Myanmar: tranquillità, gioia e bellezza!

Un “mondo a parte”.

Tranquillità, gioia e bellezza: sono queste le tre parole che mi vengono in mente quando ripenso allo splendido viaggio fatto in Birmania, o meglio Myanmar. Sebbene sia un paese sotto un regime dittatoriale - militare con una popolazione abbastanza povera, il Myanmar è assolutamente ospitale verso gli stranieri, sia a livello governativo (il governo gradisce i soldi dei turisti), che popolare (disponibile e sempre sorridente).
Il nostro è stato un viaggio totalmente "fai da te" e ne è valsa la pena!!! I trasporti pubblici sono un po' stancanti, ma la possibilità di conoscere alcune persone del luogo ripaga totalmente! Gli hotel di medio-buona categoria sono a buon mercato e generalmente puliti, il personale abbastanza qualificato e pronto a dare informazioni e ad aiutare.
Per quel che riguarda la sicurezza non abbiamo incontrato alcun problema e non ci siamo mai sentiti "in pericolo" (si poteva girare veramente rilassati).
Un ultimo consiglio: uscite dall'albergo quando è ancora buio per visitare le pagode all'alba, quando la gente si reca a pregare e non ci sono altri turisti.

Itinerario

YANGOON - Il primo impatto con la capitale birmana è stato forte: all'aeroporto fa caldo e la ragazza della dogana ci accoglie con un ernorme sorriso stampato sul viso colorato d'ocra. Per le strade della città la gente ci sorride e ci guarda incuriosita e ci sembra di essere entrati in un mondo a parte. La nostra prima visita è Botataung Paya (Paya significa pagoda), che ha uno splendido stupa dorato (specie di cupola che termina con una punta); qui la gente prega in un clima familiare, i monaci e le monache sono davvero tanti. Sule Paya, proprio di fronte al nostro albergo, non è invece così bella ma è molto affollata. Shwedagon Paya è splendida e la sua fama è davvero strameritata. Questa è la pagoda più importante della Birmania, la più grande e probabilmente anche la più bella: ricoperta d'oro ovunque, ricca di statue e di intagli preziosi. Ad un certo punto sentiamo i rintocchi di un gong e, seguendo il rumore, ci imbattiamo in una lunga fila di persone. Le prime sono dei monaci che trasportano il gong, poi delle donne vestite a festa con cesti di fiori, frutta e ciotole contenenti offerte, dietro ancora ci sono i monaci vestiti a festa alcuni dei quali portano un ombrello per il sole e poi c'è un bambino vestito di giallo e truccato. Seguono altri monaci e poi gente normale in preghiera. Ci sembra di avere fatto un salto indietro nel tempo e ci sentiamo estraniati in un mondo che non capiamo, ma che ci affascina e ci emoziona. La colonna di persone compie 3 giri intorno allo stupa, poi si ferma e la gente si siede e si mette a pregare rivolta verso una statua di Buddha. Gli unici suoni che udiamo sono le voci della gente che prega sottovoce. Dopo un po' si alzano tutti, si rimettono ordinatamente in fila e se ne vanno sempre pregando. Questa è stata sicuramente la nostra esperienza di viaggiatori più emozionante!!!
A Yangoon visitiamo anche i giardini Kandawgyi che si trovano sulle rive di un lago e sono molto belli e ben curati; la Maha Wizaya Paya che ha degli splendidi dipinti sui soffitti e l'enorme Budda sdraiato che si trova a Chaukhatatgyi Paya.
Da Yangoon ci dirigiamo a Bagan in bus di linea (circa 14 ore).
BAGAN - Arriviamo a Bagan prima dell'alba e paghiamo 10 USD per accedere al sito archeologico; è buio, e lungo la strada che porta alla fermata dell'autobus vediamo qualche pagoda illuminata e già ci sembra qualcosa di spettacolare. Alla fermata del bus saliamo su delle bici-taxi (tipo side-car) che ci portano in albergo (bellissimo e per niente caro). Ci sistemiamo e, come ci è stato consigliato dal personale, noleggiamo delle biciclette. Usciamo dall'hotel e lo spettacolo è veramente unico: ovunque volgiamo lo sguardo vediamo pagode! In effetti sapevamo che su un'area di 30kmq ci sono più di 4000 templi (i primi costruiti circa 1000 anni fa), ma trovarvisi immersi è indescrivibile. Pedaliamo lungo le strade (alcune asfaltate e altre no) e ci fermiamo qui e là a visitare questa o quella pagoda; in effetti la bici qui è perfetta: il terreno è pianeggiante, le distanze non sono eccessive e si ha una notevole indipendenza (rispetto a chi, ad esempio, gira in calesse). Questo sito archeologico (curato dall'UNESCO) è delimitato a nord e a ovest al fiume Ayeyarwady sul quale abbiamo una vista stupenda dalla graziosa Bupaya. La pagoda più bella è sicuramente Ananda Pahto che ha uno stupa dorato, ma anche quella di Shewsandaw non è male e noi ci appostiamo lì al tramonto. Torniamo all'hotel esausti, ma felicissimi. Il mattino dopo ci alziamo prima dell'alba e andiamo in bici a Mingalazedi per "catch the dawn" (prendere l'alba). Dopo torniamo in hotel a fare colazione e visitiamo Shwezigon Paya il cui stupa ha una forma di campana ed è ricoperto d’oro.
Una cosa che ci ha colpito molto è che, per un sito archeologico di tali dimensioni e bellezza, ci sono pochi turisti, spesso ci trovavamo soli a visitare i templi!
Un consiglio: se potete fate un giro in mongolfiera!
BAGAN - LAGO INLE
Da Bagan prendiamo una specie di taxi con anche una guida e ci fermiamo a visitare il mitico Monte Popa: uno stretto monte di origine vulcanica alto circa 700m dal suolo che viene considerato come luogo di residenza dei più potenti spiriti. Saliamo per una lunghissima scalinata lungo la quale incontriamo molti monaci e pellegrini. Ci sono anche numerosissime scimmie alle quali però è meglio non dare troppa confidenza perché sono già abbastanza aggressive! Arriviamo in cima dove si trova uno stupa dorato, ci guardiamo in giro e godiamo di una splendida vista sulla verde pianura circostante. Risaliamo sul taxi per andare a visitare le grotte di Pindaya; la strada nei pressi delle grotte ci offre un paesaggio fiabesco: campi colorati, pagode sparse qua e là e paesini transuilli. Le grotte sono situate nella parete ripida di una montagna, prendiamo un ascensore "panoramico" ed entriamo in una grotta che ci lascia a bocca aperta. Ovunque guardiamo vediamo immagini di Buddha, facciamo qualche passo e accediamo ad un'altra grotta ancora più grande e ancora più piena di Buddha. In effetti nelle grotte ci sono più di 8000 immagini di Buddha (statue e bassorilievi in teak, marmo, alabastro, cemento, alcuni laccati, alcuni ricoperti d’oro) e ci fanno quasi male gli occhi! Ci muoviamo su uno stretto sentiero tra le statue che sono state ammassate lì nei secoli e vediamo anche notevoli stalattiti e stalagmiti. Non vi dico come erano neri i piedi, visto che, come in tutti i luoghi sacri bisogna girare scalzi!!!
LAGO INLE
Arriviamo a Nyaungshwe nel pomeriggio, cerchiamo un albergo e ci rilassiamo in questo bel paesino sulle rive del lago Inle. La sera ceniamo in un ristorante che era più una baracca, che porta una scritta che ci incuriosisce: "fresh pasta" (siamo un po' stufi del riso). Conosciamo il "gestore": un ragazzo che, quando gli diciamo che siamo italiani, corre in cucina per portarci una macchina italiana a manovella per tirare la pasta che gli è stata regalata da una signora di Bologna. Siamo assai scioccati e lui ci spiega che la gentile signora gli ha insegnato ad usarla e devo dire che, assaggiata la pasta, ha imparato bene! Il giorno dopo facciamo un'escursione sul lago che è lungo 22km e largo 11km ed è circondato da alte colline verdi. Incontriamo alcune imbarcazioni a motore (molto rumorose) e anche imbarcazioni più famose (lunghe, strette e piatte): quelle spinte da uomini in equilibrio su una gamba sola che utilizzano l'altra gamba per remare più vigorosamente. Il lago in alcune zone ci sembra molto basso, e ci sono dei giardini galleggianti sui quali i contadini coltivano vari cereali.
Ci fermiamo a visitare orefici, fabbri e una piccola fabbrica di sigari birmani; tutti questi "negozi" sono su giardini galleggianti. Girando in barca incontriamo anche alcuni pescatori che utilizzano una caratteristica rete rigida a forma di cono, e molti raccoglitori di alghe. Ci fermiamo presso il villaggio Ywama dove incappiamo in un mercato che vende cianfrusaglie per turisti, ma più avanti troviamo anche un coloratissimo mercato dove vediamo le diverse etnie che si scambiano ogni tipo di merce. Proseguendo oltre il paesino arriviamo ad un prato sul quale sono dispersi molti stupa (tanti ormai in rovina).
In autobus raggiungiamo Mandalay (8 ore).
MANDALAY
La prima cosa che ci balza agli occhi di questa città è il Mandalay Fort. Questo forte quadrato circonda la residenza reale e si presenta come un alto muro di cinta lungo 2km per lato e circondato da un fossato. Dopo aver percorso quasi tutto il perimetro del forte capiamo che agli stranieri è aperto un solo portone del forte. All'interno vivono molti militari, percorriamo la strada che porta circa al centro dell'area e entriamo nel complesso del palazzo reale. Il palazzo reale non ci sembra granché forse perché, dopo che è bruciato è stato ristrutturato in malo modo, per fortuna c'è una torre di legno rossa che ci consente di avere una buona vista sulla città. Ma una vista ancora migliore la abbiamo dalla cima della collina di Mandalay. Fin qui Mandalay ci è parsa un po' deludente e allora decidiamo di visitare qualcosa di più consueto: 2 pagode. Ci rechiamo alla la Sandamani Paya che è veramente bella: ha numerosissimi stupa bianchi geometricamente ordinati e poi andiamo alla Kuthodaw Paya che è conosciuta come il “libro più grande del mondo”, in quanto su 729 lastre di marmo, poste in altrettanti piccoli stupa bianchi, è inscritto l’intero Tripitaka (testo sacro buddista).

MINGUN E LA GOLDEN ROCK
Con un battello andiamo a Mingun, che si trova sulla riva destra del fiume Ayeyarwady. Camminiamo fino alla Mingun Paya che è veramente impressionante, sebbene sia incompiuta e con profonde crepe dovute al terremoto del 1838. La pagoda è fatta in mattoni ed è alta 50m, ha una forma quadrata ed è senza stupa all’apice. Andiamo a farci una foto sotto la campana appesa più grande del mondo (alta 4m con un diametro di 5m) che doveva essere posizionata sulla pagoda; nel pomeriggio torniamo a Mandalay.
Decidiamo di prendere il treno per Bago, il che si rivela un'ottima scelta perché è molto più comodo dei bus e permette di sgranchirsi le gambe ogni tanto. Da Bago prendiamo un taxi per la Golden Rock. Il taxi si ferma a Kyaikto e capiamo che c'è un solo modo di arrivare alla Golden Rock (in cima ad un monte). Ci mettiamo quindi in fila con la moltissima altra gente (oggi è giorno di pellegrinaggio) per salire su un camion dove veniamo stipati all'inverosimile. La strada è terribile, i tornanti sono ripidissimi e spesso abbiamo la sensazione che il camion non ce la faccia più! Ad un certo punto il camion si ferma e ci fa scendere, ci dirigiamo a piedi verso l'albergo e ci riposiamo. Il giorno dopo ci incamminiamo di buon mattino per raggiungere la Golden Rock (Kyaiktiyo), il percorso è abbastanza ripido e faticoso (1h e 1/2), ogni tanto ci fermiamo e osserviamo le varie mercanzie esposte: pozioni magiche, ossa, animali morti (serpenti, scimmie, topi),… il tutto ci sembra un po' in contrasto con la spiritualità del posto! La Golden Rock è infatti uno dei più sacri luoghi buddisti della Birmania. In cima si trovano ampi spazi dedicati ai pellegrini e intravediamo la famosa roccia. Ci avviciniamo e ci sembra veramente in equilibrio precario, secondo la leggenda è un capello di Buddha a mantenerla in equilibrio.
Dormiamo ancora nello stesso posto, poi scendiamo con i carri e prendiamo l'autobus per Yangoon, le nostre vacanze stanno per terminare.

Un commento in “Myanmar: tranquillità, gioia e bellezza!
  1. Avatar commento
    raul
    19/05/2003 06:42

    Si chiama Pagan e non Bagan!

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