Premessa
Il viaggio descritto in questo diario è abbastanza articolato, prevede la visita di località diverse tra loro per tipologia: siti archeologici, luoghi di culto e località di mare, in diverse regioni d’Italia quindi ci sposteremo di frequente percorrendo svariati chilometri, non tutti gli hotel e B&B che ci ospiteranno sono stati prenotati, quindi, anche se abbiamo un programma di viaggio, quest’ultimo potrebbe subire variazioni. BUON VIAGGIO
Racconto di viaggi
Non è ancora l’alba del 04 Luglio, partiamo in auto da Andria una delle città che formano la nuova provincia BAT ( sigla BT ) in Puglia, la nostra prima tappa è Lecce, questa città per la bellezza dei suoi palazzi è soprannominata la Firenze del Sud, ci vorrebbe più di un giorno per visitarla nella sua interezza, ma in un solo giorno visitiamo ciò che di meglio questa città offre. Raggiungiamo Piazza San. Oronzo il cuore della città, in questa Piazza oltre alla colonna di San Oronzo alta 29 metri che sostiene la statua in rame raffigurante il Santo patrono, troviamo anche l’anfiteatro Romano (foto) risalente al II secolo d.c., oggi si può ammirare solo il 70 % dell’originaria dimensione, che si calcola fosse di 102 x 83 metri con un’arena di 53 x 34 metri, la sua capienza invece è stata stimata intorno alle 25.000 persone.
A pochi metri da Piazza San. Oronzo visitiamo la Basilica di Santa Croce (foto) risalente al 1549, anche se i primi lavori risalgono a quasi due secoli prima ovvero al 1357 e furono conclusi nel 1689, l’interno della chiesa è a cinque navate e comprende diciassette altari, molte sono le pitture presenti, tra cui: la raffigurazione della Natività, l’apparizione del Bambino, il Sacro Cuore di Gesù, e, una tela molto particolare che ritrae la città di Lecce, si tratta di un ex-voto del 1743 fatto in occasione di un forte terremoto che colpì il Salento ma che risparmiò la città, oltre alle tele, si può ammirare anche una pittura su legno che raffigura la Trinità. Dopo la Basilica ci spostiamo in Piazza Duomo, dove, oltre al Duomo sono presenti i palazzi del Vescovado e del Seminario, visitiamo in primis il Duomo, (foto) la facciata artisticamente più importante non è quella principale, piuttosto semplice, ma quella sul lato sinistro ovvero quella che si espone meglio alla piazza ed ai visitatori, si nota subito la sontuosa decorazione seicentesca, lateralmente due nicchie con le statue di San Giusto e San Fortunato mentre in posizione alta e centrale la statua di San Oronzo. L’interno a tre navate è arricchito da dodici altari, il campanile del Duomo e alto 68 metri ed è a pianta quadrata. Visitiamo anche il cortile interno dell’adiacente seminario, dove si trova il celebre pozzo del Cino situato sulla sommità di quattro gradini circolari. Raggiungiamo infine il Castello Carlo V, (foto) notiamo immediatamente che la sua forma perimetrale è quasi identica al Castello Svevo di Barletta (BT), l’Imperatore Carlo V ordinò nel 1537 la costruzione di una fortezza la dove ne sorgeva una risalente all’epoca di Re Tancredi, per la sua costruzione furono demoliti il Monastero di Santa Croce e la Cappella della SS. Trinità, a cui furono intitolati due dei quattro bastioni del castello per preservarne la memoria. Ormai esausti non ci resta che rientrare in Hotel. Il giorno seguente lasciamo Lecce e proseguiamo ancora verso Sud, attraversiamo l’abitato di Gagliano del Capo e, subito dopo arriviamo in un posto chiamato il Ciolo, (foto) si tratta di una gravina che dalla città giunge in mare formando una piccola caletta dove la strada gli passa proprio sopra, l’acqua e pulitissima, ma la piccola spiaggia può ospitare davvero pochissimi bagnanti, lasciamo il Ciolo alle nostre spalle e raggiungiamo Capo Santa Maria di Leuca, questa città si trova all’estremo lembo del così detto “tacco d’Italia” tra i promontori di Punta Ristola e Punta Meliso, ed è proprio su quest’ultimo che sorge la Basilica di Santa Maria, (foto) che anticamente era un tempio dedicato alla Dea Minerva, fu l’apostolo Pietro che cristianizzò il tempio pagano e lo dedico alla Madonna, al suo interno è custodito un frammento originale del dipinto della Madonna col Bambino, scampato ai ripetuti attacchi incendiari da parte dei pirati algerini. Nel piazzale antistante al santuario si trova la colonna Mariana sulla quale è collocata la Madonna in preghiera, e una croce in pietra che ricorda il pellegrinaggio diocesano del 1901, infondo, esternamente allo spiazzale non passa certo inosservato il faro alto 47 metri più 55 del promontorio ovvero 102 metri sul livello del mare. Al di là della bellezza di questa Basilica che rende il luogo sacro e meta di tantissimi pellegrini, la sua collocazione offre una vista panoramica di estrema bellezza, su di un promontorio che funge da sparti acque tra il Mar Adriatico e il Mar Ionio.
Si è fatta ora di pranzo è ci torna in mente un ristorantino a picco sul mare che abbiamo notato mentre percorrevamo la strada tra il Ciolo e la Basilica, quinti ripercorriamo qualche chilometro in senso opposto al nostro itinerario sperando che ne valga la pena, è proprio così, dopo l’ottimo pranzo a base di pesce restiamo quasi un’ora incantati con lo sguardo perso verso l’orizzonte, ma bisogna ripartire, la prossima tappa e un tantino lontano, proseguiamo sulla s.p. per Gallipoli, lasciamo la Puglia e il Mar Ionio e, quasi all’imbrunire raggiungiamo Matera in Basilicata, dove alloggiamo in un B&B con posizione strategica per le visite del giorno seguente. Matera, la città delle caverne, dei villaggi trincerati, delle case contadine scavate nella roccia e delle Chiese rupestre affrescate, ed è proprio dalla Chiese rupestre dello Spirito Santo (foto) che inizia il nostro giro di visite, risalente al X secolo d.c. la chiesa si presenta a tre navate, con quella di destra a forma quadrata con volta a crociera, è possibile visionare ancora alcuni affreschi del XII secolo d.c. Ci spostiamo in Piazza Vittorio Veneto, la piazza centrale della città circondata da palazzi del seicento e settecento, stupendo il belvedere sui Sassi sottostanti e della Cattedrale (foto) che invece e posta in posizione più elevata, risalente al XIII secolo d.c. è caratterizzata al suo interno da evidenti testimonianze barocche e dal presepe in pietra realizzato nel 1534. Obbligatoria la visita ai sassi Barisano e Caveoso, (foto) quest’ultimo interamente scavato nella roccia calcarea, in questo sito sono state girate le scene del film “The Passion of the Christ” con Mel Gibson. A nostro malgrado lasciamo Matera e proseguiamo il nostro viaggio verso Maratea, dove giungiamo prima di sera. Il giorno seguente raggiungiamo la statua del Redentore (foto) sul Monte San Biagio a 644 metri di altezza, la strada per giungere in cima è molto tortuosa e non è sempre appoggiata sul fianco del monte, ma sospesa da piloni di cemento alti decine di metri, arrivati in cima si nota subito l’imponenza del Cristo, seconda per dimensioni solo a quella di Rio de Janeiro, la statua è formata da un traliccio di cemento armato ricoperto da 20 cm di malta, e alta 22 metri per un peso totale di 400 tonnellate. Riscendiamo il monte San Biagio e percorriamo la s.s.18, una bellissima strada panoramica in direzione sud e solo dopo 15 km. oltrepassiamo il confine tra Basilicata e Calabria, ne mancano ancora 200 prima di arrivare a Tropea (Calabria) che comunque raggiungiamo in tardo pomeriggio, cerchiamo un hotel, ci rigeneriamo con una doccia e in serata raggiungiamo il movimentato centro cittadino dove ci fermiamo in un ristorante situato nella piazza centrale, dopo la cena ed una breve passeggiata rientriamo in hotel.
L’indomani, dopo quattro giorni di visite e spostamenti in auto ci congediamo un’intera mattinata di relax in spiaggia, mentre nel pomeriggio visitiamo la Chiesa di Santa Maria dell’isola (foto) collocata su di una rupe circonda dal mare, famosa da prima come antico Monastero Benedettino, alcuni resti portano gli esperti a datare questa chiesa all’epoca Bizantina, poi trasformata ed ampliata in epoche successive, nel 1905 fu ricostruita la facciata principale, crollata in seguito ad un violento terremoto. Per la nostra prossima meta la puntualità è fondamentale, arriviamo a Villa San Giovanni, dove alle 20.00 ci imbarchiamo sul traghetto che fa la spola tra la Calabria e la Sicilia, dopo pochi minuti sbarchiamo in terra sicula, dove, a pochi km da Messina pernottiamo per tre notti nel nostro primo B&B anticipatamente programmato, resteremo in questa zona per tre giorni, percorreremo meno chilometri, ma di certo non staremo fermi.
Nella prima giornata, da Messina raggiungiamo il porto di Milazzo, dove ci imbarchiamo su un traghetto per un mini tour delle isole Eolie, visitiamo in particolare Lipari e Vulcano. La prima sosta la effettuiamo a Punta Castagna per ammirare le famose spiagge bianche, piccole insenature di sabbia bianchissima, successivamente costeggiamo il paesino di Canneto fino al porto di Lipari Marina lunga dove sostiamo per circa tre ore e visitiamo sia L’acropoli del Castello di Lipari, ancora oggi punto focale del centro storico, sia il Museo Archeologico Eoliano. Ripartiamo da Lipari con rotta verso Vulcano, dove visitiamo i fanghi sulfurei, (foto) l’odore di zolfo nell’aria e davvero forte, noi rinunciamo, ma la gente che s’immerge nei fanghi è davvero tanta, riprendiamo la navigazione, e dal mare ammiriamo i faraglioni, lo scoglio di Papa Giovanni, la Grotta degli Angeli, lo scoglio della mummia e la Grotta del cavallo, dopo di ché rientriamo a Milazzo. Il giorno seguente ci spostiamo in direzione opposta e raggiungiamo le Gole di Alcantara, (foto) un vero spettacolo della natura formatosi milioni di anni fa inseguito ad una possente colata di lava che raffreddandosi a dato vita ad alte pareti di prismi basaltici, successivamente il fiume Alcantara a scavato il suo percorso sino al mare, formando l’attuale paesaggio, le pareti più alte arrivano a 25 metri, e, i punti più stretti sono larghi appena 2 metri, l’acqua è davvero gelida, ma noi non rinunciamo certo ad immergerci. Appena asciutti lasciamo le Gole per effettuare un’escursione in quad sul “gigante buono”, così viene definito l’etna, che con i suoi 3300 metri di altezza è il vulcano attivo più alto d’Europa, si estende su una superficie di 1600 chilometri quadrati, ed è anche uno dei vulcani più attivi, una delle ultime eruzioni che hanno destato preoccupazioni risale al 2001, mentre la più violenta in assoluto e datata 1669, quando la lava distrusse molte cittadine oltre che a gran parte di Catania. L’Etna non è solo lava, ma anche flora e fauna, nel 1987 il Parco Naturale dell’Etna è stato dichiarato Area Protetta nel suo interno si possono ammirare castagni, betulle, querce, faggi e pini, tra cui il Pino Laricio “Zappinazzu” che si erge nel bosco Ragabo a pochi chilometri dal comune di Linguaglossa, questo pino di notevoli dimensioni raggiunge i 25 metri di altezza, una circonferenza del tronco di 5 metri e un diametro di chioma di 14 metri. Per quanto riguarda la fauna, sono presenti: volpi, istrici, lepri, il ramarro e la vipera tra i rettili, e, tra gli uccelli vi sono dei rapaci come aquile reali, falchi, sparvieri, gufi e aironi. Il tempo è davvero volato, l’escursione in quad è stata davvero entusiasmante, stanchi ma appagati rientriamo al nostro B&B. Il giorno seguente dopo colazione, salutiamo i gentili padroni di casa e raggiungiamo i Giardini Naxos, (foto) il nome “Naxos” deriva dall’omonima isola greca, infatti, a questa località viene attribuita la prima colonia greca di tutta la Sicilia, racchiusa in una vasta insenatura compresa tra Capo Taormina e Capo Schisò, al suo interno vi sono bellissime spiagge con rinomati lidi e naturalmente una zona archeologica con annesso museo. Nel pomeriggio raggiungiamo Taormina, a 200 metri di altezza proprio sopra i Giardini Naxos, dove cominciamo le nostre visite dal Teatro Greco (foto) risalente al III secolo a.c. e modificato dai romani nel II secolo a.c. in anfiteatro, originariamente il Teatro aveva dimensioni più grandi, con il suo diametro di 110 metri è secondo solo a quello Siracusano. Poco distante dal Teatro ammiriamo un opera risalente ai tempi romani le “Naumachie”, si tratta di un vasto bacino artificiale, che in occasione degli spettacoli veniva riempito di acqua, la costruzione originaria era immensa, ora gran parte resta coperta da Corso Umberto, ed è proprio percorrendo questo corso che arriviamo in pieno centro cittadino dove visitiamo il Duomo di San Nicolò e la fontana posta nel piazzale antistante risalente al 1635. (foto) Considerato il clima piacevole ci congediamo una cena, scegliendo naturalmente un ristorante con terrazza panoramica, dopo cena restiamo ancora un po’ a goderci il panorama, anche se rischiamo di passare la notte all’addiaccio. Lasciamo Taormina e riprendiamo l’autostrada Messina - Catania per raggiungere Siracusa, superiamo la città dei “Malavoglia” di Giovanni Verga, (Acitrezza) e giungiamo a destinazione verso le 23.00, vista l’ora ci fermiamo senza indulgi al primo hotel con camere disponibili (dopo tre tentativi), alloggeremo qui per le prossime due notti.
Nel primo dei due giorni che trascorreremo a Siracusa, visitiamo la zona che ospita il maggior numero di monumenti dell’era Greca e Romana, il Parco Archeologico della Neapolis appena dentro troviamo la Basilica di San. Nicolò dei Cordari risalente al XI d.c., oggi ospita un ufficio turistico, quasi posto di fronte alla Basilica c’è l’Anfiteatro Romano datato III secolo d.c., di forma ellittica misura 140 x 90 metri e sotto l’arena 70 x 40 metri, più avanti troviamo il famoso Orecchio di Dionigi (foto) ovvero una grotta alta 23 metri e larga dai 5 agli 11 metri con una particolare forma che ricorda appunto un orecchio, si sviluppa in profondità per 65 metri, inoltre questa grotta è dotata di particolari proprietà acustiche che amplificano i suoni fino a 16 volte, per questa caratteristica e per la sua forma che Michelangelo di Caravaggio la sopranomino Orecchio di Dionigi dando forza alla leggenda sul famoso tiranno Dionisio. Infine visitiamo il Teatro Greco, (foto) la parte meglio conservata è quella scavata nella roccia mentre la parte alta della cavea è del tutto mancante, questo teatro per le sue notevoli dimensioni è il più grande di tutta la Sicilia. Lasciamo il Parco e rientriamo in hotel per una rinfrescata, poi riscendiamo e raggiungiamo l’isola di Ortigia collegata al resto della città da tre ponti, qualche foto alla splendida facciata in stile barocco del Duomo (foto) e ci accomodiamo in un ristorante per la cena. Il giorno seguente ci spostiamo nella zona di Pantalica un massiccio montuoso isolato in gran parte da vallate e burroni, proprio per questa sua caratteristica che sin dal XV secolo a.c. fu una fortezza naturale che in più di duemila anni di storia è stata abitata da Greci, Bizantini, Arabi e Normanni, con le sue oltre 5000 celle funerarie (foto) Pantalica è la più grande necropoli d’Europa, nel luglio del 2005 Pantalica insieme a Siracusa è entrata a far parte dei quaranta siti italiani Patrimonio dell’umanità (oltre 800 in tutto il mondo). Poco prima di mezzogiorno lasciamo Pantalica per raggiungere a 220 chilometri di distanza un altro sito archeologico, anch’esso dichiarato Patrimonio Mondiale dell’Umanità nel 1997, ovvero “la Valle dei Templi” Agrigento, in più di 1300 ettari, ospita al suo interno oltre i maestosi Templi, anche numerose Necropoli, antichi acquedotti e Santuari Rupestri, il sito era interamente circondato da una muraglia lunga 12 chilometri dotata di 9 porte, al suo interno si trovano anche i resti dell’antica città di Akragas, una delle più importanti colonie Greche della Sicilia. Visitiamo in primis il Tempio di Giunone, (foto) esso si trova in posizione dominante sulla collina dei Templi, l’edificio del 450 a.c. poggia su un basamento è mostra sei colonne sui frontoni e tredici sui lati più lunghi, misura all’incirca 41 metri per 20, le colonne hanno un diametro di 1,70 metri e sono alte più di 6. Successivamente ci spostiamo al Tempio di Ercole (Eracle) (foto) questo Tempio è uno dei più antichi, pare risalga al IV secolo a.c. notevoli sono le sue dimensioni, quasi 73 metri per 28, anche se ridotto a sole nove colonne rimesse in posizione eretta nel 1922. Uno dei Templi meglio conservato è il Tempio della Concordia (foto) risalente al 440 a.c. si presenta su un basamento di tre gradini dove poggiano sei colonne sui lati brevi e tredici su quelli lunghi, l’interno era costituito da tre vani, il centrale più grande chiamato “cella”, preceduto dall’atrio “pronao” e seguito da un vano posteriore “opistodomo”. Numerosi sono ancora i Templi da visitare, Vulcano, Athena, Asclepio, Demetra, ma nonostante sia pomeriggio inoltrato il caldo è ancora opprimente, quindi li scorgiamo appena mentre raggiungiamo il Tempio di Giove (foto) infondo alla Valle, questo Tempio si ergeva su un basamento di cinque gradoni di cui l’ultimo alto il doppio dei restanti, la particolarità di questo Tempio era costituita dai “Telamoni” figure mitologiche maschili alte otto metri che sostenevano le trabeazioni, oggi rimane solo un cumulo di macerie, mentre un intero Telamone ricostruito nel 1850 (foto) da Raffaello Politi è custodito presso il Museo Nazionale dove sono conservate anche altre tre teste di queste enormi figure ritrovate nel più recente 1928.
Lasciamo questo favoloso sito archeologico pieni di soddisfazione e riprendiamo la strada, intenti a percorrere i 135 chilometri che ci dividono dalla nostra prossima meta, incoraggiati dal fatto che ad accoglierci ci saranno dei nostri amici che abitano e lavorano qui da più di quindici anni, dopo quasi due ore di viaggio arriviamo a Marsala, città nota per la produzione dell’omonimo vino e, naturalmente per lo sbarco di Giuseppe Garibaldi avvenuto nel lontano 1860. Probabilmente questa è stata la giornata più faticosa da quando siamo partiti, abbiamo percorso 350 chilometri in auto e chissà quanti a piedi, è quasi buio, ma questa volta non dobbiamo trovare né B&B né tanto meno un ristorante, giusto il tempo di lasciare l’auto, una doccia, e la cena è già in tavola, lo chef di casa propone linguine con polpa di ricci, e pesce spada freschissimo, dopo cena restiamo in veranda a chiacchierare un po’ e poi a letto. Resteremo ospiti dei nostri amici per due giorni, cercando di visitare il più possibile di questa parte di Sicilia. Per il giorno seguente è stata organizzata un’uscita in barca per visitare la più grande delle isole Egadi, Favignana, (le altre sono Marittimo e Levanzo), dopo circa dieci miglia di navigazione raggiungiamo Cala Azzurra, dove diamo fondo all’ancora e ci sbizzarriamo nell’eseguire i più svariati tipi di tuffi, dopo le nostre buffe esibizioni decidiamo di circumnavigare l’isola, passiamo da Cala Rossa dove ridiamo fondo all’ancora, e indossate pinne e maschere come veri subacquei ci immergiamo per esplorare i fondali, non siamo attrezzati per la pesca ma qualche riccio lo prendiamo, ripresa la navigazione scorgiamo una minuscola spiaggia presa d’assalto dai bagnanti, (foto) i nostri amici esperti della zona ci raccontano che quella spiaggia in passato era molto più grande, poi con il passar degli anni e totalmente scomparsa, ciò che si vede oggi è stato ricostruito artificialmente scaricando sabbia in mare. Finita la circumnavigazione facciamo rotta verso Marsala, ma prima di lasciare l’imbarcazione in porto ci congediamo un giro nella Laguna dello Stagnone (foto) per godere di uno spettacolare tramonto che qui, grazie ai mulini a vento ed alle saline assume un effetto ed un colore particolare.
L’indomani ci spostiamo da Marsala e raggiungiamo San vito lo capo dove passiamo la mattinata in spiaggia, nel pomeriggio invece raggiungiamo Erice, posta alla sommità dell’omonimo monte a 717 s.l.m. è facilmente raggiungibile grazie alla funicolare. Entriamo da Porta Trapani e percorriamo Corso Vittorio Emanuele, sulla sinistra si trova la Chiesa Madre, (foto) ripreso il corso ammiriamo le belle facciate barocche dei palazzi, mentre infondo ad esso si trova la piazza centrale della città e subito dietro c’è il convento e la chiesa del Carmine, ci fermiamo in Piazza Umberto I dove gustiamo un delizioso cannolo siciliano sulla terrazza di un bar, ammirando il panorama sul golfo di Trapani, (foto) riscendiamo Erice e rientriamo a Marsala.
Il giorno successivo, salutiamo e ringraziamo i nostri amici e raggiungiamo Palermo, dove ci imbarcheremo per la Sardegna, prima però visitiamo questa città, caotica al quanto affascinante, raggiungiamo Monreale località in posizione elevata, proprio sopra la cosi detta “Conca d’oro”, qui intorno al 1172 Guglielmo II edificò la famosa Cattedrale con l’annesso Palazzo Reale ed il Monastero Benedettino, il lato sud della Cattedrale affaccia su Piazza Vittorio Emanuele con la fontana del Tritone, mentre la facciata principale si espone su una piazzetta più piccola dalla quale si accede al chiostro ed al giardino oltre il quale si gode una splendida vista panoramica su tutta Palermo. (foto) All’interno della Cattedrale (foto) lo sguardo viene immediatamente rapito dal ricco manto di mosaici circondati di oro, nel Duomo sono custodite le tombe di Guglielmo I e Guglielmo II, ed è anche custodito il cuore di San Luigi morto nel 1270 a Tunisi quando in Sicilia regnava suo fratello Carlo I. Riscendiamo Monreale e raggiungiamo la Cattedrale di Palermo (foto), incerto l’anno di inizio lavori di questa maestosa cattedrale terminata nel 1185, naturalmente tutto ciò che si può ammirare oggi è frutto di secoli di lavoro anche successivi a tale data, i due ordini delle torri laterali per esempio vengono terminati nel 1250 mentre per quanto riguarda i capolavori interni, nel 1311 viene eretto l’altare del Crocifisso e nel 1635 viene completata la Cappella di Santa Rosalia, anche in tempi più recenti sono stati effettuati lavori, nel 1954 sul campanile viene collocata la “Madonna della Conca D’oro” nel 1961 nella cappella di Santa Rosalia vengono posti due altorilievi, in uno viene raffigurata la Santa che intercede per Palermo presso Gesù, e nell’altra la processione delle sue reliquie. Stupefatti da tanta bellezza proseguiamo verso l’intersezione tra Via Vittorio Emanuele e Via Maqueda dove ammiriamo I Quattro Canti, (foto) ovvero, un incrocio caratterizzato ai quattro angoli dalle facciate dei palazzi seicenteschi suddivisi in tre ordini (Dorico, Ionico e Corinzio) nel primo ordine a livello della strada ci sono delle fontane sormontate dalle statue delle quattro stagioni, nell’ordine centrale si trovano le statue dei Re Spagnoli, e nell’ultimo ordine le statue delle Sante Cristina, Oliva, Ninfa e Agata, protettrici di Palermo poi soppiantate dall’attuale Santa Rosalia. Successivamente visitiamo Piazza Pretoria (foto) il cui centro è occupato dalla spettacolare fontana del cinquecento, ricca di ninfe, divinità e giochi d’acqua, la piazza e circondata da bei palazzi tra cui Palazzo Pretorio (sede Municipale), attraversata la strada siamo dinanzi alla chiesa di San Giuseppe Teatini, un’imponente chiesa barocca, si nota subito il campanile con la parte terminale a forma ottagonale, mentre l’interno è a croce latina, belle anche le due maestose acquasantiere settecentesche raffiguranti angeli in volo che reggono tra le mani il bacile. Il tempo è trascorso velocemente ma prima di lasciare Palermo vogliamo salutare un uomo, amico di tutti coloro che vorrebbero vivere una vita all’insegna della legalità, un uomo che, insieme ad altri per questo valore a dato la vita, quindi ci rechiamo sul luogo dell’attentato a GIOVANNI FALCONE dove in suo onore è stato eretto un monumento (foto), lasciamo la Sicilia con l’augurio di ritornarci. Trascorriamo la notte tra il 16 e il 17 Luglio in navigazione verso la Sardegna, sbarchiamo a Cagliari prima delle 07.00, ci mettiamo subito in marcia verso Alghero, qui passeremo dei giorni decisamente più tranquilli rispetto ai precedenti, alloggiamo in un Hotel rigorosamente fronte mare, distante dal centro storico solo 600 metri. Prima di giungere a destinazione deviamo verso Tinnura dove ammiriamo i famosi e pittoreschi Murales sardi (foto), il centro più rappresentativo di quest’arte è Orgosolo dove nel 1969 è apparso il primo Murales, ma essendo lontano dal nostro percorso ci fermiamo a Tinnura, queste pitture su muri e case private narrano in maggioranza le fatiche, le guerre e le conquiste delle varie comunità. Riprendiamo il viaggio verso Alghero, dove giungiamo verso le 17.00, e, per la prima volta da quando siamo partiti scarichiamo dall’auto tutte le valigie, dopo aver sistemato la nostra stanza, ci godiamo il nostro primo e meritato tramonto sul mar di Sardegna. (foto) Il nostro primo giorno ad Alghero lo dedichiamo al relax, dopo la colazione, raggiungiamo la località Le Bombarde e più precisamente l’omonima spiaggia (foto), una delle più belle della Riviera Corallo, lasciamo l’auto e attraversiamo la pineta, alla fine della quale si svela in tutta la sua bellezza la spiaggia di sabbia bianchissima ed un mare trasparente, trascorriamo qui l’intera giornata, mentre in serata ceniamo in un ristorante su Via Lido. Il giorno seguente raggiungiamo il Parco di Porto Conte che si estende per 5.600 ettari e nasce su un’area già tutelata e protetta chiamata l’arca di Noè per la varietà faunistica presente al suo interno, qui, infatti, si possono ammirare: daini, cinghiali, volpi, mufloni, e anche il grifone gigante con una apertura alare di tre metri, oltre alla fauna c’è anche una ricca varietà di flora, fico d’india, ginepro, ginestra, aloe, ecc., all’interno del parco si trova anche il promontorio di Capo Caccia, 168 metri s.l.m. da qui, attraverso una scalinata di 656 gradini (foto) si raggiungono le Grotte di Nettuno, (foto) al suo interno e racchiuso il lago ipogeo di acqua salata più grande d’Italia ed il secondo d’Europa il lago “Marmora”. Nel pomeriggio visitiamo il porto turistico e il centro storico di Alghero racchiuso nelle sue antiche mura, questa città a più di 900 anni di storia, fu fondata dalla famiglia Doria di Genova, che scelse questo luogo sia per la posizione sia per i fondali bassi e insidiosi che non permettevano l’avvicinarsi delle imbarcazioni, dopo un piacevole passeggiata ci fermiamo per cena in un ristorante proprio sopra le antiche mura che affacciano sul porto.
Il giorno seguente raggiungiamo il porto nuovo di Stintino dove ci imbarchiamo per un’escursione guidata all’asinara, volevamo visitare l’isola in mountain bike, ma arrivati sul posto scopriamo di nostro malgrado che non si noleggiano bici, chi c’è la, se le portata da casa, per fortuna possiamo ripiegare sulla disponibilità di un fuoristrada 4x4 che, esclusa la bici ci sembra il modo migliore per ammirare l’aspro paesaggio dell’isola ed percepirne gli odori. Quest’isola, è conosciuta soprattutto per il suo carcere che fonde le sue origini nel lontano 1885 quando ci fu un vero e proprio esproprio dell’isola per fondarvi una colonia agricola penale i residenti furono trasferiti con forza in Sardegna dove si stabilirono e fondarono l’attuale Stintino. Nel più recente 1971 il carcere divenne di massima sicurezza, ha ospitato al suo interno criminali di vario genere, come menbri delle Brigate Rosse, ed esponenti mafiosi come Totò Riina. Doveroso parlare del carcere, ma le bellezze dell’Asinara sono ben altre, divenuto Parco Nazionale nel 1997, quest’isola racchiude al suo interno ben 700 specie botaniche, tra cui trenta endemiche e tre di queste esclusive della Sardegna, qui per esempio troviamo l’aglio a fioritura estiva, il Ginepro fenicio, il fiordaliso spinoso e tante altre. Per quanto riguarda la Fauna dell’isola, oltre alle tante specie presenti non possiamo non menzionare l’Asinello Bianco, il tempo e davvero trascorso velocemente, rientriamo a Stintino e poi raggiungiamo Alghero. Il nostro Quinto giorno in Sardegna lo dedichiamo al mare, raggiungiamo ancora una volta Stintino e più precisamente la spiaggia della Pelosa, (foto) un vero paradiso terrestre, sabbia bianca e acqua sempre calma e limpida grazie alla sua posizione protetta dall’isola Piana, dall’Asinara e dai Faraglioni di Capo Falcone, la spiaggia è caratterizzata da un lembo di sabbia che si protrae in mare formando una specie di piccolo istmo e dall’omonima Torre Aragonese, restiamo su questa spiaggia per l’intera giornata, e solo al tramonto rientriamo in hotel. L’indomani ci spostiamo sulla costa orientale e raggiungiamo il porto di Palau dove ci imbarchiamo per una mini crociera nell’arcipelago della Maddalena, costituito da sessantadue, tra isole ed isolotti l’arcipelago si estende su di una superficie di 20.180 ettari tra terre emerse ed mare, le isole più grandi ed importanti sono: La Maddalena, Caprera, Spargi, Santo Stefano, Budelli, Razzoli e Santa Maria, noi toccheremo in particolare La Maddalena, Santa Maria, Budelli e Spargi. Si fa rotta verso la Maddalena dove imbarchiamo altra gente per poi dirigerci verso l’isola di Santa Maria dove ammiriamo l’omonima spiaggia, il faro di Punta Filetto e le isole di Corcelli, Barettini e isola Piana, la prima vera sosta la effettuiamo a Budelli sulla spiaggia del cavaliere, da questa spiaggia attraverso un sentiero si giunge alla famosa spiaggia rosa, (foto) nome attribuito proprio per il colore della sabbia, dove nel 1964 sono state girate le scene del film Deserto Rosso, dopo il doveroso bagno torniamo sull’imbarcazione e navighiamo verso Sparagi l’isola più verdeggiante di tutto l’arcipelago, la prora punta su Cala Granata, durante la navigazione ammiriamo la Testa della Strega, un imponente massiccio granitico che visto di profilo assomiglia appunto ad una strega e lo scoglio Bull Dog che assomiglia al noto cane. Durante il rientro a Palau scorgiamo dal mare molte altre bellezze naturali ed artificiale come il vecchio faro di Punta Sardegna, L’isola dei Gabbiani ecc. Lasciamo il porto e lungo la strada del rientro ci fermiamo ad ammirare l’orso di Palau, (foto) grosso blocco di granito modellato dal vento, dopo qualche foto riprendiamo la strada verso Alghero ed ancora una volta la malinconia si fa sentire, questa sarà l’ultima notte che passeremo in Sardegna e anche per questa terra l’augurio è di ritornarci. Ventitré Luglio, sistemiamo i bagagli in auto e ci dirigiamo verso Olbia, l’imbarco per Civitavecchia è previsto per le ore 22.00, nel frattempo facciamo un salto nelle note località della costa Smeralda, Porto Rotondo e Porto Cervo dove a nostro parere, esclusa qualche bella spiaggia non resta altro che lussureggianti Yacht e suntuose ville.
La notte tra il 23 e 24 Luglio la trascorriamo in navigazione verso casa, il rientro è certamente un po’ malinconico ma dopo quasi 3400 chilometri percorsi in auto, cinque Regioni visitate, 440 miglia di navigazione, venti notti trascorse fuori tra hotel, B&B, casa di amici e traghetti, la malinconia non è certamente il sentimento che prevale.
Chiudo questo diario con una citazione di Sant’Agostino.
“ il mondo è un libro e quelli che non viaggiano ne leggono solo la prima pagina”.
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