Colori e magia dell'Arizona

Paesaggi, Parchi Nazionali, grandi spazi, curiosità: questa è l’America!

Da Boston, 16 giorni dal 28/5 al 12/6/2005: Nevada (Las Vegas), Arizona, Utah.
Il nostro viaggio in realtà parte da Boston, dove vive e lavora la mia ragazza Sonila, e dove si e' laureata sua sorella Mira questa primavera: l'occasione di assistere ad una laurea di Harvard, nel contesto di Kirland House, e nel seguito del party degli spazi della Boston University di Belmont, è stato come partecipare ad un film. La cerimoniosità, i discorsi, e pure la "press" mi hanno immerso in una atmosfera davvero lontana dalla nostra: e che dire degli spazi universitari, i parchi (per non dire foreste) dove gli studenti vivono, l'organizzazione generale davvero impressionante per noi italiani così abituati a tribulare.
Vabbè, laureata la sorella eccoci a descrivere il viaggio in Arizona pianificato partendo da pag. 254 della Routard "USA Ovest I parchi Nazionali" che così riporta "credeteci, l'itinerario potrebbe costituire uno dei ricordi piu' indelebili della vostra vita"; itinerario di una settimana che prevedeva partenza da Flagstaff, Grand Canyon, riserva hopi e navajo, Canyon de Chelly, Monument Valley, Page e il lago Powell, Bryce Canyon, Zion, Las Vegas e ritorno a Flagstaff.La partenza e' un po' da panico perchè sbagliamo fila all'aeroporto di Boston (enorme) e siamo costretti a tagliare un po' di file (all'italiana insomma) per recuperare e prendere l'aereo per un pelo.
Itinerario davvero meraviglioso, e personalizzato solo leggermente in quanto arriviamo a Las Vegas con volo interno (da Boston) dove prendiamo un'auto a noleggio (Chevrolet Classic) in virtu' di un'offerta trovata in rete dalla mia ragazza che vive negli Usa (800 $ per 2 con volo a/r e 10 gg di auto a noleggio). Girare gli USA in auto e' veramente consigliabile: le motorways sono larghe e gratuite, la benzina costa poco, le auto a noleggio spaziose e nuove, ed il senso civico degli americani sia in on the road che in generale e' elevato in relazione a noi italiani (se ti fermi in una città a guardare una cartina la gente si offre di aiutarti!).
Arrivati a Las Vegas partiamo subito per l'itinerario dei parchi (seguendo il Grand Canyon da sud) ripromettendo di visitare la città dei balocchi gli ultimi due giorni.
Passiamo accanto alla diga di Hoover senza che la cosa ci interessi particolarmente (c'e' un museo dentro, un sacco di punti panoramici, ma insomma e' sempre una diga vabbe').
Da Kingman inizia la storica Route 66 che collega Chicago con Santa Monica: motel, musei, ristoranti non fanno che osannare sta strada, i divi che ci dormirono, i film etc etc. Il museo in centro citta' ce lo perdiamo per l'orario sic vabbe' e' una strada no?
Puntiamo a Williams (58 miglia dal Grand Canyon Village - South Rim) perche' non troviamo niente di piu' vicino al Canyon: inoltre i motel (la catena Motel 6 e' davvero conveniente, paghiamo 40$ per una doppia con 2 letti matrimoniali, si puo' anche litigare e dormire comodissimi!) sono economici; molto suggestivo e veramente western il locale "Old Smoky's Pancake House" (ottimo per le colazioni), consigliabile il "Pine Country Restaurant" e il messicano "Pancho McGillicuddy's".
La South Rim (sponda sud) e' quella più visitata del Grand Canyon. Il Grand Canyon e' veramente una emozione: seppure abituato a girare le Alpi, montanaro incallito non avrei mai pensato di assistere uno spettacolo del genere.
Percorri una strada nel deserto assolutamente piatta finche' non arrivi ad un punto dove ti affacci e ti sembra di essere in aereo tanta e' la veduta panoramica: fenomeno geologico unico al mondo dove il fiume Colorado ha eroso l'altopiano esteso dal sud dello Utah al nord dell'Arizona forgiando catene montuose, spaccature, voragini. Largo al massimo 18 miglia e' profondo 1.800 metri... fenomeno anche multiclimatico per le diverse fasce temperate che si incontrano che creano una vasta biodiversità.
Il Grand Canyon si può visitare in elicottero/aereo (caro impestato), a piedi (diversi gradi di difficoltà) oppure facendo rafting (5 anni di lista d'attesa!).
Come tutti i parchi americani l'organizzazione e' impressionante: il visitor center all'ingresso fornisce tutto lo scibile umano possa richiedere (depliant in varie lingue, consigli direttamente dai rangers, proiezioni, musei, vendita di ogni tipo di gadget, etc.): l'accesso al parco e' a pagamento ma conviene comprare la National Parks Pass (50 $ ammortizzabili in 5/6 visite, valida 1 anno per 1 auto ed i suoi occupanti).
All'interno del parco e' molto funzionale il servizio di Free Shuttle Bus per muoversi agevolmente tra i diversi punti (mollatela giu' la macchina!): gli itinerari in The Guide reperibile al visitor center. Tra i vari trails consigliabili abbiamo percorso quello che da Bright Angel Trailhead arriva a Plateau point; il sentiero (8 miglia + 8 per il ritorno please) arriva proprio sulla scarpata sul colorado (vista mozzafiato) percorrendo parte del tragitto in pianura (ultime 2 miglia ca): una giornata di camminata anche per noi non propriamente allenati.
Per circoscrivere il Grand Canyon in senso antiorario quindi passiamo da Flagstaff, cittadina ai piedi delle riserve hopi e navajo e che fa infatti dell'artigianato pellirosse un mercato di prodotti tipici locali su cui gli abitanti delle riserve vivono (documentando i singoli oggetti con la foto dell'artigiano!). Che meraviglia per chi come me e' crescito con i film western ed i sacri valori dell'ovest grazie ad Hollywood e Sergio Leone.
Cittadina carina quindi, dove passano treni merci interminabili (davvero!): andate a farvi un caffè da Macy's European Coffee House (14 S Bevear st.).
Ci consigliano di trascorrere il pomeriggio a Pedona (26 miglia a sud di Flagstaff) e meno male: e' una meta che forse meriterebbe una sosta più lunga.
Entriamo in una ricca foresta (Coconino National Forest) per incontrare un canyon dalle rocce rosso intenso eppoi lo Slide Rock State Park dove ci sono delle piscine naturali dove si deve assolutamente fare un bagno data la bellezza dell'Oak Creek; sembra di essere nell'entroterra della Corsica: il fiume crea delle piscine naturali e giochi d'acqua sulle rocce rosse piatte su cui e' facile camminare e distendersi. Che contrasto di colori la forza della natura!
Arriviamo pure a Bell Rock ch'e' una formazione rocciosa dove la tradizione vuole che sdraiandosi e rilassandosi ci si possa librare spiritualmente separandosi dal corpo (mah... cosa non si fa con il marketing...).
Le successive mete sono in piena riserva e cambia la musica: nel senso che il paesaggio e' desertico, i centri urbani molto poveri, i centri commerciali molto modesti (un'altra America insomma).
Ci facciamo un tot di miglia in piena riserva facendo attenzione al tachimetro (i policemen non scherzano): puntiamo alla Many Farms perché vicino al Canyon de Chelly (attenzione l'offerta ricettiva e' scarsissima); si tratta di un ostello della gioventù gestito da giovani pellirossa dove ci danno una camera decorosa e pulita (con tanto di spazzolini da denti) per 30 $; questo canyon e' molto diverso dagli altri sia per la conformazione sia per la storia. E' a forma di U con le mura verticali ed il fondo molto rigoglioso con coltivazioni e l'irrigazione; vi si trovano ancora le rovine (ricche di pittogrammi) dei villaggi anasazi (risalgono dal 350 al 1300 e solo le tracce più significative della storia americana), primi occupanti della ragione, antenati dei Navajo.
Il giorno successivo direzione Monument Valley: che tuffo al cuore per tutti coloro che ricordano John Wayne in Ombre Rosse...
Monument Valley è una cartolina sia dell'America che di Hollywood, dove John Ford girò western cult (Il massacro di Fort Apache, I cavalieri del Nord Ovest, Rio Bravo, etc.).
Andiamo al parco a cercare Roland's Navajoland Tours (un navajo con rayban e cappellone da conoscere, e consigliato dalla guida, vedi pag 297 B&B) e riusciamo a combinare ad un buon prezzo sia una visita guidata (su pick up guidato dall'amico Lesile) sia una decorosa camera nel container-casa (anticipando una coppia di francesi che facevano lo stesso itinerario grazie alla Routard).
Davvero consigliabile muoversi con una guida nel parco anche se frequentabile con auto propria perché il supplemento vale in termini di individuazione dei posti migliori (ti indicano pure l'inquadratura ottimale), come tempo risparmiato, e minori rischi (e' facile perdersi, le insegne sono scarse, siamo nel deserto). Eppoi entri in contatto con i pellirossa: sono veramente una popolazione fiera nonostante la miseria ed i problemi dell'alcolismo per combattere il quale lo stato ha bandito le bevande alcooliche come fossero colera.
Dalle riserve fino allo Utah (terra dei mormoni) se ordini una birra ti guardano come un drogato: molto più facile acquistare un bazooka. Da questo punto (il piu' ad est) circoscriviamo quindi il Grand Canyon puntando al Lago Powell (il secondo lago artificiale più grande degli USA) a Page.
Tappa obbligatoria soprattutto se amanti della fotografia l'Antelope Canyon: si tratta di un canyon percorribile a piedi, una gola larga un paio di metri le cui pareti scolpite dal vento consentono suggestioni uniche quando la luce del sole arriva perpendicolare (tra le 11.30 e 14). Il fascio di luce consente di esaltare la roccia rossa in giochi cromatici facilmente fotografabili (senza flash e rullini 400 ASA please): infatti nel corso della visita facciamo amicizia con Kevin, un texano (S.Antonio) su cui dividiamo l'itinerario fino al Bryce Canyon (pensavamo fosse gay ma le telefonate assillante alla morosa dalla mia partenza ci fecero ricredere).
A Page dormiamo da Lulu che ci ospita in modo molto accogliente come le sue camere e mangiamo alla Fiesta Mexicana (125 s Powell Blvd) dove apprezziamo i piatti abbondanti.
Le gite in barca sul lago Powell costano una cifra eccessiva e rinunciamo quindi a vedere il Rainbow Bridge (da 85 a 112 $ a testa!). Ci accontentiamo di vedere lo spettacolo meraviglioso del "Scenic View" e Horseshoe Bend (l'ultimo e' un anello del Colorado attorno ad un faraglione, su un dirupo mozzafiato).
Ci sono un sacco di spiagge dove poter fare un piacevole bagno: accoglienti le rocce bianche e piatte di Antelope Point (non lontano dal canyon omonimo).
Con Kevin partiamo alla direzione di Bryce Canyon National Park nello Utah; ci convince per un Motel che ha prenotato in internet e ci concediamo la prima digressione dalla Routard: scelta moltooooo infelice, tipico motel americano impersonale (vabbe') la cui moquette nasconde colonie di acari che probabilmente hanno conosciuto personalmente Buffalo Bill.
Il canyon e' un altopiano che racchiude rocce a forma di pennacchio o candela: la roccia e' insomma friabile e diventa prima un arco poi dei monoliti. Vederne a centinaia e' come vedere un esercito di soldati. Si gira in macchina concedendosi brevi escursioni grazie a sentieri e mappe distribuite dal Visitor Center. Qua gli scoiattoli sono diversi (vedi foto) e più piccoli (chiamati tamias): non i grossi scoiattoli grigi dalla coda voluminosa che trovi ovunque e talvolta aggressivi se addocchiano i tuoi biscotti, importati anche nei parchi londinesi, ben diversi dai piccoli scoiattoli rossi europei cui assomigliano invece questi.
Il giorno dopo partiamo per Zion National Park, a sud ovest dello Utah: siamo nella terra dove i pionieri mormoni si rifugiarono e hanno prolificato nominando il luogo ispirandosi alla Sion di biblica memoria. La strada di accesso al parco e' tortuosa ma spettacolare; l'accesso al parco di 600 kmq consente di visitare la gola dell'omonimo canyon ammirandola dal fondovalle. Il fiume Virgin ha scavato il canyon in 13 milioni di anni creando pareti verticali alte fino a 900 metri, paradiso di freeclimbers e sportivi rocciatori, dalle colorazioni più diverse, a seconda anche della luce.
Il parco e' molto rigoglioso e facilmente trovi animali oramai abituati all'uomo: non solo gli squirrels (sono gli stessi che trovi importati nei parchi londinesi, grossi scoiattoli grigi dalla coda voluminosa e talvolta aggressivi se addocchiano i tuoi biscotti, ben diversi dai rossi europei), ma anche "picchi", alci, daini. Multe salate per chi viene scoperto a offrire loro briciole!
Il parco si gira facilmente con i bus gratuiti, a piedi o in bicicletta. Dormiamo al B&B Under The Eaves, davvero carino e ben curato (all'europea), con colazioni generose e dove conosciamo una coppia di trentini simpatici che stanno facendo lo stesso nostro giro a ritroso (Routard alla mano ovviamente).
Alla mattina salutiamo Kevin che prosegue per il North Rim mentre noi chiudiamo il "circle" a Las Vegas (Nevada) dove trascorriamo le ultime due notti.
Incredibile l'arrivo in questa città: dal deserto arrivi in questo luna park che a noi italiano appare come il trionfo del Kitsch. Un po' di numeri? A Las Vegas ci sono i 18 alberghi dei 20 più grandi degli USA (9 dei 10 più grandi al mondo) e l'offerta ricettiva conta 130.000 camere con un tasso di utilizzo dell'85% (tasso record) per accogliere gli oltre 30 mil. di turisti all'anno su una popolazione di 1,6 mil. I casinò guadagnano ogni anno ca 6 miliardi di dollari e ogni anno almeno 50 persone vincono oltre 200.000 $. Le 50 cappelle per matrimoni rilasciano ogni anno 120.000 certificati matrimoniali. Las Vegas ha il record americano di suicidi ed infarti (il gioco...).
Dopo tante bellezze naturalistiche il trionfo dell'artificiale insomma; ma e' davvero curioso visitare certi casino per vedere come sono state rappresentate le bellezze europee (bisogna visitare almeno 4 casinò, Il Venetian, Il Bellagio, il Paris e il Luxor).
Il Venetian è incredibile: 10.000 dipendenti per gestire un complesso di 4000 suite, 15 ristoranti (menu italiani) etc. E' la riproduzione fedele di Venezia con piazza S.Marco con piccioni addestrati, il Canal Grande solcato da gondole elettriche (13 $ il giro), gondolieri che cantano canzoni napoletane (vabbè), il Palazzo ducale, il ponte dei sospiri, il tutto impiegando 3000 tonn di marmo italiano.
Così il Bellagio si presenta come un palazzo italiano con mosaici, giardini pergolati e riproduce all'esterno il lago di Como con stupefacenti giochi d'acqua ammirabili gratuitamente (vedi film Ocean's eleven).
Come poteva mancare Parigi ben riprodotta dal Paris Las Vegas Casino Resort con Place de l'Etoile, l'Arco di Trionfo, gli Champs Elysées, la Gare d'Orsay, etc etc. con tanto di Tour Eiffel.
Il Luxor riproduce nella stessa dimensione la piramide di Giza, con sfinge e obelisco all'entrata. L'atrio della piramide e' il più grande al mondo (ci stanno 9 boeing) e vi sono ascensori che conducono i clienti lungo le direttrici oblique della piramide!
Ogni casino ha buffet dove puoi mangiare a volontà e di tutto pagando un fisso.
Gli americani che frequentano i casino sono spesso obesi, dediti al gioco e al cibo: tanti sono talmente obesi da muoversi solo con carrozzine a motore come gli handicappati!
Consegniamo la fidata Chevrolet e riprendiamo il volo per Boston da dove partirò il giorno successivo per l'Italia separandomi ancora una volta dalla mia bella che rivedrò per le vacanze estive in Spagna (vedi dossier viaggio Maiorca e Minorca).
Che orizzonti i deserti dell'Arizona, che colori le montagne rocciose, che spettacolo il Grand Canyon... Ma anche che facilità girare gli USA capaci di grande organizzazione.
A presto Zio Sam.

Un commento in “Colori e magia dell’Arizona
  1. Avatar commento
    permalosa
    25/05/2007 13:50

    nn cè 1 ristorante!!

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