La Giordania di Diana - Parte seconda

Petra e Wadi Rum, gli spettacoli memorabili di uno fra i più spettacolari siti che un viaggiatore possa visitare!

Da non perdere

PETRA, UN TESORO, OLTRE AL TESORO
PETRA, 1 gennaio 2011
Non riesco ad immaginare un modo migliore per iniziare l'anno se non la visita di Petra. La sveglia alle 6.00 è dura, perchè vorrei stare nel calduccio delle coperte ancora un pò, ma la curiosità vince sulla mia pigrizia e in un batti baleno sono vestita, pronta per la colazione giordana. A buffet: uova sode, pomodori, cetrioli, formaggini, pane, burro, marmellata, hummus (davvero?!), te e caffè. Ci riempiamo bene la pancia come al solito e partiamo a piedi per raggiungere il sito. L'escursione termica in questo periodo dell'anno è notevole. Sto bene sono con pile e giacca a vento, ma quando esce il sole rimango anche a maniche corte. La mattina presto è freddo e a passo spedito raggiungiamo la parte bassa di Wadi musa e l'ingresso del sito, che apre alle 6.00. Il costo del biglietto è di 50 jd per un giorno, 55 jd per due giorni e 60 jd per tre giornate. 72 euro per tre giorni, che è soluzione che scegliamo. Mi spiace per chi vede Petra in una sola giornata, per me non basta proprio a farsi un'idea. Per noi ogni giorno è stato una sorpresa e tre gg sono stati il minimo, grazie a chi mi ha consigliata!
Di Petra mi è difficile parlare perchè è incredibile ed è più di quel che immaginavo. L'immagine del Tesoro dopo il film di Indiana Jones è l'idea generale del sito, invece Petra è molto di più. Il Tesoro è solo la bella facciata di un luogo tutto da scoprire. Solo l'ingresso varrebbe il viaggio! Entriamo da un cancello all'altezza di un maneggio di cavalli, che portano i turisti dall'entrata all'inzio del Siq.
A Petra persino l'area d'entrata è interessante. Si inziano a vedere le costruzioni dei nabatei tra le piccole rocce ai lati della strada di ciottoli che si percorre. Ci sono quelli che vengono chiamati i Blocchi di Ginn o Tombe Torri. Tre monumenti massicci che potrebbero essere tombe o qualcosa dedicato alla divinità nabatea Dushara.
La prima bellezza che si vede proseguendo è la Tomba degli Obelischi con il Triclinio di Bab as-Siq. Non si può entrare ma lo si può ammirare solo dall'esterno. Si può però salire al Luogo Alto di al-Madras, una volta centro di culto nabateo e come at-Tunub. Posti che mi sembrano abbastanza snobbati mentre i turisti camminano in fretta verso il Siq, più celebre e scenico.
Prima dell'inizio del Siq c'era una diga che fu realizzata I secolo d.C. nella parte destra per evitare le inondazioni durante il periodo delle piogge. I Nabatei, il popolo che costruì Petra, aveva grandi abilità commerciali. Gestivano una rete di commercio importante tra il sud e il nord della Penisola Araba. Ma i Nabatei furono geniali nel costruire canali nella roccia atti a raccogliere l'acqua. E cosa importante non solo a raccoglierla, ma anche nel distribuirla su un terreno caratterizzato da forti dislivelli. Crearono sbarramenti, cisterne a cielo apertoe e sotterranee. In un luogo desertico era certo di massima importanza. Laboriosi oltre che molto intelligenti questi Nabatei! La ricchezza di Petra fu proprio l'acqua, chi si trovava sulla rotta faceva sosta qui.
Ora siamo finalmente davanti all'ingresso del famoso Siq, in arabo Bab al-Siq che iniziava con un arco monumentale etrusco, di cui oggi vedo solo piccole tracce della volta sul fianco della montagna. Non vedevo l'ora di arrivarci. Camminando per questa incredibile gole si intravedono delle piccole edicole religiose. Il letto del siq che calpestiamo ora è fatto di terra, alcuni tratti di cemento e solo in alcuni punti affiorano le pietre consumate di una Strada Romana. Ai lati delle rocce, in basso, sono ancora scolpiti per gran parte del tragitto dei canali per la raccolta del'acqua. Camminiamo lentamente in questo crepaccio di 1,2 km con rocce alte fino a 200 metri. Siq in arabo significa gola ed iniziamo a percorrerlo con il naso all'insù, mentre nella penombra mattutina la luce filtra dall'altro. E' un’emozione straordinaria, per la ricchezza dei colori naturali delle pareti rocciose, che svettano sulla gola e che in alcuni tratti si stringono tanto che sembrano sfiorarsi, tanto la strada si fa stretta. Non possiamo che camminare ammirando le mille sfumature della roccia, le sue forme morbide ed articolate. La parete alta verso il cielo con i colori che cambiano con la luce e le ombre. Ora camminiamo in un luogo che 2.000 anni fa era il centro di carovane, viaggiatori, mercanti, spezie, acqua, bellezza e verde. Anche il verde si perchè si coltivavano i cereali, l'orzo e il grano, alberi da frutta e viti. Nel periodo romano si faceva anche il vino! Chissà cosa doveva essere allora, visto che anche oggi mi lascia a bocca aperta ad ogni curva. Costoni di roccia arenaria sinuosi che sembrano irreali con le loro venature rosse e rosa. Non possiamo che essere affascinati e rapiti, mentre camminiamo tra la spaccatura della roccia tra carretti colorati che fanno già avanti e indietro.
Trovarsi davanti al Tesoro, Khazneh, non può che essere emozionante ed unico al mondo. Ancora frastornata dal fascino del Siq e da ogni sua forma, intravedo nella luce violenta che arriva dalla roccia, tratti del Tesoro. Fa capolino dalle pareti, piano piano, per poi mostrarsi in tutto il suo splendore una volta terminato il Siq. Arrivando dal buio canyon, sembra quasi che il Tesoro sia illuminato. Mi sembra ancora incredibile che sia davanti ai miei occhi, nella sua raffinata bellezza rosata. Certamente è unico per la posizione in cui si trova e non riesco ad immaginare qualcosa di più scenico! Capisco perchè è l'immagine più famosa del sito.
Khazneh è il suo nome e l'appellativo di tesoro venne dato solo nel IX secolo dai Beduini che credevano ci fosse un tesoro di un faraone nascosto nell’urna che si trova sulla cima della facciata. Il Tesoro è una tomba scolpita nella roccia, largo 30 metri e alto 43. Lo stile del Tesoro è ellenistico con decori in stile Nabateo. Sulla facciata sono scolpite figure mitologiche e divinità nabatee. In alto belle colonne sono sovrastate da capitelli nabatei. Mentre in basso altre colonne hanno un frontone triangolare che termina con capitelli corinzi. Le decorazioni e le statue del Tesoro sono conservate incredibilmente bene e lasciano intatta la bellezza che doveva avere allora. I colori della roccia che cambiano con la luce sono suggestivi, quanto la bellezza delle decorazioni. Lo trovo straordinariamente bello e delicato, tra luci e ombre, colori e incisioni.
All'interno non si può accedere e c'è solo una grande sala centrale con nicchie laterali e un vano sul fondo. Fino a non molto tempo fa si poteva entrare senza problema, ora è stato chiuso, i polizziotti sorvegliano perchè qualcuno prova a fare il furbo. Per fortuna la mattina arriviamo alle sette e siamo quasi soli ad ammirare questo capolavoro. Anche se durante il giorno tra gente, carretti e cammelli è lo stesso suggestivo.
Quello che mi ha sconvolto è stato scoprire che sotto al Tesoro ci sono altre costruzoni sepolte sotto la terra. La strada era molto più bassa e il tesoro era, per così dire, solo il secondo piano della costruzione. Ora sono in corso i lavori per riportare alla luce le facciate sottostanti, che a prima occhiata non sembrano molto più basse del tesoro. Mi sembra fantastico e strano che non lo abbia mai sentito dire da nessuno. Mi immagino questa scultura imponente e altissima, fantastica!
E' tempo di proseguire e lasciare il Tesoro che vedremo sempre arrivando e lasciando il sito. Andiamo ad esplorare il resto. A destra inzia la Via delle Facciate che conduce al Teatro. Lungo la strada si ammirano ben 44 facciate di tombe nella roccia rossa. Una parte sulla sinistra è purtroppo crollata per fenomenti atmosferici, ma le facciate di tombe che restano sono deliziose con le decorazioni in stile assiro, inconfondibili con il celebre motivo a scale che salgono e che scendono sul tetto. Questa decorazione si chiama zigurat, sette gradini che simboleggiano i sette livelli per raggiungere il più alto paradiso. E già solo per quello che ho visto fin'ora Petra valeva un viaggio intero! Sulla sinistra mi sorprende il bellissimo ed enorme Teatro, ai piedi della necropoli popolare, scavato nella roccia rosso violacea. Costruito sempre dai favolosi Nabatei nel I secolo d.C., quasi si confonde nella roccia in cui è stato scolpito e risulta persino poco visibile. I posti che sembrano moltissimi sono suddivisi in 33 emicicli concentrici.
Proseguendo sulla destra, dopo i bar e le bancarelle si sale verso le Tombe reali. Nel sito di Petra sono oltre cinquecento le tombe ritrovate e le tombe reali sono le più spettacolari. Sono state scolpite e scavate nel massiccio dello jebel al-Khubtha. Belle, alte e imponenti si stagliano con i loro colori rossastri verso il cielo azzurro di questa giornata di gennaio. Le tombe sono enormi ed hanno decorazioni bellissime. Sono una accanto all'altra lungo tutto il tratto della roccia. Anche da lontano sono di grande effetto.
Lasciamo queste stupende tombe nelle quali ci divertiamo ad entrare ed osservare, anche il panorama sulla città. Da qui si vede molto di quella che era la zona centrale di Petra. Una città immensa la cui via centrale fu costruita a seguito della conquista romana nel 106 su una vecchia strada nabatea. Una strada centrale larga 6 metri e fiancheggiata da chiare colonne di arenaria rivestite di marmo.
La strada colonnata partiva dalle Tombe Reali ed arrivava fino al piazzale su cui sorge il Palazzo della Figlia del Faraone. Era il centro della città, ai lati della strada i portici davano accesso alle botteghe. Si affacciavano numerosi ed erano i luoghi dello scambio. Ora occorre un pò di immaginazione, perchè resta poco niente. Mi aiutano i vari cammellieri, asinari, i bambini che ora vendono le cartoline e le poche bancarelle, simbolo del commercio turistico di oggi. Gli scavi non sono terminati, c'è molto altro da riportare alla luce e forse un giorno tornerà a dare l'idea di ciò che fu. Procedendo sotto il sole mattutino passiamo la porta di Traiano, posta a dividere l'area commerciale della città dall'area di culto del Qasr al-Bint. Tre arcate con enormi porte in legno e torri laterali che fu costruita nel II secolo. I fregi con decorazioni floreali e figure armate che la decoravano, sono ancora visibili. Sulla sinistra procedendo si trova quello che era il Tempio Grande, costruito per il culto delle divinità nabatee nel I secolo a.C. Doveva essere proprio bello. Anche se ora è stato solo ricostruito in parte, con i resti disotterrati rende almeno un pochetto l'idea di com'era. Ce ne stiamo un pò a gironzolare mentre un bambino beduino che avrà sei anni si avvicina. Guarda il ragazzo dietro noi e lo chiama con insistenza: japanese, japanese.. che ridere, un bambino che non ha mai visto neppure 100 km più avanti di Petra riconosce un giapponese. Da quel che si narra era la parte più verdeggiante della città. Petra era di grande importanza e fama. Era conosciuta in tutto il mondo per il suo splendore. Questo verde e l'abbondanza d'acqua doveva impressionare tutti i viaggiatori e i mercanti. Figurarsi che impressione me oggi, che ne vedo solo i resti tra la terra arida e rossa battuta dal sole. Chissà che oasi era in passato e che esempio unico di bellezza.
Proseguiamo la nostra camminata con la Chiesa Bizantina che è stata aperta ai visitatori solo da pochi anni. Sono stati ritrovati solo l’abside e i due pavimenti delle navate laterali. Un mosaico molto grande ritrae le stagioni, figure umane, animali e vegetali in tondi dal contorno nero.
Incontriamo i resti del Tempio dei Leoni Alati dedicato a Iside e Osiride, che prende il nome dalle decorazioni dei capitelli delle colonne. Da qui Qasr al-Bint è il Palazzo della Figlia del Faraone. Alto 23 metri era un edificio costruito e non scavato nella roccia. Dopo questo palazzo si trova al Habis, la prigione, proprio dove iniza la salita per la Fortezza Crociata.
Già fin qui lo stupore per Petra è immenso e ad ogni passo la curiosità e il fascino aumenta. C'è sempre da scoprire.
Passato il ristorante che è accanto ad un museo decidiamo di salire al Monastero. Per questa non prendiamo l'asino ma la facciamo con le nostre gambe. La salita per noi poco allenati è bella impegnativa sotto il sole, chissà ad agosto che caldo! Qui si vede che alcune persone ci abitano, fanno fuochi e ci dormono la notte. Diversi i bambini e le donne che soli girano sui muli.
Sulla sinistra, dopo dopo aver iniziato la salita, c'è il Triclinio dei Leoni. L'ingresso in seguito all'erosione ha assunto una forma a goccia. I ragazzini passano con asini carichi di turisti, che chiamano Taxi di Petra. Qualche bancarella per la strada di gradini scavati nella roccia, a volte consumati e un pò sconnessi, altre ben riparati. Solo il bel panorama tra le rocce che si vede dal sentiero vale la fatica. Gli scalini sono più di ottocento ma certo valgono la fatica perchè arrivati in cima la sorpresa è grande. Il Monastero è grandissimo, bello e impressionante. Quarantacinque metri di larghezza per cinquanta di altezza. Era un tempio per fedeli e sacerdoti, ma fu anche una tomba. Le persone che sono davanti da lontano appaiono così piccine. Arrivati sotto mi impressiona a guardarlo dal basso mentre ancora ben convervato si erge verso il cielo. Il monastero si chiama Ad-Dair. La porta di accesso che si apre sulla facciata intagliata nella roccia è alta otto metri. Ci sono incise alcune croci risalenti all’epoca bizantina. Peccato che la grande urna sopra la facciata è stata chiusa dalla polizia turistica, perchè la scalinata a sinistra della facciata intagliata nella roccia era troppo pericolosa. E dopo molti incidenti è stata vietata la salita. Doveva essere pazzesca, avevo visto delle foto ed è incredibile il panorama dall'alto.
Ci concediamo un tè con vista monastero, ci riposiamo un pò e ci abbandoniamo al sole caldo di questa giornata. Dopo aver ripreso lo forze girovaghiamo per alcuni brevi sentieri che postano a diversi punti panoramici fenomenali sul deserto roccioso del Wadi Arab. Una serie di rocce e crepacci suggestivi si susseguono a perdita d'occhio. Anche il Wadi arab è un deserto ma roccioso, piccolo e non attrezzato. Dev'essere molto bello.
Quando scendiamo dal monastero e raggiungiamo di nuovo il Tesoro per uscire dal sito, siamo quasi soli, come stamattina. Ad ogni ora del giorno i colori di Petra cambiano. Ripercorriamo il Siq e usciamo dal sito che il sole è già tramontato. Siamo stanchissimi perchè abbiamo comminato tutto il giorno. Andiamo a cena nel villaggio Wadi musa, nella parte superiore. Facciamo una bella mangiata con i falafel, hummus, tabouch, riso giallo e carne di pecora. I posticini locali sono i migliori, cibo ottimo, prezzi bassi e porzioni abbondanti!
Girando per le poche vie finiamo in un negozio di cellulari che ci fa chiamare a casa
per 0,60 jd al minuto. E finiamo anche dal fornaio che ha dei dolci bellissimi, ma soprattutto buoni. Biscottini colorati a forma di cuore, con cioccolato, pistacchi e molti altri gusti. Ne prendiamo un pò da portarci in giro per Petra, visto che oggi non abbiamo toccato cibo. Non che avessimo fame, ma qualcosa da sgranocchiare ci sta sempre. Giretto e sosta in un bar per un bel cay caldo e si batte in ritirata presto.

PETRA, 2 gennaio 2011

La sveglia è alle 6.00 anche oggi! Colazione a buffet in hotel e si parte nel freddo mattutino per raggiungere l'ingresso del sito. La mattina è piacevolmente silenziosa. Solo i nostri passi e qualche ragazzo con il proprio asino, per le strade ancora deserte del paese.
Ripercorriamo la strada di ghiaia che porta all'inizio del Siq. La camminata tra le rocce di questa gola è sempre emozionante, anche il secondo giorno. Lo percorriamo più lentamente per fissare nella memoria ogni forma, ogni colore e ogni raggio di luce che filtra tra le altre rocce. Ritrovarsi davanti al Tesoro non è ancora un'abitudine ma un piacere. Ci sediamo qualche minuto per guardarlo bene in ogni sua forma e sfumatura. Grazia ed eleganza tra le forme rosee tenui della mattina. Ancora così silenzioso. Piano piano arrivano i cammelli ed i cammellieri che piazzandosi di fronte lo rendono ai miei occhi ancora più suggestivo.
Procediamo per la via che porta alle Tombe osservando con la curiosità del primo giorno le facciate scolpite nelle rocce. Nella parte inferiore si nota che solo parzialmente sono state portate alla luce. I motivi a scale del tetto sono anche vicino al terreno, simbolo che sotto ci sono altre tombe. Porte erose dal tempo sembrano occhi e bocche, che a volte si trovano a filo della strada.
Ci facciamo tentare da un signore con i muli e approfittiamo per fare meno strada. L'uomo dice di abitare nel sito e in effetti le tracce di fuochi e materassi non sono poche nelle zone meno batture. Non immaginavo che ci vivessero ancora! Vogliamo vedere il Tesoro dall'alto. Sappiamo che ci sono due strade. I beduini dicono che una è da evitare e sembra che sia stata proibita di recente. Partiamo con il mulo e percorriamo la strada fino alle tombre reali. Da qui i nostri bravi animali, guidati dal beduino ci portano sulla scalinata che inizia dopo l'ultima tomba e sale sulla montagna. Veniamo lasciati alla fine delle scale e risparmiamo molta fatica. L'esperienza del mulo per me è molto divertente, anche se spesso ho sentito racconti per nulla entusiastici. Sarà che non avevo paura. E' vero che si avvicina agli strapiombi, ma terrà anche lui alla sua pelle!
Una volta in alto già il panorama abbraccia il teatro, le altre tombe e tutto quello che si trova giù. Proseguendo dritto e poi a destra si cammina senza un vero e proprio sentiero, senza indicazioni e all'improvviso vedere il tesoro è una bella sorpresa. Un gatto ci ha seguito tutto il tempo e si è pappato metà del mio spuntino, visto che ogni volta gli davo un pezzo perchè miagolava.
Il tesoro dall'alto è ancor più bello e sembra quasi piccino sulla grande parete di roccia rosso scuro. Non è completamente illuminato perchè si trova nel crepaccio e i giochi di luce ed ombra lo rendono suggestivo. Certo che il panorama qui è molto bello, anche osservando le rocce intorno. A volte quasi mi sembra di vedere volti scolpiti nelle pareti, anche se sarà l'erosione di vento ed acqua a dare queste forme. Dopo essere rimasti un pò in contemplazione riprendiamo la strada e torniamo giù. Una sosta per il tè è sempre gradita così ci fermiamo in un baretto e ritroviamo Lion, il beduino che ci aveva accompagnato a Piccola Petra. Passare il tempo a chiacchierare con lui sulle strade segrete, sulla vita e sui viaggi non può che essere interessante. Riprendiamo il nostro cammino e ci dirigiamo verso il teatro, su una vietta sterrata a destra della scalinata per il Sacrificio che permette di arrivare alla Tomba degli Angeli. E' piccola e senza facciata. Dopo una frana è stato proibito l'ingresso all’interno che contiene le nicchie sepolcrali, ma i colori delle rocce in questo tratto sono tra i più belli. Oggi decidiamo di salire la strada porta al Luogo Alto del Sacrificio.
Al-Madhba è il nome in arabo del luogo alto del Sacrificio. Non ho guardato quanto tempo abbiamo impiegato, ma credo un'oretta a piedi per la salita. Si incontrano molti muli che portano i turisti e poi percorrono la discesa di scalini di corsa e da soli anche, mi fa troppo ridere. Il panorama anche solo nella parte di salita a scalini è davvero bello. Si intravedono pezzi della città dalle rocce rosse ed articolate, che anche qui rivelano tratti molto particolari e con disegni stupendi. Rossi, gialli, arancioni, grigi e violetti si alternano in strisce che sembrano dipinte. Quasi sembra impossibile che siano state create dalla natura. Che invece in certi luoghi è formidabile.
Arriviamo in alto da una stradina stretta e davanti a noi si apre una piazzola dove c'è il ristorante / negozietto. Non siamo arrivati, anche se quasi pensavo di sì, manca poco ma ci concediamo un pò di riposo sulle rocce. Il panorama da qui vale tutto lo sforzo! Si vede tutt'intorno la roccia rossa e nera e le facciate di tombe lontane. Ci riposiamo un mezzoretta girovagando tra le rocce e sostando un pò all'ombra.Saliamo l'ultimo pezzo che porta all’altare sacrificale, sapientemente costruito in un bel punto panoramico e piatto a 1.035 metri. I Nabatei avevano molto occhio, che dire. Ci sono due strade per raggiungerlo. Una volta le due vie erano usate dai pellegrini per salire da una parte e per scendere dall'altra.Non è l'unico luogo alto di Petra. Sicuramente è il più famoso anche se c'erano anche un triclinio, una sala per banchetti, un betilo, un altare e una cisterna.
La parte alta è divisa in due parti. A sud ci sono due obelischi in pietra di sette metri, costruiti per rappresentare le due divinità, Dushara e al-Uzza, adorati dai Nabatei. A nord si trovano le rovine del forte di controllo. Non resta molto del sito originale, solo l’ara sacrificale, ma il panorama sulla città è favoloso. Le persone sono così piccine dall'alto. Da qui sembra che Petra sia ancora una città viva, con tutto quel via vai di persone lungo la via principale. La vista abbraccia le tombe reali, la via colonnata e tutta la parte a sinistra. Una beduina locale ci mostra la punta del monastero Deir che si intravede da qui. Non posso far altro che pensare che in questo sito la bellezza della natura già suggestiva, è stata arricchita dalla sapienza umana. Solo il colore, le forme delle rocce, i canyon e i panorami ne avrebbero fatto un luogo indimenticabile. I Nabatei hanno completato il capolavoro che oggi ammiriamo da quassù mentre il cielo blu è scosso da un bel venticello fresco. Capisco perchè i grandi pensatori di tutti i tempi si isolavano. Non c'è posto migliore per star bene, che quelli come questo. Soli nel silenzio, nel sole e nel vento, non posso che essere in pace con la mia anima e il mondo intero. Stiamo qui a bordo dello stampiombo e mangiucchiamo i dolcetti del fornaio.Un asino con su un ragazzino si mette a fianco a noi e guarda giù dal precipizio, mentre il ragazzo ci dice: vedi anche gli animali vengono qui per osservare il panorama.
Per scendere facciamo l'altra strada che passa da Wadi Farasa e che arriva al Palazzo della Figlia del Faraone. La strada è un pò più lunghina ma meno in pendenza. E' un'alternativa piacevole e meno battuta. Incontriamo sulla strada la fontana del leone. Ora resta visibile un leone scolpito nella roccia che una volta era una fontana con un canale che usciva dalla bocca. E' grande 5 metri per 2,5 e davanti c'era un piccolo altare. In questa zona meno battuta si vedono più persone locali e in lontananza dovrebbero abitare ancora. Gli altri beduini mi dicono che hanno persino internet.
Scendendo si fanno tratti a gradini e tratti di roccia facili fino a scendere nella zona della spaccatura dove ci sono diverse tombe. La tomba del triclinium, quella del soldato romano, la tomba del frontone rotto, la tomba rinascimentale e il tempio del giardino. Una volta un colonnato univa la tomba del soldato al tempio del giardino, dove si tenevano i banchetti annuali in onore del defunto che era sepolto nella tomba del soldato romano. In quest'area ho l'impressione che ogni cosa sia una piccola scoperta, forse perchè è l'unica parte in cui siamo soli.
Sembra che gli scavi non siano per nulla finiti. Chissà quanti resti sono ancora sotto terra. Proseguendo verso destra passiamo da una parete di roccia ricca di facciate di tombe, molto belle e colorate anche se molto erose dal tempo. In questa zona ci sono anche molti resti di quelle che erano le case di Petra. In alcune ci sono materassi e resti di fuochi accesi di recente.
Incontriamo un beduino con mamma cammello e un cucciolo di due giorni. Sono di una tenerezza!! Lui non si regge sulle zampette, si lamenta mentre la mamma si avvicina con la testa, gli fa un pò di coccole e sembra dargli anche i baci. Con loro un cammello di un anno che si avvicina curioso e sembra volermi mangiare la chioma. La mamma anche se è tranquilla è molto protettiva, i dromedari sono animali bellissimi e dolci! Un altro tesoro di Petra sono i papiri scritti in greco che nel 1994 furono recuperati carbonizzati dal sito della chiesa bizantina. Ben 152 rotoli di documenti molto sottili, quasi impossibile da srotolare. Sono il più grande ritrovamento antico di materiale scritto in Giordania. Le date riportate sui papiri vanno dal 537 al 559 d.C.
Ho letto che c'è anche la Tomba di Aronne, Jabal Harun, che richiede una camminata di otto ore e un biglietto a parte, ma non ho scoperto di più.
Anche per oggi abbiamo camminato abbastanza e quando torniamo davanti al tesoro è già tramontato il sole e siamo tra gli ultimi. Il Siq in solitudine è sempre magico e la strada, ora che siamo stanchi, sembra più lunga di quel che ricordassi.
E' già buio e freddo, visto che il sole è scomparso dietro le montagne di Petra. Ci facciamo accompagnare da un taxi in un altro ristorantino locale di Wadi Musa. Scegliamo tra le pietanze all'interno e la cena è sempre buona, anche se meno di ieri. Passiamo ancora dal fornaio per prendere qualche dolcetto e un pò di pane, prima di rientrare in hotel per una doccia e una bella dormita

PETRA E I SENTIERI DEI NABATEI, 3 gennaio 2011
Anche se ero tentata dalla pazzia di alzarmi alle 5.00 per arrivare alle 6.00 al sito, appena aperto, rimango sotto il calduccio delle coperte e aspetto come al solito che suoni la sveglia alle 6.00, orario più umano anche se duro per me. Solo l'entusiamo e la voglia che ho ancora di scoprire Petra mi danno la forza per lasciare questo tepore e vestirmi. La colazione per me è ormai il mio adorabile hummus con pane e formaggio, accompagnato da tè caldo.
Usciamo veloci e il passo è ormai allenato. Siamo all'ingresso del sito, dopo il cancello percorriamo la strada di sassolini fino all'ingresso del Siq che quasi per l'ultima volta, come mi dispiace! Ero già affezionata. Ringrazio il momento in cui ho deciso di dedicarci 3 giorni! E' il posto più spettacolare che abbia mai visto.
Oggi anche se Alessio è preoccupato, perchè teme che possa essere una giornata ripetitiva, ma io sono carica e convinta che molto altro ci aspetta. Ci soffermiamo sul Tempio dei leoni alati del 27 a.C., che era dedicato alla dea della fertilità Atargatis, sposa di Dushara. Abbiamo esplorato la chiesa. Ora è in fase un lavoro di recupero e restauro. Sicuramente ho apprezzato i pavimenti a mosaico bizantino, favolosi.
Nel sito di Petra ci sono anche due musei, quello archeologico e quello nabateo.
Appena apre, andiamo a visitare il museo Nabateo, aperto solo nel 1994. Si trova accanto al ristorante, prima dell'inizio della salita al monastero. Contiene una raccolta di manufatti, lampade, statuette di bronzo, statuette in terracotta, ceramiche e monete, un capitello con la testa di un elefante. Di pregio sono soprattutto le ceramiche, tra le più sottili del mondo. Scopro che i Nabatei parlavano in aramaico, la lingua biblica.Abbiamo colto l'occasione per comprare un libro su Petra ed i soldi iracheni vecchi con Saddam raffigurato. Il Museo archeologico di Petra è invece quello in un antica grotta nabatea sul pendio di al-Habis. E' aperto dal 1963, ma ora era chiuso per restauro. Tutta la zona sotto questo museo era in fase di lavoro.
Torniamo al bar di Lion per bere del te e mangiare i biscottini del fornaio. Ci suggerisce tra le varie camminate, quella che dal Sacrificio alto ci porta a vedere il tesoro, dalla parte opposta rispetto a quella che abbiamo visto prima. In realtà non si vede il Tesoro, ma la piazza e il Siq visto che è scolpito nella roccia su cui ci troveremo. Saremo sopra al Tesoro!
Partiamo per un'altra scarpinata. Facciamo la strada che segue il Wadi Farasa, cioè quella che abbiamo fatto al ritorno dal Santuario ieri. Prendiamo ancora l'asino fino all'inizo delle scale, oltre la tomba del Soldato e il tempio del giardino. La scalinata la facciamo tutta a piedi, ma ora siamo allenati ed arriviamo in cima agilmente. Approfittiamo del bel panorama e facciamo una sosta ammirando la città dall'alto. Dei beduini ci spiegano la strada suggerita da Lion. Sarebbe meglio farsi accompagnare perchè in realtà non è molto facile da trovare, non c'è il sentiero e non c'è nessuno, si cammina molto di più da soli perchè loro sanno ogni accorciatoia. Mi ha fatto ridere camminare e camminare senza vedere nessuno nel silenzio più totale per trovarsi all'improvviso due uomini a cavallo con aria spavalda dire: ride horse?! Ma come Alessio segnava le pietre per ritrovare la strada come pollicino perchè pensava ci saremmo persi, invece noleggiano anche i cavalli! Come al solito dimentichiamo che siamo sulle montagne e le strade sono diverse! Ci facciamo allettare dal cavallo, sia per trovare il punto esatto che per provare. Io non ero mai salita. E' un animale stupendo ed elegante, un pò alto per me che ho dovuto essere aiutata dal beduino che furbescamente ha pensato di spingermi su dal sedere! Operazione che è stata esplicitamente negata ad Alessio. Diversi sono i bei punti panoramici. Quello più spettacolare è vedere la piazza del Tesoro e l'inizio del Siq. Sono piccolissimi perchè l'altezza è notevole!
Il Tesoro è sulla stessa montagna sui cui siamo ora, sarebbe sotto i nostri piedi, perciò la facciata non si vede. Fantastico! Si vedono bene tutte le rocce, le spaccature delle montagne in alto. Si vede Wadi Musa, credevo fosse quello che chiamo il villaggio degli asini, invece mi ero sbagliata!
Ci riaccompagnano sul sentiero e dal Sacrificio riscendiamo giù nella città.
Dall'alto si capsce bene come sia veramente il sito che si trova ad un'altezza tra gli 800 e i 1.396 metri, in un bacino tra le montagne ad Est del Wadi Araba, la grande valle che si estende dal Mar Morto fino al Golfo di Aqaba. Le rocce sono di arenaria policroma di età paleozoica, una roccia sedimentaria prodotta dalla sedimentazione e dall'accumulo di piccoli granelli di sabbia. Grazie a questo processo la roccia che ne deriva è resistente, ma facile da scavare perchè organizzata in strati. I fantastici colori che creano sfumature incredibili, derivano dagli ossidi formati durante il lungo processo di consolidamento. Il nome semitico di Petra era Reqem o Raqmu che significa la Variopinta, nome attestato anche nei manoscritti di Qumran. Sicuramente azzeccato!
Scesi dalla strada del sacrificio andiamo a gironzolare per le Tombe Reali della parte a destra che non abbiamo ancora visto da vicino. Restiamo a bere te con Lion e a chiacchierare tutto il tempo.
Ripercorriamo il Siq e già sento la nostalgia, ma un'altra sorpresa però ci aspetta, stasera c'è Petra by night!
Andiamo a cena a Wadi musa del ristorantino del primo giorno. Soddisfatti ci mangiano carne mista alla griglia, riso, hummus e falafel. Andiamo a docciarci e cambiarci, vestendoci pesanti per la sera. Usciamo che è già buio e a piedi raggiungiamo il sito.
Petra by night è uno spettacolo turistico, ma come si potrebbe pretendere il contrario? Il biglietto costa 12 jd a paersona e si può acquistare all'inizio dello spettacolo, i posti non sono limitati. Lo spettacolo inizia verso le 20.30, quando è buio. Si percorre tutto il Siq e ci si ferma nella piazza del Tesoro. Le duemila candele sono l'unica illuminazione e l'atmosfera è suggestiva. Camminiamo per la gola tra le poche luci nel buio della sera. Sopra la nostra testa un tappeto fitto fitto di stelle si scorge tra le rocce sinuose della gola! Anche il Siq è magico in questa atmosfera. Arriviamo davanti al Tesoro che si intravede nella rosse luce fioca delle candele e resto senza parole. E' bellissimo tutto rossiccio nella penombra. Davanti un tappeto di candele, messe in piccoli sacchetti bianchi. Ci sediamo sui tappeti e quando siamo tutti lì riuniti, iniziano a distribuire te caldo e a suonare la musica locale. Stare lì nel silenzio assoluto, sentendo solo la musica e guardando il tesoro è un emozione. Alzo gli occhi e vedo il cielo fittissimo di stelle, tanto da sembrare finto. In penombra si vede la roccia spaccata e il tesoro scolpito tra la luce rossa. Questa è l'ultima immagine di Petra e dopo averla esplorata per tre giorni è il modo migiore per lasciarla. Solo quando finisce la musica i flash delle macchine fotografiche illuminano completamente la faccia per qualche secondo. Certo che è uno spettacolo turistico, ma è incantevole.
Ripercorriamo in silenzio il Siq, davvero per l'ultima volta e non ci sarebbe occasione migliore.

4 gennaio 2011: WADI RUM, IL DESERTO DI LAWRENCE D'ARABIA E AQABA
Lasciamo l'hotel di Petra, dopo la colazione e partiamo in taxi per il deserto del Wadi rum sulle orme di Lawrence d'arabia. Ieri abbiamo contrattatto il tragitto con il taxista trovato davanti al sito di Petra per farci portare fino al villaggio Wadi rum. Il guidatore è molto socievole e si parla un pò di tutto dalla politica, ai vip, alle donne. Anche i giordani dicono che Ungheresi sono le più belle!!! Uff va bè
Sosta in un baretto sulla strada per un bollente caffè al cardamomo. I giordani fumano un sacco, anche più di due pacchetti al giorno! Aiuto e io che volevo far smettere Ale... non qui mi sa!
Nel deserto del Wadi rum faremo 3 giorni e 3 notti che abbiamo prenotato con Mehedi. Questo è il sito internet http://www.wadirumjeeptours.com/it Cercavo un campo piccino, perchè non volevo una realtà troppo grande e turistica. Ho trovato mehedi perchè due amici di Roma ci sono stati pochi mesi fa e in effetti sembrava il più disponibile, gli altri avevano programmi un pò standard. Prenotare mi sembrava utile in ogni caso, anche se molti contrattano al centro visitatori prima di entrare nel deserto.
Un paio d'ore ci sono volute da Wadi musa per arrivare. Il deserto inzia dal centro visitatori al quale si paga 5 jd di ingresso a persona. Come accordato con Mehedi il taxi ci lascia al villaggio, che si trova dopo 5 km. Ci viene a prendere un cugino e ci farà da guida oggi. Come primo giorno abbiamo stabilito di toccare in jeep tutte le tappe più note del Wadi rum: la sorgente di Lawrence, le gole del Khazali, le dune di sabbia rossa, le iscrizioni di Anfashieh, l’arco di Burdah, la casa di Lawrence d'arabia, l'Arco di Um Frouth, la duna piccola e la roccia “Il Pollo”.
Siamo nel deserto di Thomas Edward Lawrence, il celebre Lawrence d'arabia, che fu a capo della rivolta araba contro i turchi negli primi del novecento. Le tracce ed il suo ricordo anche ora sono ovunque nel wadi rum.
Partiamo lasciandoci alle spalle il piccolo villaggio e la sottile striscia d'asfalto della strada. La jeep è aperta dietro con una coperta a fare a tetto. Il bello è stare all'aperto mentre iniziamo a percorrere le piste nella sabbia rossa. La nostra vecchia toyota punta in direzione della prima tappa che è la sorgente di Lawrence. Siamo a 2 km sud-ovest del villaggio e la sorgente prende il nome dalla descrizione che ne fece appunto Lawrence d'arabia nel suo libro " I sette pilastri della saggezza". Queste sorgenti in epoca passata permisero al Wadi rum di essere un punto di sosta importante per le carovane che andavano dall'Arabia alla Siria. Ora dopo esserci arrampicati sulla montagna rocciosa vediamo solo un buco nella roccia di un metro da cui sgorga un pò d'acqua nel verde acceso della piccola vegetazione che cresce tra queste rocce completamente aride. Un tubo nero raccoglie l'acqua e riempie un serbatoio da cui bevono gli animali. I tubi sono un pò fuori luogo e la visita non vale tanto per la sorgente in sè, ma sicuramente per il bel panorama che si ammira.
Da qui capisco che il Wadi Rum è deserto diverso, dall'idea che ho dei deserti in generale. E' anche chiamato “valle della Luna” ed è un altopiano di 900 metri di altezza per un centinaio di chilometri con formazioni rocciose chiamate jebel, che spuntano dalla sabbia rossa e arancione che accanto alle montagne forma delle dune. Arenaria, granito e basalto compongono le rocce formatesi in 50 milioni di anni di erosioni e che ora con le loro forme erose dal vento sono di una bellezza rara. Scendendo sulla sinistra, una volta tornati giù, si vedono sulle rocce delle iscrizioni incise che raffigurano carovane di dromedari.
Si sale di nuovo sulla jeep per raggiungere la seconda tappa di oggi: Le gole del jebel Khazali alto 1.748 metri. Nella parete di roccia rosso intenso che si presenta davanti ai nostri occhi c'è una spaccatura netta dalla quale esce un fascio di luce mistico. La parete esterna sembra scritta, invece sono forme erose a caso da sabbia e vento di questo deserto. Entriamo in questa gola stretta e suggestiva per i colori e le forme della parete. E' un susseguirsi di piccole piscine naturali, ora piene d'acqua. Riusciamo ad entrare solo fino ad un certo punto, ma è spettacolare ugualmente. Alcune iscrizioni rupestri sono sulla parete, i beduini dicono che una raffigura una donna che partorisce e un'altra incisione somiglia ad un piede. Usciti dal canyon ci fermiamo in una tenda vicino a bere il tè. Oggi avendo fatto le tappe classiche incontriamo molti altri turisti. I rispettivi autisti beduini si radunano a bere te mentre noi girovaghiamo. Che apprezzo è sicuramente il fatto di essere molto liberi. Come tutti abbiamo il nostro autista/guida che ci lascia fare quel che vogliamo, non ci sono tempi da rispettare e il bello è proprio poter dedicare tutto il tempo ad ogni sosta, in massima libertà, non ho mai sopportato avere i minuti contati. Ci fermiamo con lui e gli altri per un te, prima di proseguire per le dune. Divertiti come bambini ci godiamo il panorama dalla jeep aperta, mentre scorrazziamo per il deserto. La jeep anche se vecchiotta, scorre agile sulla sabbia che ha incredibili colori e sfumature del rosso. L'orizzonte lontano ha una leggere foschia e la fine si perde tra le rocce che spuntano dal terreno tutt'intorno. Lawrence lo amava e lo descriveva come "vasto, echeggiante e divino". Gridando possiamo testare che è davvero echeggiante e la foschia lo rende divino mentre scancella i confini e lo fa sembrare infinito.
Arriviamo ad una duna di sabbia rossa, ne abbiamo superate diverse e ci siamo fermati in questa alta. Arrampicarsi fino alla cima delle dune è sempre di una certa fatica ma il panorama è bellissimo tra picchi di rocce e sabbia. Piccoli cespuglietti verdi fanno capolino dalla sabbia fredda e unidiccia di questa mattina. Rotolarsi, togliersi le scarpe e scendere correndo è uno spasso!
E' una bella giornata e il colore azzurro del cielo è interrotto solo dal rosso della sabbia, questo deserto ha dei colori bellissimi!
Prossima tappa sono iscrizioni rupestri talmudiche e nabatee di Anfashieh, sul Jebel Anfashieh che raffigurano dromedari. Segni di popoli che nel passato passavano da qui. Chissà che bel via vai di carovane.
Per fortuna è l'ora del pranzo perchè salendo sulle dune e sulle rocce mi è venuta una certa fame. La nostra guida si ferma in un tratto di deserto biancastro con qualche ciuffo verde smeraldo e pianta secca giallina. Siamo vicini ad una parete rocciosa e c'è anche un pò d'ombra. In lontanza altre montagne nella sabbia. Il sole è bello alto e sono in maglietta perchè fa caldo. Accando alla nostra jeep verdina mettiamo i materassi e la guida ci fa il fuoco raccogliendo qualche rametto secco. Il pranzo di oggi prevede pane arabo con formaggio, pomodoro e tonno, succo di frutta, un dolce e il te. Per il te mette su una teiera nera con dell'acqua sempre sui legnetti. Si avvicina un altro ragazzo beduino per chiedere se può bere il te con noi insieme a due ragazzi. Incredibile in pieno deserto riconosco una ragazza di Ci sono stato! La guardo e puntanto il dico le dico: sei Elisapaola. Ok io sono un serial killer, che riconosce sconosciuti nel deserto. Il mondo è davvero troppo piccolo! Scopriamo che sono nel nostro stesso campo e facciamo le altre tappe insieme.
Dopo il pranzetto si prosegue per vedere da lontano il celebre arco di Burdah, un un ponte di roccia naturale che si trova sul punto più alto del Jebel, che porta lo stesso nome. E' l'arco più alto e si trova a 300 metri dal suolo sabbioso sottostante. Dicono che è famoso da quando una marca di sigarette l'ha usato in uno spot, ma non saprei proprio di che pubblicità di tratta. La guida dice che la salita è impegnativa e più adatta a chi è un pò esperto. Noi l'arco l'abbiamo visto solo da lontano.
Ci siamo fermati invece ad un altro punto classico, la casa di Lawrence. Diciamo che sotto una roccia ci sono dei mattoni che formano parzialmente una struttura nabatea che doveva essere come deposito di armi durante la Grande Rivolta Araba, proprio da Lawrence. Che sia vero o solo un'attrazione senza fondamento forse non è più così importante. L'attrazione è sempre salire sulle rocce sempre diverse in forme e colori ed ammirare il panorama.
La prossima tappa è una delle mie preferite: l'arco di Um Frouth, di un ponte di roccia naturale che si è formato a causa dell'erosione dell’acqua e del vento. Con l'aiuto delle altre guide ci arrampichiamo tutti. Noi occidentali armati di scarpe da trekking fiammanti siamo goffi mentre saliamo, aiutati da beduini in ciabatte e piedi nudi. Nel Wadi rum ce ne sono molti altri di archi. Mi fa un pò impressione perchè sembra quasi crepato, ma dall'alto è bello guardare sotto e vedere la propria orma proiettata sulla sabbia. Discesa strisciando il sedere sulle rocce e via, siamo di nuovo giù pronti per la prossima tappa.
Ci fermiamo in una zona con piccole dune dove giochiamo a saltare, qualcuno anche dal cofano della jeep, mentre i beduini si fanno scherzi e giochi. Si sdraiano nella sabbia sulla cima della duna, sfidando le altre jeep a salire!
L'ultima sosta è una roccia che sembra avere due zampe e un'ala, che chiamano “Il Pollo”. La testa secondo loro sarebbe il masso che giace a terra. Non credo di ricordare un pollo nelle fattezze di questo masso, ma di certo ha una forma particolare. I beduini si divertono ad arrampicarsi in cima e scendere saltando sulle jeep, mentre noi ci arrampichiamo sulle rocce vicine ammirando il deserto che si estende davanti ai nostri occhi. Il sole sta per tramontare e le ombre si fanno lunghe. I colori rossi, bianchi, gialli e arancio si alternano in sfumature emozionanti sotto la luce cangiante del sole. I toni si fanno ancora più caldi e accesi.
Il tramonto lo vediamo al campo, che in jeep non è molto distante. Il campo ha delle belle tende nere a righe bianche che nella sabbia rossa sono molto sceniche. Mi piace perchè è piccolo e ha il sapore di un posto familiare. Tutti sono cortesi e si è sempre i ben ventui. In una tenda c'è il fuoco ed il te sempre disponibile. In quella più grande si mangia e si sta insieme. I bagni sono in un'latra zona, in cemento rosa con docce e i servizi.
Appena il sole cala, il freddo si fa sentire. Andiamo nella tenda dove Emily sta vicino al fuoco. Insieme a noi una famiglia finlandese e i due ragazzi conosciuti oggi. Ritrovarsi tutti davanti al fuoco, con bel te caldo a fare quattro chiacchiere è un piacere che noi abbiamo perso da tempo. Arriva anche Mehedi e un ragazzo che suona e canta per noi.
Alle 18.00 è servita la cena a buffet, vedo che tutto il mondo è paese e anche qui le persone di colore sono quelle che puliscono e fanno i lavori più umili. Riso, polpette, pollo, hummus, pomodori, cetrioli, formaggio e pane sono la cena. Si mangia tutti insieme sui materassi in terra e al centro un bel fuoco. Finita la cena il te, wishi del deserto non manca. Si balla e si canta insieme finchè scoppia la batteria a cui era attaccato lo stereo e ciao, tutti a letto.
La nostra tenda è spaziosa, materassi e coperte non mancano. Abbiamo una candela se vogliamo far luce. Mi addormento subito sotto le coperte calde calde. Fortuna che verso le due e mezza di notte mi sveglio per andare in bagno e rimango a bocca aperta! E' il cielo più stellato che abbia mai visto! Non credo ai miei occhi, c'è l'intera via lattea sopra la mia testa. Una miriade di stelle dalle intensità differenti, non sapevo neppure esistessero così tante stelle nel cielo!

WADI RUM, 5 gennaio 2011
La notte al calduccio è passata bene, la colazione è servita dalla sette e sono puntuale. Il sole sta già salendo, ma non è ancora alto nel cielo. Riesco a vedere qualche rimasuglio dell'alba e il sole che fa capolino dalla roccia davanti. Il campo si trova tra diverse formazioni rocciose, belle da salire, scoprire e vedere il panorama.
La classica colazione è pomodori, cetrioli, formaggio, hummus e uova sode con te e caffè.
Oggi partiamo con un altra guida, Audi, il ragazzo che accompagnava ieri Elisapaola Ci aspetta la salita sulla vetta del Um Ad Dami, alto 1.832 metri e che è la montagna più alta della Giordania. Il dislivello che percorriamo dovrebbe essere sui 700 metri, visto che il deserto è su un altopiano.
Con Audi partiamo sulla nostra jeep, sembra una barzelletta. Le ruote affrontano la sabbia, piccole dune o pianure di terra. La strada che percorriamo in jeep non è poca, dal villaggio Wadi Rum la montagna dista 40 km e solo a un paio dall’ Arabia Saudita.
Mentre ancora percorriamo le piste di sabbia cerchiamo di indovinare quale sarà la vetta, ma non azzecchiamo mai. Quando la jeep si ferma, scendiamo tra le dunette e iniziamo a camminare. Dal basso la vetta sembra quasi vicina. Non sembra così impegnativo e ci inganna. Impieghiamo un paio d'ore a salire. La maggior parte delle persone la fanno in un'ora e mezza, ma noi non siamo allenati e siamo stanchi da Petra. Così usiamo la scusa delle foto e della sete per fare delle tappe. Il panorama già dal basso è fantastico.
La strada non ha un sentiero, ma si cammina sui sassi, che teneramente Audi mi sposta per rendere agevole la mia salita. Avrà notato che sembro in coma. Soprattutto dopo che mi ha detto che siamo a metà strada! Chissà che faccia ho fatto!
Scherzi a parte sulla fatica il panorama che vede una volta arrivati in cima è incredibile. Siccome per salire si gira la montagna, ho sempre la sensazione di essere arrivata, ma è solo quando sono davvero in alto nel mucchio di sassi e la bandiera giordana consumata, posso dire di avercela fatta!
Ci fermiamo un pò su a dare le nocciole ai topini e a guardare il Wadi rum, tutto sotto i nostri occhi. Una vista a 360 gradi su quel che ci circonda. Nella parte sud ci sono imponenti montagne ed inizia l'arabia Saudita. Siamo solo a due chilometri dal confine, che qui in ogni caso è delimitato dalle montagne. Il deserto rossiccio puntellato da jebel scuri o rossastri ha tutta un'altra prospettiva.
Geologicamente è il letto prosciugato di un vecchio fiume e da qui si capisce meglio cosa sia questo deserto. Una volta il fiume che scorreva in questa zona ha lasciato le tracce del suo passato e insieme a vento e sole ha creato rocce dalle forme particolarmente belle e sofisticate. Un deserto vario in forme e colori, belle spaccature o dolci dune, è quello che vedo dall'alto ora. Mi faccio indicare da Audi il suo posto preferito. Da lui che abita qui e dice di non aver visto mai nemmeno Petra. Guardando giù non posso che essere in pace con me stessa, felice ed elettrizzata allo stesso tempo. La natura è la forza più bella e grande della nostra vita. Invidio Audi e la sua vita semplice, anche se sembra esagerato detto da me che ho tutto. Ma viaggiare dev'essere anche calarsi il più possibile nella realtà che si incontra. Cercare di capire un attimo e viaggiando si potrebbe trovare anche il proprio posto nel mondo, io che a casa non mi sono mai sentita a mio agio. Dalla vetta i giochi di luce ed ombre di questo deserto si mostrano al meglio. Non può che essere magico. Roccioso, brullo e sabbioso in mille colori e sfumature. In lontananza la foschia confonde l'orizzonte. Il caldo è mitigato dal vento freddo che soffia. I deserti non sono tutti uguali.
Ci invita a scendere, dopo che ci siamo riposati e un'ora abbondante ci serve per tornare alla jeep.
Una volta terminata la discesa mettiamo le coperte in terra e Audi accende il fuoco. Mette su una pentola con cipolle, pomodoro, fagioli e origano. Mentre salivamo la montagna ha raccolto una specie di origano che usa anche per il te. A volte anche la salvia viene messa in infusione nel te, qui in Giordania. Il pranzo che mangiamo con il pane è ottimo. Audi è una persona molto educata, tenera ed è anche un ottimo cuoco, peccato che fumi tantissimo!
Dopo una dormitina al sole siamo pronti per riprendere la strada verso il campo, eravamo distrutti e un pò di riposo non poteva mancare. Il deserto è incredibile per tanti motivi. Le forme, i colori, i profumi ma soprattutto il suo silenzio! Mai sentito un luogo più silenzioso. Di solito le fronde degli alberi, i canti degli uccellini o il rumore dell'acqua di un fiume ci sono sempre. Solo qui ho trovato quella quiete assoluta.
La jeep scivola sulla sabbia attraverso il panorama che mi sembra ad ogni occhiata sempre differente. Ci fermiamo vicino ad una roccia alta per vedere il tramonto, qui soli nel silenzio e nel sole. Questa zona del deserto è molto tranquilla perchè non incontriamo altre persone, ieri sembrava di essere al casello di Melegnano.
Ci arrampichiamo sulla roccia, mentre Audi sale scalzo incurante delle rocce frastagliate. Ho male solo a guardare. Dall'alto le forme e il panorama sono ancora una volta molto affascinanti. L'immagine della Giordania mi sembra la figura di Audi che covacciato in tipo stile beduino sta appollaiato sulla roccia rossa nel tramonto. Ogni tramonto è speciale penso, mentre il sole dapprima giallo oro diffonde la sua luce ora rossastra. I profili delle rocce in lontanza si fanno neri, mentre il sole, giallo come una palla di fuoco si abbassa, lasciando un cielo rosso intenso. Per scendere corriamo giù dalla duna di sabbia violacea e ripida. Audi è giù che ci aspetta, perchè era sceso a cambiare una gomma. Delle ossa di dromedario bianchissime spiccano sulla sabbia. E' il sole a renderle così candide. Audi dice che prima al posto che essere una guida per il trekking, portava la gente a dromedario. Mi sembra che gli manchi un pò, ma soprattuto capisco che vuol bene a quei bei animali. Infatti non mangia la carne.
Tornando al campo troviamo Mehedi che ci aspetta, spazientivo perchè abbiamo fatto tardi. Chissà cosa pensa mentre me la rido, vedendo che tra il suo inglese e quello di Ale no ci si capisce. Stasera dormiamo in una grotta e hanno organizzato il tutto. Con Mehedi e Audi andiamo in jeep alla roccia pollo dove hanno preparato la cena e l'occorrente per la notte. C'è Emily da sola che ci aspetta, abbiamo fatto un pò tardi. E' già buio e ha acceso il fuoco. A fianco della parete di roccia si trovano i materassi e i tappeti, il fuoco e una tenda, nel caso cambiassimo idea.
Ceniamo tutti insieme, Mehedi ha preparato un ottimo piatto di riso con pollo, mandole e altro. Per la verità mangiamo tutti tranne lui, perchè dice di aver già cenato. Invita la moglie a mostrarci come si mangia alla beduina, io come sempre dico sempre di si, anche se stavolta non è stata una grande idea, più che altro perchè la ragazza non sembra molto felice. Si prende un pugno di riso con le mani, si schiacchia nel palmo e lo si porta alla bocca. Un pò di te caldo va sempre bene e dopo la cena chiacchieriamo un pò, finchè Mehedi ed Emiliy ci lasciano con Audi. Diamo un materasso anche lui e una coperta. Alimenta il fuoco mentre noi vaghiamo per le dune ammirando il cielo incredibilmente stellato. Vedere la via Lattea non è certo un'abitudine! Il deserto di notte è freddo e morbido. Anche la sabbia è fredda, ma morbida come un velluto.
Andiamo a letto sul materasso morbido, la coperta calda, la kefia in testa. Sulla nostra testa il cielo carico di stelle sembra che stia per piombarci addosso. E' bellissimo, emozionante. Troppo suggestivo. Il fuoco è ben caricato di legna e anche Audi si mette a dormire. La pace è assoluta e l'atmosfera tra il fuoco, la roccia e le stelle è da favola. Dormire all'aperto nel deserto è un esperienza incredibile!

WADI RUM, 6 gennaio 2011
Il risveglio la mattina, qui all'aperto nel deserto, è unico. Aprendo gli occhi vedo l'alba che con i suoi colori tenui colora il bordo del mondo. Tutto lentamente prende forma e colore, mentre la luce ancora fredda si alza. Le montagne creano ombre e luci al sole che non è ancora troppo alto. Mi sveglio presto, ho dormito benissimo e non era freddo, con queste coperte poi si può dormire anche in Siberia. Faccio un giretto tra le dune, il bello è che qui siamo soli nel silenzio. Audi sembra ancora dormire, mi chiedo se sia felice di stare all'aperto, non vorrei mai che fosse obbligato. A me sembra il posto più bello del mondo. Da pigra torno sotto le coperte visto che è presto e mi riaddormento.
Quando riapro gli occhi, vedo Audi che beve il te. E' caldo! Abbiamo anche i biscotti, sono favolosi perchè anche se restano mezz'ora nel tè non si sfaldano. Sono al sesamo, buonissimi e il te caldo ci vuole proprio. Alle sette e un quarto andiamo al campo per la colazione nella tenda grande.
Oggi ci aspetta una giornata più rilassante, penso, tutto il giorno a dromedario. Non ci sono mai nemmeno salita. Partiremo verso il deserto bianco.
Il nostro cammelliere arriva con tre dromedari, è un anziano beduino che parla solo arabo, bene. Evidentemente non capisco quello che dice, infatti ignara delle sue spiegazioni incomprensibili rimango subito appesa per un piede mentre il dromedario si alza di scatto e io grido aiuto! Non avevo compreso bene, devo aspettare quando lui tiene la testa, altrimenti si alza di scatto appena lo sfiori. No è che pensavo.. visto che porta turisti da anni avrà imparato ad aspettare ad alzarsi.. invece no. Già quando si alza mi devo tenere con le mani, figurarsi a restare appesi. Quel che mi fa ridere è che anche il dromedario del cammelliere si alza di scatto mentre lui si appoggia appena e agile agile mentre l'animale si alza, ha la destrezza di mettersi in sella. Complimenti, io per ora non provo il numero.
Iniziamo al nostra passeggiata, il dromedario procede con il suo classico movimento lento e dondolante. Ci lasciamo trasportare ammirando i panorami ed i colori che cambiano. Ci fermiamo per salire su una roccia che ha un arco naturale in alto e si riparte. Ci fermiamo un pò di volte perchè ci volano giù la macchina fotografica e la giacca. Rimango ancora appesa per un piede, stavolta però perchè volevo essere più furba del dromedario. Credevo davvero che sarei riuscita a saltare in sella, prima che si alzasse, ma nulla. Il cammelliere parla parla, ma non capisco. L'unica parola che sappiamo è "quais" che vuol dire bene, così lui si gira e dice quais, noi rispondiamo altrettanto e procediamo felici e contenti.
La sabbia ed il terreno man mano si son fatti di colore beige chiaro e le montagne marroni. Questa parte è davvero deserta, in tutto il giorno non troviamo nessuno. Una pace assoluta in questa giornata calda di sole tra le dune. Le tre ore di dromedario passano veloci. La sabbia è interrotta qua e là da cescuglietti secchi secchi e piccole piante color smeraldo dal bulbo simile ad una cipolla. Raggiungiamo una parte particolarmente belle di dune rosso fuoco che si susseguono e belle montagne. Staremo qui un pò a riposare e a mangiare. Scesi dai nostri animali li accarezzo un pò, gli do qualche cespuglio con la mano e gli gratto il collo. Sono dolcissimi. Il cammelliere li lega a piccole piante e mi chiedo perchè mai non dovrebbero scappare visto che mi sembrano piccoli cespugli secchi e fragili. va bè anche loro vorranno bene al padrone e forse nel deserto conviene star con lui.
Scesi corriamo subito in cima alle dune soffici dai colori porpora con qualche striscia chiara e qualche cespuglio verde. Il divertimento è sempre saltare dalle rocce sulla sabbia farinosa, fare foto e correre giù dalle dune di corsa, oppure rotolarsi mentre mi riempio di sabbia come una cotoletta.
Il sole è bello caldo e qui è davvero deserto. Non incontrare jeep o carovane lascia in una pace totale. Mi sento davvero a casa.
Scesi dalle dune dopo un pò di giochi e un pò di relax ci arrampichiamo su altri picchi rocciosi, che si si susseguono a perdita d'occhio.
Scesi il cammelliere accende il fuoco, ci mette le coperte sulla sabbia e ci prepara il pranzo. Succo di banana, pane con pomodoro, formaggini, cetriolo e tonno.
Dopo un pò di relax si riparte per tornare al campo.
Uno dei dromedari prende in bocca da solo la bottiglia piena d'acqua e non riesce a bere perchè c'è il tappo. incredibile,il cammelliere toglie il tappo e mette la bottiglia in bocca al dromedario che beve in un sorso tutta l'acqua.
Facciamo una strada differente dall'andata ed ogni angolo di questo deserto è stupendo, per colori e forme. Passiamo da dune altine in sabbia chiara per poi incontrare di nuovo i toni accesi del rosso giordano, come chiamo il colore del Wadi rum.
La strada è lunga, sempre tre ore per tornare al campo tendato, povero dromedario siamo belli pesanti noi. Io non lo trovo scomodo come dicono tutti. Si l'interno coscia si fa sentire perchè senza staffe il peso della gamba è tutto da sorreggere, ma nulla di più. Sarà che ho il sedere imbottito e non sento male!
Procediamo lenti mentre ormai spavalda, con le mani gioco a fare gli animali con le ombre. Ride anche il cammelliere che ogni tanto si gira a chiedere se stiamo bene, visto che stiamo sempre zitti. Stiamo contemplando la bellezza degli scorci, i colori che cambiano e le ombre che si allungano mentre torniamo alla base.
Lasciati i dromedari lui prosegue la strada e noi ammiriamo il tramonto dalle rocce del campo tendato. Il sole scompare dietro i profili seghettati delle montagne in lontananza e subito è freddo. Il cielo è ancora rosso fuoco e man mano si scolora. Andiamo a bere un tè caldo, che oggi servono nella tenda grande con fuoco e beduini che suonano l'oud mentre cantano. Starei qui per sempre, mi sembra che sia tutto quello che serve. I beduini sono molto loquaci ed è sempre interessante scambiare opinioni. Molte persone fanno un giorno solo nel deserto, perciò in tre giorni conosciamo molta gente. La maggior parte dei turisti sono italiani, ma conosciamo anche spagnoli, brasiliani, australiani e olandesi. E' divertente sentire le esperienze di tutti, mentre a piedi nudi sui materassi sorseggiamo il te.
E' l'ultima notte nel deserto. E' incredibile come sia il luogo che mi rimane più nel cuore. Sarà il contatto totale con la natura che ci circonda, il silenzio che ci fa riflettere, ma il deserto ci ha lasciato tanto dentro. Proprio un posto così apparentemente vuoto. Restiamo a guardare la stellata per un pò, prima di andare a dormire nella tenda. Non so quando potrò rivedere un cielo così!

7 gennaio 2011: AQABA E IL MAR ROSSO GIORDANO
Mi sveglio presto per vedere l'ultima alba dal deserto del Wadi Rum, non immaginavo che mi sarebbe rimasto così nel cuore. Colazione sempre alle sette a buffet con hummus, formaggino e pane. Anche se ci sono sempre le solite cose, mi mancheranno.
Mi spiace lasciare questi colori e questo silenzio irreale. La mattina è fresca e silenziosa. Faccio un saluto ai dromedari che dormono dietro la roccia. Saldiamo il conto e partiamo in jeep per arrivare al villaggio Wadi rum, dove ci aspetta un taxi vedere di Aqaba.
Il tragitto dura 45 minuti. La strada è deserta. Aqaba è la città più a sud della Giordania. E' sul mar rosso e si trova all'estremità settentrionale, in una zona di confine dove davanti si vede il Sinai in Egitto, Israele e l'Arabia Saudita che è proprio a pochi chilometri di distanza.
Il taxista è molto simpatico e disponibile, peccato che oggi siamo tutti e due silenziosi. Dato che domani mattina presto abbiamo il volo, vogliamo passare la giornata al mare e prendere un bus la sera che ci porti ad Amman. Il taxi ci porta gentilmente in un agenzia dove facciamo i biglietti per il bus. Ci porta in un hotel a gestione familiare nella zona delle spiagge dove possiamo fare la doccia, cambiarci e lasciare i bagagli. Prendiamo in affitto maschera e pinne e ci facciamo lasciare in spiaggia. Non so il nome, ma era una spiaggia libera. Ci accordiamo con il taxi per farci venire a prendere alle 17.30.
La città dai finestrini del taxi sembra bella, pulita, ordinata. Viali di palme e hotel di lusso messi a lustro, in un atmosfera piacevole. La zona dei negozietti è la tipica mediorientale con tanto caos di merce esposta tra le vie strette.
So che ad Aqaba ci sarebbe da vedere il forte dei Mamelucchi, originariamente un castello dei Crociati che fu poi ricostruito dai Mamelucchi nel XVI Secolo. Ma non ci fermiamo e andiamo dritti in spiaggia. Siamo stanchi dopo aver camminato tanto e la giornata di oggi, per una volta la dedichiamo al relax.
Passando si vede anche il grande porto, visto che Aqaba è il porto principale della Giordania. Le tracce di Lawrence d'arabia arrivano fin qui, ad Aqaba che durante la Prima guerra mondiale aveva conquistato.
Ma la storia qui è passata anche attraverso Calo Magno, i crociati e il mio amico Saladino, prima dell'arrivo dei Turchi che furono cacciati solo dopo che Lawrence d'Arabia, a capo delle sue truppe beduine, li ebbe sconfitti, nel 1917.
Il golfo di Aqaba è l'unico sbocco al mare della Giordania e nonostante il grande porto ed il traffico marittimo, l'acqua ha proprio un bel colore.
Tutt'intorno ad Aqaba si estende il deserto e alle spalle le montagne aride e formose ce lo ricordano con i loro colori.
Andiamo a 12 km della città nelle spiagge a sud. Non conoscevo Aqaba prima di documentarmi sulla Giordania, ma c'è una bella barriera corallina ed un clima piacevole tutto l'anno.
La spiaggia dove ci fermiamo è gratuita, con ombrelloni, panche e perfino docce. Si trova davanti all'hotel Bedouin Garden. Prendiamo un pò di sole, poi entriamo in acqua. La sorpresa è grande vedendo la barriera corallina che inizia solo qualche metro dalla riva. Anemoni e pesci pagliaccio, pesci di tutti i colori, coralli e spugne di ogni tipo. E' fantastico! Erano dieci anni che non vedevo la barriere, l'unica volta è stato a Sharm!
Una gita piacevole da Aqaba è l'isola del Faraone che si trova in acque territoriali egiziane, vicino alla città egiziana di Taba. Oltre al bel colore del mare, i reperti dell'Età del Bronzo, si trova il forte fatto costruire dal Saladino. Noi distrutti dalle camminate ce ne stiamo buoni buoni in spiaggia al sole, a fare bagni e guardare intorno a noi. C'è la gente del posto, donne coperte dalla testa i piedi, uomini con i vestiti lunghi arabi tradizionali. Passa un ragazzo che vende zucchero filato rosa in piccole bustine. Il colore del mare è bellissimo. Andiamo dall'unico baracchino e compriamo pane, formaggio e tonno per farci un panino in riva al mare. Qui c'è anche chi fa le grigliate in spiaggia! Vecchi cassetti con carbonella, cerne e via. Le donne entrano in acqua completamente vestite. Dopo il bagno mi rivesto anche io perchè tutti gli umoni della spiaggia sono improvvisamente nei paraggi che ci guardano o passano avanti e indietro. Aqaba è affascinante perchè di fronte abbiamo l'Egitto, di cui vediamo la penisola del Sinai, molto vicina. Sulla destra è ben visibile Israele con le sue città grandi e a sinistra solo 10 km ci dividono dall'arabia Saudita. Restiamo in spiaggia fino al tramonto, quando il sole scendendo dietro il Sinai ci regala dei colori emozionanti.
Tornati all'albergo che ci ha tenuto i bagagli abbiamo il tempo giusto di sistemarci e bere un tè, prima di partire. Il taxi ci porta alla fermata, dove prendiamo il bus per Amman. Ci vogliono quattro ore per raggiungere la capitale. I controlli sono molto frequenti. Veniamo fermati in continuazione, dobbiamo scendere con documenti e bagagli che verranno controllati. Controlli che terminano quando il nostro bus da un passaggio ad un poliziotto, così le volte successive non veniamo più controllati. Alla stazione del bus un taxi ci porta in aeroporto, dove domani mattina presto parte il nostro volo. Stanchi ma incredibilmente arricchiti e sorpresi da questo paese. E' stato un altro viaggio favoloso. Abbiamo visto un sacco di cose, ma ne avrei viste volentieri anche tante altre. Quello che come sempre mi rimane più nel cuore sono i sorrisi, i piccoli gesti, gli occhi delle persone incontrate e l'immancabile: welcome to Jordan!

Tutte le foto del viaggio:
PETRA: http://www.flickr.com/photos/37888175@N06/sets/72157625729702649/
WADI RUM: http://www.flickr.com/photos/37888175@N06/sets/72157625792481014/
AQABA: http://www.flickr.com/photos/37888175@N06/sets/72157625717112423/

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