Eccoci in partenza per il tanto desiderato viaggio in Australia. Dopo aver trascorso l’estate più calda della nostra esistenza tra il lavoro e i preparativi per il matrimonio, finalmente è arrivato il giorno della partenza.
Esattamente 18 ore dopo esser stati dichiarati marito e moglie e dopo una nottata di festeggiamenti tra musica e spumante, siamo in aeroporto pronti per partire.
Quello che segue è il racconto di un viaggio programmato in anticipo sulla base dei diari di altri viaggiatori raccolti nella rete, in particolare l’ispirazione è stata fornita dal racconto di Leandro e amici.
L’idea non è certo quella di copiare i viaggi altrui, ma piuttosto quella di trarre le informazioni utili per programmare da casa il miglior itinerario possibile, sfruttando le conoscenze acquisite da chi ha percorso la stessa strada prima di noi.
Era già successo la scorsa estate, quando, cercando informazioni sull’isola di Creta, mi ero imbattuta nel diario di Maurizio e Michele. In quel caso le informazioni estremamente precise e dettagliate ci hanno consentito di scovare gli angoli più belli dell’isola, alcuni dei quali neppure citati sulle guide.
Ritengo che le informazioni fornite dai viaggiatori siano molto più concrete di quelle che si possono trovare sulle varie guide turistiche, anche se una volta intrapreso il viaggio le situazioni che via via abbiamo incontrato, le sensazioni personali e gli interessi suscitati hanno contribuito a completare la programmazione fatta da casa, talvolta facendoci apportare delle modifiche al programma iniziale.
Qualche breve notizia di ordine pratico:
= Il dollaro australiano vale oggi circa 0.60 euro, non è stato facile trovare la valuta in Italia, ma è stato possibile cambiare facilmente sul posto. E’ molto semplice anche prelevare moneta locale dal bancomat e pagare con la carta di credito.
= La corrente elettrica è a 210 V con spina a tre lame. Serve quindi l’adattatore, facilmente reperibile in Italia, ma anche sul posto nei negozi di souvenir, nei supermercati e negli hotel.
= I telefonini dualband funzionano perfettamente, anche se costa molto telefonare; ricevere telefonate costa meno, così come inviare sms.
= In tutti i 17 hotel in cui siamo stati abbiamo trovato ferro e asse da stiro, in molti casi anche lavatrici e asciugatrici a disposizione degli ospiti, quasi sempre a pagamento (dai 2 ai 4 dollari per lavaggio).
Infine, prima di cominciare col racconto, ringraziamo tutti gli amici e i parenti che hanno contribuito alla realizzazione del nostro viaggio.
Come spostarsi
Alla pari di quanto detto per le strutture ricettive, anche l’affitto della macchina è più conveniente se effettuato in loco e l’organizzazione e la cordialità degli abitanti consente di muoversi in completa sicurezza attraverso tutto il paese.
Dove alloggiare
Avendo scelto di ricevere il viaggio come regalo di nozze, abbiamo dovuto prenotare la maggior parte dei servizi dall’Italia, in modo da dare la possibilità all’agenzia di stabilire delle quote, oltreché per poterle garantire il compenso per il servizio di raccolta. Il questo modo abbiamo dovuto definire l’itinerario completo prima di partire, prenotando i voli intercontinentali e interni, tutti gli alberghi e il noleggio dell’auto. In una differente occasione avremmo scelto di prenotare solo i voli di andata e ritorno e le prime notti in hotel, decidendo sul posto, di giorno in giorno, dove fermarci. In questo modo avremmo anche risparmiato parecchio rispetto a quanto abbiamo effettivamente speso. L’Australia ci è parsa infatti decisamente poco costosa, offre svariate possibilità di alloggio, dall’ostello all’hotel a 5 stelle, in alcune località i bed and breakfast si susseguono lungo la strada ogni poche decine di metri. I posti dove mangiare poi non mancano davvero!
Itinerario
DIARIO DI VIAGGIO
Domenica 7 – Lunedì 8 settembre 2003
GENOVA - SYDNEY
Partenza dall’aeroporto di Genova alle 11.00 destinazione Sydney con scali intermedi a Roma Fiumicino e Singapore.
Dopo aver rischiato di non partire a causa di un ritardo nella consegna del bagaglio a Fiumicino, ci siamo imbarcati sul volo Qantas destinazione Singapore. A bordo scopriamo che si tratta di un volo “storico”: è infatti l’ultimo volo su questa tratta, dopodiché la Qantas collegherà l’oriente solo con Francoforte e Londra!
Il volo risulta decisamente piacevole, il servizio a bordo è molto curato e il personale, che spesso parla italiano, è davvero cortese!
Scesi a Singapore abbiamo giusto il tempo di cambiare gate e imbarcarci sull’ultimo aereo che ci porterà a Sydney. A causa di un disguido con il carico dei bagagli resteremo fermi in aeroporto per due ore prima di partire, con un conseguente ritardo all’arrivo.
Giungiamo quindi a destinazione stanchi morti che sono ormai le 20.30 di lunedi 8. Spostiamo le lancette dell’orologio avanti di 8 ore e saliamo su un taxi collettivo che per 8 A$ a testa ci porta al nostro albergo, il Four Points Sheraton. Ci restano solo le forze per una doccia e poi dritti a letto, dove cadiamo addormentati come sassi fino alle nove della mattina dopo!!!
Martedì 9 settembre
SYDNEY
Oggi inizia davvero il viaggio! Cominciamo dalla città più importante del paese: abbiamo deciso così perché qui in questo periodo sta iniziando la primavera, la temperatura quindi è mite e l’aria fresca! Dopo un’estate infuocata in Italia non ce la sentivamo di iniziare il lungo tour dal caldo tropicale del nord!
La giornata inizia verso le nove quando riusciamo a riprendere i sensi dopo il sonno migliore degli ultimi anni! Siamo ancora piuttosto spaesati e soprattutto non mi sembra vero di essere dall’altra parte del mondo!
Usciamo dall’albergo cercando, cartina alla mano, di capire da che parte siamo girati e prendiamo a caso una strada tra quelle che ci sembra ci possano portare verso il centro.
In realtà il nostro hotel è già piuttosto in centro, e si affaccia direttamente su Darling Harbour, ma non ce ne siamo accorti subito visto che la nostra stanza dà sul lato opposto.
Ci fermiamo a fare colazione da Sandwich king, all’angolo tra la Market street e la Kent Street, quindi ci dirigiamo a Circular Quay. Attraversiamo la città in verticale passando per le vie del centro: George Street, King Street, Pitt Street, in parte isola pedonale.
Le strade sono piene di gente: mamme con passeggini, studenti, turisti e soprattutto impiegati in giacca e cravatta o tailleur. Tutti sono accomunati dall’espressione rilassata, nessuno sembra essere stressato o innervosito come spesso si vede per le vie delle nostre città!
Sydney si trova nello stato del New South Wales, lo stato più popolato d’Australia, grazie anche al suo clima favorevole. La città è costruita attorno ad una bellissima baia naturale e si estende su una superficie amplissima, ospitando in un’atmosfera magnifica circa 5 milioni di abitanti. Quello che si vede in questa città è solo una delle tante facce dell’Australia: la metropoli contemporanea in stile europeo-americano amante del mare, contrapposta al paesaggio desertico e ricco di natura che vedremo nei prossimi giorni.
Arriviamo a Circular Quay, una delle due zone portuali della grande baia di Sydney, popolata da turisti che si mescolano agli artisti di strada e agli australiani che passeggiano o fanno jogging sotto il caldo sole primaverile, rinfrescato da una piacevole brezza.
Giriamo a piedi tutta l’area, passiamo sotto al maestoso Harbour Bridge, il ponte in ferro alto più di 130 metri e lungo quasi cinquecento, simbolo, insieme all’Opera House, della città. E’ possibile scalare il ponte accompagnati dalle guide e imbragati come veri alpinisti. Attraversiamo la zona dei pontili e arriviamo ai piedi dell’Opera House, il famosissimo teatro a forma di vele, che a dire la verità rende meno da vicino che non in lontananza o in fotografia, a causa dell’enorme quantità di cemento grezzo con cui è costruito. Rimandiamo a domani il giro della baia sul battello, quando avremo smaltito del tutto il lungo viaggio aereo.
Proseguiamo a piedi lungo la baia e attraverso i giardini botanici reali. Percorsi pedonali all’interno del parco costeggiano grandi prati, aiuole con fiori tropicali, alte palme, viali con panchine.
I cartelli ai bordi dei viali invitano a calpestare l’erba e a vivere pienamente il parco.
Lasciamo il parco attraverso l’uscita a nord e ci troviamo lungo la Sir John. Tornando in centro da qui vediamo la Galleria d’Arte, la cattedrale di St. Mary. Prima di arrivare all’albergo passiamo davanti al Queen Victoria Market, un enorme centro commerciale ricavato in un vecchio palazzo vittoriano. All’interno del centro commerciale, che si sviluppa su tre piani di un intero edificio e si snoda sotto le strade del centro, sono ancora visibili i pavimenti a mosaico, le vetrate colorate e le ringhiere in ferro battuto. Ovviamente è d’obbligo un giro all’interno, dove puntualmente ci perdiamo!
Nel tardo pomeriggio facciamo un salto in albergo per un breve riposo, prima di uscire per la cena. Approfittiamo della vicinanza e cerchiamo un ristorante nella zona del Darling Harbour, l’altra area portuale cittadina. I ristoranti non mancano, possiamo scegliere tra vari locali etnici, grill bar, gelaterie e chioschi. Ci orientiamo verso il Waterfront restaurant, dove assaggiamo per 50A$ in due pane all’aglio (un must da queste parti), barramundi e costine di maiale con insalata e verdure.
Una breve passeggiata tra le vie del porto illuminate e torniamo in camera… per oggi siamo abbastanza stanchi e poi non ci siamo ancora completamente abituati al nuovo fuso!
Mercoledì 10 settembre
SYDNEY
L’effetto del fuso si è fatto sentire questa notte: alle tre ci siamo svegliati e non c’è più stato modo di riaddormentarci. In fondo per il nostro orologio biologico sono le sette della sera e non c’è motivo per dormire!
Tiriamo fino alle otto, poi ci alziamo e cerchiamo un bel posto dove fare colazione. Questa mattina scegliamo la food court del Centrepoint a cui si accede da Pitt Street, all’interno della quale si affacciano moltissimi banconi, ognuno con le proprie specialità: al centro dell’area sono sistemati dei tavolini per consumare il pasto. Acquistiamo due enormi muffin dalla bakery e un ottimo e freschissimo orange juice al bancone dei succhi.
Continuiamo il nostro giro alla scoperta della città. Torniamo a Darling Harbour da dove ci imbarchiamo per il giro della baia. La crociera dura un’ora ed effettua cinque fermate. Si può scendere dove si vuole e risalire sul battello successivo, che passa a distanza di circa un’ora. Per tutto il viaggio ci accompagnano i commenti dell’equipaggio diffusi dall’altoparlante. Attraversiamo la baia tra una varietà di ambienti: i grattacieli della business area, le villette dei quartieri alti, abitati da attori e personaggi famosi, spiaggette tranquille e scogliere.
Saltiamo le prime due fermate previste a Circular Quay e Opera House, visto che ci siamo già stati ieri e proseguiamo la visita della baia fino a Watson’s Bay passando per Sydney Heads, i due promontori uno di fronte all'altro che separano la baia dall'oceano. L’ultima fermata è Taronga zoo e anche qui tiriamo dritti.
Ripassiamo a Darling Harbour dove dovremmo scendere, proseguiamo invece fino a Circular Quay, in questo modo potremo tornare all’albergo attraversando il quartiere dei Rocks. Anticamente questa era la zona dei magazzini del porto dove nel 1788 sono nati i primi insediamenti della città, ma di recente è stata riordinata e oggi è ricca di negozi e ristoranti.
Tornati in centro non ci perdiamo un giro in monorail, il trenino che corre su un unico binario sopraelevato e compie un percorso circolare tra le vie della città.
Quindi ci prendiamo una vista dall’alto di tutta Sydney dalla cima della Centrepoint Tower: dalla terrazza coperta circolare si gode di un panorama immenso, e sarebbe stato ancora meglio se avessimo atteso il momento del tramonto!
Ancora una passeggiata fino a King’s Cross, il quartiere ricco di locali a luci rosse, sale giochi, sexy shop, ristoranti e prostitute che passeggiano lungo la strada. Nonostante questo è anche il quartiere dei giovani e dei saccopelisti che trovano alloggio nei moltissimi ostelli della zona. Ciò lo rende un quartiere popolare tranquillo dove si può camminare senza paura anche la sera, quando i locali aprono e le strade si animano di vita, musica e colori.
Per cena torniamo a Darling Harbour, dove ci dedichiamo ad una lunga passeggiata prima di entrare nella food court e assaggiare piatti messicani e cinesi.
Oltre a quello che abbiamo visto in questi due giorni, sono molte le cose da non perdere in città: l’acquario sottomarino a Darling Harbour, il National Maritime Museum, museo della nautica che mostra dai rimorchiatori alle navi da guerra, ai velieri, a un faro galleggiante fino a una barca in legno arrivata nel 1977 a Darwin carica di profughi vietnamiti.
Il Chinese Garden, considerato il più bel giardino cinese del mondo fuori della Cina, Chinatown, Little Italy, un giro della città sul Bus Explorer blu, che per due ore porta in giro fra i sobborghi di Sydney e le famose baie, una visita alle case vittoriane e le botteghe di Paddington, gli avvenimenti sportivi dell'Entertainement Centre, la Vetrina Olimpica, creata su quello che era il traghetto di Manly.
A pochi chilometri dalla città poi le attrazioni principali sono rappresentate dalle Blue Mountains, dalle splendide spiagge sull'oceano, le tradizionali località di soggiorno di Tweed Heads e Murwillumbah, le spiagge e le isole di Merimbula, i pascoli e le foreste delle Southern Highlands e dell'antico Parco Reale.
Giovedì 11 settembre
BONDI BEACH E VOLO A MELBOURNE
Anche questa mattina, dopo un’altra notte di sonno a tratti, scegliamo la food court per fare colazione. Oggi è l’ultimo giorno a Sydney e decidiamo di trascorrere la giornata tra sole e relax sulla spiaggia di Bondi.
Da Pitt Street proseguiamo verso Circular Quay, da dove partono gli autobus per Bondi Beach. Gli autobus che possiamo prendere sono il numero 380 oppure il L82, il primo fa tutte le fermate, mentre il secondo è il diretto. Parte prima il 380 quindi approfitteremo per fare un giro della città più dettagliato!
In circa 40 minuti arriviamo alla spiaggia: la sabbia bianca e il blu dell’oceano appaiono dall’alto di una collinetta, l’autobus si svuota di turisti e locali venuti qui come noi per godersi il tiepido sole primaverile sulla spiaggia.
Decine di surfisti con la muta e la tavola sotto braccio escono dai tanti ostelli del lungomare e corrono verso le onde. Noi ci siamo limitati a sentire l’acqua con i piedi, ma la temperatura è talmente gelida che niente ci convincerebbe ad un bagno, nonostante la gente del posto, tra cui anche molte signore piuttosto attempate, si tuffino come se fossimo ai Caraibi!
La giornata è soleggiata e ci sdraiamo a prendere il sole sulla sabbia, la sensazione di caldo è molto attenuata dal vento che soffia fortissimo, tanto che domani ci sveglieremo con il viso arrossato!
All’ora di pranzo compriamo due panini e della torta alla banana in uno dei numerosi locali sul lungomare. Il paese di Bondi infatti si compone di casette basse e colorate affacciate sul mare e circondate da prati verdi. E’ davvero molto pittoresca, e dà l’idea di essere una meta turistica molto vitale e gettonata nel periodo estivo. Ci sistemiamo sul prato dietro la spiaggia a mangiare, circondati da gabbiani affamati che puntano alle nostre briciole.
Nel pomeriggio abbiamo il tempo di fare una passeggiata lungo la spiaggia prima di riprendere l’autobus per Circular Quay e tornare in albergo a recuperare i bagagli.
Quindi un taxi ci accompagna all’aeroporto dove alle 20 partiremo per Melbourne.
In aeroporto abbiamo il tempo di mangiare un panino e una macedonia prima dell’imbarco che avviene puntuale all’orario previsto.
Alle 21.30 sbarchiamo a Melbourne, stato del Victoria. Piove e fa freddo, decisamente più freddo che a Sydney. Il taxi ci accompagna per 32.20A$ al Radisson on Flagstaff Gardens dove trascorreremo le prossime due notti.
Venerdì 12 settembre
MELBOURNE
La notte di sonno ci ha preparati per un’altra giornata piena a spasso per la città. Il tempo non è molto bello e fa anche un gran freddo, che patiremo ancora di più non avendo messo in valigia niente di più pesante di una felpa e un giubbino di jeans.
Usciamo dall’albergo sprovvisti di cartina e ci dirigiamo verso il centro. Ci fermiamo a fare colazione da “La Stradda”, un locale su William Street a quattro passi dall’hotel frequentato soprattutto da studenti che, a differenza di noi che prendiamo torta e cappuccino, fanno colazione con uova, fagioli, salsicce e bacon, come usa da queste parti.
Gironzoliamo un po’ per il centro senza meta, finché incontriamo un information point dove ci regalano una mappa della città. Finalmente cominciamo a orientarci!
Melbourne è una città molto estesa, ma il centro si limita ad un reticolato di vie che copre qualche isolato. I tram corrono tra le vie della città e uno di questi, il City Circle Tram, porta in giro gratuitamente i turisti.
Qui si concentrano i grattacieli e i centri commerciali della città, tra cui il Melbourne Central, un centro nato all’interno di una fabbrica abbandonata e restaurata. All’interno del centro commerciale, che presenta una caratteristica cupola, è ancora presente la ciminiera della fabbrica. Purtroppo l’edificio è in fase di ammodernamento e ristrutturazione, per cui molte aree non sono agibili e l’architettura del posto non è visibile al meglio!
Questa visita ci consente di ripararci per un po’ dal freddo che c’è fuori e anche di fare uno spuntino veloce alla food court, in particolare ci facciamo un bel piatto di pasta dal bancone italiano, dove ci serve un ragazzo toscano trasferito qui anni fa con la sua famiglia.
Melbourne è una città forse meno affascinante di Sydney, ma anche qui lo stile di vita e la cortesia degli abitanti invogliano a pensare che si viva davvero bene, come ci confermano alcuni abitanti del posto.
Per le strade il traffico non è caotico e non ci è mai capitato di sentire un clacson o una sirena suonare. La pazienza qui è di casa.
Melbourne è anche una delle città australiane più ricche di persone di origine italiana: in parecchie occasioni ci è capitato di sentire parlare la nostra lingua dalla gente del posto!
I giardini che circondano la città, verdi e molto curati, sono forse più attraenti degli edifici del centro, poco carichi di storia e ricchi di stili differenti uno dall’altro.
La città è attraversata dal fiume Jarra, sulle cui rive si concentrano i maggiori centri culturali, sportivi e di svago. Sulle rive del fiume sorge anche il casinò, il cui ristorante ci è stato vivamente consigliato da un emigrato italiano residente a Melbourne incontrato in aereo, ma che purtroppo non abbiamo avuto modo di provare!
Per gli appassionati di sport le tappe d’obbligo sono l’Albert Park, dove si corre il gran premio di formula uno e il National Tennis centre, sede degli open d’Australia di tennis.
Un po’ fuori dal centro sorgono i Royal Botanic Gardens, pieni delle più svariate specie vegetali e di bei laghetti.
Nel pomeriggio non ci facciamo scappare la visita alle Rialto Towers, sulla cui sommità sorge il Melbourne observation deck. Con i suoi 253 metri è il grattacielo più alto dell’emisfero australe: dal piano di osservazione panoramico si gode di una meravigliosa vista a 360° sulla città e sui dintorni. Solo da quassù si capisce quanto è grande la città, le cui dimensioni si estendono a perdita d’occhio.
Compreso nel biglietto da 11.80A$ c’è la possibilità di assistere anche ad un bellissimo filmato della durata di 20 minuti intitolato “Melbourne, the living city”, vincitore di vari riconoscimenti cinematografici. La pellicola illustra la città e lo stato del Victoria, le attrattive e le manifestazioni locali.
Per cena ci dirigiamo su Lygon Street, una via interamente dedicata ai ristoranti, in prevalenza orientali e italiani. La percorriamo tutta sui due lati, e alla fine scegliamo un italiano, il Mercadante. La scelta si rivelerà proprio indovinata: ordiniamo una pizza, una pasta alle verdure, cassata e caffè tutti degni di uno chef italiano! Anche il prezzo ci soddisfa: 40A$ in due!
Nel locale scopriamo anche un’altra delle usanze australiane: poiché le licenze per gli alcolici seguono regole molto complicate e la licenza per la vendita spesso non autorizza al consumo (ci è capitato che ci chiedessero di uscire dal locale per bere una birra acquistata nello stesso posto), in tutti i ristoranti è possibile portarsi le proprie bottiglie di vino da fuori, facendosi addebitare solo il costo del servizio. Questo indipendentemente dal tipo di licenza di cui è in possesso il ristorante.
Sabato 13 Settembre
MELBOURNE - APOLLO BAY (Km. 200)
Questa mattina ritireremo l’auto presso il depot Hertz in città e inizieremo il viaggio in tre tappe verso Adelaide.
La sede cittadina della Hertz si trova accanto al Queen Victoria Market, un enorme mercato coperto dove si possono trovare generi alimentari locali ed “esotici”, vestiario, artigianato e tantissimi altri prodotti. I prezzi della verdura sono decisamente più convenienti rispetto ai nostri e la qualità della merce sembra ottima. Verrebbe voglia di comprare tutto, ma poi non sapremmo cosa farne!
Ci limitiamo a qualche acquisto per la colazione e ci tratteniamo sul resto, anche perché non possiamo caricarci di oggetti già da ora, visto che dovremo ancora viaggiare parecchio per aerei e troppo bagaglio ci darebbe fastidio. Con dispiacere però, perché alcuni oggetti mi sono rimasti proprio sul cuore!
Sbrighiamo le formalità del caso, integriamo l’assicurazione base con la copertura per ruote, parabrezza e oggetti personali e saliamo sull’auto che ci porterà in giro per i prossimi cinque giorni. E’ una bella Toyota Camry, un modello sconosciuto qui da noi, una berlina molto grande e comoda!
L’impiegata molto gentilmente ci segna sulla mappa la strada da seguire per arrivare all’autostrada ed uscire dalla città, cosa che ci verrà molto utile, anche perché questa novità della guida a destra non entusiasma molto mio marito che, pur essendo un autista modello, si trova un po’ impaurito da questo fatto!
Un attimo di panico ci coglie alla prima svolta (da che parte si va?!), poi cominciamo a capire come funziona, certo non ci si può distrarre neppure un istante, specialmente quando si tratta di svoltare a destra e in prossimità delle rotatorie!
Seguiamo la Queen Street fino all’incrocio con la Flinders, poi proseguiamo a destra verso la M1 Princess Freeway che seguiamo fino a Geelong. Da qui la B100 ci conduce a Torquay, da dove parte la Great Ocean Road.
Cominciamo anche a fare la conoscenza degli originali cartelli stradali gialli e neri che avvertono della possibilità di incontrare canguri, koala, cammelli e vacche. Ci accompagneranno per tutto il viaggio fino a Darwin a ricordarci, se servisse, che la natura qui la fa proprio da padrona!
La Great Ocean Road è considerata una delle più belle strade costiere del mondo. Pur non avendo visto tutte le altre non possiamo che essere d’accordo. E’ davvero una strada meravigliosa, che con i suoi 300 chilometri attraversa paesaggi stupendi e regala viste spettacolari, anche se la pioggia che ci accompagna oggi non ne esalta la bellezza.
Lungo la strada si trovano moltissimi punti panoramici dove è possibile fermare l’auto e godersi la vista.
Il paesaggio varia dall’inizio alla fine tra scogliere, piccole baie, spot per surfisti e ampie spiagge sabbiose. I paesi si susseguono, ricchi anche di hotel, cottage, B&B, ristoranti. Io mi fermerei una notte in tutti!
La prossima volta dedicherò più tempo a questa parte di Australia, che mi è rimasto uno dei migliori ricordi di tutto il viaggio!
Nell’immediato entroterra si possono ammirare bellissime foreste e cascate. Nei pressi di Lorne imbocchiamo la deviazione che ci porta alle Erskine Falls, cascate di 38 metri visibili dalla base di una lunga scalinata che scende tra felci e alberi giganteschi.
Proseguiamo attraverso un paesaggio mozzafiato fino ad Apollo Bay, meta di oggi e della notte.
Al Comfort In International ci accoglie un portinaio molto cortese e simpatico che mi sgrida perché non firmo con il nome da sposata! Ci porta poi alla nostra stanza: un bellissimo mini appartamento su due piani con ingresso indipendente e parcheggio personale. La stanza è anche dotata di forno a microonde che ci verrà molto utile per la cena e la colazione di domani.
Apollo Bay sembra davvero una bella cittadina, ma con questo tempaccio non riusciamo a goderci una passeggiata tranquilla sul lungomare.
Ci limitiamo al pranzo in un take away che ci prepara sul momento fish and chips e lasagne. Niente di che, ma abbiamo una fame orba e mangeremmo qualunque cosa!
Al supermarket compriamo succo di frutta e torta che, con il latte che ci ha dato il portiere e il caffè presente in ogni stanza, ci sarà sufficiente per colazione.
Il vento soffia fortissimo e piove a dirotto. Ci rifugiamo in stanza e dedichiamo il resto del pomeriggio a fare il primo bucato. Per la prima volta mi trovo obbligata ad usare anche l’asciugatrice, cosa che ho sempre detestato, pensando che rovinasse la biancheria. In questo caso non potrei proprio farne a meno e infilo dentro tutto il bucato. Il risultato è talmente soddisfacente che ho deciso di comprarne una!
In stanza troviamo una locandina che pubblicizza i voli panoramici su aerei a sei posti sui dodici apostoli. L’idea mi piace un sacco, ma chissà se con questo tempo decolleranno anche domani!?
Verso le sei smette di piovere e usciamo di nuovo. Ormai il sole è tramontato, non ci resta che fare una breve passeggiata tra i negozi chiusi e comprare una pizza da asporto che mangeremo più tardi in camera.
Dopo cena alziamo al massimo il riscaldamento e ci infiliamo sotto le coperte a studiare il percorso che seguiremo domani.
Domenica 14 settembre
APOLLO BAY – MOUNT GAMBIER (Km. 400)
Questa mattina siamo svegliati dal freddo e dal rumore del vento. Durante la notte le nubi hanno lasciato posto alle stelle, ma questa mattina la pioggia ha ripreso a scendere.
Alle nove, dopo una piacevole colazione in a camera siamo pronti per partire. Riprendiamo la Great Ocean Road verso ovest attraverso un paesaggio caratterizzato da foltissima vegetazione, alberi altissimi e tratti di mare in tempesta. Da queste parti i repentini cambiamenti di tempo sono normali, infatti durante la giornata si alterneranno pioggia, sole, sole e pioggia, grandine, temporale ma soprattutto freddo e vento fortissimo. La prima tappa è la foresta pluviale di Maits Rest. Lasciamo la macchina nel parcheggio e ci inoltriamo attraverso la vegetazione. Un sentiero pavimentato in legno ci conduce per un paio di chilometri attraverso la foresta ricca di felci, sequoie, ruscelli. La pioggia per un momento lascia spazio ai raggi del sole che colpiscono le foglie bagnate creando un’atmosfera da fiaba.
Riprendiamo la macchina e proseguiamo per Cape Otway, dove si arriva dopo una deviazione di una decina di chilometri dalla strada principale. L’ingresso senza guida costa 9$, con la guida 11. Scegliamo la prima possibilità anche perché ovviamente la visita guidata è appena partita e il tempo minaccia nuovamente pioggia, per cui preferiamo affrettarci. Per sicurezza all’ingresso acquistiamo anche un impermeabile in naylon, che verrà proprio utile da qui a breve.
All’interno del sito sono presenti, oltre al faro costruito nel 1848 e considerato il più meridionale d’Australia, l’antica stazione telegrafica, la casa del custode del faro, la casa dell’aiuto custode e un bunker risalente alla seconda guerra mondiale. Alcune di queste strutture sono ora destinate a esposizione degli oggetti appartenenti alla vita dei custodi, ed è in fase di allestimento un museo del faro.
Tra un acquazzone e l’altro riusciamo a salire sulla cima del faro. Da qui godiamo di una vista a 360° sulla scogliera e sul cielo minaccioso. Il vento è talmente forte da non farci sentire affatto al sicuro sul poggiolo del faro!
Sul mare compare anche l’arcobaleno: resisterà solo qualche minuto prima che il nubifragio si scateni. Riusciamo a rifugiarci nella locanda di fronte al faro prima di inzupparci, dove attendiamo la prossima schiarita bevendo una cioccolata calda seduti sul divano a guardare un filmato sul faro e sui naufragi avvenuti in zona.
Da qui inizia infatti il tratto noto come “costa dei naufragi”, dove si stima giacciano sui fondali 80 relitti!
Proseguiamo verso i Dodici Apostoli, all’interno del Parco Nazionale di Port Campbell. Dal parcheggio parte il sentiero panoramico che porta alla scogliera e al promontorio panoramico. Lo spettacolo è stupendo: i faraglioni modellati da onde e vento appaiono due sulla sinistra, altri otto sulla destra. I rimanenti sono ormai erosi completamente. Il vento è talmente forte da non riuscire a tenersi fermi, il cielo è carico di pioggia e il mare in tempesta si scaglia con violenza sulle rocce.
Siamo davvero nel punto più emozionante di tutta la costa sud dell’Australia, lo spettacolo è di quelli da togliere il respiro! Questo è uno dei luoghi che ci ha colpito maggiormente lungo tutto il viaggio suscitandoci emozioni davvero forti!
Aerei ed elicotteri sorvolano in continuo la zona, mi sarebbe piaciuto moltissimo fare un volo panoramico su un piccolo aereo, ma anche per un’impavida volatrice come me non sarebbe stato facile fidarsi a decollare con questo vento!
Ci fermiamo qui a lungo, nonostante il freddo e il vento, a godere di questo meraviglioso spettacolo naturale, finche zuppi di pioggia torniamo a malincuore all’auto.
Ci fermiamo successivamente a Loch Ard Gorge, un punto lungo la costa dove una spiaggia di sabbia rossa si è creata all’interno di una gola. Qui, come racconta il pannello esplicativo, la Loch Ard avrebbe fatto naufragio, lasciando solo due naufraghi sopravvissuti: un marinaio e la figlia di emigranti irlandesi.
All’ora di pranzo ci fermiamo a Port Campbell, un piccolo e caratteristico paesino affacciato su una baia dove troviamo un locale per mangiare un buon hamburger inondato, come al solito, da un mucchio di salse e patatine.
L’ultimo tratto in cui la Great Ocean Road corre sul mare porta a Bay of Island. Altri faraglioni emergono dall’acqua a creare un panorama meraviglioso. Il vento e il freddo non danno tregua neppure qui e si sta anche facendo tardi. Proseguiamo direttamente fino a Mount Gambier, tralasciando Wournambol, luogo famoso per la possibilità di avvistamento balene tra maggio e ottobre, anche perché gli avvistamenti avvengono prevalentemente all’alba.
Arriviamo a Mount Gambier e spostiamo l’orologio indietro di mezz’ora. Abbiamo infatti lasciato il New South Wales e siamo entrati nel South Australia. Fa freddo e la pioggia ha ricominciato a scendere. Ci sistemiamo al Quality Inn International. La camera è molto grande, anche se non molto accogliente. Come prima cosa cerchiamo la guest laundry per un altro bucato: questa volta tocca alla roba scura, quindi dopo una doccia bollente che ci serve a scaldarci le ossa dopo la giornata gelida, usciamo in cerca di un posto dove cenare.
Neppure oggi abbiamo incontrato i canguri, a parte qualcuno ai bordi della strada investito dalle auto. Purtroppo è uno spettacolo a cui ci dovremo abituare, specialmente a Kangaroo Island e attraverso il deserto. Solo ci è parso di scorgere qualche Koala sugli alti rami degli eucalipti che fiancheggiavano lunghi tratti di strada... ma è anche possibile che si sia trattato di suggestione!
E’ domenica sera e la città appare quasi deserta. Uno dei pochi locali aperti è il Fasta Pasta, una sorta di catena che troveremo anche in altre città, dove si servono pizza, pasta e tipiche bistecche locali accompagnate dai soliti contorni.
Alle nove siamo già sotto le coperte, come è diventata abitudine da quando siamo in questo continente, visto che abbiamo dovuto imparare a cenare molto presto e, non essendo amanti della vita notturna, preferiamo riposarci la sera e alzarci presto la mattina!
Del resto anche volendo, a parte nelle grandi città, non sono molte le cose da fare dopo cena nei piccoli centri!
Un consiglio che possiamo dare a chi programma un viaggio in Australia è di partire tranquillamente senza bisogno di prenotare tutte le sistemazioni alberghiere dall’Italia. Questo almeno nella parte meridionale del continente.
Infatti sono tantissimi gli alberghi, i bed and breakfast, i motel, i lodge, i campeggi che si susseguono lungo la strada uno accanto all’altro. In questo modo si può scegliere con estrema libertà l’itinerario da seguire valutando sul posto il tempo che si vuole dedicare a ciascuna località.
Lunedì 15 settembre
MOUNT GAMBIER - ADELAIDE (Km. 435)
Partiamo presto da Mount Gambier, alle 7.30, visto che oggi ci attende una tratta piuttosto lunga. Arriveremo infatti fino ad Adelaide dove, secondo il nostro programma di viaggio, avremo a disposizione solo il pomeriggio di oggi per una visita.
Tralasciamo anche l’unica attrazione del posto: il Blue Lake, un lago azzurro che riempie il cratere di un vulcano immerso nella vegetazione. A parte questo la città non offre altro, anzi ci è parsa molto tranquilla: la tipica cittadina di provincia!
Attraversiamo per molti chilometri un paesaggio contornato prevalentemente da prateria: i pascoli si susseguono uno dopo l’altro, popolati da un’infinità di vacche e pecore. Capiamo anche perché la carne da queste parti è così buona!
Ci troviamo sulla Princess Highway (A1), sole e pioggia continuano ad alternarsi. Per un lungo tratto costeggiamo anche le grandi saline dal tipico colore rosa che si estendono all’interno del Coorong National Park.
In cinque ore arriviamo ad Adelaide, la capitale del South Australia. In prossimità della città la strada diventa a tre corsie per senso di marcia e anche il traffico aumenta.
Non abbiamo molta difficoltà a trovare il nostro albergo, l’Adelaide Meridien.
Scarichiamo i bagagli e usciamo subito. La temperatura è decisamente migliore rispetto ai giorni scorsi, anche se il cielo continua ad essere coperto e a tratti scende la pioggia.
Il centro è un po’ lontano dall’albergo e per raggiungerlo attraversiamo un grande parco accanto al quale sorgono l’ospedale e l’università. Parchi e distese erbose circondano infatti la città da tutti i lati.
La città ci appare subito molto ordinata e pulita. Le case sono per la maggior parte basse e in stile vittoriano e le strade si incrociamo ad angolo retto. Nel centro si susseguono negozi e centri commerciali, come in altre città c’è il Mall, una via pedonale contornata da negozi e ristoranti.
Devo dire che le città non sono i posti che più ci hanno colpito di tutto il continente, questo forse a causa del fatto che essendo molto giovani non rispecchiano la nostra idea della città con centro storico, stradine lastricate e un passato da raccontare. Ciò di cui si può godere è invece lo stile di vita dei loro abitanti, l’atmosfera rilassata e il senso di tranquillità e cordialità che trasmettono.
Giriamo per il centro senza una destinazione precisa, pranziamo nella food court di uno dei tanti centri commerciali, quindi ci rechiamo all’ufficio informazioni turistiche per farci spiegare qualcosa su come raggiungere Cape Jervis, da dove domani mattina ci imbarcheremo per Kangaroo Island.
Purtroppo, pur avendo a disposizione un mese, in alcuni posti non abbiamo il tempo sufficiente per poter visitare tutto quello che vorremmo. Non riusciamo infatti a visitare le colline intorno ad Adelaide, ricche di coltivazioni di uva e fattorie per la produzione di rinomatissimo vino, come Barossa Valley. Le agenzie locali organizzano tour organizzati di visita alle fattorie, con annessi assaggi delle varie produzioni. Abbiamo sopperito acquistando alcune bottiglie a Cairns prima di partire per tornare a casa.
Ricomincia di nuovo a piovere e decidiamo di tornare all’albergo. Per la cena ci orientiamo verso un ristorante messicano proprio di fronte all’albergo, Zapata’s. Per 50$ in due mangiamo delle ottime enchiladas di pesce con riso e verdure e una bistecca con vari contorni, oltre a vino e dolce!
Martedì 16 settembre
ADELAIDE – KANGAROO ISLAND
Il nostro traghetto parte da Cape Jaervis alle nove e ieri sera all’ufficio informazioni ci hanno detto che sono necessarie due ore per raggiungere l’imbarco da Adelaide.
Facendo due conti non ci resta che alzarci alle sei meno un quarto.
Riprendiamo la superstrada verso sud attraversando il centro della Fleurieu Peninsula. Per quello che abbiamo visto sulla guida e nelle foto varrebbe la pena trascorrere qualche giorno anche in questa zona, ma proprio non abbiamo il tempo.
Negli ultimi 70 Km la strada si riduce a una corsia per senso di marcia, la pianura ricca di pascoli di vacche e pecore merinos lascia spazio dapprima a colline e successivamente a un paesaggio quasi montano che si affaccia all’improvviso sull’oceano regalandoci uno stupendo panorama.
Neppure a dirlo anche oggi siamo partiti con la pioggia, anche se pare che un timido raggio di sole spunti sul mare…
Arriviamo a Cape Jervis alle 8.30, il tempo per cambiare i vaucher e imbarcare l’auto e il traghetto puntualissimo molla gli ormeggi.
Il traghetto non è l’unica possibilità per raggiungere l’isola, si può anche volare da Adelaide, ma è poi necessario noleggiare l’auto sull’isola. L’aereo che compie il tragitto poi è molto piccolo... altro motivo per faci scegliere il tragitto via mare.
Il mare è discretamente agitato, anche a causa del forte vento. Dobbiamo cercare di non distrarci troppo con TV e giornali, o rischiamo di passare piuttosto male i prossimi 50 minuti!
Sbarchiamo a Penneshaw, una delle quattro città dell’isola.
L’isola dista 16 Km dalla terraferma, misura 155 Km di lunghezza per 55 di larghezza ed è quasi interamente Parco Naturale. Le altre tre città sono Kingscote, il capoluogo, American River e Parndana. Parlare di città è forse un po’ esagerato, si tratta in realtà di piccoli paesi dove si concentrano i pochi negozi presenti sull’isola, le scuole, alcuni alberghi e poche variopinte case in legno a un piano. Per il resto sull’isola vi sono solo fattorie e pascoli. Un servizio di scuola bus raccoglie ogni giorno i bambini dalle fattorie per portarli a scuola nelle città. Alcune fattorie offrono a turisti camere e colazione, ci sarebbe piaciuto soggiornare in uno di questi posti, chi c’è stato ci ha raccontato di aver vissuto davvero una bella esperienza.
Le strade che attraversano l’isola sono prevalentemente in terra battuta non asfaltata, ad eccezione delle direttrici principali. Le condizioni sono buone e consentono anche alle auto a trazione non integrale di percorrerle.
La prima destinazione della giornata è Seal Bay che raggiungiamo percorrendo la strada asfaltata da Penneshaw fino a Cygnet River e giù fino alla riserva, attraversando chilometri di pascoli e coltivazioni di fiori gialli (dovrebbe essere colza).
L’unico modo di vedere dalla spiaggia la colonia di leoni marini che popola la zona è farsi accompagnare dai rangers. Alla biglietteria però la gentile addetta ci spiega che essendo una giornata particolarmente fredda tutti gli animali si sono rifugiati tra la vegetazione all’interno della spiaggia. Ci consiglia quindi di lasciar perdere la visita guidata sulla spiaggia e di effettuare da soli il percorso segnato fino al limite della spiaggia. Ci promette anche che se non resteremo soddisfatti ci farà pagare solo i 2$ di integrazione del biglietto per rifare il giro guidato. Accettiamo subito, tanto dovremmo comunque attendere un’ora prima della prossima partenza dei rangers.
La decisione si è subito rivelata indovinata: un’ampia colonia di leoni è addormentata al riparo degli arbusti alle spalle della spiaggia, molti sono davvero vicini, si sono infatti sistemati proprio sotto la passerella in legno che definisce il percorso pedonale. Quando arriviamo all’altezza della spiaggia due cuccioli escono dall’acqua e si mettono a giocare e a rincorrere un gabbiano a pochissimi metri da noi. Sono davvero bellissimi! Ci rendiamo conto di aver avuto più fortuna e di aver visto gli animali più da vicino rispetto a chi ha fatto la visita guidata!
Devo dire che anche il consiglio di Leandro di arrivare prima delle 17, ora di chiusura della riserva, ci è stato molto utile!
L’esperienza è stata davvero eccezionale... ma ora la fame comincia a farsi sentire. Ci ricordiamo di aver visto un cartello con la scritta “MEAL” poco prima della deviazione per Seal Bay. Detto fatto, siamo arrivati ad una specie di fattoria costruita con assi di legno e teli di naylon, all’interno della quale sono sistemati tavoloni grezzi direttamente sulla terra battuta. La scelta non è molto varia, il menù è prevalentemente a base di pesce. Ordiniamo sandwich, patatine e pesce fritto, mentre il locale si riempie di altri turisti scesi da un pullman gran turismo!
Siamo pronti per proseguire la visita di questa meravigliosa isola! Ci dirigiamo a nord, verso il Parndana Wildlife Park, un parco privato nato nel 1992, in cui vengono accolti e curati animali in difficoltà, abbandonati o rimasti orfani. Il biglietto di ingresso del costo di 6$ a testa contribuisce al nutrimento e al recupero di questi animali.
Continuiamo a preferire le strade asfaltate, specialmente dopo essere stati ammoniti dall’autonoleggio che non ci saranno assicurati i danni occorsi all’auto su strada sterrata. Ma da qui a poco la tentazione sarà troppo forte…
Giriamo liberamente per questo parco in cui gli animali sono ospitati all'interno di ampi recinti. Ci sono canguri bianchi, marroni e grigi, koala, wallaby, wombat, un coccodrillo, varie specie di pappagalli coloratissimi, emu, ekidna, e un sacco di altri animali. Dopo una brutta esperienza con le oche (un consiglio: non entrate nel recinto dello stagno o difficilmente riuscirete ad uscirne!) e dopo aver tenuto in braccio e coccolato un cangurino ci siamo fatti tentare da una strada sterrata per raggiungere Stokes Bay. Qui si può vedere una bellissima spiaggia di ciottoli da dove, attraverso un angusto passaggio tra gli scogli si accede ad una bella spiaggia di sabbia. Il paesaggio ricorda molto la Cornovaglia, forse anche a causa della stagione e del tempo.
Sempre seguendo la strada sterrata, che ci consente di accorciare molto le distanze, raggiungiamo Emu Bay, un bellissimo centro abitato affacciato sul mare e composto da villette dolorate e ordinatissime.
Comincia a calare il sole e noi riprendiamo la strada asfaltata per arrivare a Kingscote, all’Ozone Seafront hotel, dove trascorreremo la prossima notte. L’hotel è molto accogliente, come la signora che ci riceve, e tutte le stanze hanno una grande vetrata affacciata sull’oceano. Riceviamo anche la bella notizia che domani mattina avremo la colazione offerta.
Ci prendiamo giusto il tempo per un caffè e una doccia e ripartiamo per andare a vedere la parata notturna dei pinguini. Alle 19.15 ci presentiamo al punto di incontro in Kingscote Terrace dopo aver acquistato i biglietti scontati direttamente in albergo. La visita prevede la proiezione di un filmato di 10 minuti sulla vita e le abitudini della specie di pinguini che abitano la zona. Si tratta dei pinguini più piccoli del mondo, sono alti solo 30 centimetri e pesano circa 1,5 Kg. In compenso nuotano tutto il giorno e dormono solamente quattro minuti per volta! Quindi il volontario ci accompagna alla scogliera dotati di torce dalla luce arancione che non disturba gli uccelli di ritorno dalla giornata di pesca. La luce bianca li abbaglierebbe, rendendoli facile preda dei cani, che, insieme alle auto, sono i loro peggiori nemici sulla terra ferma.
Ce ne sono tantissimi sparpagliati qua e là tra gli scogli e sui pontili in cerca della loro tana. Sono buffissimi quando saltellano tra le rocce!! Qualcuno si avvicina a pochissima distanza da noi, ma quando se ne accorge scappa via a nascondersi!
Mercoledì 17 settembre
KANGAROO ISLAND E RIENTRO AD ADELAIDE
Secondo giorno sull’isola dei canguri. Dopo aver approfittato del buffet dell’albergo siamo pronti per scoprire il resto dell’isola.
Lasciamo definitivamente Kingscote e ci dirigiamo a Cape Borda prendendo la strada asfaltata che diviene sterrata trenta chilometri circa prima del capo.
Superato l’antico cimitero dei guardiani del faro arriviamo a destinazione. Neppure a dirlo, anche questa volta siamo fuori orario per il tour guidato! Sono le 11.15 e il prossimo giro partirà alle 12.00. Il vento è fortissimo e decidiamo di fare da soli una passeggiata nei dintorni prima di proseguire all’interno del Flinders Chase National Park. Per la prima volta, consigliati da altri due turisti come al solito molto gentili, vediamo i canguri in libertà. Un folto gruppo di marsupiali popola infatti l’area attorno al faro, addirittura possiamo vedere una mamma intenta ad allattare il suo piccolo!
Risaliamo in auto infreddoliti e lungo la strada assistiamo ad uno spettacolo fantastico: un’enorme aquila ferma sul ciglio della strada a nutrirsi da una carcassa di canguro spicca il volo appena ci avviciniamo. E’ enorme e completamente nera con un’apertura alare di almeno tre metri. Quando si alza da terra fa ombra sulla nostra auto! Purtroppo non facciamo in tempo a riprenderla, ma il ricordo difficilmente si cancellerà dalla nostra memoria! L’episodio si ripeterà altre tre volte nel corso della giornata, anche se non vedremo più un animale così grande!
Siamo sempre sulla strada sterrata, ormai ci abbiamo preso gusto, e attraversiamo verso sud il Flinders Chase National Park fino al centro accoglienza visitatori. All’interno del parco possiamo ammirare altri canguri liberi e un’infinità di strani uccelli, simili a oche grigie, ma con il becco più piccolo e di colore giallo acceso.
Ci portiamo all’estremo sud dell’isola fino ad Admiral Arch. Dal parcheggio parte un sentiero che porta fino alla scogliera che, scavata dal vento, forma un arco dove tantissime foche giocano o si scaldano al sole. Veramente oggi hanno poco da scaldarsi… il vento è talmente freddo e forte che in pochi secondi occhiali e macchine fotografiche sono completamente incrostati di salsedine. Mi serviranno parecchie salviette umide per pulirli!
Continuiamo a costeggiare l’oceano e arriviamo all Remarkable Rocks, dopo una breve sosta a Cape du Couedic a dare un’occhiata ad un altro dei meravigliosi fari presenti sull’isola.
Remarkable Rock è una formazione rocciosa su un promontorio lungo la scogliera completamente erosa e modellata dal vento fino ad assumere una forma stranissima. Un particolare lichene ricopre la roccia conferendole il colore arancio.
Proseguiamo sulla South Coast verso est. Sono le 16 e ancora non abbiamo pranzato. Ci manca anche la benzina. E’ meglio cercare rifornimenti! Sulla mappa vediamo che a Vivonne Bay è segnalato un distributore, probabilmente ci sarà anche un locale dove mangiare qualcosa. Sulla strada incontriamo infatti una piccola rivendita che ci rifornisce di benzina attraverso una vecchissima pompa e ci prepara due hamburger e una fetta di torta davvero ottimi.
Questo è uno di quei posti e di quei momenti in cui sembra che il tempo si sia fermato a 60 anni fa!
Dobbiamo arrivare a Penneshaw entro le 19.30, per prendere il traghetto, non abbiamo più molto tempo per fermaci qua e là. Non riusciamo però a resistere quando incontriamo la deviazione per Little Sahara. Una distesa bianchissima di sabbia e dune si presenta davanti a noi. Sembra di aver cambiato continente! Ci rotoliamo un po’ nella sabbia, peccato che sia così fine che con il contributo del vento ci ha messo KO la macchina fotografica, neppure estratta dalla custodia! Fabio dovrà lavorarci parecchio prima di renderla di nuovo funzionante.
Dobbiamo proprio correre verso il porto. Per abbreviare il tragitto riprendiamo la strada non asfaltata. Arriviamo in tempo e durante l’imbarco ricomincia a piovere. Anche il mare è piuttosto burrascoso e arriveremo a Cape Jervis barcollanti!
Mancano ancora 150 km per tornare ad Adelaide che percorreremo con poco entusiasmo completamente al buio… speriamo di non incontrare animali troppo da vicino! Stanotte pernotteremo di nuovo all’Adelaide Meridien, con una bella sorpresa: la stanza è ancora più grande della precedente, soprattutto il bagno, dotato di una vasca idromassaggio. Proprio quello che ci vuole dopo questa giornata faticosa! Chissà se anche questo è un regalo di nozze, come le bottiglie di spumante trovate in alcune camere delle scorse notti!
Domani ci trasferiremo in volo nel ”Red Centre”, dove scopriremo un aspetto del tutto diverso di questa fantastica Australia!
Di tutto ciò che vedremo nei prossimi giorni parlerò nella seconda parte di questo resoconto
Beh, che dire... Vi ringrazio per avermi citato (troppo buoni...), ma soprattutto mi fa piacere esservi stato utile. Mi sempra proprio che l'Australia vi sia piaciuta... e che terribile attacco di nostalgia mi avete fatto venire! Dovrò cercare di curarlo tornando da quelle parti... ;-))