Con quella faccia un po' così... Genova con i miei occhi

Una città che strega ed affascina “noi, che stiamo in fondo alla campagna”

Ci sono luoghi, ambienti, città che fanno parte del tuo immaginario, che per mille svariate ragioni ti attraggono in maniera irresistibile; così per me è sempre stata Genova.
Cosa c’è?
Il mare, certo, c’è il mare e c’è il porto, c’è l’eco di terre lontane e il senso della sfida, c’è il commercio, il “trafficare”, le spezie ed i cordami, le balle di cotone e le gomene.
La musica, ecco sì: c’è la musica, la scuola genovese dei cantautori, c’è Tenco, Paoli, c’è Fossati, c’è Fabrizio con La città vecchia, Via del Campo e Creuza de ma’.
E c’è Bruno Lauzi, da poco scomparso, che ha cantato in maniera sublime le parole di Paolo Conte, uno che veniva dalla campagna, come me, a “vedere il mare”…
Il cibo, forse; sì, dev’essere quello: il profumo di basilico, la farinata, i “gianchetti”, la focaccia, le friggitorie dal fascino antico.
Altro, c’è altro: i carrugi, l’ombra e l’atmosfera complice dei carrugi che si oppongono ai maestosi palazzi borghesi, le piccole botteghe seminascoste o… forse no; dev’essere la parlata, strascicata, lenta ma musicale, un fascino quasi esotico, Sardegna e Portogallo, Mediterraneo, rumori, suoni.
Di più, c’è una voglia viscerale di scoprire e di capire, ci sono i colori, l’aria salmastra e le montagne appena dietro, le contraddizioni, i casermoni, la sopraelevata, il Genoa e il Doria…

Poi incontri uno.
Mica uno qualsiasi, s’intende; no, questo è uno che si intrufola nella tua vita, che si fa largo subito, che viene a condividere i tuoi hobby e le tue passioni, a conoscere i tuoi amici e le persone che ti sono care, a lavorare ad un progetto folle, ed in poco tempo diventa un Amico.
Che strano, è di Genova.
Devo a lui se ho imparato a conoscere meglio questa città ed a capirla nei suoi risvolti.E’ una camminata, si può fare in giornata e si coglie l’essenza di una città.
Partiamo dal complesso di San Giovanni di Prè, e dal vicino Palazzo della Commenda, un po’ come facevano i Crociati in partenza per la Terrasanta, che si riunivano presso questo antico “Ospitale”.
Poi ci addentriamo in via di Prè; come non celebrarla?
L’orgoglio di Genova, l’hanno definita; oggi a prima vista una stretta via, colonizzata da extracomunitari, dove i call center e i negozietti etnici si sono sostituiti alle drogherie, alle tripperie ed alle pescherie.
Percorrerla però con chi l’ha vissuta e te ne racconta storia ed aneddoti, ti dà una luce diversa; allora davvero ne apprezzi ogni particolare, rimani incantato a guardare vicoli strettissimi dove a stento poteva passare un carretto spinto a mano, immagini la vita della città che si dipanava attraverso la piccola ed affaccendata strada, scopri angoli incantevoli ed immagini votive, bassorilievi o antiche iscrizioni appena sopra la tua testa, vestigia di un passato glorioso e monumenti semi-sconosciuti, come la Colonna Infame di Piazza Vacchero.
Percorrendo tutta Via di Prè si giunge in Via del Campo, introdotta da Porta dei Vacca, uno dei varchi attraverso l'antico sistema murario: per me, cresciuto con la musica di De Andrè, un luogo di culto.
L’atmosfera è sempre quella di Via di Prè (anche se meno "colonizzata"), lontana anni luce dal fasto della Genova borghese, lontana dallo splendore della “Superba”; qui “l’aria spessa, carica di sale, gonfia di odori” permea lo scorrere della vita di persone semplici, povere, certamente vere.
Fabrizio ha cantato, alla sua incommensurabile maniera, questa gente e questa città; logico che sia proprio in Via del Campo il suo “tempio”, presso il negozio di Gianni Tassio, suo grande amico ed estimatore da poco anch’egli scomparso.
Oggi a continuarne con semplicità, garbo e devozione l’opera, c’è la moglie Daniela; sono entrato nel negozio in punta di piedi, circondato da introvabili 45 giri, da L.P., da poster, fotografie, poesie che testimoniano la grande opera di Fabrizio.
Ho potuto toccare con mano la mitica Esteve, la chitarra di De Andrè, e mi sono commosso quando Leandro ha accennato “Via del Campo” carezzandone con mano emozionata le corde.
Eppure, mi racconta Leandro, Fabrizio ha, diciamo così, usato una licenza poetica: se Via Prè era famosa, sì, per le donne dai facili costumi, consolatrici di vecchi professori, in Via del Campo si svolgevano altri commerci, essendo frequentata principalmente da omosessuali.
Ma tant’è… e d’altra parte la vecchia Genova pullula tutt’ora di questi carrugi, basta addentrarsi nella zona di Via della Maddalena, nei pressi della Chiesa delle Vigne: qui la professione più antica del mondo è esercitata da tempo immemorabile, ma oggi, dicono con aria nostalgica i più anziani, è tutto cambiato…
Lasciamoci alle spalle Via del Campo e le sue storie, proseguendo per Via di Fossatello e via S. Luca, e giungere infine in Piazza Banchi: qui spiccano i due palazzi al numero 1, edificati nel 1590 e poi unificati presso la fine del XIX secolo, come sede della Banca Commerciale Italiana.
Ad attirare l’attenzione tuttavia sono la Loggia di Banchi, che oggi ospita mostre ed eventi e che fu un tempo sede della Borsa Merci, e la policroma Chiesa di S. Pietro in Banchi.
Il nostro cammino prosegue fino alla splendida Piazza Caricamento, recentemente riqualificata e riprogettata, su indicazioni di Renzo Piano, in occasione del 2004, anno in cui Genova è stata Capitale della Cultura Europea: è stata ristabilita la continuità d’un tempo tra terra e mare, che poi è l’essenza stessa di Genova, città protesa verso il mare, verso l’ignoto e tenacemente abbarbicata alla terra, alle gelosamente custodite tradizioni.
E poi i portici di Sottoripa, in estate un’oasi di ombra fresca, una galleria di sapori ed odori: splendidi un tempo, degradati poi, “riabilitati” e rivisti oggi; una casbah genovese, dove puoi trovare il turista con macchina fotografica e il cinese che ti vende la focaccia, dove kebab e farinata convivono, dove negozi di panini dai mille colori si affiancano a trattorie della tradizione e non: l’odore del mare ti arriva chiaro, e si mescola ai profumi di spezie e di cibo…
Lo sai: debbo riperderti e non posso. Come un tiro aggiustato mi sommuove ogni opera, ogni grido e anche lo spiro salino che straripa dai moli e fa l'oscura primavera di Sottoripa."
Così cantava Eugenio Montale, che amava particolarmente questi luoghi: così ci piace ricordarli, mentre ammiriamo la sagoma di Palazzo San Giorgio, splendidamente decorato.
Davanti a noi si apre l’area del Porto Antico, quella che ora è la zona più celebrata di Genova: la “vetrina della città”, con l’Acquario, il Bigo, (l’ascensore panoramico da cui si gode la splendida vista di Genova… ma l’immaginate la faccia dei genovesi se davvero, come qualche scriteriato voleva, il Bigo avesse sostituito come simbolo della città la vecchia ed amata “Lanterna”?) i magazzini del Cotone, luogo dello shopping, piazza delle Feste con il suo tendone, il palcoscenico naturale di ogni manifestazione importante che si svolga a Genova.
Tutto molto bello, splendidamente realizzato… ma anche anni luce lontano dall’ombra dei carrugi di cui abbiamo parlato poco fa.
Allora noi proseguiamo per via San Lorenzo: Leandro mi racconta che la via, oggi pedonalizzata, era un tempo inquinatissima a causa dei fumi degli scarichi delle automobili; fiancheggiando splendidi ed antichi palazzi arriviamo davanti alla Cattedrale, che risale al XIII secolo ed è caratterizzata dalla meravigliosa facciata a fasce bianco – nere.
Sentirne la descrizione attraverso le parole di Leandro è tuttavia viverne la storia, ed io riporto pari pari un passo di un suo precedente diario di viaggio, apparso ormai tanto tempo fa su questo sito:
La cattedrale di San Lorenzo è invece il ricordo più remoto della mia presenza genovese. Sarebbe più esatto dire il ricordo dell'oggetto, in evidenza all'interno, che meno ha a che fare con un luogo sacro, vale a dire la granata tedesca che durante la guerra sfondò il tetto e piombò sul pavimento rimanendo inesplosa. Sì, perché San Lorenzo per me, ignaro di absidi, transetti, sesti acuti, capriate, lesene, matronei e presbiteri, "era" quell'ordigno.
La visita era sempre collegata a un rituale di mio padre: sull'angolo della piazza, di giorno e di sera, d'estate e d'inverno, con il sole e con la pioggia, stazionava un figuro baffuto dalla voce gutturale che vendeva pietrine per accendini, e ho ancora vive le contrattazioni paterne per risparmiare forse dieci lire sul prezzo delle tabaccherie.

Soddisfatto per l'affare, papà mi portava poi in chiesa dove osservavo quella bomba in un misto di stupore per il fatto miracoloso di cui era riprova tangibile, sufficiente per la mia fede da catechismo coatto, e di timore per gli effetti di un possibile innesco con le pietre focaie (non mi era ben chiaro come, ma ero certo potesse succedere).
Solo dopo anni avrei appreso che il contrabbandiere era in realtà un poliziotto in borghese che piantonava la zona; dopo altri anni perse la vita, pensate un po', durante il disinnesco di un ordigno esplosivo.”

Ormai è tempo di capire appieno lo splendore di Genova, di scoprirne i fasti e comprendere il soprannome “La Superba”: quale teatro migliore di quello naturale di Piazza De Ferrari e dei suoi splendidi palazzi?
Si va dal Palazzo della Borsa, dei primi del ‘900 al Palazzo della Regione, dal Teatro Carlo Felice al Palazzo dell’Accademia delle Belle Arti; su tutti spicca, tuttavia, lo splendido Palazzo Ducale.
Al centro della piazza, a far bella mostra di sé, l’imponente fontana circolare, risalente al 1936 e donata alla città dalla famiglia Piaggio; dopo il G8 è stata abbellita e dotata di nuovi giochi d’acqua.
La piazza è l’epicentro della vita, spesso anche frenetica, della “Genova che conta” così lontana dalla Genova popolare che abbiamo visto ed amato prima… chissà perché, una naturale predilezione mi spinge a chiedere a Leandro di “tornar giù”, tra i carrugi: i nostri passi risuonano nella discesa di Vico della Casana, lenti.
Ciao, Genova.

"Macaia, scimmia di luce e di follia,
foschia, pesci, Africa, sonno, nausea, fantasia.
E intanto, nell'ombra dei loro armadi
tengono lini e vecchie lavande;
lasciaci tornare ai nostri temporali
Genova ha i giorni tutti uguali.
In un'immobile campagna con la pioggia che ci bagna
i gamberoni rossi sono un sogno
e il sole è un lampo giallo al parabrise...
Che fantastica girandola di colori e sapori, che varietà, che ricchezza!
Davvero si fa fatica a scegliere dove iniziare.
Sua maestà il pesto sta, almeno per fama, al primo posto: gustatelo non solo con le trofie, gli gnocchi o le trenette ma anche come condimento d’un meno conosciuto e delizioso minestrone.
Indimenticabili sono i pansoti, sorta di ravioli alle erbe, che vengono serviti in salsa di noci.
Non è possibile dire d’esser stati a Genova se non si è frequentata almeno una friggitoria: qui è il regno della farinata, delle focacce e torte salate in mille versioni e dei bocconcini di baccalà fritto, qui si assapora l’essenza di una città.
I Cuculli (frittelle che possono essere arricchite con cipolle tritate o uvetta) fanno bella mostra di sé nelle “riunde”, le padelle rotonde cantate anche dalla tradizione popolare; che dire, poi, delle “panissette” (o “tabellette” in certi quartieri)?
Sono fatte con lo stesso impasto della farinata e vengono fatta solidificare tramite bollitura come la polenta (“panissa”); raffreddate, vengono consumate con olio e limone, oppure tagliate a bastoncini e fritte.
Se il mare si fa sentire con le infinite zuppe di pesce, con il baccalà, con tutte le delizie che vengono offerte dai banconi delle pescherie e dai ristoranti, la cucina di terra è ben rappresentata: la cima, cioè la pancetta di vitello, farcita con un ripieno di uova, carne, pinoli e piselli; il coniglio alla ligure con i profumi del rosmarino e dell’aglio, la fricassea di pollo, l’olio fantastico da gustare anche a crudo sul pane.
Tra i vini spiccano i bianchi di Coronata e Polcevera, il Pigato ed il Vermentino.
Su indicazione del mio “mentore” (e come poteva essere altrimenti?) abbiamo visitato due friggitorie: la più “comoda” friggitoria Sa’ Pesta, in via dei Giustiniani, e la più rustica friggitoria Antica Sciamadda, in via S. Giorgio; il ristorante “Da Vittorio” in via Sottoripa 59R serve degli ottimi piatti di pesce ad un prezzo equo.

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