Il Giglio sott'acqua

Itinerario anche subacqueo alla scoperta dell’isola dell’Arcipelago toscano

Decalogo delle immersioni sicure:

Andare sott'acqua e' un piacere, se in una circostanza, non ti senti, non andare, sarai apprezzato per la tua scelta, e non deriso.

Prima di comperare l'attrezzatura per immergerti, e prima di decidere una vacanza sub, scegli un corso serio ed affidabile, e frequentalo con impegno.

La prudenza sott'acqua, come nella vita, non e' una scelta vigliacca, ma una dimostrazione di saggezza..

La profondita' e' sinonimo di rischio, inoltre, molto spesso non e' necessario scendere molto per divertirsi.

Scegli un compagno o una compagna affidabile, e non andare mai da solo.

Rimani sempre in curva di sicurezza.

Fai immersioni successive a quote inferiori delle precedenti.

Usa attrezzature affidabili.

Pretendi sempre aria pulita nelle tue bombole, la lucidita' mentale in immersione viene alterata se la miscela che respiri non e' pura..

Non fare mai immersioni quando non ti senti bene. non fare lavori faticosi sott'acqua.

Da non perdere

La stagione fredda, è il periodo dei grandi viaggi tropicali, lontano dai nostri mari, alla ricerca di scampoli d'estate; ma è anche tempo di diporto da intenditori, all'insegna della prudenza e della tranquillità tanto desiderata nei mesi estivi.
Nel Tirreno centrale, il promontorio dell'Argentario, è un'ottima base di partenza per minicrociere in direzione delle vicine isole del Giglio e di Giannutri.
Il clima particolarmente mite e gli abbondanti ridossi da quasi tutti i quadranti, permettono un'attività nautica costante per tutto l'arco dell'anno, anche a coloro che navigano a bordo di gommoni o di piccole imbarcazioni.
Se poi i diportisti sono anche subacquei, le acque sempre azzurre dell'arcipelago, soprattutto in prossimità delle isole, riservano gradite ed inaspettate sorprese, specialmente nei mesi della gran quiete invernale.
L'isola del Giglio dista dalla costa, circa nove miglia.
Un piccolo tratto di mare, sufficiente a proiettarci in un insperato paradiso ecologico.
Sul nostro taccuino d'appunti, registreremo soltanto alcuni dei principali itinerari subacquei, ma l'isola, per la sua bellezza, andrebbe visitata tutta, e non soltanto per mare.
Aspra e montana, l'isola non lesina al turista un ambiente tipico mediterraneo ancora assolutamente integro e scarsamente abitato.
La macchia, con i suoi colori e profumi, invade la parte montana fino alla costa, mentre le valli più interne sono dominate dai pini marini con le loro chiome piegate dal vento.
Uscendo dal porto, e procedendo verso Nord, incontriamo subito due ottimi punti d'immersione: il piccolo scoglio affiorante al limite estremo della baia, e poco oltre l'insenatura di Cala Cupa.
Benché situati lungo lo stesso tratto dell'isola, che si sviluppa da Nord-Est a Sud-Ovest, e distanti l'una dall'altro solo poche centinaia di metri, i due itinerari subacquei, sono ridossati rispettivamente da maestrale e tramontana l'uno, e da scirocco e libeccio l'altro, per effetto dello sviluppo particolarmente frastagliato della costa.
Il piccolo scoglio affiorante che abbiamo osservato in superficie è solo il vertice di un ciclopico masso di granito che, ricco d'anfratti, s'inabissa ad oltre 50 metri di profondità.
Il manto di gorgonie rosse che lo ricoprono, nascondono fenditure ricche di tutto il substrato corallino che rende prezioso il nostro mare.
Ma l'aspetto più entusiasmante di quest'immersione, è la piccola grotta che si apre alla base della piramide, e che seppure con attenzione, può essere risalita per almeno 15 metri di quota. L'uscita ci riserva una sorpresa incredibile, infatti, dobbiamo con molta cautela, letteralmente farci largo attraverso un bosco fiorito di Paramuricea Clavata.
Anche a Cala Cupa, proseguendo sott'acqua dall'interno dell'insenatura verso il mare aperto, s'incontra presto una parete strapiombante ricca di mille colori, mentre dal fondo s'innalzano pinnacoli di roccia tutti superbamente rivestiti di splendide gorgonie.
Alle quote più profonde, ovunque dirigiamo il nostro faro è colore.
Ogni masso è ricoperto da spugne incrostanti, e tutte ci stupiscono per il loro cromatismo.
Terminata anche quest'immersione, riprendiamo la navigazione verso Nord e dopo pochi minuti doppiamo prima Punta del Morto, e poi il Fenaio.
Siamo all'estremo settentrione dell'isola, dove la barometrica dei -100 è vicinissima alla costa. Qui è possibile l'incontro con i grandi pelagici.
Tonnetti e ricciole sono di casa, per il resto chissà!!!
Nel marzo del 1987, doppiando il Fenaio avvistammo un grosso Capodoglio che s'inabisso a soli pochi metri dalla prua della nostra piccola imbarcazione.
In questa località ci sono almeno tre stupende immersioni, la più nota è la ripida parete che scende verticale proprio sull'estrema punta settentrionale dell'isola esposta però verso occidente.
Anche in questo caso i colori del coralligeno sono la maggiore attrazione di una discesa che non è adatta a tutti, profondisti, fotografi, amanti dei grandi scenari e ricercatori biologici, sono di casa, ma non i principianti ed gli inesperti.
Attenzione, al Fenaio ci s'inabissa velocemente, non vi sono terrazze lungo la parete, ed in condizione di tramontana, anche leggera, si formano correnti difficili da contrastare.
Riprendiamo la navigazione, facendo rotto verso Sud Est, costeggiando il versante occidentale dell'isola, che probabilmente è il più bello, e sicuramente il più selvaggio.
Superata l'ampia insenatura del Campese, e lasciati a poppa il Faraglione, Mezzofranco, e la punta delle saline, entriamo nella profonda insenatura dell'allume, ridossata dalla tramontana e dal grecale, infondo alla quale troneggia la piccola isola della Cappa con i suoi affioranti, e le sue grotte sommerse.
Questa è l'unica zona del Giglio di formazione calcarea, come del resto lo sono la vicina Giannutri e il promontorio dell'Argentario.
Le caratteristiche e le differenze morfologiche con le zone esplorate finora, sono, vistose anche ad occhi inesperti e sott'acqua si evidenziano nelle molte grotte che caratterizzano il fondale.
All'interno della cala, non vi sono grandi profondità, e quindi le immersioni sono particolarmente rilassanti e sicure, oltre che spettacolari come sempre.
Il piccolo affiorante, alla sinistra dell'isola della cappa, presenta alla base tre grotte passanti in cui è possibile effettuare delle ottime foto, sfruttando i tagli di luce che provengono dai grossi massi che ne costituiscono la volta.
Riprendendo a navigare verso Sud, s'incontrano gli scogli del corvo e di Pietrabona.
Tornano a dominare il paesaggio sommerso i grandi massi di granito bianco.
Il mare torna ad essere molto profondo anche sotto costa, ed in immersione restiamo nuovamente affascinati da ripide pareti da capogiro.
Immergendosi a Pietrabona e proseguendo verso occidente, si può ammirare uno stretto passaggio tra due pareti rocciose, su cui, più di dieci anni fa, si è intrecciato un lungo tramaglio.
Le correnti hanno giocato con la vecchia rete, che ora è un groviglio di maglie e di rose di mare, ed offre stupendi spunti ai fotografi subacquei.
La punta di Capel Rosso è l'estremo meridione dell'isola.
Questa è sicuramente la zona più pescosa del Giglio. Gli scogli sul fondo ospitano pennuti pregiati di tutte le dimensioni.
Saraghi, dentici, corvine ed orate abitano la profonda franata, che si estende verso Giannutri su di una piattaforma sufficientemente ampia.
Per gli appassionati della pesca sportiva in apnea, un vero paradiso! Attenzione, le quote sono estremamente impegnative, e la limpidezza dell'acqua può facilmente trarre in inganno facendo dimenticare le grandi difficoltà legate a questo tipo d'immersione.
Lo specchio d'acqua antistante Capel Rosso è frequentato ogni stagione dalle numerosi imbarcazioni che praticano la pesca alla traina.
Per questo motivo è opportuno segnalare in modo, vistoso il luogo d'immersione, tenendo conto che, soprattutto d'inverno il riverbero, basso sul mare rende praticamente invisibili i palloni segna sub.
Risalendo l'isola, costeggiando la costa orientale, quando il porto è già in vista, abbiamo un'altra splendida opportunità per effettuare tutta una serie d'immersioni spettacolari. Le score sono tre piccoli isolotti di cui il minore, quello più esterno è poco più di uno scoglio affiorante.
E difficile descrivere le bellezze sommerse di questo piccolo paradiso. In una zona di mare grande come un fazzoletto è possibile effettuare almeno cinque diverse esplorazioni subacquee.
Abbiamo ogni opportunità d'osservazioni: franate, pareti verticali, grandi massi isolati sul fondo splendidamente ornati di spugne e gorgonie, resti d'antichi naufragi e perfino una grande ancora moderna incastrata tra le rocce a 39 m di fondo, perduta da chissà quale nave alla fonda.
Dopo tanto azzurro negli occhi il rientro in porto è quasi mesto. Ci consola sapere che il nostro itinerario potrebbe essere ripetuto variando tutte le immersioni e rimanendo comunque affascinati e stupiti.
 

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