Patmos, cocktail di sacralità e mondanità

Alla scoperta della Gerusalemme dell’Egeo: bella, spirituale, una tra le isole più frequentate del Dodecaneso

In Grecia per l’undicesima volta! Anche quest’anno non ho avuto la minima esitazione per decidere la meta delle vacanze estive: malata in maniera irrecuperabile di “grecite” acuta, da undici anni associo l’estate alle isole greche… Per me non esiste alternativa: mi trovo talmente bene in terra ellenica, amo così profondamente l’atmosfera che si respira che credo continuerò a lungo a frequentarla…
Novità dell’estate 2009: per la prima volta, dopo le Ionie e le Cicladi, ho messo piede nelle isole del Dodecaneso. Ho visitato Leros e Patmos. Devo dire che sono stata pienamente soddisfatta della scelta e la vacanza è risultata perfetta.
Ho trovato Leros non molto turisticizzata, ancora fondamentalmente autentica, adattissima alle mie esigenze. Patmos possiede spiagge obiettivamente molto più belle, ma per i miei gusti è troppo frequentata, per lo meno nel mese di agosto. Costituisce una meta ricercata da vacanzieri facoltosi (non di rado al porto approdano splendide imbarcazioni greche, inglesi, francesi o italiane) o da navi da crociera, vedi Costa. Si aggiunge poi il turismo religioso davvero considerevole che porta spesso navi cariche soprattutto di anziane donne greche vocianti, rigorosamente vestite di nero, al seguito dei popi.
Tutti trasbordati su pullman numerati, in fila alla Grotta dell’Apocalisse poi alla Chora per l’immancabile visita al Monastero. Il tempo per l’acquisto di qualche icona come souvenir e via di nuovo. La gente affolla Skala, il porto, le spiagge adiacenti e la Chora. Basta allontanarsi e scegliere luoghi più isolati per recuperare la tranquillità. In ogni caso, il fatto di essere meta di passaggio per tanti turisti o pellegrini rende inevitabilmente Patmos un’isola cosmopolita, distaccata, un po’ asettica, privandola della caratteristica atmosfera intima, della grecità autentica vissuta in altre isole. Per lo meno queste sono state le mie impressioni. Il feeling nato con Leros non si è ripetuto.
L’isola, paesaggisticamente molto bella, si estende per 34 Kmq, è lunga 12,5 Km, ha uno sviluppo costiero di 63 Km e una popolazione di 2530 abitanti. Il suo suolo è vulcanico, roccioso, con poca flora sulle colline basse che si susseguono e terminano in decine di lingue di terra protese nell’azzurro intenso del mare Egeo: preziosi intarsi fatti di piccole baie e profonde insenature.

Un breve cenno storico
I primi abitatori dell’isola si crede siano stati i Dori e più tardi gli Ioni. Durante l’Impero Romano divenne luogo d’esilio. Anche Giovanni Teologo, vittima delle persecuzioni di Domiziano contro i Cristiani, venne relegato e qui scrisse la sua Apocalisse. Nell’XI secolo il Beato Christodoulos fece costruire il Monastero di Aghios Ioannis. Nel 1523 ebbe inizio l’occupazione turca, nel 1821 l’isola partecipò alla rivoluzione, più tardi ci fu una seconda occupazione turca, seguita da quella italiana. Il 7 marzo del 1948 venne definitivamente riunita alla Grecia.Diario di viaggio
Martedì 18 agosto 2009. Dopo aver trascorso sei giorni nella deliziosa isola di Leros che sinceramente lasciamo a malincuore, ma di cui non intendo parlare perché è già stato redatto un resoconto esaustivo da altri visitatori, alle 21:40 ci imbarchiamo sulla nave della Blue Star con destinazione la vicina isola di Patmos che raggiungiamo dopo circa un’ora di viaggio tranquillo. Il traghetto è affollatissimo, ma una volta attraccato a Patmos, alle 23.10 sbarcano poche persone e solo tre auto, una delle quali è la mia già impolveratissima Ka nera, compagna fidata di tutte le vacanze in Grecia.
Per la maggioranza dei viaggiatori questo è il triste viaggio di ritorno verso il porto del Pireo… Ben diverso è il mio stato d’animo.
Il primo impatto con Skala mi lascia un po’ sconcertata: è vero che non è tardi, ma c’è tanta tanta gente che passeggia o è seduta ai ristoranti e ai bar… tutto è luce ed animazione: inevitabilmente il pensiero vola alle tranquille serate trascorse ad Alinda, nell’isola di Leros, con un’ombra di rimpianto.
Ma alzo gli occhi verso la collina e rimango affascinata: eccolo là il famoso Monastero, simile ad una fortezza, massiccio, sapientemente illuminato, che si erge superbo a protezione della Chora. Rimango senza parole. Davanti alla stazione di Polizia incontriamo, come stabilito, Aris e la moglie su uno scooter, che ci fanno strada fino agli studios, situati poco lontano, in una stretta viuzza in salita. Non c’è parcheggio, ahimè! Ma come…l’agenzia ce l’aveva garantito. Pazienza, scarichiamo l’auto e N. va a portarla al parcheggio pubblico in basso, al bivio col lungomare. Purtroppo ci aspetta una seconda sorpresa spiacevole: ci viene assegnata una camera al pianterreno. Cavoli! Ho prenotato ai primi di febbraio per averla più in alto possibile, per godere della vista migliore. A questo punto mi incazzo leggermente, ma Aris mi fa capire che la colpa non è loro ma dell’agente Archontoulis della Greek-Travel. Insisto nella mia posizione e alla fine il proprietario mi accontenta. Domani mattina traslocheremo in alto. Ci tenevo tanto…

Mercoledì 19 agosto 2009
Splendida giornata. Inizia la scoperta dell’isola! E’ indispensabile una buona mappa: ci fermiamo in uno dei tanti negozietti di fronte al porto e ne acquisto una in scala 1:28000. Mancano le distanze chilometriche ma è abbastanza dettagliata e precisa. Destinazione della mattina: Agriolivado, a circa 3 chilometri da Skala. Costeggiamo il profondo golfo in direzione nord, ci rifacciamo gli occhi ad ammirare la sfilata di imbarcazioni a vela ormeggiate al porto turistico… Siamo nel punto più stretto dell’isola per cui gli scorci pittoreschi sulle numerosissime insenature si susseguono a destra e a sinistra. Proseguiamo sulla strada principale tra colline brulle, poi deviamo verso il mare per scendere ad Agriolivado. La spiaggia è lunga, con sabbietta e pochi ciottoli, attrezzata in parte, dotata di una taverna (dove mi hanno detto si mangi molto bene) e di un bar. Sono le 10.30, ma è ancora quasi deserta. Superiamo lettini e ombrelloni e ci sistemiamo all’ombra di una tamerice.
A che cosa servono gli ombrelloni quando la natura è così ospitale? L’acqua è poco profonda, trasparentissima, invitante, ricca di pesci anche a riva. Voilà il primo bagno patmiota con vista sulla selvaggia isoletta di Agia Thekla dove sorge unicamente una bianca chiesetta. Ma chi ha detto che qua l’acqua è la più tiepida dell’isola? Io la trovo freddina freddina...
Verso le 14.00 la spiaggia si riempie, compaiono le moto acquatiche… ed è il segnale per la nostra ritirata. Torniamo agli studios e finalmente possiamo accedere a quello ambito, al secondo piano: il numero uno. E’ abbastanza confortevole e nuovo all’interno, ma ciò che mi interessa è la vista eccezionale che si gode dalla terrazza, da urlo. Una nave si affaccia all’imboccatura del golfo, la seguo con lo sguardo finchè non attracca… pare sia a pochi metri! Skala si estende ad anfiteatro con una moltitudine di casette bianche dai tetti a terrazza, tipiche dell’architettura locale, che si arrampicano sui pendii della collina verso la Chora. E lassù il grandioso Monastero arroccato domina il tutto.
A fatica mi decido a rientrare. Dopo un riposino ci aspetta la scoperta del villaggio. Skala è il centro della vita commerciale ed economica dell’isola, la base più idonea per raggiungere le spiagge a sud e a nord, quindi è turisticamente molto attrezzata..Vi sorgono numerosi hotels, studios, taverne, negozi di stile, più raffinati che in altre isole, oltre ai soliti bazar per souvenirs. Pullulano i laboratori degli orafi e i negozi che vendono icone. Sulla strada che porta a Chochlakas se ne trova uno che ne espone di preziose, dipinte a mano: splendide ma inevitabilmente costose.
Vi sono diversi locali di ritrovo, discoteche e pianobar: ho letto che ne sono stati aperti ben 29! I più noti si incontrano sul lungoporto come l’Arion, il Caffè Aman e il Konsolato.
Di fronte al molo si notano edifici a portici eretti al tempo della sovranità italiana nel Dodecaneso.
Numerose sono le chiese: una, Aghia Paraskevi, è in posizione elevata su uno sperone roccioso che domina il porto. Un viottolo a ripidi gradini conduce là sopra: la vista che si gode è ampia, panoramica, merita la salita. Peccato che la chiesetta sia chiusa!
Sul lungomare si trova il grande centro d’informazione di cultura ortodossa: un manifesto informa che è in atto il IX Festival di Musica Sacra, con concerti eseguiti nell’anfiteatro davanti alla Grotta dell’Apocalisse.
Vedo passare su uno scooter un giovane pope con la tonaca svolazzante, ne incontriamo altri quattro davanti alla chiesa di Agios Fokas, circondati da diversi fedeli vestiti di nero. E’aperta, con il portone d’entrata spalancato ed un pope sta celebrando un rito sacro.
Incomincio ad intuire che a Patmos convivono l’aspetto turistico, vacanziero e quello religioso, senza ingerenze reciproche, è come se esistesse un patto tra il sacro e il profano.
Per cena ci fermiamo da Pandelis: pesce fresco a buon prezzo innaffiato da vino locale gradevole.
Poi quattro passi sul lungomare gremito di turisti, dove agli yacht favolosi si affiancano le barche a motore e i piccoli caicchi che effettuano escursioni alle isole vicine: Lipsi, Arki, Marathi, Agathonisi…
Torniamo agli studios per goderci un po’ di tranquillità: che panorama suggestivo dalla terrazza! Il tempo sembra perdere la sua dimensione, rimango lì, affascinata dalle mille luci…

Giovedì 20 agosto 2009
Sole sole sole. Direzione: nord est dell’isola. Seguiamo la strada principale fino a Epano Kampos,terzo villaggio per popolazione, dove nella piazza si scorgono alcune pittoresche e invitanti taverne sulla sinistra e di fronte la grande bianca chiesa dell’Evanghelismos che risale al 1937. E’ in corso una importante cerimonia religiosa: all’esterno vi sono diverse auto con le insegne ecclesiastiche, giungono le voci melodiose di riti bizantino-ortodossi, un grande tappeto rosso ricamato è steso davanti al portale e risalta per contrasto sul bianco accecante della facciata.
Poco oltre, in basso, c’è Kato Kampos, considerata la località più frequentata e mondana dell’isola. E’ una bella spiaggia prevalentemente sabbiosa con tamerici e taverne, attrezzata con ombrelloni e lettini, l’acqua è limpida, però la strada è a ridosso della spiaggia con parecchie auto parcheggiate, troppa gente per i miei gusti…proseguiamo senza esitazione in cerca di posti più isolati. Difatti, dopo poche centinaia di metri, il paesaggio si fa via via più selvaggio. La strada è asfaltata anche se un po’ sconnessa, leggermente in salita. Passiamo Vagia, non è la meta odierna, ma dall’alto sembra bella e interessante; non possiamo fare a meno di scendere dall’auto e scattare foto quando appaiono le Due Gemelle, Liginou, spiagge solitarie, straordinarie, separate da promontori rocciosi che si protendono nel mare coloratissimo.
Infine arriviamo al punto in cui la strada termina e parcheggiamo l’auto sotto un frondoso albero. Siamo in vista del golfo di Livadi Geranos. Dall’alto il panorama è ampio ed emozionante. Il colore cangiante dell’acqua, dal celeste chiarissimo quasi bianco a tonalità sempre più intense stempera l’asprezza del territorio. La vista spazia sul frastagliatissimo profilo costiero, sui vari isolotti che spuntano dalle acque: di fronte a noi c’è Kentronissi, a destra Aghios Georgios con l’omonima bianca chiesetta. In lontananza le alture brulle dell’isola e la Chora con il Monastero che tiene sotto il vigile sguardo tutta Patmos. La sacralità dell’isola io la colgo soprattutto in quest’opera suggestiva della Natura, nel paesaggio di una bellezza superba, perfino commovente. Sfidando il meltemi che soffia dispettoso, salgo fino alla chiesetta della Panaghia Geranou, in posizione incantevole sulla collina, ma purtroppo inaccessibile alla visita perché il cancello è chiuso.
Accompagnati dal belato insistente delle capre, scendiamo verso la spiaggia che raggiungiamo in una decina di minuti percorrendo una facile mulattiera. Incredibile ma vero! La spiaggia ghiaiosa e a ciottoli è pressoché deserta. C’è una coppia di nudisti che pratica campeggio libero e si è sistemata sotto gli unici alberi esistenti e solo altre quattro persone. Ma dove finiscono, mi viene da chiedere, tutti i turisti che affollano Skala? Ci godiamo in tranquillità questo posto delizioso. Nonostante il vento, l’acqua è abbastanza calma perché la baia è riparata, cristallina ma gelida (evidentemente è una costante di questa estate). Verso le 14.00 i colori diventano ancora più vividi e intensi, caraibici. A malincuore ce ne andiamo perchè iniziamo a sentirci un po’ scottati.
Dopo un riposino in camera, decidiamo di salire finalmente alla Chora. La strada è ottima, con ampi tornanti. Circa a metà del tragitto troviamo quattro pullman parcheggiati di lato all’ombra di alti pini marittimi e capiamo che lì vicino ci deve essere la cosiddetta grotta dell’Apocalisse dove San Giovanni, secondo la tradizione, visse l’esilio e, ispirato da visioni, scrisse l’ultima parte del suo Vangelo e le pagine dell’Apocalisse. Per fortuna i turisti se ne stanno andando e noi ci fermiamo.
Scendiamo alcuni ripidi bianchi gradini fino alla chiesetta di Agia Anna. L’epigrafe che si trova sopra la porta recita: “Questo luogo terribile, non è terribile come appare, ma è la casa di Dio e la porta del cielo”. Rimango in soggezione entrando. L’interno è ricco di affreschi e di icone, ma quello che più colpisce è la grotta incorporata alla chiesa, con la roccia che fa da soffitto molto bassa con profonde spaccature. Alla parete preziose iconostasi e in particolare quella settecentesca che rappresenta l’evento della visione. L’insieme è molto suggestivo. Da Skala si può salire anche a piedi alla Chora, passando davanti a questo luogo mistico, seguendo la lastricata via dei Pellegrini, sull’antico sentiero tracciato in epoca bizantina. Il percorso è di quattro chilometri e merita indubbiamente.
Raggiungiamo la Chora: purtroppo incontriamo nuovamente i pullman e parcheggiare non risulta semplice. Spira un vento fresco e pungente. Il panorama è estesissimo. Il colore del mare ora è blu cobalto: l’Egeo accarezza le coste tormentate di Patmos e gli innumerevoli scogli ed isolotti che emergono al largo. All’orizzonte si distinguono le vicine isole dell’arcipelago: Agreloussa, Arki, Lipsi… Ho letto che la Chora è uno degli insediamenti medievali meglio conservati del Mar Egeo. Per questo motivo nel 1999 è stata riconosciuta con il Monastero e la Grotta dell’Apocalisse come Monumento appartenente al Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.
Ci accoglie il busto di Emmanouil Xanthou, eroe della resistenza contro i Turchi, nell’omonima piazza in cui si trova anche il Municipio. Ci inoltriamo, sorprendendoci ad ogni passo, nel dedalo di bianchi e stretti vicoli, stradine lastricate, minuscole piazze su cui si affacciano pittoresche candide casette tradizionali con cortili interni fioriti, talvolta unite fra loro da arcate, porticati. Incontriamo tante, tantissime chiese e cappelle: Chora è famosa per le sue 52 chiese! (Non a caso Patmos è definita la Gerusalemme dell’Egeo).
La Chora ci lascia senza parole, è tra le più belle che abbia mai visto. La sua struttura urbana ricorda quella cicladica, l’architettura è simile, il bianco accecante è ovunque, ma vi è una notevole differenza: qua sono numerose le case signorili, maestose, a due o tre piani, residenze storiche dai portali istoriati. E’ una bella avventura perdersi in questo magico labirinto magari inseguendo uno dei tanti mici che, fortunati loro, abitano in questo luogo esclusivo. E’ proprio così perché non vi sono né hotels né studios, quindi è pressoché impossibile soggiornarvi. E’ meta preferita di greci facoltosi o personaggi del jet-set che in estate risiedono nelle case signorili. A disposizione dei turisti di passaggio vi sono alcune rinomate taverne (sette), tre caffé caratteristici oltre a negozietti dove non mancano mai le icone di S.Giovanni e dell’Apocalisse. Sopra l’abitato l’imponente, impressionante Monastero dalle grigie mura, dai bastioni merlati... E’ prossima l’ora di chiusura quindi rimandiamo la visita ad altro giorno e ci godiamo l’incanto del villaggio.
Seguiamo poi le indicazioni e raggiungiamo la famosa taverna Vagelis, nella piazzetta principale. Cena ottima, prezzi adeguati alla qualità. La piazzetta si anima, acquista vivacità e verso le 21.30 è gremita di persone sedute ai tavolini che la occupano interamente. Una consumazione al caffè Stoa è d’obbligo per vedere passare un po’ di bella gente…
Infreddoliti (non avrei mai creduto che nel mese di agosto, in Grecia, potesse essere così fresco!), ci rituffiamo infine nei vicoli resi ancora più suggestivi dalla soffusa illuminazione e, raggiunta l’auto, rientriamo molto soddisfatti alla base.

Venerdì 21 agosto 2009
Sole, discreto meltemi, mare un po’ increspato anche all’interno del golfo di Skala. Decidiamo, comunque, di effettuare l’escursione a Lipsi, l’isoletta tanto decantata che mi incuriosisce ed attira molto. Ci imbarchiamo sul traghetto Patmos Star alle ore 9.00. Il ritorno da Lipsi è fissato alle 15.30. Il biglietto di tratta semplice costa 7 euro per un’ora e dieci minuti di navigazione. Il vento è forte, il mare spumeggia e si avverte un discreto rollio. Non soffro il mal di mare, per mia fortuna.
In questo diario, incentrato su Patmos, non intendo dilungarmi su Lipsi. Voglio solo scrivere che questo gioiello dell’Egeo merita molto di più di una visita “mordi e fuggi”. L’acqua di Platis Gialos, la più conosciuta e frequentata spiaggia sabbiosa dell’isola, è semplicemente caraibica. L’unico punto a sfavore della spiaggia: troppa gente, per lo meno in agosto, troppi turisti connazionali. Si sente parlare solo italiano! A parte ciò, Lipsi è un sogno: il porto è un acquerello delizioso.
L’escursione è piacevolissima. Nel pomeriggio, il mare è ancora più mosso e il tragitto di ritorno a Patmos ci regala qualche bagno imprevisto perchè le onde spruzzano acqua anche sul ponte del traghetto. Mi rinfresco un po’, mi sentivo tutta scottata… Rientriamo a “casa” leggermente frastornati e ci riposiamo.
Cena da Pandelis a base di pesce fresco (orata).

Sabato 22 agosto 2009
Un’altra giornata di sole splendente. Destinazione della mattina: la spiaggia di Grikos, villaggio situato a circa 4 chilometri a sud est di Skala. Si può raggiungere o dalla strada principale che passa da Chora e l’aggira o seguendo la litoranea asfaltata. Sono entrambe molto panoramiche. Scegliamo la seconda.
Rimango spiacevolmente sorpresa alla vista di alcune ville in costruzione addirittura con piscina, in posizione esclusiva. Ahimè, lo sfruttamento turistico incalza!
Grikos è raccolto intorno al porticciolo in un golfo pittoresco, è piccolo ed intimo. Sono attraccate alcune imbarcazioni a vela vicino alle colorate barche dei pescatori. A pochi metri dall’acqua alcune taverne caratteristiche (mi è giunta voce che la cucina di Stamatis meriti una visita) e graziosi hotels. Sarà perché è ancora piuttosto presto, sono le
10.00, ma domina un gran silenzio e si respira un’atmosfera serena che mi piace molto. Quanti gatti a Grikos! Tantissimi… acciambellati sulle sedie delle taverne, sonnecchianti sulla soglia delle case, a caccia lungo la riva del mare. Scatto foto a ripetizione: adoro i gatti.
La spiaggia è lunga e stretta, ombreggiata da tamerici, l’acqua è bella come sempre, ma preferisco fare il bagno in posti più solitari non in prossimità di abitazioni, per cui proseguiamo e arriviamo dopo circa 800 metri ad un luogo fantastico, che mi stupisce ed emoziona: che meraviglia l’istmo e la roccia di Kalikatzou! Una stretta lingua di sabbia si protende nell’acqua separando la baia di Grikos da quella di Petras e all’estremità si erge impressionante questa imponente roccia alta circa 15 metri. E’ davvero spettacolare, così scoscesa, affiorante dal blu dell’acqua, tutta a rientranze scolpite. In alto c’è una grotta: tante leggende sono nate attorno a questa ripida pietra… si racconta che sia il mago Kinopos trasformato in roccia da San Giovanni. E’ vero che fu abitata da asceti, sono state trovate tracce di vita.
Come invidio due ragazzi che stanno facendo free climbing e, sfruttando i gradini scolpiti, raggiungono la cima: ora sono lassù, seduti con le gambe a penzoloni a godersi quel misterioso luogo e il panorama sulla piccola e disabitata isoletta di Tragonissi che si trova proprio di fronte. Avrei tanta voglia di imitarli…
Ci fermiamo a prendere il sole alla spiaggia ciottolosa e quasi deserta di Petras, attrezzata in parte. Anche da questo lato la vista sul Monastero di San Giovanni è fantastica.
Più tardi il mare si increspa, si alza il vento, non me la sento di fare il bagno, lasciamo perciò questo posto caratteristico, questo miracolo geologico, alla ricerca di acque più calme e di una spiaggia riparata. Decidiamo di provare con Meloi, a circa un chilometro e mezzo a nord est di Skala, una delle località più vicine al porto. E’ un golfo riparato dal vento, la spiaggia è sabbiosa ma stretta, vi sono gli immancabili alberi, anche un campeggio a pochi metri dal mare. Quanta gente! E’ la prima volta che troviamo un posto così affollato. Anche qui l’acqua è invitante. Finalmente mi concedo un lungo bagno.
Verso le 15.00 torniamo da Aris studios e mi viene voglia di cuocere due spaghetti (nostalgia dell’Italia?) che mangiamo fuori, nella nostra splendida terrazza panoramica. C’è un bel “venticello” e ci tocca bloccare piatti e bicchieri se non vogliamo far volare via il tutto. E’ un’avventura anche questa!
Avvisto ben due navi di Malta che stanno entrando in porto. Prevedo l’assalto.
Un riposino e poi ci affrettiamo ad allontanarci il più possibile da Skala. Andiamo a nord, dopo la spiaggia di Kato Kampos giriamo a sinistra e giungiamo al punto in cui termina la strada: a Lambi. Essendo molto esposta, questa spiaggia non è consigliabile quando soffia vento forte da nord. Per nostra fortuna, ora il meltemi si è calmato ma il mare è mosso, l’acqua è un po’ sporca. E’comunque un posto interessante anche questo. Poche persone in spiaggia sdraiate davanti alla taverna rinomata per l’ottima cucina. Ecco i ciottoli:i famosi sassi sono multicolori, variegati, una vera meraviglia. Mi siedo sulle rocce a pochi metri dall’acqua e rimango a lungo ad occhi chiusi. Le onde si infrangono rumorosamente, con un sordo rombo a riva, poi segue il gorgoglio della risacca. Che musica affascinante! Il sole sta scendendo e i sassi brillano magicamente risaltando sulla bianca schiuma dell’acqua. Non per niente Lambi significa “brilla”.
Prendiamo infine la via del ritorno appagati da questo luogo singolare e, prima di arrivare a Skala, dalla strada sopra Merikas ci godiamo anche un bel tramonto. Che giornata intensa!
Si va infine a cena da Ostria, taverna già testata e giudicata positivamente. E’ affollata, ma decidiamo di fermarci comunque visto che si è fatto tardi. Un’ora di attesa. Meno male che la qualità del cibo premia la pazienza. Quattro passi sul lungomare gremito (le navi non sono ancora ripartite) poi… a nanna.

Domenica 23 agosto 2009
La giornata promette bene: da quando siamo a Patmos non abbiamo mai visto nemmeno una minuscola nuvoletta. E’ il trionfo del sole.
Oggi è il compleanno di N., propongo di festeggiarlo a Psili Ammos, la spiaggia più decantata dell’isola. Si può raggiungere con il caicco che impiega 45 minuti e arriva alla spiaggia verso le undici o a piedi. Decidiamo per la seconda possibilità. Arriviamo con l’auto fino a Diakofti, a sud, dove termina la strada, poi ci avviamo per la mulattiera che inizia dopo la taverna. E’ piuttosto agevole, si snoda a metà costa sul versante roccioso di brulle alture. La vista è spettacolare: si domina la vasta baia di Stavros e le numerose insenature dove si insinua il mare di un intenso blu. Ci siamo solo noi in cammino, a parte le capre che ci fanno compagnia. In basso notiamo una spiaggetta deliziosa che sembra irraggiungibile, eppure è montata una tenda e scorgo due persone. E’ come essere in Paradiso!
Percorriamo circa due chilometri e in mezz’ora arriviamo in vista di Psili Ammos: merita la fama, è una spiaggia da urlo. Una mezzaluna di sabbia finissima, impalpabile, ombreggiata da tamerici, con una taverna. E’ un paesaggio emozionante. Benché non ci sia forte vento, il mare purtroppo è piuttosto mosso e lunghe onde si infrangono a riva. I colori dell’acqua sono belli, ma potrebbero esserlo di più col mare calmo. Sono le 10 e 30 e conto 10 persone in tutto. Ci scegliamo un alberello “privato”, poi andiamo a perlustrare i dintorni e a scattare foto a ripetizione. La parte più distante dalla taverna è occupata dalle tende di alcuni nudisti. Dietro a queste, a ridosso della spiaggia, siamo in pieno Sahara: dune alte una trentina di metri creano un’atmosfera africana ed invitano all’arrampicata.Com’è divertente! Un passo avanti e due indietro raggiungo la sommità, mi godo il panorama affascinante e scivolo giuuuuù.
Arriva il caicco, ma sono poche le persone che scendono. Il bagno si deve fare, saltare le onde alte e spumeggianti vicino alla riva è uno spasso. Solo che… ad un certo punto arriva un’onda anomala, lunga e alta quasi due metri… Sbaglio a saltarla, mi travolge e mi porta con sé. E’ talmente violenta che non riesco a rialzarmi, ne segue una seconda ed io sono lì con la faccia sott’acqua che faccio il pesce. Una presa decisa, la mano di N., mi afferra e mi fa riemergere. Non mi sono divertita per niente!
Rimaniamo in spiaggia fino alle 16.00 a prendere il sole. La gente è aumentata, ma la spiaggia non è affollata. Poi ce ne andiamo e rientriamo alla base.
Occorre un po’ di relax. A sera ci attende un’ottima cena a base di pesce fresco da Pandelis e la capatina abituale alla gelateria De Santis.

Lunedì 24 agosto 2009
Oggi si va alle Due Gemelle, alle spiagge di Liginou che abbiamo ammirato dall’alto alcuni giorni fa, prima di giungere a Livadi Geranos. Parcheggiamo l’auto sulla strada, ci stupiamo nuovamente della bellezza scenografica di questo posto, scendiamo rapidamente per il sentiero che degrada verso il mare.
In pochi minuti siamo alle spiagge: sono sassose, separate da una roccia scoscesa e collegate fra loro da un sentiero. Ci fermiamo nella più ampia, guadagniamo l’immancabile tamerice poi andiamo ad esplorare come sempre i dintorni. L’acqua è chiara e limpidissima (ma che monotonia a Patmos!).
Arrivano alcune famiglie italiane con bambini piuttosto rompiscatole e la pace è finita.
Entriamo in acqua… che gelo! Ci vuole un bel coraggio a tuffarsi, ma un’acqua così speciale merita il sacrificio. Il bagno ci riserva sorprese: avvistiamo un’enorme quantità di pesci e N. trova una stella marina rossa rossa. La fotografiamo e mostriamo a chi incuriosito si avvicina poi la rimettiamo al suo posto. La spiaggia è bellissima, ma purtroppo non ce la possiamo godere in silenzio e tranquillità. Peccato!
Prima di rientrare a Skala ci fermiamo ad Agriolivado dove mi diverto a dare briciole di pane alle oratine che mi beccano le gambe.
A sera si va da Ostria: per la prima volta c’è calma di vento, è una serata calda. Dopo cena passeggiamo sul lungomare ammirando la sfilata di imbarcazioni di lusso ancorate, ci sediamo al caffè Aman, che fronteggia il mare, delizioso con le sue luci soffuse verdi e la musica di sottofondo… Che atmosfera romantica!

Martedì 25 agosto 2009
Ci alziamo con l’intenzione di andare finalmente al Monastero del Teologo, i giorni passano e sarebbe imperdonabile non visitarlo. Invece… il richiamo del mare ha il sopravvento.
Ci ritroviamo sulla strada del nord e torniamo a Livadi Geranos, il luogo che preferisco. I colori oggi sono ancor più vividi perché c’è vento. In spiaggia poche persone. Per me questo posto solitario è magico, sono certa che mi rimarrà nel cuore. Ci azzardiamo ad entrare in acqua, ma la trovo troppo fredda perciò con disappunto non riesco a godermi il quotidiano lungo bagno…
Torniamo a Skala, pranzo rapido in terrazza, decisi a salire alla Chora. Oh no! Avvisto ben due navi che stanno avvicinandosi alla banchina. Che fare? Ci affrettiamo per precedere la folla dei turisti che presto invaderà il porto ed i luoghi di richiamo religioso. Eccoci all’entrata del maestoso Monastero che esteriormente ha l’aspetto di un castello medievale. Di fronte si trova la chiesetta dei Santi Apostoli che risale al 1600: la vista da quassù è davvero vastissima, emozionante. Inespugnabile, con le grigie mura alte 15 metri, il Monastero costituiva un rifugio per gli abitanti dell’isola durante gli assalti dei pirati. Sopra l’architrave dell’entrata principale, in un arco semicircolare, c’è l’immagine di San Giovanni il Teologo, il protettore del Monastero. All’interno si nota un complesso edilizio a più livelli con cortili interni, porticati e corridoi stretti. Appena entrati nel cortile principale, pavimentato a ciottolato e ornato da archi, rimaniamo colpiti da questo luogo così suggestivo. Nella parte a sud c’è la “Tzafara”, uno scenografico porticato a due piani con in alto un leggiadro campanile doppio, con ancora le campane originali. Al centro del cortile si nota una costruzione circolare in pietra che assomiglia ad un pozzo: oggi contiene l’acqua santa mentre anticamente serviva per conservarvi il vino. Ad est sotto un portico con quattro arcate è appeso il cosiddetto “simantro” che mi incuriosisce molto: si tratta di un gong di legno a forma allungata, di ben otto metri, che i monaci percuotevano ritmicamente nelle grandi feste o prima delle funzioni religiose.
Entriamo quasi in punta di piedi nell’ antichissima chiesa abbaziale, costruita circa nel 1090, che mi impressiona: rimango senza parole di fronte alla preziosità dell’interno, tutto brilla, in particolare mi affascina l’iconostasi in legno scolpito e dorato che è una straordinaria opera d’arte di inestimabile valore. Il silenzio dura poco. Sono giunti i temuti pellegrini delle navi, sono tantissimi e vocianti. Li precediamo e saliamo al Museo che si trova al primo piano (costo del biglietto d’ingresso 6 euro). E’ molto interessante perché sono esposte antiche e preziose icone, principalmente di epoca bizantina, oggetti sacri in oro e in argento, rarissimi manoscritti illustrati. Mi soffermo davanti al “Cristo ferito”, dipinto molto espressivo ed intenso attribuito al pittore El Greco: su questa immagine giurarono i patrioti patmioti ai tempi della lotta d’ indipendenza nazionale. Le mie riflessioni vengono disturbate dai turisti che ci hanno raggiunto per cui ci allontaniamo rapidamente. Mi delude il fatto che la tanto celebre Biblioteca, considerata una delle più importanti d’Oriente, non sia aperta al pubblico.
Lasciamo il Monastero, acquistiamo nel negozietto a pochi passi dall’entrata una bella icona di San Giovanni in argento (N. ne fa la collezione e con questa siamo a quota 11!), zigzagando tra i pullman parcheggiati recuperiamo la nostra Ka e scendiamo a Skala.
Anche il porto pullula di persone. Scegliamo per cenare la taverna Grigoris e non ce ne pentiamo davvero. Ci torneremo.

Mercoledì 26 agosto 2009
Oggi non sono del solito umore… domani sarà l’ultimo giorno di vacanza e basta il pensiero per mettermi in crisi. E’ sciocco però questo atteggiamento: via alla prematura malinconia e… in auto verso Vagia! Ci siamo già passati vicino più volte, ma con altre destinazioni. Parcheggiamo l’auto alla spiaggia di Kampos e in dieci minuti ci troviamo nel golfo di Vagia. Purtroppo oggi il meltemi disturba parecchio, si alzano raffiche violente di vento, è impossibile rimanere qua. Mi dispiace perché il luogo è bello.
Con rammarico torniamo sui nostri passi e decidiamo di fermarci a Kato Kampos, golfo molto riparato dal vento. L’acqua è “da pinguini” come sempre a causa del vento, ma un bel bagno non me lo toglie nessuno: è l’ultimo a Patmos e non ci voglio rinunciare.
Nel pomeriggio lasciamo la spiaggia abbastanza affollata e decidiamo di andare ad esplorare i pochi luoghi che ancora non conosciamo nella zona settentrionale dell’isola…
Prima tappa: Livadi Kaloghiron, a nord ovest. E’ molto singolare il posto perché in una zona selvaggia, brulla, regno delle capre, appare all’improvviso, accanto al mare, un vasto campo coltivato ad ortaggi. Una vera oasi. La spiaggia non è particolarmente significativa, a mio avviso.
Passiamo poi da Aghios Nikolaos detto Abdelos dove sorge un interessante eremo e una delle chiesette più antiche di Patmos (XI secolo): estremamente spoglia, mistica. Mi fermerei per ore in un luogo così intimo e spirituale. La spiaggia è in basso, non la raggiungiamo perché è già in ombra, ma non mi sembra un granchè.
Ultima tappa: la spiaggia di Lefkes, raggiungibile deviando verso ovest dalla strada principale, poco dopo Kambos. Una delusione. E’ un posto isolato, attorniato da rocce scoscese, ma sia l’acqua che i ciottoli a riva sono pieni di alghe, ben poco invitanti.
Prima di rientrare a “casa”ci fermiamo a goderci un bel tramonto, l’ultimo, sopra Merikia. Concludiamo la serata con un’ottima cena da Ostria, dove ormai ci conoscono e trattano molto bene.

Giovedì 27 agosto 2009
E’ arrivato il triste giorno della partenza! Ci imbarcheremo alle 23.00 sulla nave della Blue Star…
Mi consola (ma solo un pochino) l’idea di poter trascorrere ancora un’intera giornata in questa bellissima isola. Meta decisa: il Sacro Romitaggio del profeta Ilias che è situato a sud ovest della Chora. Una breve deviazione ci consente di dare un’occhiata, seppure dall’esterno, all’imponente complesso di costruzioni del romitaggio dell’Evanghelistria e in particolare al Monastero Evanghelismos, femminile, costruito in una baia molto pittoresca.
Seguiamo poi le precise indicazioni lungo la strada asfaltata e ci troviamo in breve ai piedi della vetta più elevata di Patmos: 269 metri. L’ultimo tratto per raggiungere il romitaggio è in cemento; dato che la stradina è molto ripida decidiamo di lasciare l’auto e proseguire a piedi. Il paesaggio è del tutto brullo, solitario, suggestivo nella sua estrema desolazione. Capre e solo capre… Quanto è dura la salita! Mi affatica non tanto per la distanza, si tratta di poco più di un chilometro, ma per il forte vento, fastidiosissimo.
Impieghiamo circa mezz’ora per raggiungere la sommità della collina: il romitaggio, preceduto da una bianca scalinata, sembra un piccolo castello con la chiesetta del profeta Ilias al centro. Il complesso edilizio è di un candore accecante. Salgo lentamente i gradini, a causa del vento sferzante, desiderando vivamente di trovare ospitalità (vedi bevande calde) per due pellegrini infreddoliti.
Purtroppo non ci apre nessuno! Mi siedo sconsolata su uno scalino riparandomi come posso. Poi, ripreso fiato, mi guardo attorno: è incantevole il panorama, si avvista tutta l’isola, le colline, le piccole pianure, le insenature frastagliate… Rimaniamo ammutoliti di fronte alla grandiosità del paesaggio che ci ricompensa per la fatica sopportata. La discesa è agevolissima.
Passiamo poi da Grikos e sostiamo a pochi metri dal mare all’ombra degli alberi, lungo la strada per Petras. Ogni tanto mi sorprende il guizzo di pesci argentei fuori dall’acqua. Siamo ancora frastornati e ci riposiamo in auto.
Più tardi rientriamo a Skala e andiamo per negozi a fare gli acquisti dell’ultima ora. Le bottiglie di ouzo rientrano nei souvenirs? Facciamo una buona scorta di Pilavas, Mitilini e Meltemi, indispensabili per placare le crisi invernali di “grecite”.
Un salto da Aris per recuperare il bagaglio… la vicina, un’anziana signora che parla un po’ italiano, ci offre un mazzetto di basilico per preparare, dice lei, una buona pastasciutta in Italia.
La cena di addio è da Grigoris, in vista del porto, seguita dal gelato alla De Santis.
Alle 22.30 siamo imbottigliati sul molo tra decine di auto in attesa della nave. Noto che sono quasi tutti turisti greci quelli che ci circondano. Passa il tempo… ma niente nave! E se non arrivasse? Non mi dispererei di sicuro. Alla fine, purtroppo, preceduta da un bagliore “sinistro” appare la Blue Star.
La noiosa procedura d’imbarco, infine la partenza con un’ora di ritardo, alle 24.00.

Mentre tristemente lasciamo il porto ripenso alla sera dell’arrivo, alle aspettative che avevo. Patmos ha mantenuto le sue promesse: l’ho amata per i paesaggi aspri e superbi, per le spiagge scenografiche dalle acque cristalline. Mi ha disturbato non poco, però, la folla dei turisti di passaggio che spesso invadeva i centri di attrazione dell’isola. Sconsiglio con convinzione di soggiornarvi nel mese di agosto: indubbiamente è molto più godibile in altri periodi. Il traghetto si allontana lentamente dalla costa ed io non posso fare a meno di fermare lo sguardo sul Monastero che questa sera (chissà perché…) mi appare distaccato, spettatore imperturbabile ed indifferente alle emozioni di chi parte.Ho soggiornato per nove notti presso Aris studios, situato a Skala, a circa 200 metri dal porto. La struttura è composta da 8 camere dotate di angolo cottura. Sono studios confortevoli con una meravigliosa vista. Ai primi di febbraio avevo già prenotato tramite l’agenzia Greek-Travel la camera al secondo piano e la consiglio vivamente: gli studios numero 1 e 2 hanno un balcone che guarda la strada e, dal lato opposto, si affacciano su una favolosa, enorme terrazza, con vista mozzafiato su porto, Monastero e Chora. Il prezzo ad agosto è di 60 euro a notte. Non è richiesta caparra, si paga direttamente ai proprietari. Tel.22470 - 32542 o 31592ALLA CHORA
* Vagelis: molto conosciuto e frequentato, con tavolini sulla caratteristica e animata piazzetta o sulla terrazza panoramica dal lato opposto. Il menu non è molto vario, ma la qualità è ottima e i prezzi onesti, benché leggermente più cari rispetto alle altre taverne. Delizioso il moussaka e il capretto al forno.
A SKALA
* Ostria, sul lungomare vicino all’hotel Skala. Siamo tornati tre sere. Ottimi i souvlaki di pollo, di pescespada, serviti con pita calda e tzaziki. Omaggio di cocomero e melone. Una sera abbiamo speso 18 euro in due!
* Pandelis, nella viuzza pedonale interna, a poca distanza da Ostria, sempre strapieno, considerato uno dei migliori di Skala. I tavolini sono sulla strada. Ottimo il pesce a prezzi veramente onesti. Anche qua abbiamo cenato per tre sere spendendo in media 40 euro in due.
* Grigoris, sul lungomare, dopo il porto, in direzione di Grikos, consigliabilissimo. Menu molto vario, gestione familiare, cucina casalinga, porzioni abbondanti, omaggio del dolce (squisita la torta alla fragola!). Ottimo il pastitzio. Abbiamo consumato 2 cene, spendendo in media 24 euro in due!
Da provare assolutamente il gelato presso l’ autentica gelateria italiana De Santis: molto buono come pure notevoli le granite (provenendo dal porto, si trova nella stradina interna, parallela al lungomare, prima della taverna Pandelis).VIA MARE
Da Atene (Pireo) partono le navi della Blue Star e della GA ferries.
Durante i mesi estivi Patmos è compresa nelle rotte della Dodekanisos Seaways (catamarani veloci) che tocca tutte le isole del Dodecaneso (partenza e arrivo terminale a Rodi). Samos Hydrofoils collega quotidianamente Samos a Patmos.

VIA AEREA
Non c’è aeroporto a Patmos. Olympic Air ed Aegean Airlines effettuano voli su Samos e Kos.

TRASPORTI LOCALI
L’autobus di linea ha partenze regolari per i villaggi (Chora, Skala, Kampos, Grikos) e per la spiaggia di Kato Kampos. Gli orari sono esposti presso gli uffici dell’EOT. Vi è uno stazionamento di taxi a Skala, i prezzi sono convenienti.
La rete stradale è soddisfacente: quasi tutte le strade sono asfaltate. A Skala si possono noleggiare auto, scooter, bici.

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