Itinerario
15 maggio 2004
Finalmente arriva questa tanto attesa partenza per questa nostra piccola gita nel parco nazionale delle Cinque Terre.
Così, eccoci tutte e tre (io e due mie amiche) alla stazione pronte per prendere il treno che ci porterà a Torino, da dove poi prenderemo un interregionale che senza cambi ci porterà direttamente a Monterosso.
Arriviamo alla stazione di Monterosso con un’oretta di ritardo, lungo il tragitto abbiamo fatto le solite soste, che ben conosciamo, offerte da Trenitalia per consentire ai passeggeri di ammirare con tutta calma il panorama lungo il percorso.
Il tempo è bello anche se leggermente velato, la temperatura è da estate e noi siamo ben abbigliate da fine inverno. Subito andiamo ad informarci presso gli uffici del turismo in stazione sull’eventuale necessità di pagare o meno il biglietto per percorrere i sentieri alti. Non siamo infatti venute per percorrere il famoso sentiero lungo la costa, ma bensì alcuni tratti dell’Alta Via.
L’Alta Via è il sentiero numero 1 che collega Levanto a Portovenere per un totale di 36 km ma che può essere anche percorso in diverse tratte, come infatti faremo noi. L’addetta allo sportello ci informa che il biglietto (pari a 5,40 € per un giorno) è dovuto solo nel caso che si percorra il Sentiero Azzurro (la via che costeggia il mare), e ci indica il punto di partenza del sentiero da noi prescelto.
Oggi percorreremo un sentiero ad anello partendo ed arrivando a Monterosso, saliremo al Santuario della Madonna di Soviore, raggiungeremo poi, passando per il colle di Gritta, Punta del Mesco, una zona molto panoramica per riscendere poi a Monterosso. Sono circa 10 km di percorso per un tempo di percorrenza di circa 4 ore.
Così dopo esserci tolte un po’ di strati ed aver così appesantito i nostri zaini ci avviamo per il paese alla ricerca del nostro sentiero.
Lasciata la stazione alle nostre spalle ci spostiamo verso il centro del paese, oltrepassiamo il tunnel pedonale e prendiamo la strada che sale verso l’interno. Il sentiero inizia, con una scalinata in pietra, nei pressi della rotonda posta in cima a questa strada.
Imbocchiamo così il sentiero numero 9 che ci porterà, dopo un dislivello di circa 460 metri, al santuario della Madonna di Soviore, raggiungibile anche in automobile dalla strada asfaltata che percorre il parco delle Cinque Terre.
Come detto il sentiero inizia immediatamente a salire con una ripida scalinata, si procede dapprima immersi nella tipica macchia mediterranea (erica, ginestra, rosmarino) che man mano che si sale lascia spazio al bosco (ulivi, castagni, pini marittimi). Il sentiero alterna tratti di ripida salita a tratti un cui sale dolcemente per raggiungere così dopo un’oretta di cammino il Santuario della Madonna di Soviore da cui si può godere di una bella vista sul Golfo di Monterosso. Il Santuario si trova a 465 metri d’altezza, stando alla cartina sembrerebbe il punto più alto toccato dal nostro giro.
E’ mezzogiorno, per cui decidiamo di fermarci per pranzare, approfittando anche del fatto che sul piazzale del santuario c’è una fontana. L’unica che incontreremo in questo giro. C’è anche un bar e un ristorante ma, per fortuna, c’è pochissima gente: il silenzio e la pace è tanta.
A questo punto imbocchiamo il sentiero numero 1, l’Alta Via, segnalato dalle tacche rosse e bianche tipiche dei sentieri di montagna, che fino al colle di Gritta è in discesa e coincide esattamente con la strada asfaltata. Nonostante non transitino molte macchine non è affatto divertente procedere sull’asfalto.
Velocemente raggiungiamo, quindi, il colle di Gritta (330 m.) dove troviamo un altro ristorante.
A questo punto il sentiero procede di nuovo nel bosco salendo. Praticamente recuperiamo parte della quota persa scendendo al colle dal santuario. Per un tratto, è possibile vedere (dove la vegetazione non è tanto fitta) il golfo e la zona di Levanto, oltrepassiamo quindi il Monte Rossini e giungiamo in prossimità del colle del Bagari, ultimo punto da cui si vede il golfo di Levanto.
Arrivati sul colle, procediamo sempre sul sentiero numero 1, passiamo sotto la vetta del Monte Vè e dopo un tratto molto panoramico arriviamo fino all’incrocio del sentiero 1 con il sentiero 10. Questo è forse il tratto del sentiero più bello. Si cammina in falso piano e si gode di una bella vista sul golfo di Monterosso e di tutte quante le Cinque Terre.
Come detto lasciamo il sentiero 1 che prosegue in direzione di Levanto e prendiamo il sentiero 10 e in niente giungiamo presso la Sella di San Antonio (314 m) dove ci sono i ruderi della chiesa di Sant’Antonio Abate. Si tratta di punto molto panoramico e affollato per via della presenza di una scolaresca. Veramente questo è l’unico tratto in cui abbiamo incontrato delle persone, per tutto il resto della giornata abbiamo goduto di questi sentieri in perfetta solitudine. Non abbiamo incrociato una sola persona e dire che sul treno e alla stazione c’era moltissima gente, taluni anche attrezzati da veri e propri trekker. Ma... chissà dove saranno andati!
Infine scendiamo, imboccando il sentiero 10 che da Punta del Mesco ci riporta a Monterosso. Anche questo sentiero in quanto a ripidezza si difende bene, ci sono anche dei gradini in pietra progettati per Sansone tanto sono alti.
Soddisfatte del giro appena concluso ci rilassiamo sulla spiaggia, l’acqua è fredda ma è lo stesso un sollievo per i nostri poveri piedini.
Per il pernottamento abbiamo scelto un posto a Corniglia, località da dove partirà il sentiero che prenderemo domani. Corniglia è il terzo paese andando verso sud. Sono le 18 e abbiamo proprio voglia di andare a farci una doccia e sistemarci per la sera, ci rechiamo in stazione, comperiamo il biglietto del treno (1,20 €) e attendiamo il primo treno che ci porta a Corniglia, e come volevasi dimostrare... viaggia con circa 10 minuti di ritardo!
Dalla stazione, per raggiungere l’abitato di Corniglia che domina il mare dai suoi 90 m. di altezza, ci sono tre alternative, fare una simpatica scalinata che conta 377 scalini detta la Lardariana, percorrere la strada asfaltata per circa un chilometro oppure prendere un pulmino che offre un servizio navetta. Optiamo per la seconda, di scalini ne abbiamo già fatti troppi mentre il pulmino è più pieno di un tram a Torino in orario di punta. Così ci incamminiamo a piedi per la strada e in breve tempo siamo in paese. Corniglia è un borgo a tradizione agricola, questo lo si può dedurre dai moltissimi terrazzamenti che ci sono intorno al paese, dai vigneti. Mi piacciono e mi incanta queste spettacolari piante di limoni ricche di frutti enormi. Attualmente Coniglia, come tutti i paesi del golfo, vive molto di turismo.
Come da accordi presi con la signora Mariangela, titolare del B&B "Le Terrazze", appena arrivate in paese le telefoniamo e lei viene a riceverci per accompagnarci in quella che sarà la nostra casetta per questa notte. La seguiamo nel cuore di Corniglia, in questo groviglio di vicoli e stradine. La stanza è un vero e proprio mini appartamento, camera da letto, bagno, soggiorno con cucina (100 € a notte). Molto bella, e la signora Mariangela è molto gentile e premurosa, tant’è che ci aiuta anche a trovare un locale per la cena (non abbiamo voglia di prepararcela, nonostante la cucina a disposizione). Il paese è piccolo, e i locali di conseguenza ma lei ci trova posto “dal Cecio” (Ristorante Cecio). Così dopo una bella sistematina andiamo a farci la nostra bella mangiatina di pesce per la modica cifra di circa 18 € a testa, comprensiva di una bella fetta di deliziosa torta ai pinoli.
Finita la cena facciamo due passi (come se non ne avessimo fatti già abbastanza) per il borgo e andiamo a godere della vista notturna sul belvedere del paese e poi ce ne torniamo a casa a dormire. La stanchezza per la camminata di oggi e per la sveglia, alle 4.30, inizia proprio a farsi sentire.
16 maggio 2004
Ci svegliamo con calma, il paese è un gioiello in quanto a pace e silenzio. Dalla finestra del nostro soggiorno possiamo ammirare l’abitato di San Bernardino.
Mentre io preparo il tè, Michela e Roberta fanno un salto a comperare la colazione. I negozi sono aperti e un bel croissant fresco ci fa proprio gola! Finita la nostra tranquilla colazione, sistemiamo i nostri zaini e ci incamminiamo senza prima essere tornate al belvedere per ammirare la vista sulle scogliere e sul golfo con la luce del sole. Restituiamo la chiave alla signora Mariangela, compriamo della focaccia e della frutta per il pranzo e ci incamminiamo verso la chiesa del paese (la chiesa di San Pietro).
Oggi percorriamo un sentiero che da Corniglia ci porta sull’Alta Via, che percorreremo per un lungo tratto in direzione sud e lasceremo in prossimità della Sella della Croce per scendere a Riomaggiore. Anche oggi abbiamo stimato un 3-4 ore di cammino.
Il nostro primo sentiero, il numero 7/a, parte infatti di fianco alla chiesa di San Pietro, che oggi è tutta addobbata per un’imminente matrimonio, e non solo quella, pure la via che porta alla chiesa è tutta addobbata con i soliti manifesti per dissuadere i due sposi.
Il sentiero sale in fretta lasciandosi Corniglia alle spalle. In alcuni punti, dove la vegetazione non è tanto fittasi può ammirare un fantastico panorama su Corniglia e dintorni, tant’è che mi diletto a fare parecchie fotografie. La vegetazione è sempre fatta inizialmente dalla macchia mediterranea che poi lascia spazio al bosco di ulivi, betulle e castagni.
In prossimità del punto in cui il sentiero incrocia la strada asfaltata siamo raggiunte da una signora francese che non se la cava troppo bene con la lettura delle cartine, tant'è che più volte ci interpella e tutte le volte non azzecca la nostra esatta ubicazione. In ogni caso fino al Prato del Monte, dove finisce il sentiero 7/a e si collega al sentiero 1, facciamo la strada insieme, poi noi proseguiamo verso sud e lei verso nord, da qualche parte sarà pur arrivati, chissà se dove voleva...
Prato del Monte, circa un’ora abbondante di cammino da Corniglia, è un piano immerso nel verde dove a parte i cartelli segnaletici dei vari percorsi e un bel pezzo di prato rovistato dal cinghiale non c’è null’altro da segnalare. Prendiamo quindi il sentiero 1 in direzione di Portovenere; il sentiero prosegue pianeggiante per alcuni tratti, in lieve discesa in altri, ancora in lieve salita in altri e in altri ancora sale decisamente.
Stando alla cartina oltrepassiamo Aia del Cane (punto di incontro di altri sentieri) ma che non presenta nessuna segnalazione degna di nota. Camminiamo nel bosco, nel silenzio e nella quiete del bosco rotto solo dal canto degli uccelli, in taluni tratti il sentiero perde di vista la costa e offre invece una vista sull’entroterra di questa regione. Oltrepassiamo, senza accorgercene, e dire che avevamo scelto questa destinazione come punto per fare pranzo, il Menhir di Monte Capri. Questo Menhir, noi non lo abbiamo visto, o eravamo troppo impegnate a camminare e chiacchierare o la segnaletica è proprio scarsa e ci è sfuggito. Fatto sta che ce ne accorgiamo che siamo quasi a Sella della Croce e di tornare indietro, con 'sto caldo, non se ne parla proprio. Così ci cerchiamo un bel posticino nel bosco e pranziamo sedute su un tronco.
Oggi a differenza di ieri, abbiamo incontrato qualche persona in più e anche dei ciclisti in mountain-bike, forse perché è domenica. Non ci aspettavamo però, una così bassa affluenza su questa via!
Da Sella della Croce imbocchiamo il sentiero 01, detto la Via dei Mercanti, che ci porta direttamente a Riomaggiore. La Via dei Mercanti è così chiamata perché veniva usata dai mercanti per trasportare la merce fin al paese. Si tratta di un sentiero in alcuni tratti abbastanza ripido e stretto. La mia guida riporta infatti che i mercanti la merce la dovevano portare loro stessi perché in taluni punti il sentiero è talmente stretto che i muli non passavano. Anche sul fronte fauna, l’unica specie che ammiriamo oggi sono le lucertole, niente gheppio o poiana come citava la guida e tanto meno, con 'sto caldo, la salamandra.
Quasi giunti a Riomaggiore il sentiero attraversa la strada asfaltata che collega i diversi paesi, e qui va detto che, anche se ci sono le strisce pedonali, questo attraversamento posto subito dopo una curva non è dei migliori visto che non si ha nessuna visibilità sulle macchine che stanno per arrivare! In ogni caso, incrociamo le dita e attraversiamo!
Arrivati a Riomaggiore ci godiamo dapprima il panorama sedute comodamente sulle panchine del piazzale di una chiesa, da cui si scorge il tratto finale della Via dell’Amore, un po’ affollata. Infine ci spostiamo nel cuore della baia alla ricerca di un punto in cui immergere i nostri poveri piedi. Fa caldo e siamo molto stanche, un po’ di relax prima di andare a prendere il treno ci vuole proprio.
Il nostro treno parte alle 16.13 e questo ci permette ancora di fare un giretto tra le viuzze del paese prima di andare in stazione.
Il treno è in orario, e noi troviamo, fortunatamente, tre posti a sedere. La vista della costa durante il viaggio è sempre affascinante, per noi che veniamo dalle montagne.
Arrivati a Genova, il treno si ferma. C’è una gran confusione, c’è chi dice che c’è un incidente, chi la linea interrotta, ma non si capisce niente, come sempre le ferrovie non sono troppo celeri nel comunicare ai passeggeri il proprio destino. Alla fine si scopre che a causa del deragliamento di un treno la nostra linea è interrotta e di conseguenza i treni (ce ne sono più d’uno fermo) che utilizzano quella linea sarebbero partiti con un “ritardo non quantificabile” (riporto quanto espressamente detto dall’altoparlante). Cosa poco consolante considerato che lunedì mattina dobbiamo essere tutte e tre in ufficio! Passa così un’ora e il treno viene, finalmente, fatto ripartire, non senza difficoltà, per Torino con un percorso modificato. Infine arriviamo a Torino giusto in tempo per renderci conto che dobbiamo aspettare un’altra bella oretta per prendere il treno che ci porterà a casa.
In ogni caso, ci siamo divertite, abbiamo camminato e faticato ma ne è valsa veramente la pena: il posto è semplicemente fantastico e io non vedo l’ora di vedere le foto che ho fatto!
Bella questa escursione! e io che pensavo alla Liguria solo come mare...