Molise: dune in salvo

Un importante messaggio per la salvaguardia di un delicato ambiente costiero

Contributo di Emanuele Zendri
da "La nuova ecologia"

Legambiente lancia un progetto per recuperare l'ambiente dunale in Molise. Il primo risultato è l'adozione di un codice di autoregolamentazione da parte dei Comuni.

Da una parte la città che avanza, dall'altra l'erosione. In mezzo, sempre più minacciati, gli ambienti dunali: ecosistemi affascinanti e complessi che spesso cedono il passo a ombrelloni e cemento. Un destino a cui il circolo Legambiente del Basso Molise tenta di sottrarre, ormai da due anni, gli ultimi tratti di costa della regione.
Nella primavera del 2005 i volontari del Cigno hanno lanciato un progetto per la salvaguardia e il recupero delle dune di Petacciato Marina e di Campomarino (Campobasso), dal titolo Lontano dal Paradiso: le ultime dune del Molise, finanziato dal Centro di servizio per il volontariato "Il Melograno" di Larino.
"Un titolo volutamente provocatorio - spiega Luigi Lucchese, presidente di Legambiente Basso Molise - perché i molisani vanno in cerca di una natura intatta in luoghi lontani non accorgendosi che è a pochi metri da casa loro".
Due anni di lavoro sul campo, ricerche, esami della flora e della fauna. Lo sforzo maggiore è stato fatto per sensibilizzare l'opinione pubblica. "Per questo - prosegue Lucchese - abbiamo creato un CD-rom informativo, distribuito dépliants e volantini ai frequentatori delle spiegge e allestito una mostra fotografica itinerante che da giugno scorso è stata vista da oltre 10.000 persone".
Al progetto ha aderito l'Università del Molise attraverso il Dipartimento di Scienze e tecnologie per l'ambiente e il territorio.
"L'obiettivo è di fornire un sostegno scientifico all'azione intrapresa dal circolo di Legambiente - chiarisce Angela Stanisci, docente di Botanica ambientale nell'ateneo molisano - Insieme con altri colleghi del dipartimento abbiamo riportato i dati che stiamo raccogliendo in questi ambienti".
Le dune di Petacciato e Campomarino sono siti di interesse comunitario; rappresentano un habitat ormai molto raro lungo l'Adriatico a causa della forte antropizzazione.
"Abbiamo individuato 344 tra specie e sottospecie di piante, il 14% della flora regionale - prosegue Stanisci - Se consideriamo che molte di queste hanno una distribuzione esclusiva a ridosso dei litorali, si può senz'altro affermare che le dune molisane rappresentano un importante serbatoio della biodiversità regionale e nazionale".
L'ambiente dunale è anche importante per diverse specie di uccelli, come il fratino, che nidifica proprio sulle coste molisane, e i numerosi migratori che vi trovano cibo e ristoro.
"L'aspetto essenziale di questo habitat per gli uccelli è l'esistenza di piccole aree umide dietro le dune - spiega Lorenzo De Lisio, esperto di fauna costiera dell'Università del Molise - Eliminando questo ambiente, sarebbe compromessa la presenza di un gran numero di specie migratorie".
Non a caso Legambiente ha affiancato alle campagne di studio e di comunicazione, attività di formazione (80 ore di lezioni nelle scuole), di pulizia delle spiagge (con il recupero di oltre 30 quintali di rifiuti) e di sorveglianza, segnalando al Comune venti discariche abusive e tre casi di inquinamento.
L'ultimo "attentato" all'equilibrio delle dune è avvenuto lungo il torrente Tecchio: i reflui di un oleificio scaricati illegalmente hanno prodotto una macchia nera che ha invaso la costa vicina.
"Questa mobilitazione su più fronti ha già dato un primo risultato - conclude Luigi Lucchese - l'adozione da parte dei Comuni della Carta di Campeter, un codice di autoregolamentazione che contiene dieci racomandazioni per la salvaguardia e la tutela delle dune e delle spiagge. Lo scopo ultimo è però quello di arrivare a istituire una zona di tutela".

NON CALPESTATELE
L'opinione di Enzo Pranzini, ordinario di Geografia Fisica e Geomorfologia dell'Università di Firenze.
Nel 1881 erano il 18% della popolazione. Oggi gli Italiani che vivono sulle coste sono il 60%. E soltano il 29% del litorale è integralmente libero. A farne le spese sono state le dune, in gran parte scomparse dalle nostre coste.
Il Prof. Enzo Pranzini spiega come e perché tutelare quelle rimaste.
Le dune costiere sono accumuli di sabbia che il vento preleva dalla spiaggia e deposita all'interno. Il deposito, in genere, è favorito dalla vegetazione. Anche il materiale portato dalle onde di tempesta in alto sulle spiagge, tronchi e frammenti di Posidonia oceanica, può innescare la formazione di una duna.
Con lo sviluppo del turismo balneare, la fascia costiera italiana è stata oggetto di un assalto indiscriminato. Chilometri e chilometri di dune sono stati spianati per costruire insediamenti turistici, passeggiate a mare e stabilimenti balneari. Purtroppo questo processo continua tuttora a causa dei forti interessi economici che si concentrano sulle coste.
E' importante proteggere le dune, in quanto sono una componente essenziale delle coste basse. La riserva di sabbia che costituiscono può risultare utile in periodi di occasionale ma forte erosione della costa. In questo caso la spiaggia reagisce in modo elastico e ci consente di evitare la costruzione di scogliere che, una volta superata l'emergenza, impedirebbero la riformzione della spiaggia. Le dune, e la vegetazione che ospitano, proteggono i territori retrostanti dai venti carichi di salsedine consentendone l'uso agricolo. Sono elementi di biodiversità in un ambiente altrimenti assai povero. Inoltre ospitano una bolla di acqua dolce che galleggia sulla falda salata: lo spianamanto di un metro di duna può comportare la perdita di uno spessore di quaranta metri di falda dolce.
Per la tutela delle dune, il primo passo è imporre un forte vincolo urbanistico. La prima difesa della duna passa dalla protezione della vegetazione, che impedisce l'erosione. Sono necessari specifici strumenti di gestione che regolino l'accesso e l'attraversamento. I punti più delicati sono i percorsi, anche pedonali, che collegano gli abitati e i parcheggi alla spiaggia. Qui il calpestio impedisce la crescita del sottobosco, tanto che il vento rimuove la sabbia. Si formano così dei varchi in cui il vento viene ulteriormente accelerato determinando la formazione di incisioni sempre più ampie. E' opportuno quindi che i percorsi di accesso al mare siano tortuosi e non rettilinei, possibilmente attraverso pedane di legno o passerelle. Laddove la duna non è stabilizzata dalla vegetazione è bene che l'accesso sia completamente precluso.

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