Parlare di Siena e del Palio rientra nella normalità di un sito web che tratti il tema del viaggio sotto ogni possibile angolazione. Ci Sono Stato non fa eccezione: già nel giugno 2002 pubblicammo, in qualità di Staff, un articolo della sezione "Un'idea per un mese" con una serie di links sul Palio cercando - cosa non facile - di rimanere super partes e segnalando opinioni pro e contro; a marzo 2003 fu la volta di un contributo di Grazia, apprezzato dai lettori per l'equilibrio dell'esposizione nonostante per penna di una contradaiola; nel successivo dicembre fu il mio turno, quando feci il resoconto di un soggiorno di quattro giorni in Terre di Siena in occasione della mostra di Duccio (proprio con Grazia come "padrona di casa") nel quale, se pure solo marginalmente, feci qualche cenno al Palio, evento peraltro impossibile da disgiungere dalla città in cui ha luogo.
Ideale "completamento" del ciclo non poteva essere che un'immersione nell'atmosfera paliesca, vivere cioè i quattro giorni culminanti dell'avvenimento nella sola maniera veramente costruttiva, cioè all'interno della vita di Contrada, esattamente come e con i contradaioli.
Esordisco con un inciso su una faccia controversa del "fenomeno" e per molti fastidiosa. Da qualche decennio, da quando cioè si è andata affermando (lodevolmente) la coscienza ambientale e animalista, all'approssimarsi di ogni Palio si rinnovano le accuse di maltrattamenti a danno dei cavalli, tema del quale mi voglio subito sbarazzare esponendo alcune considerazioni; e magari faccio cosa gradita a chi non è d'accordo e potrà così risparmiarsi il prosieguo della lettura evitando di sprecare qualche minuto della propria esistenza.
In nessuna manifestazione della vita amo gli estremismi, che quasi mai sono costruttivi. Ho un profondo rispetto della natura e mi dolgo dello scempio che se ne fa, partecipo a campagne ambientaliste, faccio la raccolta differenziata dei rifiuti, uso poco la macchina (anche perché non ce l'ho…), nei limiti delle mie possibilità dò piccoli contributi ad organizzazioni umanitarie, mi ritengo, anche se non "integrale", un animalista: non mi aspetto che mi si dica "bravo!" (tutto quanto faccio rimane miseramente poco) ma nemmeno ho crisi di coscienza nel mangiare ogni tanto un buon filetto al pepe o una bella grigliata di pesce. Insomma, è difficile, al di là delle buone intenzioni, essere "puri".
Ho invece l'impressione che almeno una parte dei benpensanti che due volte all'anno si sollevano contro il Palio in difesa dei "poveri cavalli" siano piuttosto "pelosi": tra di essi alzi la mano, ad esempio, la mamma che non ha mai chiesto al macellaio "la fettina bella magra" o in pescheria "la sogliola, così non ci sono le spine" per il bambino "che se no non mi mangia niente", chi non finge di ignorare in quali condizioni vivono i polli d'allevamento o viene stipato il bestiame vivo nei camion o che le oche vengono ingrassate rimpinzandole di granturco con l'imbuto, chi non ha mai indossato un giubbino di pelle "alla Fonzie" o ammirato i capi della famosa pellicceria "orgoglio dell'Italian style nel mondo", chi non calza le sue brave scarpe di cuoio o chi non compra a suo figlio il pallone da calcio, anch'esso in cuoio e spesso cucito dai bambini di otto anni del Bangla Desh che lavorano dodici ore al giorno. O vogliamo parlare di zoo e circhi, "che i bambini ci si divertono tanto"?
Ciò detto, libera voce a tutti e massimo rispetto per le opinioni altrui, in cambio però di altrettanto rispetto e tolleranza. E soprattutto credo che ogni esperienza, per poterne parlare con cognizione di causa, debba essere vissuta di persona e non letta sulla colonna laterale di un quotidiano, vista in una sequenza televisiva di trenta secondi o sentita raccontare da chi magari ne ha avuto, a sua volta, notizia indiretta.
Toltomi il sassolino dalla scarpa (di cuoio…), posso cominciare a parlare del "mio Palio vissuto da dentro", fiero di esserci stato e invitando chiunque a dialogarne con serenità e senza preconcetti, a patto però di fare prima la mia stessa esperienza: tranquilli, ho scoperto che i Senesi, oltre a non seviziare i cavalli, non mordono i forestieri e aprono con piacere Contrade, chiese e musei a chi approcci la complessa realtà paliesca con vero interesse e voglia di capire.
Infine mi scuso già in anticipo con tutti i Senesi per qualche imprecisione su nomi, definizioni, avvenimenti e luoghi che difficilmente riuscirò a non disseminare qui e là…
Da non perdere
COMINCIÒ COSÌ
La mia esperienza è riferita al Palio del 2 luglio 2004, quello cioè dedicato alla Madonna di Provenzano. La tradizione parla di un episodio avvenuto il 2 luglio 1594: nel quartiere senese che prendeva il nome dal condottiero Provenzan Salvani un soldato mediceo, forse folle o ubriaco, sparò un colpo contro una statua di terracotta della Madonna in un tabernacolo, ma la palla rimbalzò e uccise lo sciagurato. Il prodigio accese la fede popolare e in breve fu eretta una chiesa, sul cui altare maggiore fu posta l'immagine miracolosa; e proprio alla Madonna di Provenzano gli abitanti della Contrada vincitrice portano immediatamente dopo la corsa - la "carriera" - il Palio appena conquistato affinché sia benedetto.
Altrettanto avviene per il Palio del 16 agosto, con la differenza che il trofeo viene recato alla Madonna dell'Assunta che di quel Palio è la patrona.
Benché già da mesi avessi fissato il mio soggiorno a Siena e indirettamente, tramite i contatti via e-mail con Grazia, avessi notizie delle varie "fasi di avvicinamento" al Palio, mi resi conto di esserci ormai dentro quando, intorno al mezzogiorno del 29 giugno (giorno precedente la mia partenza da Genova), ricevetti il suo laconico messaggio "bombolone!".
Si impone una spiegazione, e non sarà l'ultima… In quella data avviene la "tratta", vale a dire il sorteggio per l'assegnazione dei rispettivi cavalli alle dieci Contrade partecipanti e, comprensibilmente, ciascun contradaiolo vive la cerimonia nella speranza che la sorte gli assegni un cavallo ("bàrbero") valido, cioè un "bombolone" o "trombone", e magari uno scadente - "brenna" o "carretto" - alla Contrada nemica.
Alla Pantera, la nostra contrada (ora mi piace dire "nostra") era toccato Zodiach, il migliore di tutti, uno stupendo "topone" grigio chiazzato, ottimo auspicio in quanto vincitore di due dei quattro Palii corsi. Ma il Palio, si sa, si distingue per il fatto che esiste un'unica regola: quella di non avere regole…
QUALCHE PAROLA SUL PALIO E SUL MASGALANO
Tutti (o quasi) sanno che cos'è il primo, pochissimi il secondo. Mi riferisco, è evidente, ai non Senesi, a coloro "al di fuori dal Granducato"...
Il Palio (affettuosamente anche "cencio" o "drappellone") è uno stendardo dipinto, ad ogni edizione da un diverso autore, che al termine della "carriera" è immediatamente tirato giù dal palco della giuria, al grido di "daccelo, daccelo", dai rappresentanti della Contrada vincitrice e subito portato per la benedizione alla Chiesa della Madonna di Provenzano (il 2 luglio) o a quella dell'Assunta (il 16 agosto). Fino a tarda notte viene poi fatto sfilare trionfalmente lungo le vie cittadine per finire poi esposto in giusta evidenza nel Museo della Contrada.
L'artista che dipinge il Palio è tenuto a regole ben precise: il drappellone deve contenere obbligatoriamente gli stemmi delle dieci Contrade che gareggiano, l'araldica della città (Comune, Sindaco e Terzi di Città), la data del Palio e l'effigie della Madonna. Fatto salvo tutto ciò, può sbizzarrirsi nei colori, nello stile, nella tecnica, nei materiali.
Naturalmente, appena viene reso noto ed esposto al pubblico, ogni Contrada cerca di individuare nella raffigurazione riferimenti, simbologie, scaramanzie, cabale, coincidenze che possano essere di buon auspicio per la propria vittoria e/o per la sconfitta della rivale. A Palio avvenuto, è poi il momento degli "io lo avevo detto", con la serie delle interpretazioni a posteriori su presunti presagi di vittoria o di sconfitta.
Quest'anno il Palio del 2 luglio è stato eseguito da Emanuele (Lele) Luzzati, eterno giovanotto genovese ottantatreenne famoso in tutto il mondo per le tante mostre, gli innumerevoli allestimenti teatrali e cinematografici (come dimenticare il divertimento allo stato puro dei titoli stile cartone animato del memorabile "L'Armata Brancaleone"?) e le nominations all'Oscar. Luzzati, in un'originalissima opera che è un misto di pittura, ricamo e patchwork, ha creato un giocoso bestiario nel suo consueto stile un po' naïf che sembra mescolare realtà, araldica, sogno, fiaba e immaginario infantile: un trionfo di colori per un "drappellone" immediatamente apprezzato dai Senesi e fortemente ambìto dalle Contrade partecipanti.
Ma girando per i vari Musei di Contrada si possono ammirare Palii che, a parte un valore simbolico e affettivo inestimabile, sono vere opere d'arte di artisti eminenti, quali Guttuso, Fiume, Sassu, Treccani, Purificato, ecc.
Sì, lo so che volete sapere del Masgalano, non me ne sono dimenticato… Ovviamente meno ambìto del Palio, è un trofeo a forma di piatto, anch'esso di volta in volta di un artista differente, che viene assegnato da un'apposita commissione, indipendentemente dall'esito della corsa, alla Contrada la cui "comparsa" (cioè il gruppo in costume che sfila in Piazza per la passeggiata storica), al termine dei due Palii annuali, ha fatto più bella figura in quanto ad abiti ("monture"), portamento, esibizioni degli sbandieratori, ecc. Il Masgalano del 2004 è un bel rilievo in argento e bronzo opera del maestro Carlo Badii.
LE CONTRADE
Sono diciassette, di cui, a rotazione, solo dieci quelle che corrono: lo sanno anche coloro che hanno visto il Palio qualche volta, magari distrattamente, solo in TV.
Ma la Contrada è un'entità ben più complessa di una suddivisione territoriale o di una combinazione di colori e segno distintivo con il quale bardare per due volte all'anno cavallo e fantino. E c'è altro al di là dell'aspetto che più spesso viene evidenziato, cioè quello di una congrega di esagitati che per tutto l'anno complottano e fanno collette per aggiudicarsi con tutti i mezzi, leciti o illeciti, la vittoria nel Palio.
Nei tre giorni che ho passato a Siena ho avuto modo di compenetrarmi nella quotidianità della Contrada (ripeto che nel mio caso è stata la Pantera, ma il discorso vale per tutte). Non ho la presunzione di averne colto in poche ore tutte le facce, ma mi è sembrato che tra le persone che ne fanno parte sia vivo un senso di appartenenza e aggregazione che non ha riscontro in altri consessi sociali; né quartiere, né parrocchia, né rione, né famiglia più o meno allargata, ma al contempo un po' - direi il meglio - di tutto questo. E' pur vero che i contradaioli versano un contributo, ciascuno secondo le proprie possibilità, alla causa del Palio, motivazione che dall'esterno può sembrare discutibile; c'è però anche la beneficienza, la partecipazione, il mantenimento di strade e case, l'attenzione al sociale, l'assistenza a deboli e bisognosi, la solidarietà silenziosa, il poter contare sul vicino come nelle città non accade più. Per non parlare del ruolo di salvaguardia delle tradizioni, cioè tutto quanto fa sì che Siena, nell'era della massificazione galoppante, conservi l'unicità che tutto il mondo ammira e invidia: tanto per dire le prime che mi vengono in mente, lo sapevate che il Palio è rimasto estraneo ad ogni forma di sponsorizzazione e che la sua telecronaca è l'unico programma del palinsesto televisivo in cui, per un rigoroso accordo, non sono infilati spot pubblicitari?
Però tutto questo non fa audience, la fanno invece i "partiti", cioè gli accordi a suon di soldoni prima della corsa tra le Contrade o i fantini per i quali molti si indignano…
E allora si cominciano a capire delle cose, e sembrano meno bislacche certe consuetudini e atteggiamenti, come ad esempio il battesimo "profano" di Contrada che viene impartito ai neonati dopo quello religioso… oppure gli annunci mortuari che le Contrade affiggono unitamente a quelli ufficiali delle pompe funebri, ma anche semplicemente storcere il naso davanti a un capo di vestiario solo perché ha i colori di una Contrada rivale o fare un giro largo per evitare di passare nelle strade "nemiche"...
Ma ci aspettano altri passaggi dell'ideale "manuale per la comprensione del Palio", ed ecco che, per gradi, siamo arrivati a parlare del suo elemento più controverso, quello imprescindibile e, che piaccia o no, il più importante…
IL CAVALLO
Dal momento in cui, la mattina del 29 giugno o del 13 agosto, il cavallo è assegnato alla Contrada, ne diventa per quattro giorni il signore incontrastato, sia esso un "bombolone" o una "brenna". Accudito, curato, assistito, protetto, coccolato, vezzeggiato dai contradaioli, vive a stretto contatto con il "barbaresco" che se ne occupa giorno e notte in una stalla che sarebbe più appropriato definire salotto.
Può capitare, nei tre giorni precedenti la gara, di vedere il cavallo accompagnato dal barbaresco dalla stalla della Contrada alla Piazza per una delle sei prove: è un momento delicato a causa dell'inserimento dell'animale nel complicato tessuto urbano della città, con la gente, i rumori, i colori, i movimenti, i possibili motivi di distrazione. E si distinguono immediatamente i Senesi dai "turisti per un giorno": questi ultimi accorrono sulla scena, spesso senza troppi riguardi, avvicinandosi per le immancabili foto, i Senesi si scostano invece in silenzio per garantire la tranquillità del cavallo e non ostacolarne il passaggio. Consiglio ai lettori di tenerne conto se un giorno si recheranno ad assistere al Palio!
Poi, al termine di ciascuna prova, il ritorno in Contrada, la strigliatura, la passeggiata in uno spazio recintato e appartato, il rientro nella stalla.
E che cosa dire della "blindatura" all'intorno della stalla? Lo spazio nel raggio di qualche decina di metri viene transennato per quattro giorni e piantonato ininterrottamente, il più delle volte dai bambini della Contrada, per evitare ogni tipo di disturbo: state pur certi che è impossibile scegliere guardiani più intransigenti!
Terminata la gara, non fa differenza che il "bàrbero" abbia vinto o meno. La cura per i cavalli prosegue immutata e, conclusa la carriera di corridore, possono trascorrere una tranquilla vecchiaia in appositi pensionati.
LE PROVE
Dopo l'abbinamento Contrada-cavallo, in Piazza del Campo hanno luogo sei prove: al tramonto del 29 e 30 giugno, alle 9 del 30 giugno e 1° luglio, la prova generale della vigilia e infine, la mattina del Palio, la cosiddetta "provaccia", più che altro una sgambatura poche ore prima della "carriera". Le prove sono, logisticamente, del tutto uguali alla gara (quindi, uscita dei cavalli dall'"entrone" del Palazzo Pubblico, loro chiamata e allineamento tra i canapi, sparo del mortaretto e tre giri di Piazza), fatta eccezione per la mancanza del Corteo Storico e l'impegno moderato dei concorrenti: la classifica non conta e lo scopo è più che altro mettere a punto l'affiatamento tra fantino e bàrbero, far prendere a quest'ultimo confidenza con il tufo della pista, il contatto con gli altri cavalli e l'atmosfera della competizione.
Per i non Senesi, le prove sono un'ottima occasione per vedere in maniera soddisfacente i concorrenti, grazie al minore affollamento che consente, tra l'altro, di fare buone foto: la cosa è impensabile nel marasma della corsa "vera", a meno che non si sia disposti a piazzarsi la sera prima alle transenne o su un colonnino e difendere strenuamente la posizione per tutta la notte e il giorno successivo. C'è chi lo fa, ma ben pochi contradaioli, che invece preferiscono stare in mezzo alla piazza e vivere ciascuno un suo personale Palio assemblando i pochi scorci di corsa visibili con rumori e sensazioni contrastanti.
Eccomi, per il mio "battesimo del tufo", alla terza prova, quella del 30 giugno. Ma prima di accedere alla Piazza, vale la pena individuare una posizione strategica in cui mettersi con un certo anticipo per assistere all'arrivo dei cavalli con il rispettivo sèguito dei contradaioli: ottimo è l'angolo tra Via di Città e il Chiasso del Bargello, in tutta prossimità dell'accesso al Campo, punto in cui passano buona parte delle rappresentanze. Ed ogni volta si ripete la stessa sequenza: barbaresco, cavallo, fantino, corteo dei contradaioli con il fazzoletto degli amati colori al collo (da non chiamare foulard e da non confondere con quelli dozzinali venduti nelle bancarelle) che cantano il proprio inno. Nota curiosa è la divisione degli uomini che, secondo il rituale, sfilano separati dalle donne precedendole; lo scopo è di costituire una sorta di "difesa" per cavallo e fantino.
Mi sistemo infine con Grazia verso il centro della Piazza, fronte al Palazzo Pubblico, il Sogno Gotico fattosi materia con la facciata in cotto e la Torre del Mangia ancora più rosseggianti nel sole al tramonto di quanto già non siano. E' emozionante: anche se ho visto decine di Palii in televisione, esserci è completamente diverso. C'è folla, ma niente in confronto al "grande giorno" e riesco a vedere discretamente tutti e tre i giri di pista; è una prova ma già le vibrazioni sono profonde, non arrivo a immaginare quanto saranno spasmodiche fra quarantott'ore…
Siamo di nuovo qui alle nove del 1° luglio: è la prova che maggiormente consiglio a chi vuole fotografare o fare videoriprese. Senza nemmeno affannarmi trovo posto in prima fila alle transenne proprio sull'angolo della curva del Casato: posizione ideale, i cavalli procedono non troppo velocemente perché la curva è secca e vi giungono in lieve salita, per cui si può ammirarne l'avvicinamento in tutti i particolari, quasi a poterli toccare.
La prova generale, quella della vigilia e la più affollata, è uno dei momenti salienti della "quattro giorni"; nell'occasione, l'"organizzazione Grazia" si è superata riuscendo a procurarsi due biglietti in posizione privilegiata, su uno dei terrazzini al primo piano di Palazzo d'Elci, praticamente pochi metri sopra la "mossa", vale a dire il punto di partenza e arrivo della "carriera". Non chiedetemi come ha fatto ma… l'ha fatto! Il punto di osservazione è in effetti tra i migliori e possiamo apprezzare al meglio lo spettacolo: per prima sfila la banda dei Carabinieri a cavallo, che dopo un giro al passo lanciano la carica tra gli applausi scroscianti degli spettatori, e poi la prova (la quinta), ancora una simulazione in verità ma intanto la tensione è aumentata, ne sono coinvolto anch'io che, almeno fino a due giorni fa, con Siena, il Palio, le Contrade c'entravo poco e niente.
Appunto, fino a due giorni fa…
LA CENA DELLA PROVA GENERALE
Insieme con la benedizione del cavallo, la cena che segue la prova generale è l'occasione in cui maggiormente ci si può compenetrare nell'essenza del Palio.
La cena (in realtà sono dieci cene in altrettanti spazi della città) ha luogo la sera del 1° luglio e del 15 agosto nelle Contrade che gareggiano ed avviene all'aperto su lunghi tavoli ai quali sono ammessi, compatibilmente con il posto disponibile, anche ospiti, sempre ben accetti anche se non devono attendersi particolari riguardi, neanche quelli illustri che non mancano mai. Ogni Contrada ha una propria area deputata alla cena; la Pantera, pur essendo (numericamente se non territorialmente) una Contrada piccola, dispone del Pian de' Mantellini, una scenografica piazza sufficientemente estesa in cui i convitati (mediamente tra gli 800 e i 900) possono prendere posto comodamente. Sono i contradaioli stessi, donne e uomini, a cucinare e servire in tavola.
A un tavolo all'estremità della piazza siedono il Priore con le principali autorità della Contrada più il fantino che occupa il posto d'onore. Al termine della cena avvengono i discorsi di rito da parte del Priore, del Capitano e del fantino, improntati ovviamente alla fiducia nel miglior esito della "carriera" ed aggrappandosi a tutte le scaramanzie immaginabili, seguiti dall'inno cantato all'unisono dai contradaioli in uno sventolio di fazzoletti biancorossoazzurri, attimi di altissima suggestione al cui coinvolgimento è impossibile sottrarsi.
E' forse il momento più bello della "quattro giorni" del Palio, un momento infinito che ha inchiodato l'orologio, e lo "straniero" che è in me continua a capire altre cose: mancano solo una ventina di ore alla gara, ma al tempo stesso sembra lontanissima, si assapora la sensazione di essere tutti vincitori, in questa Contrada come nelle altre nove, e quasi ci si convince che stasera tutto il mondo è qui, non esiste altro che questa piazza, questi amici, questa luna piena, questa città meravigliosa e questa Festa che da secoli si ripete uguale in barba a tutto il nuovo che il mondo d'oggi ci scarica addosso.
IL "GRANDE GIORNO"
Due luglio duemilaquattro: ci siamo!
Un motto di saggezza contradaiola sostiene, più o meno, che il Palio è quella cosa per cui si passa tanto tempo a non fare niente e poi improvvisamente non c'è più il tempo per fare nient'altro. Non si vede l'ora che arrivi il momento di trovarsi in Piazza ma al contempo si vorrebbe essere, ignari, a mille chilometri… oppure che fosse già sera, il Palio concluso, vada come vada, in trionfo per le strade o tappati in casa a tormentarsi! Giornata meravigliosa e terribile…
Il "turista per un giorno" non ha di questi problemi: Siena è stupenda e, indipendentemente dal Palio, non ha che l'imbarazzo della scelta su come passare la giornata. Chiese e musei, trattorie e cantine, botteghe e souvenirs, poi la corsa (immaginata più che vista), le sue brave fotografie, "che bei costumi!", "quanti colori", "very good ribollita!", "wonderful il foulard con tutte le contrade"… il ritorno a Los Angeles, Francoforte, Tokio, contento del suo Palio "da diciassettino", bontà sua…
Alla cena della prova generale è normale tirare tardi e ne risente il risveglio del giorno dopo. D'altra parte la "provaccia" delle nove è niente più che una passeggiata defatigante per cavalli e fantini e non invoglia ad alzarsi presto. Meglio un po' di distrazione "fuori porta" e ci rechiamo in macchina nella zona del Chianti; facciamo passare la mattinata tra Castellina, Radda, Gaiole, borghi e paesaggi che sembrano il manifesto della bellezza italiana nel mondo.
Il rientro a Siena, uno spuntino, ed ecco arrivare l'altro grande momento del pre-Palio, la benedizione del cavallo e del fantino. La cerimonia ha luogo alle 15,30, nel caso della Pantera nella Chiesa del Carmine che prospetta sul Pian de' Mantellini, in un'atmosfera da pelle d'oca (si tenga conto che è l'unico caso in cui è consentito l'ingresso in una chiesa ad un cavallo). I contradaioli prendono posto all'interno del tempio, nel quale piomba il silenzio assoluto appena si avverte il rumore dei tamburi della "comparsa" che si sta avvicinando; entrano poi i componenti della "comparsa" stessa, il fantino e il barbaresco che conduce il cavallo fino davanti all'altare. Fantino e cavallo ricevono la benedizione dal parroco che infine li congeda con la formula "vai e torna vincitore!". Come in un film a ritroso, sempre nel silenzio più totale, tutti gli "attori" escono dalla chiesa, dopodiché "da zero a mille" in un attimo esplode il coro dei contradaioli a far rimbombare l'interno della chiesa. Credetemi, si può essere l'ateo più assatanato ma è impossibile non sentire, nonostante il caldo, un brivido correre lungo la schiena!
E pure qui c'era qualcosa da capire: non so se ci sono riuscito ma sono commosso e contento di avere vissuto anche questo passaggio…
Tutti insieme, fazzoletti al collo e bandiere al vento, la direzione è adesso la Piazza del Duomo che, trovandoci "in Pantera" cioè la zona sud-est del centro storico, dista pochi minuti. Qui le "comparse" di tutte le Contrade affluiscono una alla volta sul sagrato per una breve esibizione degli alfieri per poi radunarsi tutte nel cortile del vicino Palazzo della Prefettura, da dove muoveranno infine alla volta di Piazza del Campo per formare il Corteo Storico insieme con le rappresentanze del Comune, dei Terzi di Città, dello Studio senese, delle alleate Montalcino e Massa Marittima, dei possedimenti dell'antica Repubblica e così via (perdonatemi l'incompletezza…).
A breve distanza ci portiamo in Piazza Postierla (anche nota come Quattro Cantoni), incrocio strategicamente consigliabile per ammirare da due passi le "comparse" che obbligatoriamente vi devono tutte passare; è anche un incrocio "critico", essendo sul confine delle avversarie Pantera e Aquila, addirittura certe case sono divise tra l'una e l'altra Contrada. Qui si possono ammirare al meglio le "monture" dei partecipanti: nessuna concessione a materiali finti, tutta roba vera e pregiata, velluto, broccato, seta, pietre dure, metallo delle armature. Ho avuto modo, in un museo di Contrada (ringrazio gli "alleati" del Leocorno per la disponibilità), di soppesare una manica in maglia metallica, cioè una piccola parte di armatura, e credo proprio che solo per amore del Palio ciascun figurante sia disposto a indossare il peso di una "montura" completa per ore e ore sotto il sole battente…
E' ora il momento cruciale, quello in cui tutto va ormai stemperandosi nel vuoto e nel silenzio. Dopo giorni e giorni in cui ad ognuna delle tante fasi del Palio già ci si proietta alla successiva quasi ad esorcizzare il pensiero di quella finale, adesso non c'è in mezzo più niente, se non la "carriera". Il contradaiolo cambia umore, se ride e scherza lo fa con evidente sforzo, la tensione si fa palpabile e ciascuno mette in atto comportamenti differenti a seconda della propria natura per riempire queste ore, assecondando o evitando cabale che in passato hanno avuto successo o fallito. C'è chi va in Piazza accodato al Corteo Storico macerandosi per ore al centro del catino; chi ci va all'ultimo momento per esserci ma al contempo non voler vedere niente; chi sparisce dalla circolazione recandosi in campagna con un gruppo di amici e un cocomero; chi si chiude in casa mettendosi, proprio oggi, a riordinare il ripostiglio tenendo il televisore rigorosamente spento; chi ricorda che in occasione dell'ultima vittoria mangiò una granita all'amarena e si affanna in città finché non ne trova l'uguale; chi preferisce recarsi in largo anticipo alla Madonna di Provenzano e stare in attesa cercando di intuire dai canti che si avvicinano quale Contrada abbia vinto (e di conseguenza esultare o scappare…); sono solo alcuni dei mille rituali, anche se oggi chi fa di tutto per non saperne niente fino a gara avvenuta ha la vita resa difficile dalla diffusione del telefonino: guai a tenerlo acceso!
Il tutto scandito dal costante rintocco del Sunto, il Campanone della Torre del Mangia che raggiunge ogni angolo della città e con il suo ritmo lento aggiunge tensione a tensione.
Ma c'è chi rimane in Contrada, o in famiglia o sulla via prospiciente la sede o al suo interno cercando di distrarsi chiacchierando, bevendo un bicchiere o giocando a carte.
E' di questo gruppo che mi trovo a far parte, stipati davanti a un maxischermo. E' un attimo: una successione di flash già visti tante volte, San Martino, Casato, una caduta, un'altra, sorpassi, nerbate, cavalli scossi, fine! Un anno bruciato in poco più di un minuto, se possibile ancora più velocemente di quanto ricordassi dal salotto di casa!
Non ha vinto la Pantera, questo lo avete capito dalla prima riga, anche perché avrei scelto un titolo diverso: primo il cavallo scosso (senza fantino, per i non Senesi) della Giraffa, Pantera seconda, peggio che arrivare ultima…
Ultimo capitolo del "manuale per la comprensione del Palio", che ho messo in atto senza che me lo suggerissero: forse sto migliorando… Evitare formule consolatorie: frasi come "comunque il vostro cavallo ha fatto una bella corsa…", "secondo, beh, meglio che niente…", "però, come cavallo, era il più bello di tutti!", "su, dài, in fondo è solo un gioco…", "pazienza, vi rifarete al prossimo…" possono compromettere delle amicizie...
Sono rimasto in silenzio, vorrà dire che ho capito un'altra cosa?
Tornerò fra un anno e prometto di imparare a capirne altre. Lo prometto a Grazia, Fabio, Maura, Costanza, al Priore Franco Pepi, Alessandro, Cesare, Antonella, Silvia, Roberta e a tutti coloro che ho conosciuto di cui non so o non ricordo il nome.
E li ringrazio tutti.
Grazie a Simone per i complimenti, che fanno sempre piacere, specialmente se provenienti - se ho ben capito - da un Senese. C'è da dire che ho avuto buoni maestri nelle diverse frequentazioni che ho avuto a Siena negli ultimi anni! Ciao!
Ciao! Girovagando per internet ho trovato il tuo articolo su Siena (trionfa immortale), ops scusami l'entusiasmo ma quando parlo di Lei è così! Innanzitutto complimenti a te e Grazia! Poi quoto pienamente quello che ti hanno scritto Grazia e Claudio, un ottimo articolo, ti ringrazio innanzitutto perché a differenza della maggior parte degli stranieri, te non porti all'esterno delle mura una "semplice" corsa, e nemmeno perché porti all'esterno problematiche riguardo i cavalli, te porti il Palio, quello sentito quello che ora, solo a parlarne e a ricordarne gli eventi rileggendo il tuo articolo e scrivendoti, mi fa ritornare i brividi di freddo la pelle d’oca e… Le lacrime! Sì le lacrime e penso di gioia, nel ricordarmi la città i posti le persone e il PALIO, perché ora sto a Milano!! Te ti sei limitato a descrivere (ottimamente) quello che avviene, e con termini davvero SENESI, come dice e ricorda bene Claudio aggiungerei "SUNTO" mancavano gli “ASSASSINI” e “NERBATE” e poi s'era tutti... ^.^ È bello, sentire parlare così persone esterne alla città, questo secondo me ti fa onore nel senso che te, sei lo "straniero" che la Città apprezza, forse la maggior parte dei Senesi no, perché il Palio è dei senesi e basta, ma una buona parte sì lo straniero che apprende il Palio, colui che parla di Palio non come rievocazione storica ma una festa sentita per la Città... Un’altra cosa non hai peccato anche nello scrivere Palio Contrade e tutte le parole che c’entrano con il Palio e la Città a lettera maiuscola! È forse questo che ti caratterizza, e che ti differenzia dagli altri!! Ora mi dilungo troppo comunque ti faccio davvero i miei più sentiti complimenti!! Vorrei inviarti una mail con un paio di poesie che scrissi per Siena e il Palio… spero ti piacciano e le terrai per te! Simone
Ciao! Girovagando per internet ho trovato il tuo articolo su Siena (trionfa immortale), ops scusami l'entusiasmo ma quando parlo di Lei è così! Quoto pienamente quello che ti hanno scritto Grazia e Claudio, un ottimo articolo, ti ringrazio innanzitutto perché a differenza della maggior parte degli stranieri, te non porti all'esterno delle mura una "semplice" corsa, e nemmeno perché porti all'esterno problematiche riguardo i cavalli, te porti il Palio, quello sentito quello che ora, solo a parlarne e a ricordarne gli eventi rileggendo il tuo articolo e scrivendoti, mi fa ritornare i brividi di freddo la pelle d’oca e… Le lacrime! Sì le lacrime e penso di gioia, nel ricordarmi la città i posti le persone e il PALIO, perché ora sto a Milano!! Te ti sei limitato a descrivere (ottimamente) quello che avviene, e con termini davvero SENESI, come dice e ricorda bene Claudio aggiungerei "SUNTO" mancavano gli “ASSASSINI” e “NERBATE” e poi s'era tutti... ^.^ È bello, sentire parlare così persone esterne alla città, questo secondo me ti fa onore nel senso che te, sei lo "straniero" che la Città apprezza, forse la maggior parte dei Senesi no, perché il Palio è dei senesi e basta, ma una buona parte sì lo straniero che apprende il Palio, colui che parla di Palio non come rievocazione storica ma una festa sentita per la Città... Un’altra cosa non hai peccato anche nello scrivere Palio Contrade e tutte le parole che c’entrano con il Palio e la Città a lettera maiuscola! È forse questo che ti caratterizza, e che ti differenzia dagli altri!! Ora mi dilungo troppo comunque ti faccio davvero i miei più sentiti complimenti!! Ti ho inviato una mail con un paio di poesie che ho scritto a Siena e al Palio… spero ti piacciano e le terrai per te! Simone
Daiana, sei sulla buona strada per vincere un buono premio per una cena nella Pantera e una visita guidata ai luoghi della Festa. ;-)
Dopo quello di Grazia bellissimo anche il tuo racconto...è veramente un sogno!
E dopo questa attestazione di stima da parte di Giunela, il minimo che potessi fare era aggiungere un bel po' di foto. In effetti il resoconto era un po' carente di immagini... ;-)
Mi hai fatto riprovare emozioni sepolte tra i ricordi più cari e mi pareva che mia madre fosse ancora accanto a me. Grazie Leandro, ti voglio bene.
ri-grazie a te Grazia :) Mai pensato che i senesi fossero pazzi furiosi :) Ho avuto occasione di conoscerne parecchi, e nessuno mi ha picchiato :D Eh...sì... sono della Torre ^^. P.S.: non c'entra niente, ma visto che sei panterina te lo dico: la bandiera che avete usato per il cero è MERAVIGLIOSA, complimenti :)
Grazie! Lo vedi che i senesi non sono dei pazzi furiosi (non tutti almeno...)? Ma tu...sei della Torre?
Grazie, Federico, anche a nome di Grazia (che penso non tarderà a farlo anche lei direttamente!) Grazie anche per la segnalazione del video, l'ho trovato anch'io. Un caro saluto!
Grazie Chas, hai fatto un'analisi molto sensata. Anch'io sono dispiaciuto per la morte del cavallo e sono certissimo che anche per i Senesi sia stata una festa amara. Ho rispetto per il punto di vista dei "perbenisti di giornata", ma li rispetterei ancora di più se "esternassero" anche negli altri 363 giorni dell'anno: di occasioni, in questo bistrattato pianeta, ce ne sono a iosa oltre a quella del Palio di Siena...
Complimenti Leandro, davvero un ottimo articolo! Hai soddisfatto in pieno a tante delle mie curiosità su una manifestazione (è giusto chiamarla così?), che ritengo bellissima. Sono stato a Siena 5/6 volte ed ogni volta mi trasmette un emozione particolare. Mi piace viaggiare, ammirare le città d'arte ed ho un profondo rispetto per la natura; inoltre sono uno sportivo, pratico diversi sport, da giovane anche a livello agonistico, il calcio. Mi piaceva molto la competizione, vivere certe tensioni alla vigilia di ogni partita (quanto mi mancano!) e conoscendo la famosa rivalità che esiste tra le contrade di Siena, sono stato sempre curioso di sapere quello che poteva accadere nei giorni precedenti al Palio, più che durante la gara stessa. E tu me li hai descritti in maniera egregia. Inoltre volevo dire la mia sulle molte critiche che ho letto in proposito dell'ultimo Palio del 16 agosto per la morte di un cavallo: ebbene, anche io sono addolorato per la tragica sorta avvenuta, ma ritengo che ci siano anche tanti falsi moralisti in giro, che il loro primo scopo è quello di apparire in TV e farsi conoscere, e non per altro. E come hai detto giustamente tu, nell'introduzione del tuo articolo, credo che in questo mondo ci siano veramente poche persone "pure", perchè criticare è facile, ma sapersi comportare è molto più difficile. Il Palio è una manifestazione da rispettare, perchè fa parte di un tradizione, di una cultura senese, toscana, e scusate se mi permetto, fa parte anche di una tradizione italiana, che deve essere mantenuta. Dopo questo tuo articolo, se mai mi capiterà di vedere il Palio dal vivo, cercherò di comportarmi nel massimo rispetto dei contradaioli e delle tradizioni, più che da semplice turista. Ringrazio Leandro, e approfitto anche per ringraziare "Ci Sono Stato" (che ho scoperto solo da pochi giorni), che permette di poter avere delle informazioni utilissime, di conoscere, ed avere scambi di opinioni con persone che più o meno hanno una certa visione della vita.
Caro (o cara?) Forcy, ti ringrazio ma tu mi attribuisci dei poteri che io non ho! Io, semplicemente, sono un visitatore che è stato ospite di amici per i giorni del Palio e poi ha scritto per questo sito un articolo sulla propria esperienza. Tutto qui. Le riprese televisive sono curati dalla RAI e da qualche emittente senese, che non credo concedano con facilità i filmati a privati, per via delle leggi che proteggono i copyright. Puoi provare a contattare il sito del "Consorzio per la tutela del Palio di Siena" citato nei links, ma di più non ti saprei proprio dire. Saluti!
IO T FACCIO I MIEI COMPLIMENTI PER LE FOTO E PER L'ARTICOLO PERO HO UN FAVORONO DA CHIEDERTI PER ME SAREBBE DAVVERO IMPORTANTE RIUSCIRE AD AVERE LA REGISTRAZIONE DELLA DIRETTA CHE E' STATA TRASMESSA ALLA RAI L'ALTRO GIORNO(16 2004) SE IN QUALUNQUE MODO TU RIUSCISSI AD AVERLA TI PREGHEREI DI SCRIVERMI!GRAZIE
Sono di nuovo qui... purtroppo non sono riuscita a prendere ferie e andare anch'io a Siena di persona, ci proverò l'anno prossimo! Però oggi guarderò il Palio in TV e credo che, dopo avere letto questo bell'articolo, lo vedrò con occhi diversi.... ringrazio ancora Leandro, che è riuscito proprio a coinvolgere sia me sia i miei familiari che lo hanno letto!
A Luciana consiglio il volume "Siena, il Sogno Gotico" di M.Civai e E.Toti, Edizioni Alsaba. Ottimo sia per i testi che per le immagini, inoltre può essere un buon punto di partenza per approfondire i temi con altri testi, vista l'ampia bibliografia nelle ultime pagine.
Anche a me è venuta la curiosità di vedere il palio "dal vivo"! Per quest'anno ormai è tardi.... pero' l'anno prossimo, chissà..... Mi potete consigliare qualche libro valido su Siena e sul palio?? grazie!
Un ottimo reportage, con tante notizie curiose, ma anche scritto come un racconto da leggere tutto di un fiato!! E' vero, il palio è un argomento controverso, ma sono d'accordissimo con il redattore dove dice: '...credo che ogni esperienza, per poterne parlare con cognizione di causa, debba essere vissuta di persona...'. Giustissimo, tanta gente si crea le opinioni sentendo quelle degli altri e senza conoscere direttamente le cose... Ciao da Marzio!
Cara Annalisa, l'ideale sarebbe avere un amico senese che possa spiegarti e raccontarti ogni segreto del Palio. Se non hai un Cicerone adatto puoi munirti di guide e pubblicazioni, possibilmente scritte da senesi. Le Contrade si possono visitare senza problemi e vedrai che troverai senz'altro persone pronte a darti spiegazioni e a farti visitare i locali e il museo. Tieni solo ben presente che il Palio NON viene fatto per i turisti e che quindi è opportuno avere il giusto atteggiamento. La prenotazione invece è necessaria per partecipare alle cene in Contrada e anche per questo basta chiedere.
Un report che ho letto tutto di un fiato.... Anch'io ho visto diverse volte il palio in TV e penso proprio che essere a Siena di persona sia molto diverso..... soprattutto per tutto quello che c'è "tra le quinte" e che in TV non si vede. O sbaglio? Ma per essere invitati da una contrada cosa bisogna fare? è difficile? a chi bisogna chiederlo? ci sono prenotazioni, biglietti...? Scusate le domande che magari sono sciocche, ma mi è venuto voglia di andarci anch'io...
Beh, Claudio, in effetti il "supporto" è stato di prim'ordine, ma anche l'atmosfera di Contrada insegna molto... E dopo tre giorni di "full immersion" tante cose ti entrano dentro per non uscirne più!
Complimenti per l'articolo. Molto sentito. Leandro, si sa, è una garanzia. Complimenti anche per la terminologia....appropriatissima, "provaccia", "entrone", "carriera"....oserei dire senza una sbavatura! Vero Grazia?