Il Camino de Santiago in bici!

Sulle tracce dei pellegrini sul mezzo più ecologico

L’AVVICINAMENTO
Leggendo i vari diari trovati in internet, sono giunta alla conclusione che la soluzione migliore sarebbe lasciare la macchina a Byionne in un garage, e prendere il treno per Saint Jean Pied De Port la mattina successiva.
Siamo partiti da Sondrio con il camper verso le 11,30 di giovedì 4 agosto, abbiamo viaggiato quasi ininterrottamente fino alle 23, quindi ci siamo fermati in una piazzola dell’autostrada dove abbiamo dormito.
Sveglia alle 6,30 e di nuovo in marcia fino a Byionne dove siamo giunti attorno alle 11 del mattino.
La città era nel pieno di una "mega" festa, a fatica, nel traffico siamo riusciti a trovare un posto in riva al fiume dove poter sostare e fare il punto della situazione.
Bruno ha fatto un rapido giro con la bici per vedere se era possibile lasciare il camper nel vicino parcheggio della stazione, niente da fare, tutto pieno, oltretutto il parcheggio era per sole auto, quindi la decisione di andare a Saint Jean.
Arrivati a Saint Jean dopo numerosi giri abbiamo iniziato la ricerca di una sistemazione per il camper per i giorni che avevamo messo in preventivo per fare il camino.
Per prima cosa tentiamo in un campeggio dove un vecchietto ci indirizza nel garage Renault, dove fanno questo tipo di rimessaggio, il garage ci assicura il parcheggio al considerevole prezzo di € 80, non trovando nessuna altra soluzione accettiamo.
La notte la passiamo nella vicina area sosta camper.Diario di viaggio:
Testo di Cristina, Foto di Bruno
Viaggio condiviso con Carlo e Natalino

PRIMA TAPPA 6 AGOSTO
SAINT JEAN PIE DE PORT - RONCISVALLE - KM 27
Oggi sveglia alle 6,30, iniziamo la preparazione delle biciclette, verso le 8 portiamo il camper al garage e iniziamo la salita.
Questa tappa era quella che in maggior modo mi preoccupava a causa del dislivello 1.200 m.
Subito la partenza avviene in salita su asfalto, breve ma intensa, poi la strada si spiana per circa km 3, di nuovo uno strappo su sentiero, dove scendo e spingo la bici, i pellegrini a piedi ci sorpassano agevolmente, mentre noi siamo impegnati nella salita con bici a mano.
Un altro tratto di salita su asfalto ci permette di pedalare di nuovo e, nuovamente sor-passare i pellegrini a piedi Raggiungiamo una croce in sasso dove i pellegrini lasciano un ricordo per augurarsi un buon cammino ,fazzoletti, pensieri, fotografie ecc…, da lì inizia il sentiero che porta al colle Bentarde, (bici a mano) arrivati al colle il sentiero comincia a scendere e noi erroneamente, pensiamo di essere arrivati, sbagliato, perché, dopo una discesa in mezzo a boschi bellissimi, incontriamo una fonte, dove facciamo il pieno alle borracce, da lì inizia di nuovo la salita su strada sterrata con fondo accidenta-to, dove malgrado i miei sforzi non sempre riesco a restare in sella, quindi spingo, finalmente dopo l’ennesima curva intravedo il passo Lepoeder dove arriviamo alle 13.
Ci fermiamo al passo per un breve spuntino, ma il vento molto forte ci costringe a scendere in fretta lungo la strada asfaltata che, con con pendenze notevoli, ci porta al passo di Ibaneta, e da lì in breve tempo a Roncisvalle.
Roncisvalle è uno dei luoghi più significativi del cammino, fermarsi è d’obbligo.
Ogni sera viene celebrata la messa con la benedizione del pellegrino.
Nel passato fu uno dei più ricchi e isolati ospizi della via Jacobea, ma ancora oggi ospita pellegrini e tesori.
L’albergo del pellegrino apre alle 16 quindi ci riposiamo, nel frattempo conosciamo due italiani, marito e moglie che stanno facendo il sentiero a piedi, trascinando un carrettino su due ruote nel quale trasportano i loro bagagli, un altro dei tanti modi di fare il cammino.
I pellegrini sono numerosi, e all’apertura dell’albergo ci accalchiamo vicino alla porta, veniamo fatti entrate a gruppi di 20, ognuno deve compilare un questionario con i dati anagrafici, il motivo del viaggio, con quale mezzo viene fatto il cammino ecc…, nell’attesa di entrare si sentono i racconti di chi ha già fatto altre esperienze del genere, il clima è molto rilassato e disteso.
Ci assegnano un posto nell’albergo della gioventù in quanto l’albergo del pellegrino da la precedenza a quelli a piedi.
Dividiamo la camera con altri italiani (che troveremo spesso nei vari alberghi) arrivati anche loro in bicicletta scambiamo opinioni sulla prima tappa.
Devo dire che malgrado ci siano stati tratti sicuramente molto impegnativi, a mio avviso, non è stata una tappa così dura come descritta nelle varie testimonianze trovate in internet e dalla guida.
Abbiamo cenato nel vicino ristorante con menù del pellegrino e a letto alle 10.

SECONDA TAPPA 7 AGOSTO
RONCISVALLE - PUENTE LA REINA - KM 72
Questa mattina, ci siamo alzati di buon ora, il tempo non è dei migliori, minaccia pioggia
Uscendo dall’albergo della gioventù, per effetto della nebbia, dell’oscurità e dell’ambiente circostante, ci ritroviamo trasportati nel medioevo, la sensazione è assolutamente straordinaria.
Inforcata la bicicletta cominciamo il primo tratto lungo un sentiero leggermente in discesa tra boschi di conifere, i pellegrini a piedi sono numerosi e dobbiamo continuamente zizagare per evitarli, sicuramente non sono molto contenti dei nostri continui sorpassi.
A Burghette delizioso paesino con case dipinte facciamo colazione, da lì inizia l’ascesa verso l’alto de Mezquiriz, di nuovo scendo dalla bici e spingo per un po’, giunti alla cima inizia la discesa su sentiero molto tecnico, stretto ma divertente.
Continuiamo così con sali e scendi per un lungo tratto, fino a quando incontriamo la seconda salita della giornata l’alto de Erro, il primo tratto non è pedalabile a causa dei grossi sassi presenti sul sentiero, poi di nuovo in sella su sterrato attraverso boschi incantevoli e freschi fino ad arrivare alla cima, da lì nuovamente in discesa fino a Zubiri capoluogo della valle è una delle località più popolose di questa zona, la guida ci segna-la un ponte medioevale, a noi non sembra degno di nota.
Proseguiamo di nuovo costeggiando il rio Arga lungo il sentiero fino ad arrivare, verso le 14, nei pressi di Pamplona.
Il caldo comincia a farsi sentire, attraversiamo la città seguendo le indispensabili frecce gialle che indicano il cammino, non ci fermiamo per la visita alla città in quanto l’avevamo già vista, ma ci fermiamo per apporre il sello, ma purtroppo l’ufficio del pellegrino è chiuso.
Riprendiamo a pedalare con un’afa pazzesca, la meta è ancora lontana. A Cizur Menor, ci fermiamo per prendere da bere, siamo accaldati e sudati, ma la provvidenziale Coca Cola, che sarà la mia bevanda di tutto il cammino, ci permette di ristorarci.
Proseguiamo verso l’alto del Perdon, in una assolata strada sterrata, dove nulla si muove.
Verso la metà di questa ascesa, all’ombra di alcuni alberi, incontriamo per l’ennesima volta due veneti molto simpatici.
Percorriamo il tratto successivo in loro compagnia senza immaginare che avremmo poi fatto l’intero cammino assieme: si tratta dei mitici Natalino e Carlo.
Proseguiamo fino ad arrivare finalmente all’alto del Perdon, dove si trova il monumento al pellegrino con sagome in ferro sulle quali è scritto “qui il cammino del vento e quello delle stelle s’incrociano facendosi uno”.
Con una lunghissima discesa su strada asfaltata giungiamo a Puente la Reina verso le 17,30
L’albergo del pellegrino è al completo ma ci indirizzano in un altro che sta oltre il ponte romano ad archi che da il nome alla città.
L’albergo è confortevole, l’ospitalero, appena giunti, offre a tutti i pellegrini un bicchiere di acqua fredda, cosa molto gradita , ci viene assegnata una camera con letti a castello, dove altri pellegrini sono già arrivati.
Dopo aver fatto doccia e lavato gli indumenti, ci concediamo una rilassante cena, con menù del pellegrino.
Dopo la cena visita al paese, dove troviamo i simpatici ragazzi di Brescia e con loro ci concediamo una birra.
Puente la Reina è uno dei luoghi in cui più forte è la presenza del passato e la storia del cammino.
La città deve il suo nome al ponte pedonale ad archi sul rio Arga costruito in epoca medioevale per facilitare il passaggio dei pellegrini.

TERZA TAPPA 8 AGOSTO
PUENTE LA REINA - LOGROGNO - KM 74
Anche questa tappa è abbastanza impegnativa.
Come al solito sveglia alle 6,30, ma la partenza non avviene prima delle 7,45
La prima parte del tragitto comincia quasi subito con una salita impegnativa, (bici a mano), poi una piacevole discesa fino a Maneru con continui sorpassi di pellegrini a piedi lungo uno stretto sentiero. Da Maneru altra salita fino a Ciriaqui che si erge su una collina con vestigia medioevali.
Da Ciriaqui inizia una discesa di tutto riposo verso Estella, situata in una piccola valle chiusa lungo il corso del rio Arga.
Usciti da Estella abbiamo proseguito verso il famoso monastero di Irache, dove si trova la fonte dell’acqua e del vino.
E’ questa una fontanella con due rubinetti uno per l’acqua e uno per il vino, dove i pellegrini possono bere, il tutto è offerto dai monaci che producono il vino.
Purtroppo, per noi, la notte precedente qualcuno ha svuotato la botte del vino prelevando, così dicono, circa 1.300 litri di vino.
Abbiamo di nuovo ripreso il cammino salendo attraverso boschi di querce fino a raggiungere il colle. Di nuovo in discesa fino al piccolo paese di Arzqueta, dove abbiamo ritrovato Carlo e Natalino, quest’ultimo in difficoltà a causa della rottura del portapacchi.
La sua ottima conoscenza della lingua spagnola gli è stata provvidenziale! Infatti è riuscito a farsi riparare il danno da un intraprendente contadino.
La giornata si presenta ancora molto afosa, io e Bruno decidiamo di avviarci.
Comincia di nuovo il sentiero molto stretto che ci porta a raggiungere una larga strada sterrata in leggera discesa che ci permette di guadagnare qualche chilometro.
Dopo l’ennesima salita accaldati e stanchi decidiamo di fare l’ultimo tratto lungo la strada asfaltata, mancano ancora circa 15 di km a Logrogno e se continuassimo a seguire il sentiero arriveremmo tardissimo in città.
Fatti circa 5 km inizia una discesa lunghissima che affrontiamo a forte velocità, durante la discesa, scoppia il copertone della mia ruota anteriore, i tappi dei freni si sono spostati e, invece di frenare sul cerchione, franavano sul copertone causandone lo scoppio.
Bruno ripara alla meglio la camera d’aria e il copertone, nel frattempo ci raggiungono Carlo e Natalino, assieme a loro raggiungiamo Logrono, quando oramai sono le 19,00.
Naturalmente l’albergo è al completo, ci indirizzano verso una residenza universitaria messa a disposizione per questo periodo ai pellegrini.
Ritroviamo ancora i ragazzi di Como, Varese e Brescia che avevamo incontrato a Roncisvalle e Puente la Reina.
Ci assegnano una camera a due letti e, finalmente, possiamo fare la doccia e rimetterci in sesto dopo una giornata così piena di imprevisti.
Usciamo per la cena con Carlo e Natalino, dopo vari giri per la città troviamo un ristorante.
Usciti, dopo aver mangiato e, soprattutto bevuto molto, decidiamo di ritornare alla residenza, ma nessuno di noi ricorda bene dove sia, e, dopo aver girato in lungo e in largo per una buona mezzora decidiamo di farci portare alla residenza da un taxi.

QUARTA TAPPA 9 AGOSTO
LOGROGNO - BELORADO - KM 78
Oggi partenza alle 7,45, attraversamento della città e con le solite frecce raggiungiamo il parco cittadino, lo attraversiamo da lì inizia una breve salita su sterrato, e la discesa lungo sentiero è divertente e facile fino a Navarrete, dopo il paese di nuovo una salita verso l’alto de Sant Anton, non particolarmente impegnativa, seguita da un’altra discesa fino Najera su sterrato argilloso divertente, finalmente un pò di riposo.
Najera è tagliata in due dal fiume e protetta da alte rocce rosse d’argilla, è il borgo medioevale che fu capitale della Navarra e luogo di incoronazione del re Ferdinando III molto caratteristico il centro storico.
Lasciata Najera ci siamo avviati verso Santo Domingo della Calzada, salendo lungo la strada sterrata che sovrasta le case, poi di nuovo discesa e pianura fino a Santo Domingo della Calzada.
Sosta per il pranzo, nella piazzetta vicino alla cattedrale.
Il nome è dato da Santo Domingo della Calzada, nato nel 1019 visse per molti anni come eremita, quando si accorse che molti pellegrini transitavano verso Santiago decise che quello sarebbe stato il suo compito, facilitarne l’andare. Impiegò tutte le sue energie per aprire nel mezzo della foresta una strada, fondò una città e costruì un ospedale.
Quando morì fu seppellito e lì sorse la cattedrale che porta il suo nome.
Altra caratteristica sono il gallo e la gallina rinchiusi in una gabbia all’interno della cattedrale.
Abbiamo lasciato la città nel pomeriggio affrontando brevi salite e brevi discese.
Siamo giunti a Belorado in serata.
L’albergo del pellegrino è molto spartano, ci vengono assegnati dei letti a castello in uno stanzone squallido già stracolmo di persone.
Natalino non è molto convinto di dover restare, dice che gli sembra di essere in caserma, cerchiamo un’altra sistemazione che, per fortuna, troviamo proprio ad alcune decine di metri.
E’ un’albergo del pellegrino privato, molto confortevole e pulito,con camere in legno e letti a castello, nel prezzo è compreso l’uso della cucina e la colazione al mattino.
Ritroviamo ancora i ragazzi di Como Varese e Brescia e con loro decidiamo di cenare formando una tavolata di 14 persone.

QUINTA TAPPA 10 AGOSTO
BELORADO - HONTANAS - KM 89
Partenza verso le 8, questa mattina il tempo non è molto bello, pedaliamo in leggera discesa, alternando sterrato con asfalto.
Giunti nei pressi di Villafranca de Montes, inizia a piovere, ci bardiamo di tutto punto e decidiamo di proseguire lungo la strada asfaltata, in quanto il sentiero, diventa impraticabile durante la pioggia.
Iniziamo la salita verso l’alto de Predaja, la pioggia è intensa, i camion diretti a Burgos, ci sorpassano pericolosamente vicini, la salita è costante per 6 Km., oramai siamo inzuppati, non conviene fermarsi in quanto prenderemmo troppo freddo.
Finalmente si vede il passo e una lunga discesa, guardo il sentiero che si vede dalla strada, ci sono alcuni pellegrini in bicicletta che stanno spingendo impastati dall’argilla, ci rendiamo conto che la nostra decisione è stata giusta.
La discesa prosegue per parecchi chilometri, decidiamo di fare una deviazione di circa 3 km verso San Juan De Ortega.
La chiesa è molto bella, ma non riusciamo ad avere il sello in quanto l’albergo del pellegrino è ancora chiuso.
Ci fermiamo nel bar del piccolo paese per riscaldarci e bere qualcosa di caldo, ci sono parecchi pellegrini sia a piedi che in bicicletta, tutti infreddoliti.
Dopo esserci ristorati, riprendiamo a pedalare, direzione Burgos, la pioggia non ci da tregua, viaggiamo lungo una strada in leggera discesa molto trafficata, finalmente dopo circa 30 km da San Juan de Ortega, giungiamo a Burgos, seguendo le immancabili frecce gialle, arriviamo in breve tempo alla cattedrale.
Burgos è città storica del cammino. In posizione strategica è punto di passaggio obbligato dei pellegrini.
La sua cattedrale in pietra bianca svetta verso l’alto in un affascinante gioco di luci e ombre tra contrafforti e guglie merlettate, fu iniziata nel 1221, quando viene posta la prima pietra proprio nel sito in cui sorgeva la vecchia cattedrale romanica.
La sua costruzione richiese tre secoli e vide impegnati i maggiori artisti d’Europa.
ci fermiamo in un bar per un bocadillo (panino farcito con prosciutto, formaggio frittata ecc..), con birra fresca e caffè.
Finalmente ristorati e asciutti, ricominciamo a pedalare.
L’uscita da Burgos non è troppo difficoltosa se si seguono le frecce gialle, in poco tempo ci ritroviamo alla periferia, una strada sterrata ci porta ai piedi della prima salita verso le mesetas.
Le mesetas sono degli altopiani da scalare, inframezzate da piccoli paesi. Non essendo stanchi decidiamo di proseguire fino ad Hontans.
La strada è piacevole da percorrere le salite sono dolci, dopo vari giorni durante i quali il tempo di pedalata in sella alla bici è inferiore a quello in cui la devi spingere, ora non ci sembra vero di procedere velocemente.
Siamo circondati da km e km di campi coltivati a grano, colline dove non si vede altro che campi di grano, continuiamo così per circa una ventina di chilometri, fino a quando non scorgiamo il cartello che ci avvisa di essere a pochi chilometri da Hontanas.
Troviamo posto nel primo albergo del pellegrino che troviamo entrando in paese. L’albergo è molto confortevole.
Natalino, sempre grazie alla sua ottima conoscenza della lingua spagnola, riesce a spuntare per pochi euro in più una camera a due letti che cede generosamente a me e a Bruno. Un gesto apprezzatissimo perchè dopo giorni condivisi con altra gente, un po’ di intimità ti fa rinascere e ti da la carica per continuare.
Durante la cena con menù del pellegrino e vino tinto, scopriamo qualcosa di più sui nostri compagni,
Carlo è un pasticcere lavora tutti i giorni dalle 6 del mattino alle 14 del pomeriggio, ci racconta che il suo piatto preferito sono gli spaghetti al tonno, tanto che lo mangia tutti i giorni dell’anno tranne il sabato quando invece mangia pizza, Natalino lo stuzzica divertito di questa sua abitudine, chiedendogli se a volte non gli viene voglia di cibo diverso, Carlo da quanto ci racconta dimostra di essere una persona molto abitudinaria e suscita il divertimento di Natalino che, invece, non essendo sposato, è completamente diverso, non ama stare negli schemi e prende la vita così come viene.

SESTA TAPPA 11 AGOSTO
HONTANAS - SAHAGOUN - KM 98
Questa mattina ci siamo attardati più del solito, siamo andati a fotografare la bella fonta-na del paese, nel frattempo Carlo, ha notato che la sua ruota posteriore era leggermente sgonfia, quindi ha deciso di gonfiarla, ma quella invece di gonfiarsi si è sgonfiata completamente, oltretutto la sua pompa non era adatta, comunque siamo riusciti a risolvere il problema e a partire verso le 8,30.
Per fortuna questa tappa non è particolarmente impegnativa, si viaggia anche oggi lungo le mesetas, il paesaggio è sempre quello di distese sterminate di campi coltivati a grano.
L’unica salita abbastanza impegnativa, l’abbiamo affrontata al mattino quando il sole non è ancora così forte.
In cima lo sguardo spazia lungo sterminate vallate sempre coltivate a grano.
Inizia la discesa su sterrato fino a raggiungere Puente Fitero dove si trova il piccolo e accogliente ostello di San Nicolas, gestito dalla confraternita di San Jacopo di Perugia, dove ci fermiamo per apporre il sello.
La sua particolarità è quella di non avere luce o acqua corrente, così come erano gli hospital di un tempo, al suo interno numerose candele sono accese. Qui la sera viene ripetuto l’antico rito della lavanda dei piedi ai pellegrini.
Continuiamo così per un lungo tratto, in cui il sentiero affianca la strada asfaltata quasi deserta.
Ci fermiamo per il solito bocadillo a Villalcazar De Sirga, dove visitiamo la bella chiesa di santa Maria la Blanca, di stile romanico gotico.
Decidiamo di proseguire fino ad arrivare a Sahagùn e di percorrere altri 39,5 km, il sen-tiero è decisamente pianeggiante anche se il caldo comincia a farsi sentire.
Lo sterrato che stiamo percorrendo è largo e rossiccio ed il primo tratto è costeggiato da pioppi, i pellegrini a piedi sono molto pochi e quelli in bici ancora meno, ma noi continuiamo imperterriti, con il sole a picco sopra le nostre teste.
Dopo circa un’ora, decidiamo di fare un po’ di asfalto per poterci avvicinare prima alla meta, abbiamo il vento contrario e i tre uomini si alternano in testa in modo da agevolare quelli che sono in coda. Arriviamo finalmente a Shagoun verso le 18.
Il rifugio è abbastanza grande è particolare infatti è all’interno di una chiesa, ci sono già parecchi pellegrini, c’è un’unica camerata dove sono sistemati letti a castello in gruppi di quattro, divisi da pannelli in legno, mi fanno pensare a piccoli loculi, il caldo si fa già sentire, decidiamo , di fare l’indispensabile doccia, e di dormire al piano terra mettendo dei materassi per terra, (si rivelerà la soluzione ottimale). Sono arrivati anche i ragazzi di Varese e Como che avevamo conosciuto a Saint Jean.
Usciamo per la cena e optiamo per un bel ristorante, dove mangiamo e beviamo con gusto.
Tutti i rifugi, chiudono tra le 22 e le 23, anche questo non fa eccezione, a Natalino è stato assegnato il compito di “portinaio” nel senso che deve chiudere le porte e spegnere le luci del rifugio all’ora stabilita. Dormiamo per terra sui materassi sistemati davanti alla porta d’ingresso.

SETTIMA TAPPA 12 AGOSTO
SAHAGOUN - ASTORGA - KM 114
Questa mattina, ci siamo svegliati molto presto a causa dei pellegrini a piedi che hanno iniziato ad alzarsi verso le 5 e non hanno avuto compassione per quelli che ancora dor-mivano, noi oltretutto essendo vicini alla porta d’ingresso siamo stati quelli maggiormente disturbati, quindi la partenza è stata alle 6,15, fuori era ancora pressoché buio, ed era ancora freddo, tant’è che abbiamo indossato le nostre giacche a vento.
Questa è una tappa, che come si vede dall’altimetria, non è particolarmente impegnativa per il dislivello, ma lo si rivelerà per quanto riguarda la lunghezza, infatti percorreremo 114 Km.
Dopo circa un paio d’ore ci fermiamo a Calzadilla de los Ermanos, per la colazione a base di latte, caffè, succo di frutta, pane e marmellata, in un bel ristoro, dove otteniamo anche il sello.
Riprendiamo il cammino e pedaliamo sempre lungo uno sterrato pianeggiante dove ogni tanto incrociamo qualche paesino, così verso mezzogiorno arriviamo a Leon.
Leon divenne capitale del regno asturiano/leones nel X secolo. Da allora rimase la capitale più importante della Spagna fino al XIII secolo quando la fusione dei regni di Castiglia e Leon ne decretò la perdita del titolo.
Siamo giunti nella piazza della cattedrale attraverso piccole viuzze del centro storico, la sua piazza è immensa, al centro svetta la cattedrale con le sue guglie, di lei si dice che è l’edificio più francese di tutte le cattedrali spagnole, le tecniche francesi infatti ispiraro-no la costruzione delle volte e dei contrafforti.
Ci riserviamo la sua visita dopo aver pranzato con il solito bocadillo, impareremo più tardi, a nostre spese, che in Spagna le chiese chiudono alle 13, infatti quando ci muoviamo per la visita la cattedrale è chiusa, aprirà solo attorno alle 16.
Ci rimettiamo in viaggio verso la seconda meta di questa giornata. L’uscita da Leon è un po’ lunga: le frecce gialle sono poche, quindi chiediamo informazioni e finalmente riusciamo ad immetterci sulla via giusta.
La prima parte è decisamente in salita, che, con il caldo della giornata, ci sembra ancora più ardua. Arriviamo alla Virgen del Camino già abbastanza stanchi, da lì inizia lo sterra-to interminabile che ci porta su un altopiano piatto che sotto il sol leone ci porterà a Hospital de Hobrigo, da lì decidiamo di seguire l’asfalto, per alcuni km, poi di nuovo il sentiero con continui sali scendi, i chilometri cominciano a farsi sentire, non vediamo l’ora di giungere ad Astorga, ma sembra sempre lontana, finalmente un ultima discesa ci porta all’inizio della città, che neanche a dirlo, sorge sopra un’altura, un ultimo strappo e finalmente arriviamo all’albergo municipal, dove finalmente possiamo riposarci, specialmente il fondo schiena che è quello che soffre maggiormente.
Sbrigate le solite incombenze, usciamo per la cena, e per la visita alla città.
Astorga è la capitale della Maragateria, fu un importante centro di passaggio delle rotte della peregrinazione e possiede molti monumenti, primo fra tutti la cattedrale di Santa Maria di stile gotico e il Palacio Episcopal importante opera di Gaudì, oggi sede del mu-seo del los caminos.
Una particolarità: il palazzo nacque come residenza del vescovo, ma il suo aspetto e l’altissimo costo sdegnarono a tal punto la diocesi che non fu mai utilizzato come residenza
Oggi è il mio compleanno, e per l’occasione troviamo un delizioso ristorantino, dove abbiamo modo di gustare nuove specialità, in particolar modo dei porri cotti e conditi con salsa di limone.
La guida ci consiglia di assaggiare le mantecadas , dolci speciali della zona, ne facciamo richiesta alla cameriera che rimane stupita, in quanto, ci spiega, sono dolci che normalmente si consumano per colazione.
Usciti e non convinti di non poter assaggiare le famose mantecadas, ne acquistiamo una scatola presso un negozio,la cameriera aveva decisamente ragione infatti assomigliano molto al nostro “pan di spagna”, non sono molto buone.
Ritorniamo al ristorante per festeggiare il mio compleanno aprendo una bottiglia di spumante che gustiamo assieme al simpatico titolare del locale, un po’ brilli ma contenti ritorniamo al rifugio.

OTTAVA TAPPA 13 AGOSTO
ASTORGA - VILLAFRANCA DE BIERZO - KM 80
Questa mattina partenza come al solito attorno alle 7,30, accompagnati dalle familiari frecce gialle.
Lo sterrato su cui pedaliamo va in costante ma regolare salita, le pendenze si accentuano appena dopo El Ganso.
Oggi dovremo scalare la Cruz de Hierro.
Fino a Robinal del Camino procediamo sullo sterrato, poi anche su consiglio della nostra guida, procediamo per gli ultimi 6 km lungo l’asfalto.
La salita è regolare e nel giro di circa mezzora quasi senza fatica arriviamo in cima.
La Cruz De Hierro è un palo di legno con in cima una croce di ferro, ai suoi piedi una montagna di pietre portate dai pellegrini, anch’io avevo il mio sasso portato da casa, poi bandane, fogli, foto, parole scritte nella carta o incise sulla superficie dell’ardesia.
E’ uno dei luoghi più emblematici di tutto il camino.
Dopo le varie foto di rito, iniziamo la discesa che però è breve, inizia ancora una salita verso un’antenna, e finalmente la meritata discesa per chilometri con pendenze notevoli, dicono addirittura del 26%.
Il primo paese che incontriamo alla fine della discesa è Molinasecca, ci fermiamo un attimo per far raffreddare i freni e via di nuovo tra sali e scendi fino a Ponferrada.
Giunti nella cittadina ci fermiamo per apporre il sello e per il bocadillo con birra.
Non essendo stanchi decidiamo di procedere ancora di qualche chilometro in modo da essere abbastanza vicini alla meta del giorno dopo O Cebreiro.
L’altimetria sulla carta non sembra abbia dislivelli elevati, ma il caldo, e comunque i chilometri sulle gambe, fanno diventare la tappa abbastanza faticosa.
Ci fermiamo per una sosta vicino ad una fontana, cominciamo a bagnarci il volto poi passiamo alla testa, infine ci divertiamo a rovesciarci le borracce sulla testa sotto lo sguardo divertito di Carlo che non partecipa al nostro lavaggio.
Ripartiamo ancora bagnati il refrigerio però non dura molto, infatti il caldo asciuga in breve tempo i nostri vestiti.
Dopo alcuni chilometri e aver attraversato paesini dove non si vedeva anima viva, siamo giunti alla meta che ci siamo prefissati per oggi Villafranca de Bierzo.
I rifugi sono due, ma nessuno ospita pellegrini in bicicletta, ci indicano il campo da calcio dove i Boy Scout hanno allestito una tendopoli.
Ci assegnano una tenda per 6 persone, iniziamo con le solite incombenze di fine giornata, oggi siamo arrivati un po’ prima del solito e abbiamo tempo per riposarci, fare il bucato ecc..
Mentre Carlo e Natalino vanno a messa, io e Bruno visitiamo la città.
Ci troviamo dopo la funzione religiosa ed assieme andiamo a zonzo per il paese che ha escogitato un sistema per dar refrigerio ai cittadini.
E’ stato creato uno sbarramento con delle chiuse lungo il fiume formando una piscina naturale molto grande dove adulti e bambini possono nuotare e fare il bagno, inoltre sulle sponde hanno fatta crescere l’erba diventando un piacevole luogo per prendere il so-le o fare il bagno.
Il ristorante per la cena offre menù a base di polpo, che dovrebbe essere la specialità del posto, approfittiamo dell’occasione.
Ognuno di noi ordina una pietanza diversa in modo tale da poter assaggiare più varietà.
La serata è stata allietata da musica dal vivo che abbiamo apprezzato dal tavolo del ri-storante.
Ritornati al campo tenda, non siamo riusciti a dormire, a causa della festa del paese: botti e musica hanno continuato fino a tarda ora.

NONA TAPPA 14 AGOSTO
VILLAFRANCA DE BIERZO - SARRIA - KM 75
Anche questa mattina la partenza è avvenuta di buon ora, ci aspetta la salita a O Cebreiro.
Percorriamo la statale che affianca la strada sterrata in quanto i pellegrini a piedi sono moltissimi, infatti più ci avviciniamo alla meta e più aumenta il numero dei pellegrini.
Per circa una ventina di chilometri procediamo tranquillamente in leggera salita,fino a Hospital Herrerias, dove inizia la salita che ci porterà a O Cebreiro.
Si rivela subito con forte pendenza, costante, ma senza tregua, senza un attimo di respiro, una strada lunga che sembra non finire mai.
Giunti a La Faba, io e Bruno, che mi ha sempre aspettato, ci fermiamo un attimo, giusto il tempo per dissetarci alla fontana, nel frattempo, Carlo e Natalino sono in “gara” per chi di loro arriverà prima. (arriverà prima Natalino)
Da La Faba la strada si spiana leggermente permettendomi di aumentare la velocità, in breve tempo arriverò anch’io al passo.
Siamo a quota 1.300 m. e un mare di nuvole copre la pianura sottostante, uno spettaco-lo bellissimo.
Dal passo scendiamo al piccolo paese in pietra, un luogo mitico, ma che con gli anni sta diventando sempre più turistico.
Ci fermiamo per la solita birra e poi via di nuovo.
Speravamo di aver finito le salite, falso, la strada continua con vari su e giù per almeno altri 12 km., fino ad arrivare all’alto De Poio.
Da lì riprendiamo il sentiero che scende verso Tricastela dove ci divertiamo moltissimo tra sassi da evitare e piccoli gradini da superare.
Purtroppo Bruno si fa prendere la mano dal divertimento e buca la ruota posteriore, dobbiamo fermarci per la riparazione.
Continuiamo tra sentiero e strada asfaltata fino a Tricastela, dove ci fermiamo per bocadillo e birra.
Da Tricastela si diramano due strade, una verso Samos che segue l’asfalto, l’altra verso San Xil che segue il sentiero arrampicandosi ancora in salita, non c’è ombra di dubbio, optiamo all’unanimità per l’asfalto, di salite per oggi ne abbiamo fatte già a sufficienza.
Passiamo per Samos, dove ci fermiamo all’albergo del pellegrino per il sello, sono circa le 15 ma l’albergo è già al completo, speriamo di riuscire a trovare un posto a Sarria, la nostra meta di oggi. Diamo un sguardo al rifugio che si rivela molto brutto, in un'unica stanza, che da sulla strada, sono accatastati numerosi letti a castello dove regna il disordine più assoluto.
Arriviamo a Sarria alle 17, l’albergo municipale del pellegrino è già al completo, ci sono altri alberghi messi a disposizione dei pellegrini, li facciamo passare uno ad uno ma sono tutti completi, cominciamo ad essere sconfortati, quando finalmente nell’ultimo albergo del paese riusciamo a trovare posto nel “albergue di Don Alvaro”
La cosa veramente indispensabile per tutti i pellegrini, non è tanto di non avere un letto dove dormire, ma di non poter fare una doccia alla fine di una giornata passata a pedalare o camminare sotto il sole cocente
Rinvigoriti dalla doccia, che in questo albergo abbiamo addirittura nella camera che ci viene assegnata con altri 6 pellegrini, ci ritroviamo tutti e quattro per fare il punto della situazione. Mancano un centinaio di chilometri a Santiago, siamo preoccupati per il ritorno con il pulman, speriamo di trovare posto, infatti ogni autobus trasporta al massimo quattro biciclette e ci sono solo due corse giornaliere.
Facendo un rapido calcolo con il numero di ciclisti che abbiamo incontrato lungo il tragitto, rischiamo di rimanere a Santiago per molti giorni, speriamo in bene.
Usciamo per la cena dove ordiniamo Zuppa Galega specialità del posto.

DECIMA TAPPA 15 AGOSTO
SARRIA - ARZUA - KM 79
Partenza alle 7,30, questa sarà la penultima tappa, pedaliamo con entusiasmo lungo il sentiero in leggera salita.
I pellegrini a piedi oggi sono veramente numerosi dobbiamo continuamente chiedere strada, forse è perché è domenica, infatti molti sono provvisti di un piccolo zainetto, mi viene il sospetto che siano dei turisti che fanno la scampagnata.
Sparsi tra i boschi e campi si incontriamo una miriade di minuscoli paesi che si succedono accavallandosi l’un l’altro. Sono troppi e in una successione infinita.
Prima di Ferrios incontriamo il cippo che segnala i meno 100 km a Santiago, ma è rovinato, e scolorito, non facciamo nemmeno una fotografia.
Arriviamo a Portomarin, che fu ricostruita nel 1960 nell’attuale posizione sopraelevata, dopo che fu sommersa dall’acqua dall’invaso artificiale di Belesar, ancora oggi si possono vedere alcuni ruderi spuntare dal lago.
La cittadina non ci è sembrata particolarmente interessante, quindi passiamo oltre e riprendiamo il sentiero che, dopo l’ennesima salita, ci porta a Ventas De Maron e da li in discesa verso Palas De Rei, grande e moderna città piena di macchine e di smog.
Proseguiamo nel nostro percorso per avvicinarci il più possibile a Santiago, le guide consigliano di arrivare prima di mezzogiorno per assistere alla messa del pellegrino.
Uscendo dalla città torniamo nel bosco di eucalipti dove troviamo refrigerio.
Il sentiero continua con le solite salite e delle forti discese durante le quali troviamo sollievo dal caldo della giornata.
Arriviamo a Ribadiso la meta prefissata per oggi, assetati e stanchi, non c’è nulla tranne il rifugio che però non offre niente per accogliere i pellegrini, bisogna arrangiarsi da soli.
Bruno è nervoso perché non ha trovato nel onnipresente distributore di bibite la sua tanto agognata birra, che poi guardando con più attenzione troviamo.
Ripartiamo un po’ nervosi verso Arzua, sapendo in anticipo di non trovare posto al rifugio del pellegrino.
Infatti appena arrivati ci dicono che è completo, ci indirizzano verso una palestra dove sono presenti altri pellegrini.
Ci sistemiamo alla meglio dopo aver fatto la doccia, io e Bruno abbiamo con noi i materassini autogonfianti, che ci siamo portati per tutto il cammino finalmente riusciamo a provarli, Carlo e Natalino invece dormiranno per terra.
E’ l’ultima notte prima di arrivare a Santiago, siamo tutti un po’ emozionati.

UNDICESIMA TAPPA 16 AGOSTO
ARZUA - SANTIAGO DI COMPOSTELA - KM 39
Questa mattina partenza alle 7,30 dopo una notte quasi insonne a causa di alcuni ubriaconi che hanno continuato per parecchie ore a gridare fuori dalla palestra.
Abbiamo optato di fare alcuni chilometri lungo la strada asfaltata perché vorremmo arrivare a Santiago prima di mezzogiorno mancano una quarantina di chilometri.
Nei tratti in cui il sentiero costeggia la strada incontriamo tantissimi pellegrini a piedi, anche per loro la meta si avvicina.
Vicino ad Amenal, quando oramai mancano circa 12 chilometri, rientriamo nel sentiero, pensando che oramai siamo alla fine, iniziamo una salita credendo sia quella che porta al monte de Gozo, ultima prima di Santiago, l’affrontiamo con sorprendente velocità, giunti però in cima veniamo delusi in quanto la città è ancora molto lontana.
Arriviamo in discesa a Lavacolla, piccolo paesetto, dove nell’antichità i pellegrini si fermavano per lavare se stessi e gli indumenti di tutto il cammino per presentarsi puliti a Santiago.
Oggi Lavacolla segna l’inizio dell’ultima salita su asfalto per il Monte de Gozo (monte della gioia).
Dall’alto della collina i camminanti medioevali vedevano per la prima volta le guglie della cattedrale di Santiago e intonavano canti di ringraziamento per essere giunti sani e salvi alla meta dopo un viaggio tanto pericoloso.
Oggi le guglie della cattedrale sono nascoste da innumerevoli altri palazzi, il prato dove sorge il monumento al pellegrino è costellato da sporcizia, ci fermiamo per apporre l’ultimo sello e ripartiamo velocemente.
Arriviamo in città seguendo le familiari frecce gialle che ci accompagnano fino alla puerta del cammino, entriamo nel centro storico, passiamo attraverso un reticolo di calle, arriviamo in piazza della Quintana.
Scendiamo i gradini con la bicicletta a mano ed ecco la plaza De Obradoiro, e la cattedrale, immensa, è lì che ci sovrasta, non sappiamo cosa fare, ci baciamo e abbracciamo, l’emozione ci prende tutti e quattro, siamo giunti alla meta.

Appunto finale di Bruno
San Juan De Ortega, Santo Domingo della Calzada, Corion de los Condes, Santiago De Compostela, nomi che infiammano la fantasia, paesi che si sono materializzati sotto le ruote delle nostre biciclette.
Un augurio a chi deve ancora scoprirli
Buon cammino
Bruno

E’ stata una bella corsa di oltre 800 chilometri, pedalata su pedalata lungo i polverosi serrati della Navarra, le Vallate De la Roja, pennellate dal biondo frumento, la lussureggiante Alsazia, fino al tuffo finale finito in abbraccio nella grande piazza davanti all’imponente cattedrale
Natalino e Carlo

2 commenti in “Il Camino de Santiago in bici!
  1. Avatar commento
    totonen
    27/03/2007 18:26

    Avete il testo della benedizione del pellegrino, possibilmente in spagnolo. grazie

  2. Avatar commento
    Lo Staff
    10/03/2006 10:45

    Una piccola osservazione: in fondo al diario leggiamo "la lussureggiante Alsazia". Non si tratterà invece della Galizia (appunto la regione di Santiago), visto che l'Alsazia è una regione della Francia confinante con la Germania?

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