La Cina tra passato e futuro - Parte seconda

Con Pechino, Nanchino, Suzhou, Tong Li ha inizio la descrizione delle località visitate nel classico “China Tour”

Come già constatato nella prima parte - nella quale ho fatto una presentazione generale del grande Paese asiatico - la vertiginosa crescita verso la modernizzazione della Cina fa sì che i suoi caratteri peculiari si vadano via via perdendo.
Viviamo probabilmente gli ultimi decenni (se non anni) in cui è ancora possibile vedere qualcosa di quella favolosa terra sulla quale (specialmente quelli della mia generazione) abbiamo tanto sbrigliato la fantasia tramite libri, riviste di viaggio, cinema e televisione.
L'ho detto, oggi si parte per la Cina pensando di vedere delle cose per poi, all'atto pratico, vederne altre. Nondimeno, la visita rimane consigliabile e può dare tantissimo, benché la schematicità del viaggio organizzato precluda gli approfondimenti e i tempi non possano essere scanditi secondo le esigenze individuali: opere architettoniche grandiose e raffinate, scenari naturali, bellezze artistiche, giardini, città immense e minuscoli villaggetti, mercati di ogni genere.
Rinviando alla prima parte (già da tempo pubblicata) per quanto riguarda la logistica degli spostamenti, alloggi, pasti, notizie pratiche, mi soffermerò sui vari luoghi di visita dandone sommarie connotazioni; non entrerò troppo a fondo nei dettagli lasciando il compito alla vastissima letteratura esistente. Molto spazio, invece, ho preferito riservare alle immagini, spesso più esaurienti di tante parole.
Oltre quanto già riferito nella parte introduttiva, non dedicherò una sola riga alle famigerate soste nei vari laboratori, esposizioni, manifatture, empori di giada, oreficeria, perle, tè, lacca, ceramica, seta, ecc. imposte dall'organizzazione: ne ho contato 11 in 18 giorni, un totale di oltre una giornata sottratta alle visite! Personalmente, le ho vissute come la vera nota molesta del viaggio e le ho completamente rimosse dalla memoria, tanto da non ricordare dove ho visto (o non visto) cosa. Consiglio però vivamente di non acquistare nulla: le guide fanno presa - specie con i turisti meno smaliziati - sulla "presunta" sicurezza dell'acquisto, essendo strutture nell'orbita statale, ma in realtà gli stessi articoli si trovano in giro a prezzi più bassi (e spesso con margine di trattativa). Un episodio sintomatico: in un'occasione, sentendo il prezzo di una scatola di tè, mi è venuto istintivo commentare "but is it tea or gold?".PECHINO E DINTORNI

Detta in cinese Beijing (capitale del nord, laddove Nanchino/Nanjing sta per capitale del sud), è un agglomerato urbano immenso popolato da 14 milioni di abitanti, in continua espansione verso sempre nuove periferie. Si può dire che negli ultimi decenni si è trasformata da città "orizzontale" a città "verticale" con il fiorire di palazzoni e grattacieli; cosa del resto comune ad altre metropoli cinesi (prima fra tutte Shanghai), sempre più simili a quelle occidentali. La parte antica è sempre più assediata dal modernismo, anche se, dopo le sconsiderate distruzioni dell'epoca della Rivoluzione Culturale, la crescente apertura al turismo ha spinto il governo centrale ad investire sul recupero e mantenimento dell'inestimabile patrimonio artistico, architettonico e culturale.
Passiamo a descrivere per sommi capi i luoghi visitati.

PIAZZA TIAN'ANMEN
E' probabilmente la piazza più estesa del mondo, misurando m. 800x500, e il suo significato è Piazza della Porta della Pace Celeste. Si può dire che questo luogo sia stato testimone di tutti gli eventi, positivi e negativi, della Cina del XX secolo.
Al centro si staglia il Monumentro agli Eroi del Popolo, un massiccio obelisco alto quasi 40 metri eretto il 1° maggio 1958. All'intorno si affacciano i severi edifici di regime, quali il Palazzo dell'Assemblea del Popolo, il Mausoleo del Presidente Mao Zedong, il Palazzo dei Musei della Storia Cinese e della Rivoluzione.
Ma soprattutto Tian'anmen è un immenso spazio di aggregazione. In particolare in queste giornate di festa (ricordo che in Cina i festeggiamenti del 1° maggio si protraggono per una settimana), la piazza è tutto un brulicare di gente: famiglie, mamme con bambini, gruppi di amici, coppie di innamorati, turisti sia cinesi che stranieri che cercano in qualche modo di comunicare scambiandosi sorrisi o fotografandosi. Si tenga presente che solo da pochi anni il crescente benessere ha dato luogo a un certo turismo interno e dagli sguardi meravigliati si comprende che per molti dei Cinesi con i quali ci mescoliamo è probabilmente la prima volta che vedono queste cose.

LA CITTÀ PROIBITA
In una ideale continuità con Piazza Tian'anmen, la Porta della Pace Celeste, dominata dal gigantesco ritratto di Mao, introduce allo sterminato complesso della Città Proibita, per cinque secoli inaccessibile per gli estranei alla corte prima di essere gradualmente aperta alla visita nel corso del XX secolo.
Varcata la Porta della Pace Celeste, si accede a un vasto cortile dal quale la visita procede lungo la Porta Meridiana, cinque ponti di pietra paralleli che scavalcano un fossato, la Porta della Suprema Armonia: questa immette su tre padiglioni successivi, la Sala della Suprema Armonia, quella dell'Armonia Media e quella dell'Armonia Protettrice. Non sto a dettagliare l'infinita varietà delle decorazioni esterne e interne dei vari edifici: tutto magnifico, ma le immagini sono molto più eloquenti per comprendere l'incredibile lavoro di architetti e artisti che operarono nell'immenso complesso, fatto erigere nel 1421 dall'imperatore Yongle e che, secondo la leggenda, annovera 9999 stanze.

IL TEMPIO DEL CIELO
Situato in un vasto parco di quasi 300 ettari, è uno dei massimi esempi dell'architettura Ming. In esso erano celebrati i rituali che fissavano il legame fra il Cielo e il Figlio del Cielo, vale a dire l'imperatore. Fra i tanti edifici, il più eminente è la teatrale Sala delle Preghiere per le Buone Annate del 1429: circondata da tre camminamenti concentrici collegati da scalinate, è a pianta circolare e sormontata da tre successivi tetti di forma conica che ne rendono inconfondibile il profilo.

IL TEMPIO TIBETANO
Noto anche come Tempio della Pace Eterna, è il più importante tempio buddista di Pechino, costruito nel 1694. Il suo nome Yonghegong significa “Palazzo dell’Eterna Armonia”. Le diverse sale custodiscono preziosi dipinti e statue del Buddha, fra le quali spicca splendida quella del Buddha del Futuro, con ai lati i quattro Re celesti.

IL PALAZZO D'ESTATE
E' un'immensa residenza imperiale costituita da templi, sale, padiglioni, giardini, situata nel parco che circonda il Lago Kunming. Come si capisce dal nome, era la sede estiva della famiglia imperiale; detto anche “Giardino della Coltivata Armonia”, fu costruito a metà del ‘700, in mezzo ad un’estesa area verdeggiante, a circa 20 km ad ovest della città.
La visita, molto piacevole, può occupare mezza giornata o più, spostandosi alla ricerca di prospettive sempre diverse fra i vari edifici: anche qui non è il caso di fare un elenco (ci sono guide e mappe!), cito solo alcuni scenografici ponti e quella bizzarria che è la megalomaniaca Barca di Marmo, splendidamente decorata ma sintomatica degli sprechi di una Corte già in fase di declino.

LA GRANDE MURAGLIA
Anche se l'affermazione che sia l'unico manufatto umano visibile dallo spazio è del tutto falsa (soprattutto perché ne restano in piedi solo piccole parti), rimane comunque una delle realizzazioni più straordinarie della storia del mondo.
Lunga 6430 chilometri, la sua costruzione durò centinaia d'anni a partire dal VII secolo a.C. e si ergeva per circa 7-8 metri di altezza e circa 6 di larghezza. Lo scopo strategico era quello della difesa dalle invasioni esterne, ma la sua stessa immensità e la conseguente impossibilità di un controllo capillare ne decretò il suo fallimento.
Oggi è quasi del tutto in rovina, salvo alcuni tratti che sono stati restaurati ad uso dei visitatori. Come alla stragrande maggioranza dei turisti, a noi "tocca" la zona di Badaling, località a 70 km a nord-ovest di Pechino, ormai un "turismificio" di portata impressionante; si aggiunga il fatto che ci troviamo nelle festività del 1° maggio, occasione in cui gli stessi Cinesi (che, come detto, sono in fase di riscoperta del loro medesimo Paese) si riversano in massa nella capitale e nei dintorni. Dopo qualche centinaio di metri di salita lungo il camminamento, la difficoltà di fendere la marea umana nelle due direzioni è tale da dover rinunciare a procedere oltre.

LA VIA SACRA E LE TOMBE MING
Ubicata circa a metà strada fra Pechino e la Muraglia, dopo il caos di quest'ultima la Via Sacra (o degli Spiriti) ci concede di riprendere fiato. E' una piacevole passeggiata lungo un viale (un tempo percorso dal corteo funebre del sovrano), sui due lati del quale si susseguono bellissime statue in pietra di dignitari, guerrieri, animali reali e favolosi.
Delle 13 tombe Ming esistenti nel sito, ne sono visitabili tre, fra cui la più impressionante è quella dell'imperatore Yongle (1423), caratterizzata da una sala immensa con il tetto sostenuto da 32 colonne in legno di cedro.

GLI HUTONG
Ci ritagliamo una mattinata per visitare il mondo a parte degli Hutong, scegliendo la zona della Torre del Tamburo, non lontano dal Tempio Tibetano. Facciamo chiamare tre taxi dalla reception dell'hotel, i cui autisti confabulano a lungo, evidentemente per concordare l'itinerario: i tassisti parlano solo cinese, così come solo in cinese sono i cartelli stradali, e spesso giocano su questo fattore per fare giri lunghi anche se diretti a luoghi vicini. A riprova, per il ritorno in albergo (evidentemente ci capitano tassisti più corretti) impieghiamo metà tempo spendendo la metà!
Ultima occasione rimasta per conoscere la Pechino popolare, gli Hutong (dal vocabolo mongolo che sta per "sentiero"), sono un intrico di stradine che ancora sopravvive nella città vecchia. E' un labirinto di abitazioni, mercati, attività commerciali, antichi mestieri di strada, tra vicoli angusti e pittoreschi cortili interni (i siheyuan), in cui è ancora possibile un contatto autentico e non turistico - nonostante la difficoltà di comunicazione - con la gente. C'è da augurarsi che questa realtà resista a lungo, ma con la smania scriteriata di distruzione e modernismo che caratterizza la Cina d'oggi, mi sa che gli Hutong abbiano i giorni contati…

NANCHINO

Nanchino (Nanjing) in passato era chiamata “Capitale del Sud”, poiché sede dell’Impero durante diverse dinastie nel corso della storia. Situata sulla riva meridionale dello Yangtze, Nanchino conta 5 milioni di abitanti su una superficie di 6.500 kmq. Oggi è una metropoli moderna dall’antica cultura, centro economico di rilievo, sede di illustri istituti e rinomate università.
La visita prevista occupa due mezze giornate, nel corso delle quali si vedono giusto le principali eminenze della città. Risulta, ad onore del vero, piacevole anche una passeggiata nella zona pedonale, magari costeggiando i canali e i laghetti solcati da barchette e pedalò, di tanto in tanto scavalcati da pittoreschi ponticelli che offrono begli scorci.

IL MUSEO DI NANCHINO
Ho letto da qualche parte che, con l'attuale corsa sfrenata all'ammodernamento della Cina, in un futuro non lontano a chi vorrà vedere la parte autentica del Paese non rimarrà che visitarne i musei. Ecco, quello di Nanchino farà indiscutibilmente parte di questo ipotetico itinerario: anzi, oso dire che è la sola ragione per includere in un programma di viaggio la città, per il resto evitabile senza grossi rimpianti.
Per dirla con le Guide Michelin, il Museo di Nanchino, dove sono raccolti circa 400.000 cimeli della dinastia Han risalenti al primo secolo dopo Cristo, è di quelli che "vale il viaggio": arredi, ceramiche, mobili, tessuti, abiti, statue, armature, ricostruzioni di ambienti, plastici occupano, in un allestimento assai funzionale, i diversi piani del moderno edificio del 1999 ubicato presso quello originario del 1933. Cosa da non trascurare, è consentito fotografare.

IL PONTE SUL FIUME YANGTZE
Costruito fra il 1960 e il 1968, consente l'attraversamento del fiume, che qui ha una larghezza di oltre un chilometro e mezzo. I dati sono impressionanti: la strada sul ponte (al disotto passa la linea ferroviaria) è larga 20 metri e lunga 4590, i nove piloni immersi nell'acqua sono altri 80 metri. La visita del faraonico manufatto e del relativo museo che spiega la fasi della costruzione è un passaggio imprescindibile di ogni pacchetto di viaggio, nonché pretesto di autocelebrazione del regime: sintomatici al riguardo sono la colossale statua di Mao Zedong che saluta benevolmente nell'atrio d'ingresso e i quattro ciclopici gruppi statuari gonfi di retorica situati alle testate del ponte.

LA CITTÀ VECCHIA
Come già a Pechino, anche qui riusciamo, in un paio d'ore che ci dividono dalla partenza del treno per Suzhou, a ritagliarci un giro in una zona popolare della città. Basta infatti una passeggiata di un quarto d'ora dall'hotel per immergerci in un mercato di quartiere che credo sia toccato da ben pochi gruppi di turismo organizzato: lo si capisce dalla curiosità, dai sorrisi e dai tentativi di comunicare ai quali siamo fatti segno.
Ci "perdiamo" piacevolmente fra le più svariate mercanzie, culinarie e no.

SUZHOU

Situata nel cuore di una ragnatela di corsi d'acqua naturali e artificiali, tra cui un settore del CANALE IMPERIALE che congiungeva fin dai tempi di Marco Polo il nord e il sud della Cina, Suzhou è la città che vide nascere e svilupparsi fino al massimo della raffinatezza l'arte dei giardini cinesi.
Bisogna sgombrare il campo dal concetto occidentale di giardino. Il giardino cinese è il risultato di una visione filosofica nella quale hanno un importante ruolo lo zen e il feng-shui (la disciplina che studia l'orientamento degli edifici rispetto al territorio, ai punti cardinali e ai cinque elementi della filosofia cinese): rari o addirittura assenti i fiori, troppo deperibili, il giardino cinese si basa sull'abbondanza di rocce, acque, alberi, canneti, mentre l'edificato consiste in una sequenza di cortili, padiglioni, corridoi, ponti, camminamenti che offrono al visitatore un susseguirsi di scorci, chiaroscuri, prospettive, effetti di trompe-l'oeil in continuo mutamento.

I GIARDINI
Tra i numerosi esempi di giardini-villa un tempo residenza di funzionari e mandarini, caratterizzati da un insieme armonico di elementi come racchiusi in scenografie di originalità e di eleganza in uno spazio limitato, nel nostro programma è prevista la visita di due.
IL GIARDINO DELL’AMMINISTRATORE UMILE, costruito agli inizi del XVI secolo, è considerato il più bello della città. Ruscelli, cascatelle, laghetti, isolette, ponticelli, padiglioni creano un complesso di grande equilibrio: non a caso l'impronta definitiva vi fu data dal celebre pittore Wen Shenming, che vinse il giardino al gioco dal funzionario Ming che lo aveva fatto costruire con ben sedici anni di lavoro.
IL GIARDINO DEL MAESTRO DELLE RETI (o del Pescatore) è il più piccolo dei giardini di Suzhou, il che consiglia di visitarlo di primo mattino per evitare l'affollamento. Oltre alle consuete scenografie naturali, spiccano i begli arredi degli interni, fra cui la biblioteca, alcuni archi in pietra finemente lavorati e un laghetto circondato da padiglioni che in estate ospitano concerti di musiche tradizionali.

I CANALI
Suzhou è considerata una specie di piccola Venezia d'Oriente, per via dei suoi 36 km. di vie d'acqua e dei 168 ponti in pietra che le scavalcano. Il modo migliore per girare la città è quindi percorrerla su uno dei tanti battelli che compiono un percorso di 5 km con meta il piazzale da cui parte la visita della Collina della Tigre. Nonostante l'impronta turistica, si riesce ad avere, grazie alla prospettiva singolare, un quadro piuttosto esauriente della vita che si svolge nei pressi dell'acqua: scorci caratteristici, mercatini, gente intenta alle occupazioni quotidiane, vecchi edifici che sembrano non accusare lo scorrere del tempo.

LA COLLINA DELLA TIGRE
E' la meta di un gradevole itinerario che raggiunge una collina nella parte nord-ovest della città, dalla quale si gode un esteso panorama. Sulla sommità, circondata da un parco, si staglia la Pagoda della Tigre a pianta ottagonale, costruita in mattoni su sette piani rastremati verso l'alto su un'altezza di 47 metri. Secondo una leggenda, tre giorni dopo la morte dell'imperatore He Lu nel V secolo, apparve sulla collina una tigre bianca, dal che il nome del luogo.

TONG LI

Se Suzhou è una Piccola Venezia, Tong Li può essere definita una piccola Suzhou. Considerata una classica gita fuori porta dal capoluogo, Tong Li è un antico villaggio di epoca Ming costruito sull’acqua, sede di antiche residenze della classe dirigente cinese e famosa per i suggestivi canali che la attraversano. Da qualche anno è stato recuperato - almeno nel suo nucleo storico - come meta turistica. Lo si gira per intero in un paio d'ore a piedi (o in alternativa su caratteristiche imbarcazioni), in un susseguirsi di splendidi scorci; di particolare fascino sono alcuni tratti delle vie d'acqua, fiancheggiati da alberi che verso l'alto si congiungono, quasi a formare una galleria.

Il diario di viaggio proseguirà con la descrizione delle altre località visitate: Hangzhou, Shanghai, Xi’an, Guilin, Canton, Hong Kong. Naturalmente, sempre Ci Sono Stato!

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