Vivendo a Panama abbiamo la fortuna enorme di poter "scappare" in qualche angolo del paese qui vicino, che ancora non conosciamo, anche se solo abbiamo 24 ore di tempo (cavolo si lavora anche qui!) questa è stata la prima vera "vacanza totale" da 6 mesi a questa parte... :D
Da non perdere
1/5/2008
Partiamo da Las Lajas a mezzogiorno circa, la partenza era prevista nella mattinata ma un temporale improvviso ci ha costretto a posticiparla (ancora non abbiamo un tetto a tenuta stagna). Finito il temporale, carichiamo i bagagli (ovvero una busta di plastica con le crocchette e il guinzaglio di Chucky) e partiamo alla volta di Caldera: siamo io (Elisa), Massimo, Beto (un nostro amico che lavora alla playa ma è di Boquete e che gentilmente ci ospiterà a casa sua stanotte) e Chucky, il nostro labrador bianco di 5 mesi (se si dovesse definire la sua specie di appartenenza partendo da quanto tempo passa in acqua o sulla terra lo si potrebbe dire più un pesce che un cane...!).
Viaggiamo sull'interamericana direzione David per circa 60 km e prendiamo la deviazione per GUALACA (la strada che va a Bocas del Toro) poco prima del posto di blocco permanente alle porte della capitale Chiricana (ormai siamo pure un po' campanilisti come loro! ehhehe c'è una pacifica rivalità tra i chiricanos, che vorrebbero l'indipendenza, e i capitolini).
E' una "scorciatoia" che ci suggerisce Beto: strada nuovissima (pochi anni fa hanno costruito una diga sul Rio Caldera per l'energia idroelettrica e hanno rifatto la strada), traffico zero assoluto (in 30 km circa abbiamo incrociato 2 macchine e altrettanti cavalli e cavalieri), paesaggio pittoresco e rilassante (da pianura fertile a collinette a strade con pendenze vertiginose in così poco tempo! e i paesini, piccoli centri con casette non sempre modeste: i ganaderos dell'area se la passano molto bene).
Arranchiamo fino al paesino di Caldera... stupendo! Un paesino senza tante pretese, ma di una pulizia e ordine che sembra davvero la Svizzera... e i giardini, come sempre qui in zona, sono dei capolavori di colori (quasi sempre creati da bouganvilleas di ogni colore possibile, misti a piante raccolte nella selva, la giungla). Attraversando il paese, in direzione "pozo de agua caliente" (ben segnalati dai cartelli), passiamo davanti ad un bar e Beto ci dice che, chiedendo il permesso ai proprietari si possono ammirare le "piedras pintadas", ovvero degli antichi geroglifici indios.
Purtroppo siamo in ritardo sulla tabella di marcia: stasera dobiamo essere tassativamente a casa di Beto a Boquete, è il compleanno di suo padre e non ci possiamo perdere la cena. Prendiamo la svolta per le terme, una strada sterrata costeggiata da pascoli immensi spersi tra le montagne sovrastanti. Beto ci dice che la strada è in migliori condizioni dell'ultima volta: strano... e noi che pensavamo di dimostrare che per una volta il nostro caro vecchio Mitsubishi Pajero (portato con tanta fatica dall'Italia...) non è poi una "pippa" (pajero in spagnolo centro-sudamericano è una parolaccia, qui si chiama Montero... immaginatevi la gente che si sbellica dalle risate mentre passiamo per strada... pure l'agente della dogana s'è messo a ridere... ehhehhe).
Passata una curva, sorpresa... prima di tutto per la vallata stupenda che ci si para davanti, secondo per gli enormi macchinari che stanno spianando una parte della montagna (e disboscando, cosa molto strana qui, visto che la politica del governo è agevolare la riforestazione, non il contrario...) chiediamo informazioni ad un capocantiere (con tanto di elmetto regolamentare e tesserino di riconoscimento al collo) e ci dice che stanno installando un tubo (mmmm... non carino, non ci caschiamo, più tardi indagheremo...).
Passiamo in mezzo al cantiere e scendiamo per una rampa ripidissima che ci porta ad un ponte apparentemente impercorribile: guardiamo Beto, lui sorride e dice "Dale!" (vai!). Il ponte è una distesa di tavole provate dagli anni e dagli eventi atmosferici che appoggiano su due lati su di un grosso cavo d'acciaio (SENZA essere in qualche modo ancorate). Il Pajero passa rapido sul ponte, come una macchinina impazzita che corre su una tastiera, schiacciando un tasto dopo l'altro al suo passaggio, causando un gran fracasso.
Tiriamo un sospiro di sollievo appena passato il ponte, ma li dietro la prima curva ci aspetta una salita corta ma con una pendenza esagerata, corredata da buchi enormi... il nostro caro vecchio mezzo finalmente ha la sua chance di provare il suo valore e ci riesce egregiamente!
Dopo poche centinaia di metri un cartello ci avverte che di li in poi non sono ammessi veicoli a motore (infatti Chucky ci fa subito notare il forte passaggio di cavalli, rotolandosi con gusto su una bella montagnola di escrementi).
Cominciamo a scendere il sentiero fino ad arrivare ad una valle incantata, addormentata sotto alberi altissimi, il regno dei volatili che cantano le loro dolci canzoni della giungla. Proprio in questo momento idilliaco, mentre Massimo mi stava dicendo che questo posto gli ricorda molto il Chiapas che ha conosciuto anni fa (e io non ha mai visto), la mia changleta (infradito) decide di tirare le cuoia, così mi tocca proseguire a piedi nudi (la cosa più bella del mondo, sentire la natura attorno a sé, toccarla sotto di te con la pianta dei tuoi piedi, come se, per una volta, non la stessi calpestando ma la stessi accarezzando dolcemente, senza barriere e senza paure).
Arriviamo finalmente alla casa del custode, una casupola umile ma stupenda in quel contesto, separata dal sentiero da un canale di acqua termale dove le oche e le anatre domestiche possono fare il bagno (poverine, che vitaccia!).
Beto parla con il custode che ci chiede un USD a persona per entrare nel suo stupendo giardino incantato (Chucky gratis, è permesso ai cani entrare, stupefacente!)
Facciamo il giro delle 5 pozze (NATURALI! alcuni argini rialzati da un muretto a secco di rocce vulcaniche che si trovano sparse per tutta la proprietà, sabbia fine naturale al fondo, e anche foglie, ovviamente) partendo dalla più fresca (circa 30°C) alla più calda (circa 40°C).
Ci sono pochissime persone in così tanto spazio, così ci possiamo godere il caldo abbraccio de los pozos in piena privacy e relax (altro che terme moderne!) e possiamo permettere a Chucky di sguazzare assieme a noi senza disturbare gli altri. Tutt'attorno a noi la selva, gli alberi e su un lato le fredde acque del Rio Caldera, in caso si ci volesse rinfrescare tra una pozza termale e l'altra.
Inizia a piovere, così abbiamo la stupenda possibilità di godere dell'acqua calda sentendo sulla testa le fredde gocce che scendono dal cielo... il paradiso?
E' ora di asciugarsi e dirigerci verso Boquete, non senza esserci ripromessi di tornare qui almeno una volta ogni tanto, non si può non tornare in un simile paradiso ad una sola ora di macchina da casa!
Arrivamo a casa di Beto: tutta la famiglia ci accoglie con grandi feste, specialmente il festeggiato che si dice molto felice di accoglierci in casa sua.
Siamo sopra a Boquete, arrampicati sulle falde della montagna: la mattina dopo ci attende il trekking fino al punto più alto della finca del papà, che chiamano "la piedra".
Passiamo una serata gioiosa assieme a tutta la famiglia in senso allargato, mangiando un delizioso arroz con frioles chiricanos con pollo e un altrettanto buono sancocho (una zuppa tipica) de gallina. Tutti prodotti nella finca ci dicono orgogliosamente.
Dormiamo nella stanza del fratellino di Beto, che viene spostato sul divano; proviamo a ribellarci, proponendo di dormire noi sul divano o trovare una sistemazione, ma la mamma rifiuta ridendo, facendoci notare che per loro è un piacere averci nella loro "humilde casa".
Dopo un bel po'di cervezas Panama, andiamo finalmente a letto, stanchi ma felici e pulitissimi (l'acqua calda della fonte è meglio del sapone, tanto che Chucky sembrava appena uscito da un ciclo di lavatrice). Chucky viene sistemato su una vecchia coperta ai piedi del nostro letto. Anche il nostro cucciolone viene trattato da principe!
2/5/2008
Ci svegliamo alle 7, ma Beto dorme della grossa e non si alzerà prima delle 10, quindi ci sediamo con la mamma sul portico a fare colazione a base di caffè nero di Boquete (una delle migliori varietà del mondo, che cresce ad alta quota), salchichas e pan tostato.
Davanti a noi la vallata dove sorge Boquete, alle spalle un picco scosceso dalla natura rigogliosa che sparisce sulla punta di roccia viva; la senora Mireya ci indica la sommitaà e ci dice ridendo "Esta es la piedra... es como una ora de camino para subir..." Cavolo! Più che del trekking si rivelerà una scalata tra alberi enormi e innumerevoli piante di caffè, il sentiero una strettissima mulattiera usata dagli Ngobe Buglé nella stagione della raccolta; purtroppo proseguiamo solo per 2/3 del cammino perchè le nuvole cominciano ad abbassare, sfiorando gli alberi e il cielo, sempre più scuro, minaccia un buen aguazero alla boquetena! non sarebbe bello trovarsi in un ruscello di fango che scende a pendenza folle verso valle...
Peccato, ci andiamo a consolare con una delle tante prelibatezze della senora Mireya! Anche il piccolo Chucky viene rimpinzato di croccantini e di coccole.
Ormai è passato da un pezzo il mezzogiorno, vogliamo tornare verso Las Lajas in tempo per fare una scappata al "puerto de pesca artesanal" di Remedios per comprare pesce, crostacei e gamberoni appena tolti dalle reti.
Anche questo è un angolo indescrivibile della nostra nuova nazione: un paese che si estende sulle ultime colline fino al mare: una fitta rete di canali nella fitta foresta di mangrovie giganti, le barche si arenano in bassa marea, quindi gli orari in cui si può trovare pesce fresco dipendono sempre e solo dalle altissime maree pacifiche. E' una bellezza... non ci sono orari se non quelli imposti con generosa dolcezza da madre natura. E poi sembra proprio un porto di pirati, con tanto di barchette tipo quella di Braccio di Ferro e enormi avvoltoi appollaiati sui rami più alti dei mangles (gli alberi di mangrovia). La fabbrica del ghiaccio spara una cascata di cubetti direttamente dall'edifico alla stiva delle barchette ancorate li sotto e quando non fa centro alla prima il povero marinaio che è li a cercare di indirizzare il tubo da cui cade il ghiaccio, si fa una bella doccia fredda, anzi gelata!
E’ il primo paese costruito nella zona dell'Oriente Chiricano e i suoi abitanti ne vanno particolarmente orgogliosi, facendosi vanto della marineria che hanno nel sangue così come delle lotte dei loro antenati contro i pirati.
Facciamo scorta di langostinos (buonissimi ed enormi gamberoni), pargo rojo, corvina e chi più ne ha più ne metta e ci dirigiamo felici e rilassati a casa (beh dai è una tenda ma è GRANDE! ehhehe): stasera pesce a volontà!
Ormai è notte e nella via che scende alla spiaggia, che è costeggiata da pascoli immensi su ambo i lati, possiamo ammirare milioni, no anzi trilioni di lucciole illuminare il paesaggio quasi quanto la luna piena (incredibile!). Anche Chucky è impressionato da questo fiume di luce tutt'attorno a noi... non sa se spaventarsi o lanciarsi alla caccia di qualcuna di queste farfalle di fuoco: decide di limitarsi a mettere la testa fuori dal finestrino per osservarle più da vicino.
La vacanza perfetta anche se brevissima! Affrettatevi a godere di Caldera adesso, perché i lavori in corso sono quelli di una idroelettrica che utilizzerà le acque del Rio Caldera per far funzionare le sue turbine pulite, abbassando però il livello del fiume e, chissà, forse lasciando solo un rigagnolo d'acqua che scende verso valle dove c'è un'altra diga nel periodo più secco; verrebbe da dire che è un peccato, però è anche vero che Panama è un paese pulito perchè la maggioranza della sua elettricità viene fornita dalle turbine delle centrali idroelettriche.