L’emozione era forte; tanto da non farmi perdere neanche un minuto nel decidere di partire appena vista la proposta sul depliant.
L’offerta era valida e il desiderio era ancor di più. Erano anni che volevo visitare quelle terre ma i percorsi politici hanno ridotto di molto le possibilità.
Più si avvicinava il giorno della partenza, più la tensione saliva: così lontano, da solo, in una terra molto dibattuta tra attentati e guerriglia, ma ormai era fatta. Ero pronto! Anzi no, non lo ero!
Da non perdere
Il ritrovo era all’aeroporto di Fiumicino alle 6,15 di giovedì mattina presso l’ufficio dell’Opera Romana Pellegrinaggi.
Con gli occhi ancora abbottonati dal sonno, cercavo di scrutare le tante figure che popolavano l’ufficio nel via vai della raccolta dei documenti e della bandana gialla che ci avrebbe contraddistinto da tutti gli altri viaggiatori.
Poiché ero solo, avevo chiesto l’abbinamento in camera d’albergo e cercavo di capire chi potessero essere gli altri viaggiatori solitari.
Nel gruppo si contraddistinguevano alcuni preti di una comunità che saprò essere presente in Puglia e in Messico. Un Vescovo brasiliano con due padri e quattro seminaristi e altri come me. Un ragazzo, apparentemente distaccato e solitario, cattura la mia attenzione e così mi avvicino e mi presento. Si chiama Giorgio, rumeno, 22 anni ed è solo. O meglio, con il gruppo della parrocchia della comunità pugliese che ha raccolto ben 22 persone sulle 47 totali.
La sera in albergo saprò che uno dei due con i quali dividerò la stanza. Al gate, in attesa di partire faccio conoscenza con un altro ragazzo che è da solo: Mirko, 30 anni, calabrese. Lui sarà il secondo con il quale dividiamo la camera.
Con un’ora di ritardo finalmente ci imbarchiamo e con sole tre ore di volo raggiungiamo Tel-Aviv.
Sono arrivato in Israele; ancora non ci credevo. La nostra prima destinazione è Nazareth, ma prima ci fermiamo a visitare la chiesa che ricorda il profeta Isaia e lì celebreremo la prima messa.
Sono cosciente del fatto che la mia scelta è caduta su un pellegrinaggio in Terra Santa, sarà tutto nuovo e da scoprire, come le messe, le preghiere, ecc.
A Nazareth alloggiamo in una specie di albergo. Sono strutture del tutto simili, solo un po’ più dimesse. La nostra stanza è molto grande e in tre ci stiamo comodamente. La stanchezza fa si che ci addormentiamo quasi subito. Il giorno seguente sarebbe cominciato il nostro pellegrinaggio.
Una buona colazione e partenza per visitare gli scavi della città dei genitori della Madonna. Il pomeriggio visita alla basilica dell’Annunciazione.
Un imponente chiesa strutturata su due piani; scendiamo di sotto dove si celebrerà la messa e poi raccoglimento e preghiera nella grotta dove a Maria apparve l’Angelo. Anche io seguo il gruppo e dopo la messa vado a pregare nella grotta. Lascio il posto a chi è dietro di me, risalgo le scale, incontro il Vescovo che aveva celebrato la messa e mentre mi avvio verso l’uscita, dal fondo dello stomaco mi sale un groppo che sfocia in un pianto a dirotto. Cerco di reprimerlo, ma inutilmente. Mi inginocchio davanti alla ringhiera e con lo sguardo continuo a guardare verso la grotta mentre le lacrime scendono copiose. Ero sorpreso di questo fatto perché inaspettato. Non capivo perché ho cominciato a piangere senza motivo alcuno. Non stavo pensando a cose tristi, ma soltanto a dov’ero e a cosa stavo vedendo.
La sera in camera ho raccontato l’episodio ai miei compagni. Abbiamo parlato di fede, di vita, di percorsi per quasi due ore. Una chiacchierata che mi ha fatto capire in che stato di confusione fossi riguardo la mia fede. Mirko mi ha consigliato di parlarne con uno dei padri per sentire la sua versione della cosa. Così ho fatto. La mattina successiva, dopo la visita e la messa sul Monte delle Beatitudini, ho parlato con padre Giacomo, il più giovane presente e quello con il quale mi sentivo più attratto. Mi ha detto che il Signore ti parla in molti modi diversi se hai il cuore aperto verso di lui. E questo è stato un modo. Un pianto liberatorio e di gioia.
La sera, dopo cena, e dopo quasi trent’anni che non lo facevo, mi sono confessato.
Non è stata una vera e propria confessione, direi piuttosto una lunga chiacchierata sulla mia vita, sui miei percorsi di fede, del perché mi sono allontanato e del perché mi sono riavvicinato; del mio lavoro e del volontariato, dei figli adottati a distanza e altro ancora.
Tutto questo non era nella mia mente prima che partissi. Se qualcuno mi avesse detto che avrei pregato più volte al giorno e addirittura confessato, non gli avrei dato credito. Sono partito per visitare quei luoghi, in forma culturale, ma è impossibile restare indifferenti se tu hai il cuore aperto.
Ogni giorno pregavo senza più fatica, con volontà e lasciavo aperta la mia anima e il mio cuore a ciò che gli occhi vedevano; un turbinio di emozioni e ancora qualche lacrima.
Ho attraversato in barca il Mare di Galilea dove Gesù camminò sulle acque; sono ridisceso a piedi dal Monte delle Beatitudini; ho pregato nell’Orto degli Ulivi, ho pianto e pregato sul buco dove è stata piantata la Croce; mi sono emozionato e ho pregato nella grotta della Natività, ho fatto il rinnovo della promessa battesimale nel fiume Giordano; sono salito in alto, su una collina, nel deserto delle Tentazioni, ho fatto la comunione nella grotta del Cenacolo dove si svolse l’Ultima Cena e ho visto il luogo dove Gesù apparve agli Apostoli per la prima volta dopo essere Risorto.
Israele è uno stato bellissimo: ci sono angoli di una bellezza incredibile. Gerusalemme è una città di enorme fascino. Gli israeliani sono molto gentili e disponibili, un po’meno gli arabi che condividono questa battagliata nazione.
Trovarsi di fronte al muro del pianto è di un emozionante unico. Alle due estremità ci sono le sinagoghe dove vanno a pregare in caso di pioggia. Due perché gli uomini e le donne sono divisi. Entrato nella sinagoga mi sono ritrovato in un’enorme grotta dove negli anfratti ci sono grandi librerie con tutti i testi sacri. Uomini, ragazzi, bambini, tutti vestiti uguali (o quasi) prendono il libro, se non ne hanno uno di loro proprietà, e si mettono di fronte al muro a pregare.
Ci vorrebbero ancora pagine e pagine per poter raccontare tutto con i dovuti accorgimenti e le sue derivanti emozioni perché ogni sasso, ogni pietra, ogni albero, ogni strada che fai profuma di sacralità. Quello che posso dire con certezza è che sono partito con un'idea e sono tornato con un'altra, che ciò che ho visto e vissuto resterà dentro di me per sempre, immutabile e in modo indelebile.
La pace sia con voi!