La Normandia, la Francia che incanta

Da questo itinerario mancano volutamente Mont Saint Michel che era stato accorpato al nostro viaggio in Bretagna del 2002 e le spiagge dello sbarco viste di passaggio prima e dopo essere stati nel west country inglese nel 2004 imbarcandoci a Cherbourg dopo una sosta a Bayeux.
Questa volta più che tracciare un itinerario - le distanze sono abbastanza contenute - ho stabilito tre "basi" da cui effettuare piccoli spostamenti suddividendo equamente i dieci giorni a disposizione.
La prima era situata tra Lisieux e Caen, la seconda nei pressi di Honfleur, la terza vicino Rouen. In tutti e tre i casi si tratta di chambres d'hôtes in campagna.La narrazione ha inizio dal giorno in cui si chiude il mio precedente diario su Parigi.
La mattina del 7 agosto, preparati i bagagli, lasciata la famiglia ad accogliere il collaboratore di Vladimir (il nostro padrone di casa) incaricato di effettuare il check-out, mi dirigo col métro verso la Gare Montparnasse. Devo dire che l'indirizzo "hall Pasteur" - senza numero - riportato dalla prenotazione di enoleggioauto risultò piuttosto vaga, proprio come temevo dai riscontri ottenuti a casa su google map. Infatti incontro una coppia romana che mi assicura essere lì da un bel po' a vagare da un capo all'altro di Boulevard Pasteur. Alla fine, unite le nostre forze, scopriamo l'arcano e accediamo in un vasto ambiente della stazione, su un livello diverso da quello dei treni, organizzato come un aeroporto con i box dei vari rent-a-car. Le nostre prenotazioni sono per Europcar. Giunto il mio turno, faccio con le rimostranze del caso perché l'addetta del desk vuole affidarmi una Renault Clio break, mentre io ho prenotato una Ford Focus SW, lei insiste dicendomi che appartengono allo stesso gruppo e che in ogni caso è l'unica vettura disponibile!
Alla fine mi arrendo e mi concentro sulle istruzioni per raggiungere il garage! L'auto è fiammante, monto il navigatore e in breve sono in Rue Guénégaud dove i miei mi stanno aspettando già con i trolley in fila sul marciapiede. Devo ricredermi sulla capacità del baule della Clio, perché magicamente riusciamo a caricare tutto.
Il percorso suggerito dal navigatore ci regala altre vedute di Parigi, come la riproduzione della Statua della Libertà, mentre scorriamo sulla via veloce del lungosenna. Passiamo ai piedi di alcune torri della Défense, poi l'immensa banlieu e l'autostrada.
Dopo meno di 100km usciamo dall'autostrada. Siamo diretti a GIVERNY. Essendo già abbastanza tardi pranziamo all'Auberge du Vieux Moulin, che s'incontra quasi subito nel paese di Porcheville. La casa ed il giardino del grande pittore Claude Monet sono, se possibile, al di sopra delle aspettative. Se già incanta la cour normande, il jardin d'eau d'ispirazione giapponese stordisce e rende euforici per tanta bellezza. La giornata è di quelle con cielo bianchigginoso e luce piatta, ma i colori dei fiori, la varietà del verde e delle essenze vegetali sono tali da far passare in secondo piano qualunque condizione atmosferica. Inoltre anche la casa ha il suo fascino, non una dimora patrizia, ma una normale casa borghese di campagna dell'Ottocento, arricchita del mobilio originale come dell'autentica cucina in muratura con le sue suppellettili, impreziosita dall'incredibile collezione di stampe giapponesi del suo proprietario. A parte, l'ampio e alto ambiente dove Monet dipingeva le tele di grandi dimensioni (le famose ninfee) ospita il bookshop ed un assortito insieme di merchandising di tutto quanto abbia a che fare col "brand" impressionismo e con l'arte dei giardini.
Dopo la visita di Giverny, riprendiamo l'autostrada (che continua per ROUEN) e poi ne usciamo nei pressi di LISIEUX, nel dipartimento del CALVADOS, per arrivare nella località di SAINT CRESPIN, nel comune di LE MESNIL MAUGER cuore del PAYS D'AUGE. Qui si trova La Thillaye, una fattoria familiare composta da tre edifici in "pans de bois" vecchi più di tre secoli, attorniati dal verde, di cui avete visto qualcosa nella pagina precedente.
Siamo molto soddisfatti della scelta, c’installiamo nel nostro alloggio, un cottage tra fitti arbusti d’ortensie, che era in passato il "pressoir" dove il nonno di William produceva il sidro. A proposito, William è il titolare che, con la moglie Ginette conduce con garbo e dedizione l'impresa familiare. Hanno perfino realizzato una piccola area wellness nell’ex stalla e non manca neanche una piscina. Senza rendercene conto - c'è sempre tanta luce - si è fatta ora di cena e Ginette, rammaricata di non poterci prenotare un ristorante, per via dell'orario, ci riserva un tavolo alla Crêperie du Jardin nel vicino paese di Cambremer.
Siamo all'interno della Route du cidre, un collaudato itinerario turistico-culturale.
La giornata successiva è molto intensa; seguiamo l'anello automobilistico proposto, il paesaggio è molto vario, boschi, campi coltivati, meleti si alternano, punteggiati da grandi fattorie, cavalli e mucche. E' un susseguirsi di villaggi e minuscoli borghi rurali, tutti caratterizzati dall'architettura a "pans de bois", ovviamente numerose sono le occasioni per degustare il sidro, declinato in tutte le sue varietà, cui qui si dedica un culto pari a quello del vino in altre regioni francesi. Facciamo la prima sosta a CRÈVECŒUR per visitare il castello, ma non solo! Il nostro passaggio per Crèvecœur non è stato casuale. Dalla prima alla seconda domenica d'agosto, l'area del castello vede lo svolgimento de Les Médiévales ed una serie di animazioni con personaggi in costume riporta indietro nel tempo, alla vita di corte e alle varie attività che nel XV secolo potevano svolgersi nelle pertinenze del castello. Molto carino e ben fatto!
La seconda parte della mattinata la trascorriamo a BEUVRON-EN-AUGE, il villaggio più rappresentativo del circondario. Abbiamo la fortuna di imbatterci nella fiera-mercato antiquaria all'aperto che vivacizza ulteriormente il fiorito e simpatico centro.
Completata la visita, facciamo un pranzo degno di nota al Pavé d’Auge.
La mattina del 9 agosto, mentre i miei indugiano nel concedersi i piaceri di una “relaxation” tra la sauna e il piscinotto de La Thillaye, io inforco una delle biciclette a disposizione e faccio una passeggiata tra prati e boschi fino al villaggio di SAINT-CRESPIN. Al mio ritorno ci imbarchiamo sulla Clio e ci dirigiamo a SAINT-PIERRE-DES-DIVES, dove ammiriamo il suo “Champ de Foire”, grande “halle” di mercato, capolavoro di carpenteria.
Il pomeriggio, dopo essere transitati per FALAISE ed aver ammirato dall'esterno il castello di Guglielmo il Conquistatore lo dedichiamo a CAEN. A Caen ci rechiamo subito sulla spianata del castello che offre una bella vista sulla città.
Ridiscendendo percorriamo la principale strada pedonale, è domenica pomeriggio ed i negozi sono chiusi, ma è ugualmente piacevole o, forse proprio per questo più agevole, scorgere alcuni angoli pittoreschi come la casa più antica (peraltro Caen ha sofferto di pesanti bombardamenti durante la II guerra mondiale);
Concludiamo la giornata con un'ottima cena al P'tit Normand, nel villaggio di Cambremer, non lontano da casa.
Il 10 agosto lasciamo La Thillaye; non ci allontaneremo molto dal cuore verde del Pays d'Auge, pur avvicinandoci al mare. Approfittiamo del trasferimento di poche decine di km, da fare in tutta rilassatezza, per una visita del piccolo ma incantevole CHÂTEAU DE SAINT-GERMAIN-DE-LIVET.
Ci fermiamo poi per il pranzo nel piccolissimo villaggio di PIERREFITTE presso l'Auberge des deux tonneaux, delizioso ristorante ospitato da un'antica costruzione col tetto di paglia - chaumière - doverosamente segnalato dalla Michelin.
La base che ho scelto per proseguire la nostra esplorazione della Normandia, non ci delude. Si tratta de La ferme chevalier e l'avevo adocchiata da molto tempo su di un numero speciale di Dove. Questa fattoria- chambres d'hôtes regala le migliori sensazioni della campagna normanna - tanto spazio e cavalli al pascolo compresi - vantando al tempo stesso una distanza di soli 5 km dal centro di HONFLEUR molto convenienti per passare le serate nella cittadina marinara senza preoccuparsi del rientro.
L'11 agosto, giorno di Santa Chiara, mia figlia, per festeggiare il suo onomastico, ha per tradizione il diritto di scegliere come trascorrere la giornata. Ci ritroviamo così, per un bel po' di tempo, nel Parc zoologique cerza vicino LISIEUX. Per fortuna le ore di luce sono tante e così abbiamo la possibilità, con un breve percorso automobilistico, di ammirare le architetture Belle Epoque di DEAUVILLE e di passeggiare sulla sua lunga, immensa spiaggia, ancora indorata dal sole. Infine ci godiamo il calar della sera sul Vieux Bassin di Honfleur.
Il 12 agosto attraversiamo il Pont de Normandie e dal Calvados sconfiniamo nella SEINE MARITIME. La meta d'alto valore paesaggistico è costituita dalle falesie d’Etretat. Purtroppo la giornata non è delle migliori!
Aspettando che il cielo si apra un po', ci concediamo un lauto pranzo nel ristorante del golf club, in cima alla collina con vista mozzafiato. Trionfo di crostacei e conchiglie, atmosfera ovattata e servizio impeccabile al Dormy House.
Ridiscendendo in paese ho le mie difficoltà a trovare parcheggio, in questi casi l'esperienza e la stoica pazienza che siamo costretti a mettere in campo in Italia aiutano!
Visto il meteo non propizio, rinunciamo a percorrere il sentiero alto, tuttavia facciamo il percorso completo sulla spiaggia di sassi, dal paese alla falaise d'Amont. Da lì possiamo abbracciare con lo sguardo anche la falaise d'Aval con l'Arche e l'Aiguille.
Ritornando attraversiamo LE HAVRE che, complice il tempo, ci appare più grigia di quanto non sia probabilmente in realtà, ma in ogni caso più simile ad una realizzazione urbanistica degna di memorie staliniane che a tutte le altre città normanne. In effetti la città portuale venne rasa al suolo e ricostruita nel dopoguerra secondo i canoni di un'architettura "razionale" non particolarmente brillante. Ci rincuora tornare a Honfleur e rivederla sotto una luce migliore!
Il 13, dopo la solita ricca, allegra e conviviale colazione alla Ferme, ci dedichiamo alle scoperte culturali cella città di Honfleur. Un solo biglietto consente la visita dei quattro musei municipali: il Musée Boudin, il Musée d’Ethnographie, il Musée de la Marine, la Maison Satie.
Il museo Boudin presenta una ricca collezione di bauli, armadi, abiti, cuffie, incisioni e quadri che evocano la vita quotidiana in Normandia nel XVIII e XIX sec. Vi sono esposte numerose opere di artisti del XX sec. che hanno lavorato in questa regione (Dufy, Villon, Friesz) e, ovviamente, le tele di Eugène Boudin e dei pittori di St-Siméon: Monet, Jongkind, Courbet. Per inciso Boudin - artista poco conosciuto - fu colui che spinse il giovane Monet, che trascorreva le estati sulla costa normanna, a sperimentare la pittura “en plein air”.
Primo museo d'etnografia in provincia con il museo Arlaten di Arles, fondato nel 1896, il museo d'etnografia Vieux-Honfleur, è installato nella vecchia prigione del Vicomté di Roncheville ed in una casa borghese del XVI secolo. Nove sale, ricostituite come interni normanni, propongono agli ospiti un viaggio nel tempo alla scoperta delle arti e tradizioni popolari: il negozio del merciaio, la sala delle cuffie e dei costumi, la bottega del tessitore del XVIII secolo, la sala della memoria storica dedicata alle personalità honfleuraises, l'interno della casa di un borghese, la camera della giovane donna, la zona della tipografia del XVIII secolo e infine, la sala del marinaio.
È nella più vecchia chiesa di Honfleur, la chiesa Saint-Etienne (XIV secolo) situata sul vecchio bacino, che è installato il museo della marina dal 1976. Gli oggetti, modelli, incisioni, piani, ritratti, tabelle e documenti esposti - frutta di numerosi regali ed eredità - illustrano i vari aspetti della vita della gente di mare e della società honfleuraise nel XVIII e XIX secolo. La visita si svolge secondo quindici temi e 23 vetrine che presentano la pesca di lunga durata, le costruzioni navali, il commercio, l'artigianato popolare legato al mare o anche, l'evoluzione topografica del porto e della città, ecc.
Infine il più particolare, contrariamente a quanto farebbe supporre il nome "maison" Satie, pur essendo stata abitata dal musicista, non è la solita casa ricca di oggetti e arredi personali. Si tratta invece di un allestimento originale ed innovativo, che si serve di suoni, luci, supporti audiovisivi e documenti che concorrono a far vivere un'esperienza sensoriale e non solo intellettiva per evocare la vita e l'opera del celebre musicista. Un percorso audioguidato conduce il visitatore attraverso una serie di quadri che rappresentano momenti della vita dell'artista, con musiche e commenti ispirati alle sue opere.
Dopo aver concluso queste visite, ci dedichiamo ad un più disimpegnato "struscio" attorno al Vieux Bassin e nelle stradine pedonali. Ceniamo all'aperto nel ristorante Le Bouchon godendo della vista del clocher di Sainte-Catherine.
Il 14 agosto, con dispiacere, lasciamo la ferme chevalier. La giornata è bella, prima di dirigerci verso Rouen, decidiamo di deviare verso le spiagge di TROUVILLE e concederci un bagno. Riesco a posteggiare la Clio in zona blu, con tutti i bagagli nel baule, in una strada ben in vista a pochi isolati dal mare. Dopo aver assaggiato le acque della Manica, l’ora è quella giusta per profittare del ristorante della Plage Galatée, proprio sulla sabbia. La scelta dei frutti di mare è sconfinata, incorro in un equivoco – ingannato dal termine inglese chissà perché utilizzato nella lista – ordino delle “Clams”, pensando ad un sautée di vongole veraci, invece arrivano delle enormi bivalve mai viste, un po’ callose in verità. Ricordiamocene: le vongoline francesi sono le “palourdes”!
Ci mettiamo in viaggio. L’intenzione è quella di percorrere le strade dipartimentali che attraversano il parco naturale regionale di BROTONNE prima di arrivare alla meta. Nel paesaggio rurale più profondo rintracciamo due delle curiosità più rappresentative del “museo diffuso” noto come ÉCOMUSÉE DE LA BASSE SEINE: i due tassi secolari a LA HAYE-DE-ROUTOT - i loro tronchi sono di così grande diametro da contenere due cappelle al loro interno - e il mulino a vento del XII secolo di HAUVILLE. Lasciandoci alle spalle infiniti campi di mais, arriviamo nel villaggio di BOOS dove si trova la terza delle nostre chambres d'hôtes: Les chaumes. L’amenità del luogo, il tetto in paglia (è una vera chaumière, infatti!) la profusione di fiori e l’autenticità delle travi “à colombaie”, fanno perdonare la ruvidezza della padrona di casa che ci colpisce forse proprio perché la raffrontiamo all’affabilità e amabilità delle due precedenti. Comunque la posizione è proprio conveniente, siamo ancora una volta in campagna e allo stesso tempo ad un tiro di schioppo dalla capitale normanna. Nel tardo pomeriggio facciamo così la prima conoscenza di Rouen: l’ultimo tratto di strada, lievemente in discesa, dopo una curva, dischiude a sorpresa una vista incantevole sulla città, la luce del tramonto fa brillare la Senna. E’ la chiesa di SAINT-OUEN il monumento che ci presenta la città. Appagati della giornata, ci saziamo con un’onesta pizza al Sole Mio.
Il giorno di ferragosto, dopo colazione, ci avviamo in direzione sud verso LES ANDELYS. La località domina la valle della Senna e la vecchia strada che collega Parigi a Rouen. Su uno sperone di roccia si ergono le rovine del CHÂTEAU-GAILLARD, una fortezza medievale in posizione dominante su una delle zone più belle attraversate dalla Senna. L’ultimo tratto della salita al castello si compie a piedi con un comodo sentiero - non più di dieci minuti - giunti in cima si gode una vista mozzafiato! Le boucles del fiume scorrono attraverso alte falesie gessose, ai cui piedi si scorgono le due parti in cui è diviso il villaggio. Posta su una falesia, con le diciassette torri, le mura spesse otto piedi, le tre cerchie successive di mura di difesa a protezione del mastio, la fortezza era praticamente inespugnabile. Oggi rimangono pochi elementi di quest’edificio voluto da Riccardo Cuor di Leone: delle cinque torri che lo difendevano, è rimasta solo la più alta, quella che fu attaccata dai soldati di Filippo Augusto; si notano le casematte scavate nella roccia e destinate a conservare le riserve di cibo per la guarnigione. All'interno delle mura del forte (attraversare la passerella che ha sostituito il ponte levatoio dell'ingresso principale), si può ammirare il torrione (donjon) di 8 m di diametro, comprendente cinque piani collegati da scale in legno. Natura e paesaggio s’intrecciano dando vita ad un paesaggio tra i più rappresentativi di questa parte della Francia. Dopo esserci aggirati in libertà tra queste pietre piene di fascino ed aver fatto numerosi scatti fotografici, riguadagniamo l’auto e ci spostiamo in basso, al centro del paese, dove prendiamo un pasto non impegnativo, tra l’altro è già tardi per la cucina, alla brasserie Nicolas Poussin (il pittore secentesco è una gloria locale). Nel pomeriggio, dopo un breve e piacevole tragitto automobilistico, raggiungiamo ROUEN. Trovo facilmente posto nel comodo parking sotterraneo della Place du Vieux Marché, così ci dedichiamo spensieratamente alla “lanerie” lungo il classico itinerario che conduce dalla Rue du Gros Horloge alla cattedrale. La serata è dedicata a due “must”: il primo è la cena al La Couronne, il locale che si fregia del titolo di più antico di Francia (è aperto dal 1345). Se come noi, invogliati da una bella serata estiva, prenderete posto sulla “terrasse”, non mancate però di “visitare” gli interni di questa secolare casa a graticcio; salendo anche al primo piano vi accorgerete che la scala è decorata dalle foto delle innumerevoli personalità del XX secolo che vi hanno fatto tappa. Il secondo appuntamento impedibile è quello con lo spettacolo Sons et Lumières sulla facciata della cattedrale. Non sono un cultore del genere, ma devo ammettere che le proiezioni delle immagini ispirate a Monet su quelle pietre gotiche che egli stesso aveva nella famosa serie smaterializzato e trasformato in pure vibrazioni di luce, mi è apparsa davvero riuscita e spesso in grado di emozionare realmente.
L’indomani di ferragosto percorriamo la D982 (nota anche come “strada delle abbazie”) che si svolge ad ovest lungo il corso della Senna; poco dopo (km15) SAINT-MARTIN-DE-BOSCHERVILLE s’incontra il villaggio di YAINVILLE da dove una deviazione di 3km conduce all’ABBAYE DE JUMIÈGES. Fondata da S. Filiberto nel VII sec., dopo 50 anni ospitava una comunità di 700 monaci e 1500 conversi. La sua gran ricchezza era dovuta alla generosità dei regnanti merovingi e alle decime prelevate su una vasta area. Distrutta dai Vichinghi, l'abbazia fu nuovamente eretta all'inizio dell'XI sec. da una nuova generazione di abati costruttori. La chiesa abbaziale venne consacrata nel 1067, dopo la conquista dell'Inghilterra, dall'arcivescovo di Rouen, alla presenza di Guglielmo il Conquistatore. Durante il XVI secolo subì le devastazioni delle armate protestanti. Gli ultimi monaci si dispersero durante la Rivoluzione francese. Nel 1793, l'abbazia venne messa all'asta e assegnata a un mercante di legname che l'utilizzò come cava, facendo saltare con le mine la torre lucernario della chiesa. L'abbazia di Jumièges - che occupa un sito tranquillo sulla riva destra della Senna - conserva la sala capitolare, la sacrestia, il chiostro, la cantina, i giardini, la chiesa di Saint-Pierre, addirittura di probabile origine carolingia, e il corpo principale della chiesa abbaziale di Notre-Dame, che rimane nella sua imponenza uno dei più alti esempi d’architettura romanica in Normandia, sebbene scoperchiato, anzi è come se l’ampia navata a cielo aperto con la forza della suggestione delle sue mura interrotte, dei suoi pilastri compositi spingenti verso l’azzurro, ci trascinasse più profondamente verso una rarefatta atmosfera spirituale, esattamente quella che si è respirata a Jumièges per tutto il medioevo. Trascorsa la mattinata, facciamo ritorno a Rouen. Lasciamo l’auto nuovamente nel parking sotterraneo della Place du Vieux Marché e, rimandando di poche ore la visita della cattedrale (eessì ancora non ci siamo entrati!) c’incamminiamo verso il Musée des Beaux-Arts. Non mancano i paesaggi di Boudin (che abbiamo conosciuto a Honfleur), né un Portale della cattedrale di Rouen di Monet. Ma il museo, oltre a presentare una panoramica della pittura europea dal medioevo a Modigliani e i fratelli Duchamp, è veramente una delle più prestigiose collezioni pubbliche di Francia che conta diversi capolavori: uno su tutti, una drammatica Flagellazione del Caravaggio. Usciti dal museo percorriamo Rue de l’Ecureuil , dalla Rue Saint-Lô fa capolino la mole candida del Palais de Justice, che con i suoi trafori cuspidati, esili pinnacoli popolati di statue, archetti e doccioni con figure mostruose, è un capolavoro dell’architettura civile gotico fiammeggiante.
La Cathédrale de Notre-Dame ci affascina per la sua imponenza e leggerezza insieme; la visita delle navate e dell’ambulacro richiede più di un’ora pur concentrandosi solo su alcuni elementi artistico-architettonici che qui mi limiterò ad elencare: nella navata di destra, la cappella di Sainte-Catherine, l’unica risparmiata dai bombardamenti; nel transetto destro un commovente Ecce Homo del XIII secolo è all’interno della cappella di Saint-Joseph; Nel deambulatorio, la statua giacente di Rollone, il mitico iniziatore della dinastia normanna (copia moderna) e quella autentica di Riccardo Cuor di Leone, Re d’Inghilterra e Duca di Normandia, contenete il suo cuore; nella navata di sinistra, le vetrate della terza e quarta cappella sono le più antiche, iniziate nel 1200. Si può dire che la visita è da completare all’esterno, dove, dopo esserci soffermati ancora una volta a contemplare la straordinaria “pagina di pietra” della facciata con le due torri, Tour du beurre a destra, Saint-Romain a sinistra, imbocchiamo appunto la Rue Saint-Romain, sul cui lato destro si apre la Corte dei Librai in fondo alla quale è da vedere la duecentesca Porta dei Librai arricchita da sculture e da un rilievo nel timpano (Giudizio Universale). Ma la Rue Saint-Romain è anche una delle più suggestive ed un dei brani meglio conservati della città antica, con case a graticcio dei secoli dal XV al XVII. In un tardo pomeriggio ancora soleggiato è piacevolissima la passeggiata che conduce alla piazzetta della chiesa gotico fiammeggiante di Saint-Maclou. Occorre, però spingersi oltre, fino al n. 186 di Rue Martainville per accedere al singolarissimo Aître Saint-Maclou. Si tratta di un cortile con quattro ali a graticcio su pilastri lignei e sebbene sia reso leggiadro da due ippocastani e da un romantico pozzo, le macabre decorazioni con teschi, falci e tibie ricordano implacabilmente la sua funzione di ossario a gallerie durante il secolo della peste. Ripassando attraverso quel portone è come se, dal 1530, fossimo tornati di botto nel 2009. Tornando sulla Rue Martainville raggiungiamo una brasserie alsaziana che avevo adocchiato poco prima, La Walsheim, un’ottima cena per chiudere il viaggio in Normandia. Domani ci aspetta un aereo ad Orly

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