La dolce Costa Azzurra

Ad un passo da casa ma pur sempre mitica!

Avrebbe dovuto essere un viaggio rilassante e goduto al caldo del sole egiziano, davanti ad un mare di cristallo e alla barriera corallina di Sharm el Sheik.
Poi l’11 Settembre ci ha fatto ripiegare su tutt’altra vacanza, portandoci in Francia, in Costa Azzurra e Provenza e facendoci scoprire bellezza che non pensavamo di trovare “vicino” a casa

Dove alloggiare
Siamo andati al risparmio; i soldi per effettuare il viaggio non erano molti e la scelta del hotel in cui alloggiare è stata necessariamente viziata da questo fatto.
Seppur non offrendo servizi di lusso, comunque, l’hotel dove abbiamo pernottato per tutta la durata del viaggio non ha spunti da offrire per un cattivo giudizio: le pulizie in camera erano giornaliere, il posto tranquillo e curato.
La posizione, poi, fuori dal caos delle grandi città ma comunque a pochi passi da Nizza, ci ha permesso di pianificare ottimamente il viaggio e le varie escursioni che abbiamo effettuato.

Cap Hotel, Avenue Georges Guynemer, Saint Laurent du Var, tel. +0034 92128888
In cucina
Della cucina francese se ne parla ovunque e c’è chi la loda e chi invece, ne mette in evidenza solo i lati negativi; in tre giorni abbiamo potuto assaggiare poco e non siamo quindi i più adatti a dare indicazioni, ma ci sono cose che restano impresse dopo un viaggio in Francia.
La prima è certamente la baguette, il pane tipico e ormai simbolo, quasi, della tavola d’oltralpe.
Ci siamo trovati più di una volta, non per altri motivi se non per gola, a mangiare semplicemente pane, a volte senza nemmeno nulla dentro, solo per il gusto di assaporarne la fragranza quando è sfornato da poco ed il profumo che emana.
L’altra sono i formaggi di cui la Francia va fiera. Sono senza dubbio molto buoni e, almeno, da provare, anche se, tenuto conto del fatto che spesso hanno sapori molto forti, per essere apprezzati devono piacere …

Itinerario
La destinazione è la Francia, la Costa Azzurra per la precisione, ma la prima tappa è ancora al di qua del confine: Genova.
Niente di particolare, una “toccata e fuga” se si vuole, ma così vicini non potevamo cogliere l’occasione per visitare l’acquario … e ne è valsa sicuramente la pena!
Ma andiamo con ordine …
La città ci accoglie con il suo traffico che ci accompagna fino al porto; un magnifico galeone completamente in legno e decorato fa da ingresso simbolico al mondo marino che andiamo a visitare. Il biglietto non è economico, il suo costo si aggira attorno ai 18 €, ma lo spettacolo a cui si assiste una volta salita la scala che conduce all’ingresso dell’acquario, li vale decisamente tutti!
Le vasche sono davvero numerose e grazie al lavoro di esperti sono stati ricreati gli habitat naturali delle varie specie animali in modo tale che gli animali stessi “si sentano più a casa” e che il visitatore possa calare in un’ambientazione reale quello che osserva.
Delfini, foche e pinguini offrono uno spettacolo davvero particolare, ma, oltre alle vasche aperte dove è possibile accarezzare razze e mante, grande attrazione offre la vasca degli squali che, lungo il percorso guidato, viene visitata due volte: la prima da un punto di vista “canonico” presentandosi in tutta la sua vastità agli occhi del visitatore, la seconda in modo più insolito; si è al primo piano dell’edificio e della vasca sporge solo una piccola parte dal pavimento in modo che, sdraiandosi a terra, si abbia l’impressione di poter nuotare fra gli stupendi pesci!
L’intera visita occupa un paio di ore, certamente ben spese …

Si riparte!
Dopo pranzo lasciamo Genova e riprendiamo l’autostrada verso il confine francese; gallerie e viadotti a non finire attraversano la Liguria aprendosi su vallate che danno sul mare e scoscesi pendii di colline rocciose; dopo poco più di un’ora d’auto ecco il confine. Sinceramente me lo immaginavo diverso.
Non sono mai stato in Francia prima d’ora e avevo sempre immaginato che, seppur senza la classica sbarra che si vede in molti film, il confine fosse effettivamente qualcosa di più di un cartello affisso ai lati dell’autostrada ed un casello autostradale …
I primi piccoli problemi si fanno vivi presto: entrambi non conosciamo che pochissime parole di francese e solo decifrare i cartelli stradali ai caselli ci mette in difficoltà; come al solito decidiamo di … seguire quelli davanti a noi.
Scopriamo così che le autostrade transalpine, a differenza delle nostre, non hanno biglietti da ritirare ed un pedaggio da pagare, ma a scadenze più o meno regolari sono interrotte da caselli muniti di ceste dove si devono lanciare le monete del pedaggio per poter procedere.

La direzione è sempre quella, Cannes, e lo svincolo che ci porta a Saint Laurent du Var, è poco oltre Nizza; ci troviamo in un paesino che fa da periferia alla grande città, allungato fra la riva sinistra del Var ed il mare; la ricerca dell’albergo (un po’ fuori il centro del paese, nella nuova zona commerciale e cento metri dal porticciolo) dove alloggiamo ci porta a visitare la parte più vecchia, che scende dal lieve declino della collina su cui si sviluppa.
Siamo nella Francia di Cannes e si vede: palme ovunque per le strade, viali alberati, strade divise da uno spartitraffico comunque creato con aiuole di piante e fiori: proprio un bel posto!

L’albergo non è dei migliori, ma ha tutto quello che ci serve per questi pochi giorni e soprattutto è in una posizione per noi strategica: abbiamo deciso di spostarci in auto per vedere un po’ di Costa Azzurra e di Provenza, e la posizione, così vicino alle vie di comunicazione e a poco meno di un centinaio di chilometri dall’Italia, ci permette di organizzare al meglio le nostre giornate di viaggio.

Ormai è sera, il primo giorno di vacanza, fra la visita dell’acquario ed il viaggio, è passata veloce … a nanna: domani ci aspetta la nostra prima visita alle bellezze della Francia!

Altra sorpresa delle strade francesi: i colori dei cartelli sono diversi. Non è il verde ad indicare le autostrade ma il blu, ed è proprio per questa differenza che fatichiamo parecchio prima di imboccare la giusta via che ci porterà a Cannes.
La strada non è molta e l’arrivo in città avviene, nonostante il traffico (siamo comunque in un giorno lavorativo), in prima mattinata; lo spettacolo è davvero entusiasmante.
Lasciata la macchina in uno dei parcheggi della Croisette percorriamo tutto il lungo mare dal palazzo dove annualmente si svolge il Festival del Cinema, fino ai giardini pubblici dall’altra parte del piccolo golfo; la città, in quella zona molto turistica, si sta risvegliando e a parte poche persone, per lo più anziani, che passeggiano sulla spiaggia a farci compagnia ci sono solo i gabbiani.
Il fatto che il lungomare sia zona di turismo “vip” non può certo sfuggire: gli hotel qui sono maestosi, il lusso traspare dai portoni con i battenti in vetro, le macchine sportive o eleganti fanno bella mostra di sé nei parcheggi privati, per non parlare degli scafi ormeggiati al riparo nel porto appena oltre il Palazzo del Cinema!

Cannes ci ha affascinato, con la sua passeggiata ed i suoi sfarzi, ma dobbiamo lasciarla per raggiungere un’altra meta, vicina, da tutti, prima della partenza, consigliata: Antibes ed il suo omonimo capo.

L’attesa di poter vedere quello che in molti ci avevano descritto prima della partenza come un posto davvero bellissimo era molta, pari almeno alla curiosità di verificare se effettivamente quello che ci veniva detto era solo il frutto di uno sbiadito ricordo o era la verità;
Cap d’Antibes si presenta a noi come una scogliera di rocce chiare ricoperte da un mantello verde cupo e intenso, con le cime delle palme più alte che spuntano dalla macchia ed il sole che si riflette sulle piccole onde del mare illuminando il tutto ed accendendo i colori. Davvero è così bella come ci era stata descritta, così come lo è la cittadina, Antibes, arroccata su un piccolo promontorio adagiato sul mare e cinta da mura che ne proteggono il porto dai flutti.
Le strade sono strette, fiancheggiate da case alte e spesso con i muri ancora in pietra, vicoli tortuosi si snodano fra le abitazioni svelando spesso piccole piazze e scorci da cartolina; siamo anche fortunati, è giorno di mercato oggi e sotto il lungo tendone si vendono pesce ed erbe di Provenza, artigianato e coloratissime spezie in un vociare.
Visitiamo anche il museo di Picasso, ricavato in un’abitazione a lato della chiesa che raccoglie dipinti e schizzi del pittore ed una serie di sculture molte delle quali esposte nel giardino dietro l’edificio, a picco sul mare; le opere non sono delle più famose ma vale comunque la pena ammirarle.

La nostra prima vera baguette francese fa da intermezzo alla ripresa del viaggio che ci porta ora nella grande città: Nizza.
Caotica come tutte le località di una certa grandezza, Nizza si fa attraversare in quasi tutta la sua lunghezza prima di portarci sulla collina che la sovrasta dove vogliamo visitare un altro museo; questa volta si tratta dell’esposizione di opere di Matisse, artista che ha abitato a Nizza per lungo tempo e a cui ora è dedicato l’unico edificio che sorge nel parco dell’Arenes de Cimiez.
Il museo è ricco di opere interessanti e sicuramente ripaga del prezzo del biglietto, e per noi ha fatto da importante preludio al vero capolavoro (secondo il nostro modesto parere!) dell’artista: qui abbiamo scoperto che nella vicina Vence, meta già nei nostri programmi, sorge la Cappella di Matisse, edificio interamente progettato e decorato dall’artista e che risulterà poi una delle cose più belle viste nel nostro viaggio.

Abbiamo tutto il pomeriggio e la serata per visitare e goderci Nizza.
La giornata è calda (27 gradi ed è il 28 settembre!) e l’ampio lungomare sembra molto uno dei nostri centri turistici marittimi in piena estate: tantissima gente che passeggia, un gran numero di ragazzi e molte persone che fanno il bagno o prendono il sole … se non fosse per l’ambiente potrebbe essere Rimini!
Ci addentriamo nella città, nei quartieri più vecchi, con i piccoli negozi che si affacciano sui marciapiedi per poi passare alla grande piazza adornata dai giardini con piante tipiche del clima caldo che si gode qui e da numerose fontane con giochi d’acqua; dall’alto a dominare tutto poi il castello (ora museo), di cui si vede solo il torrione e la grande cascata a lato del parco che lo nasconde.

La giornata sta ormai per terminare e ci godiamo un po’ di riposo sul lungomare aspettando che venga l’ora di cena; stasera si mangia in un bel ristorante, in una piazzetta a due passi dal mare e cercando di assaggiare un po’ di specialità francesi.

La mattinata non è delle migliori. Il sole è nascosto dietro nuvole che non presagiscono nulla di buono; oggi abbandoniamo la Costa Azzurra e ci spingiamo un po’ più verso l’interno per poter visitare, anche se non in maniera completa un po’ di Provenza.
La strada è per un lungo tratto quella già percorsa ieri, poi deviamo verso la nostra prima meta della giornata: Grasse.

La troviamo come una piccola città delle nostre montagne, distesa su una collina, con stradine piccole e strette, case in muratura ed il quartiere più vecchio ancora recante i segni della vita di un tempo: piccoli negozi ai quali si accede scendendo un paio di gradini, fontane di pietra dove decenni fa si lavavano i panni, banchetti di colori e spezie fuori dalle porte dei commercianti.
Grasse ci affascina per questa sua antica bellezza e ci coinvolge con quella che è la vera attrazione della cittadina: il profumo.
Qui viene prodotta la quasi totalità delle fragranze che poi vengono vendute in tutto il mondo, e visitare una “profumerie” è d’obbligo.
Scegliamo la Fragonard, da quello che ci dicono la più grande ed antica industria del profumo della zona e quella che offre al visitatore il maggior numero di cose da osservare: il giro guidato per la fabbrica permette di capire come nasce e si sviluppa un profumo, dalla scelta delle fragranze, all’estrazione delle essenze, alla creazione del profumo vero e proprio fino al lavoro del naso, figura fondamentale che dedica la vita ad … annusare!
Il tour ovviamente termina nello spaccio dell’azienda dove però le sorprese non mancano: accanto ai più tradizionali profumi ci sono saponette e candele con fragranze particolari come … vaniglia, cioccolato e brioche!

Lasciamo Grasse e rimandiamo la visita di Vence, prossima meta designata dal nostro “road book”, per compiere una piccola deviazione; arriveremo nella cittadina nel primo pomeriggio seguendo una strada secondaria che ci permetterà di visitare Pont du Loup.
Abbiamo trovato per caso su una brochure turistica in albergo la pubblicità di questo piccolo paese che ospita una confiserie e più per curiosità che per interesse vero e proprio abbiamo deciso di passare a vedere di cosa si trattava.

Il paesaggio cambia totalmente. Ci si inoltra nelle strette gole dei monti provenzali, passando su piccole stradine di montagna circondate da una fitta vegetazione; Pont du Loup in verità sono solo una decina di case, di cui solo un paio non sono abbandonate, che si ammassano attorno al ponte che permette l’attraversamento de fiume da cui prende il nome il paese e che più a monte forma le omonime Gole scavando da secoli la roccia.
La confiserie sembra uscita da una favola.
Un edificio ben tenuto che stona con la desolazione delle altre case, allungato sulla riva del Loup, dipinto di rosso intenso ed illuminato, in una mattina di pioggia, dalla luce gialla delle lampadine delle stanze; alle sue spalle i piloni di muratura di ciò che resta di un vecchio ed immenso ponte ferroviario e più lontano una cascata che rompe il silenzio della gola e la monotonia del verde che circonda ogni cosa.
La confiserie è una fabbrica dove, in maniera artigianale e anche con tempi molto lunghi, vengono prodotti dolciumi a base di frutta: scorze di limone e arancia immerse nel cioccolato, piccoli mandarini disidratati nello zucchero, confetture di frutta e le classiche caramelle tonde dal sapore inconfondibile; la visita all’edificio svela i metodi di preparazione ed alcuni dettagli che non ci si aspetterebbe più in un’economia frenetica e mirata alla produzione intensiva: per fare un solo piccolo mandarino allo zucchero ci vogliono, ad esempio, quasi 50 giorni!
Molto probabilmente la cornice naturale che la circondavano, i suoi colori ed i suoi profumi hanno contribuito molto, però il ricordo che abbiamo del posto sfocia presto nei tratti delle favole e ci mancano solo i nanetti all’opera fra cioccolato e zucchero per giurare di essere stati davvero in un posto incantato.

Passando attraverso alla vegetazione di monti arriviamo a Vence che tutto sommato un po’ delude.
Ce ne avevano parlato bene, avevano detto che sarebbe stata bellissima, ed invece troviamo la città vecchia, borgo medioevale circondato ancora dalle mura di cinta, con la tipica struttura con cui familiarizzeremo poi nel viaggio, invasa da troppa gente per poter davvero essere visitata a fondo.
Usciamo dalla città dopo averla vista brevemente per poter arrivare alla vera attrazione del luogo: la Cappella di Matisse.
L’edificio è appena fuori città, piccolo, subito riconoscibile per il tetto dipinto di un intenso blu; l’ingresso è a pagamento ma vale davvero la pena poter varcare la soglia d’ingresso.
La cappella è molto strana e anche per questo molto affascinante. La struttura non è regolare e l’altare si trova in posizione diagonale rispetto all’asse dell’edificio. Alle sue spalle una vetrata colorata che dipinge con luce gialla e blu, quando il sole l’attraversa, le pareti opposte rivestite di grosse mattonelle di ceramica bianca e lucida sulle quali l’artista ha dipinto, schizzandole semplicemente utilizzando vernice nera, le varie scene della via crucis; di Matisse anche i paramenti sacri di chi avrebbe dovuto celebrare in quel luogo: tuniche rosa e blu, oppure nere e bianche sulle quali spiccano le foglie delle piante tropicali, tipiche delle sue opere.
La stranezza della cappella e soprattutto i colori che animano la struttura ci hanno lasciato veramente a bocca aperta.

La vera struttura medioevale che a Vence avevamo avuto modo solo di vedere di sfuggita, viene ritrovata a St. Paul, notissimo centro turistico che deve la sua fama alla città vecchia, arroccata su un collinetta e che conserva nelle mura e nei piccoli e bui vicolini tutto il suo fascino.
La cittadella fortificata non è molto grande ma comunque di grande fascino: i suoi bastioni di pietra e le sue strette vie oggi occupate da negozi di souvenir e creperie, le insegne in ferro battuto e poi decorate, i piccoli sali-scendi dei suoi viottoli riportano indietro nel tempo e inducono facilmente ad immaginare quale avrebbe potuto essere la vita fra quelle case quando St. Paul non voleva solo dire “una cartolina da…”.
Al di là della gente, davvero molta, la visita è di quelle da non perdere, soprattutto per la sensazione di “storicità” che si vive fra quei vicoli e quelle case.

Anche questa giornata sta volgendo al termine, ma visto che è sulla via del ritorno all’albergo, ci fermiamo anche a Cagnes, una cittadina più grande delle altre già visitate, non più montana come le precedenti, e che ad essere sinceri non offre moltissimo al visitatore: unica attrazione è, anche qui, il vecchio cuore fortificato della città, anch’esso arroccato su una piccola collina, ma che non regge il confronto St. Paul in quanto a bellezza e atmosfera.
In ogni caso ci fermiamo e facciamo quattro passi fra le antiche mura della fortezza; le nubi si sono diradate ed ora il sole si sta preparando a tramontare regalandoci, fra i muri di roccia e le fronde delle piante di Cagnes, un panorama sul mare, ora vicino, che non può lasciare indifferenti.
Anche Cagnes, alla fine, ci ha offerto qualcosa che sarà difficile dimenticare!
Siamo già arrivati alla fine del nostro viaggio; oggi è l’ultima giornata di questa nostra piccola avventura, ma dobbiamo vedere ancora molte cose, quindi partiamo di buon’ora dall’albergo.
Il programma di massima che abbiamo stabilito ci porta ad avvicinarci al confine italiano in modo da essere più vicini poi a casa e nel frattempo visitare tutti i luoghi importanti oltre a Nizza che abbiamo in questi giorni evitato.

E’ domenica, sono solo le otto del mattino e Nizza dorme ancora; le classiche sedie blu sono abbandonate, vuote, davanti alla ringhiera di ferro del lungomare ed il sole sta nascendo dalle acque del mare riflettendosi nelle onde. Credo sia questa l’immagine che più mi è rimasta in mente del nostro viaggio e che mi ha reso felice di aver scelto, alla fine, la Costa Azzurra.

Oltrepassiamo Nizza e giungiamo a St. Jean-Cap-Ferrat, altro classico luogo di vacanze estive “vip”, tempestato di grandi ville che ne rovinano il paesaggio nonostante gli immensi giardini che le circondano. La visita è molto rapida e non ci soddisfa molto, e poi dobbiamo cominciare la nostra scalata verso Eze.

Anche Eze è stata, come la confiserie prima, consigliata da un opuscolo turistico.
Per arrivare si deve scalare, lungo una ripida strada, la parete di roccia che sovrasta le cittadine della costa e poi proseguire, in vetta, attraverso numerose gallerie; Eze poi ti accoglie, come già St. Paul, come un biglietto di sola andata per il medioevo.
Il castello cintato di mura è arroccato su uno sperone di roccia che sovrasta tutta la baia sottostante mentre le piccole abitazioni ammassate in così poco spazio stringono le strade fino a farle divenire stretti passaggi; il villaggio medioevale prende i colori del sole di questa mattina di fine settembre e le case riaccendono del loro naturale rosso.

Un vicolo, un’insegna in ferro battuto, un’edera rampicante e là sotto il mare con il suo blu a fare da sfondo …

Con negli occhi ancora la bellezza di questo paesaggio ci rimettiamo in auto fino, passando per Cap d’Ail, a cambiare stato.
No, non siamo già in Italia, ma entriamo ora nel Principato di Monaco che subito ci accoglie come ci immaginavamo: con i soldi.
Sono incredibili le automobili parcheggiate fuori dal casinò, gli scafi ancorati nel porto e controllati da sommozzatori, uno ad uno, al loro ingresso in rada, i prezzi esposti in molte gioiellerie, le case che si estendono in altezza visto il piccolissimo territorio nazionale.
E poi è incredibile, a chi piace il mondo delle corse automobilistiche, ripercorrere il tracciato di gara, partendo, approfittando di un semaforo rosso, proprio da una delle postazioni sul rettilineo d’arrivo, salire sulla Ste. Devote, passare il Casinò e poi scendere fino al famoso tornantino, passare sotto il tunnel del Palazzo dei Congressi per sbucare poi dall’altra parte nella zona del porto e da lì arrivare alle piscine, magari prendendo in pieno uno dei cordoli fissi ad interno della curva; la velocità media non supera i 20 chilometri l’ora, ma l’emozione è forte!

Visita necessaria poi al Palazzo Grimaldi, una piccola città nella città a cui si accede dai parcheggi grazie ad ascensori scavati nella roccia e dove ha luogo, alle 12, il caratteristico cambio della guardia davanti alla residenza ufficiale del Principe, momento che raccoglie, per il suo fascino più che per la spettacolarità, moltissimi turisti.

Il nostro viaggio sta ormai davvero volgendo al termine; approfittiamo del fatto che ancora dobbiamo pranzare per fare, lasciata Montecarlo, una piccola sosta sul lungomare di Menton, praticamente già al confine con l’Italia e poi, imboccata nuovamente l’autostrada, si ritorna a casa.

3 commenti in “La dolce Costa Azzurra
  1. Avatar commento
    Biondo
    14/03/2005 15:52

    Brutti stronzi!!!

  2. Avatar commento
    Mister.Peugeot
    17/05/2004 21:01

    La costa azzurra è veramente fantastica!! Ho soggiornato per 7 splendidi giorni in un meraviglioso Residence di Montecarlo e dotato di tutti i conforts! Quanto abbiamo speso?? Nel 2002 il residence ci costò per la prima settimana di agosto solo 1.100 euro (come un banale residence in italia.)Ho potuto verificare che il fatto che Montecarlo sia costosa è secondo me un luogo comune: intendiamoci, ci sono ristoranti dove un pranzo costa 150 euro ma ci sono anche molte trattorie con menu' turistico da 18euro a persona... Per intenderci è piu' cara Capri, ancor di piu' Venezia. Nizza è incantevole, Cannes ancor di piu'.. Ho trovato deludente Saint Tropez, un posto che ha l'aria di un raduno di cafoni arricchiti egocentrici e vanitosi. Attenzione: in costa azzurra il parcheggio della macchina e' molto caro ed è solo a pagamento. ciao a tutti

  3. Avatar commento
    Leandro
    11/03/2002 22:20

    Una curiosità: il galeone di cui parla Vicky all'inizio dell'articolo è l'originale "Neptune" del film "Pirates" del 1986 di Roman Polanski con Walter Matthau. Dopo avere navigato per essere esposto un po'in tutto il mondo, si è attraccato definitivamente nel porto di Genova in quanto non più in condizioni di affrontare il mare aperto. Ormai è diventato una gradita parte dell'area del Porto Antico.

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