All’Arena di Verona: un rito per l’estate

…anche se non sempre va come dovrebbe andare!

Poiché avevamo splendidi ricordi di serate trascorse ad assistere alle più note opere liriche, dopo alcuni anni di assenza, abbiamo deciso di tornare per ripetere l’esperienza passata.
Secondo tradizione, per evitare soprattutto il viaggio di rientro in macchina, io e mio marito ci affidiamo ad un’organizzazione e prenotiamo la rappresentazione del Trovatore di Verdi prevista per sabato 24/7/2004, con partenza da Cremona alle ore 16.
Normalmente, poiché si arriva a destinazione per tempo, mi preparo un breve itinerario della città per vedere qualche monumento prima di entrare nell’Arena. Per questa volta ho previsto di percorrere via Oberdan, il corso Cavour, delimitato da Porta dei Borsari, con i Palazzi: Bevilacqua al n. 19 e Canossa al n. 44, ammirando la chiesa di San Lorenzo. Voglio raggiungere poi Castelvecchio con il ponte Scaligero, percorrere Regaste San Zeno, dove sorge la chiesa romanica di San Zeno, fiancheggiando l’Adige fino ad arrivare a San Zeno Maggiore.Sabato 24/7/2004: già dal mattino la giornata si preannuncia più autunnale che estiva con un susseguirsi di acquazzoni ed un notevole abbassamento di temperatura rispetto ai giorni precedenti.
Al momento della partenza il maltempo persiste, ma tant’è, bisogna andare.
La distanza tra Cremona e Verona è di circa un centinaio di chilometri che percorriamo su strade provinciali per evitare l’A4; passiamo da Mantova e da Villafranca, graziosa cittadina con un possente castello.
Da Mantova in poi ci imbattiamo di nuovo in una pioggia battente che lascia scarse speranze di miglioramento.
Prima delle 18 raggiungiamo Verona e più propriamente piazza Bra, antistante l’anfiteatro. Il tempo non mi invoglia a fare la turista così come mi ero prefissata, ma ci limitiamo a seguire la folla, altra massa di disperati come noi intenti a far trascorrere il tempo che ci separa dall’inizio dello spettacolo, percorrendo Corso Mazzini fino a piazza delle Erbe, oggi insolitamente sgombra.
Rientrando in piazza Bra notiamo, nonostante il clima, un serpentone di ombrelli e impermeabili di fortuna coloratissimi, in attesa davanti ai cancelli. Decidiamo che non vale la pena di affrontare una lunga fila per procurarsi dei posti migliori per una rappresentazione che sicuramente non si terrà e proseguiamo oltre.
In attesa di entrare ci concediamo un ottimo gelato presso il bar Emanuel che si trova sul Liston proprio di fianco all’Arena.
Alle 20, a cancelli già aperti entriamo per il settore E, posizione centrale, proprio di fronte al palcoscenico. Lo spettacolo inizierà alle 21,15, ma già la commedia è in onda perché nonostante siamo tutti convinti che ce ne torneremo a casa presto ognuno non si sottrae al proprio ruolo e così, sempre ad ombrelli aperti, c’è chi acquista il libretto dell’opera o il cannocchiale e chi i cuscini ovvero impermeabili e gelati. Passa un giovane venditore che profeticamente ci dice: “sapete come vi finirà? Tireranno fino alle 23 o più ma il primo atto lo faranno sicuramente per non rimborsare il biglietto”.
Sul palcoscenico nel frattempo schiere di lavoranti stanno togliendo acqua mentre le file delle poltronissime di platea sono rigorosamente coperte di teli impermeabili.
Verso le 21 la pioggia miracolosamente cessa, una voce annuncia in quattro lingue che il primo intervallo sarà dopo il secondo atto. Occorrerà attendere il lungo cerimoniale del gong suonato per tre volte e lo svolgersi del rito dell’accensione dei “moccoletti” , ampiamente caldeggiato dalla Fondazione, con un “fate rivivere la tradizione dell’Arena” e in altre occasioni così straordinariamente suggestivo, affinché alle 21,30 si dia inizio all’opera.
Mentre Ferrando narra la storia della zingara e le lucette via via si spengono, uno spicchio di luna offuscata fa la sua comparsa, ma è solo una ulteriore presa in giro, infatti, alla terza (sic) goccia di pioggia notiamo un fulmineo movimento fra i maestri d’orchestra e l’atto viene sospeso nel punto in cui danzano gli zingari. Il pubblico è invitato ad attendere la ripresa dello spettacolo che avverrà fra alcuni minuti…
Sono le 22,30, non piove più, dopo il solito e odiatissimo cerimoniale del gong, si riprende ma questa volta veramente per pochissimo, termina la danza, Azucena intona “stride la vampa” e riprende a piovere, stavolta insistentemente: nuova sospensione e nuovo appello al pubblico di pazientare perché nel frattempo “si sarebbe consultato l’Istituto Meteorologico…” per la ripresa dello spettacolo.
A questo punto abbiamo preferito uscire per tempo prima di doverlo fare precipitosamente, considerato i gradini bagnati e la possibile ressa, in ogni modo dopo di noi altri hanno abbandonato la scalea dando inizio all’uscita definitiva degli spettatori perché era chiaro che il tempo non si sarebbe rimesso, anzi iniziavano lampi e tuoni. Naturalmente per la Direzione del teatro il primo atto era stato completato…
Ripartiamo da Verona alle 23,40 e dopo due ore siamo a casa; un proposito ci accompagna: non torneremo più all’Arena.

Conclusione: non vorrei indurre chi leggerà questo racconto a rinunciare ad una esperienza che ho fatto in passato varie volte e sempre con grande soddisfazione, ma ho sentito il bisogno di raccontarne anche un aspetto negativo che può verificarsi perché legato alle condizioni meteorologiche non sempre prevedibili in tale consistenza, ma che mi è parso ancora peggiore per come è stato gestito dalla Direzione del teatro che, forse contando soprattutto sulla presenza degli ospiti stranieri, si preoccupa solo di riempire gli spalti e non di fidelizzare gli spettatori nonostante lo slogan pubblicitario.

3 commenti in “All’Arena di Verona: un rito per l’estate
  1. Avatar commento
    Etta
    30/08/2004 21:36

    Un ringraziamento a Grazia e Luca per la comprensione; a distanza di un po' di tempo sono più possibilista circa un eventuale ritorno all'Arena perchè in effetti se tutto va per il verso giusto è veramente uno spettacolo splendido...il difficile a questo punto sarebbe solo convincere mio marito.

  2. Avatar commento
    luca
    16/08/2004 20:10

    Ho assistito proprio la scorsa settimana all'Aida, all'Arena. Qualche pecca dal punto di vista organizzativo era fin troppo evidente... un esempio? I bagni quest'anno erano posti fuori dall'anfiteatro... se a chi legge sembra "ovvio", provi a considerare il fatto che ci si siede alle 7.30 e lo spettacolo finisce alle 12.30: 5 ore senza andare in bagno non sono un problema grandissimo per me che ho 20 anni, per altri non so... Il business si sa che purtroppo rovina anche le cose più belle, in ogni caso, amanti o meno della lirica, uno spettacolo all'Arena non si può certo perdere: è fantastico!! :)

  3. Avatar commento
    grazia
    14/08/2004 14:30

    Hai ragione Etta, la stagione lirica dell'Arena è diventata una enorme macchina per fare soldi. Un tempo l'opera lirica era uno spettacolo di nicchia, per pochi appassionati, per questo probabilmente c'era una maggiore attenzione nei confronti degli spettatori. Ora che ogni estate Verona si riempie di melomani provenienti da tutto il mondo ci si preoccupa soprattutto di sfruttare la gallina dalle uova d'oro: un vero peccato. ...però che spettacoli meravigliosi si vedono all'Arena...

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