Il grande fascino dell’Andalusia

Il sud della Spagna, meta prediletta dei nostri viaggiatori

Questo diario di viaggio racconta di un tour in Andalusia tra il 31 maggio 2009 e il 6 giugno 2009.
Il viaggio è stato organizzato con largo anticipo-febbraio 2009 - con prenotazioni in rete (prevalente booking.com) e con il supporto dei suggerimenti di altri diari di viaggio.31 maggio 2009: arrivo a Malaga e viaggio verso Granada (180 km)
La prima tappa del viaggio è Malaga. Il collegamento da Milano-Malpensa consente a me e al mio fidanzato di partire spendendo meno di 140 euro in due tra andata e ritorno. Certo, il volo non è al migliore degli orari: si parte alle 7.30 da Malpensa e per noi che abitiamo a Milano questo vuol dire alzarsi alle 4. Al di là dell’orario infausto, decidiamo di non farci pelare dai taxi e pensiamo di arrivare in auto in stazione Centrale per raggiungere la navetta per Malpensa (i primi mezzi pubblici a Milano camminano dalle sei in avanti). L’idea è di lasciare a mio padre il compito di andare a recuperare l’auto il giorno dopo: in realtà poi lui decide di accompagnarci direttamente (cosa non si fa per i figli..)
Arrivati a Malaga, andiamo a ritirare l’auto noleggiata con Carjet (assolutamente la compagnia più conveniente) e qui ci attende il primo (e per fortuna unico) inconveniente della vacanza. Faccio una premessa: la prenotazione dell’auto è stata fatta a febbraio con una carta di debito (le postepay non sono carte di credito). Fin qui nessun problema. Un paio di giorni prima di partire è arrivata una comunicazione di riepilogo dei dati per il noleggio dell’auto in cui- tra le varie cose- si dice che si accetteranno solo carte di credito e non contanti per il pagamento anticipato della benzina. Non si parla di carte di debito. Preoccupata, mando due e-mail a carjet e faccio anche una telefonata in Spagna; tutti rassicurano sulla possibilità di utilizzo della carta di debito sebbene non sia una carta di credito.
Dopo un’attesa di un’ora e mezza per arrivare alla postazione Goldcar a cui si appoggia Carjet, diamo la carta di debito. La carta di debito sembra non funzionare e dunque proviamo a dare la carta di credito del mio compagno; avremmo preferito non usarla visto che appartiene alla compagnia presso cui lavora. Non funziona neanche questa sebbene sia io che lui avessimo usato le carte pochi giorni prima. Qui inizia l’odissea con il carico di stanchezza per le poche ore di sonno alle spalle: le impiegate di Goldcar ci liquidano molto velocemente dicendoci che le nostre carte non funzionano. Un paio di ore dopo e 15 euro di telefonate in meno per contattare carjet, scopriamo che l’utilizzo della carta di debito ha bloccato il contratto di noleggio. Carjet non ci risolve il problema e decidiamo di noleggiare un’auto da un’altra delle molte compagnie presenti (in realtà alla fine spendiamo circa 40 euro in più). Prendiamo una piccola kia Picanto arancio abbagliante: per fortuna la nostra spiccata tendenza al risparmio (abbiamo appena comprato casa) ci ha fatto portare un solo bagaglio che a fatica entra nel bagaglio della Picanto.
Finalmente il viaggio inizia , sebbene già in ritardo sul programma di marcia: ci dirigiamo verso Granada costeggiando il mare e decidiamo di fermarci a Nerja per pranzare visto che sono ormai le 3 (ci adattiamo in fretta agli orari spagnoli). Ci fermiamo in questa piccola trattoria “Beslaca”dove proviamo il gazpacho (una zuppa fredda con aglio, cetrioli, pomodoro), la paella ed una “ensalada” ad un prezzo onesto (15 euro a testa). Nerja è – come tutta la costa- cementificata ma anche molto solare e ci tenta l’idea di un pomeriggio di mare e spiaggia. Il programma di viaggio è, però, fittissimo e decidiamo di procedere verso Granada. Le strade in Andalusia sono piacevolissime, quasi tutte gratuite e poco trafficate. Arriviamo a Granada verso sera e pernottiamo all’hotel a 4 stelle Macia de l’Alhambra (costo 65 euro per la doppia): è l’albergo di più alto livello del nostro viaggio la cui posizione è degna di nota- data la vista spettacolare sulla sierra nevada. Inoltre all’interno c’è la possibilità di fare i bagni arabi (ma tutto è a pagamento in questo albergo). Decidiamo di fermarci qui perché siamo stanchi per la levataccia.

1 giugno 2009: Granada e viaggio verso Baeza (136 km)
La mattina dopo, riposati, prendiamo l’autobus 13 (1,20 di biglietto acquistato sull’autobus) esattamente appena fuori dall’albergo e ci dirigiamo all’alhambra, di cui avevo prenotato a marzo i biglietti (13 euro a testa a www.servicaixa.com), li ritiriamo rapidamente alle macchinette con l’utilizzo della postapay (che funziona perfettamente), ritiriamo le audio guide (4 euro assolutamente da spendere) e andiamo a fare colazione. La colazione ci costa cara all’Alhambra: 2 spremute d’arancia e 2 brioches che per quanto buonissime ci costano 9,80 euro.
L’Alhambra è spettacolare: dai giardini Generalife (si pronuncia come si leggerebbe in italiano), all’Alcazaba, ai palazzi Nazaries. Ci viene detto più volte di non arrivare in ritardo all’orario di entrata indicato sul biglietto (anche nell’audio guida!). Impieghiamo circa 4 ore per girarla tutta- dalle 10 alle 14. Dopodiché prendiamo un autobus (facciamo l’abbonamento a 7 euro 7 viaggi) che ci porta nel centro della città. Vogliamo provare- vista l’ora- la “Botega Castañeta” (calle Aimireceros) consigliata più volte in rete: in realtà il gran caldo – quasi 40 gradi- non ci permette di apprezzare la “sortida de tapas” (circa 15 euro) a testa: la sortida si componeva di jamon (prosciutto), le immancabili olive, una frittata di patate, l’equivalente della nostra insalata russa e un po’ di insalata. Nella cucina Andalusa si fa grande uso di aglio e cipolla cruda.. non sempre facili da digerire. Intanto però qui ritroviamo una simpatica coppia di romani con cui abbiamo chiacchierato nell’attesa dell’ingresso ai palazzi e a cui avevamo consigliato questo posto per pranzare.
Il tempo scarseggia e decidiamo di girare Granada con i mezzi pubblici: si rivela un’ottima scelta e visitiamo il centro e l’Albaicin. Non ci facciamo mancare però prima un giretto nel bazar dietro la cattedrale: il mio fidanzato trova un simpatico grattino (2 euro) da regalare. Io mi lascio sfuggire un piatto in porcellana che rimpiangerò per il resto della vacanza visto che non lo troverò più allo stesso prezzo competitivo e di pari bellezza.
Verso le sei torniamo al Macia de Alhambra per riprendere il bagaglio e dirigersi verso la nostra prossima tappa: andiamo verso Baeza (130 km di distanza da Granada). Il caldo è ancora opprimente ma per fortuna la piccola Picanto ha l’aria condizionata che ci offre sollievo.
Arriviamo all’albergo La Casona dell’Arco (60 euro): un hotel incantevole appena dentro il centro storico di questo piccolo gioiellino di città. Il personale, gentilissimo, ci consiglia dove andare a cena: ci orientano verso un locale nel corso principale della cittadina. L’atmosfera però del locale- affollatissimo da gente di ogni età e rumorosissimo- ci ricorda troppo l’aperitivo milanese e in questa vacanza cerchiamo qualcosa che sia diverso da questo.
Scegliamo il ben più tranquillo Ibar, Lorenzo‎ (C/ San Francisco 32, 23440 Baeza, Spain) dietro una piccola chiesa con pochi tavolini all’aperto in una stradina poco frequentata. Ottima cena con bruschette, croquette ed insalata e calamari alla griglia (un po’ meno gustosi del resto della cena) per 15 euro a testa.

2 giugno: Ubeda e viaggio verso Cordoba (154 km)
La mattina del terzo giorno in Spagna ci svegliamo provati dal caldo, dal rumore della strada e dalla stanchezza. Per un disguido non ancora chiarito abbiamo pensato che l’aria condizionata non funzionasse (scopriamo la mattina dopo che funzionava benissimo) ma questo ci porta ad una notte in buona parte insonne. Partiamo alla volta di Ubeda. Di questa cittadina consiglio assolutamente di vedere il museo di Palacio di Medinilla per 1 euro e 50 farete un tuffo nel 1500. Ne vale davvero la pena. Dopo un giro più generale nella cittadina, prendiamo un gelato per combattere il gran caldo e decidiamo di dirigerci verso Cordoba. Intanto il caldo si fa sempre più opprimente (raggiungiamo i 40 gradi) io e il mio fidanzato iniziamo ad avere segni di cedimento: consiglio di non prendere alberghi senza aria condizionata perché perfino una lucertola come me non avrebbe avuto le energie per visitare tutte le cose che ci sono da vedere senza delle tregue dell’aria condizionata.
Raggiungiamo Cordoba, troviamo parcheggio un po’ fuori dal centro storico e ci dirigiamo a piedi all’hotel San Miguel C/ San Zoilo Nº4 (55 euro): ci assegnano una camera stupenda con fiori al balconcino, molto caratteristica ed affacciata sull’omonima chiesa. Davvero questo hotel merita qualche stella in più.
Sono ormai le 8, facciamo un giretto per la città e andiamo a cena al locale “Mezquita” proprio dietro la Mezquita: questo locale offre una varietà di tapas impressionante e di buonissima qualità; provo la coda di toro- uno dei piatti tipici- non mi delude così come non ci deludono le croquettas, il salmorejo (una crema buonissima di pomodoro e l’immancabile aglio meno liquida del gazpacho), le albondigas e le melanzane glassate con miele (un po’ troppo dolci).

3 giugno: Cordoba e Siviglia (142 km)
Il mattino - dopo una colazione da 12 euro per le solite 2 brioches e due succhi di arancia (aranca) - ci aspetta la Mezquita (gratis tra le 8 e le 10): è uno spettacolo che toglie il fiato. Il senso di bellezza e di pace che si ha dentro la Mezquita penso sia regalato da pochissimi altri luoghi nel mondo.
Ci dirigiamo poi al giardini dell’Alcazar (gratis il mercoledì) e vediamo la Sinagoga, non senza aver fatto un giretto nelle viettine intorno.
Lasciamo Cordoba alla volta di Siviglia: nel frattempo l’aria si rinfresca (le preghiere del mio fidanzato hanno avuto ascolto) e si annuvola. Il viaggio verso Siviglia è piacevole: in questo tratto si possono osservare le raffigurazioni in metallo dei grandi tori neri. Lungo la strada ci fermiamo in una specie di autogrill per pranzo e qui abbiamo la fortuna di assaggiare tra le tapas migliori di tutto il viaggio: in particolare il polpo marinato con cipolla (cruda), peperoni e pomodorini, le immancabili croquette, gli spinaci, il merluzzo con pomodoro il tutto al prezzo esagerato di 6 euro a testa!! Decidiamo qui di prendere addirittura il caffè- ammettiamo di non riuscire a rinunciarvi.. soprattutto per rimare svegli con il gran caldo. Ma ci va quasi sempre malissimo: quasi sempre è una brodaglia che difficilmente costa meno di 1 euro e 20.
Arriviamo alla periferia di Siviglia dove abbiamo prenotato una stanza in un residence (Apartamentos BibRambla Avda de la Innovacion n.13- 60 euro). Questa volta la scelta è sbagliata: la periferia di Siviglia è davvero orribile e l’albergo è ben diverso da quelli incontrati fino a questo momento quanto a bellezza e comfort. Lasciamo qui la piccola Picanto e andiamo nel centro della città con l’autobus. Ci dirigiamo immediatamente- visto il poco tempo a disposizione- ai giardini dei Reali Alcazares- costo 11 euro con audio guida- lo spettacolo che ci si presenta è qualcosa di quasi paragonabile all’Alhambra e quindi imperdibile. Usciamo che ormai è quasi sera, vediamo solo da fuori la Giralda e la Cattedrale e ci facciamo un giro a piedi per la città esplorando il barrio di Santa Cruz, le viettine laterali e piazza di Spagna. Facciamo in tempo a vedere La casa di Pilato, assolutamente da non perdere (7 euro).
Il centro di Siviglia è pieno di postazioni di noleggi pubblici per le biciclette: l’idea di girarla così sarebbe stata ottima se non fosse che il noleggio prevedeva un periodo minimo di una settimana: il costo è in ogni caso contenuto (10 euro) ma noi avevamo ormai solo poche ore a disposizione per Siviglia e decidiamo di proseguire a piedi.
Lungo il tragitto a piedi, diamo anche un occhio ai localini che ci sono stati suggeriti per la cena. I romani incontrati all’Alhambra ci avevano suggerito la Juderia, nel barrio di Santa Cruz ma un’occhiata ai prezzi ci fa subito desistere. Andiamo poi a vedere la plaza de Toros (solo da fuori perché chiusa) e decidiamo di fermarci al locale suggerito dal recepionist dell’albergo e dal giovane e simpaticissimo venditore dei biglietti della casa di Pilato: andiamo a Serranito Meson (calle Antonia Diaz), sembra che per i prezzi contenuti i giovani sivigliani usino trovarsi lì. Quando arriviamo- sono le 8- ci sono ancora solo turisti (troppo presto per gli andalusi): in realtà, a mio parere, il posto non è niente di che, ci sono dei piatti combinati a prezzi sicuramente contenuti (spendiamo 10 euro a testa) ma niente di eccezionale. Io prendo i flamenquin (croquettone di prosciutto e formaggio) con insalata e il mio compagno prende il polpo alla galiziana (è del polpo lessato coperto con una serie di spezie rosse).

4 giugno: Cadice, Jerez de la Frontera e Arcos de la Frontera (190 km)
Il quinto giorno in terra andalusa ci porta di buon ora verso Cadice. Percorriamo dunque l’unico tratto di autostrada con pedaggio fisso (5,90 euro).
Prima di partire abbiamo sentito opinioni contrastanti su questa cittadina: la curiosità di vedere in prima persona e la possibilità di fare una toccata e fuga verso l’oceano ci fanno decidere di andarla a vedere. La nostra opinione è questa: così come a Siviglia la periferia è orripilante perchè il vialone che conduce alla penisola dove si trova la città vecchia è un susseguirsi di palazzoni in cemento armato degli anni 70. La città vecchia è invece molto carina, dal vago sapore africano, con stradine strette e negozietti.
Lasciamo la Picanto in un parcheggio a pagamento sul lungomare (costo 1,40 euro per 5 ore). Dopo una passeggiatina gradevolissima in questo centro storico dove vediamo la Cattedrale e il teatro romano, andiamo a fare un bagnetto sulla spiaggia più a nord della penisola: sono state un paio d’ore di puro godimento dopo le grandi camminate dei giorni precedenti. Dopodiché scegliamo di seguire i consigli della rete e pranziamo nella Frigidoria di Calle Topete. Appena entrati capiamo immediatamente che è il posto che fa per noi: c’è la possibilità di fare un giro di tapas con moltissime qualità di frittura di pesce e altre ricette (spendiamo 10 euro). L’ambiente è molto affollato ma molto accogliente. Assolutamente consigliato.
Visto il caldo, se non avessimo voluto provare la Frigidoria avremmo probabilmente preso della frutta nel vivacissimo “mercado publico” proprio accanto a questa. Decidiamo però di completare il pasto in una yogurteria particolarissima (da provare) in fondo a calle de la Rosa.
Lasciamo un po’ a malincuore questa allegra cittadina di mare per dirigerci verso Jerez de la Frontera (si legge Cherez de la Frontera): è una cittadina carina che ha creato un business intorno alla produzione dello Sherry ad opera degli inglesi. Vi si trovano numerose “botteghe” che consentono di fare una visita guidata sul processo di produzione dello Sherry ma arriviamo tardi – sono ormai le 6- per pensare di poter fare il tour. Giriamo un po’ a piedi la cittadina e arriviamo accanto all’Alcazar su un’altura molto bella con alberi dai fiori lilla che con i petali hanno creato un tappeto dello stesso colore. Sono immagini da cartolina.
Rimaniamo soltanto un’oretta a Jerez ma al ritorno al parcheggio vediamo che questa oretta ci è costata un po’ cara: 3,40 per una sola ora.
Sono ormai quasi le 8 quando arriviamo all’albergo che ci ospiterà per la notte: siamo ad Arcos della Frontera all’hotel Los Olivos Paseo De Boliches Nº 30 (50 euro). Questa cittadina è davvero in una posizione spettacolare: completamente arroccata su un promontorio ha un’alcazar (non visitabile perché proprietà privata), un castello, numerose chiese e moltissime viuzze particolarissime senza parlare delle terrazze panoramiche su tutti i territori sottostanti. Facciamo una passeggiata serale e ci fermiamo a prendere una “ensalada” in un pubbettino poco dopo la cattedrale che ci ricorda una specie di bar del circolino. Parliamo chiaramente italiano (viene apprezzato più dell’inglese) e spendiamo circa 6 euro a testa. Anche qui – come già a Baeza- vedo che gli autoctoni mangiano abbondanti porzioni di lumachine con il sugo, ne chiedono una porzione ma dicono di averle finite (nei menù però non si ci sono mai).

5 giugno: Ronda e Marbella (142 km)
Il tratto tra Arcos e Ronda è quello che più mi è rimasto nel cuore come paesaggio naturale, è una zona rigogliosa per vegetazione, con moltissimi profumi di macchia mediterranea e con una bellissima vista sui rilievi montuosi. Ad un certo punto abbiamo incontrato anche dei laghi suggestivi dove consiglio di fermarsi per fare delle foto.
Arriviamo poi a Ronda, lasciamo la Picanto poco fuori dal centro e procediamo a piedi verso il centro: avevo fretta di arrivare al ponte di Ronda di cui avevo sentito più volte parlare per la spettacolarità. Incontriamo però prima la plaza de toros e decidiamo di pagare il biglietto e l’audio guida e visitarla. In tutta la Spagna sono circa 5 le plaza de toros rimaste e questa è davvero bella. Certo, mi chiedo ancora come si possa esaltare e raccontare con tanto entusiasmo la storia di toreri e di armi e di combattimento per quello che per me si riduce ad uno spettacolo truce ma devo ammettere che comunque il tutto vale una visita (8 euro con audio guida). Il ponte dovrà aspettare, decidiamo prima di pranzare: andiamo da Faustino, consigliato in rete e davvero eccezionale. Un piccolo localino a cui non daresti due soldi si è invece rivelato un posto dall’ottima cucina a prezzi concorrenziali: ottime le croquettas ripiene, le albondigas, gli spiedini di pesce e gli involtini di carne. Costo 6 euro. Poi finalmente il ponte: notevole, non c’è che dire. Potremmo continuare la visita nella parte dopo il ponte ma abbiamo voglia di andare al mare. Il tratto di strada tra Ronda e Marbella è suggestivo ma con molte curve ed, effettivamente se si incontra un camion, difficilmente lo si riesce a superare prima dell’arrivo a Marbella.
Il nostro hotel – Don Alfredo, Calle Portada, 11 (58 euro)- è in una posizione strategica: addossato alle mura arabe del piccolo centro storico e a 5 minuti dal mare. Andiamo subito in spiaggia e rimandiamo la visita della città a dopo: purtroppo è molto ventoso e la temperatura piuttosto bassa e decido di non fare il bagno. Il mio fidanzato vichingo però non rinuncia ma, proprio per il mare mosso, finisce su alcuni scogli pieni di ricci che non era possibile vedere. Gli va piuttosto bene, solo un po’ di spine sul palmo della mano: andiamo a cercare una farmacia per un ago sterile. Ne troviamo con facilità: la costa del Sol è frequentatissima da anziani, soprattutto inglesi. Rinunciamo definitivamente alla spiaggia e decidiamo di fare un giro per i negozietti: il centro di Marbella è molto caratteristico e molti sono i ristorantini con tavolini all’aperto. Noi ci lasciamo consigliare dal recepionist dell’albergo per una buona paella: ci manda a “La Venencia”, è un ristorante di un certo livello dove spendiamo circa 25 euro a testa per paella, acqua, dolce e antipasto di acciughe.

6 giugno: verso Malaga (60 km)
L’ultimo giorno è all’insegna del cattivo tempo: è piovoso e decidiamo di dirigerci con calma verso Malaga. Prima però andiamo a fare colazione in un bar molto carino in Calle Valdes e ormai sappiamo già che la colazione con succo d’arancia non ci costa meno di 5 euro a testa.
Abbiamo il volo che ci riporterà a Malpensa alle 20.20, pensiamo di avere tutta la giornata per girare Malaga, in realtà scopriamo lungo il tragitto di dover riconsegnare l’auto in aeroporto prima delle 15. Decidiamo di sfruttare il poco tempo che rimane per vedere velocemente Malaga. Come per Siviglia e Cadice, prima di arrivare alla zona centralissima si assiste ad un brutto susseguirsi di palazzoni in cemento. Arriviamo nella zona più centrale e lasciamo l’auto nel parcheggio sotto il mercato pubblico. Abbiamo circa due ore e facciamo in tempo a vedere giusto la cattedrale e il teatro romano. Decidiamo però che non vogliamo perderci l’Alcazaba ovvero l’unica cosa che la nostra guida del touring consiglia di vedere: facciamo un giro rapidissimo di circa 40 minuti che davvero siamo contenti di non esserci fatti mancare (costo d’ingresso 2,20).
Arriviamo poi in aeroporto, pranziamo a tapas in uno dei ristorantini ad una cifra contenuta (circa 7 euro) e pensiamo agli ultimi regalini che purtroppo sono più cari che nei molti luoghi che abbiamo visitato- soprattutto rispetto a Granada e Baeza di cui difficilmente si possono dimenticare le ceramiche, i colori accesi, i tessuti.

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