Toccata e fuga: autunno in Alta Badia

Un’esplosione di colori, l’incanto delle più belle cime dolomitiche lontano dalle vorticose stagioni turistiche.

La "montagna" d'inverno, al limite d'estate; il mare in estate, nella bella stagione: è il clichè di cui tutti siamo più o meno "schiavi", forzati in queste scelte anche dalla disponibilità di giorni di pausa dal lavoro, dalle agognate "ferie" che, purtroppo, omologano le decisioni di tutti noi.
Quale occasione migliore, allora, d'un lungo ponte autunnale per scoprire una dimensione nuova, meravigliosa di una delle zone turistiche più rinomate d'Italia?
L'Alta Badia, celebre per le sue piste da sci, per l'arditezza delle sue vette, paradiso degli sciatori e degli escursionisti, offre forse il meglio di sè in una stagione a torto considerata morta: l'autunno, che l'incendia di gialli e di rossi, che offre cieli blu cobalto, che regala silenzi e solitudini irreali, che lascia il campo alla meditazione, alla scoperta degli usi e dei ritmi della gente ladina, all'incredibile mondo delle leggende dolomitiche.
Pochi giorni da sogno, facendosi coccolare in uno dei migliori centri wellness dell'intera area dolomitica.

Clima

L'autunno offre giornate che, se benedette dal bel tempo, sono davvero impagabili: la temperatura è gradevolissima, raggiungendo inaspettate punte di tepore nelle zone baciate dal sole; l'escursione termica è tuttavia molto forte ed il freddo può farsi sentire nelle ore serali, alle altitudini più elevate o nelle zone che a lungo rimangono in ombra.

In valigia

Scarpe da trekking, una giaccavento ed un k-way per "prevenire" giornate piovose, ma anche una crema ad alta protezione solare ed uno stick per le labbra, perchè nelle terse giornate autunnali il sole si fa sentire, eccome!
Macchina fotografica, per immortalare paesaggi splendidi; canocchiale per scrutare le cime dolomitiche; un buon libro, magari un libro magico che vi porti a conoscenza delle incredibili leggende che circondano l'Alta Badia: siamo pur sempre nel mitico regno dei Fanes, che dalle alte cime della Varella e delle Cunturines ci tengono d'occhio e ci sorvegliano!

Come spostarsi

San Cassiano, San Ciascian per i Ladini, si raggiunge percorrendo la statale della val Badia che risale la valle staccandosi dalla strada per la Pusteria; si può altresì raggiungere proveniendo dalla Val Gardena attraverso il passo Gardena e quindi scendendo da Colfosco in direzione di La Villa, ove si trova la deviazione per San Cassiano ed infine, proveniendo dalla provincia di Belluno, attraverso il Passo di Valparola passando per la suggestiva località Armentarola.

Dove alloggiare

Ci siamo concessi un hotel di grande charme, il Dolomiti Wellness Hotel Fanes, di San Cassiano.
La scelta è stata quanto mai azzeccata e, dal nostro arrivo alla nostra partenza, ci siamo sentiti veramente ben accolti, seguiti e "coccolati" in maniera attenta ed assolutamente discreta.
L'hotel, in posizione dominante sulla bella località di San Cassiano, è dotato di ogni comfort; le stanze sono curatissime, suggestive ed improntate ora alla più classica tradizione alpina ora ad una moderna architettura sempre in stile alpino.
I locali che ospitano la hall, il bar, le varie sale e stube sono accoglienti, caldi ed invitanti; la cucina è curatissima così come la carta dei vini.
Il centro wellness, con la possibilità di scegliere i più sofisticati trattamenti estetici, rilassanti e/o rigeneranti funziona in maniera impeccabile, così come suggestiva è la piscina interna, con zona ad acqua calda che si apre all'esterno in un magnifico giardino con vista sulle vette dolomitiche.
Non ci dilunghiamo oltre nella descrizione, lasciandovi il piacere di scoprire le mille delizie che l'Hotel fanes vi potrà regalare.
Dovendo ad ogni costo segnalare un piccolissimo neo, lo possiamo trovare in una certa "lentezza", a volte eccessiva, nel servizio ai tavoli, tra una portata e l'altra; una piccolezza. Come abbiamo più volte segnalato, senza usare enfasi, vi troverete davvero molto bene!

In cucina

La gastronomia dell’Alta Badia si riconosce nella cucina ladina: cucina legata al territorio ed essenzialmente ai prodotti del lavoro dei campi e dell’allevamento del bestiame, nonché alla cacciagione.
Cucina povera, dunque? Essenzialmente sì, anche se questo concetto va rivisto alla luce della nostra situazione odierna… ciò che un tempo era “povero” e “naturale” oggi è diventato quasi, nella moderna accezione, un prodotto “di nicchia”, quasi introvabile, da preservare e custodire con gelosia.
Ecco perché la gastronomia di questa valle ha assunto oggi grande rinomanza e perché sono sorti ristoranti e ristoratori di grande valore che ripropongono le ricette della tradizione, magari rivisitate ed alleggerite in chiave moderna ma sempre indissolubilmente legate al territorio.
Tra i primi piatti si annoverano i “cajencí" (mezzelune ripiene di spinaci, o bietola, e ricotta), i "tutres" sfoglie di pasta di patate ripieni di crauti o spinaci, gli immancabili knödel (canederli) serviti sia in brodo sia asciutti, conditi con burro fuso.
Tra i secondi piatti lo stinco di maiale, la selvaggina, il Grestl (variante ladina dell’altoatesino Gröstl).
Tra i dolci l’immancabile strudel con le sue varianti, le torte di grano saraceno, i crafuns mori (sorta di frittelle di grano saraceno).

Un capitolo a parte va riservato alla cucina dell'Hotel Fanes, l'hotel in cui abbiamo soggiornato: qui la cucina tradizionale ha ampio spazio ed è a volte rivisitata in chiave moderna (ricordiamo ad esempio un sensazionale risotto al pino mugo) ed è comunque affiancata da piatti raffinatissimi della cucina internazionale; davvero un'esperienza culinaria di altissimo livello, affiancata da un'ottima carta dei vini che spazia da prodotti dell'Alto Adige a quelli dei migliori produttori regionali italiani ed internazionali.

Da non perdere

Premettiamo subito una cosa: se avete la fortuna di incappare in giorni splendidi, come è successo a noi, l'Alta Badia offre in autunno la possibilità di intraprendere tutte le escursioni "estive" con il vantaggio di un clima molto più gradevole e con una presenza umana ridotta all'osso.
Non funzionano, è vero, gli impianti di risalita che spesso vengono usati per "abbreviare" le escursioni stesse; non sono aperti i rifugi, gli esercizi pubblici sono aperti con orario ridotto o addirittura chiusi per ferie; è anche vero però che i vantaggi di cui sopra rendono il tutto estremamente piacevole ed allettante.
Però... però, sarà il clima dolce, sarà quella naturale pigrizia che precede l'inverno e sembra impossessarsi, oltre che della natura, anche dei nostri cervelli, saranno le ore di luce, che sono sensibilmente ridotte rispetto ai mesi estivi... insomma, la mente è più portata ad affrontare piacevoli passeggiate che escursioni impegnative, nel più pieno relax, fermandosi spesso, a ritmo lento per gustare appieno la bellezza degli scenari naturali.
Dobbiamo dire che l'alta Badia è impareggiabile anche per questo: ci sono passeggiate meravigliose, di ogni tipo, adatte ad ogni gusto ed esigenza.
Un itinerario che consigliamo è quello che, attraverso i prati ed i pascoli di Armentarola, porta ad un nucleo di baite alpine che venivano usate a partre dal 1600 come altiforni per l'estrazione del ferro dai minerali ferrosi della zona; siamo in un ambiente di incomparabile bellezza, aperto e solatio, ai piedi delle Cunturines.
Il sentiero parte dall'albergo Armentarola, sulla strada della Valparola, nei cui pressi è ricavato un ampio parcheggio; per inciso, in questa stagione, il parcheggio è vuoto, meravigliosamente vuoto!
La strada, una carreggiabile sterrata, si snoda nel piano in leggerissima pendenza tra verdissimi prati, contornati da boschi di verdissimi abeti e di larici dai fantasmagorici colori giallo - rosso - arancione; non è raro incontrare cavalli che vengono allevati in stato semi-brado, in un ambiente idilliaco.
Se invece si è un po' più pigri, perchè non dedicarsi a scoprire le tracce della Grande Guerra, che sconvolse a lungo queste placide vallate spingendosi anche sulle montagne più inaccessibili?
Basta seguire, sempre dall'Armentarola, la strada che sale al passo di Valparola e poi al Falzarego.
Sulla sinistra, salendo i primi tornanti, un cartello indica la presenza di un cimitero di guerra e di una cappella, posti a ricordo della follia umana e raggiungibili in appena 5 minuti di cammino; più avanti, in località "in tra i sass", al Passo Valparola, si giunge al forte austrico Tre Sassi, che ora ospita uno splendido museo, in parte ancora in allestimento.
La fortificazione venne edificata dagli Austriaci nel 1897 per la difesa difesa del passo Valparola.
Nel 1915, all'inizio del conflitto tra impero austro-ungarico ed Italia, il forte venne colpito da proiettili dell'artiglieria italiana, che ne perforarono la copertura e ne imposero l'evacuazione.
Rimasto inservibile come forte, venne comunque appositamente illuminato di notte per tutto il mese di luglio, in modo da offrire un finto bersaglio all'artiglieria italiana che sprecò così una cospicua parte di munizioni contro un bersaglio fuori uso, mentre gli Austriaci guadagnavano tempo per costruire altre fortificazioni.
Oggi gli affascinanti locali del forte custodiscono le testimonianze delle vicende militari e civili della guerra 1915-18; la bellezza dei luoghi circostanti contribuisce a rendere ancor più esplicita la follia della guerra.
Salendo ancora, al passo Falzarego, si arriva alla funivia che porta, con un balzo arditissimo, dal passo stesso al rifugio Lagazuoi, altro luogo meraviglioso che vide versato il sangue di soldati italiani ed austriaci.
Se la funivia è aperta, prendetela senza indugi: il panorama che si gode da lassù è impagabile: Tofane, Pelmo, Civetta, Pale di San Martino, Marmolada, Sella... le montagne più belle del mondo si offrono in tutta la loro prorompente bellezza!
Per i più arditi, è possibile affrontare il percorso, in parte attrezzato, delle gallerie di guerra scavate con un lavoro folle all'interno del Lagazuoi e del Sass de Stria.
Torniamo in piano, si fa per dire, ora... riscendiamo a S. Cassiano e da qui dirigiamoci ai piedi del Sass d'la Crusc, la montagna sacra per i Ladini di qui, dalle inconfondibili pareti giallo-rosate.
Volendo ci si può salire, partendo da S. Leonardo (c'è anche una seggiovia, informarsi sulle date di chiusura); noi abbiamo preferito, a piedi, recarci a visitare la casa natale del Santo protettore della Val Badia, da poco canonizzato: a Oies, la località dove nacque e visse per un certo tempo G. Freinademetz, ci si arriva con una splendida passeggiata in costa, tra meravigliosi masi e verdi prati.
Non può mancare una visita, che consigliamo caldamente, all'istituto culturale ladino "Micura de Ru", a S. Martino in Badia; qui è possibile conoscere, attraverso mostre ed allestimenti vari, tutto sulla cultura Ladina ed informarsi sugli usi e costumi di questa splendida gente.
Infine, una passeggiata semplice semplice, ai piedi del sella, tra Corvara e Colfosco: il "Borest", con tanto di percorso vita, all'interno del bosco lungo il fiume Ega; ci si può spingere, in direzione di Colfosco, fino alle cascate del rio Pisciadù.

7 commenti in “Toccata e fuga: autunno in Alta Badia
  1. Avatar commento
    chiara
    11/02/2009 10:36

    posti stupendi anch'io andrò a giugno a la val e mi hai fatto venire voglia di partire

  2. Avatar commento
    yzpbfmhec dzrojwl
    14/08/2007 11:38

    rmzac htpbgqm tcwrkuxd zjckybmud zmcagqytl bmwqdnjkh vqobwuyp

  3. Avatar commento
    Ste
    11/11/2005 10:26

    Anch'io sono innamorata dall'Alto Adige d'autunno. E La Val Badia, forse è la più bella valle d'Italia, siete d'accordo? Se poi ci si concede il piacere di soggiornare in un albergo del genere...

  4. Avatar commento
    walter55
    10/11/2005 10:53

    Beh, che cosa dire... con l'Alta Badia per tutti gli altri è partita persa! E la veste autunnale della valle è un vero incanto. Vale anche fare un piccolo sacrificio economico, ma per l'hotel Fanes ne vale la pena, dice bene l'autore, si è davvero "coccolati"!

  5. Avatar commento
    Vanna
    10/11/2005 08:26

    Sono una "fan" dell'Alta Badia e devo complimentarmi per la meravigliosa recensione: San Cassiano ed Armentarola sono due luoghi magici e consiglio di provarli anche in inverno, troverete un'atmosfera incantata ed accogliente!

  6. Avatar commento
    Piero1
    10/11/2005 08:22

    Meta bellissima, foto ancor di più, davvero un sogno, per non parlare dell'hotel: quanta invidia!

  7. Avatar commento
    Francois
    07/11/2005 16:42

    Ormai, su CSS tutti lo sanno.. io sono un grande amante dell'Alto Adige, o meglio del Südtirol, come preferisco chiamarlo.... il viaggio è stato bello.... le foto riassumono tutto con immagini davvero magnifiche che ritraggono scorci di paesaggi senza eguali.. un consiglio di cuore a tutti... andate in Alto Adige hc eè una zona davvero mitica in ogni periodo dell'anno.... ALE' SÜDTIROL!

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