L’altra faccia del Perù

Puerto Maldonado: giorni che restano nel cuore

Nel corso del nostro viaggio di nozze in Perù, abbiamo voluto trascorrere tre giorni in una zona un po’ al di fuori delle mete più famose legate alla civiltà Inca quali Cuzco, Nazca o Macchu Picchu.
Puerto Maldonado è una località nella parte interna sud-orientale del Paese, a breve distanza dalla frontiera con la Bolivia, sulla confluenza del Rio Madre de Dios con il Tambopata, subaffluenti che terminano il loro corso nel Rio delle Amazzoni.Innanzitutto occorre dire che noi ci siamo stati nella stagione secca, per cui neanche l'ombra delle temutissime zanzare. Sono consigliate le vaccinazioni contro la febbre gialla e la malaria, ma, vista la stagione, pur rischiando un po', abbiamo preferito non farne, anche essendo piuttosto pesanti per il fegato.Abbiamo effettuato due escursioni: la prima all'isola delle scimmie, lembo di terra tra due fiumi, sulla quale (a scopi turistici) sono state importate molte scimmie di differenti razze.
Questo è stato il primo incontro con la natura; sembrava di essere in un documentario, con gli alberi alti anche 20-30 metri che creavano un'oscurità incredibile sul nostro sentiero.
Per raggiungere l'isola abbiamo fatto una traversata in barca, sette partecipanti inclusa la guida Victor, di circa 20 minuti sul Rio Madre de Dios.
Ogni tanto si sentivano rumori che erano comunque tutti chiaramente riconducibili ai versi e ai movimenti delle scimmie sugli alberi. È anche successo un episodio simpatico: dapprima Victor estraeva alcune banane dal suo zainetto per porgerle alle scimmie che venivano a prendersele, dopodiché queste, evidentemente fattesi furbe, sono riuscite a rubargli lo zaino portandoselo sulle piante, svuotandolo completamente e rilanciandoglielo completamente vuoto.
Possiamo dire che per un paio d’ore siamo stati un tutt'uno con la natura incontaminata. Al rientro ci siamo goduti (è veramente la parola giusta) un tramonto di un rosso incredibile.
Dopo una cena a base di minestra (volevano farci credere di anaconda, ma in realtà era pollo) abbiamo concluso la serata con una passeggiata nei vialetti del villaggio (Eco Amazonia).
Tutto questo è però nulla in confronto all'escursione del secondo giorno: partenza alle sei per una camminata di 17 chilometri nella foresta amazzonica, in una continua scoperta di meraviglie.
Chiaramente la nostra guida Victor conosceva bene l’itinerario; ma con il suo machete di 60 centimetri, se da un lato ci rassicurava, dall'altro ci dava un po’ di apprensione al pensiero di ciò che si poteva incontrare. I rumori che si sentivano in continuazione, la cui provenienza non sempre era chiara, ci inducevano di tanto in tanto a guardarci intorno per essere sicuri che nessuno (e nulla) ci seguisse.
Victor ci aveva chiaramente premesso che l’incontro con gli animali non è mai dato per sicuro e che dipende parecchio dalla fortuna; ma mi sono detto che, comunque fosse andata, anche il solo camminare in una tale vegetazione, con un'atmosfera così, sarebbe stato indimenticabile.
Il primo incontro è stato con una tarantola, opportunamente svegliata da Victor ed estratta con un abile trucco dalla sua tana nel terreno: ha utilizzato un rametto di liana, fatto ruotare nel buco, per farlo sembrare un insetto e abbiamo così avuto modo di vedere l’animale a breve distanza.
Il gruppo era formato da me e mia moglie (trentini), un gallese che stava facendo il giro del mondo e veniva da due mesi in Africa e prima dall'Australia, due austriache un po' snob ed un egiziano, con il quale siamo riusciti a legare molto in questi tre giorni. La marcia si è svolta in fila indiana lungo un sentiero sul quale a rotazione ci scambiavamo l'ultima posizione che non era molto ambita. Di tanto in tanto capitavano emozionanti passaggi su ponti barcollanti sovrastanti le paludi o su assi sistemate per impedire di mettere i piedi nei terreni acquitrinosi, fino a raggiungere un albero attrezzato con pioli per salire su una piattaforma sulla sommità: da lassù, ad un’altezza di trenta metri, si poteva godere di un paesaggio incredibile, la foresta amazzonica a perdita d'occhio.
Dopo un veloce spuntino a base di banane e frutta di ogni tipo, ci siamo diretti verso la "Cocha perdida" (Pozza perduta), un laghetto nel quale si possono osservare delle tartarughe molto colorate.
Lungo il cammino abbiamo visto di tutto: pappagalli giganti dai colori incredibili volteggiavano sopra di noi, che cercavamo di catturarli almeno in qualche fotografia. Per non parlare della vegetazione, con fiori dalle forme e colori più bizzarri e fantasiosi, oltre a piantine che avevano acquisito le tecniche più sofisticate per catturare i piccoli insetti di cui si nutrono: ad esempio una piena di minuscole foglioline che si chiudevano a scatto appena qualcosa vi si posava, o quelle che secernevano un liquido per far scivolare la malcapitata vittima verso la bocca a forma di sacca.
Tra piante talmente alte da non vederne la fine e di alcuni metri di diametro, abbiamo visto anche qui scimmie e insetti stranissimi, ma l'incontro più spettacolare è avvenuto proprio alla “Cocha perdida”. Nel più assoluto silenzio, come del resto durante tutto il cammino fatto sinora, ci siamo imbarcati su una canoa: l'unico rumore che si sentiva era davvero quello del remo che si immergeva nell’acqua. Dopo dieci minuti di infruttuosa ricerca delle famose tartarughe, Victor ci ha guardati tutti in faccia e ci ha detto: “L’anaconda!”. Evidentemente neanche lui se l’aspettava…
Infatti a una decina di metri da noi sulla riva del laghetto, c'era, attorcigliato su se stesso, un serpente di 7-8 metri e di una ventina di centimetri di diametro. Non so se fosse più forte l’emozione o il timore di… farsela addosso; ma Victor ci ha tranquillizzati dicendo che probabilmente aveva già mangiato e ora stava facendo un sonnellino, così abbiamo potuto soffermarci a osservarlo lungamente da breve distanza.
Di tartarughe neanche l'ombra, ma in compenso abbiamo visto un'altra anaconda: questa suscitava un po’ di timore perchè ci puntava dalla riva del lago e l'occhiata, da non più di 5-6 metri, è stata più veloce. Victor ci ha però assicurato che in realtà sono quasi innocue ed è solo nei film che mangiano gli uomini; ma l’emozione è stata comunque forte.
Dopo lo sbarco dalla canoa e ripreso il cammino, ci siamo imbattuti in un serpentello di una sessantina di centimetri e questa volta, con la stessa sicurezza, Victor lo ha definito "Very dangerous snake". Dopo averlo spaventato per farlo scappare, ci ha infatti spiegato che era mortale e non lasciava neanche un’ora di vita dopo il morso.
È quindi cominciato il rientro lungo un altro itinerario, ma non cambiava il susseguirsi di emozioni: sono adesso rane, insetti stranissimi e ancora vari tipi di scimmie a farci compagnia lungo il percorso.
Ma ci aspettava ancora una stranezza, con un risvolto decisamente disgustoso. Victor ha raccolto alcuni semi delle dimensioni di un kiwi caduti da una particolare pianta e ne ha spaccato uno con il machete per mostrarci un grosso verme che si forma al suo interno (a volte due, come in questo caso), a suo dire commestibile. Alla sua domanda “Qualcuno vuole assaggiare?” la reazione è stata un misto di “No, grazie” e di espressioni di ribrezzo. Solo il gallese ha replicato “Dopo di te”. Con estrema naturalezza Victor si è mangiato il verme, porgendo subito l’altro al gallese: questi, con altrettanta disinvoltura, gli ha strappato la testa e lo ha mangiato a sua volta! Evidentemente, avendo girato mezzo mondo, gli erano già capitate esperienze simili, se non peggiori!
Rientrati al lodge verso le 14, abbiamo dedicato il pomeriggio al massimo relax sulle amache ammirando il paesaggio circostante.
Ma c’è stato ancora il tempo per un episodio divertente: nel bagno abbiamo trovato una raganella attaccata al muro, al che abbiamo chiamato Victor per catturarla. Chiusosi all’interno, abbiamo sentito una serie di colpi di machete sulle pareti e poco dopo l’acqua del water che scorreva. Non abbiamo potuto fare a meno di scoppiare a ridere nel vedere Victor uscire col machete a tracolla annunciando “Bagno sgombro!”.
La serata, dopo la cena, si è conclusa con un’escursione in barca per ammirare i caimani: in realtà li abbiamo visti, ma solo perchè Victor con il faro illuminava l'acqua e così gli occhi riflettevano la luce.

Ci rimarrà il ricordo piacevole di tre giorni splendidi, che consiglio a tutti coloro che organizzano un tour del Perù, nella speranza di essere riuscito a esprimere i sentimenti e le emozioni che abbiamo provato.
E pensare che l’escursione a Puerto Maldonado ha preso il posto di quella prevista al “Canyon del Condor”: ma sono cose che si fanno per amore…Sono stati tre giorni immersi nel verde, dedicati al riposo sulle amache nei nostri lodge (ognuno con un nome di animale) che comprendevano veranda, camera da letto matrimoniale e bagno, il tutto protetto da quasi perfette zanzariere. Non c'era luce elettrica, quindi l'illuminazione era prodotta da lampade ad olio, che trovavamo al rientro dalle escursioni sui gradini del lodge (Maquisapa).

9 commenti in “L’altra faccia del Perù
  1. Avatar commento
    Manuel
    22/06/2009 18:54

    Ma quanto è bello il Perú, io sono nato in Perú e attualmente abito in Italia, leggere tutti questi complimenti mi fa emozionare, molti di noi non sa quello che ha, di preoccupano soltanto di uscire dal paese quando invece abbiamo tante risorse, e tanti posti bellissimi...

  2. Avatar commento
    Lo Staff
    24/01/2003 06:42

    Essere di aiuto a chi sta preparando un viaggio è proprio una delle finalità del sito. Al tuo ritorno ci farà piacere se vorrai informarci della tua esperienza!

  3. Avatar commento
    sangiopanza
    24/01/2003 06:42

    Sto lavorando per un'Onlus per organizzare un viaggio di turismo responsabile in Perù, e nell'itinerario dovrebbe essere prevista anche questa zona. Per cui il racconto è stato utile, oltre che molto piacevole.

  4. Avatar commento
    Lo Staff
    24/01/2003 06:42

    Ciao Ely, hai provato a dare un'occhiata al nostro forum? Utilizzando la sua funzione "ricerca" e digitando "Perù" troverai diversi post al riguardo. In aggiunta, ti consigliamo di inserire un nuovo post con la tua richiesta: vedrai che non mancheranno le risposte dei nostri lettori!

  5. Avatar commento
    ely
    24/01/2003 06:42

    Vorremmo andare in Perù nel mese di agosto (3 settimane). Ci farebbe piacere ricevere info da chi c'è già stato in merito a clima, possibilità di girare da soli (siamo 2 pax) con auto a noleggio o con mezzi pubblici e varie info che ci potete dare.

  6. Avatar commento
    camao
    24/01/2003 06:42

    Salve gente vorrei andare tra fine agosto e inizi settembre in Perù e Bolivia... Siccome questo viaggio lo fa anche "Avventure nel Mondo" gradirei sapere se fosse possibile andare da solo e se ci sono problemi della serie: spostamenti costosi, per guide sul Machu Pichu, costo e trovare da dormire, pericolo di rapine ecc. Voi cosa mi consigliate da solo o con gente che poi non si sa mai come va a finire... grazie cari P.S. a dimenticavo se ci fosse una ragazza bella, intelligente, ricca e che abbia volglia di andare con me in Perù Bolivia sarebbe bello unirsi no??? (e poi in tutti i sensi) ciao

  7. Avatar commento
    volpettina77
    24/01/2003 06:42

    Bhè che dire.....mi sono emozionata e pure un pò spaventata...mi pareva di sentire il fruscio delle foglie...

  8. Avatar commento
    Ni
    24/01/2003 06:42

    Complimenti! E' stato "bello" conoscere il Perù e viaggiare un po' con voi! Grazie!

  9. Avatar commento
    robyfdl
    24/01/2003 06:42

    caspita,sono appena stato in peru' e non ci sono andato.Pero' e' tutto meraviglioso,anche nasca e paracas.bravo! l'articolo e' scritto molto bene. ciao.

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