Val Gardena d'estate, la montagna per tutti!

Scenari mozzafiato, escursioni per tutti i gusti, ospitalità impeccabile: tutto quello che ci vuole per garantire un soggiorno dolomitico indimenticabile

Mancavo dalla Val Gardena dal luglio 2001, vale a dire da undici anni. O per meglio dire, ne mancavo nel senso di alloggiare in una delle sue località, mentre invece in questo lasso di tempo più volte mi sono trovato a toccarla lungo escursioni intraprese dalle valli adiacenti: già osservando la carta geografica si nota infatti come Val di Fassa, Val Gardena e Val Badia formino in pratica un’unica, estremamente articolata, area escursionistica, ancora più vasta osservando che rientrano del comprensorio dei cosiddetti Quattro Passi (Sella, Gardena, Pordoi, Campolongo).
Questa situazione fa sì che spesso un’escursione abbia inizio in una valle e termine in un’altra, anzi - estremizzando - si può addirittura partire senza una meta e scegliere al momento questa o quella alternativa: una strategia che, sfuggendo agli schemi fissi, può dare grosse soddisfazioni ed è favorita da una segnaletica sentieristica impeccabile e dall’ottimo servizio di autocorriere che consentono comunque di tornare dal punto d’arrivo a quello di partenza della gita (opportuno portare con sé gli orari). Per non parlare dei numerosi impianti di risalita che consentono di annullare dislivelli talvolta consistenti.

Da non perdere

MOBILITÀ LOCALE
Voglio portare l’attenzione sulla possibilità di fare a meno dell’auto propria; o meglio, su come ci si possa limitare a usarla per il trasferimento da casa alla località di soggiorno e poi accantonarla una volta in loco.
Come in tutto l’ambito dolomitico, il servizio pubblico di autocorriere gestito dalla SAD è molto affidabile: automezzi confortevoli, orari rispettati al minuto, distribuzione capillare delle fermate. Dal sito della citata Compagnia (vedi links) si possono scaricare i PDF con gli orari completi delle linee che servono la zona: quadri 170 (Val Gardena) e 471 (Passi Dolomitici).
Altrettanto efficienti sono gli impianti di risalita, anche se è lecita una piccola critica sugli orari di chiusura giornaliera talvolta risicati: ultime corse alle 18, se non alle 17,30 o addirittura alle 17, finiscono per condizionare le escursioni, specie in piena estate quando farebbe piacere sfruttare appieno la luce di giornate molto lunghe.
Una buona opportunità è offerta dalla Val Gardena Card: per un costo di 78 euro (tariffa estate 2012) si può utilizzare illimitatamente per sei giorni consecutivi:
1. tutti gli impianti di risalita della Val Gardena in funzione in estate e cioè:
- Telecabina Ortisei - Alpe di Siusi
- Seggiovia Sole (Alpe di Siusi)
- Funicolare Ortisei - Rasciesa
- Telecabina Ortisei - Furnes - Seceda
- Seggiovia S. Cristina - Monte Pana
- Seggiovia Monte Pana - Mont de Sëura
- Telecabina S. Cristina - Col Raiser
- Telecabina Selva Gardena - Ciampinoi
- Telecabina Selva Gardena - Dantercëpies
- Seggiovia Cir (Passo Gardena - Dantercëpies)
- Telecabina Passo Sella - Forcella del Sassolungo

2. tutti gli autobus di linea di cui ai citati quadri 170 e 471.
Consiglio di valutare attentamente la convenienza o meno della Card in relazione alla tipologia di vacanza che si vuole impostare: la formula è sicuramente vantaggiosa utilizzando in tutti i sei giorni gli autobus e uno o più impianti, ma può non esserlo se invece si vuole alternare all’escursionismo altri modelli di turismo (passeggiate in paese, shopping, visita di città, semplicemente relax). Altro fattore non trascurabile è il meteo: nel mio caso, essendo incappato in tre giornate piovose su sette, ci avrei decisamente rimesso rispetto al singolo pagamento (come ho fatto) degli impianti nei pochi giorni di utilizzo.
Da qualche anno ad Ortisei è stata attivata una scala mobile + tapis roulant che dai pressi di Piazza Sant’Antonio salgono alla stazione di partenza della funivia Seceda. Da lì, in pochi minuti a piedi, alla partenza della funicolare della Rasciesa: un’ottima struttura che, sviluppandosi in galleria, ha un impatto ambientale leggero.

DOVE ALLOGGIARE
Ormai da anni ho accantonato la formula della mezza pensione privilegiando il bed & breakfast, più consono alla maggior libertà possibile che è un caposaldo del mio concetto di viaggio. Dopo un’attenta ricerca tramite booking.com, la mia scelta è caduta sul Garni August e devo confermare le eccellenti recensioni presenti in Rete: dieci minuti a piedi da Piazza Sant’Antonio, tranquillo in posizione panoramica sul pendio prativo che digrada dall’Alpe, camere confortevoli pulitissime, abbondante colazione salata e dolce, cortesia dei gestori, connessione wireless gratuita in tutta la struttura. Camera singola ma spaziosa per 40 euro al giorno.

IN CUCINA
Ho mangiato bene in tutti i ristoranti ai quali mi sono indirizzato: dovunque porzioni abbondanti (consiglio di ordinare una sola portata e solo in seguito decidere se in pancia ci entra qualcos’altro), prezzi corretti, nessun addebito per le famigerate voci “servizio” e “coperto”.
Scendendo nel dettaglio di quelli sperimentati:
** Mauriz Keller, nella zona pedonale sulla sinistra salendo verso la parrocchiale: la mia “first choice in town”. Bellissimi ambienti tradizionali, molto “caldi”. Ci ho cenato tre volte. Citazione di eccellenza per le fettuccine all’ortica in ragù di finferli. L’onnipresente Alex conosce l’arte dell’ospitalità, qui accogliendo i clienti per affidarli a questo o quel cameriere, lì prendendo l’ordine, là ripassando per chiedere se tutto va bene, presso la cassa per offrire il grappino al momento del conto. Carta dei vini sontuosa. Per una portata (primo o secondo), bevanda (birra media o ¼ di vino della casa), caffè, spesa sui 16-20 euro.
** Vedl Mulin, in piazza Sant’Antonio nello stesso edificio del Garni Snaltnerhof. Altro ristorante storico di Ortisei, analogo al precedente come qualità, quantità e prezzi. Forse leggermente più asettico per la vastità dei locali, ma è proprio voler spaccare il capello. Ci ho gustato la Wienerschnitzel più grossa (nonché cotta a puntino) della mia vita: senza esagerare, debordava dal piatto già grande.
** Cascade, lungo la passeggiata Oltretorrente. Sempre affollato, anche perché le sale interne sono piccoline (ma col bel tempo si può cenare all’aperto). Ottima pizza, ma anche le altre voci del menù (che non ho provato) a giudicare dalla soddisfazione dei clienti devono essere di tutto rispetto.
** Mar Dolomit, vicinissimo al precedente, al piano superiore della piscina comunale, ampi saloni con luminosa terrazza panoramica a vetrate. Ottime e abbondanti pappardelle ai porcini: con una birra grande, uno strudel e un caffè, spesa di 19 euro.
** Cito con piacere anche i Caffè ai cui tavolini ho consumato una bevanda o uno spuntino: l’Haiti in Piazza Sant’Antonio, il Corso e il Demetz entrambi nella zona pedonale. In tutti e tre ottimo assortimento, servizio cordiale e prezzi corretti nonostante il tono sull’elegantino (specie gli ultimi due).
Un’ultima curiosità/annotazione, ho osservato con piacere in quasi tutti i locali una notevole presenza di extracomunitari: camerieri, cuochi, pizzaioli, inservienti, addirittura due alle casse del supermercato. Mi sembra un ottimo segnale, in quel Sudtirol che un tempo non brillava certo per apertura all’integrazione razziale.

ESCURSIONI
Arrivo a Ortisei alle 15 di sabato 25 agosto.
La scelta dell’alloggio si rivela indovinata: subito una buona doccia, una prova dell’ottima connessione wireless e scendo in paese che, nonostante l’inevitabile impronta turistica, si conferma piacevole come lo ricordavo. Merendina con patatine fritte al già noto camioncino sull’angolo della Piazza Sant’Antonio, birretta a un tavolino del Caffè Haiti, giretto nella zona pedonale osservando pigramente le vetrine con preferenza a negozi di articoli sportivi che hanno dei saldi interessanti. Consiglio in particolare l’outlet della Mammut, che sconta del 30% buona parte del catalogo: non mancherò di “pagare il pedaggio”, ma ne vale la pena per l’alta qualità degli articoli.

Domenica 26, meteo assai incerto. Vabbè, ho la scusa che è il primo giorno, mica vorrò fare subito una gita di 6-7 ore! E invece vorrei proprio, ma mi ridimensiono per i nuvoloni che si stanno addensando. Intraprendo la passeggiata da pensionati con pannolone e catetere che ha il bucolico nome "Orlo del bosco - Waldrand": 4,5km da Ortisei a Santa Cristina su un bel sentiero che corre alto parallelo alla sponda sinistra orografica del Rio Gardena. C'è il vantaggio che in caso di pioggia, si può velocemente scendere sulla statale, dove non mancano possibilità di riparo e fermate degli autobus.
E' comunque un percorso rilassante in un’alternanza di tratti scoperti e di altri in sottobosco, intervallato di tanto in tanto da caratteristiche casette tradizionali.
Arrivo a Santa Cristina ancora asciutto ed è già una bella notizia. Sono le 12,30 e faccio sosta in un bar per uno spuntino: la scelta cade su una bruschetta, ben nota… specialità altoatesina (!).
Sembra schiarire, così salgo sul primo bus per il Passo Sella, magari da lì ho la fortuna di fotografare qualche scorcio di cime che spuntano fra le nuvole e squarci di sereno. Pochi tornanti prima del Passo (m.2240) comincia a piovere e subito dopo a grandinare. Giunto il bus al capolinea, faccio una corsa al rifugio Passo Sella per un caffè, da sotto la tettoia giusto il tempo di un paio di scatti al prato imbiancato e risalgo sullo stesso bus per tornare indietro. Lo scenario è surreale ma di grande suggestione.
Giunti a Selva, sembra schiarire (sì, lo avevo già scritto ma stavolta sembra davvero), cosicché scendo. Sono le 15,30 e decido di inoltrarmi per un tratto della Vallunga, stupendo interminabile pianoro erboso (indovinate perché si chiama Val-lunga...) circondato dagli imponenti massicci della Stevìa, del Puez e dei Cir: vorrei arrivare almeno alla caserma della Guardia di Finanza (famosa perché vi alloggiava il Presidente Pertini quando veniva in vacanza in Val Gardena) e da lì alla pittoresca chiesetta di San Silvestro situata allo sbocco della Val di Chedul. Cammino mezz'ora ma proprio non è giornata: riprende a piovere con forza, ho appena il tempo di estrarre dallo zaino la mantella integrale, faccio dietro-front e torno in piazza dove per fortuna dopo pochi minuti arriva il bus che mi riporta a Ortisei.
Proprio un bell'inizio di vacanza. E meno male che stavolta avrà ragione Rossella O'Hara: domani è un altro giorno. E lo sarà davvero!

Lunedì 27. Finalmente il Gran Sereno!
Non so ancora che giro farò, ma intanto prendo una delle prime corse della funivia che da Ortisei sale all'orlo dell'Alpe di Siusi.
Dalla stazione a monte (m.2005), già il panorama è di quelli che lasciano a bocca aperta: verso sud il Molignon e i Denti di Terrarossa, verso sud-est il gruppo Sassolungo / Cinque Dita / Punta Grohmann / Torre Innerkofler / Dente / Sassopiatto, verso sud-ovest il punto più alto dello Sciliar (Monte Pez, m.2563), con le Punte Santner ed Euringer.
Si scende verso l'Alpe lungo il sentiero n.9, fra simpatici incontri con quadrupedi (bovini, asinelli, i tipici cavalli avelignesi dalla criniera bionda) e bipedi (i conduttori dei calessi che portano i turisti in giro per l’Alpe).
Giunti allo storico albergo Sole / Sonne, il prospiciente laghetto regala riflessi da favola sulle catene montuose che fanno corona al paesaggio agreste dell'Alpe, a dir poco idilliaco in qualunque direzione ci si volga.
Dopo un'ora e venti arrivo a Saltria (m.1728), uno dei soli tre nuclei abitati dell'Alpe insieme con Compaccio e Tirler (se escludiamo le numerose baite/malghe sparse un po' dovunque), dotati di strutture ricettive e di ristoro nonché serviti da alcune corse di autocorriere. E' anche punto nodale di numerosi itinerari, fra i quali scelgo quello per il Rifugio Alpe di Tires, indicato a due ore e 30. Lo so che è lunga, e poi c'è anche il ritorno riattraversando tutto l’altopiano, la cui ultima parte fino alla stazione superiore della funivia per Ortisei sale di quasi 300 metri di quota... ma una giornata così limpida è rara, e da dopodomani è di nuovo previsto peggioramento del meteo. E poi ci andai l'ultima volta nel 1994 e lo spettacolo dei Denti di Terrarossa ripaga la stanchezza...
Un bellissimo punto di sosta è il Rifugio Zallinger con la caratteristica chiesetta. Da qui si prosegue lungamente su leggere ondulazioni fra mandrie al pascolo, mentre si avvicinano la muraglia rocciosa del Molignon e i Denti di Terrarossa (ma il rifugio è ancora dietro in mezzo alle due catene, su una quota superiore di quasi 400 metri). Si svolta infine sull’erta finale, mentre dietro di noi in lontananza danno spettacolo l'Antelao, le Creste del Padon, l'inconfondibile Pelmo a forma di trono (dialettalmente "el caregon - cioè sedia - del Padreterno") e la calotta ghiacciata della Marmolada.
Mentre a una svolta si rivelano i fantastici Denti di Terrarossa, un cartello indica ancora 30 minuti al Rifugio Alpe di Tires. E ci vogliono tutti.
Lungo la salita, si individua sul versante opposto del vallone il Passo del Molignon, dal quale parte la Ferrata Laurenzi, una delle più difficili e complicate dell'area dolomitica.
Ed ecco finalmente a quota 2440 il rifugio, in magnifica posizione ai piedi dei Denti. Sulla cresta sovrastante si sviluppa la ferrata Maximilian, non particolarmente difficile, che sale alla Cima di Terrarossa.
Sono le 13,30 e mi arrendo senza condizioni alla provocazione di un piattone di uova (tre!) fritte con speck e patate saltate annaffiate da un boccale di birra!
Dal rifugio Alpe di Tires si prospettano numerose possibilità: il proseguimento verso il rifugio Bolzano e la sommità dello Sciliar, lo scavalcamento della Forcella di Terrarossa con discesa a Compaccio / Compatsch (bus per il fondovalle), la traversata al rifugio Sassopiatto con successiva discesa a Campitello di Fassa lungo la magnifica Val Duron e molte altre variazioni. Io ho però già il biglietto per la funivia che scende ad Ortisei e sono praticamente obbligato a quella via di ritorno.
Devo quindi perdere 700 metri di quota per tornare a Saltria e da lì risalirne altri 300 per raggiungere la stazione superiore dell'impianto. Ci arrivo alle 17,50, appena dieci minuti prima della chiusura.
Gita meravigliosa, che non ricordavo così lunga. Rammento però che nel 1994 avevo base a Castelrotto, quindi raggiunsi Compaccio in bus e da lì i tempi per l'Alpe di Tires sono decisamente più brevi. E aggiungiamoci i 18 anni in più sul groppone, un particolare non trascurabile...

Martedì 28. La giornata ricalca meteorologicamente quella di ieri: mi è rimasta un po’ di stanchezza per le sette ore abbondanti di cammino di ieri e mi indirizzo a una gita più contenuta nei tempi e nei dislivelli anche se non meno panoramica.
Raggiungo in bus Santa Cristina e salgo con due tronchi di seggiovia a Monte Pana e da lì a Mont de Sëura. Monte Pana (m.1636) è raggiungibile anche in auto ed è una splendida prateria adattissima al relax e ideale per famiglie con bambini, grazie anche alla presenza di aree gioco, oltre che piscina e maneggio.
Un'ulteriore seggiovia (attenzione, sono due società differenti, quindi biglietti separati), sale ai 2025 metri di Mont de Sëura, in pratica l’estrema propaggine orientale dell’Alpe di Siusi. Il luogo è estremamente panoramico verso lo Sciliar, le Odle, la Stevia, il Puez e il Sella, mentre a sud la visuale è sbarrata dalla possente parete nord del Sassolungo.
Da qui ciascuno può modulare a proprio piacimento una quantità di escursioni di ogni durata e grado di impegno.
Mi inoltro prima lungo il sentiero 526B diretto al Rifugio Vicenza e al cuore del gruppo Sassolungo-Sassopiatto, ma prendo una deviazione che in 20 minuti sale al Piz Ciaulonch (m.2114), una calotta erbosa che strapiomba però verso nord-ovest sui pascoli della Val Scura. Taglio poi per pendii popolati da bovini per innestarmi sul sentiero 528 perdendo un centinaio di metri di quota: avendo sempre a destra le pareti verticali del Sassolungo, si prosegue in piano per poi risalire su stretti tornanti fra massi di frana. Caratteristico (e fotografatissimo) è un minuscolo laghetto con al centro un roccione sul quale è abbarbicato un pino.
In circa un’ora e un quarto da Mont de Sëura si raggiunge il Rifugio Emilio Comici (m.2153), su un vasto pianoro erboso in posizione teatrale ai piedi della parete est del Sassolungo con vista sui già citati gruppi che da qui si estende fino alla ben riconoscibile Marmolada.
Pensando a rifugi raggiungibili a prezzo di ore di fatica nei quali ci si trova poi in pochi intimi, si resta perplessi davanti all’affollamento in cui ci si trova immersi, ma è il destino dei luoghi belli e alla portata di una passeggiata pianeggiante di poco più di un’ora (in questo caso dal Passo Sella): una realtà della quale la gestione del rifugio ha saputo fare un business, individuando due gruppi distinti di tavoli, uno davanti a un lungo banco che vende un assortimento di panini e spuntini, mentre l’altro - su una pedana rialzata dotata di ombrelloni - è un vero e proprio ristorante, peraltro rinomato al punto di fare del Comici una meta per gite “gastronomiche”. Il piattone di tagliatelle con porcini arrostiti che divoro non smentisce la fama, con il piacevole omaggio finale di sei squisite praline gelate al cioccolato.
Il rifugio non viene comunque meno alla sua destinazione istituzionale: una volta diradatesi a metà pomeriggio le folle dei vacanzieri, torna ad essere un luogo in cui pernottare, assai strategico per intraprendere l’indomani la salita sulle numerose vie di roccia che portano in cima al Sassolungo.
Si prosegue ora pianeggiando verso il Passo Sella, mentre sulla destra va ampliandosi la visuale rivelando gradualmente le Cinque Dita, la Punta Grohmann e la Forcella Sassolungo con il Rifugio Toni Demetz (m.2685). L’ultimo tratto di sentiero serpeggia fra i grossi massi di frana della cosiddetta “Città dei Sassi”, alcuni dei quali sono frequentati come palestra di arrampicata.

Come accennato, nei restanti quattro giorni della mia vacanza le condizioni meteo vanno progressivamente guastandosi, imponendo un’attività più limitata.
Una delle passeggiate più frequentate è il tracciato della vecchia ferrovia: più o meno parallela alla carrozzabile alcuni metri più in alto, è praticamente speculare alla citata "Orlo del bosco - Waldrand" sull’opposta sponda del torrente.
Un po’ di storia: la ferrovia della Val Gardena fu una linea a scartamento ridotto costruita dal genio ferroviario militare austriaco tra il 1915 e il 1916 per facilitare il collegamento fra le varie località del fronte di guerra e il trasporto di truppe e materiali. Dopo il passaggio all'Italia al termine della Grande Guerra, la linea svolse servizio viaggiatori e merci tra le località di Chiusa (m.523) e di Plan (m.1592) su una lunghezza di 31 chilometri con stazioni intermedie nelle località di Novale di Laion/Lajen, San Pietro, Roncadizza, Ortisei, Santa Cristina, Selva. L'orario di servizio prevedeva 4 coppie di treni misti giornalieri, che impiegavano in media 2h 40' a compiere il percorso.
Il 28 maggio 1960, nonostante fosse già stato rinnovato l'armamento (ma non il materiale di trazione obsoleto) venne decisa la soppressione del servizio sostituendolo con corse di autobus.
La sede ferroviaria della parte alta della valle è oggi un comodo sentiero selciato che prende le mosse dalla Parrocchiale di Ortisei fino a raggiungere Plan, intervallato da punti di sosta con panchine, aree gioco per i bambini e pannelli illustrativi sulla storia della ferrovia. La locomotiva a vapore originale è esposta su una piazzetta poco oltre la rotonda di Via Stazione.

Non posso infine lasciare Ortisei senza avere sperimentato la nuova funicolare della Rasciesa, che dal 17 settembre 2010 ha sostituito la vecchia seggiovia, cosa che faccio proprio l’ultimo giorno. In precedenti occasioni ero partito dalla stazione superiore (m.2039) in direzione della Malga Brogles per immergermi nel meraviglioso scenario delle Odle, ma oggi la giornata uggiosa, qualche spruzzo di pioggia fine e i fitti banchi di nebbia che precludono il panorama mi inducono a limitare il raggio d’azione: punto quindi nella direzione opposta (ovest) per un anello di un paio d’ore che si rivelerà tutt’altro che banale, con in più la suggestione dell’atmosfera ovattata in cui si è immersi.
In mezz’ora scarsa di modesta salita si tocca la bella costruzione in legno del Rifugio Rasciesa fino a raggiungere in poco più di un quarto d’ora la cappelletta della Santa Croce / Heiligkreuz (m.2198): siamo ormai sull’orlo dell’altopiano, del quale si raggiunge in breve il punto più alto, la Rasciesa di Fuori / Resciesa dedora (m.2281) sormontato da uno stupendo crocifisso in legno. Particolarmente remunerativo ed emozionante è il ritorno tenendosi sul margine settentrionale dell’altopiano, anche se oggi la nebbia impedisce di ammirare i dirupi vertiginosi che precipitano sulla sottostante Val di Funes.
Uno squisito Kaiserschmarren nella baita adiacente la stazione a monte della funicolare chiude simbolicamente la mia settimana dolomitica. Purtroppo le condizioni meteo alterne mi hanno impedito alcune escursioni alle quali ambivo (Forcella Sassolungo, Forcella Pana, altopiano della Stevia), ma si può sempre tornare.
Perché in Val Gardena si torna più e più volte, garantito!

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