno. La gita nella giungla invece è sconsigliata senza una guida, perché il rischio di perdersi c’è e non va sottovalutato. Per chi fosse indeciso sul prendere o meno una guida, c’è anche l’opzione di entrare per conto proprio e una volta dentro aspettare di essere avvicinati da una delle guide non ufficiali che propongono le stesse gite a prezzi un po’ inferiori, ne abbiamo viste alcune che parlavano italiano anche discretamente. Prima di entrare nel sito valutate bene di avere acqua a sufficienza, perché all’interno non c’è nessuno che la vende.
In generale comunque il sito di Palenque è suggestivo, immerso nella foresta e con pochi turisti. Davvero un bel sito e diverso dagli altri soprattutto per l’ambientazione. Quel che è certo è che è molto fuori rotta rispetto a quelli dell’alta penisola dello Yucatan. Sostanzialmente la sola tappa di Palenque ci ha portato via 3 giorni: uno per scendere, uno di visita e uno a risalire. Una volta giunti lì avremmo dovuto visitare un po’ il Chiapas e andare magari fino a San Cristobal, ma essendo solo in due non ce la siamo sentiti di farlo per via dei tanti racconti sul terribile Chiapas.
La sera della visita abbiamo dormito nello stesso albergo del giorno precedente, abbiamo acquistato qualcosa al Chedraui, fatto rifornimento carburante al Pemex e poi siamo andati a dormire dopo aver cenato.
Il giorno successivo è stato indubbiamente il più noioso della vacanza: 780 km di viaggio, tutti rigorosamente non su autostrade (perché in quella zona non ne esistono) per un totale di circa 10 ore e mezza per raggiungere il nostro albergo ad Akumal, vicino a Tulum nel quale saremmo rimasti fino al termine della nostra vacanza, quindi per 6 giorni. Siamo arrivati in albergo, il Grand Oasis Tulum, verso le 18.00, giusto il tempo di sistemarci nelle camere, dare una fugace occhiata alla piscina ed andare a mangiare.
Da qui è iniziata la nostra vacanza più soft, la vacanza-mare. In realtà nei giorni seguenti abbiamo ancora fatto numerose gite in cui andavamo e tornavamo nel corso della giornata. Adesso parlerò un po’ di queste gite senza andare in ordine cronologico.
* Gita a Cobà e Gran Cenote: siamo partiti dall’albergo al mattino e siamo arrivati a Cobà verso le 10.30. Il sito è affollatissimo e abbastanza scadente. L’unica cosa degna di nota è la piramide sgangherata con la lunga scalinata percorribile, ma tra tutti i siti archeologici visitati ci è sembrato indubbiamente il peggiore. Appena entrati nel sito, una marea di affittabici ci sono venuti incontro per convincerci ad affittare le bici o a farci portare da loro con le bici-taxi, perché a loro dire “la strada per la piramide è molto lunga”. In realtà la strada è percorribilissima, saranno un paio di chilometri quasi tutti all’ombra degli alberi e si arriva in una ventina di minuti. Sulla via del ritorno da Cobà ci siamo fermati al Grand Cenote. Devo dire che è stato carino, ma c’era molta più gente e poi essendo comunque in parte anche scoperto e non tutto in caverna, non mi ha restituito le impressioni suggestive che mi aveva dato il Dzitnup. Comunque vale la pena fermarsi, il costo di ingresso è anche ragionevole (l’equivalente di circa 5€ mi sembra). Ecco, diversamente dal cenote Dzitnup, qui se portate una macchina fotografica costosa o cose di valore, conviene che qualcuno a turno si sacrifichi a stare fuori dall’acqua e a tenerle d’occhio perché c’è molta più gente ed è difficile tenere tutto a vista.
* Gita a Tulum e Playa Maya: quel giorno abbiamo unito la gita al sito archeologico di Tulum a qualche ora di mare caraibico in una delle bellissime spiagge bianche di Tulum. Il sito di Tulum è oggettivamente bello, non tanto per l’architettura quanto per la location a picco sul mare. Il problema è che si ha l’impressione di essere al mercato: un sacco di persone in ogni angolo del sito rendono difficoltoso riuscire ad apprezzare al meglio il posto. Alla marea di turisti che si spostano con i mezzi pubblici dai loro alberghi verso questo sito, si aggiungono anche i vari parchi a tema tipo Xplor, Xcaret, Xelha, Xeccetera che organizzano anche gite qui a Tulum. Ad ogni modo, vale la pena visitarlo, se possibile meglio svegliandosi un po’ prima al mattino. Playa Maya invece è una delle tante belle spiagge di Tulum. Il problema è che non ci sono molte palme, quindi se si patisce il troppo sole bisogna fare attenzione all’ora in cui ci si reca.
* Gita snorkeling ad Akumal: questa è stata una bellissima gita. A pochi chilometri dal nostro albergo, siamo andati sulla spiaggia libera di Akumal (siamo usciti dalla superstrada della riviera Maya quando abbiamo letto “Akumal”). Arrivati alle porte del piccolo centro di Akumal abbiamo lasciato l’auto nel parcheggio gratuito e ci siamo diretti verso la spiaggia. Abbiamo deciso di affittare a 30€ l’attrezzatura da snorkeling (comprensiva di maschere graduate per la miopia) più un’ora con una guida al bellissimo Akumal Dive Center, in cui tra l’altro ci lavora anche un’italiana esportata in Messico qualche anno fa. La guida ci ha portato a vedere le tartarughe giganti (fiore all’occhiello di Akumal) sul fondo del mare a pochi metri dalla riva e la vicina barriera corallina. Abbiamo visto una razza, tante tartarughe e tanti pesci. L’attrezzatura da snorkeling inoltre l’abbiamo potuta tenere per tutto il giorno, anche dopo l’ora di visita. Non è obbligatorio prendere la guida perché girando un po’ si possono trovare le tartarughe anche autonomamente. Però la guida ovviamente ha più occhio per queste cose, quindi in un’ora ci ha fatto vedere un sacco di cose che nel pomeriggio girando autonomamente in lungo e in largo non siamo più stati in grado di ritrovare. L’affitto della sola attrezzatura invece costa 8€.
* Gita al Cenote Cristalino: sempre sulla riviera maya c’è il cenote cristalino, qualche chilometro dopo Akumal in direzione Playa del Carmen. Non è geniale quel posto, ma di base non sarebbe malissimo, perché ci sono le mangrovie tra le quali è possibile nuotare. Il problema è che c’è un sacco di gente ed ho avuto un po’ l’impressione che fosse usato anche dai messicani come piscina comunale perché c’erano dai neonati ai ragazzi che facevano i tuffi alle famiglie in gita… Insomma, non mi è piaciuto molto. Idem come il Grand Cenote, attenzione agli oggetti di valore.
Nel complesso comunque la zona di Akumal è molto bella e sono stato contento di averla scelta per la seconda settimana di vacanza: è comoda per molti posti, spiagge bellissime, compresa quella dell’albergo, movimentata ma non affollata come quelle di Playa del Carmen. La consiglio caldamente per chi fosse indeciso sul dove soggiornare nella riviera maya e non metta la vita notturna al primo posto della sua vacanza.
E così siamo giunti all’ultimo giorno e al fattaccio che avevo menzionato all’inizio del racconto. Alle ore 12.00 dovevamo lasciare la camera dell’albergo, mentre alle ore 00.35 avevamo il volo di rientro. Quindi ci restavano 12 ore e 30 di tempo per percorrere 2 ore di macchina, restituire l’auto e attendere in aereoporto. Quindi a mezzogiorno come da programma abbiamo caricato tutti i bagagli nel cofano dell’auto ed abbiamo preso la via verso Cancun.
Per far passare un po’ il tempo, sulla via che collega Akumal a Cancun abbiamo deciso di fare tappa nella famosissima Playa del Carmen, posto per il quale il nostro interesse era sotto lo zero. Abbiamo girato un po’ in città ringraziando la nostra acutezza nel non aver prenotato l’albergo in un posto così tanto turistico da far venire la nausea.
Poco fuori Playa del Carmen abbiamo visto un centro commerciale, Maya Center, dentro al quale ci siamo fermati una mezzoretta per beneficiare un po’ dell’aria condizionata e per comprare due yoghurt nel reparto frigo. Poi con calma abbiamo ripreso la via verso Cancun. Arrivati all’aereoporto abbiamo restituito la macchina al Rent a car Alamo, ma quando si è trattato di prendere i bagagli, inaspettatamente non siamo riusciti ad aprire il cofano. Allora abbiamo tirato giù i sedili posteriori ed abbiamo estratto le valigie da lì. Tirando fuori tutto però ci siamo accorti che mancava la borsa della macchina fotografica contenente la reflex+obiettivo+batteria di riserva+videocamera fullHD+batteria di riserva. Oltre al danno economico non indifferente (chi come me possiede una fotocamera reflex conosce molto bene i costi), mi hanno portato via anche le foto della seconda settimana (salvo alcune fatte col cellulare) e i filmati di entrambe le settimane. Fortunatamente la prima settimana avevo cambiato la scheda di memoria (prima di Palenque) e messa altrove, quindi quella l’ho salvata. È stato un torto grandissimo che mi ha lasciato veramente dell’amaro in bocca. Ricostruendo minuziosamente l’accaduto abbiamo capito che nel momento in cui abbiamo lasciato la macchina al maya center, ci hanno aperto il cofano e sottratto la borsa. Infatti la serratura del cofano risultava forzata, anche se a prima vista questa cosa non l’avevamo notata. Abbiamo deciso allora di andare alla polizia turistica di Cancun per sporgere denuncia, ma in realtà ci è stato subito comunicato che questa operazione sarebbe servita a poco, dal momento che non sarebbero neanche andati a cercarla. Consapevoli di ciò abbiamo ugualmente voluto sporgere denuncia per poter rivalerci un minimo sull’assicurazione in Italia.
Quindi con tanta amarezza siamo tornati in aereoporto e abbiamo preso l’aereo per l’Italia.
Dovendo fare un bilancio della vacanza, nel complesso è andata bene. Personalmente il Messico mi è piaciuto molto, penso sia uno di quei posti che coniuga bene una vacanza mare/bagno (mar dei Caraibi e cenotes sono entrambi eccezionali) e una vacanza di visita ed esplorazione (templi Maya e città coloniali).
Per quel che riguarda la gente invece i messicani nel complesso non mi hanno fatto un’ottima impressione, o meglio non tutti. Per carità, la gente è mediamente abbastanza cordiale, però una serie di cose mi hanno infastidito: innanzitutto la Polizia non ha una politica di interesse verso il turista, non so bene quali problemi abbiano, ma il fatto di essere perquisiti all’ingresso di ogni città grossa o ministato mi sembra un’esagerazione. E per perquisiti intendo che aprono tutte le valigie, frugano nelle varie borse di biancheria intima ed effetti personali, in ogni scomparto della macchina, ecc… Poi alla fine ti lasciano andare, per carità, ma ho trovato il trattamento abbastanza fastidioso e poco intelligente per una nazione che avrebbe le potenzialità per fare del turismo la sua arma migliore.
Altra cosa che non mi è piaciuta è il fatto che quasi tutti tentano di fregarti, anche e soprattutto gente che lavora per enti parastatali o comunque importanti: l’addetta del casello autostradale ha sbagliato a darci il resto, ovviamente a suo vantaggio, la signora della banca di Cancun, nel cambiare il denaro ci stava dando 200 pesos in meno e non perché si fosse accidentalmente sbagliata. Per continuare c’è il ladro che ci ha aperto la macchina. Attenzione poi ai benzinai, soprattutto nella riviera Maya, quelli sono i peggiori: fortunatamente avevamo già letto sulla guida come evitare le truffe e infatti hanno provato a farci uno scherzetto esattamente con le modalità descritte sulla guida e che adesso vado a spiegare per evitare ad altri di essere raggirati. I tipi di truffa sono due: il primo è che non azzerano il contatore prima di rifornirvi di benzina, questo a noi non è mai capitato; il secondo è che nel momento in cui pagate, prendono i soldi che gli date, poi con un abile gioco di mani, si girano un attimo di spalle come per andare via e poi si rigirano mostrandovi una banconota diversa e di taglio più basso rispetto a quella che voi gli avete dato. Ad esempio noi dovevamo pagare 215 pesos e volevamo dargliene 220 per lasciare la mancia (cosa che non meriterebbero ma è l’usanza). A questo punto, io e mia moglie che eravamo già scesi dalla macchina appena arrivati per tenerli d’occhio, estraiamo un biglietto da 200 pesos (grigio) e uno da 20 (blu), li sfogliamo bene, li guardiamo in due e glieli diamo al tizio ben aperti per far capire che siamo sicuri di cosa gli diamo. Nonostante ciò, come da manuale il tipo prende i soldi, si gira come per andarsene poi si riferma subito e ci dice che non siamo a posto, ci indica il contatore che segnala 215 e ci fa vedere che lui in mano ha due banconote da 20 per un totale di 40 pesos. In pratica ha sostituito la banconota da 200 con quella da 20 e voleva farci credere che ci fossimo sbagliati noi. Al che gli ho detto di pedalare in un italiano che non avrà sicuramente capito e me ne sono andato. Ovviamente non ha opposto resistenza, era consapevole di averci provato senza successo, ma se non avessi letto la guida probabilmente ci sarei cascato anch’io, anche perché pagare il benzinaio è un gesto che si fa in automatico senza pensare che di là ci sia qualcuno pronto a truffarti. Se uno volesse essere cattivo, o forse giusto, bisognerebbe andare alla polizia turistica a denunciarli, ma probabilmente si otterrebbe poco anche lì. Una cosa che invece non mi è capitata è la storia della polizia che ti ferma per estorcerti denaro inventandosi delle multe inesistenti. È anche vero che noi non abbiamo mai sgarrato sui limiti di velocità e sulle manovre azzardate, però da quel punto di vista nessuno ci ha infastidito.
Per non far di tutta l’erba un fascio, una nota di merito va ai messicani della Alamo, che vista la situazione dopo il furto, sono stati molto gentili, hanno chiamato per noi la polizia e ci hanno portato a spese loro alla polizia turistica di Cancun a 15km dal rent a car, aspettandoci per mezzora fuori e riportandoci indietro. C’è da dire che loro sono stati veramente gentili dal punto di vista umano anche se in quel momento ero in una fase di rabbia verso il Messico intero.
Comunque il viaggio in Messico è stato bellissimo, un posto che merita sicuramente di essere visitato con le dovute precauzioni.